ME
NU

CeceR.jpg

Abba, dimmi una parola! - 1

"Fra i tesori della sapienza ci sono massime sapienti"

(Sap 1,25)

 

Quando un abba ti dice una parola, non attenderai la seconda. Prima di tornare da lui, vivrai in modo da potergli raccontare come hai vissuto la prima. “Le parole sono preziose, pesano, non vanno buttate al vento”, dicevano tutti gli abba a chi li visitava. Di comune accordo alcuni amici decisero di ritrovarsi di quando in quando per raccontare ciascuno la parola che il proprio abba gli avesse detto. Ed ecco i molti racconti.

01 Abba, dimmi una parola!

Era andato a visitare abba Martino. Tornò con gli occhi sprizzanti gioia e pace. Un amico, che lo vide, gli chiese: “Che cosa ti ha detto oggi il tuo abba da renderti così gioioso?”. Come al solito il giovane aveva chiesto: “Abba, dimmi una parola!”, e l’abba, dopo averlo fissato in silenzio, rispose: “Ti rallegri del tuo tesoro?”. Raccontò questo agli amici, che si guardarono stupiti.

  

02

L’amico non aveva compreso la risposta data al giovane da abba Martino. Chiese: “Che cosa significa «Ti rallegri del tuo tesoro?». Che tesoro hai?”. Il giovane temeva di non riuscire a spiegare come aveva compreso la parola del suo abba. Un misto di pudore e di timore lo tratteneva dal parlare, e perciò rispose: “Va’ tu stesso a porre la domanda al mio abba. Ti accoglierà, e scenderà come rugiada la luce sui tuoi pensieri”. Quegli andò.

03

Ecco il giovane alla porta di abba Martino: “Abba, tu hai detto una parola al mio amico: «Ti rallegri del tuo tesoro?». Che significa quel che gli hai detto?”. L’abba, continuava il suo lavoro guardando in alto: “Ci sono due tesori che gli uomini potrebbero possedere, ma non insieme: o l’uno o l’altro”. Quel giovane, sorpreso e incredulo, decise di recarsi dal proprio abba Salvino a farsi spiegare le parole. Questi con sicurezza gli disse: “Il tesoro di uno è se stesso, il tesoro dell’altro è Gesù. Va’ sul Calvario e capirai. Il primo ti mette ansia, l’altro ti rallegra”.

  

04 Abba, dimmi una parola!

Il giovane salì sul Calvario, ovviamente con la sua immaginazione, e si mise a contemplare. La sua attenzione fu subito attirata dai due ladroni. Uno gridava pretesa, rabbia e disperazione: era preoccupato per se stesso, ed era influenzato dai personaggi che deridevano Gesù. L’altro si rivolgeva con dolcezza e fiducia proprio a lui, che stava in mezzo. Allora il giovane capì. E decise: “Il mio tesoro sarà Gesù. Quando mi rallegro di lui entra in me il Paradiso!”.

05 Abba, dimmi una parola!

Un uomo attempato prese la parola. Vi racconto del mio abba Placido. Mi disse: “Vieni”. Io gli andai vicino. Disse ancora: “Siediti”. Ubbidii. “Attendi qui”. Rimasi in silenzio, seduto per un’ora a guardarlo mente zappava nel suo orto. Dopo quell’ora sedette accanto a me. “Cos’hai visto?”, mi disse. E io: “Ho visto che lavoravi di buona lena, abba”. “Nient’altro?” continuò. “No”. E lui: “Sei cieco”. Stupito, chiesi: “Cosa dovevo vedere?”. “Dovevi vedere il mio pregare. Se non sai vedere il pregare non vedi nulla di prezioso e di veramente utile”.

  

06 Abba, dimmi una parola!

Erano venuti dal mio abba due genitori anziani. Si lamentavano dei loro figli: non si recavano più in chiesa, come era stato loro insegnato, e non pregavano a casa. E nemmeno ai propri figlioletti parlavano di Gesù. Poiché insistevano a chiedergli di pregare per quei figli e nipoti, abba Placido fissandoli disse: “Avete dimenticato del tutto che il seme di nuovi cristiani è il sangue dei martiri. Voi non l’avete versato. Battetevi il petto”. Rimasero esterrefatti e muti.

 

07 Abba, dimmi una parola!

A quei genitori l’abba aggiunse: “Avete bruciato il vostro incenso agli idoli del mondo. Avete rifiutato le croci che portano quelli che seguono il Signore”. Compresero che essi stessi avevano cominciato l’abbandono della fede che i figli hanno continuato: avevano dato importanza a cose futili, a quelle materiali, trascurando i digiuni e le rinunce con gli impegni proposti e offerti dalla Chiesa. Il loro sangue non era stato versato, e così nella loro casa non sono cresciuti i nuovi cristiani. L’abba li incoraggiò ad incominciare subito a dare con decisione importanza a Gesù e a portare la sua croce!

  

09 Abba, dimmi una parola!

Il mio amico parlava male del suo parroco. Era attento alle sue omelie, attento tanto che riusciva a scoprire qualche espressione vicina all’eresia. Lo riferii al mio abba. Questi chiese: “Il tuo amico ama il parroco o vuole solo denigrarlo?”. “Mi pare che non lo ami proprio”, risposi. Allora mi confidò: “Chi non ama cerca il pelo nell’uovo… e lo trova. Ma nelle sue scoperte non c’è verità; la verità di Dio, intendo”. Ho capito che non posso fidarmi di chi parla male. In seguito l’abba disse: “Chi è mosso dalla cattiveria è senz’altro ricco di menzogna. L’unica verità è che egli è lontano da Dio, incapace di amare. Tu invece rimarrai unito a Gesù!”.

10 Abba, dimmi una parola!

Il mio abba mi ha aiutato ad essere vigilante quando odo parlare male di persone importanti, foss’anche il papa. Ora so che devo ascoltare solo chi ama, e chi ama anche le persone criticate. “Eva si è lasciata abbindolare, anche se abitava il paradiso già in terra! Se uno non ama, non ha Spirito Santo. Potrebbe avere solo qualche ragione. Questi ti porterebbe all’inferno, la dimora dell’autore di ogni divisione. Le inventa tutte, cominciando da qualcosa di vero, in modo da convincerti, e tu non riuscirai a difenderti. L’inferno è pieno di buone ragioni, ma vuoto di amore”, mi confidò l’abba quando gli ho raccontato i discorsi che avevo udito. Ora, prima di tutto verifico se colui che mi riferisce cose negative ama le persone di cui sta parlando. E queste, io le benedico.

  

11 Abba, dimmi una parola!

Mi recai nuovamente dall’abba per raccontargli le pesanti perplessità, anzi vere e proprie accuse, che mi sono state riferite o insinuate proprio riguardo al Papa della mia Chiesa. Iniziai a parlare; l’abba per un po’ mi ascoltò, ma non mi lasciò continuare. Mi chiese: “Quelle persone conoscono il Papa?”. Farfugliai qualcosa, ma l’abba mi prevenne ancora: “Se non ami la persona di cui stai parlando, non la conosci. Solo quando ami una persona la conosci, e quindi puoi anche capire quel che dice”. E aggiunse: “E persino se quella persona sbagliasse davvero, l’ameresti comunque ancora”.

12 Abba, dimmi una parola!

Io ascoltavo in silenzio il mio abba. Egli cambiò tono di voce. Con pacatezza e tenerezza pareva parlasse non a me, ma a tutto il mondo: “Gesù ha chiamato «amico» Giuda, e ha conservato a Pietro il ruolo assegnatogli, nonostante i loro gravi errori di valutazione nei suoi riguardi. L’amore, quando c’è, rimane, e tende a salvare ogni persona dal maligno”.

13 Abba, dimmi una parola!

L’abba, sorridendo, continuò con forza: “Gesù ci conosce perché ci ama”. Aggiunse: “Il Signore ha detto: “Chi ama me… mi manifesterò a lui” (Gv 14,21). Ciò significa che conoscerai Gesù solo quando lo ami”. Ho capito che pure io conoscerò qualcuno e comprenderò i suoi discorsi solo quando lo amerò. Anch’io infatti mi sento conosciuto e compreso soltanto da chi mi dimostra amore. Chiesi all’abba benedizione, me la diede, e ricevetti profonda pace.

  

14 Abba, dimmi una parola!

Mi recai di nuovo dall’abba. Mi disse che anche le persone che amiamo possono cadere in errori di comprensione delle verità di fede, o dimenticarne qualche aspetto fino ad avvicinarsi all’eresia, come sappiamo di Ario e Donato e Pelagio e di altri più recenti. Mi disse: “Se puoi, senza smettere l’amore, li aiuterai. Così fece Gesù con scribi e farisei. L’apostolo Giovanni ci istruisce (1Gv 4). Starai attento però a non metterti davanti ai tuoi pastori, come Pietro davanti a Gesù (Mt 16,22-23), e ritenerti superiore e più ispirato di loro: peccheresti di orgoglio e per questo saresti fuori del cuore del Padre. La tua umiltà, la tua obbedienza e carità salveranno te dall’errore e per loro saranno preghiera che il Signore esaudirà”. Pregai con lui per i nostri pastori e per essere io custodito da ogni spirito di superbia, che mi porterebbe nella dimora del nemico di tutti.

15 Abba, dimmi una parola!

Una signora confidò al discepolo di abba Giovanni: “Ho peccato molto gravemente contro il Signore per vari anni. Ho ricevuto il perdono, ma, quando morirò, temo di passare molti anni in purgatorio. Cosa dovrei fare per evitarlo?”. Il discepolo chiese all’abba che risposta avrebbe potuto darle. L’abba rispose: “Dille così: Non pensare né al purgatorio né all'inferno, piuttosto ringrazia il Signore che per te ha preparato e prenotato il paradiso. Ringrazialo sempre”. Mentre il discepolo si allontanava, lo richiamò: “Dille anche: «Nell’amore non c’è timore… Chi teme non è perfetto nell’amore» (1Gv 4,18)”.

16 Abba, dimmi una parola!

Andai dal mio abba; avevo da esporgli delle lamentele riguardo alcuni membri della parrocchia. Ne avevo per quelli che frequentano regolarmente le riunioni di preghiera, come anche per chi non si vede mai in chiesa. Volevo che mi desse qualche consiglio su come agire, da chi cominciare a correggere, e con quali parole farlo. Sapete cosa mi ha detto l’abba? Mi lasciò parlare, poi disse: “Correggere i parrocchiani? Comincerei da te…!”. E mi insegnò a benedire gli uni e gli altri.

17 Abba, dimmi una parola!

Un uomo molto sofferente si è trovato in mezzo ad alcuni credenti che si aiutavano e si sopportavano a vicenda. Ha visto come parlavano tra loro con mitezza e delicatezza. Molto meravigliato, mi disse: “Allora è vero che l’amore esiste! C’è davvero. Finora pensavo fosse solo un sogno”. Riferii all’abba queste parole. Egli commentò: “Dove soffia lo Spirito Santo l’amore esiste. Lo Spirito Santo regna dove Gesù è presente”. Subito mi vennero alla mente le parole di San Paolo: «Frutto dello Spirito è amore» (Gal 5,22).

18 Abba, dimmi una parola!

Ero in compagnia di abba Giustino. Si avvicinò una signora tutta tremante, spiegando che, siccome da alcuni giorni non sentiva la figlia, aveva terrore che le fosse successo un incidente o una malattia o qualcos’altro di terribile. L’abba mi guardò come mi chiedesse di pregare, poi si volse a lei con tenerezza: “«Il giusto… cattive notizie non avrà da temere, saldo è il suo cuore, confida nel Signore» (112,7). Tu stai obbedendo a Dio e lo preghi con fiducia: non temere, va’ in pace”, e la benedisse. Quella si allontanò rappacificata e sorridente.

19 Abba, dimmi una parola!

Stavo dialogando con un amico. Il nostro discorso verteva sul significato e sulla realtà della risurrezione. Non sapevamo come risolvere i nostri dubbi: Che cos’è la nostra risurrezione? Come saremo sicuri di essa? Come ce ne accorgeremo? Abbiamo confidato al mio abba queste domande, ed egli, con tutta naturalezza disse: “«Siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1Gv 3,14). Quando ami con purezza stai vivendo la vita di Dio, considerati quindi risorto”.

20 Abba, dimmi una parola!

Accompagnai un’amica d’infanzia dal mio abba. Aveva conosciuto un ragazzo, si volevano bene, e stavano pensando di sposarsi. Ma a lei rimaneva qualche incertezza: le pareva che per lui la madre fosse troppo importante. Abba Martino l’ascoltò attentamente e a lungo, poi le disse questa parola: “Se lui si confida con la mamma, e segue i suoi consigli senza parlare con te, lascialo a lei”.

21 Abba, dimmi una parola!

Dissi al mio abba che una mia giovane conoscente si preparava ad andare in vacanza una settimana col suo fidanzato. L’abba rimase zitto. Io gli chiesi allora: “Abba, secondo te, fanno bene?”. Egli mi guardò e rispose: “Chiedilo alla Madre di Dio, la purissima Vergine Maria. Se lei dice di sì, va bene anche per me”. Io non ebbi il coraggio di presentarmi alla Madre Tuttasanta con questa domanda.

  

22 Abba, dimmi una parola!

Si è accorta che lui le diceva di amarla, ma lo diceva per portarla a letto. Chiese una parola, e l’abba la sorprese: “Non abituarlo a donarsi ad una donna che ancora non gli appartiene. Non potrai più fidarti della sua fedeltà”. Ella rimase pensosa, e allora l’abba: “E nemmeno tu abituati ad unirti ad un uomo non benedetto da Dio per questo: la benedizione rimarrà lontana anche da te”. Confidò questa parola alle amiche. Ascoltarono in silenzio, e lei riuscì a decidere. Gli angeli di Dio danzarono a festa.

  

23 Abba, dimmi una parola!

Qual è il senso della vita, o meglio, della vita cristiana? Che serve essere cristiani? Dato che tutto il mondo ci odia, che significato ha il nostro credere e il nostro vivere? Solo servire i poveri che nessuno avvicina? Ci sono altri capaci di farlo. Parlando di queste cose col mio abba, questi mi disse: “Tu sei tempio e fontana dello Spirito Santo. Ti basta questo per vivere! E per morire, se sarai preso di mira! La vita del cristiano non ha altro scopo: nessun altro lo realizza, se non chi appartiene a Gesù”. Questa risposta mi ha lasciato in silenzio: «tempio e fontana»!

24 Abba, dimmi una parola!

Ho fatto visita al mio abba in un giorno qualunque. Lo trovai occupato a salutare alcune persone, per nulla interessate a ricevere da lui una Parola. Parevano avere tutt’altro interesse che il regno dei cieli. L’abba era attento a tutti, non si agitava, non pretendeva nulla, li lasciava nel loro… desiderio superficiale. Partiti che furono, io gli chiesi: “Abba, non ti pare di aver perso tempo con queste persone?”. Alzando gli occhi al cielo sussurrò per me una Parola: “Siamo preziosi agli occhi di Dio… È Padre, e per lui tutti siamo preziosi”.

  

25 Abba, dimmi una parola!

Quando tornai dall’abba lo salutai gentilmente. Non rispose al mio saluto, ma mi disse: “Che significato ha il tuo saluto?”. Non sapevo rispondere, e rimasi in silenzio pensando a ciò che avevo detto. Mi disse: “Le tue parole sono uscite dalla bocca di un figlio di Dio. Sono benedizione per me, mi trasmettono lo Spirito del Signore che alberga nel tuo cuore”. Capii perché egli perdeva, o prendeva tempo per salutare la gente.

26 Abba, dimmi una parola!

Oggi ho incontrato una persona che, presentandosi, mi disse: “Io sono credente, credo in Dio, ma non sono praticante”. Non sapevo cosa dirgli, se non: “Molto bene credere in Dio, anch’io credo in lui”. Ho riferito questo colloquio al mio abba, e lui: “Interroga a San Giacomo (2,19): sai che ti direbbe? Che siete come il diavolo. Anche il diavolo crede in Dio”. Penso d’aver capito: il diavolo non ama Dio, non gli ubbidisce, non fa nulla di ciò che egli chiede ai suoi figli. Così chi si limita a credere senza praticare.

  

27 Abba, dimmi una parola!

Il mio abba continuò, a proposito del non praticante, perché è un argomento frequente e importante. Se ricordo bene, disse: “Chi non è praticante è denutrito e disidratato”. E ancora: “La sua fede è senza scheletro, e come una noce vuota”. Ho compreso che non vive bene ed è in pericolo chi non mangia il Corpo di Cristo, non beve il Sangue dell’amore fraterno e non riceve il perdono dei peccati.

28 Abba, dimmi una parola!

La risposta del mio abba rimase per me un rebus. Riflettevo sul significato della parola “La sua fede è senza scheletro”, ma non ne venivo a capo. Tornai da lui con la domanda precisa. Mi disse: “Se crede in Dio senza sapere chi egli è, quella fede non è solida: striscia per terra”. Non compresi ancora: “Abba, dimmi di nuovo!”. E lui: “Alla parola ‘Dio’ ognuno dà un significato diverso, e non sai quale. Noi, come San Paolo, siamo attenti a completare il nome: «Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo»”.

  

29

Di’ al tuo abba che qualcuno, dicendo «Dio», può benissimo sottintendere che si tratta di Dio Padre”, disse il mio amico. Lo feci, e ricevetti questa risposta: “A forza di sottintendere, diventiamo atei, e pagani”. Le parole del mio abba talora paiono enigmatiche, ma ho capito: egli vuole aiutarmi a riflettere per trovare da solo le risposte ai dubbi.

30

Tornai ancora sull’argomento con l’abba, dopo la preghiera. Aveva detto che la fede del non praticante “è come una noce vuota”. Insistette: “Sì, chi dice di credere, ma ha una fede che non porta il frutto della comunione con i fratelli, non ha nutrimento da offrire. Quel credere è come una noce vuota: non ti offre nulla da mangiare”. I miei amici compresero che chi non partecipa alle preghiere e celebrazioni della comunità cristiana non solo non si nutre del Corpo di Cristo, ma inganna tutti quelli che si avvicinano a lui per trovare aiuto di sapienza e di vera carità.

31 Abba, dimmi una parola!

Il mio abba mi sorprese con una domanda a bruciapelo: “Sai cosa significa «praticante»?”. Non volevo rispondere, perché compresi che voleva insegnarmi qualcosa. Allora mi disse: “Di solito si dice praticante a chi partecipa ai sacramenti della fede e alle adunanze dei credenti. Tu non dimenticherai che vero praticante è colui che pratica l’amore di Dio e l’amore del prossimo, chi ogni giorno mette in pratica l’umiltà e la santità, la preghiera e la carità, la pazienza e la sopportazione. Tu sei praticante?”. Gli chiesi una benedizione particolare per diventarlo.

  

32 Abba, dimmi una parola!

Si era recato da abba Silvano per chiedere una parola. L’abba attendeva che gli raccontasse qualcosa della propria vita o della propria fede, ma quell’uomo rimaneva in silenzio. Ambedue perseverarono in silenzio. Lo Spirito Santo usciva dagli occhi e dal volto dell’abba per illuminare quelli dell’uomo. Finalmente l’abba gli disse: “Fai bene a raccontare la tua fede col silenzio: io l’apprezzo. Gioverà a chi vedrà le tue opere. Se però vuoi che essa cresca in te, apri anche la tua bocca con un abba”.

33 Abba, dimmi una parola!

Due donne arrivarono dal mio abba con la consueta richiesta: “Abba, dicci una parola!”. L’abba le fissò, poi chiese loro di raccontargli come e quanto pregassero. Non finivano più: un rosario, due rosari, una coroncina al mattino e un’altra alla sera, la novena tale e la novena tal altra, un altro rosario e, finalmente, il segno di croce. Vuoi sapere la risposta del mio abba? Questa: “E l’intimità con Gesù?”. Poi tacque.

34 Abba, dimmi una parola!

Quelle due donne se ne andarono così? No, rimasero in silenzio cinque secondi, poi ripresero il loro elenco di devozioni. Allora l’abba le fermò. Parlò lui a lungo: “Queste pratiche non vi servono. Non vi convertono”. Rimasero esterrefatte. “Sarete come prima, se non peggio. E direte a voi stesse: ‘Oggi ho pregato a lungo! Sono stata brava, più brava di ieri, più brava della mia amica, il Signore è senza dubbio contento di me’. Questo è fumo negli occhi, negli occhi di Dio!”. Io lo ascoltavo sorpreso per la sua determinazione.

  

35 Abba, dimmi una parola!

Poi continuò: “La vostra preghiera, fatta di pratiche esteriori, vi inganna e illude. Quelle pratiche possono essere vuote. Ogni parola della preghiera invece dovrà venire dal silenzio che ascolta, che ascolta l’amore del Padre e il battito del cuore di Gesù. Imparerete dalla Madre, da Maria. Ella sapeva stare in silenzio e custodire i fatti e le parole del Figlio”. Quelle donne non poterono ribattere: infatti la loro conversione era ancora lontana.

36 Abba, dimmi una parola!

Una delle due donne, umilmente chiese: “Come faremo allora a pregare?”. E lui: “Nel vostro pregare ci siano spazi di ascolto. Sostituite una o due devozioni con tre spanne di silenzio, dopo aver ascoltato un passo del Vangelo o di altra Parola di Dio. Tra il primo rosario e il secondo, una spanna di silenzio. E anche nelle novene seminate minuti di silenzio”. Esse si guardarono, e parevano avessero deciso di provare.

37 Abba, dimmi una parola!

Prima di congedare le due donne, l’abba le trattenne ancora: “Avete detto che durante la preghiera vi segnate con il segno della croce?”. ”, risposero “ogni volta”. Il volto dell’abba si illuminò: “Quel segno è la vostra preghiera più importante e fruttuosa”. Le due signore…

  

38 Abba, dimmi una parola!

Le due signore si guardarono stupite. L’abba disse: “Il segno di croce vi lega al vostro battesimo e alla Chiesa, vi immerge nell’amore del Padre e in quello obbediente del Figlio e nella comunione dello Spirito. Esso vi trattiene sul Calvario, vi porta ad offrire la vita a Gesù e con Gesù, vi santifica e vi libera dalle idolatrie e toglie al maligno la voglia di avvicinarsi a voi”. Rimasero mute, ed egli continuò.

39 Abba, dimmi una parola!

Abba Silvano sussurrò: “Il segno di croce può riempire la vostra giornata di vera preghiera. E la coerenza a quel segno vi porterà in paradiso”. Io, che assistevo al dialogo, mi meravigliai per il fatto che l’abba desse tanta importanza al segno di croce più che a tutte le lunghe preghiere di quelle donne. Capii che anch’io dovrò essere coerente al segno di croce: è la coerenza al santo Battesimo e al sacrificio di Gesù in croce.

  

40 Abba, dimmi una parola!

Un giorno riferii ad abba Pietro un detto che tra i cristiani è abbastanza frequente: “Quando si parla del pregare, spesso si sente dire: «Meglio poco, ma bene». Che cosa dici tu, abba?”. Mi rispose: “L’hai trovata nel vangelo quella frase? L’ha detta il Signore?”. Io so che nel vangelo non c’è scritta, quindi mi guardai dal rispondere. Rimasi in silenzio.

41 Abba, dimmi una parola!

Tornai dall’abba poco dopo. Egli precedette la mia domanda: “Pregare «poco»? Gesù ha detto di pregare sempre, anzi, ininterrottamente. E tu ti accontenteresti di poco? Vuoi dimenticare e far dimenticare la Parola del Signore?”. Arrossii davanti ad abba Pietro.

42 Abba, dimmi una parola!

L’abba disse ancora: “Pregare «bene»? Gesù sa che per noi è impossibile pregare bene. Il nostro pregare è mescolato con egoismi e impurità. Quando prega in noi lo Spirito Santo, allora il nostro pregare è ascoltato e compreso dal Padre: lo può persino gradire, se è lode e ringraziamento, ed esaudire, se è domanda di perdono o supplica”. Non ripeterò più il detto mondano e blasfemo: «Meglio poco, ma bene». Dirò a tutti: “Meglio molto, come siamo capaci!”.

43 Abba, dimmi una parola!

Nel giorno solenne e santissimo del Natale di Gesù mi trovai con alcuni giovani. Pregavamo con semplicità e gioia. Poi guardando il presepio, si dicevano l’un l’altro: “Io vorrei essere l’asinello”, “E io uno dei pastori, quello, il suonatore di flauto”, “A me piacerebbe essere San Giuseppe”, “Io invece…”. Passò abba Fabiano, che sentì quei desideri gioiosi. Disse a tutti: “Io vorrei essere io, perché sono di Gesù”. Lo seguiva abba Mario: “A voler essere questo o quello, diventerete orgogliosi, o vanagloriosi. Se sapete a chi appartenete, sarete contenti di voi stessi!”.

  

44 Abba, dimmi una parola!

Ho sognato di andare a passeggio con un serpente al guinzaglio. Lo dissi al mio abba: “Che voglia dire che so tenere a bada il diavolo tentatore?”. “Non illuderti”, mi rispose: “Chi va a passeggio con il cane al guinzaglio deve badare al cane, e questi diventa il suo padrone, più di quanto egli se ne renda conto”. Feci un respiro preoccupato: “Come il cane diventa il tesoro del cuore del suo padrone, così tu, non importa chi tieni al guinzaglio, puoi essere disturbato nel custodire il tuo tesoro, che è Gesù. Lascia andare il serpente, non tenerlo al guinzaglio, ti distrarrebbe di continuo”.

 

45 Abba, dimmi una parola!

Durante la Liturgia avevamo ascoltato il vangelo secondo Matteo. Usciti dalla chiesa, mi intrattenni col mio abba: “Abba, hai pronunciato con attenzione le parole «fedele nel poco». Io non ho capito a cosa alludesse Gesù”. Lui, senza esitare mormorò: “«Fedele» significa ‘fedele a Dio’. Chi è fedele ‘nel poco’ adopera la fede in Dio quando usa le cose che contano poco, cioè quelle materiali che passano”. A mala pena lo ringraziai, impegnato com’ero a rimuginare quel «fedele nel poco».

***

46 Abba, dimmi una parola!

Mi avvicinai al mio abba per dirgli: “Abba, tu hai benedetto quell’uomo. Sai chi è? Tutti dicono che è un donnaiolo, persino adultero!”. L’abba mi guardò fisso, in silenzio. Poi: “Tu, chi eri prima di ricevere la prima benedizione? Eri forse un santo? E dopo che l’hai ricevuta sei cambiato istantaneamente?”. Tacqui, e ripensai alla mia storia.

47 Abba, dimmi una parola!

Il giorno dopo l’abba mi chiamò. Quando gli fui vicino, mi disse, con tenerezza: “Se un peccatore riceve un soffio dello Spirito Santo, non sarà più lo stesso. Quando un uomo sperimenta la grazia, inizia una vita nuova, lentamente. Ma se non comincia a riceverla, non inizierà mai. Per questo ieri ho benedetto quell’uomo, che è peccatore sì, forse più di quanto tu sai, ma Dio lo vuole santificare. Ora in lui ha iniziato ad agire lo Spirito Santo di Dio”.

48 Abba, dimmi una parola!

Il mio amico ha chiesto al suo abba: “Che cos’hai detto, abba, quando benedicevi quella coppia che non sono nemmeno sposati?”. Abba Federico mi rispose: “Non ricordo. So che prima li ho istruiti sulla volontà di Dio. Benedicendo poi dicevo parole non pensate né preparate. Ero come Balaam, pagato dal re per maledire, ma lui riusciva solo a benedire. Così succede a me quando prego per qualcuno: credo che le parole vengano dallo Spirito Santo. Vedremo dal frutto”. Infatti avevo notato che quei due sono andati via pensierosi.

49 Abba, dimmi una parola!

Un abba si dimostrava restio a benedire persone sconosciute: temeva che la sua benedizione venisse intesa come approvazione di situazioni o relazioni disordinate. Senza pensarci, fui spinto a chiedergli: “Abba, quando dai la benedizione al termine della preghiera Eucaristica, fai uscire qualcuno fuori della chiesa?”. “No assolutamente”, rispose. “Allora”, dissi “il Signore attraverso di te benedice tutti?”. Rimase pensoso. Iniziò a dare maggior fiducia alla misericordia del Padre celeste, al Sangue di Gesù e alla forza del vento dello Spirito Santo.

50 Abba, dimmi una parola!

Ammiravamo un’icona della Vergine Madre di Dio. Il mio amico elogiava i colori, io la bellezza del volto del Bambino e mia madre la delicatezza con cui Maria sosteneva il Figlio; tutti cercavamo la firma, il nome dell’iconografo. Abba Daniele, che ascoltava: “L’iconografo è solo un pennello. Elogiate la volontà del Padre, che ci ha donato questo mistero! Baciate l’icona, senza toccarla, per essere inondati dal calore del cuore del Figlio e dalla tenerezza di quello della Madre. L’uomo ha solo tratteggiato l’opera di Dio! Quella è da lodare!”.

  

51 Abba, dimmi una parola!

Entrai da abba Federico. Gli riferii: Abba, stanno per venire da te due uomini. Dicono di essere omosessuali e desiderano la benedizione”. “Falli entrare”, disse l’abba. Mentre uscivo ad accoglierli, mi fermò per dirmi: “Se ricevono una ventata di Spirito Santo dall’alto, non saranno più gli stessi. Rallegrati, perché chissà che non ti passino avanti nel Regno dei cieli!”.

52 Abba, dimmi una parola!

Volevo interrogare abba Federico, ma non sapevo come cominciare. Egli indovinò: “Hai conosciuto due persone che vivono insieme praticando l’impudicizia? Sappi che, se vengono investiti dalla benedizione del nostro Dio, non avranno più gioia nel continuare le loro abitudini: inizieranno a vedere la presenza di Gesù nella loro casa, e accadrà che…”. Stette in silenzio, e io provai a immaginare ciò che avrebbe voluto aggiungere.

53 Abba, dimmi una parola!

Espressi perplessità all’abba , ed egli, quasi sottovoce, parlando tra sé e sé: “Quanto ai tuoi dubbi, lungi da me l’approvare il disordine e il peccato! Quei due, quando s’accorgeranno che Gesù è presente nella loro casa, accadrà che lo ameranno, lo ascolteranno e inizieranno a dargli gloria. A questo scopo dò la benedizione del mio Dio e del suo Figlio crocifisso per loro”. Ammirai la fede che l’abba offre a Gesù.

54 Abba, dimmi una parola!

Mi presentati all’abba e gli dissi: “L’apostolo dice: «Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti» (1Cor 6,9). Come prendere sul serio questa Parola di Dio?”. Mi rispose: “Il Padre ha mandato Gesù apposta per loro. Infatti egli ha detto: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. ... Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori»".

  

55 Abba, dimmi una parola!

Oro, incenso e mirra: che cosa ne avrà fatto Giuseppe?”: questa la mia domanda ad abba Serafino. “Con la mirra ha profumato le vesti della Sposa e le fasce del Bambino per la letizia dell’uno e dell’altra. Con l’incenso ha inondato di fragranza la casa e l’ha purificata dagli spiriti del mondo per far respirare la gloria di Dio a chi avvicinava il Figlio. Con l’oro ha donato gioia a persone più misere di loro, per preparare al Figlio un tesoro nei cieli con cui forgiare il suo scettro regale!”. Resi grazie a Dio per i Magi e per i loro doni.

  

56 Abba, dimmi una parola!

Abba, so che Giovanni Battista predicava «Convertitevi». Doveva convertirsi anche Gesù?”: così dissi ad abba Marco quand’ebbe sollevato gli occhi dal libro. Egli sospirò: “Gesù no, ma tutti avevano bisogno di lui per convertirsi. La conversione si compie accogliendo Gesù nella propria vita. Fin che non arriva lui, nessuno si può convertire”. Subito non compresi, allora continuò: “Tu ti convertirai quando i tuoi occhi cercheranno Gesù, quando avrai i suoi pensieri, la sua umiltà, le motivazioni sue, lo sguardo rivolto al Padre dove lo tiene fisso lui”.

 

57 Abba, dimmi una parola!

Parlavo volentieri con abba Placido: “Abba, che significa per te «benedire»?”. Aprì il Vangelo (Mt 13), e, senza leggere, disse: “Benedire? È gettare la semente, come qui sta scritto. Io getto l’amorevolezza e la sapienza di Dio con la mia benevolenza e con le mie parole. Cadono sui sassi? Cadono tra le spine? Cadono sul terreno buono? Vedremo dopo se i cuori sono stati accoglienti o impermeabili. Se non si «semina con larghezza» (2Cor 9,6), nessuno mieterà”. Aveva desiderio di continuare!

58 Abba, dimmi una parola!

Disse ancora: “Benedire? Benedire non è approvare i disegni degli uomini, semmai approvare i disegni di Dio per loro, e pregare che vengano realizzati. Ricordi Abramo? Fu benedetto, ma non tutte le sue decisioni. Fu anche rimproverato, e dovette rimediare alle sue scelte. Dio lo ha benedetto, ma non risultarono benedette le sue menzogne al faraone in Egitto (Gen 12,11ss) e ad Abimèlec, re di Gerar (c 20). E ancora, nuovamente benedetto, dovette allontanare Ismaele e la donna da cui l’aveva avuto: non era figlio della benedizione (Gen 21,12)!”. Questi esempi mi diedero luce sulle benedizioni, e anche su chi ha avuto figli fuori della benedizione del matrimonio.

 

59 Abba, dimmi una parola!

Abba Martino si recò da abba Filippo. Gli disse: “So che sei molto misericordioso. Per questo mi rivolgo a te. Due persone, che vivono insieme non per motivi di fede, a tutti i costi pretendevano da me l’approvazione con la benedizione di Dio. A me non venivano parole ispirate dal Signore. Come avrei dovuto comportarmi?”. Abba Filippo, con amarezza, rispose: “Chi ha pretese, non ha umiltà. Chi non ha umiltà, nessuna benedizione gli entrerà nel cuore né nella casa, né riuscirà a convertirlo. Gesù stesso non ha detto nulla a chi, come Erode, pretendeva da lui parole, benedizioni e prodigi”.

60 Abba, dimmi una parola!

Abba Martino prese coraggio e chiese: “Come fai tu a benedire queste persone?”. Filippo rispose: “Le persone che desiderano essere benedette da Dio, le incontro volentieri, e immagino sia Gesù che le accoglie. Che cosa direbbe loro Gesù? Direbbe che per amarle è morto per loro, e che per morire ha sofferto molto. Direbbe che per loro è risorto, e perciò può essere presente nella loro vita. Così capiscono che portare con lui e per lui una croce è la porta della vera gioia, ed è rispondere al suo amore. Lui lo merita!”.

61 Abba, dimmi una parola!

E poi, come le benedici?”. Rispose: “Come le benedico? Ognuno è prezioso agli occhi di Dio, e ognuno ha una libertà divina da custodire. Perciò le prendo in disparte, in luogo riservato. Chi è umile, accetta e ringrazia. Capisce che la morte di Gesù non è una bazzecola. E che Gesù non può approvare nessun tipo di egoismo, anzi può chiedere cambiamenti di vita. Non le benedico assieme, a meno che non siano già benedette con il sacramento della Chiesa. Sto pure molto attento che né essi né altri possano fraintendere i miei gesti e le mie parole”.

  

62 Abba, dimmi una parola!

“È delicato il compito di benedire: sono necessarie tenerezza divina, misericordia gioiosa, ed anche verità luminosa. Sono necessarie sapienza e prudenza, soprattutto con chi non è spiritualmente formato e non conosce le gioie di una vita edificata dal vangelo, come insegna il catechismo della Chiesa”. Apprezzai la chiarezza e sicurezza che abba Filippo offre ai fedeli.

63 Abba, dimmi una parola!

Abba Mario disse la sua: “Le coppie? Per che motivo due persone vivono insieme? Per amore di Gesù? Per il servizio della Chiesa? Per manifestare e testimoniare l’amore del Padre e la presenza del suo Spirito umile? O vivono insieme per comodità, per egoismo, per amore del denaro, anche a prezzo o a condizione di vivere nell’impudicizia? Nei primi casi la benedizione conferma e consolida il vivere insieme di due o più persone a motivo della fede, nell’altro caso la benedizione dovrà essere l’inizio di un cambiamento di rotta!”.

 

64 Abba, dimmi una parola!

Si sentiva gridare allo scandalo per le benedizioni degli abba. Lo dissi a Martino, e lui: “Se benedicessi i peccati, avrebbero Dio dalla loro parte. Il furto e l’omicidio, l’adulterio e l’impudicizia, la menzogna e la bestemmia non possono essere benedetti. Ma se non benedicessi il peccatore, quando egli si convertirà? Quando uscirà dai grovigli in cui sta soffrendo? Quando potrà incontrare l’amore del Padre per lasciarsi riempire e rivestire della sua santità? Di certo anche tu vuoi che la sua anima sia salvata! Non dà forse scandalo piuttosto chi non ha misericordia per i peccatori né fiducia in chi la esercita?”. Ringraziai l’abba per il suo zelo illuminato.

65 Abba, dimmi una parola!

Abba Mario disse ancora: “Le coppie di sposi le benediciamo sempre. Anch’esse possono essere tentate, e commettere peccati di puro egoismo sessuale o persino contro natura. Esse sanno bene che questi peccati non sono stati benedetti. Tra le coppie di uomini o donne omosessuali ce ne sono alcune che si chiamano così semplicemente perché il mondo usa come una moda questi termini. Forse essi nemmeno vogliono commettere azioni di natura sessuale. I segreti del cuore umano non saranno oggetto di curiosità. Guarderemo a loro in silenzio e con la benevolenza che non giudica”.

66 Abba, dimmi una parola!

Abba Martino mi confidò: “Del resto, «Chi sei tu, che giudichi il tuo prossimo?» (Gc 4,12). Io arriverei sicuramente all’inferno se commettessi quelle azioni o vivessi situazioni che non rispettano l’ordine dato dal nostro Creatore. Non conosco però fin dove arriva l’ignoranza dell’uomo e la misericordia di Dio per gli altri. Gesù mi comanda: «Non giudicate» (Mt 7,1), e ci dà l’esempio. La sua presenza in mezzo ai peccatori è una benedizione per loro, che, vedendolo, possono convertirsi volgendosi verso di lui”. La conversione del cuore è necessaria anzitutto per me, per adeguarmi alla misericordia del Padre.

67 Abba, dimmi una parola!

Abba Mario completò l’annuncio, dicendo: “Se t’avvicini a una persona giudicandola, quella lo percepisce e rimane bloccata. Lo hai sperimentato anche tu qualche volta. Quando tu sei stato battezzato hai ricevuto la grazia di essere benedizione per gli uomini, tutti peccatori: riceveranno da te l’amore del Padre e la vicinanza di Gesù. Il Vangelo cammina nel mondo anche in questo modo. I lupi vedranno che sei un agnello come l’Agnello di Dio, che prende su di sé i peccati che trova nel mondo! Così, grazie a te non tutti i lupi rimarranno lupi fino alla fine: infatti molti si sono già trasformati in agnelli più miti e umili di te!”. Chinai il capo e rimasi in silenzio.

68 Abba, dimmi una parola!

“Abba, le persone omossessuali che vivono in coppia, sanno che gli atti di ricerca di piacere sessuale non portano serenità e non conducono alla santità? Che Gesù quegli atti li chiama impudicizia o impurità? Che come li devo e li posso evitare io, così anch’essi?”. Abba Martino mi guardò sorpreso: “Se conoscono il Vangelo, se sono istruiti riguardo ai comandamenti, se hanno ricevuto qualche soffio dello Spirito Santo, lo sanno o lo intuiscono. Quando cominceranno ad amare Gesù, la loro vita diverrà esemplare. Allora capiranno anche che, se non rendono evidente la purezza del loro vivere insieme, potranno scandalizzare i fedeli”. Mi misi a pregare per me e per loro, per ottenere dal Padre dei cieli chiarezza e fortezza interiore.

69 Abba, dimmi una parola!

Recandomi da abba Martino mi ricordai di Zaccheo (Lc 19,1ss). Gesù non lo ha giudicato. Invece i benpensanti hanno giudicato lui, e l’hanno lasciato. Lo dissi all’abba, che così mi confidò: “Zaccheo era rifiutato da tutti, perché peccatore conosciuto. Quando Gesù ha visto il suo desiderio di incontrarlo, intuì che, se avesse ricevuto la benedizione della sua visita, avrebbe potuto iniziare una vita nuova. Nessuno lo pensava, ma così fu. Sai se quelli che hanno giudicato e abbandonato Gesù sono tornati a chiedergli perdono?”. Non osai rispondere, perché so che colui che si fa accusatore, di solito non chiede perdono per riconciliarsi. Questi diviene inutile per il regno di Dio, e per il mondo spazzatura.

  

70 Abba, dimmi una parola!

Presi coraggio per dire all’abba: “La donna trascinata davanti a Gesù sulla spianata del tempio… (Gv 8,1). Se Gesù non l’avesse benedetta scrivendo col dito per terra, non sarebbe andata via con la gioia e la forza per «non peccare più»”. Egli mi rispose: “Infatti, chi non riceve la gioia di una Parola da Gesù continuerà a peccare, sia donne come lei, sia uomini come quelli partiti lasciando cadere le pietre che stringevano fra le mani. Ma ci sono ancora di quelli che «stavano a vedere… per accusarlo» (Mc 3,2)”. Ho capito che chi segue Gesù dev’essere pronto a rimanere solo, come lui. E ho capito che tutti i santi hanno cominciato ad essere tali grazie ad una benedizione.

71 Abba, dimmi una parola!

Dissi ad abba Ilario: “Doni proprio a tutti la benedizione di Dio, abba? Non c’è il pericolo che talora qualcuno possa interpretarla come approvazione di uno stile di vita estraneo al Vangelo?”. Egli sorrise. “Con la benedizione arriva lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo «dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato» (Gv 16,8): mi fido di lui. Lui converte i cuori; i «cuori di pietra» li rende «cuori di carne» (Ez 36,26)”. Lo Spirito Santo converte anche me, molto adagio: ringrazio gli abba, ispirati dal Padre, che mi guidano sulla strada che cambia il mio cuore.

72 Abba, dimmi una parola!

Un santo abba, mentre benediceva le abitazioni dei fedeli, si è trovato, senza saperlo, sul corridoio delle prostitute. Alle porte si affacciarono varie ragazze. Quando se n’accorse fu molto imbarazzato. La ‘padrona’ voleva scacciarlo, gridandogli: “Non voglio che tu le benedica”. Lui lesse negli occhi delle ragazze la sofferenza profonda del cuore. Allora impose alla voce nemica di tacere, e lui, cantando, le benedì con l’acqua battesimale. Tra sé e sé diceva: “Povere ragazze, figlie di Dio! Gesù è morto e risorto anche per loro!”. Vide i loro volti rigati dalle lacrime. Alcuni anni dopo una monaca l’ha ringraziato per quella benedizione: era una di quelle che l’avevano ricevuta.

73 Abba, dimmi una parola!

Abba Marco, dopo un momento di preghiera, mi sussurrò: “Quando i figli di Dio vivono insieme manifestano la bellezza della vita divina, mistero trinitario, mistero di comunione. Essi dovrebbero esserne consapevoli, sia gli sposi uniti dalla benedizione sacramentale, sia gli altri credenti. La loro relazione è destinata a diventare rivelazione della comunione divina. Non saranno i piaceri egoistici del corpo il motivo e la forza del loro vivere insieme, ma la bellezza delle relazioni sante e purissime del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. Ogni convivenza di fedeli cristiani, coerenti con la loro fede, diverrà una sorta di vita religiosa e santa, benedizione per il mondo”. Pensai che questo è un ideale improbabile, benché desiderabile, ma tra me e me dissi che a Dio tutto è possibile.

 

74 Abba, dimmi una parola!

Dissi ad abba Filippo: “Abba, non benedici le coppie di conviventi e omosessuali che te lo chiedono? Se non le benedici rimarranno male, forse si sentiranno offese!”. Egli mi guardò con pace, e disse: “So che sono persone rispettabili, e che hanno fatto delle scelte. Ma è grande amore ricordare loro che non tutte le scelte umane sono anche divine. Pare che la loro scelta non combaci con quella pensata per noi dal nostro Dio e Padre. Con scelte distanti dalle sue, aumenteranno le sofferenze per loro, per la Chiesa, e anche per la società. Vorrei evitargliele. Ma, proprio perché decidano l’amore divino, ad uno ad uno li benedico volentieri”.

 

75 Abba, dimmi una parola!

Io dissi ancora, non per contraddire l’abba, ma per comprendere: “La cultura del mondo è cambiata. Bisogna tener conto di questo cambiamento, non ti pare, abba?”. E lui: “Non mi pare. All’arrivo del Vangelo c’erano culture nel mondo. Gesù ha mandato i suoi a predicare la novità del vangelo, e il vangelo non si è adattato, bensì ha modificato le culture, e la vita degli uomini è cambiata. Le culture erano…”. Ero incuriosito.

76 Abba, dimmi una parola!

“C’era la cultura che sosteneva la schiavitù, quella che adoperava la pena di morte, quella che promuoveva la prostituzione sacra, quella che giustificava la poligamia, e in altri luoghi prevaleva la cultura karmica: nessuna di esse era divina. Gesù infatti disse: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). E San Giovanni: «Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui» (1Gv 2,15)”.

77 Abba, dimmi una parola!

Io ascoltavo, ed egli continuò: “Le culture umane erano devastanti. Dov’era l’amore? Con il vangelo è entrato l’amore nelle culture, ed è finita la schiavitù, è stata abolita la pena di morte, è sparita la prostituzione sacra e la poligamia, non si parla più di karma. Il vangelo, lentamente, con pazienza, in molti luoghi e popoli le ha estirpate. Laddove ai nostri giorni Gesù viene estromesso dalla vita degli uomini, anche cosiddetti cristiani, torna tutto quel che era rimasto solo nel ricordo. Lo stai osservando, infatti vedi sofferenze indicibili ovunque”.

  

78 Abba, dimmi una parola!

“Cosa intendi per cultura karmica, abba?”. Si meravigliò che non lo sapessi: “Dicono che il karma sia una sorta di destino, assegnato ad ognuno non si sa da chi, sul quale non devi intervenire. Nei paesi induisti e buddisti, dove è presente questa cultura, non si alleviano le sofferenze, che per il karma di ciascuno sono importanti: dicono che da esse dipendono le vite future. Gesù, quando è intervenuto a guarire infermi e persino a far rivivere i morti, avrebbe rovinato il karma di quelle persone”.

79 Abba, dimmi una parola!

Ero curioso di sentire ancora, e infatti abba Filippo riprese: “La cultura che serve il karma non prevede l’amore del prossimo, condannerebbe il buon samaritano, e rifiuterebbe il rinnegare se stessi. Essa squalifica totalmente la nostra fede con i frutti di carità che genera”. Ecco perché persone, come Teresa di Calcutta, trovavano i moribondi sui marciapiedi delle città, e venivano ostacolati ad organizzare aiuti per emarginati e abbandonati. L’abba aggiunse: “E dire che questa cultura è una gran fabbrica di solitudini, di divisioni familiari, di schiavitù”. Chi l’udì rimase pensieroso.

80 Abba, dimmi una parola!

Vista l’attenzione di tutti, continuò: “Così è fonte di sofferenza la cultura, per noi nuova, della convivenza al posto o prima del matrimonio. Quali vantaggi e quale pace porta, quale crescita della carità? Chi convive senza la benedizione di Dio, fa i conti con l’insicurezza, la sfiducia, l’attenzione a sé, la provvisorietà. Là Dio Padre è volentieri dimenticato, Gesù non viene nominato. Tranne poche eccezioni, chi vive in tal modo sa di essere senza benedizione e sta lontano da chi benedice nel Nome di Gesù. E chi chiede benedizione intuisce che la coerenza esigerebbe altre decisioni”.

   

81 Abba, dimmi una parola!

Mi rimase una domanda. che rivolsi ad abba Angelo: “Abba, hai mai benedetto persone di cui poi vieni a sapere che non avrebbero potuto essere benedette?”. Con pace rispose: “Sì, è successo qualche volta”. Dissi: “E come hai reagito?”. Senza perdere la pace, disse: “Non mi affliggo. Gesù non ha forse ordinato ai suoi discepoli: «In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!"?». Ciò significa: entrate ovunque, e, prima di sapere, benedite. E aggiunse: «Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6). Gesù stesso ha detto così, perciò, quando la mia benedizione non arriva a destinazione, ci guadagno io: la mia pace torna su di me!”.

82 Abba, dimmi una parola!

Venni distratto da un altro pensiero: c’è chi non accetta la propria condizione, e da uomo vuol diventare donna o viceversa. Lo dissi ad abba Felice, ed egli: “Un uomo, infelice del suo essere uomo, pensi diventi felice quando sarà donna? La felicità non viene dallo specchio, né dal vestito. Quella persona dimostra che il suo tesoro non è Gesù; si affida al proprio sentire, che facilmente cambia e si contraddice”. E Filippo aggiunse: “Dove Gesù non è amato, non esiste l’amore alla verità, anzi, questa viene distorta e ritenuta menzogna”.

83 Abba, dimmi una parola!

Un uomo mi parlò di suo figlio, che ha iniziato a voler essere chiamato con nome di donna: è convinto di essere ragazza. Mi chiedeva un aiuto. Lo riferii all’abba, che sussurrò: “Come sono misteriose le sofferenze umane! Chissà quali problematiche devono vivere e superare i ragazzi!”. E poi mi chiese: “Sai se quel papà prega con sua moglie?”. Di certo no, sono divisi”, risposi. Allora egli riprese: “Anche questo è un disorientamento nel cuore e nella mente di bambini e ragazzi! Per di più, il Nemico ha trovato chi propone e impone anche queste nuove incertezze con conseguenze deleterie per rovinare l’umanità!”.

84 Abba, dimmi una parola!

Abba Felice disse ancora: “Teniamo presente anche che qualcuno, per motivi fisiologici o psicologici, può non percepire con chiarezza la propria identità, se maschile o femminile. Questo per noi è sufficiente per non giudicare nessuno. Il cuore dell’uomo, di qualunque uomo, è sempre un mistero. Abominevole è invece il disegno, promosso da chi ha qualche interesse economico o ideologico, di seminare nei cuori e nelle menti di tutti i bambini e ragazzi e giovani il dubbio su se stessi. Ciò non è rispettoso né…”.

85 Abba, dimmi una parola!

“Ciò non è rispettoso né dell’uomo né di Dio. Nei bambini anche la consapevolezza della propria identità può svilupparsi naturalmente e progressivamente, come il cambiare del colore dei capelli. E Dio col suo amore puro fa maturare ciò che è seminato in ciascuno di loro. Li guarderemo con rispetto e li benediciamo, come faceva Gesù!”.

   

86 Abba, dimmi una parola!

Sentendo le parole dell’abba mi feci coraggio: “Abba, potrò custodire i miei bambini da quei pensieri che confondono?”. Abba Felice, lentamente consigliò: “Fa’ vedere ai tuoi figli che sei contento d’essere papà, e di’ a tua moglie che faccia altrettanto. Alla presenza dei figli ringrazierete il Padre che vi ha amati così come siete. ringraziatelo perché, quando eravate formati nel grembo, vi conosceva già, e già allora vi ha benedetti. Se lui ci ha dato questa vita, siamo contenti di essere così. Chi prega in verità, non cade nei tranelli del mondo”. Ho ricevuto pace, e compresi che quell’abba mi avrebbe ascoltato ancora.

87 Abba, dimmi una parola!

In altra occasione mi disse: “Ricorderai ai tuoi figlioli che, quando sono stati battezzati, sono entrati nella vita eterna e perfetta del nostro Dio. Egli li ha accolti così come sono ed è contento che siano così: chi è maschietto è gioia di Dio, ed è gioia di Dio chi è femminuccia. Sono gioia del Padre quando vivono la loro vita senza desiderarne una diversa. Daranno gloria a lui poi quando anch’essi diventeranno papà o mamma. Non lo rattristeranno rinfacciandogli d’aver sbagliato a formarli nel grembo materno!”. Lo ringraziai per la sua tenerezza verso i miei figli.

88 Abba, dimmi una parola!

Abba Felice volle intrattenermi ancora: “Gesù è l’uomo vero: vive le caratteristiche tipiche del maschio, fortezza e decisione, ma ha anche appreso dalla Madre la tenerezza e la delicatezza femminili. Chi vive con Gesù e in lui, riceve la stessa sua vita. Osserva le sante e i santi, e dimmi se non è così! Conosci anche tu qualcuno che, come il tuo abba, vive con Gesù. Ebbene, egli non sente desiderio o bisogno di cambiare se stesso: vive tutto ciò che è tipico del maschio e anche ciò che è tipico della donna. Egli è anche per te padre e madre! Abituerai i tuoi figlioli a vivere con il nostro Signore Gesù Cristo”.

 

89 Abba, dimmi una parola!

Abba, ti ricordi di me?”. “Sì, l’anno scorso eri venuto per dirmi che ti sentivi donna”. E lui: “Ti ringrazio perché tu mi hai detto che era una bella notizia. Allora ho fatto come mi hai consigliato. Ho lasciato che gli altri continuino a chiamarmi Mario, tanto a loro interessa poco. E io ho cominciato a sostituire la mamma a lavare i piatti e ogni sera i piedi alla mia sorellina. Mi avevi detto che anche Gesù si sentiva mamma, e per questo ha fatto come le mamme: ha lavato i piedi ai suoi fratellini ormai grandi, anche se non volevano. Adesso so che io ho le qualità dell’uomo e anche quelle della donna. Grazie a te sono completo”. L’abba stavolta lo contraddisse: “Non grazie a me, ma grazie a Gesù!”.

90 Abba, dimmi una parola!

Amma Margherita incontrò per strada Anna, e la salutò. “Non mi chiamo più Anna, adesso sono Alfredo. Non vedi che ho cambiato vestito?”. Margherita rimase di stucco, ma per poco: “Sì, vedo, ma non hai cambiato scarpe: sono ancora un 37. E dentro non sei cambiato”. Ora rimase di stucco Anna Alfredo. “Caro Alfredo, dentro sei gentile, ma ancora vanitoso e orgoglioso e scontento come Anna. Cambiamento solo esteriore. I veri cambiamenti verranno quando consegnerai la tua vita a Gesù! Allora sì che potrai avere un nome nuovo, quello che scriverà lui”. Alfredo non sapeva più chi era: pareva dolersi di non essere Anna.

91 Abba, dimmi una parola!

Mi avvicinai al mio abba, e lui, con tenerezza, mi rivelò: “Se gli uomini conoscessero le sofferenze nascoste nei cuori, si guarderebbero dal giudicare! Ogni disordine della vita è scaturito da grandi sofferenze, e ne produce altre. Esso è inoltre frutto di ignoranze morali e spirituali che non riesci a immaginare! Benedici il nostro Dio, che inizia i suoi interventi per la nostra salute e la nostra conversione col benedire! Ha mandato infatti Gesù, che significa «Dio salva», per correggere chiunque pensi che «Dio castiga»! Gesù è la benedizione efficace di Dio”.

92 Abba, dimmi una parola!

Riflettevo sugli interventi degli abba che, con serenità e gioia, incontrano chi non conosce la via di Dio che essi hanno insegnato a me. Mi confidai con abba Filippo… Egli mi rassicurò: “Vedi, figliolo, chi viene a cercare i ministri della Chiesa per chiedere benedizione a Dio con umiltà, sa di essere povero e malato. Venendo qui testimonia che la Chiesa è il luogo di Dio. Chi è umile e obbediente potrà cantar vittoria sulle tentazioni con cui il maligno li ha vinti e avvinti: è umile, e riceverà grazia. Io mi rallegro quando vedo chi ha l’umiltà che io devo ancora imparare da Gesù!”.

93 Abba, dimmi una parola!

Io non sono un abba, ma ho risposto così ad un uomo che mi parlava male della Chiesa: “Io vado alla Chiesa perché so che essa invoca lo Spirito Santo sui peccatori. Ti rendi conto? Sui peccatori viene invocato lo Spirito Santo! Per questo io mi avvicino alla Chiesa e ai suoi abba, perché so di essere peccatore, e di non essere trattato da peccatore, ma da futuro santo! Ringrazio il mio Signore e prego che renda la Chiesa sempre più bella e attraente”. Mi guardava stupito, e interessato.

  

94 Abba, dimmi una parola!

Chi viene alla Chiesa, vi trova Gesù, e così è spinto ad allontanarsi da ogni disordine, anche quello che produce l’impudicizia”, così diceva abba Placido. “Chi nella Chiesa trova Gesù, con lui trova pure le sante martiri della purità, Agnese, Agata, Cecilia, Lucia, Anastasia e moltissime altre. E incontra i giovani che, per non aver assecondato i vizi sessuali del loro re in Uganda, furono bruciati. Io devo arrossire davanti a loro. Nella Chiesa quanta luce e forza troveranno anche le persone più deboli e disorientate!”.

95 Abba, dimmi una parola!

Rimasi in silenzio per permettere all’abba di continuare: “Chi avvicina la Chiesa avvicina donne sante, rimaste fedeli a mariti violenti e infedeli, come Elisabetta Canori ed Elisabetta di Portogallo. Trova pure molti che, con fatica e sofferenza, hanno adoperato le proprie mani e piedi per donare amore concreto a poveri e miserabili, come Vincenzo e Camillo e Giuseppe Benedetto, e di certo anche tu. Trovandosi in compagnia di questi santi, e di molti altri come loro, chi cercherebbe nel disordine o nell’impudicizia la via della santità? Benedetti e beati coloro che s’avvicinano alla Chiesa!”.

 

96 Abba, dimmi una parola!

Abba Silvestro diceva ad abba Gregorio: “Sai cosa si dice? Che il fulmine sulla cupola di San Pietro e il suono spontaneo delle campane a Castelgandolfo sono stati un segno di Dio per disapprovare quanto Benedetto aveva deciso e realizzato. E sostengono che Dio ha dato pure segni per togliere autorità al suo successore: le cornacchie uccisero le colombe da lui liberate, e, proprio nel giorno del suo compleanno, un fulmine ha fuso le parti metalliche di una statua di San Pietro nella sua patria. Per questo qualcuno si dissocia da questi padri…”. Gregorio sorrise…

97 Abba, dimmi una parola!

Il sorriso rese attenti abba Silvestro e gli altri. Abba Gregorio allora disse: “Non ho mai letto nei santi Vangeli e negli scritti degli apostoli che Dio, nostro Padre, manifesti le sue intenzioni con fulmini e dispetti. Egli ha dato ben altri prodigi come segni della sua volontà: guarda Gesù! I segni “strani”, che mettono paura, sono spia della rabbia del Nemico, cui è stato permesso di agire per farci attenti alla sua irritazione. Motivo in più per ascoltare con attenzione i Pastori odiati dal mondo, e per rimanere uniti a loro. Così afferma un abba, l’esorcista della Chiesa di Dio, un uomo che ama Gesù”. Nel mio cuore ringraziai Gregorio per il suo vero e libero discernimento spirituale.

98 Abba, dimmi una parola!

Quei segni non sono di Dio? Sei proprio sicuro abba Gregorio?”, dissi incuriosito. E lui: “Certo che sono sicuro. Non ricordi che i due «Figli del tuono» chiesero di far scendere fulmini sul villaggio dei Samaritani che non accolsero Gesù? (Lc 9,54)”. “Sì, ricordo, abba, e Gesù li rimproverò”, risposi. “Pensi che il Signore abbia cambiato metodo per accontentare chi disprezza e vuole screditare i suoi consacrati? Li vogliono screditare perché non intendono imparare la misericordia. Gesù li rimprovera duramente, come rimproverò allora i suoi senza dar loro tempo di ribattere”.

99 Abba, dimmi una parola!

Stavo sognando? Forse sì. Mi vedevo sulla barca in mezzo ad un lago in tempesta. Le onde ci bagnavano tutti, e ci facevano paura oscure ombre mosse dal vento. Io gridavo: “Pietro, fa’ qualcosa!”, ma Pietro, bagnato fradicio, non mi dava sicurezza, anzi, col suo silenzio faceva aumentare la mia paura. Anche gli altri mi inquietavano con le loro grida disperate. Sarei scappato volentieri, ma come? Dove? Lasciare la barca? In che modo? Con quali garanzie? E Gesù?

100 Abba, dimmi una parola!

Sulla barca Gesù c’era, era con noi, ma dormiva tranquillo. Il sogno finì. Lo raccontai ad abba Gregorio, chiedendo: “Abba, tu cos’avresti fatto?”. Ed egli: “Mi sarei sdraiato accanto a Gesù per dormire anch’io, e avrei convinto Pietro e gli altri a fare altrettanto, per non meritare la stessa sgridata dell’altra volta”. Ricordai le domande severe: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Sorrisi all’abba e me ne andai rincuorato.

101 Abba, dimmi una parola!

Sentendo parlare di sgridata, ricordai un altro sogno. Lo riferii ad abba Giacomo: “Vedevo Pietro che con gioia stava ringraziando Paolo. Gli diceva: “Grazie, fratello mio. Quando volevo piacere agli uomini invece che soltanto a Gesù, tu mi hai sgridato davanti a tutti. Divenni rosso come il fiore del melograno. Ma imparai che la salvezza di Gesù dev’essere al di sopra di tutto, sempre (Gal 2,11). Tu, Paolo, per il tuo amore a Gesù, non hai temuto la mia autorità, e non l’hai disprezzata né ripudiata”. L’abba sorrise: “Sogno prezioso! Non dimenticarlo. Un giorno tu dovrai forse sgridare anche me!”. Sorrisi anch’io.

  

102 Abba, dimmi una parola!

Non è solo un sogno quel che ho ricordato: persino Abramo, Isacco e Giacobbe, nonchè vari profeti e molti re sono stati sgridati. Avevano bisogno di correzione. Persino Mosè, rifiutando l’obbedienza, portava mille pretesti, tanto che Dio dovette insistere a correggerlo. A Saul è stata rimproverata la disobbedienza, a Davide l’adulterio e il censimento, segno che la sua fiducia non era più riposta nell’aiuto divino, come l’aveva quando si diresse contro Golia. Salomone fu castigato per l’idolatria. Il profeta Geremia fu corretto perché non accettò subito la chiamata (1,7).  “Pietro era in buona compagnia!”, dissi, e l’abba approvò.

103 Abba, dimmi una parola!

Abba Giacomo completò: “Guarda la delicatezza di Gesù! Anche lui, prima di Paolo, aveva rimproverato Pietro, ma non permise che egli perdesse la fiducia in se stesso per eseguire il compito ricevuto. Come ad Abramo, a Mosè e a Davide, duramente rimproverati, Dio non ritirò la promessa, così a Pietro fece capire che il ministero non gli sarebbe stato tolto a causa dei suoi errori o peccati, ma questi l’avrebbero indotto ad esercitarlo con umiltà e con coraggio: «Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,32). È Gesù che prega per la sua fede: grazie a lui, essa rimarrà salda, quindi a lui dovrà tutta la fiducia. Anche questo è mistero di sapienza divina e di amore misericordioso!”.

104 Abba, dimmi una parola!

Disse ancora: “Come Dio diede a Mosè un successore in Giosuè con la sua stessa autorità, e a Davide il figlio Salomone, ed Elia scelse Eliseo, così Pietro ha i successori, per volontà di Dio. E anche tutti gli altri apostoli, compreso Giuda Iscariota. E come Pietro «conferma» «i fratelli» di Gesù, così il suo successore ha questo servizio delicato e prezioso verso chi occupa il posto di quei «fratelli». Il peccato e l’errore è sempre in agguato per minare la fede, ma i «fratelli» avranno il sostegno del discernimento e della parola di Pietro. Uniremo anche noi la nostra preghiera a quella di Gesù per Pietro, cioè per il suo successore. Essa sarà ascoltata dal Padre”.

105 Abba, dimmi una parola!

Sai, abba, quale è la preghiera che mi piace di più?”, dissi io ad abba Giacomo. Mi fissò incuriosito e attese in silenzio. Gli dissi: “È questa: «Non guardare i nostri peccati, ma la fede della tua Chiesa». Quando tu pronunci queste parole, sorrido, e cresce il mio amore per la Chiesa. La vedo grande e bella, vestita dello splendore della fede di tutti i santi, degna di essere guardata da Dio con simpatia. Ma dimmi tu, abba, dov’è la fede della Chiesa?”. Attesi in silenzio la risposta.

106 Abba, dimmi una parola!

Abba Giacomo impiegò un bel momento a rispondermi: “La fede della Chiesa è quella che vivono i martiri quando fissano Gesù pronunciando il suo nome mentre vengono torturati e uccisi. È anche la tua fede, quando ti alzi e corri a pregare con gli altri credenti. È quella di chi, per la gloria di Dio Padre, organizza assistenza ai ragazzi o ai malati. È la fede di chi, soffrendo costretto a letto tutto il giorno, non si lamenta e gode di essere amato dal Padre di Gesù”. Compresi: “La fede è impegnativa, è carburante nel viaggio verso l’eternità desiderata!”.

  

107 Abba, dimmi una parola!

Abba Gregorio intrattenne ancora i presenti: “Avete mai calcolato i gradini della scala della santità? Ebbene, chi è al ventesimo gradino, può giudicare chi è arrivato al secondo? Se lo facesse, cadrebbe sotto il primo! Non ricorderà piuttosto che anche lui vi ha sostato? Lo incoraggerà, lo attirerà, lo illuminerà con la luce che riceve anche lui dall’alto. Il primo gradino è il più difficile da salire, perché chi lo affronta sente ancora l’influsso del mondo che sta lasciando. Incoraggeremo i dubbiosi, attireremo i renitenti, sorrideremo a chi rimpiange ciò che ha abbandonato. Lo faremo pregando e benedicendo!”.

108 Abba, dimmi una parola!

Continuò: “E avete contato i gradoni verso l’inferno? No, non contateli: dovreste percorrerli, e non riuscireste a tornare indietro. Se scendete i primi tre, non avrete più la forza di risalire: chi è sotto di voi vi terrà legati fortemente, col suo peso pauroso vi trascinerà, e sarete schiavi. Fin che siete in tempo, usate le energie per salire il primo gradino verso la santità: il primo è umiltà, e il suo colore lo troverete su tutti, fino al cielo. Vi sentirete leggeri, e salirete come volando. Anche là, in cielo, l’umiltà è presente, perché Dio stesso è umiltà!”. Io ricordai che anche Maria, la Madre di Gesù è ricca di umiltà: per questo è Madre di Dio!

  

109 Abba, dimmi una parola!

Abba Giacomo era pensieroso, ma sereno. Un tale gli chiese: “Cosa stai meditando?”. Rispose: “Mi rimane fissa come un chiodo una Parola. A quel chiodo appenderò, non i vestiti, ma tutta la mia vita. La Parola è quella che Gesù, a tavola con peccatori e pubblicani, fece udire a tutti, soprattutto a farisei e scribi che lo condannavano proprio perché stava con quella gente. Ecco: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano» (Lc 5,31-32)”. Molti avrebbero bisogno di fissare come me queste parole! Poiché sono peccatore, spero anch’io che Gesù si sieda vicino a me: chissà che non riesca a convertirmi!

110 Abba, dimmi una parola!

Mi permisi di rispondere all’abba: “La parola di Gesù serviva a tutti, a chi era ritenuto peccatore, perché si rendesse conto di esserlo davvero, e quindi bisognoso di convertirsi, ma soprattutto ai farisei, che avevano necessità di convertirsi dalla presunzione di essere giusti e in diritto di giudicare gli altri”. Allora l’abba: “Certamente, come dice il Salmo: «Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti» (Sal 13,3); e lo ripete l’apostolo: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rom 3,23). Anche Giovanni afferma che chi dice di essere senza peccato è menzognero (1Gv 1,8.10). Gesù è qui proprio per tutti”.

  

111 Abba, dimmi una parola!

Non potei trattenermi. Dissi: “Scribi e farisei erano convinti di aver ragione. Le loro ragioni erano appoggiate su regole antiche e sul buon senso: «Una mela sana in mezzo alle mele marce, marcirà anch’essa»”. Abba Giacomo pareva mi approvasse: “Sì, figliolo, le ragioni le avevano. Ma noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e facciamo posto a lui in mezzo alle ragioni umane. Lo Spirito Santo, quando viene accolto, effonde santità anche su chi non l’ha. Questa è una ragione e un buon senso superiori, che vengono dall’alto. Anche Gesù, quando ha toccato il lebbroso, non venne contagiato, ma gli trasmise la sua purità”. E aggiunse: “Tu, preferiresti avere ragione o essere nello Spirito Santo?”.

112 Abba, dimmi una parola!

Qualche giorno dopo volli sentire anche abba Gregorio: “È meglio aver ragione o avere Spirito Santo?”. La mia domanda lo colse di sorpresa. Ma non tardò: “Dice di aver ragione chi sta discutendo con chi ha un’altra ragione. Ognuno ha le sue ragioni. Io dico che è necessario che ognuno conosca le proprie ragioni con umiltà, ma anche che conosca e apprezzi le ragioni dell’altro. Un terzo potrà dire dove c’è del vero e dove c’è dell’incompleto. Chi è il terzo? Se questi è lo Spirito Santo, mi potrò affidare alla sua conclusione: quella è del Dio dell’amore. Altrimenti saremo daccapo”.

 

113 Abba, dimmi una parola!

“E la domanda?”, dissi. Per rispondere, Gregorio iniziò quasi una conferenza: “Quanto alla domanda, non v’è dubbio: non solo è meglio, ma è necessario lo Spirito Santo, ovvero essere mossi dallo Spirito Santo. Non puoi dire di «avere» Spirito Santo, perché questi è come il vento, che non si ferma. Per essere influenzato e mosso dallo Spirito Santo starai sempre a contatto con Gesù, il nido in cui la colomba dello Spirito ha preso dimora. Lo Spirito Santo tramite Gesù ti farà notare e apprezzare quel che c’è di divino nelle varie ragioni, e ti farà rifiutare ciò che in ogni ragione si oppone all’amore del Padre e del Figlio”.

114 Abba, dimmi una parola!

“Se tu vuoi aver ragione perciò dovrai fare i conti con Gesù, conoscere la sua vita a partire da Betlemme, accogliere la sua Parola, e condividere il suo amore crocifisso. Conoscendo lui, potrai confrontare con la sua sapienza i tuoi pensieri, prima di esternarli, anzi, ancor prima di formularli nella tua mente con le parole del tuo vocabolario. Posso dirti che senza Gesù non ci sono ragioni, e che tutte le ragioni prive di lui, porteranno la firma del suo nemico, il diavolo”. Abba Gregorio, contrariamente alla sua abitudine, moltiplicava le parole.

 

115 Abba, dimmi una parola!

“Ci sono Organizzazioni dai titoli altisonanti, anche di stampo religioso, che ti fanno udire discorsi ricchi di ragionamenti basati su filosofie o su detti di personaggi famosi, e vengono diffuse credenze che ricevono l’onorificenza e il plauso generali, ma se non conoscono e non riconoscono Gesù, il Verbo per mezzo del quale e in vista del quale tutto fu fatto (Gv 1,3; Col 1,16), ai miei occhi perdono ogni valore. Le devo ritenere ‘stolte’, come Gesù ha ritenuto i ragionamenti di quei due che non tenevano conto delle Scritture e delle sue Parole (cfr. Lc 24,25-27); sta anche scritto infatti: «Se qualcuno fra gli uomini fosse perfetto, privo della sapienza che viene da te, sarebbe stimato un nulla» (Sap 9,6)”.

116 Abba, dimmi una parola!

Gregorio continuò: “Quando sono guidato dalla Parola di Gesù, ho la certezza di essere mosso dal suo Spirito. Allora non mi interessano più le ragioni. Gesù è la verità, e il suo Spirito è Spirito di verità. Quando c’è lui non occorre dire a nessuno che esiste ragione, perché tutti ne vengono avvolti e ne rimangono convinti e coinvolti. Chi non ha Gesù nel cuore non ha ragione nella mente, e alle sue ragioni manca qualcosa di importante, di vitale: manca l’amore del Padre, manca la santità”.

 

117 Abba, dimmi una parola!

Un giovane chiese all’abba: “È mai possibile che io abbia ragione, ma non abbia Spirito Santo?”. L’abba ringraziò quel cristiano per la domanda, e disse: “Certo, è possibile. Tu puoi avere anche tre ragioni contro tuo fratello, ma se le fai valere con pretesa non hai Spirito Santo: puoi essere ricco di spirito di vanagloria o nascondere una punta di orgoglio. Le tue ragioni in tal caso ti rovinano il cuore e la relazione con i fratelli. Il regno dei cieli sarebbe lontano da te”. Il ragazzo abbassando lo sguardo ringraziò.

118 Abba, ti dico una parola!

Gregorio si accinse a benedire. Osservai: “Abba, quando tu benedici, fai un segno di croce, o con la mano, o con un crocifisso, o col Libro, o col Pane santissimo”. L’abba mi confidò: “La benedizione di Dio per noi è sempre Gesù, Gesù risorto dalla morte sofferta e offerta con amore sulla croce. Ogni cosa buona viene dall’alto della croce, dove Gesù ha vissuto la pienezza dell’amore. Con la croce tracciata nella benedizione, quell’amore viene a renderti partecipe, attraverso le sofferenze e le rinunce della tua vita e della tua obbedienza, a continuare la salvezza del mondo. Così anche tu, quando sei benedetto, diventerai benedizione”.

***

118 Abba, ti dico una parola!

Gli abba sanno che arriveranno molte domande ai loro orecchi: attendono in silenzio. Sanno che “Il silenzio è un vuoto che si riempie di Dio, della sua sapienza, del suo amore, della sua pazienza, purezza e tenerezza. Per essi è necessario per dare risposte ispirate dallo Spirito d’amore del Padre”. Così disse abba Giacomo, e aggiunse: “Gli abba si dispongono a rispondere, se Dio darà loro un briciolo della sua sapienza”.

  

120 Abba, dimmi una parola!

Ed ecco una signora da Abba Paolo: “Abba, finalmente è stato raggiunto il traguardo della netta separazione tra Stato e Chiesa, ovvero tra politica e religione. Sei contento anche tu?”. Abba Paolo rimase impassibile. Disse: “Vorresti dire che la vita sociale deve prescindere dalla nostra fede? Non è forse la fede in Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che dice di non commettere adulterio, di non mentire e di non rubare? Se escludi la fede, dai a tutti il diritto al furto, alla frode, all’adulterio, all’aborto, all’omicidio. Se prescindi dalla religione ti troverai in una società senza regola alcuna”.

121 Abba, dimmi una parola!

La signora ascoltava, e l’abba continuò: “I valori, di cui la tua fede ha arricchito il vivere sociale, spariranno uno alla volta. Lo stai osservando. Rimossa la fede cristiana, è sparito il «non rubare», cosicché devi mettere il lucchetto ovunque; è sparito il «Non commettere adulterio», e arrivano figli pendolari per un po’ di affetto, e uomini e donne occupati con gli avvocati; è sparito il «Non uccidere», ed eccoci alle prese con l’assenza di bambini e giovani e la ricerca all’estero di lavoratori, che arrivano con culture diverse con le quali non sai come comportarti”.

122 Abba, dimmi una parola!

Disse ancora: “Arriveranno a far parte della tua società altre religioni: induisti, musulmani e satanisti. Saranno disposti a prescindere dalla loro rispettiva religione? Dato che ti ritieni aperta, vorrai rispettare le loro credenze e usanze, proprio perché religiose. Ed essi le imporranno anche a te, che hai rinunciato alle tue”. La signora trasse dalla borsetta il rosario. Non sapeva più che pensare: si rivolse a Gesù e alla Madre sua.

  

123 Abba, dimmi una parola!

Chiesi ad abba Giuseppe: “Abba, la mia ragazza mi confida che i suoi genitori sono in discordia con i loro parenti. Questa situazione potrà avere un peso sul nostro rapporto?”. Con sofferenza mi fissò, e mi disse: “Gli spiriti di discordia sono terribili, sia quando provengono da gelosie o invidie, che quando scaturiscono da avidità o da disordini sessuali. Non abbandonano facilmente i discendenti di chi li ospita. Fareste cosa utile a chiedere una generosa e solida benedizione ad un santo abba per evitare che quegli spiriti rispuntino nella vostra relazione anche dopo anni dalla celebrazione del santo Matrimonio. E di frequente chiamerete Gesù in mezzo a voi”.

124 Abba, dimmi una parola!

Mi rivolsi ad abba Angelo con un dubbio che avevo da alcuni giorni: “Il bambino della mia vicina è spesso malato. Può dipendere dal fatto che non è stato battezzato?”.Sì e no”, mi disse. Poi, vedendomi dubbioso, riprese: “Dico di no, se per battesimo intendi soltanto il rito. Dico di sì, se ti riferisci a tutta la situazione. Il fatto che il bambino non sia battezzato indica che la famiglia è povera di fede, priva di preghiera, sprovvista della presenza dello Spirito di Dio. È probabile perciò che le manchi l’armonia necessaria al vero benessere dell’uomo. Questa situazione può causare profondo malessere, da cui potrebbero derivare anche malattie”.

125 Abba, dimmi una parola!

Era preoccupato l’uomo che arrivò: “Abba, come mi devo comportare quando ricevo il Corpo santissimo del Signore? Qualcuno sta dritto in piedi, c’è chi genuflette, chi fa inchini profondi, altri restano inginocchiati sul pavimento. Io, come mi devo comportare? E quando preghiamo insieme, dovrò stare in piedi, inginocchiarmi o posso mettermi a sedere?”. Abba Angelo si commosse, e divennero evidenti il suo grande amore per il Dono di Gesù e il suo desiderio di serietà e verità nel pregare.

126 Abba, dimmi una parola!

Abba Angelo rispose: “Quando vai a ricevere il Corpo di Cristo, ricorderai l’amore del Signore Gesù senza dimenticare la tua appartenenza alla comunità. La consapevolezza di essere amato da Gesù ti terrà umile e ti impedirà di giudicare gli altri. L’appartenere alla comunità ti farà attento ad assumere la posizione suggerita da chi presiede, oppure, in mancanza di indicazioni, da come si muovono i più. In tal modo sarai obbediente e rimarrai nascosto. Il tuo amore a Gesù lo vede e lo apprezza lui, quando in te c’è umiltà”.

127 Abba, dimmi una parola!

Continuò: “Le posizioni e i gesti esteriori sono come il guscio di noce: l’apparenza conta poco, che serve è il contenuto. Potrai dimenticare i gesti che piacerebbero a te, e quelli che ti distinguono dagli altri. Li facevano i farisei e gli scribi rimproverati da Gesù, che guarda il cuore; per lui ha poca importanza l’atteggiamento esteriore. La posizione del corpo potrebbe essere di qualche aiuto a te, ma non al regno di Dio, e potrebbe diventare per te scandalo, cioè spingerti alla vanità o all’orgoglio”. Lo ringraziai, ma lui volle aggiungere ancora qualcosa.

128 Abba, dimmi una parola!

Abba Angelo aggiunse: “Vedi, fratello, il cuore dell’uomo è portato a fissarsi in qualche devozione, o modi di vivere la fede per manifestarla con atteggiamenti o preghiere particolari. Ogni devozione è bella e santa: c’è quella eucaristica, quella mariana, quella angelica, quella adorante o quella penitente. Ognuna di esse fissa l’attenzione su uno degli aspetti dei misteri della fede: la misericordia, la penitenza, la lode, la bellezza di Maria, l’amore ai malati, ai piccoli, ai defunti, ai sacerdoti, alle mamme, alla famiglia. Ti consiglio di stimarle tutte, ma di non ancorarti ad alcuna, se non all’unica vissuta da Gesù”. Incuriosito…

129 Abba, dimmi una parola!

Incuriosito, chiesi: “Ha una devozione anche Gesù?”. L’abba sorrise: “Certamente. Egli vive e pratica quella fondata sulla spiritualità trinitaria. Dice infatti: «Non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo», e ancora: «Io faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Gv 8,28.29), e: «Verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre» (Gv 15,26). La devozione di Gesù è obbedienza al Padre a cui sono rivolti i suoi occhi e attenti i suoi orecchi. La sua è devozione di comunione. Da lui anche noi riceviamo lo Spirito (Gv 20,22)! La tua devozione sia fondata nella spiritualità trinitaria, sia obbedienza semplice e umile a Dio che si serve dei fratelli nella Chiesa, così rimarrà stabile in te la gioia di Gesù!”.

  

130 Abba, dimmi una parola!

Ho chiesto al mio abba la spiegazione di una parola dell’apostolo: «So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza» (Fil 4,12). Mi pareva un’affermazione strana, forse inutile. Gli chiesi che significa «vivere nella povertà». Mi ha detto: “Se sai che significa ‘vivere’ capirai tutto”. Rimasi di stucco. Vide la mia sorpresa, e allora aggiunse: “Tu vivi quando sei unito al Padre che dà la vita, quando ami il Figlio come lo ama il Padre. L’apostolo era in grado nella povertà di ringraziare e amare senza lamentarsi, e nell’abbondanza sapeva ringraziare e amare con generosità”.

131 Abba, dimmi una parola!

Abba, ho letto la lettera di San Paolo ai Romani. L’ultima pagina è un elenco di saluti. Mi pare strano che quei saluti siano Parola di Dio”, dissi ad abba Felice. Egli mi rispose: “Sai cosa sono i saluti?”. Tacevo. Allora lui: “Il saluto di un cristiano è una parola che esce dalla bocca di un figlio di Dio: quindi è una benedizione!”. Da allora do maggior attenzione quando ricevo i saluti, e m’impegno a salutare sia chi crede che chi non crede: voglio benedire tutti!

132 Abba, dimmi una parola!

Arrivò dal mio abba una signora: desiderava parlare dei problemi di sua figlia. L’abba chiese: “Ha un pochino di fede la figlia?”. La madre rispose: “Sì, abba. Crede, ha una fede tutta sua”. L’abba rimase silenzioso, poi mormorò: “Se crede a modo suo significa che non è in comunione con nessuno, e non è umile. Se non è umile non è vicina a Dio e non gli ubbidisce: la fede è ubbidienza. Sua figlia crede solo in se stessa; non puoi dire che ha fede”. Invitò poi quella madre ad iniziare a pregare intensamente per la figlia.

  

133 Abba, dimmi una parola!

“Abba, i miei peccatisono sempre gli stessi. Mi pare inutile confessarli, ho l’impressione di prendere in giro il Signore”, disse un uomo ad abba Graziano. E questi, sorridendo, rispose: “Anche le pentole e le scodelle usate a preparare il pranzo e le piastrelle della cucina che tua moglie pulisce tutti i giorni sono sempre sporche allo stesso modo”. Tutt’e due fecero un’allegra risata, e poi si raccolsero in silenzio, uno per disporsi a confessare i ‘soliti’ peccati, l’altro ad ascoltarli nel nome del Signore Gesù e pronunciare il suo gioioso e ‘solito’ perdono, che è sempre nuovo!

 

134 Abba, dimmi una parola!

Abba, battezzeremo il nostro bambino!”, dissero due sposi o, forse, come si suol dire, compagni: di sé non palesarono nulla. Abba Floriano rispose: “Questa è una gran bella notizia. Il bambino sarà immerso nell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Resterà in quell’amore tutta la vita! E lo diffonderà attorno a sé”. I due si guardarono; o non erano stati attenti o pareva loro di non aver capito. L’abba mormorò: “Volete che per il vostro bambino si celebri un rito, o volete che lui diventi cristiano?”. Ancora non comprendevano.

135 Abba, dimmi una parola!

Allora l’abba: “Se desiderate che vostro figlio diventi cristiano, è necessario che voi viviate ogni giorno l’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Discorso nuovo per i due, parole del tutto misteriose. L’abba comprese, e si affrettò: “Voi siete battezzati. Se chi vi ha portati al Battesimo vi ha tenuti immersi nel Nome del Dio trino, dovreste sapere, anzi, vivere in comunione con il Padre, che Gesù ci ha rivelato. E vivere la sapienza del Figlio di Dio che ubbidisce al Padre suo”. Si accorse di aver detto parole per loro impermeabili.

Gli abba continueranno questa conversazione dopo la Pasqua!

  

Giovedì Santo

Gli abba sono impegnati a pregare e meditare i Misteri celebrati con solennità da tutta la Chiesa. Oggi benedicono il Padre per aver mandato Gesù ad offrirsi come cibo e bevanda. Adorano, celebrano e mangiano il Pane che non è più pane e il Vino che non è più vino. Non possono vivere senza di essi, perché la vita sarebbe svuotata e non avrebbe senso, mentre con quel Corpo e quel Sangue si trovano nella vita eterna del loro Dio e godono di comunione tra di loro: cosa impossibile senza quei Doni. Con quel Pane e quel Vino i loro minuti divengono eternità. Non si stancano della celebrazione: quando finisce, a loro pare finisca tutto.

Venerdì Glorioso

Gli abba salgono faticosamente il Calvario. Là si uniscono al ladrone per dire a Gesù il desiderio di essere perdonati e di stare sempre con lui. Le sue sofferenze non li spaventano, come non hanno spaventato Maria: proprio essa vogliono accogliere in casa, come il discepolo. Con Gesù pregano il Padre di perdonare l’altro ladrone e i capi che manifestano cattiveria, peggio dei soldati. E guardano la croce insanguinata, che diventa sempre più luminosa, fino a desiderare di poterla abbracciare.

Sabato Vero

Grande silenzio per gli abba. Il loro Gesù è nascosto, e il suo nascondiglio sigillato non si può aprire. Essi possono solo attendere, attendere che lui, lui solo, rompa il silenzio e squarci il buio sceso sulla terra. Per vivere l’attesa si uniscono alla Madre, che non ha smesso di credere, salda alle promesse ricevute dagli angeli e anticipate dai profeti. È l’unico Sabato, preparato dai sabati precedenti, l’unico, celebrato dai seguenti: attesa del giorno di Luce e di Risurrezione. Oggi anche la preghiera degli abba è silenzio. Ogni parola sarebbe inopportuna e distoglierebbe dall’Attesa del Giorno preludio d’eternità.

Domenica Prima

Il Volto degli abba oggi parla senza parole: la gioia li rende luminosi. Essi sanno che il loro Signore è vivo, vivo per sempre. Nessuno e nulla glielo può più nascondere, e lui non può più soffrire. Egli, vivo di vita nuova, vuole prendere dimora nel loro cuore: lo fa davvero: ha messo nelle loro mani il suo Corpo. Così anch’essi sono risorti: i pesi che il mondo metterà ancora sulle loro spalle diventeranno colpi d’ala che li faranno volare. La gioia fa loro aprire la bocca per dire sempre a tutti: «Gesù è risorto!». Tutti se ne convincono vedendo i loro occhi, e sono trascinati a cantare: «Alleluia»!

 

136 Abba, dimmi una parola!

Ai due genitori abba Floriano disse allora: “Per battezzare, non basterà celebrare il rito. Potrebbe risultare commedia. Importante e decisivo è ciò che avviene dopo il rito. Il bambino dovrà rimanere immerso nell’amore divino, se volete che assorba il sapore di Dio, come i sottaceti vengono immersi e rimangono continuamente nell’aceto per assorbirne il sapore. E l’amore divino lo vivrete voi attorno al figlio, perché possa venirne impregnato per portarlo in sé e con sé”.

 

137 Abba, dimmi una parola!

Cominciavano ad essere attenti, riuscivano persino ad abbozzare un sorriso. “Imparerete l’amore del Padre che sa amare prendendo iniziative: lo esercitate già per le varie necessità del bimbo. Eserciterete anche quello sempre obbediente del Figlio Gesù, capace di rispondere col sì alle proposte, e anche quello gioioso creatore di comunione dello Spirito Santo!”. Chiesero all’abba quali passi di vita interiore dovevano intraprendere per non essere commedianti!

  

138 Abba, dimmi una parola!

Disse loro ancora l’importanza di far conoscere la chiesa al figlioletto, e non solo la chiesa edificio, nella quale respirare la preghiera e il profumo della presenza divina. Lo porteranno ai momenti in cui la Chiesa, edificata dalle pietre vive dei fratelli, celebra la morte e risurrezione di Gesù. Disse: “Dovete sapere che un cristiano da solo non è cristiano: lo diceva già Sant’Agostino. Il cristiano è membro del Corpo di Cristo, e lui lo dovrà sperimentare. Gli altri cristiani lo dovranno vedere. Ciò avviene alla domenica, ogni domenica. È impegnativo? Si, ma fruttuoso e bello!”.

 

139 Abba, dimmi una parola!

A proposito della fatica e dell’impegno, l’abba ricordò loro ciò che scrisse un altro Padre della Chiesa antica: “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”. Se i genitori vogliono che il loro figlio diventi vero cristiano, dovranno ‘versare sangue’, in modo da essere martiri. Non dovranno lasciarsi frenare dalla fatica che il vivere la fede, e la coerenza alla fede, comporta. Trasmettere la vita di fede ad un figlio prevede il martirio quotidiano. “Vi costerà più che a farne un campione di calcio o di nuoto o di ciclismo: per questo non serve che voi genitori corriate o andiate in piscina, ma per trasmettere la fede anche voi pedalerete”.

  

140 Abba, dimmi una parola!

Li istruì poi riguardo ai miscugli. Disse loro che la fede cristiana non può essere mescolata con altre credenze, altrimenti non sarebbe fede e non sarebbe cristiana. “Conoscete gli oroscopi?”. Lei si sentì sollevata: “Sì, abba. Quello di stamattina era molto positivo, mi ha caricata di energia”. L’abba riuscì a nascondere il proprio disappunto: “Quello di stamattina e quello di ieri e quello di domani sono un tranello: ti svuotano dello Spirito Santo e ti fanno dimenticare Gesù!”.

141 Abba, dimmi una parola!

Allora l’abba elencò vari inganni ad opera di approfittatori e di chi vuol dominare, o ad opera del Maligno che istruisce chi distrugga l’azione di Dio nei cuori. E disse poi: “È necessario ripetere le promesse battesimali, sia la prima parte che la seconda”. Non sapevano quali fossero le due parti, e allora continuò: “Anzitutto rinuncerete a Satana, alle sue opere e alle sue seduzioni. Gli oroscopi sono una delle sue seduzioni, ma quello ne mette in campo molte altre. Con queste rinunce la vostra vita cambierà sensibilmente. In voi crescerà il desiderio di conoscere Gesù!”.

  

145 Abba, dimmi una parola!

Tornarono dopo alcuni giorni. Confidarono che avevano deciso di rinunciare a tutte le pratiche esoteriche e anche alle sedute spiritiche, interessanti e seducenti, benché paurose: “Ci siamo accorti, anche grazie alle tue parole, che stavamo diventando dipendenti da chi opera in quegli ambienti, tanto da non riuscire più a decidere nulla senza il loro consenso”. “Avete pensato anche ad allontanarvi da chi vi vuol distrarre dalla Parola del Signore Gesù?”, chiese l’abba. “Ci dovrai aiutare tu, abba. Dovremo trovare chi ci aiuta a conoscerla e a praticarla”. Floriano sorrise.

146 Abba, dimmi una parola!

“Il lavoro più impegnativo di Satana è screditare ai vostri orecchi la Parola di Dio. E così riuscirebbe a farvi litigare, a farvi diventare estranei l’uno all’altro. Il Battesimo del vostro bimbo perderebbe molte possibilità di portare frutto”. Floriano si fermò un attimo prima di continuare: “La Parola di Dio, per conoscerla e amarla e renderla operante, andrà ascoltata insieme ad altri. È una Parola che, per essere di Dio, esige la possibilità di creare comunione, di vivere cioè la vita stessa di Dio, che è Trinità, comunione! Va quindi accolta insieme ad altri che amano il Padre e il Figlio Gesù”. Punti interrogativi sulle ciglia dei due interlocutori.

  

147 Abba, dimmi una parola!

Floriano procedette con la sua riflessione: “Per vivere in comunione vi è necessaria la Chiesa di Dio. Senza di essa non ci sarà ascolto della Parola e senza di essa la Parola non porterà frutto significativo”. Li lasciò riflettere, quindi: “Rinunciando a Satana rinuncerete a considerare inutile la Chiesa, a disprezzarla, a vederla come un ostacolo, e invece vi avvicinerete ad essa, e la considererete come è davvero, Corpo di Cristo, amato e voluto e formato da lui, strumento necessario per la salvezza. È in essa che sarà accolto anche vostro figlio”.

148 Abba, dimmi una parola!

E continuò: “Sarete così preparati alla seconda fase delle promesse battesimali. Lontani da Satana, potrete iniziare a credere. Sapete cosa significa credere?”. I due si guardarono stupiti. L’abba non attese la risposta: “Chi crede si affida alla misericordia, alla bontà, alla sapienza di colui in cui crede. Noi dichiareremo di credere in Dio Padre, nel Figlio suo, Gesù Cristo, e nello Spirito Santo. E voi sapete chi essi sono”.

  

149 Abba, dimmi una parola!

Di nuovo i due si guardarono in silenzio. Poi ammisero: “Abba, è necessario che tu stesso ce lo dica, o ce lo ripeta. Noi siamo ignoranti”. Allora l’abba iniziò: “Dio è colui che ci ama e ci ha amati da sempre e ci amerà. Dio è amore. Voi sapete ormai per la vostra esperienza di genitori, che chi ama si dona. Ebbene, Dio si dona. Chiamiamo Padre Dio in quanto dona se stesso. E chi riceve il Dono di Dio Padre? Usiamo le parole che ci sono familiari: chi riceve la vita del Padre è il «Figlio»! E anche lui è amore allo stesso modo. Padre e Figlio sono un tutt’uno grazie all’amore che li tiene uniti, li fa essere in comunione: un terzo Amore, che chiamiamo Spirito Santo, respiro divino”.

150 Abba, dimmi una parola!

I due provarono a dire che avevano compreso: “Dunque abbiamo a che fare sempre con l’amore, con tre colori diversi dello stesso amore”. L’abba allungò la mano, prese un cero, lo mostrò loro come fosse un cimelio: “Cosa vedete?”. “Un gran pezzo di cera con in mezzo uno stoppino”, risposero. E lui: “Ora il cero è spento: la cera resta cera e lo stoppino rimane uno spago. Potreste metterlo sotto il letto e dormire sonni tranquilli”. Poi dalla tasca estrasse un accendino e accese il cero: “Adesso la cera si scioglie per donarsi allo stoppino, e questo si consuma per accogliere la cera. È iniziato un movimento: l’uno si dona all’altro. Ed ecco così una terza realtà, la fiamma. Questa spande attorno luce e calore”.

151 Abba, dimmi una parola!

Davanti al cero acceso: “Ho capito”, disse lui, e lei aggiunse: “Grazie, abba. Il nostro Dio è uno, ma il fatto che è amore lo fa essere trino. La fiamma, frutto del dono reciproco di sé realizzato da cera e stoppino, che si consumano l’uno per l’altro, può farci pensare allo Spirito Santo”. Ringraziarono tutt’e due l’abba per l’esempio così semplice ed efficace. E l’abba soggiunse: “Sì, lo Spirito Santo, dono dell’amore reciproco del Padre e del Figlio, illumina e riscalda anche noi, coinvolgendoci nella vita divina!”.

152 Abba, dimmi una parola!

L’uomo allora fece un’altra domanda: “Se Dio non fosse amore, cosa sarebbe?”. L’abba non s’aspettava questa domanda, tuttavia disse subito: “Se Dio non fosse amore, sarebbe quello che gli uomini – abituati all’egoismo - vorrebbero che fosse: qualcosa che essi possono plasmare con le proprie mani a proprio piacimento, qualcuno che si adatta alle loro voglie. Se Dio non fosse amore sarebbe un nulla”. Dissero allora: “Il Dio in cui vorremmo credere è degno di essere amato”.

  

153 Abba, dimmi una parola!

L'abba aggiunse ancora: "Se Dio non fosse amore, lo cerchereste? Lo vorreste in casa vostra?". I due stettero un attimo in silenzio, poi luì con sicurezza: "Abba, di certo no. Un Dio che non fosse amore non ci aiuterebbe a vivere insieme e nemmeno ad educare nostro figlio". L'abba sorrise e, con fermezza: "E addirittura avreste paura di lui. Come potreste conoscerlo e sapere ciò che pensa? E ciò che intende fare con voi e nella società? Se Dio non è amore, non lo vorrei nemmeno incontrare".

154 Abba, dimmi una parola!

Rimasero pensierosi. Lei disse con decisione, non solo all'abba, ma anche al papà del bambino da battezzare: "È molto importante sapere chi è il nostro Dio, e conoscerlo bene. E non solo è importante, ma è una grande grazia, un dono immenso. Come ho fatto a vivere finora senza questa conoscenza? Lui di certo mi ha amato, e io non lo sapevo. Adesso lo voglio ringraziare e mi impegnerò a conoscere lui e la sua volontà e i suoi desideri!".

155 Abba, dimmi una parola!

Avevano ancora una domanda: "Abba, è vero che le varie religioni sono tutte equivalenti?". Floriano sorrise: "Quelle che conoscono Dio amore tramite Gesù, possono somigliarsi. Le altre senz'altro non possono competere. O voi non vedete differenze? Che cosa potrà fare o insegnare un Dio che non ama o che non sa amare? Un Dio privo di quel Gesù che ce lo fa conoscere?". Rimasero sbigottiti, e ancora più decisi ad avvicinarsi al Dio vero, l'unico degno di attenzione.

  

156 Abba, dimmi una parola!

La conclusione cui sono arrivati i due genitori, che cioè “Il Dio in cui vorremmo credere è degno di essere amato”, è rivoluzionaria. Se Dio è amore, e può e deve essere da noi amato, dovrà prender posto anche nella loro relazione: da compagni li renderà sposi, perché impegnerà per loro la fedeltà del suo amore. Il battesimo del figlio comincia a diventare importante per loro prima che per lui. “Ringraziamo Dio, perché sta diventando il vostro Dio”, disse a questo punto l’abba, che continuò: “Qualche abba vi accompagnerà ad introdurre la fedeltà di Dio nella vostra relazione, affinché diventi sponsale ed eternamente stabile”.

157 Abba, dimmi una parola!

Abba Floriano disse ancora: “Ora avete il desiderio che nel vostro amore entri Dio. Sarà importante credere in lui e perciò conoscerlo. Per conoscerlo è decisivo amarlo e per amarlo conoscerlo. Paiono giri di parole? Proprio no: l’amore che viene dalla fede è tutto, e per esso vale la pena soffrire”. I due avevano un volto più disteso. Uno dei due disse all’altro: “Che ne dici? Ci facciamo insegnare dall’abba anche a pregare a casa nostra?”. L’altro rispose: “Stavo proprio pensando che il battesimo di nostro figlio ci farà vivere il nostro”.

158 Abba, dimmi una parola!

Sentito questo dialogo l’abba gioì, e consegnò alle loro mani quel cero che era lì ancora acceso e illuminava i loro volti: “Prendetelo, vi aiuterà a vedere la strada per il Paradiso. Adesso il vostro amore ha fatto un passo avanti, un passo significativo. Vi aiuterete a camminare verso il Paradiso, e così il vostro amore sarà amore vero, e sarà fedele in barba a tutte le tentazioni”. Ringraziarono, manifestando il desiderio e la volontà di ricevere l’amore del Padre per essere figli suoi con e come Gesù, per portare ovunque la luce e il calore della fiamma, che ormai anch’essi chiamano Spirito Santo!

159 Abba, dimmi una parola!

Prima di salutarsi, l’abba disse ancora: “In voi ho visto ripetersi il prodigio vissuto da Tommaso, l’apostolo ostinato. Vedendo Gesù cedere con misericordiosa umiltà alle sue pretese, ha esclamato: «Mio Signore e mio Dio!»”. I due, meravigliati, attendevano una spiegazione. E questa arrivò: “Dicendo «Mio Signore», Tommaso ha dichiarato di voler ubbidire sempre a Gesù e alla sua Parola, e dicendo «Mio Dio» ha affermato che Gesù è la sua vita, il suo tutto, e che senza di lui non avrebbe più potuto vivere. Questa è la vera fede.  Anche voi siete arrivati alla fede solida che testimonia la Verità!”. E li benedisse.

  

160 Abba, dimmi una parola!

I due impararono a pregare: frequentavano le celebrazioni in chiesa. Poi iniziarono a pregare in casa. Dapprima recitavano insieme le tre o quattro preghiere imparate a memoria da bambini, e che a mala pena ricordavano; poi, consigliati dall’abba, acquistarono il libro dei salmi. Ne leggevano uno o due al giorno, al mattino prima di uscire di casa. Un altro lo gustavano alla sera, accompagnato dall’ascolto di una pagina del Vangelo.

  

161 Abba, dimmi una parola!

Il Vangelo divenne loro familiare, al punto da ricordarne a memoria ogni giorno una frase. Si dicevano poi cosa avevano compreso o come l’avevano vissuto. Senza accorgersi, preparavano così al figlio un’atmosfera serena e santa. Questi respirava un’aria nuova, fresca, condita di concordia. I suoi sorrisi erano percepiti dai genitori come riconoscenza al Dio della vita. Essi stessi si accorgevano di non aver più la voglia di guardare i colleghi o le colleghe di lavoro con interesse o curiosità: le cravatte o i tacchi non erano oggetto dei loro sguardi. La loro fedeltà non era più in pericolo.

162 Abba, dimmi una parola!

Talvolta non erano capaci di andare a letto se non si chiedevano perdono anche della più piccola scortesia o dimenticanza d’attenzione. Dall’abba impararono a dirsi l’un l’altro: «Ti chiedo perdono nel nome di Gesù perché…»; l’altro rispondeva: «Ti perdono nel nome di Gesù», e tra loro non rimaneva più quel peso o quella tristezza che caratterizzano le ore che seguono ogni dissidio. Pareva loro di vivere in un altro mondo, mai immaginato prima.

163 Abba, dimmi una parola!

Dopo il battesimo del bambino andarono a ringraziare l’abba e a portargli i confetti già pronti per l’imminente celebrazione del matrimonio. Questi li prevenne: “Ringraziamo insieme colui che è morto e risorto per noi tutti. Egli è degno di onore, gloria e benedizione. Lo ringraziamo di averci donato e di donarci continuamente il suo Soffio divino, che porta, in chi lo respira, frutto di gioia, di amore, di pazienza e di fedeltà”. Risuonarono molti grazie, incrociati con benedizioni: pareva d’essere in un paradiso, quello stesso abitato da Gesù!

  

 

Detti dei padri del nuovo deserto 01 - 02 - 03 - Abba, Benedici!  -  Abba Bartolomeo (Padre nostro)  -  Gesù, il Nome rivelato   

Sentinella vigile  -  Messa - Sono credente? - Credo - Raccontarono