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Icone calendario (spiegazione)

SPIEGAZIONE

DELLE ICONE DI COPERTINA DEL CALENDARIO

 

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2024

2024 mi ami tu?

Tre domande,

tre risposte,

tre richieste.

Anch’io ti voglio bene,

Gesù:

quale compito

mi affiderai?

   

Domande e risposte

Momento decisivo per Simone di Giovanni, e per noi. Gesù lo interroga tre volte, e Simone tre volte risponde, e tre volte Gesù gli affida un servizio impegnativo.

Le prime due volte Gesù gli chiede di dire se lo ama, la terza volta no: usa la parola con cui Simone gli risponde. Questi non sa se è capace di amarlo, sa solo che forse gli vuol bene. E anche la misura del voler bene la conosce solo Gesù stesso, che ha amato e voluto bene davvero.

I servizi che Gesù affida a Simone sono diversi. Dovrà occuparsi degli agnelli, che hanno bisogno di cibo per crescere. Si occuperà delle pecore, sia per condurle al pascolo che per tenerle unite e difenderle. Le parole usate da Gesù ci fanno pensare a tutto questo lavoro.

Il momento è decisivo per Simone, ma anche per noi: se lui ci conduce in obbedienza a Gesù, noi, per ubbidire a Gesù, ci lasceremo condurre da lui.

Copertina:(icona, Studio iconografico San Giovanni Battista)


2023

2023 12tommasoRR

Gesù, risorto e vivo,

di nuovo in mezzo a loro,

si fa toccare

dall’incredulo Tommaso.

La sua misericordia

salva da tristezza e divisione

che attanagliano il cuore

di chi non crede.

Mio Signore e mio Dio! Alleluia!

        

Gesù ha misericordia di Tommaso

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso” (Gv 20,26): Gesù lascia che i discepoli vivano soli, senza di lui. Ma oggi, otto giorni dopo la prima apparizione da risorto, si fa di nuovo presente. Li abitua così ad un incontro settimanale il giorno dopo il sabato, proprio il giorno della sua risurrezione. In questo giorno lui sarà sempre presente tra loro con il suo Corpo e il suo Sangue. Oggi c’è anche Tommaso, il discepolo che la prima volta era assente. Egli si rifiuta di credere alla gioia e alla parola degli altri apostoli. Lo vedi? La sua statura non raggiunge quella dei credenti. Egli ritiene che la sua fede possa fondarsi su quanto sperimentano le sue dita, le sue mani e i suoi occhi. Ma non è così. La fede c’è quando c’è fiducia. E la fiducia non va rivolta a se stesso, bensì agli altri. La fede sorgerà anche nel suo cuore quando incontrerà l’amore misericordioso di Gesù.

Ed ecco Gesù in mezzo a loro. Non è come sempre era stato, infatti mostra le mani e il costato per farsi riconoscere: non per il volto o la voce o il vestito, bensì per le piaghe di crocifisso.

Entra nel luogo chiuso, la sala al piano superiore, con le porte sbarrate. Che siamo all’interno lo dice la tenda rossa, colore della sapienza divina, che avvolge l’edificio. Gesù sta in piedi sul trono: è il re, come aveva rivelato a Pilato. La sua tunica è rossa, perché il suo corpo manifesta la pienezza della divinità, cioè dell’amore che dona se stesso. Il suo manto bianco, come sul monte santo, è mosso dal vento dello Spirito: egli ha vinto la morte, l’ultimo nemico dell’uomo. Ora l’uomo non ha più nemici che lo possano spaventare e vincere: Gesù non muore più. Si fa toccare dal dito di Tommaso incredulo, mentre gli altri Dieci lo osservano ancora più stupiti di lui: può essere toccato Gesù risorto? Eppure lui stesso lo provoca: “Metti qui il tuo dito… e non essere incredulo, ma credente” (27). La ferita della lancia accoglie la mano di Tommaso. Questi ora piega le ginocchia per esclamare: “Mio Signore e mio Dio!” (28). La fede è arrivata improvvisa con l’umiltà che supera l’intelligenza. Ora Tommaso inizia a vivere: la sua tunica è verde, il colore di ciò che è vivente, e il suo mantello rosso, perché l’umiltà obbediente lo riveste della sapienza di Dio.

Adesso Tommaso lascia il posto a te: avvicinati a toccare…


2022

2022 18Gesùpesce

Risorto e vivo,

stupisce e rallegra,

Gesù,

il Signore e il Maestro

che ha lavato i loro piedi

e li ha nutriti con il suo Corpo.

Ora mangia e parla,

dona pace e speranza!

Alleluia!

***

    

Gesù incontra i Discepoli

Avevano paura e tenevano la porta sbarrata. Non l’aspettavano, anzi, non facevano entrare nessuno. Ovviamente dei Dodici mancava Giuda Iscariota, che, dimenticando la misericordia del suo Signore, aveva scelto un’altra via. Mancava anche Tommaso, non sappiamo per qual motivo. Ed ecco Gesù: è lui, lo si vede dalle ferite dei chiodi. Egli vive una vita diversa, del tutto nuova, che non gli impedisce di farsi vedere, toccare e udire. La tunica rossa è quella della sapienza divina, tutta amore che arriva al dono di sé fino al martirio, e il mantello bianco annuncia vittoria e pace. Anche le sue parole sono ricche di pace, di forza, di speranza. I Dieci, sorpresi e incerti, guardano e vedono, ascoltano ma non capiscono, gioiscono e dubitano. Dubitano, finchè non lo vedono mangiare quella porzione di pesce arrostito che ha chiesto e gli hanno messo in mano. Le sue parole li stupiscono più della visione: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”. Anch’essi vivranno il mistero pasquale, che segnerà tutta la loro vita con la sofferenza e la persecuzione. “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati…”: parole che cambiano tutto, i programmi, la prospettiva, le relazioni. Mano e piedi lasciano vedere ancora le ferite: la sofferenza non è scomparsa, continuerà a far parte della vita. Ma questo non impedisce loro di cominciare e di continuare a cantare: Alleluia!


2021

17Emmaus

Lungo la via ha spiegato la Parola,

ma la Parola non basta:

questa deve diventare il Pane

che dà la vita, e la vita in abbondanza!

Il Pane li fa alzare

per tornare in comunione

e dare testimonianza!

Alleluia!

***

I discepoli ospitano Gesù

Arrivati a Emmaus, Cleopa e l’altro discepolo gioiscono perché il viandante sconosciuto ha accolto l’invito e accettato di sedere a tavola con loro. Lungo il cammino (in alto a sinistra), proprio lui li aveva aiutati a collegare i fatti della passione e morte di Gesù, causa della loro tristezza e delusione, con le sante Parole dei Profeti e le grandi attese dei Patriarchi.

Questa conversazione è stata per loro stupefacente rivelazione e fonte di grande consolazione e speranza.

Ora, a tavola, la sua Parola diventa Pane, forza per il cammino, Vita che ritorna, comunione nuova e santa. Egli fa loro comprendere, tra il resto, che la Parola non è tutto. La Parola deve creare per essere pienamente Parola di Dio: essa crea il Pane. Ora c’è il suo Corpo tra le loro mani, e lui non più presente al loro sguardo e ai loro orecchi. Nelle loro mani rimane il Pane, certezza della sua vera presenza e della sua vera vita, che con il Pane entra in loro.

Si alzano e tornano, essi soli (in alto a destra), per ricuperare la comunione con gli altri, interrotta e rovinata dall’ignoranza delle Scritture e dalla mancanza di fede nella sua Parola. Con la forza e la gioia di quel Pane corrono nella notte, che diventa luminosa come luce, perché quel Pane dà loro vita e parole nuove per i fratelli, che tornano ad essere fratelli veri, grazie alla sua risurrezione.

Non mi basta la Parola, ho bisogno del Pane per essere saziato e per vivere in comunione con lui e con i suoi fratelli!


 

2020

L’angelo e le donne

 

Nel sepolcro

non c’è.

Non è più qui

dice con volto lieto

e vestito sfolgorante

il giovane sconosciuto.

Andate a dirlo”:

ubbidite, e lo vedrete!

  

All'alba, le donne, che avevano visto dov’era stato messo il corpo di Gesù, armate di oli profumati, arrivano al sepolcro. Sorprese al non vedere ciò che cercavano, e ancor più sorprese dal giovane col vestito sfolgorante come quello degli abitanti del cielo, ammutoliscono.

Le bende, che osservano con attenzione, parlano al loro cuore, e la voce sicura del giovane seduto dice: Non è qui colui che cercate. Non cercatelo nel sepolcro, egli è vivo. Andate e ditelo. Ubbidite e lo vedrete.

Le bende testimoniano una presenza che non si può più toccare, un passato che non si può più vedere e che non tiene più in mano il nostro cuore.

Un mistero davanti ai nostri occhi? Paura o gioia? Tutt’e due allo stesso tempo? Così è il mistero. Finchè noi non cediamo alla fede del tutto: allora la paura scompare e resta la gioia.

I profumi li useremo non più per i morti, ma per testimoniare la vera e forte presenza del Risorto!

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2019

Gesù scende agli inferi

Gesù vittorioso,
vestito di splendore,
libera dalla morte
e trascina con sé nella luce
Adamo e i suoi figli.
Non più lutto nè pianto,
ma solo il canto:

Alleluia !

 

 

Gli inferi, luogo chiamato ‘sceòl’ dagli ebrei, ospita i morti che attendono salvezza. Ed ecco che Gesù, dal Calvario, scende da loro, ma, avendo vinto la morte con l’amore con cui ha offerto se stesso, non vi può rimanere. È rivestito della tunica bianca, unico colore presente nel cielo di Dio. Entra quaggiù già vittorioso, e perciò non vi resta. Esce subito “portando con sé i prigionieri”.

Qui incontra Adamo, e lo saluta, confortandolo. Adamo piange ancora il suo peccato, che come frutto ha portato la morte per tutti quelli che sono con lui. Ma Gesù lo prende per mano e lo trascina con sé nella luce. Dopo di lui Eva, madre di tutti i viventi: madre che, ai suoi figli, ha dato una vita condannata alla morte. Ora Gesù asciuga le loro lacrime, dicendo: «Con la mia morte ho calpestato la morte, ho vinto il nemico, vi ridò la vita, quella che glorifica il Dio dei viventi».

E tutti gli altri, Giovanni Battista con i profeti, Davide con i re, gioiscono perché termina la loro attesa: ora vedono colui che avevano sempre desiderato vedere e odono colui che avevano sempre desiderato ascoltare.

Le porte degli inferi sono scardinate, e la morte, insieme a colui che usa la morte come salario, sono ormai incatenati, resi impotenti, incapaci di danneggiare ancora gli uomini. È venuto il nuovo Adamo con una vita nuova che non ha più paura della morte. Egli risplende luminoso più del sole: è forte, e adopera la sua forza per portar via i morti affinché godano la sua vita.

Le rocce, testimoni silenziose, si piegano danzando, partecipi della gioia di tutto il creato.

E noi, che assistiamo a tanta vittoria, cantiamo il nostro «Alleluia»!

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2018

Gesù scende dalla croce

Tolti i chiodi,

Gesù scende dal suo trono.

Discepoli vecchi e nuovi lo aiutano,

lo accolgono Maria e la nuova comunità

di cui ella è divenuta Madre

per dare anche a noi

vita di figli di Dio!

 

 

Gesù era stato aiutato dai soldati a salire sulla croce per osservare gli uomini con lo sguardo dell’amore più grande, quello dell’offerta della vita, e aver compassione e misericordia per i peccatori del passato e del futuro. Su quella croce egli ha aperto il paradiso al malfattore che ha pronunciato il suo nome con desiderio di comunione, e ancora ha consegnato il discepolo alla Madre e la Madre al discepolo, perché l’uno e l’altra continuassero il loro amore obbediente e umile.

Ora egli è aiutato a scendere da quella croce che rimane libera per accogliere e portare tutti quelli che si offrono a fare la Volontà del Padre. Lo aiutano Giuseppe di Arimatea, che gli offre il sepolcro nuovo, c’è Nicodemo, che vince la paura di mostrarsi suo amico, c’è Giovanni, il discepolo che ama il nascondimento. Gesù viene accolto da Maria, che con lui si è offerta fin dall’inizio ad essere trafitta nell’anima dalla spada. Maria, ora Madre della Chiesa, è sostenuta da Maria di Magdala e da Maria di Cleopa. Qui vediamo i primi passi della Chiesa nascente, quella Chiesa che sarà sempre illuminata dalla croce e sarà sempre amante e obbediente al suo Signore, morto, ma vivo con lei e per lei.

Gesù scende ora, ma non dice: “finalmente è terminata la sofferenza”. Scende per essere sempre e in ogni luogo presente ai suoi e dar loro amore e forza, quando saliranno anch’essi la loro croce. Essa è l’albero della vita che affonda le radici nella morte dell’uomo vecchio, l’uomo dedito a se stesso. Essa rimane ritta per accogliere i discepoli e aiutarli a donare se stessi con un atto d’amore sempre nuovo.

 

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201

Crocifissione

Gesù salva il mondo

Il tuo sangue cade sugli uomini:

essi ti guardano senza capire,

ti amano senza sapere.

Tu li inviti ad entrare

nel tuo cuore aperto,

ed essi sono salvati

partecipando al tuo amore

che si stende sul mondo intero.

Dalla terra rocciosa e inospitale, luogo di morte, si innalza l’albero della vita. Esso si eleva al di sopra di tutto, alzando il corpo di colui che si è offerto per amare fino alla fine. È stato gettato fuori della città degli uomini, ma è accolto nei cieli dagli angeli, stupiti al vedere l’amore che nemmeno a loro è stato donato. La luce fa risplendere il corpo crocifisso e trafitto, grondante sangue, che sta come su di un trono accennando ad un passo di danza: egli celebra la vittoria dell’amore di Dio sull’odio seminato dal nemico nel campo dei cuori degli uomini.

Giovanni, il discepolo, non osa alzare lo sguardo: non riesce a vincere il dolore per l’abbandono degli altri discepoli e per la perdita del suo Maestro, che, accennando a lui, ha detto alla Madre: “Ecco tuo figlio”.

Il centurione alle sue spalle osserva, ammira e proclama: “Questi è davvero il Figlio di Dio!”. Egli, pagano, prima degli altri professa a voce alta la verità della fede.

La Madre, protesa verso il Figlio, vuole unirsi alla sua offerta, al suo sacrificio, accompagnata e sostenuta dalle altre donne, forti e generose. 

E noi? Ed io? Non basta che io ammiri, io voglio partecipare, non a consolare con parole, ma a condividere l’amore che trasforma in luce il corpo offerto e le vesti che coprono la nudità.

Gesù, eccomi. Ti offro oggi piccoli e grandi atti di amore, faticosi e silenziosi, cui la tua Parola mi spinge. E tu mi accogli nella gloria dove già risiedi, nella luce dorata dei cieli di Dio.

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2016

Cena del Signore

*

Eccomi, Gesù,

poso il mio capo sul tuo petto:

mi sazio della tua presenza!

Godo d’essere uno con i tuoi

mangiando con loro il tuo pane

e inebriandomi del tuo sangue.

Anch’io ti accompagnerò

nel tuo salire.

 


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Cena del Signore

(Studio iconogr. S.Giovanni Battista)

Gesù riunisce gli apostoli in una stanza al piano superiore, dove nessuno potrà disturbarli. Qui egli apre il cuore, risponde ai loro interrogativi, rivela tratti del suo amore ancora nascosto ai loro occhi. Qui egli compie due gesti che rimarranno scolpiti nella loro memoria e trasformeranno la loro vita. Anzitutto lava i loro piedi sporchi con le sue mani sante! E con le stesse mani spezza loro il pane che non è più pane, ma il suo stesso Corpo, che tra poco sarà immolato. Anche di questo egli parla, e del suo sangue che sarà versato per loro e per tutti i peccatori. Stupiti, si manifestano reciprocamente la loro meraviglia, quella che anche noi conosciamo. Meraviglia al sentire che anch’essi dovranno continuare i due gesti in tutto il mondo! Un discepolo si china sul suo petto, come faresti tu, come farei anch’io, per ricevere l’amore che esce dal suo cuore. Un altro discepolo pure si china, ma il suo cuore non desidera il cuore di Gesù: è occupato dall’avidità del denaro. Questa brama gli impedirà di vivere la comunione con gli altri e con Gesù stesso. Egli, rifiutando la Chiesa, rifiuta pure Gesù, e rimane nella notte.
Ciò che maggiormente ci colpisce nell’icona è l’ampiezza e lo splendore del tavolo. Questo, con la sua forma rotonda e i suoi ornamenti a croce stilizzata, ci introduce nella dimensione eterna, divina, là dove Gesù sta entrando. Sembra proprio che egli stia salendo: infatti egli sale: è salito fin qui, nella Città santa, Gerusalemme, salirà sul Calvario, salirà sulla croce e, infine, al Cielo.
Il tavolo luminoso suscita in me il desiderio di sedere là, insieme, di partecipare, costi pure la fatica di offrirmi e di fare qualche passo sulle salite di Gesù.
Questa è l’Ultima Cena, ma è anche la prima e più vera ed è l’unica. È la stessa che mi attende domenica: darò a Gesù afflizione con la mia assenza? Gliela farò pesare in modo che mi ritenga seguace del discepolo uscito nella notte? Eccomi, Gesù, poso il mio capo sul tuo petto. Mi sazio della tua presenza!


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2015 

 

Ti proclamano re

di fronte a chi ti vuole ignorare.

La gioia è dei piccoli,

che ti onorano

e ti preparano la strada

senza vergogna.

Anch’io ti dico:

vieni, Gesù, nella mia città!

Gesù entra in Gerusalemme

(Studio iconogr. S.Giovanni Battista)


La figura di Gesù si pone tra due gruppi ben distinti di persone. Egli è attratto e rivolto ai discepoli mentre la sua cavalcatura è diretta verso gli altri che rappresentano gli abitanti della Città santa. L’episodio è narrato dai vangeli, che affermano che gli uni cantavano “Osanna” inneggiando a Gesù come al “Figlio di Davide”, che sta per instaurare il regno del grande Re, simbolo della libertà e grandezza del popolo d’Israele; gli altri invece, preoccupati, gli chiedevano di farli tacere e di impedire quel festoso clamore. Fronde verdi dagli alberi e mantelli sulla strada davanti all’asinello sono segni che sottolineano il canto del Salmo dei pellegrini finalmente arrivati alla Città santa: Gesù è colui che viene, il Re, destinato a governare con giustizia e diritto. Egli stesso accettava tale riconoscimento: per questo aveva anche mandato a prendere il puledro d’asina, sul quale mai nessuno era ancora salito. Il re ha diritto che tutto quello che usa sia nuovo! E quell’asinello era pure quello profetizzato nelle Scritture: è la cavalcatura del re Davide, del re umile che rappresenta la presenza di Dio in mezzo al popolo. Il suo arrivo è festa per gli uomini: la vivono persino i bambini, che con le loro voci e i loro gesti dichiarano inganno i timori dei grandi, di coloro che ritengono d’essere importanti e di poter decidere le sorti del mondo.

Gesù, seduto sulla sua cavalcatura, mostra la sua libertà, libertà dalle lodi degli uomini e dalle critiche dei capi. La sua libertà è davvero regale, anzi, divina. Ed è la libertà che egli vuole trasmettere anche a noi, anche a me. Quando ubbidisco a lui divento veramente libero, e nulla e nessuno può dominare il mio cuore!


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2014

 

 

Gesù  chiama Lazzaro dal sepolcro

(Studio S.Giovanni Battista, 2008)

 

Con Marta e Maria ti adoro, Signore Gesù,

vita e risurrezione.

La tua Parola mi risveglia: mi rialzo

ad accogliere l’amore dei fratelli che mi libera,

a donare amore a te e agli uomini,

stupiti per la tua autorità sulla morte dell’uomo!

 

 

Siamo vicino a Gerusalemme, i cui palazzi si intravedono a distanza. Gesù si era allontanato da quella città, avendo compreso che i suoi capi lo volevano uccidere (Gv 10,39-40): non era però ancora la sua Ora. Egli è ritornato, perché in questa città deve offrire se stesso. L’occasione gli viene data dal pianto delle sorelle Marta e Maria, che hanno sepolto il loro fratello Lazzaro (Gv 11).
Qui esse sono prostrate davanti a lui: esprimono la sofferenza per la morte che, privandole del fratello le ha private della sicurezza economica e sociale, ma manifestano pure la speranza riposta nel Maestro e Signore, che aveva amato il loro fratello. Dal loro cuore e dalle loro labbra sgorga la fede vera e santa: “Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
Gli astanti ubbidiscono all’ordine di Gesù e tolgono la pietra che esclude il defunto dalla comunione dei viventi. Il morto, ubbidiente al grido di Gesù: “Vieni fuori!”, appare in mezzo a loro. Ora il Signore dà agli uomini l’ordine di sciogliere Lazzaro dalle bende: «Liberatelo e lasciatelo andare». Chi ubbidisce a Gesù, anche se morto, escluso dal ricevere e dal donare amore, diventa capace di gestire la propria libertà, le proprie azioni, la propria vita.
Sono io il morto che, incontrando Gesù e prendendo sul serio la sua Parola, comincio a vivere, a disporre di una libertà prima mai sperimentata, a ricevere e donare amore tanto da diventare “beato”!

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2013


La trasfigurazione


(Casa di Preghiera, Studio iconogr. S.Giovanni Battista)

Gesù, luce divina,
la tua preghiera
è accolta dal Padre.
Tu gli ubbidisci
iniziando il cammino
che ti porta al Calvario,
dove compi il mistero
annunciato da Mosè ed Elia.
Noi ti ascoltiamo!

 

Gesù salì sul monte a pregare con tre dei suoi discepoli. “Mentre pregava” le sue vesti e il suo volto divennero splendenti. Mentre pregava! La preghiera è il momento in cui l’uomo riflette la luce di quel Dio che gli sta davanti. Quando noi preghiamo, tra noi e Dio lasciamo presenti tante cose, problemi, sofferenze, peccati, desideri di appagamento, sfumature di egoismo: per questo noi non diventiamo splendenti. Gesù, tra sè e il Padre non ha messo nulla, anzi ha voluto donare se stesso a lui. La sua preghiera era amore puro, perché egli era tutto proteso a voler essere amore come il Padre, ad essere immerso in lui e a portare in sè l’amore perfetto di Dio. Gli uomini si sono spaventati, sentendo che quello era un momento che somiglia alla morte. Dio invece si è sentito raggiunto dal desiderio di Gesù, e perciò ha «dovuto» dire: “Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!".

L’icona vuole presentare questo mistero. La figura di Gesù è nell’aureola di luce e irraggia luce tutt’attorno. La sua luce raggiunge i tre testimoni, i discepoli spaventati, che tuttavia cercano di comprendere e odono la voce dal cielo. Testimoni sono pure Mosè, con le tavole della Legge in mano, ed Elia, il grande Profeta difensore della fede. Essi ascoltano Gesù e parlano con lui del disegno di Dio che essi hanno profetato senza comprendere. Ora Gesù lo rivela loro parlando della sua croce e della sua risurrezione, come già aveva annunciato ai Dodici. Essi si piegano in adorazione, perché riconoscono in Gesù il Messia, Colui che deve venire a salvare l’uomo dalle sue paure, anzi dal suo peccato che genera la morte e ogni paura che la precede.

Noi siamo presenti a questa teofania, manifestazione di Dio, rappresentati dai tre discepoli spaventati e tuttavia desiderosi di accogliere la luce e di realizzare la Parola che viene dal cielo: “Ascoltatelo”!



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2012

Battesimo di Gesù

(Studio S.Giovanni Battista, 2008)

La Colomba ti riveste
della luce del Padre,
che si rallegra di te, Gesù!
Tu, senza peccato,
ti fai peccatore,
per essere umile
con noi superbi del nostro nulla.
Salvaci col tuo amore,
Figlio amato!


Teofania al Giordano 

Il nostro sguardo è attirato da Gesù, nudo nell'acqua del fiume Giordano.

Là accorrono i peccatori, richiamati da Giovanni, che predica penitenza e conversione: quei peccatori non appaiono nell'icona, perché oggi siamo noi a godere il frutto di questo mistero. Gesù è attirato proprio dai peccatori che non potranno mai salvarsi, mai liberarsi dal peso e dalla condanna dei loro peccati. Egli entra nelle acque per assumere su di sè il castigo dei peccati di tutta l'umanità e così salvare gli uomini. Questo è l'amore più grande, è amore perfetto, amore divino, che rallegra Dio Padre: egli con la voce rivela che Gesù è il Figlio suo, mentre lo Spirito Santo, colomba aleggiante sulle acque, scende e si posa su di lui, da ora dimora privilegiata della divinità. Gli angeli lo adorano, custodendo le sue vesti, mentre Giovanni si china a versare l'acqua sul suo capo. Giovanni è stupito dell'umiltà di Gesù, un'umiltà più profonda della sua: egli vorrebbe essere battezzato dal Signore, ma questi vuol compiere "ogni giustizia", vuole cioè realizzare fino in fondo la volontà del Padre. Il Padre infatti gli ha chiesto di offrire il suo corpo in sacrificio: "Noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo" (Eb 10,10). Giovanni ha profetizzato la scure alle radici dell'albero: il popolo di Dio viene tagliato come un albero per far posto al pollone che spunterà dalle sue radici, ed ecco Gesù uscire dall'acqua come un nuovo nato dal grembo materno. Quell'acqua richiama quella del Mar Rosso e del Giordano, che si sono aperte al passaggio del popolo guidato da Mosè e da Giosuè: "Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro". Mare e Giordano sono raffigurati qui come due piccoli personaggi nell'acqua, per rammentarci che tutte le Scritture sono profezia di Gesù, Figlio amato dal Padre, che compie la sua volontà di salvare tutti gli uomini.

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2011

L'incontro

(Studio S.Giovanni Battista, 2008)


Gesù,
sei atteso da tutti, da sempre.
Finalmente Simeone ti stringe
mentre tu riempi il Tempio
di presenza divina.
Maria ti dona anche a me
che voglio cantare:
alleluia!


Maria ss.ma, al centro dell'icona, ha consegnato a Simeone il bambino Gesù. L'anziano, con grande amore e con fede (mani coperte!) solleva il Figlio di Dio, che dà significato e speranza alla sua vita, al suo passato e al suo futuro. È quel bambino la luce del mondo e la gloria del popolo, è lui che, sostenuto, sostiene tutti.

Giuseppe, lo sposo di Maria, portando i due colombi per il sacrificio con cui. secondo la Legge, riscatterà la vita del figlio primogenito, assiste all'incontro del nuovo Germoglio con il vecchio rappresentante dei giusti d'Israele. Anna, la vedova ottantaquattrenne (= 12 x 7), loda Dio perché ha riconosciuto in quel bambino colui che è atteso da tutti come il proprio salvatore.

Il Nuovo Testamento incontra l'Antico, che riconosce in Gesù colui che gli dà significato e ne porta a compimento le promesse. D'ora in poi chi legge le Scritture dell'Antico Patto sa che esse sono compiute, e che si possono leggere solo pensando a Gesù.

Nel tempio di Gerusalemme risuona ora la voce di Simeone, voce di soddisfazione gioiosa, perché quel bambino realizza tutti i desideri e le attese. "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua Parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele" (Lc 2,29-32).

Quel bambino, che può stare solo in braccio a qualcuno, è il segno contraddetto: davanti a lui si dividono gli animi di tutti. Il mondo intero si dividerà: chi sarà a suo favore e chi si metterà contro di lui. Simeone dice a Maria proprio questo, profetizzando così la sofferenza che ella avrebbe affrontato a causa di quel Figlio benedetto. Maria ci mostra l'atteggiamento più bello per una persona umana, quello che anch'io voglio assumere: essere sempre pronto a ricevere e a donare Gesù! 

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 2010

Natività

(Studio S.Giovanni Battista, 2008)


Gesù,
ti accoglie Maria
nel suo amore
di Madre di tutti;
ti accoglie Giuseppe
incapace
di comprendere il mistero;
ti accolgo anch’io,
insieme ai pastori e ai magi,
e canto: Alleluia!

L'icona ci presenta il mistero della Nascita di Gesù. Il mistero centrale della nostra fede è la sua morte e risurrezione, ma i cristiani hanno ben presto compreso che il Signore, per poter morire, ha dovuto nascere come uomo, uomo come noi, assumendo una vita come la nostra. L'evento della sua nascita contiene in nuce perciò l'annuncio della sua morte e risurrezione.

Al centro dell'icona vediamo Gesù, il Figlio di Dio, avvolto nelle fasce di Maria, deposto nella mangiatoia all'interno di una grotta. Il buio della grotta allude al sepolcro, le fasce alla sindone, la mangiatoia ad un altare, la Madre all'umanità bisognosa di guarigione e di salvezza; gli angeli, i pastori, i magi, Giuseppe e le donne fanno da cornice all'evento e dicono che tutto il mondo è partecipe. Tutto il mondo degli uomini e degli spiriti celesti ruota attorno all'Emmanuele, il Dio con noi, venuto per attirarci a sè, e con sè portarci a godere l'amore del Padre. I pastori e i magi rappresentano i poveri e i ricchi del mondo che si lasciano raggiungere dalla Parola di Dio annunciata dagli angeli o segnalata dalle meraviglie del creato, dalla stella, per orientare la propria vita a quel Figlio che, anche solamente col suo esistere, è salvezza! Le donne faticano per lui, per presentarlo al mondo in modo che sia accolto da tutti senza paura. Quante persone nella Chiesa svolgono questo servizio al Signore Gesù! E Giuseppe, tentato dai pensieri, è incoraggiamento per coloro che fanno fatica a credere, ad amare comunque il Bambino, a vivere per lui: questi è un dono inaspettato che cambia la vita, anche a coloro che non riescono a capire del tutto il mistero, che non riescono a comprendere i modi di fare del Dio vivente. 

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2009

Visitazione

(Chiesa Parr. di Dorsino, 2007)


Maria ed Elisabetta
s’incontrano:
s’incontrano i loro figli nascosti:
ogni incontro vero
di uomini
è mistero di Dio,
Alleluia!


Il saluto di Maria

Un incontro: la giovane e l'anziana, tutt'e due ricche di una sorpresa ricevuta per condividerla con tutto il mondo. L'una gioisce per l'altra, l'una parla per benedire l'altra. È la giovane che sorprende l'anziana, è l'anziana che riconosce la giovane e l'accoglie. La giovane saluta: l'anziana sente in sè l'eco di quella voce, il cui frutto è la gioia, quella dei loro figli nascosti che s'incontrano!

L'incontro di Maria con Elisabetta è l'incontro di Gesù con Giovanni! Ciò che noi vediamo nasconde ciò che Dio vede e opera, nasconde ciò che è più importante per noi. Noi non sappiamo mai tutto, mai ciò che avviene veramente in un incontro. Vediamo solo qualcosa, e riteniamo sia tutto. Per vedere tutto dobbiamo ascoltare, nel silenzio ascoltare Dio.

Queste due donne che s'incontrano preparano a due uomini un ambiente di fede, di gioia, di purezza, di libertà, di preghiera! Esse ascoltano i segni che ricevono, li riconoscono di Dio, e benedicono:

"Benedetta sei tu fra le donne"!

"L'anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito

esulta in Dio mio salvatore"!

In questa atmosfera di gioia e di lode respirano Giovanni e Gesù!

Ogni donna che diviene madre possa udire parole di lode a Dio, che l'aiutino a far respirare al figlio la gioia dell'eternità! 

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2008

Annunciazione

(Santuario S.Valentino, Ala, 2002)


Grazie, Maria:
hai risposto subito
all’angelo che balbettava.
Noi ripetiamo
con la tua decisione:
“Eccomi, vivo per te, Gesù!”
Alleluia!

L'icona dell'Annunciazione scrive il mistero di Dio che entra nel mondo. Fino a quel momento Dio "si è affacciato dall'alto per vedere se c'è uno che lo cerca", adesso si compie il suo desiderio di attirare a sè gli uomini per salvarli. È il momento propizio, perché la loro preghiera gli offre una Vergine pura, umile, senza pretese e senza vanità, una vergine che ascolta non con orecchio curioso, bensì con cuore generoso. Finalmente il Figlio di Dio può dire: "Ecco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontà"; lo può dire perché ha trovato il luogo dove la Colomba può posarsi sulla terra per cogliere e consegnare al Padre il ramoscello d'olivo col frutto maturo: "Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quel che hai detto".

Maria ascolta meravigliata la Parola dell'angelo, quella Parola che la rende adulta sollecitando la sua disponibilità. Maria ascolta e fa: prende subito nelle sue mani il "lavoro" che le è chiesto, tessere per il Re che viene il vestito di porpora, il corpo di carne; così egli può dire: "Non hai voluto sacrifici nè offerta, un corpo invece mi hai preparato" (Eb 10,5).

Maria, la Vergine, è la Figlia di Sion, vestita del colore dell'attesa, l'attesa di tutto il popolo e di tutte le creature visibili e invisibili. Anche l'angelo condivide l'attesa ed esprime nel colore del mantello e nel movimento spigliato, la gioia di trovare una vergine - vera donna -, avvolta nel colore della vera umiltà, più grande perciò e più bella di Eva, la madre dei viventi, orgogliosi e peccatori. Sono questi, i peccatori, costruttori di mura che dividono e separano il mondo di Dio dal mondo degli uomini, il sacro dal profano, ad averne vantaggio. Inizia a entrare nell'umanità, segnata dalle "costruzioni" destinate comunque a crollare, il perdono di Dio e la grazia.

Maria infatti riposa non solo sul colore dell'attesa, ma anzitutto su quello della Sapienza di Dio, quella sapienza che ci dà e ci chiede l'amore totale. Maria riposa sul dono della propria vita; anche i suoi piedi sono calzati di rosso: tutti i suoi passi condividono col Figlio l'amore "fino alla fine".

Che diremo noi?

Maria, piena di grazia, ti benediciamo. Sei nostra Madre, perché anche a noi è dato - grazie a te - di essere parte del corpo di carne del tuo Figlio, Figlio di Dio! Perciò intercedi per noi, perché siamo perdonati e santificati per portare la croce, e siamo resi degni di stare con te! 

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2007

S.Paolo

(Chiesa S.Paolo, Konya)


Paolo,
apostolo senza confini
di spazio e di tempo,
conquistato dalla luce
del Signore Gesù,
consumato dall’amore per lui
e per tutti gli uomini,
con te cantiamo:
Alleluia!

L'apostolo S. Paolo ci aiuta molto spesso a meditare sulla nostra fede, a coglierne le conseguenze pratiche, a suscitare speranza e coraggio! Egli ha insistito molto a ricordare ai cristiani la loro dignità e i loro doveri di riconoscenza a Dio per il Signore Gesù! È stato letteralmente conquistato dalla sua luce e dal suo amore, e vorrebbe riuscire a conquistare tutti alla fede in lui. Egli ha potuto scrivere: "Non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me"! Egli vorrebbe che tutti noi potessimo dire la stessa cosa.

Secondo un'antica tradizione egli era piccolo di statura, calvo, non molto bello d'aspetto. Ma la sua statura spirituale era tutt'altro!

Nell'icona lo vediamo chinato in segno di adorazione verso Gesù. Porta il libro del vangelo, che egli ha predicato con tanto fervore non solo con la parola, ma anche con la penna, scrivendo parecchie lettere alle varie Chiese da lui fondate! Con la destra benedice, tenendo le dita in modo da formare le lettere del nome di Gesù: è solo quel Nome che ci porta salvezza! È in quel Nome che ogni ginocchio si piega, in cielo e in terra e sottoterra, e ogni lingua proclama: Gesù è il Signore, a gloria di Dio Padre (Fil 2,11)!

San Paolo ci aiuti in quest'anno a continuare con decisione la nostra conversione al Signore Gesù Cristo! 

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2006

Madonna del Segno

 (2002, Casa di silenzio, Santuario S.Valentino, Ala)


Maria,
sei solo cornice al tuo Gesù!
Questa è la tua gioia:
servire la venuta del Figlio di Dio
e far sì che tutto il mondo
lo veda e lo ami!
Alleluia!

Nell'iconografia classica Maria Ss.ma è raffigurata in vari modi. Questa è detta "Madonna del Segno", titolo che ricorda il passo di Isaia 7,14: "Il Signore vi darà un segno: la vergine concepirà…"! È una raffigurazione che apparve per la prima volta a Costantinopoli in un'icona miracolosa della metà dell'XI sec. Essa non mostra solo la venuta nel mondo di Cristo attraverso la Madre di Dio, ma raffigura la Vergine come Regina Celeste - avvolta in un 'maphorion' color porpora - (sempre rosso anche se venivano usati colori simili, perché la porpora era difficile da reperire e molto costosa), portatrice della luce celeste - tunica blu: ella ci è donata infatti "piena di grazia", avvolta fin dall'inizio dall'amore di Dio. Gesù è già il Maestro benedicente che stringe con la sinistra il rotolo della Rivelazione e della Legge. L'icona è quindi manifestazione del Dio presente ed incarnato nell'umanità di Maria: ella è "Arca dell'Alleanza", perché porta colui che ha in sé "corporalmente tutta la pienezza della Divinità" (Col 2,9)! La Madre di Dio è l'orante con le mani alzate, a imitazione del Figlio suo sulla croce. I cristiani privilegiano questa posizione nella preghiera, perché configurati a Gesù crocifisso. Ella è la Tutta Santa che esprime attesa e disponibilità. Il contorno delle sue braccia ricorda il calice usato durante la celebrazione eucaristica, al cui interno è contenuto l'Emmanuele.

Maria è immagine della Chiesa, sempre in atteggiamento di implorazione per l'umanità.

Sulla sua fronte e sulle spalle risplendono tre stelle, simbolo siriaco che indica la sua triplice verginità: prima, durante e dopo il parto.

Tutta la sua figura spicca su uno sfondo dorato, la luce divina, increata: la sua vita è uno dei misteri della nostra fede, uno dei modi con cui Dio vuole incontrarsi con noi, con la nostra umanità.

Noi ricordiamo con gioia che Gesù stesso ha voluto che il suo discepolo amato accogliesse sua Madre come propria madre: "Il discepolo la prese nella sua casa" (Gv 19,27). Chi ama Gesù, ama sua Madre, e non può vivere se non sotto il suo sguardo colmo di preghiera e di tenerezza. La tenerezza di Maria ci rende percepibile quella tenerezza che il Padre nutre per ogni suo figlio!

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2005

Gesù

(S.Sofia, Istanbul, Turchia, sec. XII)


Gesù,
sei il più bello 
tra i figli dell’uomo! 
La tua bellezza 
è luce che risplende 
anche sul nostro volto! 
Alleluia!

Questo stupendo mosaico si trova sulla loggia al primo piano della Cattedrale di S. Sofia in Istanbul, nel luogo in cui prendeva posto la famiglia imperiale durante le celebrazioni.

Grazie ai restauri, tuttora in corso, è tornato alla luce dopo che la Chiesa, divenuta Moschea, è stata dichiarata Museo.

Su quella parete la figura di Gesù si trova tra Maria Ss.ma e Giovanni Battista (molto rovinati), chinati verso di lui in atteggiamento adorante. Qui è riprodotto solo il Signore.

La sua tunica rossa ricoperta d'oro rivela la bellezza della persona creata secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità (cf Ef 4,24). Il manto blu mi assicura di trovarmi davanti a colui, vedendo il quale, vedo il Padre e ricevo il suo amore perfetto (Gv 14,9)!

La sua sinistra custodisce il libro chiuso con sette sigilli, la Parola che Dio dona agli uomini per consolarli e per guidarli nella loro ricerca di vita e di pace.

La sua destra benedice distribuendo la conoscenza e l'amore del Dio uno e trino (le tre dita unite), e attirando la mia attenzione a lui, in cui si uniscono l'umanità e la divinità (le due dita alzate).

I suoi orecchi odono: odono il lamento dell'umanità, i miei dubbi, le mie domande silenziose, il mio canto di grazie.

I suoi occhi vedono, come hanno visto Zaccheo sull'albero, la vedova piangente per la morte del figlio unico, il giovane desideroso di vita eterna: vedono e comunicano pace, consolazione, luce, decisione per le scelte della vita.

La sua bocca alita lo Spirito Santo: chi rimane davanti a lui, chi non si stanca di osservarlo, riceve il suo stesso amore, la sua capacità di perdono, il suo orientamento al Padre!

Tutta la sua Figura che vedo e osservo mi fa aprire il cuore a colui che essa rappresenta, a Gesù, mio Signore, mio Maestro, mia Gioia e mia Salvezza!

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2004

Ultima Cena

(acquarello, Patrizia C.S., 2001).

Il disegno riproduce affreschi delle chiese rupestri della Cappadocia (Turchia, sec. X-XI).


Gesù,
amato e tradito,
ascoltato e frainteso,
continua a benedire.
Le sue mani,
lavati i nostri piedi,
ci accarezzano dicendo:
Il Padre stesso vi ama!

alleluia!

Gli Apostoli sono attenti alla voce e alle mani di Gesù. Solo uno, quello privo di aureola, pensa a se stesso e si occupa della propria fame: Gesù lo ama, senza differenze e senza parzialità. Le sue mani si alzano a benedire, quelle mani che si erano abbassate a lavare i piedi sporchi di tutti.

Il suo volto è sicuro e il suo sguardo fermo: non ha incertezze il Figlio di Dio. Il suo amore non tentenna, nemmeno in presenza del traditore. Egli è davvero il Figlio di Dio, il Salvatore: il grande pesce, al centro della scena, annuncia questa verità. In greco infatti la parola pesce raggruppa le iniziali della frase: “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”!

Stiamo in ascolto anche noi delle confidenze più care e più intime di Gesù! Egli sa di essere amato dal Padre, si abbandona con fiducia a questo amore e offre se stesso perché l’amore di Dio possa raggiungere tutti gli uomini! 

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2003 

I tre giovani nella fornace

(acquarello, Iconografia "S.Giovanni Battista", 2001)

Il disegno riproduce affreschi ricorrenti nelle chiese rupestri della Cappadocia (Turchia, sec. X-XI); si ispira a Daniele 3, 1-30. 91s.

On the cover: the three youths in the furnace (Iconography John the Baptist, 2001)


Tutto il mondo brucia
di odio a Dio e al suo Cristo,
ma i suoi fedeli,
senza rancore,
abbandonati a lui,
continuano a cantare:
alleluia!


Sàdrach, Mesàch e Abdènego, deportati con Daniele a Babilonia dal re Nabucodonosor, vengono riconosciuti come sapienti, sono onorati e scelti per incarichi importanti nel regno. Essi rimangono fedeli al Dio dei loro padri e non cedono a pressioni e minacce di persone invidiose, che spiano il loro comportamento riguardo all’ordine di adorare la statua del re. Per la fedeltà alla propria fede, e quindi disobbedienza ai decreti regi, vengono gettati in una fornace accesa. Fiduciosi nel loro Dio sono da lui protetti: un suo angelo li custodisce dalle fiamme, tanto che ne escono incolumi.

Questo episodio, benché appaia leggendario, è un grande messaggio per tutti i tempi, e, senza dubbio, particolarmente necessario per il nostro.

I cristiani nel mondo sono sempre in condizione di dover scegliere tra l’adeguarsi alla mentalità del mondo e la fedeltà a Gesù, tra la sapienza del Vangelo e le decisioni già confezionate dai mass-media e dalle mode e dai comportamenti facili che s’impongono come un ricatto. I cristiani sono spessissimo messi in condizione di dover fare obiezione di coscienza: penso a varie situazioni nelle scelte economiche e politiche, e in quelle dello svago, ma ancor più nella mentalità che costringe le famiglie a limitare il numero dei propri figli a due o in quella che suggerisce l’aborto come scelta possibile se non obbligata, alla mentalità che concede ai fidanzati come strumento di conoscenza reciproca la soddisfazione sessuale e la convivenza, e li costringe a spese assurde per la celebrazione del matrimonio, … …

Il Signore manda il suo angelo a coloro che gli sono fedeli! La loro vita sarà benedetta e diverrà benedizione per molti! 

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2002

La vittoria di Gesù!

(S.Giorgio in Dorsino – TN, Lab. "Ss.Martiri", 1999).


Sei risorto, Gesù!

Sei risorto per noi,

per liberarci dai nostri sepolcri,

per vincere il nostro nemico,

per farci vivere della tua vita!

Ti seguiamo

con i tuoi angeli

cantando la tua vittoria:

alleluia!


Signore Gesù, tu risplendi, rivestito di luce, nella vittoria della tua Risurrezione! La sofferenza della croce è passata ed è dolce ricordo; la croce stessa è ora gioiello prezioso, perché su di essa tu ti sei offerto al Padre per la salvezza degli uomini. Danzando gli angeli la mostrano a tutti, perché tutto il mondo deve ad essa la propria vita. Di essa noi pure non solo non ci vergognamo, ma ci gloriamo, poiché su di essa tu hai vinto e scardinato le porte degli inferi!

Esse sono divelte e non possono più imprigionare gli uomini nella tenebra, nella paura della morte, che rende amara e disperata la vita. Hai vinto il nemico, che con falsa bellezza e con brame di egoistica libertà aveva ingannato i nostri progenitori. Ora egli precipita nel suo vuoto, pur tentando ancora di aggrapparsi a ciò che non gli appartiene più. Egli, nella sua distrutta bellezza, guarda con un solo occhio: ha rifiutato di vedere la pienezza della realtà con l’amore con cui Dio la vede! Egli vede solo la parte da godere, e perciò da lui sono venuti e vengono tutti i mali.

Ma tu, Gesù, hai vinto! Con forza afferri Adamo e trascini Eva: li fai alzare, li fai partecipare alla luce della tua Risurrezione. Essi sono invecchiati, la loro umanità ha sofferto il passar del tempo nell’egoismo, ma ora ringiovaniscono alla tua Presenza. Con loro re e profeti stupiti ti indicano come colui che è stato da loro atteso e annunciato! Davide e Salomone, chiedendoti perdono per aver ceduto alla tentazione del piacere e del potere, ti presentano a noi: sei tu il vero Re dell’umanità! Giovanni Battista e Isaia, santi profeti della tua vittoria, godono per la forza d’amore con cui raggiungi tutti i secoli! Tu compi le loro profezie, rendi pieno l’amore del Padre per noi!

Persino il creato porta i segni della tua vittoria: le rocce spezzate dal terremoto alla tua morte sembrano sobbalzare di gioia per la tua Resurrezione!

Gesù Risorto, ti lodiamo e ti adoriamo! Gesù risorto, afferra anche me e trascinami con te! Fammi uscire dal sepolcro della chiusura e dell’isolamento, perché partecipi alla comunione dei tuoi santi nella Chiesa che tu hai iniziato e che continua ad annunciare te, morto e risorto!

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2001

La misericordia di Dio per l’uomo peccatore

(S.Giorgio in Dorsino, Laboratorio "Ss.Martiri", 1999).


Adamo, dove sei?

Ti ho cercato e ti ho trovato:

vieni, Adamo, accanto a me.

Ti amo ancora, e ancora ti adopero

come strumento del mio amore

e sede della mia gloria!


Sei fuggito via dal tuo Dio, non hai voluto stare davanti al suo volto. Ti trovi immerso nelle spine e nei triboli della terra. E non osi alzare lo sguardo, perché sai che è colpa tua. È colpa tua se soffri ed è colpa tua se soffre Eva ed è ancora colpa tua se tu ed Eva non potete comprendervi ed amarvi appieno. Hai ascoltato colui che inganna, hai dato fiducia a colui che per te non ha fatto mai nulla e che vuole solo possederti e hai tolto invece la fiducia al tuo Dio che t’ha creato e ti ha dato segni di continuo amore!

Ti devi nascondere ancora, ti devi vergognare di te stesso, fino a quando? Vedi, anche gli angeli soffrono per la tua insipienza e incoscienza. Essi ti invidiavano, perché portavi l’immagine e la somiglianza di Dio! Ora piangono perché non c’è più l’immagine del Signore sulla terra, fin che non verrà Colui che la farà nuovamente risplendere! Adamo, dove sei? Risollevati, non continuare nel pianto. Ecco, il tuo Dio non ti abbandona, è venuto a cercarti. Egli stesso si pone tra te e la donna, per ricostruire l’unità e l’armonia perduta. Egli si pone davanti a te, perché sul tuo volto si rispecchi ancora la sua gloria! Gioisci Adamo, perché Dio Padre si fa vedere ai tuoi occhi di carne con volto d’uomo, alza la sua mano su di te per benedirti, apre la sua bocca per farti udire la sua voce e donarti la sua Parola sicura, su cui puoi di nuovo fondare la tua sapienza!

Non cercare più, Adamo, l’albero della conoscenza del bene e del male: è un albero pericoloso. Tu ritieni bene ciò che ti piace, e perciò resteresti di nuovo ingannato e sedotto. Il serpente non è morto, egli continua a strisciare tra gli uomini. Cerca ora solo l’albero della vita: i suoi frutti non sono così appariscenti, ma sono sicuri. Albero della vita è la Parola di Dio, spada a doppio taglio, fuoco che brucia senza consumare, croce che risplende di sapienza d’amore! Albero della vita è Gesù, il Figlio di Dio che s’è fatto figlio tuo per stare con noi!

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2000

Gesù ascende al cielo

(Casa di Preghiera, Laboratorio "Ss.Martiri")


Egli siede in trono,

tenendo nella mano il rotolo della Parola di Dio

e benedicendo con la Destra

i suoi apostoli e tutto il mondo

che ha salvato

con la sua Croce!

Gesù siede sul trono nei cieli!


Gli angeli, danzanti attorno a lui, godono del suo ritorno al Padre, ritorno avvenuto passando per la Croce e la morte. Di questo passaggio Egli non si vergogna, anzi, ne porta i segni ormai per sempre, segni gloriosi di un amore che arriva “sino alla fine”! I segni sono sulle mani che hanno lavato i piedi ai discepoli e hanno loro offerto il Pane della Vita eterna, sono sui piedi, che instancabilmente hanno camminato alla ricerca di uomini e donne, buoni e cattivi. Il segno è ancora sul fianco da cui sgorgarono “sangue e acqua”, fonte di salvezza.

La mano benedicente si alza sugli apostoli e su tutto il mondo cui Egli li ha inviati ad annunciare quella Parola scritta sul rotolo che stringe nell’altra mano, Parola sigillata, che Egli solo ha vissuto pienamente e così spiegato alle menti e ai cuori degli uomini!

La tua benedizione, Signore Gesù, continui a precedere e a seguire i tuoi discepoli durante quest’anno, la tua Chiesa durante questo secolo nuovo, e tutti i popoli durante questo terzo Millennio.

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1999

Battesimo di Gesù

Casa di Preghiera - Tavodo, Laboratorio "Ss.Martiri" 


La Colomba,

dalla mano del Padre

scende su Gesù:

è lo Spirito che ci rivela che l’uomo vero,

l’uomo più completo,

è colui che porta su di sé il peccato del mondo.

Adamo volle scaricare il proprio peccato

e iniziò così il cammino di morte dell’umanità.

Gesù inizia il cammino della vita

prendendo su di sé il peccato altrui.

Così egli ci riporta al Padre e ci rende "famiglia"!


Gli Angeli, custodi delle vesti di Gesù, adorano e contemplano il mistero, un mistero d’amore ancora mai visto sulla terra. È un mistero solo preannunciato dalla storia compiuta da Dio col popolo d’Israele e ricordata qui dai due piccoli personaggi nascosti nelle acque del fiume, ai piedi di Gesù. Essi sono il “Mare” e il “Giordano”, testimoni attivi e partecipi della liberazione del popolo di Dio dalla schiavitù d’Egitto: “il Mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro”, canta il salmo 114 da più di trenta secoli!

Quella meravigliosa e miracolosa liberazione era solo il preannuncio e la prefigurazione dell’amore del Padre per gli uomini che ora qui, al Giordano, trova compimento: Gesù, il Figlio di Dio, prende su di sé il peccato degli uomini, che lo hanno riconosciuto e depositato nelle acque del fiume con l’aiuto di Giovanni.

Queste acque sono diventate nere, amare, acque di morte. Giovanni stesso è stupito: non comprende come mai egli debba fare col Figlio di Dio ciò che ha fatto con tutti i peccatori!

Ma ora il Figlio che si umilia come fosse un peccatore, lui innocente e santo, porta in quelle acque la luce e la grazia dello Spirito di Dio, che le muove col suo soffio e le prepara ad essere acque di Vita e di santità!

Lo Spirito scende su di Lui, come colomba che aleggia su queste acque come all’inizio della creazione. Quella colomba che allora non poteva ancora posarsi, ora rimane su Gesù, uomo veramente figlio di Dio: uomo che non partecipa alla ribellione di Adamo, uomo che tratta Dio sempre come suo Padre, con fiducia e con fiduciosa obbedienza, uomo che partecipa all’amore del Padre per tutti gli uomini, tutti peccatori, e li ama prendendo su di sé la responsabilità del loro peccato.

Questo è il mistero che fa stupire gli angeli, il mistero che rivela la grandezza della profezia del Mare e del Giordano, quando hanno lasciato passare sull’asciutto il Popolo d’Israele incamminato verso le Promesse del suo Dio.

Questo il mistero che fa ascoltare anche a me con attenzione la voce del Padre: “Tu sei il mio Figlio prediletto: in te mi sono compiaciuto.”

Ora rispondo: «Grazie, Padre: mi incammino verso di te, salvato e guidato dal tuo Figlio!» 

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1998 

Crocifissione

(Casa di Preghiera, Tavodo, Lab. "Ss.Martiri")


Croce di Gesù, albero di vita,

sei stato piantato sulla morte,

e hai vinto!

Lo Spirito d’amore scende da te,

Spirito di perdono,

Spirito di libertà

da tutte le passioni

che trascinano l’uomo a perdere la Vita!

Vieni, Spirito Santo!


Il secondo anno preparatorio al Giubileo, è destinato alla contemplazione e accoglienza dello Spirito Santo.

Come raffigurare lo Spirito Santo? Come scrivere di lui col pennello e con i colori, anziché con penna e inchiostro? Dove possiamo “vedere” la Presenza dello Spirito di Dio?

A queste domande desidera rispondere la icona qui raffigurata.

Sul Calvario Gesù consegna al Padre il proprio Spirito: “Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito!”

Gesù è sempre stato portatore in mezzo agli uomini di Spirito Santo: egli stesso l’ha detto a Nazareth, e tutti hanno visto scendere su di lui la Colomba mentre usciva dalle acque del Giordano. Ma il momento in cui gli uomini si sono accorti in maniera particolare che lo Spirito di Dio è apparso in tutta la sua novità e bellezza nella vita del Figlio di Dio è stata l’Ora della sua morte. Chi ha visto Gesù in quel momento lo ha visto immerso nello Spirito del Padre, di quel Padre che ama gli uomini, “che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.” In Gesù, sul Calvario, si vede lo Spirito che continua a procedere dal Padre, Spirito di amore e benevolenza. Tutti s’aspettavano che Gesù si lamentasse, che imprecasse, che avesse sentimenti di odio e parole di vendetta, reazioni comuni all’uomo che si trova in simili situazioni. E invece Gesù continua ad amare, continua la sua fedeltà al Padre, continua a donarsi. Il suo “respiro”, il suo “soffio” interiore, è davvero amore, l’Amore senza confini, l’amore del Padre che dà la vita!

Sulla croce, albero di vita su cui matura il frutto che dà vita a chi se ne nutre, Gesù muore sereno, perché Egli la vita la offre.

Dal suo fianco aperto escono sangue ed acqua, segni dell’amore che si dona e dell’amore che si comunica: è lo Spirito Santo che trasmette vita e gioia e pace e che ci comunica la stessa capacità di amare e di continuare quindi nel mondo l’amare di Dio!

Acqua e sangue sono anche i segni che lo Spirito adopera per comunicare la vita di Dio al nostro corpo: Acqua Battesimale e Sangue Eucaristico per lavarci, dissetarci e nutrirci!

L’angelo assiste attonito a tanto amore!

Maria guarda con fede e partecipa all’amore del Figlio, perché anch’essa ripiena di Spirito Santo!

Giovanni piange con chi ancora non conosce il significato della sofferenza e della morte, con chi non ha ancora ricevuto lo Spirito di Dio!

Gesù entra nella morte con passo di danza, la danza che accompagna la sua vittoria sull’ultimo Nemico dell’uomo.

D’ora in poi lo Spirito del Dio vivente potrà entrare nel cuore degli uomini e renderli figli, veri figli per il Padre celeste.

Le dodici colombe sul ramo dell’albero di vita, gli apostoli testimoni della vittoria di Gesù, annunceranno in tutto il mondo che su di Lui si è posato lo Spirito di Dio e che egli lo ha alitato su di loro, formando così la Chiesa!

Spirito Santo, vieni, trasforma i cuori, incomincia dal mio, perché Gesù sia accolto e il Padre glorificato!

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1997

I Santi monaci Sisinio, Martirio e Alessandro, martiri nel 397 in Anaunia 

(Lab. "Ss.Martiri")


Tre cristiani,

tre innamorati di Gesù,

col loro amore reciproco

portano il suo Nome

a gente schiava di idoli vani.

Col loro silenzio e la loro preghiera

offrono l’amore di Dio:

il sangue di Gesù,

la sua Parola

e l’accoglienza fraterna.


Tre monaci, Sisinio, Martirio e Alessandro, dalla Cappadocia giungono a Milano, attirati dalla fama della fede del Vescovo Ambrogio, che in seguito li invia a Trento dal Vescovo Vigilio. Questi affida loro la missione di evangelizzare una valle ancora immersa nel paganesimo, l’Anaunia, affidando loro, rispettivamente, i ministeri di diacono, lettore e ostiario. Pur contrastati, essi vivono la vita cristiana, la preghiera gioiosa e serena e l’amore verso tutti: fondano una comunità ed edificano una chiesetta. Dopo vari anni, a causa di interessi (una famiglia divenuta cristiana non consegna gli animali per il sacrificio a Saturno) vengono colpiti e straziati. I primi due, trascinati, giungono esanimi sul rogo preparato davanti all’idolo con le travi e le assi della loro chiesetta distrutta. Alessandro viene gettato ancora vivente tra le fiamme. È il 29 maggio 397. S. Vigilio - divinamente avvertito - accorre, raccoglie le ceneri, e, descrivendo l’accaduto, ne invia parte a Milano, con lettera al successore di S.Ambrogio, S.Simpliciano, e parte a Costantinopoli, con lettera al nuovo vescovo S.Giovanni Crisostomo.

“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”: grazie alla testimonianza della fede e dell’ amore dei Tre e al perdono del loro Vescovo le valli trentine conobbero il nome di Gesù e furono da questo Nome attratte e salvate. La lode di Dio Padre vi continua a risuonare, e la grazia dello Spirito Santo suscita ancora, 1600 anni dopo, amore, comunione, fraternità e fa fiorire germi di santità.

Nell’icona: Alessandro, ostiario, apre la porta e invita all’ascolto della Parola di Dio, presentata da Martirio, lettore. La Parola fa nascere il desiderio dei santi Sacramenti della fede custoditi e offerti dal diacono Sisinio (simboleggiati dal calice). La montagna, dietro Sisinio, raffigura sia la Cappadocia, loro terra natale, sia l’Anaunia, “sorda regione” in cui essi hanno fatto risuonare il nome del Signore che vi era ancora straniero. La chiesa, con la porta metà aperta, rappresenta l’edificio e la comunità da loro fondata: comunità che accoglie, ma che sa anche custodirsi dai falsi fratelli. Gesù, presente “dove due o tre sono riuniti nel mio nome” (come dice la scritta sulla cornice - in greco, italiano, turco e russo) benedice e manda la forza dello Spirito Santo (i raggi) ai suoi tre testimoni. Essi gli hanno reso testimonianza con morte violenta: Sisinio, colpito dalla tromba e dall’accetta, Martirio da attrezzi agricoli, Alessandro bruciato dal fuoco. Essi, come rose e gigli, scrive S.Vigilio, sono fioriti nel giardino della Chiesa, la sposa amata del Signore! La Parola sul Vangelo aperto dice: “Il Padre stesso vi ama!”. È la buona notizia, che anche oggi riceviamo con gioia! Nei tre martiri si è compiuto il mistero della Ss.ma Trinità ricordata in alto dalla mano del Padre, dalla Colomba e dal Figlio, benedizione eterna per gli uomini.


Descrizione del martirio in “Appunti di Vigilio, santo vescovo di Trento". 

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1996

Gesù appare ai discepoli otto giorni dopo

Tabernacolo, S.Anna in Andogno, Lab. "Ss.Martiri".


Gesù risorto,

attorniato dai dieci discepoli che credono,

non si oppone alle insistenze

dell'incredulità di Tommaso.

Mite, si arrende

e si lascia toccare

dal discepolo pretenzioso.

Questi poi, toccato dalla grazia,

esprime la fede,

anche la mia fede:

"Signore mio, e mio Dio!"


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1995

TRASFIGURAZIONE 

(Affresco, Tavodo, 1992, Lab. "SS.Martiri")


Gesù,

in continuità con i grandi amanti di Dio,

Mosè ed Elia,

si offre al mondo

avvolto nella Luce divina

per guidarlo al Padre.

Affiderà la sua eredità

ad uomini poveri,

che sanno stare in ginocchio

con gli occhi e il cuore rivolti

alle "cose di lassù"!

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1994

Maria, modello del vero discepolo

(tempera su parete, 1992, Tavodo)


Tu, o Madre,

ci offri il figlio tuo,

Cristo Dio,

e ce lo indichi

come l'unico e vero uomo:

nessun altro è come Lui,

sapienza di Dio,

giustizia per noi,

nostra santificazione

e nostra redenzione!

Gesù,

eccomi,

pronto ad ascoltarti

e a fare quanto mi dirai!

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1993

La porta del cielo.

(Monte Sinai)


Stretta è la porta,

angusta la via,

meravigliosa la promessa,

indescrivibile la gioia

di ciò che ci attende:

un cuore di Padre

che da secoli

prepara

la festa senza fine

ai peccatori pentiti!

Tu sei la porta, Gesù!


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1992


GESÙ MAESTRO E FONTE DI UNITÀ

Icona proveniente da Gerusalemme


Gesù, vero uomo, sei rivestito della tunica rossa del martire, testimone della sapienza di Dio.

Vero Dio, sei avvolto nel manto dorato della luce increata ed eterna, così abbagliante, che i nostri occhi di carne accecati vedono tenebra! Uomo e Dio, sottomesso al Padre, porti la stola come giogo d'obbedienza, dorata, quale simbolo dell'autorità divina su tutti gli uomini.

Sei specchio della gloria del Dio amico degli uomini: la esprimi benedicendo! Da te viene solo benedizione, grazia e verità: benedicendo doni la conoscenza del Dio Uno e Trino
1 attraverso la tua umanità-divinità!
2 Sei rivelazione della grandezza dell'uomo chiamato a vivere la vita che tu godi nell'unità di Dio - la vita dell'amore che unisce.

Col libro aperto ci dici infatti: “Questo comando a voi, che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo odia voi, sappiate ... ” (Gv 15,17s).

Tu sai che siamo deboli, e perciò col tuo sguardo vigile e attento ci attrai a te e ci difendi dalle vane suggestioni degli idoli. Sai che siamo incapaci ad amare e perciò aliti senza tregua e senza misura il tuo Soffio su di noi, per rafforzarci e trasformarci interiormente.

La via dell'amore che tu vuoi che noi viviamo è benedizione per tutto il mondo, per quel mondo amato dal Padre, ma che non conosce e non vuole l'amore. Il mondo è benedetto proprio dall'amore reciproco dei suoi discepoli, da quell'amore che risplende ancor più quando è circondato dalla tenebra dell'odio.

Gesù, luce e pace del mondo, ti adoro, e ti amo!

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