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Venite e vedrete

VENITE E VEDRETE

 

"Che cercate?"

Gli risposero: "Rabbi, dove abiti?"

Disse loro: "Venite e vedrete." (Gv 1, 38-39)

 

Copertina: Ultima Cena (acquarello di Patrizia Cescatti S., ispirato ad affreschi delle chiese rupestri di Cappadocia)

"Dove due o tre sono riuniti nel mio Nome, là IO SONO" (Mt 18,20)

 

***

Nell’occasione del XXVº anniversario dagli inizi della nostra vita comunitaria a Canal San Bovo – Zortea (15/08/1977) e del XXº dall’inizio della nostra missione nella Casa di Preghiera S.Maria Assunta a Tavodo (10/10/1982), abbiamo preparato queste pagine pensando di offrirle a quanti chiedono di conoscerci.

In esse presentiamo

1. anzitutto brevi appunti degli inizi del cammino della Fraternità;

2. quindi più diffusamente una nostra riflessione sul significato e valore della vita comunitaria vissuta nel Nome di Gesù, dono che si riceve, necessario alla vita della Chiesa per il Regno di Dio;

3. infine tentiamo di rispondere a domande che ci vengono ripetutamente poste dalle persone più disparate!

Ringraziamo Dio Padre per la sua fedeltà, Gesù Cristo per la sua misericordia e lo Spirito Santo per la guida e la consolazione. Vogliamo pure esprimere la nostra riconoscenza anche alle molte persone che ci hanno incoraggiato e sostenuto con la loro “simpatia”, la loro pazienza e carità! In particolare ringraziamo gli Arcivescovi della diocesi di Trento (Mons. Alessandro M. Gottardi, Mons. Giovanni M. Sartori, Mons. Luigi Bressan), ricordando con vivo affetto don Carlo Berlanda, che - per loro incarico – dagli inizi fino alla sua morte (6/8/99) ci ha seguiti, consigliati e incoraggiati con sapiente bontà!

Tavodo, 15 agosto 2002

I fratelli e le sorelle della Fraternità Gesù Risorto

 

1.

Cenni sul cammino della Fraternità "Gesù Risorto"

La nostra Fraternità ha avuto inizio dal desiderio di due sacerdoti, che ci raccontano:

“Durante gli ultimi anni di seminario abbiamo percepito importante per la nostra vita e per la vita della Chiesa la parola di Gesù: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro". Pensavamo infatti: «Se siamo uniti nel Nome di Gesù, per amore suo, la nostra unità sarà un luogo concreto della sua presenza! Se egli sarà presente non potrà far a meno di agire, di beneficare, di donare la salvezza a chi è nel suo raggio di azione!». Eravamo sollecitati e favoriti in questo desiderio dal clima diffuso dal Concilio Vaticano II, che auspicava la vita comune tra i sacerdoti.

Dopo vari anni, durante i quali chiedevamo al Vescovo di poter vivere insieme, questi ci nominò parroci in parrocchie confinanti. In tal modo, e dopo aver benedetto esplicitamente il nostro desiderio, egli ci mise nella possibilità concreta di realizzarlo. Dietro il nostro esempio e con il nostro appoggio si unirono anche alcune sorelle. Iniziammo il 15 agosto 1977 con un ritiro spirituale. Due anni dopo si aggregarono anche dei giovani.”

Oltre alla Parola ricordata, altro punto importante della nostra esperienza era l’abbandono concreto alla Provvidenza del Padre, secondo l’insegnamento di Gesù: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù" e "Il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno...".

Trascorsi cinque anni, l’Arcivescovo mons. Alessandro Maria Gottardi, desiderando far sorgere nella Diocesi dei luoghi di preghiera di cui potessero godere i fedeli, fece restaurare la canonica della Pieve di Tavodo, disabitata ormai da anni: la trasformò in Casa di Preghiera, chiamandovi e accogliendovi la nostra piccola fraternità (10/10/1982).

Per questo servizio egli stesso ci affidò tre parole con cui riassumeva il compito che ci consegnava:

SILENZIO, PREGHIERA, CARITÀ.

Silenzio: vivere in clima di raccoglimento, per dar spazio al Signore Gesù, in un rapporto di intimità con lui.

Preghiera: personale adorante e comunitaria liturgica, che ora, seguendo la Liturgia delle Ore, ci raccoglie normalmente sette volte al giorno, come dice un salmo;

Carità: il Padre Vescovo stesso l'ha intesa come offrire silenzio e preghiera vissuti, e accogliere chi volesse condividerli per qualche ora o qualche giorno.

Cercammo di vivere uniti nel Nome di Gesù, per amor suo, nel tentativo di seguire l'esempio della prima Chiesa di Gerusalemme, come è scritto negli Atti degli Apostoli: assidui all'ascolto degli insegnamenti degli Apostoli, all'unione fraterna con i beni in comune, all'Eucaristia e alla preghiera. Questo è stato l’incoraggiamento confermatoci dall’Arcivescovo mons. Giovanni Maria Sartori.

Invitati dall’Arcivescovo mons. Luigi Bressan stendemmo lo Statuto, che egli approvò il 25 gennaio 2000 erigendo la nostra comunità ad Associazione Laicale, secondo il Codice di Diritto Canonico della Chiesa. In tale occasione assumemmo il nome «Fraternità Gesù Risorto»!

Siamo conosciuti in vari luoghi attraverso gli opuscoli e il calendario “Cinque Pani” e in questi ultimi anni anche attraverso la Parrocchia Virtuale in Internet. Queste pubblicazioni sono nate in seguito a sollecitazioni che abbiamo accolto come segno della volontà di Dio. Siamo riconoscenti se anche questo frutto della nostra vita fraterna può aiutare qualcuno a stare unito a Gesù ed essere impiegato come pietra viva per il suo edificio spirituale, la Chiesa!

Nel 1995 siamo stati chiamati per un servizio, confermatoci dall’Arcivescovo Mons. Sartori, in Turchia: custodire la Chiesa di San Paolo a Konya, luogo di passaggio per i pellegrini che ripercorrono le tappe dei viaggi missionari dell’Apostolo. L’abbiamo accolto con gioia, come modo concreto di ringraziare i Ss. Martiri Sisinio Martirio e Alessandro per aver portato la fede nella nostra regione e averla testimoniata col sangue. Li ringraziamo pregando e vivendo la stessa fede là nelle terre da cui provenivano!

***

"Non prego solo per questi,

ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;

perché tutti siano una sola cosa.

Come tu, Padre, sei in me e io in te,

siano anch'essi in noi una cosa sola,

perché il mondo creda che tu mi hai mandato"

(Gv 17, 20-21).

 

2.

VENITE E VEDRETE

Scriviamo queste riflessioni nella speranza di poter giovare anche ad altri, singoli o famiglie o fraternità, perché anche noi siamo stati molto aiutati dall'incontro con altre comunità, dalla loro esperienza e dal loro fervore!

Qualcuno potrà trovare qui stimoli e motivazioni a procedere con gioia e perseveranza nella sequela di Gesù, qualche altro un aiuto per riprendere strade abbandonate o correggere la direzione di qualche sentiero intrapreso alla leggera.

Forse qualche giovane scoprirà qui la maniglia di una finestra o di una porta che si apre su di un mondo per lui tutto nuovo…!

Noi speriamo anche di trovare qualcuno che preghi per la nostra conversione, ci sostenga e ci aiuti a perseverare in quel cammino di solitudine e di comunione che ha plasmato la vita di molti di coloro che ci attendono nella dimora degli amici di Dio!

Invochiamo la misericordia e la compassione del Signore Gesù Cristo: grazie anche alle tue preghiere, l’otterremo!

 

1. VENITE E VEDRETE.

Finalmente! Finora hanno detto: andate, andate!

Persino Giovanni il Battezzatore, il grande asceta amico di Dio, non poté che ripetere il gesto di chi dice: andate!

Io stesso mi sono sempre sentito dire: "Vai, va’: forse vedrai! Altrove, non qui, non ora."

Quando cercavo il Regno di Dio, quando avrei voluto vedere qualcosa della forza trasformatrice della Parola di Dio vissuta, quando desideravo vedere come si fa ad obbedire a Gesù, a vivere qualcosa di ciò che egli ha vissuto, mi sentivo dire: “Non qui, corri là, va' lontano laggiù..., cerca nei secoli passati, eccoti un libro con la vita dei santi, va' a vedere altrove...”.

Vedendo la sete di Dio negli occhi di qualche mio interlocutore dovevo anch'io ripetere: non qui, corri là, forse lassù...

Ero costretto a dire così.

Chi ero, infatti, e chi sono io? Un peccatore!

In me non trovi che varie forme di incredulità, in me trovi la debolezza dell'uomo, vari camuffamenti dello spirito del mondo; vicino a me troveresti solo delusione e amarezza.

Devo anch'io allontanare gli uomini che cercano Gesù.

Non è proprio possibile ripetere quel "venite e vedrete"?

È sempre necessario rimandare al passato o al futuro, al distante o allo straniero?

Eppure Gesù ha detto: "Venite e vedrete!"

Egli non fa attendere, non fa sognare, non allontana.

Gli avevano chiesto: "Dove abiti?". Rispose subito: "Venite e vedrete" (Gv 1, 39).

Basterebbe preparare a Gesù un'abitazione. Basterebbe diventare luogo della sua presenza per poter dire agli affamati di Vita: "Venite...".

Il mio sogno è poter dire a qualcuno, anzi, a tutti: "Vieni, e vedrai". Tu cerchi Gesù? Vieni e lo troverai. Non troverai me, troverai lui.

È possibile parlare in questo modo? Invitare così non è presunzione?

Com'è possibile?

Io, povero e vero peccatore, potrò mai rivolgere questo invito?

 

2. DOVE DUE...

Con umiltà, e con la sicurezza della parola di Gesù, è possibile!

Egli ha detto: "Dove due o tre sono riuniti nel mio Nome, Io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20)!

Ecco l'abitazione di Gesù, il luogo della sua dimora, il luogo che si può visitare per vedere!

Ecco la finestra aperta dove si può guardare senza delusione!

“Dove due o tre sono riuniti nel mio Nome” è la dimora di Gesù.

Io resto peccatore. E anche tu. Se però nel Nome di Gesù ci riuniamo, potremo dire a qualcuno: “Vieni, e lo incontrerai”.

Non la mia o la tua perfezione è necessaria. Non è necessario che io sia senza peccati e senza difetti, e nemmeno tu. Necessario è che il suo Nome sia il centro che unisce i nostri cuori e la nostra vita.

"Riuniti nel suo Nome".

Poniamo la persona di Gesù come causa, occasione e scopo del nostro vivere insieme. Egli sarà il centro della nostra vita, il perno dei pensieri e delle azioni; cercheremo di dar gloria a lui, di vivere in modo che sia lui a... far bella figura, a risplendere.

Provo a fare qualche esempio:

io vivo con te non perché tu sei simpatico, ma perché Gesù merita questo sacrificio;

servo te, non perché tu sei buono, ma perché Gesù è servo e ti ama;

tollero i tuoi difetti non perché il lavoro va meglio così, ma perché Gesù ha nel cuore una carità che tutto sopporta;

vivo sotto il tuo tetto e ti consegno il mio stipendio e lascio decidere a te l'ora del mio riposo e il menù del mio pasto, non perché tu sei un bravo organizzatore o un oculato economo, ma perché Gesù si lascia servire e vuole essere figlio obbediente;

accetto che tu soffra per i miei peccati senza vergognarmene, non perché sei comprensivo, ma perché Gesù si è piegato nel Giordano sotto la mano di Giovanni;

lascio che tu faccia quel che hai previsto, e sono unito alla tua decisione, non perché sei intelligente, ma perché Gesù è mite e umile di cuore;

vivo con te, mi unisco a te in tutto, anche nella preghiera e nel silenzio, non perché tu sei più pio e devoto di me, né per convenienza, né per far del bene o per essere utile a qualcuno, ma perché Gesù vive unito al Padre nell'eternità! A me preme che lui possa vivere qui dove noi siamo uniti;

prometto fedeltà a questa vita "riunita" non per avere una sicurezza, ma perché Gesù non ha mai ritirato il suo dono al Padre.

Non sarò capace di mantenere l'unità, o perlomeno non lo sarò sempre; probabilmente nemmeno tu. Ci conforta però sapere che l'unità nel Nome di Gesù è frutto dello Spirito Santo che il Padre ci ha dato e continuamente riversa nei nostri cuori nonostante il nostro peccato e la nostra debolezza. L'unità è un dono gratuito: noi cerchiamo di togliere dal nostro cuore gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione; poniamo attenzione ad amare Gesù in maniera sempre nuova. Ci aiutiamo in questo esercizio ricordandocelo continuamente. E il dono non mancherà!

“Dove due o tre sono riuniti nel mio Nome”!

Ecco la fonte, la vita, la meta, la casa.

"Venite e vedrete!"

 

3. VENITE E VEDRETE... IL FIGLIO.

Che cosa vedrete?

Non i miracoli. Essi sono fatti passeggeri.

Non la scienza: questa può gonfiare, ma non riempie il cuore di pace e gioia.

Vedrete uomini perfetti? No, essi non esistono.

Vedrete solo la Presenza di Gesù.

Vedere la Presenza di Gesù è gustare una pienezza, una dolcezza che non ha l'eguale. Con gli occhi tu vedrai solo uomini che cercano di ubbidirsi, che non alzano la voce, che non impongono la propria volontà, che si sottomettono al desiderio appena accennato o soltanto intuito dell'altro.

Vedrai solo questo... eppure sarai certo - chissà come? - della Presenza del Figlio, di colui che dipende in tutto dal Padre, del Figlio di Dio “che non fa nulla se non ciò che vede fare dal Padre” (Gv 5,19). Vedrai la Presenza del Figlio dell'uomo che si lascia condurre dalla mano e dai desideri dell'uomo.

Sarai sicuro d'aver visto il Figlio.

Avrai nel cuore le conseguenze del "vedere": certezza, consolazione, sicurezza, pace.

Forse ti verrà spontaneo inginocchiarti, come i Magi davanti al Bambino fasciato. Sì, t'inginocchierai per aprire i tuoi scrigni e svuotarli, per rimanere anche tu come lui, povero, semplice, abbandonato nelle mani del Padre, sicuro solo di lui.

"Venite e vedrete."

Vedrete uomini che per amore di Gesù si chiedono e si dicono l'un l'altro quel che debbono fare.

Anche se ognuno di loro sa vedere cos'è utile, cos'è buono, tuttavia non lo fa finché il Padre che è nei cieli non glielo suggerisce tramite la voce di un altro fratello. Così nessuno può mai dire con sufficienza o vanagloria: io ho fatto, sono stato io! E non s'insuperbisce.

Questi uomini hanno addirittura il coraggio d'incaricare uno di loro di farsi voce della Volontà di Dio. Non scelgono per questo servizio chi ha l'intelligenza acuta, perché anche questo fratello dovrà esercitare fede per poter dire a un altro con fiducia e amore: fa' questo, fa' quello, vieni qui, va' là!

Tutti così esercitano il proprio cuore a rimanere obbediente: il cuore obbediente assomiglia, e si unisce, al cuore del Figlio. Questo è lo scopo del loro vivere insieme: non la riuscita di qualche utile lavoro o la perfezione del loro organizzarsi, ma l'identificazione col Figlio, meta che non si raggiunge se non vivendo un amore arricchito di obbedienza quotidiana. Per essi va bene non ciò che anzitutto è logico e conseguente, non ciò che è utile e riuscito, ma ciò che fa risplendere sulla terra l'eterna ubbidienza del Figlio di Dio.

"Venite e vedrete."

Quando uno di essi intravede qualcosa di bello o di "bene", non pensa anzitutto ad eseguirlo, il che equivarrebbe a presumere che il proprio criterio sia volontà di Dio. Egli cerca invece questa volontà con umiltà, attendendo che Egli parli tramite la voce del fratello. Infatti sanno che Eva e Adamo si sono lasciati sedurre dal bello e dal buono, o meglio, dal proprio sentire il bello e il buono: non vogliono ripeterne l'esperienza. Si chiedono perciò l'un l'altro se una cosa possa essere Volontà di Dio, senza imporre le proprie vedute e senza fissarsi sulla propria impressione di ciò che appare bello e buono.

Attraverso l'amore ubbidiente, mantengono viva e concreta l'unità, per amore di Gesù, cosicché egli possa essere presente oggi in quell’angolo di terra dove essi vivono.

Vedrete persone fragili e deboli nelle quali cresce la libertà. Per esse la presenza e le decisioni degli altri non sono condizionamento, ma segni provvidenziali della Volontà di Dio.

Vedrete come si vive la vera libertà, quella che non può venir data dall'egoismo, ma solo dall'amore, non dal far quel che si vuole, ma dal fare ciò che l'Amore vuole.

Vedrete persone che, talora con difficoltà, cercano la libertà dal proprio io, e per questo si esercitano nell'amore ubbidendo ai fratelli. La libertà è dentro di loro perché vivono l'amore ubbidiente: nessuno comanda, perché ognuno cerca di stimare l’altro al di sopra di sé, e perciò nessun senso di costrizione offusca lo splendore di questa libertà. Essa nasce dall'amore che obbedisce!

Tu avrai visto un raggio dello splendore del Volto di Gesù, il Figlio che rende liberi per davvero (Gv 8,36)!

 

4. VENITE E VEDRETE... IL PADRE!

Venite e vedrete!... Che cosa vedremo?

La dimora di Gesù. Una dimora povera, dove non c'è un cuscino fisso, stabile; dove nessuno dice «mie» le cose che usa.

Vedrete la vera ricchezza, quella del cuore.

Vedrete come tesse le vesti Colui che ha rivestito i gigli dei campi e come prepara il cibo Colui che riempie i granai dei passeri del cielo.

Vedrete delle persone che non cercano sicurezza nel possedere denaro, né si fanno notare vestendo alla moda o in maniere strane. Vedrete uomini che non pongono attenzione ad esser fedeli alle ricette di cucina, né ritengono un toccasana quelle del medico, che non lavorano per guadagnare, non depositano per anni lo stipendio, congelando il pane di chi muore di fame; essi infatti sanno d'avere un Papà capace, un Papà che vede i veri bisogni, che sa quanto dura la vita di ciascuno e cos'è necessario per lui, perciò si occupano solo di essergli figli.

Cercano di non preoccuparsi del cibo e del vestito, né della salute, né di conoscere le ultime notizie: il Padre darà quanto egli ritiene necessario ai suoi scopi d’amore!

Potrete accorgervi delle delicatezze del Padre, della tempestività dei suoi interventi; vedrete pure, talvolta, come egli lasci che i suoi figli manchino di cose ritenute comunemente necessarie! Egli vuole, infatti, che i suoi figli non diventino schiavi delle cose, dei cibi o delle bevande, e non corrano il rischio di ritenere necessario nulla di ciò che è destinato a perire. Al Padre preme che non manchino della libertà interiore né di spirito di povertà, né, soprattutto, della gioia profonda di sapersi amati.

Vedrete un Papà occupato sia del bene spirituale che della cura materiale dei suoi figli. Essi, per vivere come Gesù, e per non avere altri che Lui come Signore, lasciano fare al Padre. Vivono in dipendenza da lui.

Non fanno grandi progetti, a meno che il Padre stesso non lo chieda loro tramite i suoi servi!

Cercano di non lasciarsi mettere nel cuore preoccupazioni per il futuro, nemmeno per quello che verrà dopo il sessantacinquesimo compleanno.

Inoltre desiderano non dare importanza a ciò che hanno studiato, né a ciò che sanno fare. L’importanza non l’attribuiscono né al proprio mestiere né alla propria capacità, ma solo a Gesù: nemmeno lui si è servito della competenza di Pietro per pescare, né di quella di Matteo per tenere la cassa. A loro ha chiesto nuovi servizi, di cui sono stati fatti capaci a tempo debito dalla grazia di Dio.

Sanno che ciò che veramente conta del lavoro non è la riuscita, perché il Padre apprezza solo l'amore che vi è stato impegnato. Qualunque sia l'esito, tutto è andato bene quando c'è stato amore con impegno paziente.

Sanno che il Padre non esaurirà mai le sue risorse di attenzione e di benevolenza: egli è un Padre che non invecchia, non dimentica e non dorme.

Vedrete uomini e donne che dipendono, dipendono da Dio; come Gesù nel deserto dipese dal Padre al punto da rinunciare a trasformare, pur potendolo, le pietre in pane: così vedrete qualcosa della vittoria di Gesù! Egli risplenderà! Egli, il tesoro nascosto che si fa trovare in un campo che, di per sé, non ha valore particolare.

Venite e vedrete la vera ricchezza del cuore di Dio, ricchezza che rende felici i cuori degli uomini: Gesù!

Se vorrai esser ricco anche tu e godere ancora più di chi si crede ricco, vendi tutto, dà il ricavato ai poveri, cedi diritti, abbandona pretese. "Accontentati" di Gesù: sii davvero contento di lui!

T'accorgerai d'avere un Padre, il Padre stesso di Gesù.

Non avrai più bisogno nemmeno di chiedergli qualcosa nella preghiera, perché ti accorgerai pure che egli stesso, senza doverglielo domandare, ti ama!

Anche nella preghiera quindi potrai godere di grande libertà da te stesso e dedicarti completamente alla contemplazione del suo Volto e del suo Cuore!

Venite, vedrete il Padre di Gesù!

 

5. VENITE E VEDRETE...L'AMORE.

Venite e vedrete... l'amore di Gesù.

Egli è figlio dell'Amore: non può che amare. Il suo amore è quello vero. Come fa egli ad amarti? Egli ti ama stando attento al Padre. Egli sa perdere tempo col Padre, lunghe ore di tempo. In quelle ore egli non si occupa di te, ma tu ti senti - stranamente - amato da lui.

Egli ti chiede occupazioni, fatiche, anche sofferenze, ma tu ti senti amato da lui.

Egli ti lascia solo, ti fa fare quello che non sai fare, ma tu ti senti amato da lui.

Scopri che Gesù ti ama veramente, eppure non accontenta i tuoi capricci, i tuoi presunti bisogni, e nemmeno tutti i tuoi desideri.

Ti lascia anche nel dolore, eppure senti che ti ama.

L'amore di Gesù per te è un amore... puro. Egli non ti manifesta sentimenti d'amore, né te li chiede. Egli dona la sua vita al Padre e ti chiede di fare altrettanto.

Venite e vedrete.

Ci sono persone che stanno tentando di imparare l'amore da Gesù.

Sembra che esse non si amino perché perdono molto tempo nello star sole col loro Dio. Gli donano molto spazio nel cuore. Non risparmiano ore nello stare con Gesù, ai suoi piedi. Ti passano accanto anche senza dirti nulla, senza farti complimenti. Sono capaci di lasciarti piangere, se piangi, di chiederti silenzio, se il tuo parlare distoglie l'attenzione dal Signore. Sono persino capaci di dimenticarti… Eppure tu senti di essere amato!

Tu costati che queste persone non vivono per te, eppure tu, attraverso di loro, senti venire a te amore da parte di Gesù. É Lui che conta, è Lui il Presente, è Lui il centro di attenzione! Tu sarai portato a non attirar l'attenzione su di te né con la voce, né col portamento, né con i gesti, né con gli entusiasmi: la Presenza di Gesù non dev'essere offuscata né dall'ombra né dallo splendore dell’uomo. Essi cercano perciò di non arrabbiarsi, perché non danno importanza a sé o alle cose, nemmeno a ciò che «sentono», ma a Lui. Cercano di non far differenze: usano le stesse attenzioni e le stesse "distrazioni" per gli estranei e per i parenti, per i poveri e per i ricchi, per i pii e per chi pare empio.

Quest'amore lo potresti chiamare "amore casto": un amore che non attende di essere ricambiato, anzi, desidera non esserlo. Se fosse ricambiato non rifiutano d’essere amati, perché colui che li ama è il Signore! È un amore che svolge ogni servizio senza ricerca di gratificazione, disponibile, che desidera non farsi vedere dagli uomini; preferisce il nascondimento, ma anche se fosse notato, godrebbe solo dello sguardo del Padre!

Venite e vedrete.

Vedrete la bellezza dell'amore gratuito, un amore che fa risplendere un raggio di quell'amore che sgorga dal Figlio di Dio, offertosi al Padre senza riserve. Vedrete un amore che non chiede per sé tempo libero, perché il suo donarsi vuol essere continuo.

Venite e vedrete l'amore di Gesù.

Nonostante l'amore cerchi di essere puro e di lasciarsi purificare, non mancano la tentazione quotidiana e spesso il peccato.

Affinché questo non arrivi a portare il frutto della divisione dei cuori - e quindi a distruggere il "dove sono uniti" - gli uomini che stiamo osservando hanno il coraggio, o l'umiltà, di chiedersi perdono gli uni gli altri tutti i giorni.

Essi sanno che l'amore di Gesù può coprire il loro peccato, e redimerlo, perciò si perdonano pronunciando il Nome di Gesù: tra essi non rimarrà nulla in sospeso, nulla nell'aria, nulla tra l’uno e l’altro oltre a quel Nome in cui è stabilito che siamo salvi. Capiterà loro spesso di dire: "Ti chiedo perdono nel Nome di Gesù", e di rispondere: "Ti perdono nel Nome di Gesù". tu sarai spettatore della crescita dell'unità!

Venite e vedrete... l'amore di Gesù!

 

6. VENITE... CONCRETAMENTE

 

"Dove?", mi dirai.

Finché io vivevo solo non potevo dirti: "Vieni". Avresti visto solo me. Ora vivo rapporti di comunione, come il mio Dio vive rapporti di comunione; perciò posso dirti: "Vieni, e qualcosa vedrai"!

Non in me, ma nel mio rapporto di comunione con i miei fratelli si fa visibile e operante il Signore Gesù.

Lo Spirito Santo ha fecondato l'umanità di Maria per dare alla luce il Figlio di Dio. É ancora lo Spirito Santo, Spirito di relazione d'amore, che rende visibile nel mondo la Presenza del Figlio di Dio, la rende concreta e operante.

"Dove due o tre sono riuniti nel mio Nome!"

"Venite..."

Questo invito te lo può rivolgere chiunque vive rapporti di comunione nel Nome di Gesù. Là puoi "venire" per condividere la comunione, e allora "vedrai"!

Non importa se le persone che troverai vestono nero, blu o marron, saio o pantaloni.

Non importa se ti faranno circondare da bambini o da ammalati, oppure se ti metteranno in mano una zappa. Non importa se ti faranno imboccare persone incapaci o se ti daranno da eseguire con fatica un lavoro che ti pare inutile, o se ti chiuderanno in una cella per molte ore ad affrontare la "lotta con Dio"!

Importa che le persone che ti accolgono siano riunite nel Nome di Gesù: là potrai vedere "dove" egli stesso abita.

"Venite..."

Verrai, dovunque verrai, solo per vedere, solo per curiosare? Rischieresti di non vedere nulla, anzi, rischieresti di veder riflessi i tuoi difetti e peccati sul volto altrui e di accusare gli altri delle tue idolatrie inconsce e naturali. Vieni, invece, per condividere l'amore del Padre e l'amore al Padre, per condividere la dipendenza da lui, per sperimentare la libertà dell'obbedienza. Vieni per circondarti di silenzio e per piegare le ginocchia del cuore davanti a Gesù… Allora, sta' certo, vedrai! E tu stesso potrai farti voce della Voce che non smette di dire, o di cantare: "Venite e vedrete"!

Troverai fratelli che vedranno il tuo "venire" come un miracolo dell'amore di Dio. Sia che tu resti poche ore o molti giorni, riceverai spirito di comunione che porterà i suoi frutti nell'ambiente in cui ritornerai.

Se poi avvertirai il desiderio di condividere stabilmente la vita comune, essi non si entusiasmeranno alla tua domanda: l'accetteranno con gioia quando si accorgeranno che Gesù stesso chiede loro di accoglierti. Solo allora, per amor Suo, accetteranno di portare il peso della tua vita e di lasciarsi portare da te.

Ti consegneranno alle cure di un fratello, che tu potrai chiamare padre spirituale o maestro di vita. A lui, in particolare, potrai aprire il tuo cuore e da lui ti farai aiutare per vedere i passi da muovere nella sequela di Gesù. Con lui vivrai un'unità più intensa, sorretta da un'obbedienza più intima e segreta.

Per lungo tempo i fratelli che ti hanno accolto riposeranno sulla tua perseveranza. Si accorgeranno se tu vivi per Gesù o se cerchi te stesso, se cerchi - anche inconsapevolmente - di emergere, di "realizzarti".

Quando avrai qualche lieve pretesa, o vanterai qualche piccolo diritto, quando ti arrabbierai per qualche distrazione altrui o ti preoccuperai di difenderti con le parole o con i comportamenti, ti diranno: "Impariamo a morire! Non accusiamo gli altri, come il Maligno, ma solo noi stessi! Prendiamo su di noi le colpe altrui, come Gesù! Impariamo a perdere la nostra vita perché possa vivere Gesù, lasciamo emergere lui solo, facciamo posto al suo spirito di servizio, di donazione di sé, di arrendevolezza! Lasciamo che egli possa realizzare il suo sogno, che è il nostro amore reciproco!”

Se non riuscirai ad imparare a 'morire', i fratelli ti chiederanno di donare al Signore un'altra testimonianza, quella di una vita 'normale', in famiglia o in solitudine in mezzo al mondo.

Così pure se i tuoi interessi rimarranno materiali e non sarai capace di fare tuoi gli interessi spirituali del Regno dei cieli, ti aiuteranno a riprendere il cammino comune in mezzo agli uomini amati da Dio. E tu, arricchito della loro benedizione, con gioia continuerai a dar gloria a quel Padre le cui strade d'amore sono infinite!

Dopo qualche tempo d'amore servizievole potresti accorgerti, o essi potrebbero accorgersi, di una diversa chiamata del Signore per te: Egli potrebbe chiamarti a vivere in altro luogo, con altri fratelli, con altri compiti… Tu continuerai a esser donato a Dio, ad essere figlio suo, con gioia!

Se il tuo posto non sarà più il "dove due o tre...", lascerai anche questo modo di glorificare Gesù: una grazia, per quanto grande possa essere, non deve diventare un idolo! Solo a Gesù vogliamo legare il cuore, non a un modo, per quanto sublime, di servire la sua Presenza!

 

 

7. VENITE... A COMPIERE IL DISEGNO DEL PADRE

Il Padre non va avanti a caso, in modo disordinato. Egli ha un disegno, un progetto, e desidera compierlo. Per realizzarlo cerca persone che si offrano, anima e corpo, con libertà e amore.

Il disegno è questo: "Ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ef 1,10).

Il Padre con amore sapiente vuole che il «capitolo» di tutte le cose sia Gesù! «Capitolo» è il bastone su cui s'avvolge il lungo rotolo di pergamena, il punto cui tutto il «volume» fa riferimento per aprirsi e per chiudersi. Il Padre vuole che tutto e tutti trovino in Gesù il motivo della propria esistenza, la radice, il punto d'unione tra i vari elementi o le varie persone. Tutto è destinato a manifestare Gesù Cristo, crocifisso e risorto, come centro e cuore dell'universo.

Tutto, quindi anche la mia persona, la mia vita!

Io posso essere riunito a quanti altri sono già uniti a Cristo Gesù da vincoli spirituali. Nella santa Chiesa di Dio già vivo questa "riunione". Posso però lasciarmi riunire in maniera ancora più concreta, immediata, visibile!

Voglio che tutte le cose, anche il mio vestito e il mio nutrimento, tutto quello che mi si è appiccicato addosso lungo gli anni, - educazione, abitudini, cultura, professione, ecc... -, concorrano a compiere il disegno del Padre: Gesù Cristo merita questo dono! Egli, che non ha risparmiato se stesso, merita il dono della mia esistenza concreta.

Ritengo questa la mia prima missione, il mio primo apostolato: compiere il disegno del Padre. In esso voglio inserirmi anzitutto io stesso, e non solo - e non primariamente - spingervi gli altri!

Il mio primo apostolato lo compio entrando nel disegno di Dio Padre, lasciandomi riunire da lui sotto un sol Capo, Cristo Gesù.

Il secondo apostolato verrà dopo, quando con gli occhi e con la bocca e col cuore griderò: "Venite e vedrete! Venite, e troverete Gesù, il vostro Salvatore!".

Quando Gesù mandò i suoi discepoli ad annunciare il Regno (Lc 10,1) li inviò a due a due, perché la buona notizia non fosse solo udita, ma anche veduta attraverso il loro vivere uniti nel suo Nome!

Poter dire "Venite e vedrete" darà forza e incisività al mio essere apostolo, trasmetterà credibilità alle mie parole, come ne godono le parole di Gesù, che vive davvero col Padre come Figlio diletto!

***

"Il mistero della sua Volontà:... il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose."

È un cammino lungo, che dura tutta la mia vita!

Quanti volti mi si fanno attorno in questo cammino! Volti gioiosi, volti segnati dalla tribolazione, volti che esprimono austerità: volti che risplendono raggi diversi dell'unica luce del Fuoco dell'amore eterno.

Questi fratelli, che chiamiamo "Santi", saranno i miei amici, i più sicuri, perché già hanno concluso con successo la corsa della fede. Ognuno di loro mi lascia un esempio e ognuno mi è di incoraggiamento.

Tra loro rifulge la Madre: Madre per loro e Madre per me, perché è la Madre di Gesù. In mezzo ai Santi è la più bella e la più grande. Il suo silenzio è più eloquente di tutte le parole. Con i suoi occhi teneri, pieni di lui, continua a ripetermi: "Fa' tutto quello che ti dirà!"

Accogliendo l'invito del Figlio morente ella è andata ad abitare col discepolo "che la prese nella sua casa"!

Sì, Maria, con te muoverò i miei passi dietro a Gesù!

Tu mi aiuterai a muovere anche quei passi

che sono diretti alla Croce del tuo Figlio.

Gesù, sono tuo: guidami, muovimi tu come vuoi,

come il capo muove le membra!

Mi tengo unito a te

e, nel tuo Nome, a quanti sono uniti a te

in un sol Corpo, la Chiesa.

 

 

3.

Risposte a domande frequenti

 

1. CHI È IL FONDATORE?

I due fratelli che hanno iniziato a vivere insieme nel nome di Gesù non si sentono in alcun modo fondatori: non immaginavano come si sarebbe sviluppata la loro vita. Essi sanno che non dobbiamo né potremmo porre alcun fondamento diverso da quello già posto, Cristo Gesù (cfr. 1Cor 3,11). La nostra vita è “fondata” su di lui.

Se la mia vita e quella dei miei fratelli persevererà su questo fondamento, allora lo Spirito Santo, che Gesù stesso ci dona, spirito di comunione e di amore, ci edificherà e ci terrà uniti come comunità.

Fondamento e Fondatore della nostra fraternità, come di qualunque altra, è Gesù, che opera attraverso il suo Spirito e con la benedizione della Chiesa. A Lui solo lode e gloria!

 

2. CHI È IL PRIMO? CHI È IL PIÙ IMPORTANTE?

Già i discepoli di Gesù si facevano questa domanda, ed è facile che sorga anche in me e in noi, ma è solo tentazione.

“Importante” è solo Gesù: egli è il Salvatore del mondo. É Lui che dà il giusto valore a tutto e a tutti. Io vorrei non ritenere nessuno "più" importante, perché non ritengo nulla "importante".

Anche se alcune occupazioni o posizioni sembrano culturalmente o socialmente rilevanti o apostolicamente elevate, ritengo necessario solo Gesù. Ogni persona riceve da Lui il valore che ha agli occhi del Padre, non quello che potrebbe venire da diplomi conseguiti con lo studio, né da professioni esercitate, né da particolari posizioni nella società o ministeri nella Chiesa.

Io imparo dal Padre a guardare i fratelli attraverso Gesù: li vedo preziosi perché Egli è morto per loro, non perché sono “qualcuno” o sanno realizzare cose “importanti”.

 

3. QUAL È IL VOSTRO COMPITO SPECIFICO?

Prima di tutto cerchiamo di vivere il carisma specifico e insostituibile di ogni cristiano nella Chiesa e nel mondo: la diffusione dello Spirito Santo! In qualunque luogo io mi trovi, nascosto o palese, solo o immerso nella folla, desidero essere strumento di Dio per riversare sul mondo, sugli uomini o sul creato, il suo Spirito.

Cerco di tenermi in relazione continua col Signore Gesù attraverso la fede e la preghiera, attraverso l'adorazione e la frequenza ai Sacramenti, attraverso l'ascolto e meditazione della Parola di Dio e l'ubbidienza ai Pastori e l'unità con i fratelli: così ricevo continuamente Spirito Santo che potrà quindi effondersi attraverso di me.

Cerco di vigilare inoltre per rimanere libero dagli spiriti di vanità e di critica, di egoismo e di avarizia, di soggezione degli uomini e di dipendenza dalle loro opinioni e parole, per poter ricevere e portare in me ogni giorno lo Spirito del mio Dio e Padre!

So di essere così utile per il mondo, che senza la testimonianza dei discepoli di Gesù conosce ed è in balia solo di spiriti negativi e interessati. Non importa se sarò sano o malato, efficiente o non efficiente, se avrò un compito invece di un altro, un servizio nascosto o osservato da tutti. Rimanendo nello Spirito Santo la mia vita fa conoscere anche agli altri il Figlio obbediente e l'amore del Padre! Io do a Dio la possibilità di essere... visto!

In questo modo sono prezioso per il Regno di Dio!

Come fraternità sentiamo che il Signore Gesù ci ha riuniti per vivere insieme nel suo nome e offrirgli così un luogo per la sua presenza. Non abbiamo altri scopi particolari.

 

4. SIETE MONACI? SIETE RELIGIOSI O LAICI? AVETE I VOTI?

Non definisco il mio seguire Gesù. Ogni definizione potrebbe portare degli inconvenienti. Una definizione sarebbe basata su ciò che io faccio, su come vivo, e non su come il Padre mi vede. Una definizione rischia di creare nuove “razze” e “nazioni” in quel Regno dove queste distinzioni sono scomparse per l'amore di Dio e il Sangue del suo Figlio.

Nel cuore del Padre, tutti i figli sono uniti a Gesù, fin dal Battesimo, mentre i loro diversi servizi e testimonianze nella Chiesa sono strumenti di unità sempre maggiore. Mi definisco perciò semplicemente «cristiano».

Voglio dar gloria solo al Nome di Gesù, e non al "titolo" che mi potrebbe essere attribuito. Questo mi appare come un pericolo per me, perché potrebbe diventare occasione di separazione, se non addirittura d'orgoglio.

Lo stesso "titolo" potrebbe risultare pericoloso per gli altri: lo potrebbero usare per esonerarsi da ulteriori chiamate di Dio. Qualcuno potrebbe dirmi, infatti: "Per te va bene vivere così come vivi, perché sei «religioso» o «consacrato», ma io sono laico, perciò non devo fare queste cose"! In tal modo questa persona, proprio a causa del mio titolo non si lascerebbe interpellare dalla mia testimonianza, e il mio modo di seguire Gesù non diverrebbe significativo per lei: la mia vita, in altre parole, non riuscirebbe ad essere per lei voce del Signore che può chiedere a tutti nuovi passi di fede e di amore. Questo a causa del “titolo” che distingue alcuni suoi figli. Dalla testimonianza dei suoi fedeli Dio vorrebbe invece che scaturisse lo stimolo perché altri vivano qualche nuova obbedienza alla sua Parola.

In quanto ai classici consigli evangelici di obbedienza, povertà e castità non diamo tanta importanza al formularli, ma piuttosto al viverli come risposta del nostro amore a Gesù e sostegno per la vita fraterna.

 

5. CHE SICUREZZE AVETE?

Non rinuncio a possedere beni sulla terra perché il vivere assieme ad altri mi dà sicurezza o garanzia per il futuro, ma perché so che chi decide di essere povero per amore di Gesù è amato, accompagnato dal Padre e dichiarato beato dal Signore.

Personalmente decido di fidarmi di lui per sempre, anche per il futuro. Egli è la mia sicurezza. Se Dio riceve testimonianza da questa mia rinuncia sono contento: so che con questa mia scelta offro al Padre l'occasione di manifestarsi Papà nella mia vita e in quella dei miei fratelli. Prendo questa decisione in piena coscienza e libertà: coscienza delle possibilità di Dio, e coscienza della incapacità sia mia che degli altri uomini di garantirmi un solo giorno di vita! "Non avete il potere di aggiungere un'ora sola alla vostra vita..."!

Mi fido del Padre e di Gesù, proprio di loro, per il presente e per il futuro. Non cerco garanzie da parte di nessuno: quando sarò malato o vecchio mi fiderò ancora di Dio: egli avrà sempre la capacità di occuparsi di me.

Non voglio sostituirmi a lui nemmeno per garantire il futuro a chi vive con me: ciascuno dei miei fratelli ha deciso la sua povertà di oggi e di domani! Inoltre io non so se domani sarò in vita!

Prendimi anche tu sul serio e fidati del fatto che ho consegnato la mia vita al Padre con decisione e libertà piena: non assicurarmi nulla!

E se al Signore piacerà vedermi tendere la mano come mendicante, lo farò con gioia, felice di testimoniare in un modo nuovo che Gesù è la vera salvezza dell'uomo. Voglio che la mia vita sia fondata in tutto, proprio in tutto, solo su Gesù, che ha detto: "Cercate il Regno di Dio, e tutto il resto ve lo troverete dinanzi". Finora questa sua Parola è stata confermata da fatti quotidiani, lo sarà anche nei prossimi anni: Dio è fedele.

L'unica garanzia che voglio è di essere nella vera fede apostolica: per questo cerco di rimanere nell'obbedienza alla Chiesa cattolica e nell'unità con i suoi santi.

 

6. Provvidenza, sempre?

Nella nostra sequela di Gesù vorremmo non essere troppo lontani dal modo con cui egli ha vissuto la povertà, come piena dipendenza dal Padre. Gesù non pretendeva e non chiedeva nulla, ma usava ciò che il Padre gli dava; così, ad esempio, accettava che le donne lo assistessero con i loro beni.

Egli poi ha affermato: "Cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù".

Abbiamo cercato, almeno un po', di vivere secondo questa parola di Gesù, ed abbiamo costatato che egli mantiene le promesse. Ci siamo trovati addirittura nella condizione di non mancare proprio di nulla, poiché con il denaro ci si poteva procurare tutto: rischiavamo di non sapere cos'è povertà...! Abbiamo deciso allora di affidarci al Padre per alcuni generi di alimenti e di vestiario in questo modo: pur potendo disporre del denaro necessario, non li avremmo acquistati, se proprio non ci fosse stata una necessità particolarmente urgente.

Abbiamo così conosciuto ancor più la premura del nostro "Papà": egli provvede non solo a ciò che ci è necessario, ma anche a ciò che ci rallegra. Egli vede quando sta per esaurirsi qualcosa nella nostra dispensa, e ci pensa prima che noi ce ne accorgiamo. Egli è veramente sapiente, misericordioso e provvidente: secondo il nostro bisogno, sa dispensarci l'abbondanza o sostenerci in qualche piccola rinuncia!

In questo modo siamo giunti, più che a conoscere la povertà, a conoscere il Padre!

 

7. DIVENTERAI…?

Più di una persona chiede: "Quando diventerai prete?" o "Quando diventerai suora?". Molti, infatti, pensano che solo i sacerdoti e le suore si donino al Signore e ritengono perciò che una persona che vive in comunità solo per Gesù non sia a posto finché non «raggiunge» quest’altra meta.

La meta ultima è l'unione con Gesù, l'offrire a lui giorno per giorno la propria vita. Questa, del resto, é la chiamata di ogni cristiano. Riconosciamo che il Signore ci ha chiesto di vivere quest'offerta insieme ad altri, aiutandoci. Non cerchiamo null'altro che quanto lui ci ha domandato.

La vita del discepolo di Gesù non ha come meta il diventare qualcuno o qualcosa, il raggiungere uno scopo predefinito, l'assumere una funzione di guida o di prestigio nella Chiesa: unica meta è Gesù. Quando siamo con lui non attendiamo né desideriamo altro. Il Salvatore mio e di tutti è lui!

D’altronde nemmeno il sacerdote, se non offrisse ogni giorno a Gesù concretamente la propria vita, non porterebbe frutto nel Regno di Dio.

 

8. COSA PENSANO GLI ALTRI DI VOI?

Gesù è sempre stato segno di contraddizione. Se il nostro vivere insieme avviene nel suo Nome, egli è presente e la sua vita porta frutto di gioia e consolazione a molti.

Questo non sarà per me motivo di vanagloria: io sono peccatore, non merito lodi, anzi! É necessario che io sia umile, e perché l’umiltà sia vera è necessario che io venga umiliato.

Per il nostro bene, e talora a causa della nostra tiepidezza e del nostro peccato, il vivere insieme nel Nome di Gesù può essere oggetto anche di incomprensioni, di giudizi, di risentimenti, di critiche e di accuse. Queste potrebbero anche provenire dalla mentalità efficientista del nostro ambiente o dall'odio che il Maligno sviluppa contro la testimonianza di Gesù. Con lui le sopportiamo, le offriamo e ci interroghiamo: chi ci critica potrebbe obbedire a Dio, che vuole purificarci o provarci o semplicemente darci occasione di testimoniare il suo Amore. Lo ringraziamo, e rinnoviamo il dono della nostra vita a Gesù, sempre più decisamente. Egli avrà pietà dei nostri peccati! Per noi è importante essere nella volontà di Dio anche se alcuni non la capiscono o non la capiscono subito.

 

9. NON PUOI ANDARE DOVE VUOI? NON SEI MAGGIORENNE?

Il Vangelo afferma che Gesù è stato "sottomesso" ai suoi genitori e "obbediente" al Padre fino alla croce. Gesù glorifica il Padre e lo rende presente al mondo facendo "sempre quello che gli è gradito" (Gv 8, 29).

Nella sequela di Gesù, perciò, non può mancare l'aspetto dell'«amore che obbedisce». Come obbedire a Dio concretamente?

La tendenza naturale è di fare la nostra volontà, o, perlomeno, di cercare ciò che ci pare più logico o intelligente o migliore. In questa ricerca, però, possono manifestarsi interessi di comodità o interessi economici, ambizioni personali o di comunità.

Abbiamo perciò deciso: affidiamo incarico e benedizione a uno di noi, a turno, affinché ci guidi lungo le giornate assegnandoci occupazioni e servizi. Ognuno, da parte sua, con libertà e amore, cerca di eseguire tutto in obbedienza e nulla al di fuori di essa: ogni gesto effonde così il profumo della sequela di Gesù e ottiene la promessa della sua benedizione.

Attraverso la sottomissione voluta e cercata conserviamo il vincolo della pace, l'unità: Gesù allora è presente poiché "Dove due o tre sono riuniti nel mio Nome, là Io sono".

A noi preme solo proprio questo, che Gesù sia presente: è lui l'unico Salvatore nostro e di tutti; per questo siamo disposti a pagare il prezzo dell'unità, l'amore obbediente e sottomesso. Per amore di Gesù!

 

10. Vai a trovare i parenti?

Gesù è stato ritenuto "fuori di sé" dai suoi parenti. Egli non li ha messi al centro della sua attenzione, né li ha accontentati sempre. Ha detto anzi: "Chi non odia suo padre e sua madre e persino la propria vita non è degno di me"( Lc 14, 26). La parola «odiare» sulla bocca di Gesù non ha certo un significato negativo, ma ciò non toglie la serietà dell'espressione.

Anche su questa strada vorremmo seguire Gesù. Ognuno lascia definitivamente la propria famiglia, parenti e amici, non li cerca più e li affida al Signore. L'amore di Gesù, cui abbiamo dato tutto il cuore, ci basta e assorbe l'impegno di tutta la vita. Se il Signore, che ama più di noi i nostri parenti ed amici, vorrà che andiamo da loro o che di loro ci occupiamo, lo suggerirà ai fratelli: essi ci daranno compito e benedizione per visitarli o per servirli. La nostra visita e il nostro servizio saranno così un «dono di Dio» per loro, e non soltanto un segno di affetto umano: questo sarebbe veramente troppo poco per suscitare santità ed unità vera! Il Signore Gesù, poi, potrà beneficare i nostri parenti e amici anche grazie alla nostra obbedienza a lui!

 

11. Non vi pare di pregare troppo?

La nostra comunità ha ricevuto dal Vescovo il compito della preghiera.

Pregare è dovere e gioia per tutti i cristiani. Se noi ne abbiamo ricevuto il compito dal successore degli apostoli..., la preghiera non può essere un'attività come un'altra nella nostra vita! La consideriamo come la prima occupazione: alcune ore al giorno, un giorno in settimana, una settimana l’anno…

Noi sappiamo di non essere capaci di pregare, ma abbiamo fiducia che lo Spirito Santo prega in noi.

 

12. Perché parlate sottovoce?

Il Vescovo ci ha affidato anche la custodia del silenzio. Parlare poco? Tacere? Parlare sottovoce? Dire solo ciò che Dio direbbe?

Sì, tutto questo. Perciò manteniamo un clima di silenzio in casa, cerchiamo di non raccontare fatti negativi, di non parlare male di nessuno, perché il Padre non lo farebbe, egli che ha "dato" il Figlio per il peccatore.

Attraverso il nostro silenzio lasciamo posto e tempo a Dio stesso di far udire la sua voce a noi e a chi a noi si avvicina in cerca di lui.

 

13. Possono venire tutti da voi?

Gesù ha detto ai due discepoli che lo seguivano e gli chiedevano dove abitasse: "Venite e vedrete"!

Ci sono persone desiderose di «stare» con Gesù, di abitare con lui qualche ora o qualche giorno. Dato che Gesù è presente "dove due o tre sono riuniti nel mio Nome", possiamo dire, anche se peccatori: "Venite e vedrete"! Venite e vedrete Gesù: lo incontrerete.

Teniamo perciò le porte aperte e qualche stanza pronta per chi è alla sua ricerca, servendolo, per quanto possibile, sia spiritualmente che materialmente, nella povertà, senza chiedere compenso. Cerchiamo di ricordarci che egli sta cercando Gesù: desideriamo che si incontri con lui!

 

14. Perché date tanta importanza al Nome di Gesù?

Il Nome di Gesù è il Nome che porta in sé tutto il Vangelo, la Notizia che dà gioia a tutto il mondo. É il Nome che annuncia che Dio è amico degli uomini e li vuol prendere con sé nella pace e nella gioia, togliendoli dalla situazione di non senso, di tenebra o di peccato in cui si trovano, salvandoli dall'influsso negativo e terribile del loro Nemico. É il Nome di Gesù che salva dalle sempre forti tendenze di divisione originate dall'egoismo e dall'individualismo.

É il Nome di Colui che realizza l'incontro dell'uomo col Padre! Per questo, l'apostolo Pietro dice: "Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4, 12)! E l'Apostolo Paolo aggiunge: "Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra" (Fil 2, 10).

Il Nome di Gesù portato nel cuore tiene l'uomo nel cuore del Padre. I piccoli e gli umili, quanti sono adatti al Regno di Dio, pronunciano il Nome di Gesù; essi non si vergognano di Lui.

Chi pronuncia il Nome di Gesù con amore diventa testimone della salvezza di Dio.

A Maria, che avrebbe concepito e dato alla luce il Figlio dell'Altissimo, l'angelo disse: "Lo chiamerai Gesù" (Lc 1, 31)! Dato che «Gesù» significa «Salvezza di Dio», potremmo tradurre così la frase dell'angelo: annuncerai con questo Nome che Dio vuol salvare gli uomini, e che li salva attraverso tuo Figlio; pronunciando a voce alta questo Nome diverrai sua testimone, sua «martire»!

Il Nome di Gesù è nel cuore e sulle labbra dei testimoni, di coloro che non cercano nulla per sé e perciò non perseguono una propria grandezza agli occhi degli uomini: essi vogliono solo essere figli per il Padre, a costo della croce che ciò inevitabilmente comporterà.

A S. Paolo, al momento della conversione, è stata affidata questa missione: "Egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome" (Atti 9, 15-16). Portare il Nome di Gesù gli è costato davvero sofferenza e persecuzione. Egli poi definiva così i cristiani: "Quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro" (1Cor 1, 2)! Anche noi lo invochiamo trovando in esso forza, consolazione e vittoria nelle tentazioni, soprattutto se lo invochiamo insieme ai fratelli!

Spesso Gesù dice: "Nel mio Nome"; e spesso in quest'espressione la preposizione «nel» indica un movimento che ha come meta il Nome.

Anche nella frase "dove due o tre sono riuniti nel mio Nome" il "Nome" appare come la meta di un'azione, di una corsa, come il luogo che accoglierà chi si riunisce.

Dove due o tre persone si riuniscono in vista del Nome di Gesù, per glorificare lui, per obbedire al suo comando dell'amore reciproco, per lasciarsi «salvare» da Dio Padre attraverso Colui che Egli ha mandato, là egli stesso si manifesta.

La presenza di Gesù, presenza che offre l'amore del Padre cui egli è unito, è Presenza divina: essa è reale e concreta là dove due o tre discepoli si riuniscono per lui. Solo nel Nome di Gesù è possibile vivere veramente uniti.

Se il riunirsi è stabile e stabilmente motivato dall'essere protesi verso il "Nome di Gesù", anche la sua Presenza consolante ed efficace sarà stabile: egli è fedele!

Grazie, Gesù!

Gesù è risorto! Gesù è vivo!

Questa certezza per un cristiano non è una novità: Gesù è vivo e agisce.

Le sue opere però vengono spesso scambiate per il risultato del nostro agire, o per un... caso! Desideriamo abituarci a vedere il «miracolo» dei suoi interventi, sembrino essi piccoli o grandi, in noi o attorno a noi. Rimanendo in contatto continuo con lui lo Spirito Santo ci avvolgerà!

Grazie, Signore Gesù!

"Ogni onore e gloria a Te, che siedi sul trono, e all'Agnello!".

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Nulla Osta: cens. Eccl. P. Modesto Sartori, 26.06.2002