Il fratello Enrico
“Fraternità Gesù Risorto”
Enrico Iellici
25 settembre 1950 Tesero - Tavodo 14 gennaio 2015
Gesù, desiderio della mia anima,
aprimi le porte del tuo regno!
È nato a Tesero nel 1950 da Rocco e Pierina Zen, che, per motivi di lavoro, vivevano a Merano. Ha frequentato a Bolzano scuole Superiori e convitto presso i Salesiani, cui è sempre stato riconoscente. Si recò a Padova per l’Università, laureandosi in ingegneria elettronica. Ha espresso il dono della sua vita a Gesù il giorno di S.Teresa del 1979, ed è arrivato in Fraternità a fine aprile 1980, appena discussa la Laurea. È stato promosso al Regno dei cieli il 14 gennaio 2015 a Tavodo.
***
Attraversata “la porta stretta”, Enrico è stato accolto nella casa del Padre, che ringraziamo per avercelo dato come fratello: era arrivato proprio come un suo dono, quando ancora don Vigilio e don Fiorenzo vivevano soli in canonica, a Canal San Bovo. Due anni prima aveva incontrato Gesù come persona viva durante una malattia, al tempo del servizio militare: l’aveva invocato e sentito vicino. Ne era rimasto innamorato. Pur continuando la vita abituale, il suo cuore era con lui, contento della sua compagnia: ne fu segno, tra il resto, la decisione di suonare la chitarra solo per la lode di Dio! Quando avvertì la chiamata a seguirlo, ha lasciato la fidanzata, e, appena discussa la tesi di laurea, venne in comunità, dove ha cominciato a vivere da fratello, con semplicità, unendosi alla preghiera dei due sacerdoti e svolgendo i servizi domestici. Con la stessa semplicità partecipava alla vita della parrocchia, dove i maestri elementari gli chiedevano incontri musicali con i bambini. In quel periodo ha pure sostenuto gli esami di Stato per l’iscrizione all’Albo degli Ingegneri.
Nella Casa di Preghiera a Tavodo, dove nel 1982 l’Arcivescovo A.M. Gottardi ha chiamato la Fraternità, ha continuato il suo servizio, fedele e competente, silenzioso e lieto, offrendo a noi fratelli e sorelle esempio di preghiera e di obbedienza.
Sua particolare caratteristica era la pace, che gli veniva dal saper mettere Gesù al primo posto, dal vedere importante lui solo. Era capace di sdrammatizzare le situazioni, aiutando a conservare sempre la fiducia in Gesù. Paziente e comprensivo, non esternava giudizi o critiche. Gli era familiare l’espressione: “Se io fossi nella stessa situazione di quella persona, con la stessa sua testa, farei uguale anch’io!”. Aveva un tratto gentile, si accorgeva quando uno di noi era in difficoltà: lo sapeva avvicinare con delicatezza, trasmettendogli calma e serenità.
In parrocchia è stato amato da tutti, anche per il suo servizio generoso, sia per il canto che per l’accompagnamento dei ragazzi alla catechesi. Questi, ormai giovani, sapevano di poter contare sulla sua testimonianza, sui suoi consigli e sulla sua amicizia. Ha affrontato con serenità una prima malattia, tumore al sistema linfatico. In quel periodo, un mattino s’è svegliato con un canto nuovo nel cuore, canto che esprime bene la sua vita interiore: “Donami, donami tutto il giorno, di ascoltare la tua voce con amore, o Signore! Eccomi, eccomi, o mio Signore, pronto a fare il tuo volere con amore, o Gesù!”
Ormai avanti con gli anni, ha accolto con generosità la fatica di riprendere a studiare. Per aiutare la Fraternità a compiere con consapevolezza il mandato ricevuto per Konya, in Turchia, frequentò al PISAI, a Roma, gli studi di islamistica. Seguiva le lezioni in inglese ottenendo il diploma con ottima valutazione. In seguito accettò pure di seguire i corsi di Teologia al Seminario di Trento, per poter offrire anche a noi, fratelli, conoscenze aggiornate delle materie che apprendeva. Alla fine del 2004, arrivato al terzo anno, si è accorto della grave malattia che iniziava a manifestarsi: afasia progressiva. Si è abbandonato come un bambino nelle mani del Padre, e non è stato deluso! Quando gli rimanevano ormai poche parole per esprimersi, chiese una preghiera adatta alle sue limitate capacità. Da allora continuò a ripetere “Io sono tuo, Gesù”, aggiungendo talora “aiutami”: “Io sono tuo, Gesù, aiutami, io sono tuo, Gesù!”.
Per la sua testimonianza di fede grande, fatta di “piccoli” segni quotidiani di amore e di uno stile di vita semplice e nascosto, noi rendiamo grazie al Padre, accogliendo il suo esempio come tesoro di grazia e come Parola che Dio rivolge a noi per spronarci e consolarci.
Del nostro Padre celeste si sono fatti cuore, mente e mani i fratelli, e non essi soltanto, bensì anche vari amici. Enrico così è stato sempre curato e accompagnato con grande amore. Eravamo tutti sempre contenti di stargli accanto: avvertivamo vicino a lui un po’ di aria di cielo ed eravamo aiutati a pregare! Ed era bello e facile vivere insieme a lui la parola di Gesù che ci accompagna dall’inizio: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono in mezzo a loro”. Anche vari ospiti della Casa, vedendo la sua serenità nella malattia, ricevevano da lui pace e forza per la loro vita cristiana.
Ora egli, arpeggiando la chitarra celeste che gli angeli gli mettono tra le braccia, continua a cantare:
“Io sono tuo Gesù, ti prego prendimi con Te; non ti ci sia più niente di mio, ma solo Tu viva in me”.
Grazie, nostro fratello Enrico!
I fratelli e le sorelle della Fraternità Gesù Risorto
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