Abba, benedici!
Abba, benedici!
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
(Ef 1,3)
2022
***
Abba Benedetto usa la mano come Gesù: con le dita forma le lettere iniziali e finali greche del suo nome “Gesù Cristo”,
il Nome benedetto che benedice e salva!
La mano di Gesù rende visibile e tangibile quella del Padre,
mano che plasma l’uomo dalla polvere,
mano che lo accarezza, lo guida, lo sostiene,
lo difende e lo rassicura, lo nutre di pane e acqua,
lo riscalda con la veste.
L’asino portava Gesù mentre scendeva la china del monte degli ulivi. Udiva cantare: “Benedetto colui che viene!” (Mc 11,9). Tutto giulivo, diceva: “Se benedicono lui, un po’ di quella benedizione arriva anche a me, che lo porto”, e ascoltava e ripeteva anche lui quel canto, continuando a sostenere il peso che aveva sulla groppa. Ogni benedizione infatti ha un suo peso e ogni peso può diventare benedizione. Quando poi in silenzio fu riaccompagnato al suo padrone, la gioia di esser stato benedetto e di aver portato benedizione gli rimase stabile fino alla fine dei suoi giorni.
Abba Gregorio II
NB: Il nome Gregorio è tradotto in latino Vigilio. Perciò leggi: don Vigilio Covi
- Abba, benedici!
Abba Benedetto era così abituato a benedire Dio che le sue labbra continuavano a benedire tutti, perché li vedeva tutti amati come figli da Dio. E gioiva ogni volta che poteva benedire qualcuno.
Gli chiesero: “Come mai, abba, sei contento di benedire? Cosa succede quando benedici?”. E lui, serenamente, rispose: “Io sono come l’asinello di Gesù. Mentre porto il Benedetto, lo benedico e ricevo anch’io benedizione, e la trasmetto a chi mi viene vicino. Cosa succeda, chiedetelo alle persone benedette!”.
Lo fecero, e gli interrogati risposero:
“La benedizione del Signore? Mi ha infuso coraggio”.
“Mi ha dato sostegno per portare la mia croce”.
“In me ha acceso la gioia di benedire il mio Dio”.
“Ha rinnovato il mio desiderio di lodare e servire il Signore Gesù”.
“Ha consolato molto me e tutta la mia famiglia”.
“Desideravo morire, e adesso invece voglio vivere”.
“Mi fa stare più attento alla Parola di Dio e alla voce degli uomini”.
“Mi ha tolto un peso dal cuore e mi ha rinnovato la speranza”.
“Sono meno ripiegato su me stesso”.
“Da quando ho ricevuto benedizione accetto con libertà, senza lamento, le umiliazioni quotidiane”.
“La benedizione che ricevo mi spinge ad aprire la bocca per benedire il mio Dio, il nostro Dio e Padre di tutti e il Figlio suo Unigenito!”.
- Squarciare i cieli
Abba Benedetto, a chi veniva per ricevere una benedizione, diceva: “Il popolo di Dio, abituato da sempre a benedire e lodare Dio, aspettava la benedizione, anzi la chiedeva gridando rivolto al cielo: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). Sai tu quali cieli volevano che si squarciassero?”. L’abba lo chiedeva a tutti, ma nessuno osava rispondere. Allora lui: “Erano i cieli che coprivano il mondo come una cappa. Erano fatti di menzogna, di violenza e di avidità. Sono cieli che impediscono di tenere alzato lo sguardo. La loro oscurità obbliga a guardare la terra, come le mucche al pascolo o le galline nel pollaio, che vedono solo cosa mangiare. Li vedete questi cieli?”.
Il silenzio era diventato palpabile. Allora l’abba concluse: “Dio ha ascoltato quel grido, ha squarciato quei cieli. Con cosa lo ha fatto? Guardate: ecco, con la croce di Gesù. Questa è la benedizione attesa da tutti, anche da noi”.
Tutti fissarono il crocifisso. Qualcuno portò il fazzoletto agli occhi. Sì, la menzogna del mondo li appesantiva gravemente, ma la croce porta sempre Gesù, il Salvatore, con la sua benedizione.
- Le sofferenze e la croce
Abba Benedetto ascoltò le sofferenze di alcune persone. Parlavano di famiglie divise e di figli lontani spiritualmente, di discordie e gelosie in ambienti di lavoro, di malattie sconosciute. Ognuno, dopo aver raccontato la sua, chiedeva: “Abba, benedicimi, e benedici i miei figli”.
Prima di benedire, abba Benedetto, disse: “Benediciamo insieme il Signore nostro Dio, grande e umile. Egli è benedetto nei secoli! Le vostre sofferenze sono un grande peso, accresciuto ogni giorno dal peccato di tutti gli uomini. Talvolta nemmeno osate alzare lo sguardo per non scoraggiarvi di più, ma sappiate che il cielo si è aperto. Mettetevi qui e guardate in alto”, e li accompagnò sotto il grande crocifisso. “Ecco, su Gesù si è aperto il cielo ed è scesa la speranza, è venuta una pioggia di benedizioni, una per ciascuno di voi. Chi si allontana da lui perde tutto. Rimarrete perciò ogni giorno sotto di lui, tenendo nel cuore il suo Nome, Gesù. Lo benedirete col cuore e con la voce”.
E cominciò a benedirli, uno alla volta, con parole sante e pure, che furono subito efficaci. Il sangue di Gesù purificava e risanava ferite antiche e recenti.
4 L’intervento di Dio
Abba Benedetto gioiva ogni volta che poteva benedire. Proprio per questo volle chiedere al Signore un po’ di sapienza per comprendere questo dono. Con umiltà domandò ad abba Cristoforo: “Sai dirmi da dove viene la benedizione?”.
L’abba interrogato si meravigliò della domanda, e rispose: “Abramo ricevette benedizione da Dio. È il Dio di Abramo che benedice e fa diventare benedizione colui che gli ubbidisce (Gen 12,2). Da allora anche l’uomo benedice: Abramo benedisse Isacco e Isacco Giacobbe, e Giacobbe tutti i suoi dodici figli, e poi ancora. Ogni benedizione è un intervento di Dio, un passaggio del suo amore forte, fedele, potente, ricco, santo, consolante e vivificante”.
Abba Benedetto ringraziò, e da allora, leggendo le Scritture, rimaneva attento a cogliere questo aspetto. Era riconoscente perché gli pareva che Dio si umiliasse servendosi di lui, povero abba, per continuare e per completare la sua benedizione nel mondo.
- Chi può benedire?
Mentre leggeva la Scrittura, abba Benedetto trovò il passo che narra come Abramo ricevette benedizione (Gen 14,19). Rimase in silenzio, perché gli riusciva difficile capire. “Come mai Abramo è stato benedetto da Melkisedech, un uomo che non conosceva il suo Dio? E come mai quell’uomo è chiamato sacerdote del Dio Altissimo?”.
Lo Spirito Santo gli venne in aiuto. Comprese che sono creature di Dio tutti gli uomini della terra, e lui, Padre per tutti, può ispirare ogni uomo a benedire, e così ogni uomo può divenire dono di Dio. “Chi benedice”, gli confidò abba Cristoforo, “porta in sé un’impronta sacerdotale, perché compie ciò che è tipico di Dio. Melchisedek sapeva benedire Dio: diceva: «Benedetto sia il Dio altissimo», e perciò anche la benedizione che pronunciò verso Abramo fu vera e profetica”.
Abba Benedetto divenne ancora più umile di fronte a tutti, uomini e donne, anziani e giovani, persino bambini, perché da tutti poteva essere benedetto, e perché ogni benedizione che riceveva dagli uomini, pur se peccatori, aveva la stessa origine divina.
- La benedizione somma
Abba Benedetto lesse che Aronne, fratello di Mosè, quando fu consacrato sacerdote con l’olio versato sul capo, ha ricevuto, sia lui che i suoi figli, l’ordine di benedire il popolo (Num 6,23): «Aronne dovrà ogni giorno stendere le mani e pronunciare la benedizione per il popolo, mattino e sera». Disse tra sé: “Allora la benedizione è importante, è importante la benedizione di Dio pronunciata dall’uomo!”.
Anche stavolta confidò la scoperta ad abba Cristoforo, che, con evidente gioia, gli disse: “Era profezia e preparazione per la benedizione che noi riceviamo ogni giorno. Ogni giorno Gesù è con noi, lui che è la benedizione somma di Dio! Anche noi riceviamo la grazia di essere in comunione con Gesù da un uomo incaricato da lui”. Stettero in silenzio, un silenzio stupito e lieto.
- Maledizione?
Rimase senza parole abba Benedetto, quando s’accorse che qualche volta, nelle Scritture, la benedizione è ricordata insieme alla maledizione. «Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione» (Dt 30,19). E si chiese: “Può il nostro Dio essere capace di maledire?”. Propose il dilemma ad abba Cristoforo, che non si spaventò: “Vedi, se uno rifiuta la benedizione, che cosa gli rimane? È la stessa cosa che dire: se uno rifiuta la vita, cosa gli resta?”.
Benedetto comprese: “Ho capito: chi rifiuta la vita è morto, chi rifiuta la benedizione è maledetto, anche se nessuno lo maledice. Rimane nella situazione in cui si trova. Una terza possibilità non esiste”. E benedisse Dio ringraziandolo, perché “ogni volta che vedo i testimoni, «il cielo e la terra», posso scegliere di nuovo il dono con cui tu, o Dio, mi benedici: il Signore Gesù!”.
- Alzare le mani
Abba Benedetto, quando benediceva, alzava spontaneamente le mani, tenendole rivolte sopra la persona o la cosa che veniva benedetta. Un giorno si domandò: “È corretto questo gesto? Piacerà a Dio?”.
Un angelo del Signore fece sì che quando l’abba aprì la Scrittura santa, trovasse la pagina in cui si narra che Simone, figlio di Onia «Alzava le mani su tutta l'assemblea dei figli di Israele per dare con le sue labbra la benedizione del Signore, gloriandosi del nome di lui» (Sir 50,20). Osservò le proprie le mani. Non vide nulla. Ricordò che sono parte del suo corpo, benedetto e consacrato a Dio fin dal Battesimo, e unto dall’olio della Confermazione.
E disse ancora a se stesso: “Proprio le mie mani sono state consacrate con l’olio anche quando il vescovo le ha messe nelle sue, mentre gli promettevo obbedienza. Non solo l’olio profumato, ma quell’obbedienza spande profumo spirituale quando alzo le mani sui fedeli per benedirli. Anche le parole profumano della santità dell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Rimase consolato, sicuro di sé, ma non di sé, bensì del dono ricevuto.
- Si prostravano
Le persone che ricevevano dalle mani e dalle labbra di abba Benedetto la benedizione, si prostravano. Lui avrebbe voluto che rimanessero in piedi, ma i più invece si mettevano in ginocchio volentieri. Ripeteva spesso l’inizio del Salmo che dice: «Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome» (103,1; 104,1).
Intendeva diventare lui stesso lode di Dio, quel Dio che Gesù ci fa conoscere come Padre. Davanti a lui ci si prostra, come il Samaritano guarito dalla lebbra. Continuò a leggere la pagina del libro del Siracide, e trovò che quando Simone, figlio di Onia, benediceva il popolo «Tutti si prostravano per ricevere la benedizione dell'Altissimo» (Sir 50,21).
Da allora lasciò fare, accettò che si mettessero in ginocchio davanti a lui. Capì che le persone semplici sanno di essere alla presenza di Dio, quando la sua Parola o il nome di Gesù vengono pronunciati su di loro. Ringraziò il Signore che gli ha concesso di imparare una lezione santa dai suoi piccoli.
10 Il passatempo prezioso
Quando terminava di benedire alcune persone, abba Benedetto si chiedeva: “E adesso? Cosa faccio?”. Leggendo le Scritture rimase stupito per una frase, e si disse: “Ecco che Dio mi risponde. Questo è ciò che mi è richiesto, fare come Tobia, che «Praticò l'elemosina e continuò sempre a benedire Dio e a celebrare la sua grandezza» (Tob 14,2). Benedire Dio, il benedetto! Benedire Gesù, e amare i fratelli sofferenti, questo è il mio mestiere, no, anzi, la mia gioia, il mio passatempo glorioso, la mia forza. Questo è il mio nome. Se non lo faccio, non sono Benedetto”!
E iniziava i Salmi e i cantici, in particolare quelli che chiamano tutte le creature a lodare e benedire Dio. E si faceva prestare le parole dalla Tutta santa Vergine Maria, e, con la gioia ed esultanza che lei portava nel cuore, cantava o mormorava: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore» (Lc 1,46).
11 I pensieri positivi
Una signora, vestita di bianco, venne da abba Benedetto. Chiedeva un parere: “Abba, ho un’amica cui è stato diagnosticato un tumore. Mi ha chiesto di mandarle pensieri positivi, perché pensa che i pensieri positivi di molte persone, vestite di bianco, procurino guarigione. È vero?”.
L’abba sorrise, si raccolse e disse: “I pensieri positivi sono buoni pensieri, ma cosa vuoi che facciano? Qualcuno ritiene siano un toccasana, ma sono senza Dio e senza croce. I pensieri da soli danno l’impressione a chi li formula di essere buono, ma costruiscono sul vuoto. «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori» (Sal 127,1), dice un salmo. E noi preghiamo dicendo: «Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa» (Veni Sancte Spiritus). Le benedizioni vengono da Dio, e portano la forza della croce di Gesù, che dona vita. Chi non accoglie in sé il Figlio di Dio, anche se guarisce, rimane vuoto”. L’abba la invitò a pregare per l’amica lodando e benedicendo Dio, Padre di tutti, anche di chi non lo conosce ancora.
12 Conosci la preghiera?
La signora vestita di bianco incontrò nuovamente abba Benedetto. Questa volta lui le disse: “La tua amica che desidera i pensieri positivi di molti per guarire, ha bisogno di una forte benedizione. Potrebbe essere influenzata dalle credenze che derivano dal panteismo. Chi non conosce il nostro Dio e Padre, creatore del cielo e della terra, può arrivare a pensare che tutto è dio. Quindi lei ritiene di essere in certo qual modo dio, e reputa che i pensieri degli uomini siano tutti divini e arrivino dove si pensa, portando qualcosa di bene. Di certo lei non conosce la preghiera, perché non conosce il nostro Dio e Padre, e non sa che lo si può ascoltare e gli si può parlare, non sa che lui ascolta e risponde. Dille che per lei pregherai Gesù, unico Salvatore, che lo benedirai per lei, e che per lei hai chiesto e chiederai ad un abba la benedizione”. La signora tergiversò un po’, poi ringraziò.
13 Il segno di croce
Ascoltava volentieri le parole di abba Benedetto e desiderava da lui la benedizione. Questa volta gli chiese: “Abba, perché quando mi benedici fai un gesto con le mani? Mi viene da pensare ai segni di scaramanzia che ho visto fare da qualcuno”.
L’abba si fece serio. Guardò il crocifisso appeso alla parete e poi, con voce solenne: “Tutto il bene che ricevi da Dio è passato per la croce di Gesù, e passa per la tua croce accettata e offerta a lui. Ogni benedizione è dono che a Gesù è costato la croce, e può costare anche a noi. Quando ti benedico, disegno su di te la sua croce, ti avvicino a lui, che ti copra con il suo Sangue per custodirti e donarti il suo santo Spirito. E tu imparerai a ringraziarlo e benedirlo: il cristiano che ha ricevuto lo Spirito Santo si distingue per la gioia che esprime lodando e benedicendo il Padre del Signore nostro Gesù Cristo”. Quell’uomo ringraziò l’abba, mettendosi addirittura in ginocchio per ricevere la benedizione.
14 Benedizioni senza frutto
Una donna, entrando in chiesa, salutò con gioia abba Benedetto. Poi, vedendo pochissime persone, gli chiese: “Abba, tu hai benedetto molte persone per tanti anni. Dove sono? Molti non vengono più ad ascoltare la voce del nostro Signore. Come mai le tue benedizioni non hanno portato frutto per il Regno di Dio?”.
L’abba sospirò, e con tenerezza e sofferenza confidò: “Benedicevo anche quando non ero richiesto. È chi insiste nel chiedere la benedizione di Dio che la apprezza, come la donna che aveva la figlia indemoniata (Mt 15,23). Molti, non apprezzando la benedizione, non l’hanno coltivata con la loro preghiera, ed essa non ha portato frutto di fedeltà e di decisione per il Signore”.
La donna piegò il capo dicendo: “Pregherò perché il Signore conceda a qualcuna delle tue benedizioni più frutto di quello che pensavi, anche a distanza di tempo. Il nostro Dio non è avaro”. E l’abba: “Ti ringrazio, tu hai più fede di me”.
15 Segno o tatuaggio?
Mamma e papà vennero da abba Benedetto con i bambini. Desideravano la benedizione di Dio per loro, perché sapevano che essi, per crescere, non hanno bisogno soltanto del cibo quotidiano, ma anche di alimento spirituale. Glielo confermò l’abba, che disse: “I bambini crescono bene quando sono tenuti per mano da Gesù. Lui è l’unico che da bambino è cresciuto vero uomo senza le distorsioni del peccato. Per questo vi ubbidisco volentieri e dò loro la benedizione di Dio”.
Domandò il nome dei tre figlioli, e con parole di sapienza li benedisse uno ad uno tracciando col pollice sulla loro fronte un piccolo segno di croce. Il più piccolo chiese subito alla mamma lo specchietto che teneva nella borsetta: voleva vedere se la croce era rimasta sulla fronte come un tatuaggio, tanto fu forte l’impressione e grande la gioia. “Non temere”, gli disse l’abba, “il tatuaggio c’è, ma non si vede. Rimane nascosto nella tua anima; ci sarà anche domani”.
Il più grande dei tre si vergognò del tatuaggio blu che aveva sul braccio, e cercava di coprirlo.
L’abba si accorse, e benedisse anche quello, perché non porti frutto di vanagloria e di ribellione. Ricordò loro poi che l’amore di Gesù li avrebbe accompagnati sempre, dovunque. E li aiutò a rivolgere nel cuore parole di benedizione al Signore Gesù e al Padre suo, che ci avvolge nel suo amore.
16 Chiedere la benedizione
Un gentile signore si fermò a lungo con abba Benedetto. Parlarono del più e del meno, ma anche di realtà divine e spirituali. Poi l’abba voleva salutarlo, ma lui lo prevenne: “Abba, stavolta ti sei dimenticato di benedirmi!”.
Benedetto rispose: “No, non mi sono dimenticato. Volevo che fossi tu a chiederlo, e a chiederlo con insistenza. La benedizione è un bene prezioso che non va dato se non è apprezzato”. E quello allora: “Abba, per favore, benedicimi. La Parola di Dio che tu pronunci su di me, e il nome di Gesù che invochi, sono forza e gioia, sostegno e salute per la mia anima e per il mio corpo”. Allora l’abba gli disse: “Comincia tu a benedire Dio e il Figlio suo, nostro Salvatore, benedetto nei secoli dagli angeli e dai santi”.
Mentre quello lodava il Padre con le sue parole, e con silenzi significativi, l’abba si coprì le spalle con la stola del colore dei martiri testimoni di Gesù, e tracciò il segno della santa croce su di lui con il nome triplice dell’amore del nostro Dio.
17 Il cuore ospita Gesù
Amma Pacifica accompagnò una donna da abba Benedetto. Doveva sostenerla e parlare per lei, che non ricordava più le parole. L’anzianità e la malattia l’avevano resa incapace di molte azioni, normali per chi gode salute. La donna farfugliò alcune parole quasi incomprensibili, ma abba Benedetto comprese. Le anime semplici si comprendono.
Le rispose: “Buona nonna, ho capito. Desideri la benedizione per la tua memoria, per la tua voce, per i tuoi occhi e per le tue orecchie. Te la do volentieri anche per il tuo cuore, che ospiti sempre Gesù, che ha promesso di venire insieme con il Padre nel cuore di chi lo ama. Gesù poi sapeva che il suo Spirito fa ricordare le sue parole al momento opportuno (Gv 16,4)”. La donna sorrise e chinò il capo nell’attesa del grande segno della croce dell’abba.
Amma Pacifica poi ripeté quello che quella farfugliava: “Grazie, abba. Mi ricorderò di pregare per te. Dirò a tutti che Gesù è grande, lo benedirò di fronte a tutti, guarderò la sua croce e ascolterò i fratelli. Nelle parole di tutti si nasconde la Parola del mio Dio”. L’abba ammirò quella nonna attenta: la benedizione era stata efficace.
18 Benedizione, fontana di vita
Due giovani si fecero coraggio per incontrare abba Benedetto. Di lui avevano sentito parlare da chi riceveva benedizione, ma essi non sapevano cosa fosse la benedizione di un abba. Gli chiesero: “Abba, perché benedici? Che cos’è la benedizione? A cosa serve?”.
Nessuno gli aveva mai posto domande del genere. Per lui tutto era ovvio e semplice. Com’è difficile spiegare le cose facili! Che dire a quei giovani? Stette un attimo in silenzio per lasciarsi illuminare dallo Spirito Santo, poi disse: “Perché benedico? Dio ama tutti e vuole benedire tutti. Desidero essere suo strumento: gli presto la voce, anche la mente, e pure la mano. La benedizione è acqua e soffio, è melodia e fiamma che brucia. E poi, se la ricevete, dopo saprete. A cosa serve? È fontana di vita”.
Quei due avevano ancora più domande di prima, ma compresero che c’era poco da capire. Bisognava provare. “Vuoi benedirci?”, chiesero.
E l’abba: “Io voglio, ma voi volete benedire e servire Gesù? Nessuna benedizione può prescindere da lui”.
I due si guardarono. Allora Benedetto: “Non guardatevi. Ciascuno darà la propria risposta senza condizionarvi. Se vi condizionate l’un l’altro, la benedizione porta poco frutto. Lasciatevi condizionare solo da Gesù”. Come andò a finire?
19 Ramo verde o secco?
Abba Benedetto gioì quando seppe che alcuni ragazzi si sarebbero presentati al vescovo per l’unzione con l’olio profumato. Ne incontrò due mentre i loro genitori li accompagnavano ad acquistare il vestito per l’occasione. Chiese loro: “Il vostro ramo è verde o secco?”.
Né i ragazzi né i genitori compresero. Allora Benedetto disse: “La benedizione dello Spirito Santo che riceverete è grande e potente. Essa è come un pollone che viene innestato sul vostro ramo. Se il vostro è verde, fiorirà e porterà frutto. Se il vostro è secco, tutto inutile, tempo perso”. Rimasero a bocca aperta e si riproposero di nutrire il proprio ramo con la preghiera, la lettura del Vangelo e l’amore fraterno.
Salutando l’abba, chiesero: “Abba, benedici noi genitori, e benedici questi ragazzi, perché per le tue parole e la tua preghiera ci convertiamo”.
Benedetto li benedisse con compunzione e con forza, e disse ancora: “Sappiate che lo Spirito Santo, quando viene invocato, corre ad occupare la vita degli uomini. Egli riempirà e cambierà anche la vostra, ragazzi! Cominciate subito a benedirlo”.
20 Benedire avvicina a Gesù
Abba Benedetto, quando benediceva qualcuno, alzava le mani sopra quella persona e talvolta gliele posava sul capo. Così facevano Aronne e i sacerdoti suoi figli.
Interrogato su questo, abba Cristoforo gli disse: “Benedire è un atto con cui i sacerdoti esercitavano il servizio sacerdotale”. Continuò: “Tutto quel che facevano Aronne e i suoi figli era profezia che preparava a riconoscere e incontrare Gesù come «Dio con noi». Ora noi viviamo con Gesù, anzi, siamo membra del suo Corpo. Ogni tua benedizione avvicina gli uomini a Gesù, li inserisce in lui ed è un passo verso il completamento della vita di chi viene benedetto”.
Crebbe la gioia in tutt’e due, e con soddisfazione alzarono lo sguardo al cielo.
21 Anche tu benedici
Un uomo mite e umile chiese benedizione ad Abba Benedetto. Poi domandò: “Abba, posso benedire anch’io?”.
L’abba sorrise e disse: “Certamente, benedici, benedici sempre, benedici il Signore nostro Dio e Padre con il suo Figlio Gesù! E benedici tutti, benedici anche me. Dalla tua bocca escano sempre parole di benedizione a Dio e ai suoi figli”. Quello allora continuò: “Posso posare anch’io la mano sul capo dei miei figli per benedirli?”.
L’abba tacque, poi sussurrò: “Questo gesto è quello di Gesù: certamente egli gode di vedere che tu impari da lui! È un gesto che trasmette lo Spirito Santo presente nella Chiesa. Sarai vigilante sui tuoi sentimenti e benedirai il Padre e Gesù, perché la tua mano non lasci passare sui tuoi figli uno spirito superficiale o addirittura vanitoso o orgoglioso. Traccerai il segno di croce sulla fronte dei tuoi figli, anche con l’acqua benedetta. Pure io lo faccio come obbedienza, proprio come lo faceva Gesù, obbediente al Padre”. Fece poi il segno della croce su di sé, con molta compunzione.
22 Gesù continua a benedire
Abba Benedetto continuava a leggere le Scritture. Sapeva che non doveva mai smettere di nutrirsi della Parola, vero pane che alimenta il nostro cuore, la nostra mente, e anche il nostro corpo. All’ultima pagina del Vangelo scritto da Luca scoprì che il benedire è l’ultimo atto compiuto da Gesù sulla terra mentre veniva portato in cielo (Lc 24,50-51). E disse ad abba Cristoforo: “Meraviglioso! Gesù è salito al cielo benedicendo, e di certo non ha smesso! Egli continua a benedire, tiene sempre le mani stese su di noi, e noi continuiamo a ricevere la sua benedizione! Essa si mescola e si confonde con gli inni che gli angeli cantano per benedire il Padre”.
Ricevette gioia anche abba Cristoforo, che rispose: “Ti ringrazio, abba. Quanto hai detto mi consola, mi dona speranza, mi trasmette coraggio. Gesù continua a benedirci e benedice i nostri passi, benedice le nostre parole e i nostri respiri. Ci benedice anche nel sonno!”.
Benedetto di rimando: “Posso ritenere che, quando benedico i fedeli, le mie parole mi siano suggerite da Gesù stesso, in modo che la mia e la sua benedizione si sovrappongano?”. Cristoforo annuì: “Benedici anche me”.
23 Benedire antidoto al maledire
“Benedire gli altri è benedizione anche per me”, pensava abba Benedetto. E diceva: “Ci sono persone che maledicono. Sono pazzi? Maledire diventa maledizione per chi lo fa. È opera del maligno, è portarlo dentro di sé, invitarlo nella propria casa”.
Trovò nella lettura l’esortazione dell’apostolo: «Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite» (Rm 12,14), e fu confortato, notando come i suoi pensieri corrispondessero alla Parola di Dio. Lo disse a varie persone, quando scoprì con raccapriccio, che il maledire in qualche luogo è un’abitudine.
Rabbrividì quando udì che una madre aveva maledetto il figlio, e una nonna tutta la discendenza della figlia. A chi ne soffriva disse con sicurezza: “Venite, venite, vi benedico io per strappare ogni maledizione, per stracciarla e sradicarla. Invocherò il nome e il Sangue di Gesù su di voi, che possiate continuare a convertirvi a lui e vivere la pace. E voi lo benedirete con salmi e cantici e con un cuore libero e rinnovato”. Seminava così il frutto della benedizione.
24 Azione sacerdotale
Abba Benedetto aveva appena cantato una lode a Maria, la Madre di Dio, quando incontrò amma Pacifica. Pieno di gioia e di devozione esclamò: “Amma, quando Maria salutò Elisabetta ci fu grande gioia” (Lc 1,44). E l’amma gli rispose: “Sì, una gioia grande. L’anziana benedisse la giovane e benedisse il suo grembo. Quella fu un’autentica benedizione, una benedizione sacerdotale, perché colui che è stato benedetto nel grembo era il Sommo Sacerdote, non del tempio della città santa, ma del cielo stesso”.
L’abba ammirò le parole dell’amma, e le disse: “Amma, benedici anche tu! Anche tu, come Elisabetta, benedici”. Allora Pacifica, senza pensarci, esclamò: “Sii tu benedetto, abba Benedetto. Ricevi dal Dio santo e buono la sapienza, il discernimento, la prudenza, la salvezza, la santità, la gioia e la pace che scendono dall’alto!”.
Nessun altro udì, anzi, sì, gli angeli, che danzarono cantando di gioia perché da un’amma arrivò la benedizione di Dio ad abba Benedetto.
25 Non temere!
Si avvicinò ad abba Benedetto un giovane serio e triste. Si fece coraggio per chiedere: “Hai una benedizione anche per me, abba?”. L’abba, stupito, soprappensiero domandò: “Chi sei?”. E lui: “Sono figlio di una sacerdotessa di Satana”.
Mai l’abba aveva udito né immaginato una cosa simile. Tuttavia rispose: “Gesù è benedizione per tutti. Lui è passato «beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui» (At 10,38)”. Il giovane, rincuorato, aggiunse: “Ti avviso però che, se mi benedici, lei ti maledirà”.
Non si spaventò Benedetto, anzi: “Se ti benedico, tu mi benedirai, e le parole di tua madre cadranno davanti ai suoi piedi. Non temere”. Allora quello soggiunse: “Benedicimi, abba, benedici anche le persone cui voglio bene, quelle che incontro, perché non le tocchi l’influsso di colui che mia madre serve”.
Abba Benedetto fece ciò che non aveva mai fatto: adoperò tutta la sua fede, e aggiunse quella dei martiri, nonché la forza dell’angelo custode e quella di San Michele con la spada fiammeggiante; spezzò col nome di Gesù ogni eventuale maledizione e benedisse il giovane, che per la prima volta sorrise, e ringraziò Gesù con tutta la sua voce. Insieme lo lodarono e innalzarono a lui parole di benedizione. Che grazia la benedizione dell’abba all’uomo sofferente!
26 Hai visto il diavolo
Passò vicino ad un gruppetto di persone, che, appena lo videro, si rivolsero a lui con la domanda insolita: “Abba Benedetto, chi ha inventato il ‘diavolo’?”. L’abba non se l’aspettava, ma nemmeno si scompose: “L’hanno inventato quelli che l’hanno visto”.
Quelle persone si guardarono stupite e ribatterono: “Ci prendi in giro, abba? Chi può aver visto un inesistente? Nessuno crede che esista, nemmeno alcuni abba”.
Allora l’abba, sorridendo: “Voi credete di non averlo mai visto, ma l’ha visto molto bene chi ha assistito al litigio di due sposi che il giorno prima si amavano, chi ha visto litigare un padre col figlio e una figlia con la madre, chi ha visto i preparativi di guerra di un popolo contro un altro popolo. Questi hanno visto il diavolo”.
Smisero di deriderlo, e lui ne approfittò per aggiungere: “Per questo sono necessarie le benedizioni, anche per voi. Per questo è venuto Gesù sulla terra. Vi sta aspettando!”.
E l’abba riprese il suo lavoro preferito: benedire Dio, l’Altissimo, che dona vittoria all’uomo obbediente a lui.
27 Benedire la casa
“Vieni a benedire casa mia, abba!”. Abba Benedetto chinò il capo pensoso. Poi gli sorrise e disse: “Non occorre. Nella tua casa ci sei tu, che vivi con Gesù. Tu sei benedizione anche per la casa e per la famiglia”. Ma quello, con decisione: “Abba, ti sei dimenticato che anch’io sono immerso nel peccato del mondo? Se non c’è benedizione, io sono peggiore di tutti e la mia casa diverrebbe fonte di maledizione. Sai com’è facile dimenticare l’amore del Padre e di Gesù? Basta che in casa arrivi un’eredità o qualcosa di simile, bastano degli sguardi estranei affettuosi o invidiosi, ed entrano pure le tentazioni”.
Allora l’abba, commosso: “Grazie. Verrò a sostenere la tua fedeltà a Gesù benedicendo con l’acqua benedetta, che è la benedizione della Chiesa”.
E si avviarono insieme, con compunzione e con gioia. L’abba insistette con quell’uomo e con tutta la famiglia perché la loro casa si riempia di parole di benedizione rivolte a Dio Padre e al Signore nostro Gesù Cristo.
28 Benedire le galline?
Abba Benedetto stava uscendo da una casa dopo averla benedetta, quando la donna, anziana, lo richiamò per dirgli: “Abba, per favore, vieni a benedire anche le mie galline. Non mi danno uova”.
L’abba rimase interdetto: non aveva mai benedetto galline, non sapeva come fare.
Quella però insisteva. Allora gli fu dato di pensare che anche i fedeli del Signore sono ispirati dallo Spirito Santo, e non soltanto gli abba.
Si avvicinò al pollaio. Ebbe un improvviso barlume: quelle galline erano parte della vita della donna; se aveva benedetto lei, anch’esse potevano essere presentate a Dio perché ricevano l’energia occorrente per regalarle le uova. Asperse il pollaio con l’acqua della benedizione e pronunciò parole che quelle udirono continuando a beccare. Nemmeno s’accorsero che l’abba aveva ringraziato il loro Creatore.
Quattro giorni dopo la donna visitò l’abba e gli consegnò un sacchetto contenente il frutto della benedizione: sette uova. Come le vide, l’abba alzò lo sguardo al cielo e benedisse il Padre, quello nelle cui mani sta anche la vita dei passeri.
29 L’issopo
Un giovane trovava luce e forza pregando i salmi, ma non capiva tutto. Chiese ad abba Benedetto: “Abba, cosa intendeva Davide quando pregava: «Aspergimi con rami d'issòpo e sarò puro» (Sal 51,9)? Che cos’è l’issòpo?”.
L’abba era contento quando poteva parlare di preghiera. Disse: “L’issopo è uno stelo lungo con fiori azzurri come il cielo. I sacerdoti del tempio ne raccoglievano un manipolo, e lo usavano per aspergere con l’acqua o con il sangue dei sacrifici, e così benedire il popolo purificandolo dai peccati”. Il giovane era attento e desideroso.
Allora Benedetto aggiunse: “Chi diceva: «Aspergimi con rami d'issòpo», intendeva dire: ‘andrò al tempio, chiederò al sacerdote di purificarmi, gli chiederò la benedizione del perdono che desidero’. E quando preghi tu, è come se dicessi: ‘Cercherò il sacerdote perché tu, o Dio, mi benedica col perdono’. Dichiari che noi da soli non siamo capaci che di illuderci, e abbiamo bisogno del ministero offerto dagli uomini incaricati da Gesù. Questa è la fede della nostra Chiesa”.
Quello ringraziò, e pregò con maggior consapevolezza. Confessare i propri peccati ad un uomo non fu più un tabù, dato che anche il grande re Davide lo profetò: era invece efficace benedizione.
30 I peccatori benedicono
Un’amma molto attenta e desiderosa di capire i misteri, chiese ad abba Benedetto: “Abba, perché benedici tutte le persone che te lo chiedono?”. E l’abba, con evidente letizia, le rispose: “Me lo chiedi perché vuoi anche tu una benedizione? Io non posso fare a meno di benedire, perché il nostro Dio è benedetto, e noi, suoi figli e figlie, non abbiamo nessun altro bene che essere benedetti da lui e nessun’altra gioia che benedire lui e con lui benedire gli uomini”.
L’amma ringraziò e ripeté: “Allora benedici anche me, abba?”.
E l’abba: “Lo faccio con gioia. Dio si serve dell’uomo per incontrare gli uomini. Il primo di tutti è Gesù, l’Uomo vero e unico. E questi adopera poveri peccatori come me per continuare a distribuire i doni del Padre. In questo modo usa la mia pochezza, e anche la tua, che accetti il suo dono e la sua Parola da un peccatore non ancora arrivato alla santità”.
L’amma si dispose a ricevere la bella e santa benedizione, chinò il capo e si segnò col segno della croce, seguendo il gesto sicuro della mano dell’abba.
31 L’acqua benedetta
“Abba, mi benedici questa bottiglia d’acqua?”, chiese una donna che frequentava spesso la chiesa. Abba Benedetto rispose: “Volentieri, ma dimmi, cosa ne farai?”. Rispose: “L’adopererò per coltivare una fede semplice, come quella dei bambini. So che a Gesù toccavano il mantello, e bastava. Era manifestazione di fede che a lui piaceva. Oppure si facevano toccare dalle sue dita il capo, le orecchie o la lingua o gli occhi, per guarire. Questo non posso riceverlo, ma mi pare di toccare lui portando la benedizione della Chiesa di Gesù sulla mia fronte o sul mio letto e nella mia casa attraverso qualcosa di concreto come un po’ d’acqua benedetta”.
L’abba ammirò la sapienza e la semplicità di quella donna, e ravvivò anche lui la sua fede mentre pronunciava le parole della benedizione sulla bottiglia d’acqua. Concluse poi dicendo insieme a lei: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo!».
32 Il sale e i lumini
Aveva nella borsa un pacchetto di sale e dei lumini. Osare o non osare? Osò: “Abba, guarda, me li puoi benedire?”. “Puoi? «Tutto è possibile a chi crede!» (Mc,9-23). Se tu usi queste cose con fede, io adopero la mia fede per benedirle”.
Allora con coraggio la donna disse: “Abba, quando metto questo sale nel cibo, ricevo coraggio ad offrirmi al Padre. Gli dico: ‘Mangio per aver la forza di servire tuo Figlio Gesù ed essere sale della terra, come lui ha detto. Confido che così la mia vita diventi lode a Dio! Quando prego, accendo uno di questi ceri: se è benedetto, so che la mia lode a Dio e la mia preghiera a lui si uniscono a quelle di tutta la Chiesa, e ricevo forza per convertirmi e portare la croce che Gesù mi ha dato”.
Non ebbe alcun dubbio l’abba: non c’era ombra che la sua benedizione fosse ritenuta un rito magico.
33 L’olio e le medicine
“Abba, ho qui dell’olio e ho comprato le medicine in farmacia. Ti offendi se ti chiedo di benedirmi queste cose?”. Abba Benedetto non attese: “Non mi offendo, anzi, apprezzo la tua fede. Solo vorrei assicurarmi che essa non si confonda con la magia”.
Quell’uomo, con umiltà, disse: “Dimmelo tu abba se vedi in me questo pericolo. Io chiedo la benedizione del Signore, - sia sempre benedetto, - per queste cose, perché siano come i fazzoletti di San Paolo (At 19,12). Chi li toccava sapendo che erano stati usati da lui, conquistato da Gesù, veniva guarito da malattie o liberato dai demoni”.
Allora l’abba lo invitò: “Vieni in chiesa, davanti all’altare, e preghiamo. Benediciamo il Signore e chiediamo benedizione sulla tua fede, sull’olio e sulle medicine, perché siano dono di Dio per te e per coloro cui sono destinati. L’olio faccia brillare il tuo volto a testimonianza di Gesù, e sia quello che il Samaritano versò sulle ferite del suo prossimo. Le medicine giovino alla tua salute, perché tu possa servire il Signore senza impedimento. La tua mente e la tua voce continueranno a benedire ed esaltare il Signore che ci ama”. Pregarono insieme per la venuta del regno di Dio.
34 Il colloquio di lavoro
Un giovane padre di famiglia bussò alla porta di abba Benedetto. Entrato, disse: “Abba, la settimana prossima avrò un colloquio di lavoro. Puoi donarmi una benedizione?”. “Volentieri”, rispose l’abba, “ti benedico non solo perché tu ottenga il lavoro per il sostentamento alla tua famiglia, ma anche perché sia per te occasione continua di testimonianza”. Il volto del giovane divenne un punto interrogativo.
Benedetto continuò: “Tu possa donare a colleghi e clienti qualcosa dell’amore del Padre e della Sapienza del Figlio e della gioia dello Spirito Santo”. Il giovane replicò: “Questo sarà più difficile del lavoro stesso!”. “Anzi”, disse l’abba, “la fatica del lavoro sarà più leggera e la sopporterai meglio, se saprai che essa è utile per il Regno dei cieli! Avrai una gioia segreta che ti sosterrà momento per momento, quando ricorderai che sei testimone di Gesù”.
35 Benedire la moglie
Abba Benedetto riceveva richieste sempre più impensate. Un giorno un uomo gli chiese: “Puoi benedire mia moglie?”. L’abba, sorpreso perché vicino a quell’uomo non vedeva nessuno, gli disse: “Certamente posso, ma dov’è tua moglie?”.
Allora timidamente quell’uomo disse: “Non vuol venire. Odia gli abba, che gli ricordano l’amore di Dio. Lei lo rifiuta, perché odia me”. Abba Benedetto si fece pensieroso: “Allora dovrei benedirla a distanza?”. E l’uomo, con umiltà: “Proprio così, se puoi”.
Un attimo di silenzio, e poi: “«Tutto è possibile per chi crede». Così ha detto Gesù, che ha benedetto a distanza il figlio del funzionario del re (Gv 4). Prima però benedico te in presenza. Ti comporti da figlio di Dio con tua moglie?”. “Sì, quando riesco”, rispose l’uomo. E l’abba: “Cercherai di farlo sempre. Per questo ti benedico. Adesso entriamo in chiesa. Qui, davanti al Corpo di Cristo e alle reliquie dei santi martiri, loderemo il Signore e manderò la sua benedizione a tua moglie. Ricorda: «Tutto è possibile a chi crede»”.
36 Le medaglie
Venuto da abba Benedetto, gli disse: “Ho acquistato questa medaglia e questa croce. Prima di metterle al collo desidero che tu me le benedica”.
L’abba volle metterlo alla prova: “Perché? Sono oggetti sacri”. E quello: “Abba, finora questi oggetti sono stati usati come fonte di guadagno. Vorrei fossero liberati, perché portino la mia vita a contatto della santità di Dio, dei suoi desideri di Padre, e dell’amore che la Madre di Gesù ha avuto per lui. Anch’io dovrò convertirmi ogni giorno per riuscire a camminare sulle orme di Gesù. Quando saranno benedetti diverranno per me un promemoria costante della mia vocazione battesimale e mi aiuteranno a lodare il Signore e ad ubbidirgli”. Allora l’abba con gioia e ammirazione disse: “Sia fatto secondo la tua fede”, e le benedisse.
37 Benedire l’eredità
“È morto mio zio e ho ricevuto un’eredità inaspettata. È entrata la ricchezza nella mia povera casa. Molte volte ormai ho visto nelle case dei miei conoscenti che la ricchezza diventa fonte di tristezza e di discordia. Non vorrei succedesse questo nella mia casa, dove finora c’è stata la gioia e la pace di Gesù. Per questo vengo a chiederti benedizione, e, se il Signore te lo dà per me, qualche consiglio”. Parlava con sincerità e umiltà davanti a Benedetto.
L’abba rimase sorpreso ed edificato. Convenne che la benedizione era necessaria, e la diede subito, dopo aver pregato insieme. Quanto ai consigli, disse: “Pregherò io e pregherai tu. Pregherai soprattutto con la lode e la benedizione al Padre e a Gesù. Quando il Signore me li darà, te li dirò. Intanto vedi se c’è qualche povero, tuo conoscente, che possa beneficiare con te di quella eredità. Un’eredità materiale dev’essere accompagnata sempre da un’eredità spirituale, per non diventare maledizione”. Si strinsero la mano, con gli occhi umidi di gioia.
38 Vita seria
Un giovane, non del tutto convinto, fu spinto dai genitori a presentarsi ad abba Benedetto. Arrivato, timidamente, gli disse: “Abba, non riesco più a concentrarmi. Mi vengono pensieri strani, mi scoraggio, non vedo più uno scopo per studiare”.
L’abba lo amò, lo interrogò riguardo a cose semplici e quotidiane. Gli chiese se si univa nella chiesa al canto dei fedeli per lodare e benedire Dio. Osò persino chiedergli se avesse fede, e quale tipo di fede coltivava.
Il giovane rispose ad ogni domanda, solo all’ultima non seppe dare risposta, anzi, lo scosse alquanto. L’abba lo invitò a pregare, a ringraziare e benedire il Signore Gesù Cristo, poi disse: “Desideri la benedizione di Dio? Non sono gli angeli che ne hanno bisogno, ma gli uomini sofferenti come te. Gli presentiamo il tuo desiderio e la tua volontà di vivere una vita seria e animata dall’amore per tutti. Gli chiederemo poi di intervenire con la sua grazia sui tuoi pensieri e sullo scopo della tua vita”.
La benedizione dell’abba, anzi, di Dio, fu un toccasana per quel giovane, che ritrovò slancio e motivazioni nuove, pacifiche e serie.
39 La Parola è benedizione
Quando abba Benedetto parlava, erano tutti attenti. Ogni parola pareva una benedizione. Perché? Semplicissimo, la sua vita era impastata di Parola di Gesù. “La Parola di Dio è benedizione sempre”, diceva spesso, “perché è il dono del Padre per l’umanità, dono che nutre come il pane, dono che disseta come l’acqua, dono che culla e accarezza come una mamma”.
Una donna gli chiese: “Abba, mi benedici?”. Ecco la sua risposta: “Chi rimane in me porta molto frutto” (Gv 15,5), e a un’altra signora con la stessa richiesta: “«Non temere, io sono con te sempre» (Gen 26,24), dice il Signore”, e a quella che teneva in braccio il bambino: “La tua bontà mi ha fatto crescere (Sal 18,36)”.
A tutti pareva di essere raggiunti da un raggio di luce e di pace. Non fecero fatica a levare tutti insieme un canto di lode a Dio, benedetto dagli angeli e dai santi.
40 L’operazione
Un padre di famiglia doveva recarsi all’ospedale per un’operazione. Sapeva che il suo male minacciava seriamente la sua vita, sapeva che i dottori sono esperti, ma sapeva pure che possono sbagliare.
Si recò da abba Benedetto per chiedere: “Abba, la mia situazione è delicata. Hai una benedizione per me? Te la chiederei per il mio corpo, ma anche per i medici che la settimana prossima mi debbono operare e curare. Anzi, te la chiedo pure per la mia anima e per la mia famiglia, perché le tentazioni di scoraggiamento e di paura non ci abbattano”.
L’abba ascoltava con attenzione. Gli disse: “Gesù ha una parola anche per te e per i tuoi. Egli ti tocca con la sua mano e illuminerà la mente dei dottori. Lo chiediamo con fede, insieme, sicuri che a noi, che uniamo la nostra fede in un unico volere, Dio Padre non potrà negarci nulla”. Poi lo benedisse e gli propose di ritornare insieme con tutta la famiglia per ricevere l’unzione con l’olio benedetto di Gesù benedetto.
41 La pioggia
Una signora era preoccupata per la situazione del mondo, per l’incredulità dei suoi parenti, per l’avidità dei suoi vicini, per le cattiverie cui doveva assistere. Venne da abba Benedetto e disse: “Abba, tu benedici uomini e cose. Ti propongo una benedizione speciale. So che il sole e la pioggia sono segni della benedizione di Dio per il mondo, come ha detto anche Gesù. Vedi? Adesso piove. Benedici le gocce d’acqua che scendono sui campi, sulle strade, sui tetti delle case, sulle macchine e sugli ombrelli, così tutte le persone che abitano e si muovono qui saranno benedetti”.
L’abba sorrise, ammirò la fede della donna, raccolse un’ispirazione, e rispose: “Buona donna, grazie per la tua proposta. Io ne ho una migliore: benediciamo invece direttamente le persone che qui abitano e si muovono, perché, anche se non piovesse, ricevano lo Spirito Santo di Dio e siano rinnovati!”.
La donna comprese che a Dio si possono chiedere cose grandi, più grandi, le ultime e non solo le penultime. Benedisse Dio per la sapienza e determinazione della fede dell’abba.
42 Veri fidanzati
Due giovani, che parevano fidanzati, cercarono abba Benedetto. Lo trovarono finalmente. Quand’ebbe tempo per loro, li ascoltò. “Abba, tu benedici uomini e cose. Puoi benedire anche noi?”. L’abba chiese: “Per qual motivo volete la benedizione, figlioli?”.
Lei guardò lui, e questi prese coraggio e disse il loro comune segreto desiderio: “Tu sai, abba, quanto è difficile per i giovani attendere il giorno del matrimonio in castità. Noi vorremmo chiedere a Dio questo dono, di avere la forza di vincere le tentazioni d’impurità e di egoismo. Sappiamo che in questo modo potrà crescere e maturare ancor più il nostro amore fedele e perseverante, cosicché la nostra vita sia lode a Dio e testimonianza per Gesù”.
Abba Benedetto gioì, e chiese a Dio per loro fortezza e discernimento, coraggio e fedeltà, spirito di preghiera e di testimonianza. Li benedisse, ed essi percepirono la benedizione penetrare nelle loro ossa e nella loro volontà per rinsaldare il loro amore, che crebbe in santità.
Entrò in loro il desiderio di lodare insieme ogni giorno il Signore nostro Dio!
43 La maestra in classe
Una maestra faceva grande fatica ad entrare nella classe. Aveva paura. Qualcuno degli alunni, irrequieto, si scatenava con le parole e anche con tutti i suoi muscoli. Ella si sentiva impotente, e soffriva. Qualcuno le consigliò di far visita ad abba Benedetto e di raccontargli tutto.
In un giorno di vacanza l’abba l’ascoltò. Le propose di pregare insieme con lui per i suoi alunni, e con lei li benedisse uno ad uno. Poi le consigliò: “Quando ti prepari ad entrare in classe, di’ a Gesù: ‘Entro insieme con te. Tu, - sii tu sempre benedetto, - ami questi ragazzi, tu li vuoi salvare. Tu ami anche me e mi vuoi usare come strumento del tuo amore’. Se poi qualcuno si agita, lo perdonerai in anticipo e invocherai su di lui il nome santo di Gesù e il suo Sangue prezioso. Io ora benedico te, perché i tuoi occhi trasmettano benedizione, le tue orecchie siano attente all’amore che Gesù vuol comunicare, e la tua lingua si muova con dolcezza e sicurezza”.
La mano di Benedetto si posò sul capo della maestra, che iniziò a gioire di consolazione, e non fu più timorosa e pavida di fronte ai ragazzi. Da allora si presentava a loro con il cuore pronto alla lode di Dio.
44 Il gioco benedetto del papà
Un papà aveva due figli. Li voleva educare nella fede e istruire sulla Parola di Dio, ma non sapeva come fare. Chiese e ottenne la benedizione da abba Benedetto. Questa lo aiutò a riflettere e pensare…, ed ecco un’ispirazione. Sedette coi bambini mentre giocavano e, interrompendo il gioco, disse: “Ero sulla barca con mio fratello e mio padre. Ho visto Gesù che mi ha chiamato. Mi ha dato un soprannome, che meritavo per le mie pretese e perché non avevo misericordia. Lui mi ha portato con sé sul monte e anche dentro la casa di Giairo. Gli sono stato molto vicino durante la cena. Chi sono io? Chi è mio fratello? Qual è il soprannome che ho ricevuto?”.
I due ragazzini si guardarono. Capirono il gioco del papà e risposero con entusiasmo alle tre domande. Il gioco continuò e poi si ripeté altre volte.
Poi il papà si recò dall’abba a raccontare. Era entusiasta della benedizione ricevuta: è stata proprio benedizione!
45 La benedizione del pregare insieme
Mamma, papà e figli pregavano insieme ogni sera. Quando visitarono abba Benedetto glielo raccontarono, donandogli molta gioia e l’occasione di dire loro: “Il vostro pregare insieme è grande benedizione per la vostra famiglia e per la Chiesa intera. Questo lo dovete sapere. Quando pregate insieme, Gesù gioisce: infatti gli date occasione di salvarvi, di realizzare il suo desiderio grande di riversare in voi il suo Spirito Santo, e di presentarvi al Padre come frutto della sua fatica. Quando nel vostro pregare ripetete, come un ruminare, le parole dell’angelo a Maria, Gesù è raggiante: sono le parole che hanno dato il via e accompagnato il suo venire nel mondo!”.
La famigliola rimase stupita e infervorata. Sentirono le parole dell’abba verissime: il loro pregare era benedizione.
Ma una benedizione per sé la chiesero anche a lui, per avere la forza di superare le molte tentazioni che arrivano da varie parti per farli smettere. E l’abba con gioia mosse le mani per segnarli tutti con la croce che libera e salva.
46 Prima di morire
Il nonno si accorgeva di morire, ma voleva prima benedire i suoi figli e nipoti. Accorsero tutti, e chiamarono anche abba Benedetto.
Questi rimase silenzioso ai piedi del letto, e incoraggiò il morente: “Benedici in pace. Il Signore nostro Gesù ora adopera le tue parole e la tua mano per trasmettere a questi tuoi figli e nipoti la fede che li sosterrà, la speranza che li rasserena, la volontà piena di carità. Io, con la mia preghiera, consegno le tue parole e i tuoi gesti all’angelo di Dio, che le porterà al trono dell’Altissimo”.
L’uomo con pace benedisse anzitutto il Signore in cui aveva creduto, e poi benedisse grandi e piccoli, e tutti ricevettero consolazione, una consolazione che li aiutò ad accordarsi in tutto e ad avere amore gli uni per gli altri, superando vecchi risentimenti, inutili invidie e cattive avidità.
Versarono lacrime, ma nessuno di loro singhiozzò, nemmeno quando lo seppellirono. La benedizione del nonno, sostenuta da quella dell’abba, li riempì della gioia della presenza di Gesù.
47 Le litanie dei Santi
Durante la processione cantavano le litanie dei Santi. Per qualcuno fu un’esperienza nuova: non aveva mai sentito tanti nomi di santi. Ce ne sono così tanti nella Chiesa di Dio? Incrociarono abba Benedetto, e si espressero con lui chiedendogli il significato di quell’invocazione.
Egli rivelò: “I santi sono nostri fratelli, i più belli e i più forti e i più umili. Sono la nostra famiglia spirituale, vicinissimi a Dio e vicini a ciascuno di noi, soprattutto ai più deboli e bisognosi. La loro vita è un concreto inno di lode al nostro Padre e al Signore Gesù Cristo. Quando li ricordiamo e li invochiamo, gioiscono e benedicono. Presentano a Dio l’obbedienza che hanno vissuto sulla terra, perché sia ancor oggi benedizione per noi, per tutti, e in particolare per chi porta il loro nome. Ognuno di loro ha vissuto un briciolo della santità e dell’amore di Dio”. Uno domandò: “Abba, e noi?”. “Vi benedico”, disse l’abba, “perché anche voi raggiungiate la loro statura. Tutto è possibile a Dio!”.
Mentre li benediceva, si segnarono col segno della croce che salva e santifica.
48 Adorazione del Pane
Furono invitati in chiesa per un’ora di preghiera. Cantarono, stettero in silenzio, contemplarono il Pane eucaristico circondato di lumi, ripeterono delle brevi invocazioni, semplici e penetranti. Il nome di Gesù veniva lodato, benedetto e pronunciato spesso nella preghiera, come fosse un’invocazione privilegiata, anzi, più che invocazione, un’esclamazione di gioia.
Quando uscirono, un uomo chiese ad abba Benedetto: “Perché alla fine hai alzato su di noi il Pane, tracciando con esso un grande segno di croce? Che significato aveva?”.
L’abba si raccolse. Chiese aiuto allo Spirito Santo, poi disse: “Era la benedizione Eucaristica. Quando per benedire alzo la mia mano, Dio adopera questa mano, che è di un uomo peccatore. Quando alzo il Pane della benedizione, Corpo di Cristo, è lui stesso che benedice, è lui che ti avvolge con il suo amore e ti riempie con la sua pace. Egli adopera ancora le mie braccia, ma si fa presente a te in modo diverso, pieno e forte. E tu fai meno fatica ad adoperare la tua fede per ricevere la pioggia di grazie che sovrabbonda”.
Il silenzio aiutò tutti a rivivere quant’era avvenuto.
49 La Trinità
Quando gli abba benedicono, Dio Trinità è presente. Anche abba Benedetto, come tutti gli altri, pronuncia il triplice Nome tre volte santo, benedicendolo. Sul nostro corpo e sulla nostra anima scende il nome del Padre con tutto il suo amore, quell’amore che tiene in mano tutto il mondo e tutta la storia degli uomini. Scende il nome dell’amore che s’è incarnato nella nostra umanità, il Figlio cui è stato dato il nome «Gesù», nome che ci salva. Scende il nome della colomba che aleggia sul caos, e fuoco che brucia le impurità e illumina le oscurità, affinché possiamo scorgere la strada preparata per noi.
“Benedire è opera di Dio, solo sua. Il suo nome risplende sul nostro volto, entra nelle nostre orecchie, riempie il nostro cuore. Egli agisce sempre tramite la croce di Gesù, amore perfetto e completo”: così dice l’abba quando benedice qualcuno per la prima volta.
E aggiunge: “La Trinità dell’amore divino entra in te. Se non fosse in te, non riusciresti a vederla da nessuna parte, nemmeno guardando il cielo”.
In tutti quelli che lo ascoltano sorge il desiderio di ricevere spesso la benedizione.
50 La benedizione delle benedizioni
Abba Benedetto sapeva che la benedizione per antonomasia, benedizione eccelsa, è essere uniti al Corpo di Cristo, il Pane silenzioso che si può fissare con gli occhi, ma soprattutto mettere in bocca e deglutire. “Non c’è benedizione più reale di questa, che ci fa entrare nella vita reale, la vita di Dio, amore donato e amore ricevuto. Vita che non muore”, diceva.
E aggiungeva: “Coloro che toccavano il mantello di Gesù, e coloro che erano toccati dalle sue dita, guarivano dalle malattie del corpo; chi era raggiunto dalla sua Parola guariva dal peccato. Che sarà di chi addirittura lo mangia?”.
Egli invitava perciò tutti a confessare i peccati per ricevere la parola del perdono, e così poter mangiare con cuore purificato il Corpo, medicina reale e completa.
E non si meravigliava se qualcuno raccontava poi di aver ricevuto ristoro dell’anima e guarigione da qualche malattia. “È normale”, dice, “non è miracolo. Ci è stato dato per questo, perché «Chi mangia la mia carne vivrà»! (cf Gv6,64)”.
Tutti iniziavano a lodare e benedire Dio, come ci è stato insegnato: “Benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore; voi che state nella casa del Signore durante la notte. Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signore” (Sal 134,1-2).
***
* Diventare benedizione!
Abba Benedetto a forza di benedire è divenuto lui stesso benedizione. E mangiando ogni giorno il Pane benedetto era divenuto lui stesso Corpo di Cristo. Gli acciacchi della vecchiaia non li vedeva più come malanni, ma come i segni che il Corpo di Cristo mostra per rivelare che è passato per la morte ed è risorto. Come per Gesù risorto le piaghe sono sua gloria, così lui diceva: “Mi vanto dei segni della morte in arrivo. Non mi tolgono la gioia, anzi, testimoniano la verità della risurrezione!”.
E pregava così: “Gesù, eccomi, tu sei mio e io sono tuo. Ti benedico, ti ringrazio, tu il benedetto del Padre! Grazie che usi ancora anche me, come vuoi tu. Concedi alla Chiesa, che mi ha accolto, di benedire sempre te benedicendo il mondo che il Padre vuole salvare”.
Chi lo incontrava si sentiva incoraggiato a benedire Dio e già per questo si sentiva benedetto, e chi gli passava vicino e riceveva il suo saluto faceva il segno di croce.
Nihil obstat: Mons. Lorenzo Zani, cens. Eccl. Trento, 8/11/2022
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