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NU

1. Il regno dei cieli

Il Regno di Dio è vicino

 Questo è il primo della serie di opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Marco. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

 

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.

Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.

La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!

Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

  

1. Inizio del Vangelo (Mc 1,1)

2. Si presentò Giovanni a battezzare (1,2-8)

3. Tu sei il mio figlio (1,9-11)

4. Quaranta giorni (1,12-13)

5. Il Regno di Dio è vicino (1,14-15)

6. Seguitemi (1,16-20)

7. Autorità (1,21-28)

8. La sollevò prendendola per mano (1,29-34)

9. Pregava (1,35-45)

10. Che cosa è più facile? (2,1-12)

11. A mensa insieme con Gesù (2,13-17)

 

Inizio del Vangelo (Mc 1,1)

1 Inizio

del vangelo

di Gesù

Cristo,

Figlio di Dio.

 

Signore Gesù, voglio ringraziarti perché hai ispirato varie persone a trasmettere anche con l’inchiostro l’annuncio di te: giunge così a noi con fedeltà quanto gli apostoli predicavano riguardo alla tua persona e riguardo a ciò che hai operato per noi!

L’opera dell’evangelista, tutto il suo impegno di ricordare, raccogliere e formulare quanto tu hai fatto e hai detto, è solo un inizio dell’annuncio della buona notizia dell’amore del Padre per gli uomini. Questo annuncio continuerà lungo i secoli grazie all’obbedienza che i discepoli ti hanno donato e ti doneranno. La tua vita e le tue parole, Gesù, sono un inizio e un fondamento necessari: l’amore con cui Dio ci salva e ci libera e ci attrae a sè e l’amore che noi operiamo verso gli uomini è fondato in te, e da te parte per giungere a noi e a tutto il mondo! Prima di te c’era solo preannuncio, attesa, sete e fame, desiderio e sogno! Ora tu realizzi quella gioia e quella pienezza di vita che i profeti (Is 40,9; 61,1; 52,7) potevano solo additare da lontano.

Tu, Gesù, sei colui che annuncia e colui che è annunciato! Tu sei « vangelo », sei « buona notizia »: tu ci dici l’amore di Dio che perdona e salva, e Dio perdona e salva attraverso di te.

Tu sei davvero « Gesù », sei « salvezza di Dio ». Quando tu arrivi alla mia vita io siedo al riparo in luogo sicuro, sulla roccia, nella casa, fuori del tempo in cui regna la morte. Tu sei la mia gioia! L’annuncio della tua presenza è per me sicurezza d’esser giunto alla meta dei sogni più profondi del mio cuore! Tu sei Gesù, il salvatore dai pericoli e dalla solitudine in cui ci ha buttato il peccato da Adamo in poi, sei la salvezza dalle divisioni che il maligno è riuscito a far trionfare in noi! La nostra volontà è divisa in se stessa, incapace di realizzare i nostri desideri di bene; chi ama è diviso da colui che è amato a causa di gelosie e di invidie; le creature sono divise dal Creatore e i figli dal Padre! Tu, Gesù, sei la salvezza! Tu ci sei, sei giunto a noi: questa è la buona notizia, il « vangelo » che ci fa esultare di gioia, che ci rimette a posto la mente e il cuore, poiché tu ci rappacifichi col Padre e con tutti i suoi figli!

Tu sei « Cristo », consacrato da Dio con l’unzione! Sei l’atteso da tutto il popolo d’Israele, atteso per la sua liberazione completa e definitiva dal male, atteso per risolvere le divisioni tra gli uomini, atteso per purificare da tutte le idolatrie che ingannano con la loro forza di seduzione.

Sei Cristo, dono di Dio, visibilità di Dio. Dio nessuno l’ha mai visto, nè lo vedrà. Tu sei la risposta al nostro desiderio profondo di vedere Dio faccia a faccia (Es 33,11; 1Cor 13,12), di vedere il volto di Dio (Sal 27,8-9) e di essere illuminati dalla sua luce.

Vedremo te, Inviato di Dio, suo consacrato sul quale riposa il suo Spirito (Is 61,1)! Sei Cristo, colui che riunisce i dispersi, che compie ciò che nemmeno Mosè ed Elia hanno potuto se non solo desiderare.

Tu sei Cristo: Messia, figlio di Davide, re d’Israele, Figlio dell’uomo! Tutti questi titoli sono riassunti nell’unica parola che qui Marco ci propone perché il popolo di Abramo e di Mosè ti riconosca e ti desideri.

Sei Cristo: non dovremo attendere nessun altro, non dovremo soffrire più nell’attesa: ci sei tu, tu che soddisfi pure le attese di tutto il mondo, anche dei popoli pagani. Essi non hanno ricevuto alcuna promessa, ma il loro cuore è in attesa di una pace, di un’armonia, di una guida, di un amico che li strappi a quella solitudine e a quella menzogna in cui s’accorgono di essere immersi senza vie di uscita. Essi sono legati con catene di schiavitù a idoli e istinti, propri e altrui, che li obbligano alla tristezza e a commettere ogni sorta di peccati che poi bruciano senza fine nell’intimo del loro cuore.

Essi, che non capiscono l’espressione “Cristo”, possono capire e accogliere invece che tu sia “Figlio di Dio”! Tu sei Figlio di Dio, colui che ubbidisce a Dio non come schiavo, ma con l’amore del figlio! Sei colui che sa amare e può portare l’amore nelle nostre relazioni umane. Sei figlio di Dio, e quindi porti in te la divinità in modo visibile e concreto. Sei dunque il rivelatore di Dio, e lo riveli come egli è in realtà, padre per noi! Non lo riveli con idee e con concetti, ma con il tuo essere e il tuo agire.

Sei Figlio di Dio, e così manifesti anche a noi il vero e giusto modo di trattare con colui che è invisibile e sovrano, potente e sciente, che ci vede senza essere visto, e tende il suo orecchio per raccogliere le nostre voci, e manda la sua Parola perché venga udita e realizzata.

Sei Figlio di Dio, amato dal Padre tuo. Sei Figlio che noi possiamo baciare (Sal 2,11!) e che possiamo seguire per non perdere mai più la via della pace e della vita (Lc 19,42)!

Sei Figlio di Dio, che avrà i nemici sotto i suoi piedi e non conoscerà sconfitta (Sal 110,1)!

Gesù, sono pronto a conoscere te leggendo le pagine scritte da Marco, che renderanno viva la buona notizia, la notizia che ci dà quella gioia che nessuno potrà più cambiare in tristezza!

Già godo sapendo che ti incontrerò, e non sarò più quello che sono stato e quello che sono ora. Incontrando te io stesso sarò diverso, sarò un altro, sarò con te figlio di Dio, del Dio capace di avere figli, capace di amare.

Già godo di quel Dio che tu mi farai incontrare, perché è così grande da poter essere tanto piccolo da amare me, peccatore!

Gesù, mia gioia e mia salvezza, vieni a me!

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2. Si presentò Giovanni a battezzare (1,2-8)

2 Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te:

egli ti preparerà la strada.

3 Voce di uno che grida nel deserto:

preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4 si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.

5 Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

6 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico.

7 E predicava: “Dopo di me viene colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali.

8 Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà nello Spirito Santo”.

2. Si presentò Giovanni a battezzare (1,2-8)

I profeti sono venuti prima di te, Gesù, per annunciare l’amore di Dio, per annunciare te! Molti profeti, ma un unico annuncio! Molte voci per lo stesso Re del regno definitivo. Quanto predetto da un profeta è stato completato dall’altro con lo stesso amore. Malachia completa l’annuncio di Isaia, e tutt’e due dicono che la tua strada viene preparata.

Tu sei il re che viene, ed ecco davanti a te il messaggero che invita tutti ad accoglierti. Il messaggero di Dio annuncia la tua venuta, prepara l’attesa perché, attendendoti, venga spianato il terreno, sian tolti gli ostacoli, sia reso più celere il tuo arrivo. La voce del profeta deve risuonare nel deserto, lontano dai rumori e dalle distrazioni. La voce che prepara la tua venuta risuona là dove il popolo ha compiuto il passaggio dal deserto, luogo della crescita e della prova, alla terra promessa da Dio, dove sono arrivati gli esuli al ritorno in patria, là dove - privi di tutto il superfluo - i profeti cercano di servire il Dio della vita!

Tu, che sei colui che viene, incontri per primi coloro che si fanno poveri per Dio, coloro che si allontanano dall’influsso delle loro vanità e delle voci degli uomini per cercare solo l’amato del loro cuore, il Dio vivente e santo! Essi troveranno te, ma prima di te colui che ti prepara la strada. Egli è l’Inviato di Dio, che col suo nome dice già tutto, dice già quale sarà la tua buona notizia: egli si chiama “Giovanni”, « Dio è bontà », « Dio è amore »!

Come ti prepara la via questo annunciatore di amore? Egli la prepara nel deserto dei cuori, resi aridi e infruttuosi dal peccato. Questo è il deserto che tu vuoi abitare, Gesù! Tu vuoi essere presente là dove gli uomini passano per essere provati, nelle loro solitudini causate dal peccato. Ed ecco Giovanni che predica il battesimo: egli chiama gli uomini a morire alla loro vita passata, a cambiare vita, a deporre nell’acqua, come in un sepolcro, i loro peccati. I peccati, frutto di egoismo, creano solitudine crescente. Chi si lascia immergere nell’acqua da Giovanni, da « bontà di Dio », quegli è pronto a incontrare te, Gesù, « salvezza di Dio », che lo perdoni. Chi si lascia immergere da Giovanni fa un primo passo, purifica il cuore per riconoscere te, Gesù, ed essere salvato.

Il battesimo di Giovanni è un passaggio da una vita impostata nella ricerca del proprio benessere ad una vita fondata su di te, roccia sicura! Coloro che vanno da Giovanni si convertono: non sono più mossi dalla paura di Dio, ma dal suo amore, e accetteranno te: così avranno salvezza perché, grazie a te, non saranno più lontani da Dio!

Vengono tutti! È il desiderio dell’evangelista, è il nostro desiderio che vengano tutti, perché tu sei venuto per tutti! E difatti Giovanni non esclude nessuno. Nessuno viene escluso di coloro che vengono; ma devono venire. Chi vuole, di qualunque età e di qualsiasi categoria, poveri e ricchi, istruiti e ignoranti, capaci e incapaci, nessuno deve passare un esame, se non quello della propria umiltà e della decisione di accogliere il perdono e la salvezza.

Chi vuole il perdono, tutti coloro che hanno sete di vita, accorrono a Giovanni. Essi non vanno al tempio: i sacrifici, il culto che richiede solo denaro e gesti rituali non li attirano più, per loro non sono più garanzia di perdono divino, perché non richiedono il cambiamento della vita, la conversione, il salto nelle braccia di Dio.

Coloro che vengono scendono nell’acqua, là nel deserto. È l’acqua del fiume Giordano, dove il popolo dal deserto è passato alla terra promessa (Gs 3,17)! Dopo l’incontro con Dio sul Sinai e dopo le varie prove il popolo ha passato il fiume, aperto dalla fede. Ora i peccatori entrano nell’acqua per bagnarsi, come Naaman (2Re 5). E come Naaman, guarito dalla lebbra, ha incontrato il Dio vivente, così questi, per l’intervento di Giovanni, sanati dai loro peccati, sono preparati all’incontro con te. Anche Elia è passato oltre il Giordano per essere avvolto dal fuoco del carro che lo portava via (2 Re 2,11). Ora Elia è ritornato qui, non per castigare i peccati col fuoco, ma perché siano perdonati: infatti ora i peccati vengono riconosciuti e confessati, perché coloro che li hanno commessi siano preparati ad accoglierti.

Lo spirito di Elia ha investito Giovanni, come allora aveva afferrato Eliseo. Dalla veste lo riconosciamo (2Re 1,8), come Eliseo dal mantello ereditato dal suo maestro! Il suo cibo è quello del profeta, che si nutre di quanto viene offerto dal deserto, senza intervento delle mani impure dell’uomo.

Elia aveva passato il suo spirito profetico a Eliseo, ora Giovanni vuole orientare il popolo che lo ascolta a te, Gesù, che completerai l’opera santificandolo! Tu vieni dopo di lui e sei più forte di lui: hai la forza di Dio, superiore ad ogni forza, e vieni dopo, come il signore seduto sul carro viene dopo il suo cocchiere! Giovanni occupa il posto del cocchiere!

Tu sei colui che deve prendere la sposa, rimasta infeconda, per dare figli a Dio, sposo del popolo d’Israele. Giovanni è l’amico dello sposo: ti accompagna, ma non ti deve sostituire, non può scioglierti il sandalo! Giovanni ha aiutato a superare il gesto rituale, ha aiutato a deporre il vestito vecchio e a riconoscere e abbandonare le forze seducenti e negative del peccato, ma il fuoco ardente dello Spirito, la vita nuova e la forza dell’amore che fa vivere vengono da te, Gesù. Sei tu che realizzi le promesse della vita nuova nello Spirito (Gl 3,1; Ez 36,25-27) che ricompone le nostre ossa e ci fa uscire dai nostri sepolcri (Ez 37,12)!

Vieni, Gesù, sei il nostro vestito e il nostro cibo, vieni per darci il cuore nuovo e farci godere la vita nuova!

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3. Tu sei il mio figlio (1,9-11)

9 Ed ecco, in quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel fiume Giordano da Giovanni.

10 E, subito uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere sopra di sé come una colomba.

11 E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, il prediletto: in te ho posto il mio amore”.

3. Tu sei il mio figlio (1,9-11)

Nella lontana Nazaret, Gesù, hai udito di Giovanni e del suo battesimo. Anche tu vuoi essere presente là dove tutto il popolo riconosce i propri peccati e li confessa. Vai in quel luogo lontano dove si parla di te, della tua grandezza e del tuo compito finora mai eseguito da nessuno. Lasci il villaggio dal nome evocatore di profezie, di novità, dove sei conosciuto e sconosciuto, villaggio di Galilea, regione dalla quale nessuno attende gli interventi di Dio (Gv 7,52). Ti rechi là dove gli uomini diventano umili, dove, aiutati da Giovanni, essi riconoscono di essere stati disobbedienti, e iniziano il passaggio da una vita vissuta senza di te, ad un cammino di conoscenza della tua persona, della tua forza, del tuo amore per il popolo, per lasciarsi così investire del tuo Spirito che purifica e rinnova!

Tu accorri, e anche tu compi il gesto dell’umiltà, facendoti immergere da Giovanni nel “battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Gesù, come mai ci lasci pensare che anche tu chiedi perdono a Dio?

Anche tu compi il passaggio del fiume che ubbidisce alla fede (Gs 3,14-17), fiume dalle acque risanatrici (2Re 5)! Tu non hai deposto nelle acque peccati tuoi, ma hai preso su di te i miei e i nostri, quelli di tutto il mondo. Sei entrato in quelle acque per accompagnare nel percorso di conversione i peccatori, da esse ascendi per guidare il popolo che inizia il cammino verso il Padre!

Ti sei bagnato per dire a tutti coloro che si riconoscono peccatori: “Io sono con voi, non vi abbandono, non vi lascio perdere. Io vi prendo con me, vi accompagno al Padre; vi presento io a lui. La sofferenza del vostro peccato non va perduta, la raccolgo io. La solitudine che vi fa soffrire, e che è conseguente al peccato, non c’è più: non siete soli, perché io sono qui, dentro le vostre paure per trasformarle in gioia!”.

Giovanni ti ha battezzato, ha versato su di te l’acqua là dove tutti sono stati lavati da ogni sorta di peccato. Ora egli ha compiuto la sua missione. Tutta l’attenzione degli uomini e di Dio ora è su di te!

Tu sali dall’acqua: è la tua prima ascensione, inizio di quel percorso che ti porterà sulla croce e alla destra del Padre! Infatti la prima realtà che tu puoi vedere non sono gli uomini, ma i cieli aperti, e in essi il volto splendente del Padre! Sono squarciati i cieli: è stata esaudita la preghiera del popolo (Is 63,19). Il popolo sa che basta la tua presenza perché scompaiano le sue sofferenze, siano vinti i suoi nemici, allontanate le sue paure. Ora i cieli sono davvero squarciati sopra di te: salendo dall’acqua, tu sei colui che scende dai cieli per “andare incontro a quanti praticano la giustizia” (64,4).

Dall’alto scende su di te la colomba! Ecco, viene, e trova che in te è la sua dimora. Lo Spirito di Dio ha trovato sulla terra un luogo dove posarsi, dove rimanere, donde soffiare per donare la vita e far risorgere i morti! Lo Spirito aleggia (Gen 1,2) su di te, in te riposa! Ora noi sappiamo dove rifugiarci per ricevere lo Spirito di Dio, per essere ristorati dall’amore del Padre! Verremo a te, Signore Gesù. Dai cieli aperti risuona pure la voce, forte come il tuono. La voce è di colui che abita i cieli, voce che Mosè non poteva comprendere perché troppo pesante, come suono fortissimo di tromba (Es 19,16), voce che Elia non poteva udire perché era fruscio silenzioso (1Re 19,12)! Ecco la voce che per te, Gesù, pronuncia parole che non finiscono mai, tanto sono colme d’amore che trabocca!

“Tu”: la prima parola ti chiama, ti fa attento, ti dà certezza di essere visto, amato, considerato. Colui che parla vuole entrare in rapporto con te, colui che abita i cieli guarda verso di te, Gesù! « Tu sei il Figlio mio »! Sono per te queste parole con cui veniva intronizzato il re. Tu sei il re, re degli uomini, l’unico re scelto e consacrato da Dio! Il Figlio mio! Le parole di consacrazione del salmo 2 rivelano pure che tu sei il re: “Io l'ho costituito mio sovrano… Ti darò in possesso le genti” (Sal 2,6-8). Tu sei re, perché il Padre ti costituisce giudice e sovrano, tu il Figlio! Colui che parla, che abita i cieli, si manifesta attraverso di te: egli è Padre, come desidera il popolo che chiede lo squarciarsi dei cieli: “Tu sei nostro padre, noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma” (Is 64,7)!

Gesù, sei il Figlio, il re! Sei l’unico Figlio, il prediletto, come Isacco, il figlio di Abramo che sale il monte per essere offerto a Dio (Gen 22,2.12.16)! Mai come in quel momento il figlio è stato il prediletto di Abramo: un figlio promesso da Dio, donato da Dio, protetto da Dio, voluto da Dio! Ora tu sei il figlio che concentra in sè l’amore, tutto l’amore, quello di Dio e quello dell’uomo. Tu, Gesù, sei il « prediletto », sei colui che dovrà salire il monte del sacrificio per offrirsi come unico dono gradito al Padre, unico dono vero sulle mani degli uomini!

Scendendo nell’acqua del Giordano sotto la mano di Giovanni, dietro a tutti i peccatori, solidale con loro, tu hai donato te stesso alla volontà del Padre che vuole riscattare gli uomini. Perciò sei gradito a lui, sei la sua gioia, colui che realizza la sua volontà d’amore! Sei colui che già il profeta aveva visto come gioia di Dio e luogo dello Spirito (Is 42,1), mandato a portare la pienezza dell’amore per ogni specie di bisogno dell’uomo. E il bisogno dell’uomo è il bisogno di Dio, che riceve gloria e manifesta la propria grandezza e la propria ricchezza di misericordia nell’uomo risanato e ricolmato di gioia!

Tu, Gesù, sei la pienezza di vita dell’uomo, sei la gioia e la gloria di Dio!

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4. Quaranta giorni (1,12-13)

12 Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto

13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

4. Quaranta giorni (1,12-13)

Il tuo battesimo è avvenuto, e la voce che viene dal cielo lascia il posto al silenzio. Tu ora sai chi sei, chi sei per il Padre, e chi è lui per te. Tu sei figlio, e perciò subito, cioè con chiarezza e decisa fermezza, ti viene chiesto di ubbidire.

È lo Spirito di Dio che ti « costringe » ad uscire dalla compagnia degli uomini per perderti nel deserto. Lo Spirito ti “butta fuori”, come era stato buttato fuori dal paradiso Adamo (Gen 3,23) e come era stato spinto fuori dalla sua terra Abramo (Gen 12,1) per iniziare un cammino da solo con Dio. Anche tu ora, pur essendo Figlio, condividi le tribolazioni, le paure, le sofferenze di Adamo e la solitudine di Abramo! È fatica per te uscire e dimorare nel deserto, e percorrerlo per quaranta giorni come lo hanno percorso gli antenati per quarant’anni. Essi hanno incontrato vari pericoli, molte difficoltà, grandi sofferenze, che sono state di tentazione al loro attaccamento a quel Dio che li aveva liberati dalla schiavitù dell’Egitto per attirarli a sè in un’obbedienza filiale. Nel deserto essi sperimentarono la paternità di Dio, la sua sollecitudine materna, il suo amore sponsale.

Anche tu, Gesù, pur sapendo d’essere figlio, devi ora fare esperienza di questa tua grazia, devi viverla in situazioni concrete senza distrazioni! Il deserto è per te occasione preziosa per esercitarti in un amore nuovo al Padre che ti ama ed è pronto ad accoglierti come sacrificio, ti ama e ti considera il servo che offre se stesso. In questo deserto dovrai perseverare, rimanere, senza stancarti, per tutta la vita! Per dire questa tua decisione rimani quaranta giorni, resistendo a tutte le tentazioni che ogni giorno ti vogliono riportare in mezzo agli uomini per far vedere loro che tu sei figlio di Dio. La tentazione viene da Satana, l’accusatore. Egli ti odia e ti accusa davanti a Dio, come ha fatto con Giobbe (Gb 2,1). Egli ti accusa davanti alla tua stessa coscienza nell’intento di farti compiere segni prodigiosi che dimostrino a te stesso che tu sei figlio di Dio (Mt 4,1-11; Lc 4,1-10). Egli ti accusa davanti agli uomini affinché tu compia ciò che piace a loro perché ti accettino come il Messia (Mc 8,11).

Satana agisce con te come ha agito col popolo del deserto. Si sono lasciati tutti trascinare e sedurre dalle sue provocazioni, e sono morti. Sono stati tentati riguardo al cibo, ma la manna non li ha salvati (Es 16,2). Sono stati tentati dalla sete di potere e dalla ricchezza e comodità degli altri dèi per essere uguali a tutti gli altri popoli, ma questo era solo un tranello per giungere allo sfacelo e alla distruzione. Le tentazioni di Satana sono sempre seduzione, inganno, morte.

Se Satana ha vagliato te, Gesù, vaglia anche ciascuno di noi. Anch’io devo stare attento, non solo a quanto dicono gli altri uomini nel mondo, ma a quanto sorge dentro di me anche nei momenti in cui sono solo: può essere tentazione!

E dato che tu stesso poi sei stato tentato, so pure che la tentazione che si accanisce contro di me non è subito peccato! Fintanto che non l’avrò accolta essa non mi potrà allontanare nè da te nè dal cuore del Padre!

Gesù, tu hai superato la prova, hai vinto Satana. Tu sei più forte, tu sei davvero Figlio di Dio. Tu hai perseverato per tutti i quaranta giorni: se avessi ceduto, saresti uscito prima dal deserto.

Nel deserto non c’erano uomini con te, ma soltanto “bestie selvatiche”. Queste non ti facevano paura, non riuscivano a farti scappare. Resistendo a satana, anche le situazioni nemiche, paurose e angosciose, diventano sopportabili. Vivendo come figlio attento e ubbidiente al Padre tu trasformi il deserto in un luogo ospitale.

È satana che fa di ogni giardino un deserto pauroso. Tu invece fai della terra un paradiso. Le « bestie selvatiche » spaventano e dilaniano gli uomini, e con la paura li costringono a difendersi e fuggire. Tu, obbediente allo Spirito, vivi tutte le situazioni nella pace; ogni situazione, anche quella più difficile e dolorosa, è per te occasione d’amore! Tu sei ora il nuovo Adamo e trasformi il deserto in un giardino (Is 32,15)! Tu sei il germoglio del tronco di Iesse (Rom 15,12), sei il Messia su cui si è posato lo Spirito del Signore per inaugurare i tempi della pace tra il lupo e l’agnello, tra il bambino e i serpenti velenosi (Is 11; 65,25).

Tu non hai mormorato come ha fatto il popolo per la mancanza di pane e di carne, non hai rimpianto le cipolle, i cocomeri e i porri d’Egitto (Nm 11,5)! Ora a te si possono accostare gli angeli di Dio per servirti. Non hai concesso spazio a Satana, possono perciò avvicinarsi gli angeli con il pane e l’acqua. Essi ti servono come hanno servito Elia quando fuggì dal mondo per rimanere fedele al Dio altissimo (2Re 19,5-7)! Elia, svegliandosi dal sonno, ha trovato il pane, tu incontri gli angeli stessi che ubbidiscono ai tuoi cenni (Lc 2,13; Gv 1,51).

Signore Gesù, la tua vittoria è mia gioia e mia speranza, è certezza e grazia, è luce e pace per il mio cammino nel mondo. In esso potrò vivere senza paura, godendo con te in ogni situazione difficile la presenza degli angeli di Dio (Tb 5,4)!

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5. Il Regno di Dio è vicino (1,14-15)

14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, predicando il vangelo di Dio, e diceva:

15 “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo”.

5. Il Regno di Dio è vicino (1,14-15)

Signore Gesù, hai superato la prova: Satana non riesce a farti accettare i suoi metodi di vita e la sua idea di regno, non riesce a darti un’immagine di figlio che intacchi la certezza della paternità di Dio. Egli, sconfitto, si scaglia contro la vita del predicatore della tua consacrazione regale e della tua investitura nello Spirito: Giovanni viene consegnato. E la sua sorte preannuncia la tua. “Vuoi vivere una figliolanza e una regalità secondo le Scritture?” sembra ironizzare e minacciare Satana: “ecco cosa ti aspetta!”. Giovanni non battezza più, non parla più di te, non annuncia più la tua grandezza e la tua missione, è costretto a tacere: attorno a te, silenzio.

Tu accogli questo evento come un segno, il segno che ora tocca a te manifestarti e tener desto il cuore degli uomini per rivolgerlo al Padre. Tu non rimani nel deserto, non ti fermi al Giordano: tu vai là dove gli uomini vivono e lavorano, dove soffrono e sperano. Eccoti in Galilea, la tua Galilea: qui ci sono i poveri e i peccatori, qui vivono coloro che non conoscono Dio, che nulla sanno della sua paternità. Qui nessuno attende che qualcuno rivolga loro la sua parola (Gv 7,52), qui tutti vivono sapendo di essere disprezzati da chi dice di conoscere Dio, e qui molti sono tentati di riscattarsi con una violenza che li renda accetti a tutto il popolo, cui viene promessa liberazione grazie alla forza delle armi! In Galilea tu, Gesù, sei luce nelle tenebre, luce che splende su coloro che dimorano in terra e ombra di morte (Is 8,23-9,1; Mt 4,15s)! Qui risuona la tua voce che con gioia solenne proclama il lieto annuncio! La tua voce non è quella dei profeti che, spinti dalla paura, prevedono castighi, che chiedono cambiamenti di vita. Tu porti una notizia gioiosa, quella attesa da secoli. Il popolo già sa che deve venire questo momento, ma lo ha atteso troppo e vive triste, rassegnato: non attende più! Ora tu li risvegli con la notizia buona di Dio, di Dio che è il “nostro padre” “nostro redentore” (Is 63,16), che “gioisce come lo sposo per la sposa” (62,5)! “Ecco, arriva il tuo salvatore” (62,11)! Da secoli questo vangelo rimaneva scritto sul rotolo, ora risuona con la tua voce sicura e risplende sul tuo volto e nei tuoi occhi con gioia soave! Tu non dubiti di questo vangelo, perché sei stato chiamato figlio e perché tu stesso hai visto, nei quaranta giorni, che lo sei davvero!

Gesù, il tuo evangelista riassume in quattro parole tutto l’annuncio lieto che tu hai donato alla Galilea: metti anche in me il tuo Spirito perché comprenda e mi lasci cambiare il cuore e la vita!

“Il tempo è compiuto”: il tempo è sinonimo di attesa, di fatica, di fretta! Il tempo è riempito di occupazioni, di desideri, di sogni. Il tempo è tensione verso quel momento che lo trasformerà in eternità, che dal continuo cambiamento si giungerà alla stabilità, alla sicurezza. Il tempo è attesa dell’ora di Dio, l’ora promessa, l’ora del suo intervento che farà si che “il tuo sole non tramonterà più” “perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto” (Is 60,20)! “A suo tempo farò ciò speditamente” dice il Signore (22).

Il tempo che corre è finito, è compiuto. La tua presenza, Gesù, segna l’arrivo di un tempo nuovo, che porta ad un modo nuovo di vivere, non più scandito dai giorni che passano, ma dalla luce del tuo volto, dal suono dei tuoi passi! La tua presenza è inizio di un giorno nuovo, giorno stabile senza notte, giorno colmato dall’amore del Padre, giorno che ci vede sempre uniti a te! Tu ci doni questa bella notizia: siamo nel giorno della salvezza di Dio! Il tempo della creazione del mondo è compiuto, concluso: ora siamo nel tempo in cui possiamo passeggiare con Dio nel giardino che tu ci apri: il cielo non si chiude più sopra di te, e noi con te viviamo una nuova vita senza paura della morte.

“Il regno di Dio è vicino”! Si avvicina il regno perché è tra noi il re! Ecco, il re viene, sei tu il nostro re! Quando ti incontro e ti accolgo inizia il regno. Il regno è di Dio, perché lui ti ha mandato e ti ha dato il suo Spirito e ti ha chiamato figlio. Il regno è vicino, perché basta che io ti faccia entrare nella mia vita, e la libertà e la gioia diventano mie! Quando tu entri liberi dalle paure e dalle schiavitù, perché tu rivesti e riempi d’amore ogni decisione ed ogni azione, anzi, riempi dell’amore del Padre la luce dei miei occhi. Quando ci sei tu io vedo attorno a me solo persone amate da te e dal Padre e non vedo altra strada per me che continuare l’amore. Regno di Dio! Sei tu il Regno di Dio, regno che cresce dentro e tra gli uomini, cresce adagio, cresce misteriosamente e smisuratamente! Regno osteggiato da chi è sicuro di sè, da chi non vuol servire, da chi non vuole vedere che Dio è un padre chinato sui suoi piccoli, soprattutto su quelli che soffrono (Ez 34,16-22; Sal 72,12s). Regno cercato da chi geme tra le ingiustizie degli uomini, e trovato da chi accetta la tua croce e vuol morire con te! Regno che tutti vedono (15,2.9.17.18.26.32), ma che godono solo coloro che ti amano, e ti amano in croce (15,43). Arrivi tu, Gesù, e Dio regna! Si diffonde la gioia, l’armonia, la pace (Sal 96,10s; 97,1; 98,6) perché questa è davvero la bella notizia: gli uomini che dominano non riescono più a tenermi schiavo, perché sei tu che regni! Essi non riescono più a togliermi la vita, perché tu ci fai vivere!

La bella notizia che ci annunci è davvero bella: possiamo convertirci, possiamo ritornare al Padre smettendo i nostri egoismi da cui speriamo sicurezza e vita. Possiamo coltivare pensieri che vanno oltre le cose del mondo, orientarli al futuro di gioia! Possiamo smettere di vivere per noi stessi e cominciare a vivere per te. Possiamo procedere nel cammino verso il Padre, orientando a lui ogni scelta. Posso smettere tutte le mie paure, fondate sulle mie capacità e incapacità e oltrepassare i miei pensieri e ragionamenti, per gustare la verità della tua parola e della paternità di Dio. Si, voglio convertirmi, Gesù! Voglio fondare la mia vita sulla tua parola, sulla rivelazione che tu apri col tuo essere figlio: Dio è mio Padre, Dio è nostro Padre (1Ts 1,9)!

Il Padre è davvero Padre: credo in lui basandomi su ciò che mi dici tu, Gesù, sulla buona notizia del tuo amore, che tu, come figlio, riveli! La mia vita si trasforma, si converte: non ho più paura del futuro e non ho più paura del passato. Tu li possiedi nel tuo amore! Non ho più paura degli altri nè di me stesso: ci sei tu che mi ami e mi rendi amore. Non vedo più piccoli e grandi attorno a me: sono tutti grandi perché sono tuoi, tutti piccoli perché miei fratelli. Ed io sono grande perché sono tuo, e sono piccolo, molto piccolo, perché sono nulla, sono vuoto senza di te!

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6. Seguitemi (1,16-20)

16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone, e Andrea fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; infatti erano pescatori.

17 Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”.

18 E subito, lasciarono le reti e lo seguirono.

19 Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti.

20 Subito lì chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e lo seguirono.

6. Seguitemi (1,16-20)

Gesù, mentre annunci l’attesa buona notizia passi lungo il mare di Galilea, sulle strade degli uomini indaffarati nel loro lavoro. Non attendi il sabato e non riservi alle tue parole i luoghi consacrati dalla preghiera. Ora ti fa da sfondo il “mare di Galilea”. Mare è il luogo pericoloso per gli uomini, insicuro, che mette loro paura (Ap 12,18). È il luogo che dà loro il lavoro, ma sempre nell’incertezza, essendo percorso dai venti ostili, dalle forze non dominabili del caos. Tu passi lungo questo mare, dal quale ricavano nutrimento sia ebrei che pagani: esso infatti fa da confine e nello stesso tempo unisce i nemici che tu chiamerai ad essere fratelli nell’unica Chiesa!

Nel tuo camminare i tuoi occhi sono aperti, attenti, come gli occhi del Padre. Tra le molte persone tu vedi i due fratelli. Il tuo sguardo si posa su di loro, occupati dal loro lavoro. Essi non guardano a te, perché impegnati nella fatica. Gesù, tu vedi questi pescatori che lavorano assiduamente: essi non sono pastori come Abramo, come Mosè, come Davide, come molti altri chiamati da Dio ad essere suoi ministri e servi della sua parola e del suo amore. Questi non sono abituati ad essere capi di una moltitudine di pecore; essi sanno occuparsi solo dei pesci per trarli fuori dall’acqua.

Seguitemi: finora gli uomini sono stati invitati a seguire Dio e la sua legge; ora essi possono seguire invece te, che sei il Dio con noi! Il tempo è davvero compiuto! Il Regno è davvero vicino! Tu li chiami, rivolgi loro una parola nuova, mai udita finora: venite dietro a me, accompagnatemi!

La tua parola è un comando che cambia la loro vita. Li chiami a muovere dei passi dietro di te, a tenerti d’occhio, ad osservare te, a lasciarsi innamorare di te, a servirti. I due fratelli che chiami per primi portano dei nomi significativi: Simone, “si attaccherà a te”, e Andrea “uomo adulto”! L’uomo maturo è colui che si attacca a te, Gesù, colui che sta con te. Ai due fratelli tu prometti una missione, che affiderai loro, una missione che renderà la loro vita un dono per molti: “Vi farò diventare pescatori di uomini”! Essi dovranno solo seguire te, osservarti, imparare da te, stare sempre alla tua presenza. Tu stesso poi renderai la loro vita fonte di salvezza per gli uomini che sono persi nel mare, che sono ciechi e zoppi, muti e sordi, fin che non s’incontreranno con te.

Simone e Andrea sono fratelli come gli altri due che tu vedi poco oltre. Sono fratelli che con te potranno vivere in modo nuovo e perfetto una nuova fraternità. Con te il loro essere fratelli viene superato e giunge a perfezione. La tua parola è parola divina che realizza ciò che dice: i due fratelli subito ti seguono. La loro risposta immediata non ha bisogno di parole. L’unico gesto che manifesta la loro decisione sicura è il lasciare le reti. Tu sei più importante del lavoro e del guadagno, tu sei più della sicurezza economica, tu sei gioia più profonda di ogni soddisfazione attesa e desiderata.

Da questo momento, Gesù, non sei più solo. L’evangelista ci fa vedere che dovunque sei tu, là ci sono i tuoi discepoli. D’ora in poi chi cercherà te non dovrà fare altro che cercare i tuoi: dove sono essi là ti si può trovare! Non cambia solo la loro vita, cambia anche la tua. Tu sarai aiutato da loro, ma essi potranno anche farti fare brutta figura, perché la loro vita non è perfetta obbedienza al Padre, non è perfetta adesione a te, non è specchio fedele del tuo amore! Per te questa comunione fraterna è un rischio, ma tu corri anche questo rischio per amore loro e per amore degli uomini!

Il tuo cammino continua e i tuoi occhi rimangono aperti e la tua voce si fa di nuovo sentire. La rivolgi a Giacomo e a Giovanni, altri due fratelli occupati dal lavoro di pescatori. Anch’essi vengono toccati dalla tua voce e anche per loro si compie il miracolo più bello. Da ora essi non sono più uomini tra gli uomini, non sono più curvi sugli attrezzi da lavoro, non sono più legati dagli affetti umani e dalla loro storia passata o dagli impegni sociali (1Re 19,20). Ciò che per loro era importante e vitale improvvisamente non lo è più: non perché abbia perduto il suo valore, ma perché sei venuto tu, la perla preziosa, il tesoro nascosto e inaspettatamente trovato!

Tu sei più sicuro e più amabile del loro padre, tu sei ricchezza più desiderabile della barca che finora ha dato nutrimento e benessere, tu sei compagnia più piena che non quella dei garzoni! Sei tu, Gesù, la vita, il vero legame alla storia e la garanzia del futuro. Sei tu che riempi e compi il tempo e introduci nel Regno!

Essi ti devono seguire, devono camminare, senza sapere dove li farai arrivare e per quanto tempo dovranno faticare. Essi sanno e sapranno che tu sei con loro, sempre con loro. Da te impareranno a vivere e da te riceveranno vita e forza e gioia! Saranno sempre in cammino, ma sempre la tua luce li farà brillare, Signore Gesù! Il tuo sguardo rimarrà posato su di loro e trasmetterà loro sicurezza e pace, pienezza di vita e garanzia di un futuro immerso nella tenerezza del Padre, gioia di essere utili al mondo e di diventare veri servitori di Dio!

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7. Autorità (1,21-28)

21 Andarono a Cafàrnao e Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava.

22 Ed erano stupiti dal suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.

23 Nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare:

24 “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”.

25 E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da quest'uomo”.

26 E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

27 Tutti furono meravigliati, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!”.

28 La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

7. Autorità (1,21-28)

Con i tuoi discepoli, Gesù, entri nella città. Prima di tutto fai vedere ai tuoi che bisogna amare gli uomini (Sap 12,19), perché il Padre li ha creati e li ama. Gli uomini si sono organizzati, nel bene e nel male: la città è il luogo dove appare la loro grandezza e meschinità, la loro bontà e cattiveria, la loro menzogna e sincerità. Qui, in mezzo a loro, hai posto la tua delizia (Prov 8,31) e la tua dimora. Qui insieme a loro obbedisci al comando di Dio di santificare il sabato (Es 20,8; Dt 5,17): entri anche tu nella sinagoga per cantare i salmi, per ascoltare le Scritture e per godere la comunione della fede in lui. Non sei uno che sta a vedere cosa fanno gli altri, ma tu stesso arricchisci l’incontro intervenendo, donando quanto il tuo cuore e la tua mente ricevono stando “nelle cose del Padre” (Lc 2,49). Dalle tue labbra la Parola di Dio esce come miele, come acqua dalla sua sorgente, come vino che disseta e rallegra, come olio dal torchio per lenire ogni ferita. Tu sei sicuro di dire quanto il Padre vuol manifestare! Per questo il tuo parlare entra nei cuori, li tocca, li risveglia all’amore, li risana. La tua parola è vera parola, parola di Dio, parola che crea, che fa, che agisce; è autorità! La tua parola incontra il cuore e le aspirazioni dell’uomo, poiché riveli la verità di ogni evento, che tu osservi nell’amore del Padre. Ognuno si accorge che le tue parole sono verità, a differenza di quelle udite finora, dalle quali - pur riferite a Dio - non si percepiva la certezza di essere amati da lui. Nemmeno gli scribi infatti sapevano pronunciare la parola del Padre con labbra di figlio!

La tua presenza nell’assemblea è luce e la tua parola viva è fuoco che non possono essere ricevuti dalla menzogna del nemico: anche nella città, come nel deserto, questi ti vuole confondere. Qui egli si nasconde in un uomo, un uomo pio che frequenta la sinagoga. Non basta che uno frequenti la sinagoga per essere libero dal maligno. Quando la Parola è annunciata dalle tue labbra pure, e fa conoscere quella volontà del Padre che si compie sulla tua croce, allora lo spirito immondo, nascosto sotto l’apparenza di pietà, si ribella e si rivela. Egli infatti non vuole tutta la volontà del Padre: vuole gioia, ma senza la croce, vuole ricevere amore, ma senza donarlo, vuole essere al centro dell’attenzione al tuo posto, anzi, senza di te!

Egli non è capace di parlare, sa solo gridare. Non è capace di ascoltare, non vuole dialogare, ma solo imporsi. Le sue grida rivelano il male di cui è portatore. Egli conosce molte cose di te, ma per te non ha amore. Sa chi sei, sa il tuo nome e la tua origine, sa persino il tuo rapporto con Dio. Egli si gonfia del suo sapere. Il suo sapere è superbo, ma la superbia non giova. Egli grida in mezzo agli uomini raccolti nella sinagoga. Nel suo gridare pretende di farsi portavoce di tutti, vuole attirare tutti nella propria inimicizia gridando contro di te. La sua menzogna gli dà l’illusione di aver ragione contro di te, gli dà illusione di essere nella verità solo perché ritiene di essere espressione di maggioranza! Egli non vuole aver a che fare con te, Gesù. Ti vuol tenere distante. Rifiuta ogni contatto. Anzi, ti vuole tener distante da tutti, vuole escluderti dall’umanità. Qui tu odi quanto hai già percepito nel deserto, e intuisci che il nemico continuerà ad attirare gli uomini in questa direzione, finché nel pretorio di Pilato riuscirà davvero a far pronunciare questo suo rifiuto dalla folla urlante.

Gesù, tu sei salvezza di Dio, sei mandato a salvarci: il nemico ti accusa proprio del contrario, che tu sia venuto per mandarci in perdizione. Questa è l’accusa che tutto il mondo ha fatto propria nella sua ignoranza. Nessuno ti conosce, perché non conosce l’amore del Padre!

Egli, il maligno, ora si vanta di sapere chi tu sei. Vantandosi non parla più per gli altri, a nome loro, ma mette se stesso al di sopra di tutti. Egli sa davvero il tuo nome e sa che tu sei il Messia: lo grida con un’espressione solenne: “Il Santo di Dio”, pur senza trarre la conseguenza di inginocchiarsi davanti a te con amore obbediente! La parola che esprime la tua identità è così resa inefficace dalla superbia. Tu, Gesù, non ti spaventi, nè per la violenza della sua voce nè per la menzogna delle sue parole.

Tu riconosci lo spirito: è quello che già hai vinto nei quaranta giorni, perciò puoi comandargli. Anzitutto gli imponi di tacere. Egli non deve farsi portavoce di nessuno, non deve mentire così spudoratamente da accusarti come nemico degli uomini, non deve pronunciare il tuo nome nè manifestare la tua identità: lo faranno quelli che ti amano, i tuoi discepoli, accompagnando la parola con la testimonianza della vita umile e discreta. Tu non discuti con lui. Egli non si lascerebbe convincere. Tu puoi solo dimostrare a tutta la gente riunita che sei il salvatore e il Signore: per questo intimi allo spirito di uscire dall’uomo che lui trattava come un burattino. Tu sei il Salvatore e Signore! Tutti ora lo vedono e lo possono testimoniare. Chi è contro di te sa solo fare del male all’uomo, come lo spirito che, anche quando se ne va, strazia e fa soffrire. Anch’io mi chiedo, con tutti quelli che finora sono stati in silenzio: « che succede? ». Tu sei davvero un maestro nuovo, e la tua parola è un insegnamento nuovo, che ci fa crescere e maturare, ci fa conoscere nuovi aspetti della bontà e della volontà di Dio! L’autorità della tua parola è riconosciuta persino dagli spiriti immondi, che non resistono, e fuggendo ci lasciano liberi di accoglierti, di ascoltarti, di amarti, di seguirti!

Signore Gesù, tu sei degno di riempire la terra con la tua Parola, di essere amato e di ricevere ascolto da tutti! Il tuo primo intervento tra gli uomini risana il primo gesto di Adamo: egli aveva ascoltato il tentatore ed era caduto nella trappola della sua menzogna. Tu inizi il tuo servizio liberando l’uomo perché riesca ad ascoltare Dio e a rispondergli con amore! Grazie, Gesù! Di te possiamo ora parlare tutti, suscitando desiderio, attesa, speranza!

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8. La sollevò prendendola per mano (1,29-34)

29 Usciti dalla sinagoga, andarono subito nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni.

30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.

31 Egli, avvicinatosi, la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa li serviva.

32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.

33 Tutta la città era riunita davanti alla porta.

34 Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano.

8. La sollevò prendendola per mano (1,29-34)

La sinagoga è diventata luogo di lotta e di vittoria. Anche là è solo la tua parola che raggiunge l’uomo e lo purifica, lo risana, lo mette in condizione di ascoltare Dio e di camminare con lui. Da questo luogo, consacrato alla preghiera e all’annuncio della Parola, tu ora, con i discepoli, entri nella casa. L’abitazione dell’uomo è considerata luogo profano dagli uomini, ma coloro che hanno imparato a vivere con Dio mettono in pratica nella casa ciò che hanno udito in sinagoga. Anche la casa quindi è luogo sacro: qui la Parola diventa carne ogni giorno, diventa visibile e porta i suoi frutti. Con gioia e decisione quindi tu entri nella casa dei tuoi primi discepoli. Anche gli altri due entrano insieme: essi formano ormai una sola famiglia con te.

Anche la dimora dell’uomo è luogo di lotta e di vittoria. Qui non c’è lo spirito immondo che ti bestemmia; egli qui ha devastato il corpo della donna, lo ha reso immondo con la sua fiamma che sale dagli abissi infernali. Per la sua debolezza e la sua immondezza ella non ti potrebbe ricevere nè servire. Il nemico usa anche l’arma della malattia per ostacolarti, nuocerti e impedirti di incontrare i figli di Dio.

Qualcuno ti riferisce questa dolorosa situazione, si fa tramite tra le sofferenze umane e te. Te l’hanno detto perché tu ti possa tener lontano dall’immondezza o perché tu intervenga con la tua parola potente, capace di far fuggire gli spiriti del male e di dominare l’effetto della loro malvagità? La donna è a letto, incapace di servire, bisognosa d’essere servita. Ella è sulla strada della morte, e già giace inoperosa. Tu non ti scomponi: sei venuto apposta per rialzare chi è caduto (Is 61,1; Gb 5,18; Sal 147,3), per donare la vita, per rendere operosa la misericordia del Padre, per rendere l’uomo capace di amare e di servire! Ti accosti alla donna e la prendi per mano: non hai paura di essere giudicato immondo tu, che hai vinto colui che provoca l’immondezza. La tua mano s’avvicina alla sua con tenerezza e partecipazione. Ma la tua mano è forza e potenza! La tua mano è la mano di Dio che ha plasmato l’uomo e lo ha tenuto per mano per insegnargli a camminare e dargli da mangiare (Os 11,3s)! La tua mano rialza la donna, la risuscita! La sua vita non è più quella venuta dalla costola di Adamo, segnata da debolezza e infermità; ora la sua vita viene dalla tua mano potente, Gesù, è vita nuova impregnata di amore e di santità!

Dopo aver liberato l’uomo dominato dal maligno tu guarisci la donna dal suo influsso, dal male provocato ancora da lui. E la donna ora, dopo aver sperimentato il tuo amore liberante, risorge per amare. Il suo amore diventa servizio, vita spesa per te e per i tuoi. E tu ti lasci servire, accetti con umiltà la riconoscenza. Accetti l’amore semplice che lavora e fatica per te. Tu non sei un rabbi qualunque, che disprezza la donna, dimenticando che Dio ha dato la vita anche a lui tramite una donna! Tu ricordi tua madre, che ascolta e crede, che ubbidisce e ama nell’umiltà, e vedi che ogni donna può diventarne un’immagine!

Dopo la tua vittoria nel deserto gli angeli ti servivano. Ora qui a Cafarnao, dopo aver liberato l’uomo e la donna, anima e corpo, dagli artigli di Satana, è la donna che comincia a servire te e coloro che sono con te. In tal modo anch’essa partecipa alla tua missione, preparando i momenti più belli e più intensi di comunione con i tuoi discepoli, preparando i pasti da prendere in letizia e semplicità di cuore!

Quel giorno, il giorno della liberazione dal maligno e dal suo influsso, è il giorno della gioia di Dio per la sua creazione: è sabato. Oggi davvero la gioia di Dio è grande: tu, Gesù, la porti a compimento.

Ma anche dopo il sabato, quando scompare la luce del sole, tu continui ad essere luce e forza per malati e indemoniati. Tutti vengono da te: solo tu doni speranza, solo tu li ascolti, li tocchi, li ami. Nessuna malattia e nessun demonio possono resistere davanti alla porta della casa che ti ospita: tu hai per tutti un gesto o una parola che fa godere loro l’amore del Padre. Nessuno ti conosce, solo i demoni. Ma questi tu li fai tacere, perché ingannano sempre. La loro parola non salva, nemmeno se parlano di te. La loro parola non guarisce, non porta a Dio, perché conoscendoti non ti riconoscono e non ti chiamano “Signore”!

Coloro che sono guariti cominceranno a capire che tu sei il “Dio con noi”, l’Emmanuele, perché “risani i cuori affranti e fasci le loro ferite” (Sal 147,3) e si affretteranno a ritornare al Signore perché “egli ci ha straziato ed egli ci guarirà”! Ora ha iniziato, di certo continuerà!

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9. Pregava (1,35-45)

35 Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.

36 Ma Simone, e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce,

37 lo trovarono e gli dissero: “Tutti ti cercano!”.

38 Egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”.

39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.

40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi! ”.

41 Commosso, Gesù tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”.

42 Subito la lebbra scomparve ed egli fu purificato.

43 E, ammonendolo severamente, lo mandò via subito e gli disse:

44 “Guarda bene di non dire niente a nessuno; va', mostrati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, come testimonianza per loro”.

45 Ma quello, allontanatosi, si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

9. Pregava (1,35-45)

La gente di Cafarnao ha dormito sollevata e contenta per i molti malati risanati e liberati dalle loro sofferenze grazie alla tua mano e alla tua parola, che guarivano con l’autorità di Dio. Anche tu hai dormito: ti sei abbandonato all’amore del Padre, consegnandoti al sonno hai cessato di amare, ma solo per ricuperare forze per amare ancora. Sul giaciglio rifletti (Sal 4,5) e decidi di metterti ancora in ascolto del Padre: come agire affinché gli uomini non ti fraintendano? La sera precedente sono venuti tutti da te perché siano alleviate le loro sofferenze, non per ascoltare il tuo vangelo ed entrare nel regno di Dio!

Ecco, ti alzi ed esci nel buio del mattino, quando tutti sono ancora immersi nel sonno. È questa l’ora dell’agire di Dio, che manda la sua parola nel mezzo della notte, la stessa ora che ti vedrà risorgere da morte (Gv 20,21)!

Tu esci dalla casa, dove potresti essere condizionato da pensieri e parole umane, e torni nel luogo deserto, la situazione in cui ti aveva già spinto lo Spirito. Questo è il luogo e il momento adatto per immergerti nella comunione col Padre, per accogliere la sua sapienza (Sap 6,14), per ricevere luce sulla continuazione del tuo ministero. La preghiera ti è divenuta familiare, tanto che non te ne distogli se non per rispondere a chi ti cerca: sono i tuoi discepoli, ma non ancora pronti a imparare da te il distacco da tutti e la preghiera, bensì solo entusiasti di un successo ottenuto agli occhi degli uomini. “Tutti ti cercano”! È vero, ma perché ti cercano? Ti cercano per darti la loro ubbidienza o per chiederti di ubbidire tu a loro? Tu, che hai pregato, che hai visto l’amore del Padre per tutto il popolo e per tutti gli uomini, che hai donato a lui la tua vita di figlio obbediente, tu non disprezzi chi ti cerca per interesse, ma vuoi dare precedenza alle necessità più profonde degli uomini. Questi non hanno bisogno anzitutto di salute, ma del regno di Dio!

La ricerca dei tuoi discepoli è nuova tentazione, e tu vinci anche questa. La tua risposta è perciò un insegnamento a dare precedenza a coloro che ancora non ti conoscono, né ti hanno incontrato, né sanno che ci sei, tu, il re del regno che viene! Nella preghiera della notte il Padre ti ha ricordato il motivo per cui ti ha mandato, e tu ti sei offerto ancora a compiere la sua volontà: per questo sei venuto. Grazie, Gesù, che vuoi diffondere ovunque la tua parola di gioia e di liberazione!

C’è ancora uno che ti cerca, e ti cerca pieno di fiducia nella tua compassione divina! Venendo vicino a te egli rischia la lapidazione, se tu non lo guarirai in fretta. È un lebbroso, emarginato perché impuro, ritenuto maledetto da Dio, trattato dagli uomini con più distacco degli animali immondi (Lev 13,45s; Nm 5,2s). Con insistenza, in ginocchio come davanti a Dio, egli ti supplica umilmente. “Se vuoi…”: si rimette al tuo buon volere. Egli non dubita della tua potenza divina e del tuo amore. “Se vuoi, puoi purificarmi”. Il lebbroso, escluso da ogni società, vorrebbe tornare ad aver relazioni normali con Dio, con se stesso e quindi con gli uomini.

Gesù, te ne sei andato da Cafarnao perché tutti volevano guarigioni, ed ecco che sulla tua strada di obbedienza al Padre, ti cerca questo lebbroso emarginato da tutti, che nemmeno potrebbe avvicinarsi a te, ma che sa che Dio può tutto, anche guarire dalla lebbra (Nm 12,9-14; 2Re 5,8-14): egli ha fede che tu possa ciò che Dio può!

Da una parte tu avverti la compassione di Dio, che riconosce in lui un figlio sofferente, cui gli altri figli di Dio non permettono di vivere da uomo, d’altra parte sorge in te un istintivo rifiuto. Ti indigni perché tu devi annunciare il Regno, e gli uomini invece ti cercano per un desiderio di benessere terreno. Ma ancor più ti indigni perché questi sofferenti sono costretti a vedere Dio come uno che li maledice e vuole la loro infelicità. Sei indignato perché gli uomini interpretano le vere intenzioni di Dio a proprio vantaggio dimenticando che ogni persona è immagine di Dio stesso. Ti arrabbi perché il tuo gesto di compassione divina sarà interpretato come violazione della Legge, come disobbedienza, e tu sarai costretto a star lontano dagli uomini, invece che entrare nei loro villaggi a predicare il Regno vicino (Nm 19,22; Lv 22,6)!

La tua compassione è più forte dell’indignazione: l’amore del Padre per chi soffre e prega con umiltà supera ogni restrizione della Legge, anzi, è lo scopo di ogni Legge. Tu stendi la mano, come Mosè sul mare, e con la tua mano santa tocchi l’intoccabile. Così prendi su di te la sorte di quell’infelice (Is 53,4), che ora ricomincia a vivere. E con la tua parola lo purifichi! Egli ora può pensare a Dio come a un Padre: non perché qualcuno gliel’ha detto, ma perché egli stesso l’ha sperimentato.

Ora mandi via quell’uomo, che ti ha costretto a compiere un altro miracolo, lo mandi a compiere l’obbedienza alla Legge: tutti devono sapere non che tu hai guarito, ma che Dio ama anche i più miserabili, che è capace di risuscitare i morti, e quindi permette e vuole la purificazione dei lebbrosi. Coloro che osservano la legge fino a proibire di amare, sappiano che Dio invece ama, e non smette mai di amare l’uomo, nemmeno se lebbroso! Tu mandi quell’uomo ad ubbidire a Mosè perché tutti sappiano che l’amore di Dio vuole la gioia dell’uomo!

Chi incontra te, Gesù, può tacere? Se tacesse, griderebbero le pietre! Egli annuncia la parola, egli proclama l’amore di Dio che si rivela e si compie in te! E tu ne vivi le conseguenze: tutti vengono a sapere che hai toccato un lebbroso, perciò non puoi entrare nelle città! Il Padre però ti dà il segno della sua benevolenza e approvazione, e manda a te, nei luoghi deserti, lontano dalle sinagoghe, gli uomini da salvare!

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10. Che cosa è più facile? (2,1-12)

1 Ed entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa

2 e si radunarono tante persone da non esserci più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunziava loro la Parola.

3 Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone.

4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico.

5 Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccati”.

6 Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro:

7 “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?”.

8 Ma Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate queste cose nel vostro cuore? ”

9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati”, o dire: “Alzati, prendi la tua barella e cammina?”

10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra,

11 ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi la tua barella e va' a casa tua”.

12 Quello si alzò, subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.

10. Che cosa è più facile? (2,1-12)

Gesù, sei rimasto, fuori delle città, attendendo che passassero i giorni della purificazione per aver toccato il lebbroso? Finalmente sei ritornato: quelli che ti avevano cercato, - senza peraltro scomodarsi, visto che non sono venuti con te fuori di Cafàrnao, - si radunano in massa. La porta della tua abitazione è ostruita dalla loro presenza. Tu cogli l’occasione per annunziare il Regno e la conversione che avviene mediante la fede in quel Dio che ama, che è Padre per tutti! Da parte tua questo tu vuoi fare, far conoscere il Padre per la gioia degli uomini! Tu non cerchi le miserie umane per risanarle, perché se non è risanato il rapporto con Dio a nulla serve essere capaci di correre e di lavorare! Queste miserie arrivano comunque a te, il solo che le guarda con occhio puro e semplice, perché sai che l’amore del Padre le può risanare con la tua Parola, e lui, il Padre stesso, ne riceve gloria!

Ed ecco i quattro che portano il paralitico: egli ha fiducia in te, e anche i quattro partecipano e sostengono con la loro fatica questa fiducia. La folla non si sposta per lasciarli passare: gli uomini, nemmeno quelli che ti ammirano, non sono capaci di rinunciare a se stessi, di cedere il posto, di amare un uomo segnato da una malattia ritenuta conseguenza di peccato.

Chissà che sorpresa e che trambusto vedere che dall’alto prima scende del terriccio e poi un lettuccio con un paralitico sopra! Scende dall’alto davanti a te, Gesù, proprio come, nel segreto del tempio di Gerusalemme, nel Santo dei Santi, venivano calati in un cesto coloro che dovevano far pulizia attorno all’arca dell’alleanza e al propiziatorio! Questi ora invece non viene a pulire, ma ad essere ripulito lui dai peccati. Proprio questo tu vedi, Gesù, nell’uomo del lettuccio che è giunto fino qui grazie alla fede in te. Ma quando un cuore guarda a te con fiducia può essere ritenuto ancora peccatore? Sono ancora presenti i peccati in un cuore che ama te e ti accoglie? Non si compie forse ciò che preannunciava Giovanni (1,4) nel deserto, quando ti presentava alle folle? Il paralitico ha accolto te, dono di Dio: non esiste più distanza tra lui e il Padre! I suoi peccati sono spariti, cancellati, perdonati. Tu puoi dirglielo con sicurezza e con amore. Anche se ancora incapace di alzarsi, anche se ancora paralitico come prima, egli può essere amato da te, e da tutti, perché il Padre lo ama.

Quale grazia ci fai, Gesù, a non considerarci maledetti nelle nostre malattie! Esse non diminuiscono l’amore di Dio per noi! Addirittura tu chiami “figliolo” quel paralitico: gli fai percepire la tenerezza e la delicatezza dell’amore del Padre presente in te.

Purtroppo c’è chi ti osserva con orgoglio, attribuendo maggior valore alle proprie valutazioni che al tuo amore. Gli scribi, che sanno, ma che non amano, ti accusano in cuor loro. Non hanno capito, perché non conoscono né te né lui (Gv 16,3)!

Tu, Gesù, che ami anche loro, li comprendi e li aiuti. Tu conosci i loro pensieri, come li conosce Dio, e glielo lasci capire (Sal 139,1). Così doni loro motivo per ricredersi dai loro giudizi.

Chi non conosce te, Gesù, non conosce il perdono di Dio, perché solo chi accoglie te riceve piena comunione col Padre. Nessuno può dire “Dio ti ha perdonato” fin che non sa che sei tu la causa e l’origine di ogni perdono di Dio.

Tu ora ti riveli in quella casa piena zeppa di gente. Ti riveli prima di rialzare il paralitico, e lo rialzi perché tutti credano alla tua rivelazione. Così essi devono guardare ai segni prodigiosi dei giorni precedenti e di quelli che seguiranno. Ti riveli come il Figlio dell’uomo: colui che è atteso dall’alto non come un angelo, ma come un uomo che porta tra gli uomini la potenza di Dio. E nella potenza di Dio (Dn 7,13s) riconosceranno l’amore come fonte e come frutto, e nell’amore anzitutto il perdono, un perdono gratuito, degno di Dio! Chi ti accoglie e ha fiducia in te è perdonato: in te è “il potere” - la prerogativa, la caratteristica - “sulla terra di rimettere i peccati”.

Gloria a te, Gesù! Grazie che sei venuto e ti sei donato a noi, così possiamo godere il perdono del Padre!

Ora il paralitico sorride, è rinato. Forse non gli pesa più l’essere sdraiato sulla sua barella. Ma tu gli ordini di alzarsi, di prenderla su e di andare a casa. È un ordine benedetto e grande, inaspettato. Egli porta quella barella che prima portava lui. L’incontro con te ha rovesciato tutto: ora egli si apre anche un varco tra la folla, che prima lo aveva ostacolato nel venire a te, per poter uscire e andare a casa sua.

La tua presenza e la tua parola apre gli occhi a tutti, e tutti vedono un mondo nuovo, un mondo avvolto dall’amore di Dio. Finalmente gli uomini percepiscono di essere al centro del cuore di un Padre, e ne godono! La vera vita incomincia a fiorire sulla terra, grazie a te, Gesù!

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11. A mensa insieme con Gesù (2,13-17)

13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro.

14 Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì.

15 Mentre Gesù stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori si trovavano a tavola insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.

16 Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?”.

17 Udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

11. A mensa insieme con Gesù (2,13-17)

Questa volta lungo il mare non sei solo, Gesù. La gente si avvicina a te, abbandona le proprie occupazioni per correre ad ascoltarti. Tu rivolgi loro la tua parola che rivela il volto buono e santo di Dio, del Dio fedele che continua ad amare l’uomo che ha creato! Non ti limiti ad insegnare e a descrivere l’amore del Padre: lo vuoi far vedere concretamente, e, questa volta, non con un miracolo di guarigione. Ci sono altri miracoli più belli che l’uomo dovrebbe desiderare! E il miracolo, cioè il segno dell’amore straordinario di Dio, è questo: chiami un esattore delle tasse a seguirti come discepolo.

Tutti sanno e tutti vedono che Levi è un uomo immondo, perché vive a contatto con i pagani, fa gli interessi degli oppressori del popolo e, quando può, ruba anche lui alla gente. Nessun buon ebreo dovrebbe aver contatti con lui: così pensano e così fanno. Tu invece posi su di lui il tuo sguardo, lo ami e lo chiami. La tua voce ferma e colma di tenerezza fa percepire a Levi di non essere più, - da questo momento, - colui che egli stesso riteneva di essere, uno escluso dalla misericordia di Dio e dalla comunione dei suoi santi. La parola che rivolgi a lui l’hai rivolta ai pescatori che ora sono con te. E il miracolo diventa visibile: l’esattore comincia a seguirti! Prima si è alzato dal suo posto di lavoro: ha lasciato la sua sicurezza e la garanzia del suo futuro, si è staccato da tutti i legami umani di amicizia e anche di parentela, per unirsi, dietro a te, al gruppetto dei pescatori. E questi, ubbidienti anch’essi alla tua parola, lo accolgono! Ora sei tu la sua sicurezza, la sua garanzia. Sei tu il senso e lo scopo della sua vita. Tu sei diventato il suo desiderio e il suo continuo punto di riferimento, la luce della sua vita.

L’evangelista non dice, ma noi sappiamo: Levi ha cominciato ad amare i quattro pescatori per poter restare con te, ed essi, per amor tuo, hanno vinto le loro resistenze per essere una sola famiglia con lui. Avevi visto Levi al suo lavoro mentre passavi, come quando hai chiamato i quattro primi discepoli. Non eri andato in cerca di loro per qualche particolare motivo. Tu passavi, come Elia quando ha buttato il mantello sulle spalle di Eliseo. Il tuo passaggio non è mai inutile. Tu passi, e l’amore di Dio che porti nel cuore cambia tutto l’ambiente, che diventa come un tempio, o, meglio, come un paradiso dove Dio chiama Adamo a passeggiare con lui per godere della sua intimità.

Per Levi oggi è festa, è il giorno della sua liberazione dalle realtà peccaminose del mondo, una liberazione dal suo Egitto. È festa, perché inizia a godere di stare a servizio di Dio, di quel Dio che non vuole sfruttare, ma servire la gioia degli uomini. È festa, e la festa va vissuta con la comunione del pasto. Eccoti seduto con lui a mensa in casa. E così tu mangi, condividendo l’umiltà del mangiare, del riconoscere cioè che noi non possediamo la vita, ma la riceviamo ogni giorno dalle mani di Dio attraverso le cose da lui create. Ti siedi a mensa, vivendo, in questa umiltà, la gioia più grande, la fraternità.

Tu non impedisci che godano questa gioia anche i molti amici di Levi, esattori come lui e come lui fino ad ora peccatori. Tu non impedisci che i tuoi discepoli ti imitino e condividano la gioia dello stare, insieme a te, con coloro che conoscono solo l’amarezza del rifiuto. I tuoi discepoli ricevono scandalo dai pensieri enunciati da coloro che se ne intendono delle cose di Dio e le hanno studiate. Questi pensieri vorrebbero allontanare i discepoli da te, dall’imitarti, dal considerarti amico di Dio. Da quei pensieri emerge l’immagine di un Dio severo, un Dio che sa fare leggi precise, fredde, senza cuore, leggi senza altro scopo che quello di comandare. Il tuo atteggiamento invece rivela il volto di Dio come quello di un Padre che ama tutti i propri figli, anche quando questi non riescono ad ubbidirgli del tutto. Tu fai conoscere il Padre, che vuole aiutare i figli a ritornare a lui con gioia, attento non a castigare il passato di debolezza, ma a dare forza per un futuro di consolazione, di gioia, di comunione.

I discepoli li aiuti tu ad evitare e superare lo scandalo, perché la domanda degli scribi non li spinga ad allontanarsi dalla tua sequela. Ti affretti a rispondere, prima col proverbio molto facile da comprendere e da applicare alla situazione attuale: il medico deve avvicinarsi ai malati per poterli curare! Così tu ti riveli il medico di Dio (Gb 5,16; Sal 147,3; Sir 38,14), colui che conosce i mali dell’uomo, ne conosce il rimedio e lo sa applicare. Quando c’è il medico vicino al malato tutti gli altri stanno zitti e imparano! Nessuno insegna al medico cosa deve fare! Essi, gli scribi, non sono medico: non vogliono la salute del malato, ma l’aggravamento della sua situazione, vogliono la sua morte!

Tu rimani accanto ai peccatori: il loro male non si comunica a te, invece il tuo Spirito e la tua luce si riversa su di loro. Ad essi ora ti fai riconoscere come colui che è venuto! Tu sei colui “che viene” (Dn 7,13), e sei qui già venuto! Sei l’Inviato di Dio, nessuno ti può perciò giudicare, anzi, tutti devono imparare da te! Il tuo compito è chiamare i peccatori, come Dio ha chiamato Adamo dopo il suo peccato (Gen 3,9). Lo ha chiamato per ricuperarlo alla sua amicizia, per ridargli luce, verità e vita! La tua voce è la voce di Dio, del Padre, voce conosciuta dalle pecore come voce del vero pastore, e queste la seguono (Gv 10,4.16). Tu hai chiamato Levi, e con lui tutti i peccatori!

Gesù, è una grazia essere peccatore, così posso udire la tua voce che mi chiama per nome! Non mi vergogno più di essere peccatore, non mi nascondo come Adamo, ma vengo da te, voce di Dio che perdona e ama!

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Nihil obstat: P.Modesto Sartori, ofm capp., Cens. Eccl., Trento, 14/05/2008