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Lettera agli amici da Konya - giugno 2020

Lettera agli amici -

giugno 2020

da KONYA

Carissimi,

anche noi da Konya, dove siamo riuscite a ritornare il 19/2, poco prima dell’inizio delle misure restrittive dovute alla pandemia, diciamo: Grazie, Padre Buono, per…

- … per il Natale celebrato, ormai come di tradizione, con la presenza dell’Arcivescovo Lorenzo e p. Nikolaus qualche giorno prima del 25 dicembre. Con loro siamo andati a far visita alla famiglia di Isparta (240 km fuori Konya). Era la prima volta che incontravano e accoglievano in casa il nostro-loro vescovo e quindi è stato per loro un momento molto bello nel sentirsi parte della Chiesa. E anche il Padre Vescovo li ha potuti conoscere personalmente e rimanere edificato dalla loro serenità e fede.

- … per il rientro a Tavodo pochi giorni prima di Natale e per i due mesi di ricarica vissuti insieme a tutta la nostra Fraternità.

- … per esser potute arrivare qui prima della chiusura dei voli internazionali e vivere tre settimane “normali” prima del “io resto a casa”; in turco “resta a casa!” - “evde kal!” iniziato a metà marzo con la chiusura di tutti i luoghi di assembramento: dalla scuola, ai centri commerciali, alle moschee. Tre settimane “normali” e tanto benedette. La prima domenica abbiamo rincontrato con gioia, dopo la nostra assenza, la trentina di africani, lavoratori o studenti, e le due famiglie profughe, irachena e iraniana. La seconda domenica, abbiamo avuto il dono di iniziare la Quaresima con l’Imposizione delle Ceneri da parte di S.E. il Nunzio mons. Russel, venuto generosamente dalla capitale per donarci la celebrazione eucaristica. La terza domenica era con noi il padre salesiano italiano incaricato di seguire il cammino degli iraniani presenti in Turchia. Ha vissuto 40 anni in Iran e parla la loro lingua perfettamente. Altrettanto bene parla il francese e l’inglese e quindi all’omelia ha potuto spezzare il pane della Parola proprio per tutti. Il giorno precedente, con lui e una sua collaboratrice, siamo andati dalla famiglia di Isparta per accompagnarli nel secondo passo del loro catecumenato: un momento di grazia per loro e per noi. Per loro è stata ulteriore grazia il fatto che per la prima volta Gesù si faceva concretamente presente nella loro casa nella celebrazione eucaristica.

- … per i 4 gruppi di pellegrini (3 spagnoli, 1 peruviano) che ai primi di marzo hanno potuto pregare qui a Iconio donandoci la s. Messa e la loro fraternità.

- … perché attraverso queste prime celebrazioni hai provveduto al nostro Cibo Eucaristico che, spezzando le ostie e comunicandoci due volte in settimana, non ci è ancora venuto a mancare!

- … per il tempo che inaspettatamente ci hai messo a disposizione con ritmi nuovi e perché siamo riuscite a dedicarne di più alla preghiera. E questo non è scontato! Sembra impossibile, ma le giornate sono state comunque piene; però capivamo che la cosa più necessaria in questa tempesta era rivolgersi a Colui che tiene il timone di tutto nelle sue mani, e che è sempre la nostra unica sicura speranza. Abbiamo così aggiunto mezz’ora di adorazione personale quotidiana, fatto un po’ più di digiuno, ci siamo unite alla preghiera giornaliera del rosario per la fine della pandemia e per sostenere chi stava soffrendo e chi era impegnato in prima linea. E soprattutto abbiamo cercato di vivere di più in verità nel Signore ogni momento della giornata a cominciare dalla nostra vita fraterna. Ogni sera anche dalle moschee continua ad alzarsi un’accorata preghiera per la fine della pandemia: al cuore del Padre giunge il grido di ogni uomo.

- … perché nonostante dalla metà di marzo nessuno, o quasi, abbia più varcato il cancello di chiesa e casa, non è stato un tempo di isolamento e di chiusura. Infatti hanno incominciato a moltiplicarsi i contatti telefonici e on-line. Addirittura si sono riallacciati i contatti con alcune famiglie di iracheni già da una decina di anni in America: sentendo la situazione drammatica in Italia hanno cercato di raggiungerci per avere notizie nostre, della Fraternità e delle nostre famiglie. Ci ha consolato anche l’interessamento di alcune famiglie musulmane conoscenti (il falegname, il tipografo…) che pure ci hanno chiesto notizie e si sono dette disponibili, se avessimo avuto bisogno per spesa o altro. Invece da parte di qualche vicino abbiamo avvertito un po’ di allontanamento: visto che eravamo venute dall’Italia di recente e che il pensare comune è di considerare gli stranieri colpevoli di questo contagio, è comprensibile.

Utilizzando WhatsApp in questi mesi abbiamo cercato di tenere viva la vita di fede della comunità: inviando ogni settimana letture e omelia domenicale, comunicando i vari link delle messe online che diverse chiese potevano offrire, inoltrando i tanti video e materiale che varie parrocchie donavano con abbondanza e competenza. Ogni sera raggruppando sul video i nostri fedeli in piccoli gruppetti (il venerdì sempre con un gruppetto di 4-5 giovani universitari africani) per la preghiera del rosario. Sempre via internet abbiamo continuato due catechesi settimanali per le due famiglie iraniane e pure due per i bambini. Ai bambini si dedica soprattutto Serena che ha carisma ed esperienza. Con i tre più bisognosi alcune volte in settimana ha continuato a far fare loro esercizio di lettura e scrittura… sgolandosi davanti allo schermo.

- … per la Pasqua, privata sì della ricchezza vitale dei Sacramenti e del riunirsi della comunità, ma non meno ricca di grazia. Anche noi abbiamo vissuto le celebrazioni pasquali via internet, a volte con il nostro vescovo a Smirne, che con paterna sollecitudine ci telefonava e inviava periodici messaggi a tutta la diocesi, a volte con il Papa, a volte con il vescovo Lauro da Trento, spesso con i nostri fratelli e sorelle da Tavodo. Nonostante l’isolamento, anzi paradossalmente proprio “grazie” a questo, abbiamo sperimentato l’unità e la comunione nella Chiesa in un modo nuovo, toccante e profondo. Particolare è stata la comunione con la nostra diocesi di Trento nella persona del vescovo Lauro al quale ci siamo sentite tanto vicine.

Il Triduo Pasquale è caduto in giorni di cosiddetto lockdown che ha creato attorno a noi un ambiente surreale di silenzio e di calma: uscendo in giardino non ci sembrava più di essere nel centro di una città di 2 milioni di abitanti, ma nel cortile di Tavodo! Possiamo ripetere le parole di un anziano sacerdote: “Mai vissuto una Pasqua così solenne e silenziosa!”. Il mistero della Morte e Risurrezione del Signore Gesù poteva giungere più distintamente al nostro cuore supplendo alla mancanza della via sacramentale.

- … per averci custodite in salute. Per Isabella, c’è stato l’inconveniente che per un mese ha avuto disturbi alla gola e perciò ha rallentato i vari lavori di pulizia generale della chiesa (finestre, tappeti, ecc) che, però, data la situazione, non erano urgenti.

- … per la tua Provvidenza, che ci ha raggiunto, anzi possiamo dire, preceduto. Lo scorso autunno eravamo rimaste sorprese dalla generosità di qualche gruppo che ci aveva lasciato un’offerta per la comunità locale: in questi mesi, nei quali diverse famiglie sono rimaste provvisoriamente (speriamo ancora per poco) senza lavoro, abbiamo visto come il Padre aveva già pensato. E così, con questi aiuti, con quelli poi giuntici dalla Caritas, dal Centro Diocesano di TN e da qualche altro benefattore, abbiamo potuto farci strumento di fraternità.

- … per la fantasia dello Spirito Santo nell’ispirare una preghiera particolare: il giorno di Pasqua si è pensato di cantare telefonicamente l’inno Victimae paschali laudes con p. Nikolaus, che vive a Istanbul, e di solito era qui per la Pasqua; poi è venuta l’idea di continuarlo ogni giorno, per tutto il tempo pasquale. Per la novena di Pentecoste lo abbiamo variato col Veni Creator, aggiungendovi la lettura della Lettera di san Vigilio a san Simpliciano sul martirio di Sisinio, Martirio ed Alessandro, visto che quest’anno la loro novena coincide con quella di Pentecoste.

A proposito di coincidenze, la solennità dell’Ascensione è coincisa con la festa di Fine Ramadan. Come noi la Quaresima e la Pasqua, anche questo popolo ha vissuto il Ramadan e questi giorni di festa in modo sacrificato, senza preghiere comunitarie e senza l’importante cena alla fine di ogni giornata di digiuno con parenti e amici.

Ora si è tutti in attesa che dopo questi tre giorni di festa caratterizzati da un coprifuoco totale, così come tutti i fine settimana di questi mesi, si ritorni gradualmente alla normalità.

Qui la situazione non è stata così grave probabilmente perché il popolo turco è un popolo giovane: su più di 82 milioni di abitanti ci sono state “solo” 4400 vittime. Le più sacrificate sono state le persone dai 65 anni in su e dai 20 in giù, per i quali è sempre stato vietato uscire. In Italia c’era più il problema delle persone sole bisognose, qui invece quello delle famiglie con tanti bambini costretti sempre in casa in spazi limitati. Li abbiamo pensati tanto, potendo noi invece avere addirittura un giardino.

- … E infine un GRANDE GRAZIE al Padre per i 25 anni, compiuti l’8 marzo, nei quali ci ha chiesto di servire qui la Chiesa del suo Figlio Gesù, sostenendo la nostra debolezza con l’assistenza del suo Santo Spirito.

Cari amici, ci affidiamo all’intercessione dei Martiri Cappadoci-Anauniesi, celebrati il 29 maggio, che ci accompagnano con la presenza delle loro reliquie nella nostra cappella e con la loro preghiera, e alla forza rinnovatrice dello Spirito Santo di questa Pentecoste.

Isabella e Serena

da Tavodo