OMELIE / Omelie IT
19 ott 2025 19/10/2025 - 29ª Domenica T. O. - anno C
19/10/2025 - 29ª Domenica T. O. - anno C
Iª lettura Es 17,8-13 dal Salmo 120 IIª lettura 2 Tm 3,14 - 4,2 Vangelo Lc 18,1-8
La Scrittura è fonte di sapienza, una scuola perenne per il credente. San Paolo ci dice infatti che essa “è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona”. Non ci dobbiamo mai stancare perciò di ascoltarla, meditarla, cercarla con vivo desiderio di rimanere impregnati della sua sapienza. È la Scrittura che ci tiene saldi nella fede in Cristo Gesù, vero e unico salvatore, unico ispiratore di quell’amore che rende la vita umana bella e degna di essere vissuta. Non è possibile che il cristiano possa vivere senza un riferimento costante alle Scritture. E questo, dice l’apostolo, «fin dall’infanzia». È la fede in Gesù che ci salva, ma è attraverso le Scritture che lo conosciamo, ed è attraverso le Scritture che impariamo a comprendere i suoi insegnamenti: egli stesso infatti fa continuo riferimento alle pagine sante ogni volta che apre la bocca per parlare ai discepoli e alle folle.
Quanto è preziosa, ad es., la pagina che oggi ci presenta Mosè in preghiera, seduto sulla pietra e con le mani alzate, sostenute dai suoi due aiutanti più ragguardevoli.
Il popolo stava vivendo un momento difficile: era affrontato e combattuto da nemici potenti. Mosè, invece di impugnare la spada per aiutare il popolo nel combattimento, impugna il bastone, simbolo della sua obbedienza a Dio e del potere che da lui ha ricevuto. Egli sta tutto il giorno sul monte con le mani alzate verso il cielo. Per il popolo egli è il segno che tutto dipende da Dio, anche l’esito della fatica di tutti. È Dio che concede la vittoria, che dà frutto alla fatica degli uomini. Combatterebbero inutilmente anche gli uomini più valorosi, se Dio non intervenisse. Nei giorni trascorsi abbiamo ricordato tre momenti importanti per la cristianità, simili a quello vissuto da Mosè e dal suo popolo: l’assedio di Belgrado nel 1456, lo scontro di Lepanto nel 1571 e l’assedio di Vienna nel 1683. Tutte le volte la preghiera è stata fondamentale, preghiera che ha visto le mani alzate, rispettivamente di San Giovanni da Capestrano, del papa San Pio V e del Beato Marco d’Aviano.
Noi rimaniamo impressionati al vedere le mani alzate di Mosè, e comprendiamo: il nostro impegno, la fatica della nostra lotta contro il male, qualunque male, che esito porterà, se non c’è qualcuno che intercede, che prega Dio, che ci ricorda che tutto dipende dall’amore del Padre?
Il nostro nemico è tanto potente, che potrebbe sopraffarci ad ogni istante. Le mani alzate di persone obbedienti a Dio, che vivono della fede in Gesù, suo Figlio, sono il nostro sostegno, la nostra certezza di riuscire a vincere ogni battaglia nonostante la nostra debolezza. Ora che abbiamo imparato da Gesù il vero pregare, siamo noi incaricati di stare sul monte con le mani alzate.
La nostra preghiera e la nostra obbedienza a Dio sostengono e difendono il mondo, che è sempre in pericolo. Con la parabola del racconto evangelico il Signore stesso ci raccomanda di non stancarci a fargli giungere la nostra supplica. La nostra insistenza non è segno della debolezza di Dio, ma è annuncio che non abbiamo nessun altro in cui sperare, ed è segno che la nostra fede è vera fiducia, salda e sicura. Essa è pure annuncio che crediamo che Dio ha sapienza per intervenire nel tempo migliore e per esaudirci nel migliore dei modi.
La nostra preghiera è espressione e manifestazione di quella fede che Dio stesso vorrebbe fosse sempre presente in ogni angolo della terra.
“Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Possiamo rispondere senz’altro con un bel “sì”: sì, la fede ci sarà, perché io credo, io continuerò a credere, e continuerò a pregare. La Chiesa tutta continuerà, con l’aiuto dei fratelli, ad aiutarmi a tenere le mie mani alzate, perché il nemico dell’umanità non prevalga sulla Chiesa. Io stesso sosterrò le mani alzate dei fratelli, e insieme sorreggeremo il mondo intero, che riceverà salvezza dal Signore.
Ascolto della Scrittura e preghiera, ecco gli appoggi del mondo. Fin che ci sono persone che, con perseveranza, terranno vivi l’ascolto e la preghiera, non potremo e non dovremo avere paura.
Non mi accontento di sapere che c’è qualcuno che ascolta la Parola e qualcuno che prega il Padre: io stesso voglio essere custode e divoratore delle Scritture, e artefice di preghiera, di quella preghiera in cui Dio Padre possa sentire il profumo dell’amore ubbidiente e affettuoso!
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