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OMELIE / Omelie IT

16 nov 2025
16/11/2025 - 33ª Domenica T. O. - anno C

16/11/2025 - 33ª Domenica T. O. - anno C

Iª lettura Ml 3,19-20 dal Salmo 97 IIª lettura 2Ts 3,7-12 Vangelo Lc 21,5-19

Questa domenica è la penultima dell’anno liturgico; per questo motivo ci vengono offerte delle letture che parlano della fine, la fine del tempo, la fine delle cose e la fine della nostra vita terrena.

Di fatto ci rendiamo conto della precarietà di tutto e del pericolo in cui ci troviamo continuamente a causa di malattie o incidenti e imprevisti, nonché di rivoluzioni e di guerre. Gesù parla di questa realtà, non ce la nasconde e non ne fa un tabù. Le sue parole sono un aiuto a non vivere con superficialità, uno stimolo alla vigilanza, un avvertimento a non farci degli idoli con le cose belle di questo mondo.

Noi vediamo come è facile che gli uomini si facciano degli idoli con ciò che essi stessi producono. Quando queste cose riescono belle, attraenti, utili, ammiriamo chi le fa, gli diamo gloria, gli facciamo monumenti, gli dedichiamo le piazze. E dimentichiamo colui che ha dato all’uomo l’intelligenza e la salute di cui l’uomo ha goduto per realizzare ogni cosa.

Oggi Gesù risponde ad alcune persone che gli hanno fatto notare la bellezza architettonica e artistica del tempio di Gerusalemme, la cui ricostruzione era stata iniziata dal re Erode quarantasei anni prima. Rimanevano tutti a bocca aperta osservando l’edificio e i doni votivi, frutto di oreficeria, che lo faceva risplendere. Gesù invece non vuole perdere di vista l’uomo, e tanto meno Dio. Se l’uomo non ubbidisce a Dio, le sue belle opere diventano trappola. La ricchezza del tempio attirerà l’attenzione di re avidi, che con i loro eserciti cercheranno di appropriarsene. Ad essi non importerà nulla dell’arte e della bellezza, e, pur di impadronirsi dell’oro, distruggeranno tutto.

Non rimarrà pietra su pietra”. Queste parole sono risultate profetiche per il tempio: quarant’anni dopo verrà letteralmente raso al suolo, e gli ori del tempio saranno portati trionfalmente a Roma. “Non rimarrà pietra su pietra”. Queste parole sono state profetiche per migliaia di altri edifici innalzati dagli uomini, anche dai cristiani. E noi non dobbiamo dimenticare che sono “parole che non passano”, mentre i nostri bei monumenti, le nostre cattedrali, i nostri splendidi edifici e anche tutte le nostre realizzazioni sociali e benefiche avranno fine. Non dobbiamo dimenticarlo, per non dimenticare di porre la nostra attenzione alla vita interiore, alla nostra unità con il Signore, alla nostra obbedienza a lui, alla costruzione dell’edificio spirituale gradito a Dio.

Nel mondo nulla è stabile, nulla rimane per sempre. I popoli si muovono, trascinano con sè il proprio egoismo e le proprie prepotenze, impongono i propri peccati con la forza distruttrice che questi possiedono.

Chi ascolta Gesù deve essere pronto a questi eventi, pronto a difendersi dall’attrattiva della parvenza di bene che l’idolatria e l’ateismo possono offrire, pronto a dare testimonianza dell’unico Salvatore dell’uomo. Chi ama Gesù non ha sicurezze umane: quelle che sembrano tali sono più pericolose. Persino dai parenti sarà tradito, e persino da coloro che gli dichiarano amore riceverà odio e inganno. Non i terremoti e le pestilenze sono da temere, ma la propria debolezza nella fede, la propria incapacità di testimonianza, la propria superficialità somigliante a quella dei contemporanei di Noè.

Il futuro ci riserverà molte occasioni in cui potremo manifestare chi siamo, o meglio, chi è colui che ci fa vivere e ci dà gioia, chi ci dà forza di amare, chi è colui che dà significato e orientamento sicuro alla nostra vita. Avremo la gioia di offrire a molti la possibilità di accostarsi alla salvezza di Gesù, ma dovremo essere vigilanti, svegli, capaci di discernere ciò che è di Dio da ciò che semplicemente appare bello o bene. Riusciremo a scorgere nei fatti dolorosi che succederanno le occasioni che ci vengono offerte per dare testimonianza al Signore Gesù, alla sua bontà e alla santità di Dio, cosicché altri riescano ad accoglierlo e aggrapparsi a lui, e così essere salvati dal peccato traditore.

Mai dimenticheremo che tutto finisce, se vogliamo essere saldamente aggrappati a ciò che rimane, anzi a colui che rimane, e che davvero ci ama ed è benedetto nei secoli!

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