ME
NU

Lettera amici da Konya - giugno 2015

Lettera agli amici - giugno 2015

da KONYA

 

 

In dicembre qui a Konya cade la settimana di festeggiamenti per Mevlana, un sufi-mistico musulmano vissuto qui, noto perché fondatore dei cosiddetti Dervisci danzanti. Durante quella settimana abbiamo tenuto la chiesa aperta tutti i giorni, anche se non c’è stato più afflusso del solito. Il Padre, invece, ci ha donato un incontro inaspettato e prezioso: venuto a Konya per una conferenza, ha desiderato visitare la chiesa e trascorrere un’oretta con noi il Metropolita della chiesa Siriaca di Mardin, al sud-est della Turchia: ci ha parlato della realtà della sua Chiesa, ancora ricca di monaci; ha mostrato apprezzamento e incoraggiamento per il nostro essere qui, come piccola presenza cristiana.
Il tempo di Avvento per noi è stato piuttosto breve, perché abbiamo anticipato il Natale di una decina di giorni. Per la celebrazione, come al solito, è venuto un padre gesuita da Ankara. Vi hanno partecipato anche un paio di famiglie irachene da una città a un centinaio di chilometri. Con i bambini avevamo preparato, oltre all’albero (tanto importante per gli Iracheni!), anche un bel presepe.
Il 20 dicembre, col desiderio di vedere soprattutto Enrico, siamo tornate a Tavodo.
Riconoscenti al Padre di averci donato di essergli anche noi vicine quando lo ha chiamato a Sé, ancora Serena e Isabella il 24 febbraio siamo ritornate a Konya.
Anche quest’anno c’è stato qualche problema con la caldaia, per cui la prima giornata l’abbiamo trascorsa tra i 4 ei 7 gradi: però, neanche un raffreddore! Noi abbiamo vissuto questo disagio solo per un giorno, quanti, però, lo vivono per mesi e in situazioni drammatiche!
Le notizie di queste situazioni non lontane da qui hanno inevitabilmente diminuito il flusso dei pellegrinaggi. Di conseguenza la messa domenicale c’è stata poche volte, più spesso, invece, abbiamo offerto la liturgia della Parola: un incontro in arabo e uno in francese-inglese. Come l’anno scorso sono presenti in città una quindicina di Iracheni e 15-20 Africani, che partecipano più o meno regolarmente. Per animare questi incontri abbiamo cercato, anche con l’aiuto di Internet, di imparare canti in varie lingue, per aiutare tutti a lodare il Signore Gesù nel suo Giorno.
Dobbiamo ringraziare il Signore per la disponibilità dei padri di Ankara, che sono i più “vicini” a noi (260 km!), e che si sono resi disponibili a venire quasi una volta al mese. Così “i nostri” qui hanno avuto una celebrazione nella loro lingua, prima per la Quaresima e poi per la Pasqua; quest’ultima, il giorno stesso di Pasqua, così ci siamo sentiti ancora più uniti a tutta la Chiesa cattolica. In questa occasione hanno partecipato alla S. Messa molti “nuovi”: eravamo una cinquantina. Per tutti poi c’è stato posto in giardino per pranzare col tipico “döner” e abbondanti dolci.
La domenica seguente è stata ancora Pasqua per noi, in comunione con la Chiesa ortodossa: a mezzanotte abbiamo accolto un gruppo greco-ortodosso per la loro preghiera, mentre attraverso una famiglia siro-ortodossa che abita qui e l’amicizia con una suora di questa stessa Chiesa, ci siamo sentite unite alla Pasqua anche di questi fratelli.
Una volta in settimana abbiamo ripreso l’incontro di catechesi con i pochi bambini iracheni e ogni 15 giorni con gli adulti africani di lingua francese, leggendo le catechesi di Papa Francesco. Uno di questi momenti, sia con i bambini che con gli adulti, è stato particolarmente bello e proficuo, per la presenza di don Vigilio, che ha incoraggiato i bambini e risposto a diverse domande degli adulti.
Don Vigilio e Gino, infatti, sono stati qui quasi due settimane a fine aprile. Come sempre la loro venuta è un dono per noi e anche per i cristiani qui. Uno di loro, quando don Vigilio ha detto che non poteva restare un’altra domenica, perché in Italia la sua parrocchia lo aspettava, ha obiettato: “Ma anche noi siamo la tua parrocchia, e ora siamo anche numerosi!”. Grazie a don Vigilio abbiamo avuto la celebrazione della Messa domenicale per tutti i nostri profughi (in francese con traduzione di omelia in arabo e inglese), mentre durante una celebrazione infrasettimanale, per qualcuno che la desiderava, c’è stata l’Unzione degli Infermi. Questo bel momento è stato seguito da un abbondante pranzo con specialità irachene, offerto con gioia da loro stessi. La presenza di don Vigilio è stata una benedizione anche per alcuni Nigeriani, con i quali ci siamo recati al cimitero; quest’inverno, infatti, due loro giovani connazionali erano morti asfissiati per incidente causato dalla stufa a carbone, ed erano stati sepolti nel cimitero cristiano senza alcuna preghiera.
Anche un gruppo di giovani studenti di teologia islamica ha goduto della presenza di don Vigilio: infatti egli ha potuto rispondere a varie loro domande; con un paio di professori si è creato un bel clima.
Gino ci ha lasciato tanti segni di aiuto fraterno: grazie a lui il portone della chiesa ha cambiato aspetto, ed anche il giardino.
Durante questi mesi abbiamo avuto un paio di contatti particolari: siamo state invitate dal Comune a un incontro per un loro progetto di promozione turistica di una zona vicino all’antica Listra. Ci hanno chiamate pure alla biblioteca-museo, dove sono conservati antichi manoscritti: ci chiedevano informazioni su antichi libri cristiani, soprattutto in siriaco. Mostrandoci tanta fiducia ci hanno fatto entrare persino nella cella blindata dove sono conservati i pezzi più preziosi!
Oltre al consueto contatto con i visitatori in chiesa, abbiamo cercato di cogliere le occasioni per rinforzare i vincoli di amicizia con qualche conoscente e qualche famiglia, e di dare segni di buona convivenza ai vicini, in particolare offrendo cioccolatini al ritorno dall’Italia e per Pasqua. Fra tutti, solo una persona ci ha fatto gli auguri per la festa di Pasqua…, ma non perdiamo la speranza: anche il seme del prezzemolo impiega tanto a germogliare!
Pure per la Pentecoste è venuto per celebrare uno dei padri da Ankara: abbiamo invitato e aiutato per il viaggio anche le famiglie di Karaman.
Ringraziamo il Signore anche perché, con l’aiuto prezioso di alcune amiche di lingua turca, abbiamo potuto offrire ogni settimana la traduzione dell’omelia di don Vigilio.
Ci affidiamo ancora alla vostra preghiera: lo Spirito Santo possa vivificare e illuminare anche la nostra presenza e il nostro servizio qui, in questa terra e per questo popolo tanto amato dal Signore! Grazie di cuore!

Isabella e Serena