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OMELIE / Omelie IT

25 dic 2012
25/12/2012 NATALE

25/12/2012 - Natale del Signore - C

Notte Isaia 9,1-3.5-6 Sal 95/96 Tito 2,11-14 Luca 2,1-14
Aurora Isaia 62,11-12 Sal 96/97 Tito 3,4-7 Luca 2,15-20
Giorno Isaia 52,7-10 Sal 97/98 Ebrei 1,1-6 Giovanni 1,1-18

Come possiamo celebrare il Natale di Gesù nell’Anno della fede? Lo celebriamo come sempre, perché si tratta di un mistero della nostra fede, e non sarebbe possibile né pensabile altrimenti. D’altro lato possiamo e, forse, dobbiamo cercare di pensarlo in modo nuovo e maggiormente profondo, per non cedere alla superficialità con cui viviamo solitamente anche le realtà non solo più belle, ma pure più significative e ricche di luce della nostra esistenza.
Dimentichiamo per un po’ tutto il sentimentalismo, anche bello, che avvolge queste giornate e i nostri incontri. Guardiamo al nostro Dio, Dio Padre, e tentiamo di afferrare quale sia la volontà che egli esprime inviandoci e donandoci il Bambino di Maria, accolto come figlio da Giuseppe e amato e adorato dai pastori dei dintorni di Betlemme.
Dio Padre, che è amore pieno e perfetto, esprime il suo amore per noi affidandoci il Bambino di Maria. Senza dircelo e senza comandarci nulla, egli ci offre l’occasione di rallegrarci. La nascita di un bambino infatti è motivo di gioia e di speranza. Oggi gioia e speranza sono infinite, perché raggiungono gli uomini di tutto il mondo e di tutti i tempi. Il bambino che nasce oggi è quello atteso - consapevolmente o inconsapevolmente - da tutta l’umanità. I profeti del popolo d’Israele lo hanno annunciato come un grande personaggio che trasformerà la vita di tutti e il modo di vivere di ogni nazione.
A tutt’e tre le Messe ascoltiamo Isaia, che cerca di dirci chi è il grande dono di Dio e qual è e quale sarà il suo influsso sul mondo. Egli è appunto un piccolo bambino, un figlio. La sua responsabilità però è grande, perché divina: avrà potere, sarà consigliere, donerà la pace e ci farà vivere da fratelli, perché sarà capace di vivere la paternità vera. Nessuno avrà più da lamentare ingiustizie o insufficienze, dal momento che avranno accolto la sua presenza. E soprattutto la gioia riempirà e avvolgerà ogni ambiente.
Noi ne siamo già testimoni: parlare di Natale infatti è parlare di gioia, quella più intima e semplice, quella che viene dall’essere amati e dall’amare. Il Natale infatti ci dà la certezza di essere amati da Dio, nonostante quel che noi siamo, così immersi e boccheggianti in ambienti di invidie e di odio. Dio non ci guarda con sospetto e con ira, nonostante li meritiamo. Mettendoci davanti il Bambino è come dicesse: «Mi fido di te, di voi tutti. Siete capaci ancora di amarlo, di accoglierlo, di donargli quanto gli serve per crescere. Amando lui vi unite a me! Egli vi ricompenserà, donandovi poi il suo amore fatto di parole sagge, di consigli preziosi, di attenzioni risanatrici. Lo affido a te, lo affido a voi: accoglietelo e non rendete inutile la sua presenza. Ne siete capaci».
Anche San Paolo nelle Messe della notte e dell’aurora ci aiuta a vedere il mistero del Natale come il momento in cui Dio ci offre e ci chiama al cambiamento del modo di vivere: da vita dipendente dalla nostra buona volontà - sempre purtroppo debole e malata - ad una vita ricca del suo amore santo e misericordioso. In questa notte e in questo giorno ci rendiamo conto di ricevere tutto da Dio come dono, e di essere comunque pienamente responsabili e impegnati. Senza un nostro impegno sicuro e stabile il dono non servirebbe e non darebbe pienezza di vita e gioia. Per poterci riempire, il dono di Dio deve trovare il nostro cuore e il nostro ambiente vuoto di tutto ciò che potrebbe limitare o impedire il suo influsso. Per poterci rallegrare il bambino deve essere tenuto in braccio e alimentato dal nostro piccolo amore. Un paragone potrebbe aiutarci a comprendere: chi riceve in dono un uccellino in gabbia non sarà rallegrato che pochi giorni dal suo canto, se non si preoccupa di dargli acqua e nutrimento quotidiano.
I vangeli della notte e dell’aurora ci vogliono assimilare ai pastori, lieti e stupiti per la sorpresa divina, e soprattutto a Maria, silenziosa e attenta al canto degli angeli, dal quale coglie la gioia e la conoscenza della volontà del Padre. Il Vangelo del giorno poi non si rivolge più al nostro sentimento, pur bello e pieno di grazia: ci fa usare tutta la nostra intelligenza e serietà perché dal Bambino impariamo a conoscere la pienezza e la capacità di Dio. Conoscendo Dio, la vita nel mondo diventa luce e amore che trasforma l’umanità! Conoscendo Dio, il mistero del natale influirà sul nostro vivere lungo tutto l’anno: ci metterà ai piedi di Gesù tutte le settimane per ascoltarlo.

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