ME
NU

gallo

 

Abba, una parola! - 2

"Fra i tesori della sapienza ci sono massime sapienti"

(Sap 1,25) 

Le parole sono preziose, pesano, non vanno buttate al vento”, dicevano tutti gli abba a chi li visitava. Di comune accordo alcuni amici decisero di ritrovarsi di quando in quando per raccontare ciascuno la parola che il proprio abba gli aveva detto. Ed ecco i vari racconti.

don Vigilio Covi

  

01 Abba, una parola!

Una signora devota confidò ad abba Serafino: “Abba, sono preoccupata, non so cosa mi succeda. Quando inizio a pregare mi vien sonno. Cerco di resistere, ma devo fare una gran fatica”. L’abba sorrise con benevolenza, poi le diede questa parola: “Buon segno, «Il Signore riempie di beni i suoi amici nel sonno», dice un salmo. Se dormi non poni resistenza a Dio che lavora nel tuo cuore”.

 

02 Abba, una parola!

La signora preoccupata per il sonno nella preghiera rimase contenta sì, ma insoddisfatta. Avrebbe desiderato comunque essere sveglia durante la sua preghiera. Lo disse, e l’abba: “Chiedi al Padre di donarti amore per lui, e rimarrai sveglia, come ha chiesto Gesù ai discepoli nel Getsemani. Per questo ti offrirai a lui per portare la sua croce. Il sonno svanirà”.

  

03 Abba, una parola!

Parlavano della preghiera e del suo influsso sulla vita dei credenti. Chiesero all’abba come mai arrivano tante distrazioni e tentazioni durante la preghiera. Disse senza dubitare: “Le preoccupazioni materiali o spirituali disturbano. Sono uno dei primi ostacoli alla preghiera e alla vita del credente. Somigliano alle spine tra cui cade il seme del seminatore. Non permettono alla Parola di crescere e portar frutto. Sarà utile affidarle tutte, e affidarsi, all’amore potente del Padre”.

04 Abba, una parola!

Parlavano di molte cose tra loro, impegnati in grandi dissertazioni con impegno di intelligenza e esperienze vissute. Abba Paolo ascoltava in silenzio. Quando lo interpellarono, disse: “«Né dall'oriente né dall'occidente né dal deserto viene l'esaltazione, perché Dio è giudice» (Sal 75,7-8). Gli uomini di ogni cultura possono dire la loro, ma se non interrogano e non ascoltano il nostro Dio non sono credibili”.

05 Abba, una parola!

Ero preoccupato perché, quando ho deciso di obbedire al Signore, ho avuto molte difficoltà, ostacoli a non finire. Sono andato da abba Francesco, e lui, con tanta serenità e pace, mi disse: “«Intorno a lui si scatena la tempesta» (Sal 50,2 e 3). Non temere, tutto in regola con i progetti di Dio. Egli è abituato alle tempeste”. La parola di Dio che mi ha citato dal Salmo mi ha dato coraggio e pace.

  

06 Abba, una parola!

Lamentavo spesso con l’abba il fatto che il Signore non mi ascolta, non mi esaudisce subito. Una volta mi sentii rispondere con dolcezza: “«Davanti al Signore un giorno è come mille anni» (2Pt 3,8). Quando avrai la pazienza del Signore sarai felice!”.

07 Abba, una parola!

Dissi al mio abba che Gesù vuole deludere la gente. Infatti, quando «Gli dissero: “Tutti ti cercano” (Mc 1,37)», non li ascoltò, non li esaudì. Sai cosa mi rispose? “Impara da lui. Non devi accontentare gli uomini, ma amarli. E li amerai quando farai la Volontà del Padre”.

08 Abba, una parola!

Un giovane arrivò a far visita ad abba Gregorio: “Abba, vuoi sapere chi sono io?”. Gregorio reagì: “Certo, sono contento di conoscerti!”. Allora si fece coraggio: “Sappi che io sono biondo di capelli”. “Oh! A me paiono castani, ma non sono importanti le caratteristiche del tuo corpo esteriore. A me preme la tua statura interiore. Me la farai conoscere?”. E, dopo un attimo: “Ti voglio bene perché tu sei figlio del Padre mio, amato dal mio Gesù. Questo mi basta: so che anche a te è affidata la missione di portare nel mondo l’amore di Gesù!”.

 

09 Abba, una parola!

Il giovane, che aveva tastato il terreno, proseguì: “Allora, abba, nemmeno t’importa che io mi senta di essere donna?”. L’abba non si scompose: “No, non voglio sapere cosa tu ti senti di essere. Io so che sei amato da Dio e che per te è morto Gesù. Ti voglio bene per questo. Quanto riguarda la tua sessualità, tienilo coperto, come copri le parti intime. Me ne parlerai solo quando cercherai un aiuto per usare quest’aspetto della vita per la tua missione nel Regno dei cieli”.

10 Abba, una parola!

“Puoi darmi quest’aiuto?”, disse sorpreso il giovane. E l’abba: “Se ti senti donna, mentre gli altri ti ritengono uomo, pazienta, rinnegando te stesso, come insegna Gesù. Puoi sopportare d’essere considerato diverso da ciò che tu senti di essere. Non imporrai agli altri di ritenerti diverso da ciò che i loro occhi vedono. Pochi riescono a fare questa fatica: la subirebbero come violenza. E tu rimarresti incompreso. Non importa quel che sei: importa di chi sei. È importante che tu sia a disposizione di Dio e dell’amore vissuto da Gesù sul Calvario! Dimentica quel che sei, metti in luce di chi sei!”.

11 Abba, una parola!

Il giovane rimase senza parole. Stava riflettendo, ma non sapeva da dove cominciare i suoi pensieri. L’abba l’aiutò: “È impossibile per un uomo rispondere alla domanda: «Chi sei?». Potrebbe dare cento risposte, ma risulterebbero tutte parziali, quindi insoddisfacenti e ingombranti. E per di più tutte ti renderebbero più solitario di quel che sei. Tu vivi in relazione, sei membro di una famiglia, di una società, di una comunione. Se mi dirai di chi sei, ti conoscerò molto di più e meglio. Se poi mi dirai da quali mani sei accompagnato, quale Dio ti guida, allora…”.

12 Abba, una parola!

Il giovane iniziava a rasserenarsi, ma era ancora senza parole. L’abba percepiva di essere capito, perciò gli disse ancora: “Se mi dici di chi sei, posso fidarmi non solo di te, ma anche di colui cui appartieni. Non importa che tu sia giovane o meno, istruito poco o molto, povero o ricco, occupato o disoccupato, patentato o senza patente, dotato di poca o molta intelligenza, uomo o donna o ambivalente, astuto o sempliciotto. Dimmi di chi sei. Se so, per esempio, che tu appartieni a Gesù, so quanto posso fidarmi di te, so che sei membro di quella Chiesa di cui anch’io mi vanto, so che in qualche misura fai parte della mia vita. Anche le tue caratteristiche sessuali, se tu sei di Gesù, ubbidiranno a lui”.

13 Abba, una parola!

Disse ancora: “Ricordo che da bambino talvolta dovevo passare nei campi vicino a delle persone che stavano lavorando. Vedendo un bambino, s’interessavano di me, ma mai mi chiedevano «Chi sei tu?», bensì la domanda rituale era: «Di chi sei?». E quando sentivano il nome di mio papà o di mia mamma erano soddisfatti. Sapevano già tutto di me!”. All’abba pareva di aver parlato abbastanza e con chiarezza. Tacque, attendendo qualche reazione.

14 Abba, una parola!

L’abba non si era scandalizzato per i sentimenti provati da quel giovane che non sapeva chi fosse. Sentiva di essere diverso da quanto ritenevano gli altri, quindi gli pareva di essere da loro giudicato o rifiutato, ignorato o sfuggito. Non si accorgeva di essere lui stesso a mettere tutti in difficoltà, come se facesse violenza ai loro occhi e ai loro orecchi e al loro discernimento. Le parole dell’abba gli avevano aperto un nuovo orizzonte. Il giovane timidamente volle salutarlo: “Grazie, abba. Sento già che vedere Gesù come mio Signore mi libera dalla mia preoccupazione. Egli mi renderà capace di guardare gli altri, invece che me stesso”.

15 Abba, una parola!

Due mamme con i loro figlioli s’incontrarono davanti alla cella dell’abba. Si salutarono e iniziarono un dialogo: “Porto il mio bambino a ricevere una benedizione dall’abba perché iniziamo la preparazione alla Prima Comunione”. “Anch’io sono qui per lo stesso motivo: accompagnerò poi il bambino tutte le domeniche alla santa Messa”, rispose l’altra. La prima si meravigliò: “Tutte le domeniche? Non è troppo? Io non ho tempo, e lui ha altri appuntamenti, corsi, allenamenti e gare. Se potrò, ve lo accompagnerò una volta al mese”. Si affacciò alla porta abba Germano. “Di cosa parlate, figliole? E voi bambini, cosa desiderate?”.

16 Abba, una parola!

Quando l’abba seppe l’argomento del loro dialogo, divenne serio. Chiese alle mamme: “Che cos’è la prima Comunione?”. Una disse subito: “È una gran festa. Mi impegnerà molto a preparare le bomboniere, a cercare il ristorante, a fare gli inviti, a convincere i parenti di mio marito a partecipare”. Al che abba Germano scosse il capo: “Commedie, e inizio di tragedie”.

17 Abba, una parola!

Poi l’abba disse: “Il vero motivo della Festa non lo conoscete. Farete commedia. E per il bambino sarà tragedia, rimarrà privo della vita vera, e tra quindici anni vi rimprovererà”. Abba Germano era serio. Si sedette a spiegare parola per parola la verità della sua conclusione. “Non obbligate vostro figlio a prendere in giro Gesù. Se per Gesù non ci sono rinunce, il figlio imparerà che il vostro Dio non vale nulla”.

  

18 Abba, una parola!

Come mai Gesù si richiama alle profezie dicendo: «Così sta scritto»? Sono importanti anche per lui? La sua santità e i suoi prodigi non bastano alla nostra fede? Interrogai il mio abba, che mi ascoltò attento, poi disse: “La risposta te la dà uno dei profeti, che scrive: «Io avevo annunciato da tempo le cose passate; … prima che avvenissero te le feci udire, per timore che dicessi: “Il mio idolo le ha fatte, la mia statua e il dio da me fuso le hanno ordinate”» (Is 48,3.5). Le promesse dei profeti sono garanti della verità della nostra fede in Dio: ciò che succede nella vita di Gesù non è suggestione, né opera umana, né è attribuibile ad altra divinità”.

19 Abba, una parola!

Abba, quando cammino per strada, ovunque io vada, incontro molti stranieri. Questo mi preoccupa, fino a esser preso da paura”. Parlai così ad abba Silvestro. E lui, alzando gli occhi al cielo: “«Io sono straniero sulla terra» (Sal 119,19)”. Poi rivolto a me: “Perché sei venuto qui? Chi pensi che io sia? Qui stai incontrando uno straniero”.

  

20 Abba, una parola!

Raccontavo ad abba Salvatore che pare che il Signore non mi voglia ascoltare, perché gli chiedo molte cose, tutte buone, ma non ne accade neppure una. Immagini la sua reazione? Alzò lo sguardo al cielo, ripeté tre o quattro volte: “«Dammi vita secondo la tua parola» (Sal 119,25)”. La ripetei anch’io, e compresi che la preghiera serve a convertirmi, che devo cercare solo la Parola del Signore, cercare Gesù. Ora vedo tutto sotto una nuova luce.

21 Abba, una parola!

Stavo lamentandomi col mio abba Serafino per le sofferenze che dovevo sopportare. Alla salute cagionevole si aggiunse un particolare preoccupante. Egli mi sorrise, e, alzando lo sguardo disse, pregando: “«Nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati» (Sal 38,4)”. Mi lasciò con l’intima certezza che il vero male di cui è necessario lamentarmi sono i miei peccati. L’umiltà che mi ritrovai dentro dopo questa preghiera mi donò serenità e riconoscenza.

22 Abba, una parola!

Chiesi al mio abba Davide: “Abba, come sono «le pecore senza pastore»? Non le ho mai viste”. Concluso il suo lavoro, rispose: “Sono come gli uomini senza Gesù: sicuri di sé, ma disorientati. La loro bocca mangia, ma la loro anima è affamata, anzi, vuota, tanto esile che nemmeno la vedi. Cercano affetto e sicurezza e pace da chi non gliele può dare”.

  

23 Abba, una parola!

Riferii all’abba che una donna mi confidò di non riuscire a pregare il salmo 51, quando dice: «Nel peccato mi ha concepito mia madre» (7). Ella diceva: “Significa che sono stata concepita nel peccato? e che io peccavo quando concepivo i miei figli? Il ricordo di quei momenti disturba la mia preghiera e mi mette ansia”. Abba Pietro mi ascoltò, poi mi invitò: “Spiegale tu quel salmo: ‘Quando mia madre mi concepì io ero già peccatore: il mio peccato era quello di Adamo’ ! Vedrai che le tornerà la serenità con una profonda umiltà”.

24 Abba, una parola!

“Come mai, abba, hai detto che ero già peccatore quando sono stato concepito? Non potevo né sapere né volere, non potevo commettere peccato”, dissi confuso. Sorrise, e poi: “Certamente. Tu allora non commettevi alcun peccato, ma eri peccatore, orientato a salvare te stesso, a guardare a te invece che al Padre tuo. Già erano presenti le radici dell’egocentrismo e dell’egoismo: crescendo te ne sarai accorto, con l’arrivo dei tuoi primi capricci”. Ringraziai abba Pietro. Riflettendo, ho capito che per questo la Chiesa al Battesimo ha chiesto la mia liberazione dal peccato, e da Satana, che continua a proporcelo”.

25 Abba, una parola!

Un abba santo, Macario, ebbe a dire: “Guai alla nave senza timoniere”. Dissi che è una verità ovvia. Allora abba Giovanni esclamò: “Il timoniere della tua anima chi è? Il timoniere della tua famiglia chi è? Quando ti fai guidare da Gesù non devi temere”.

  

26 Abba, una parola!

Dopo la preghiera del mattino espressi ad abba Felice un pensiero che mi aveva occupato: “Abba, la preghiera di oggi diceva: «Quando verrà, dal suo tremendo giudizio ci liberi la sua grazia». Non c’è contraddizione in queste parole: tremendo giudizio e sua grazia? Come possiamo attribuire a Gesù tutt’e due queste…”. L’abba mi sorrise, poi fissò il grande crocifisso appeso, e rimase assorto, obbligandomi al silenzio. Quindi…

27 Abba, una parola!

Quindi mormorò: “Il suo «tremendo giudizio» lo ha pronunciato Giuda sistemando la corda sull’albero. La «sua grazia» l’ha vista Pietro tra le lacrime. E tutt’e due le vedo io quando dico: «Pietà di me, peccatore». Il tremendo giudizio c’è per ogni peccato, la sua grazia si riversa su tutti i peccatori che si umiliano”.

28 Abba, una parola!

Dissi al mio abba: “Sono andato ad ascoltare uno che dicevano essere famoso teologo. Parlava molto bene di Dio, di Gesù, della Chiesa. L’ho ascoltato volentieri. È davvero bravo!”. Mi rispose: “Le sue espressioni ti avviano a dire «grazie», ti sollecitano a pronunciare il tuo «eccomi»? Ti sono di stimolo a sostare in silenzio davanti alla croce di Gesù?”. Non seppi rispondere. Allora concluse: “Non elogiare l’uomo”.

29 Abba, una parola!

Ho avuto un colloquio con un abba della città. Parlava con termini appropriati, con espressioni eloquenti, talvolta per me difficili. Ero incantato. Riferii il tutto ad abba Giovanni. Egli ascoltò con attenzione, poi disse: “Sapeva anche tacere?”. Rimasi senza parole. Non ero stato attento a questo aspetto. L’abba concluse: “Chi sa tacere può comunicare Spirito Santo anche quando parla”.

  

30 Abba, una parola!

Abba, è vero che Martin Lutero voleva essere più cattolico degli altri cattolici?”: questa domanda fu rivolta al mio abba da un uomo serio. Rispose: “Appunto per questo protestò”. Allora l’uomo mormorò: “E quelli che oggi fan di tutto per essere più cattolici degli altri?”. L’abba, con sicurezza: “Nello spirito sono già protestanti. Lo diverranno anche nella forma. Gesù rimane lontano da loro, ed essi non se ne accorgono nemmeno”.

31 Abba, una parola!

Abba, quelli che si ritengono più cattolici degli altri hanno un cipiglio… Il loro volto è corrucciato, duro, spesso triste; non è il volto di chi si abbandona a Dio e gode di lui”, così confidò un’amma ad abba Vincenzo. Questi continuò: “Nel cuore hanno giudizio e critica verso i loro fratelli e talvolta contro i loro pastori: dal Signore non possono ricevere Spirito Santo. Riescono forse a sorriderti, ma in casa propria diffondono tristezza. Non danno testimonianza al Signore Gesù: non è l’intento del loro essere cristiani”. …

32 Abba, una parola!

L’amma stava in silenzio, attendendo ancora qualche parola da abba Vincenzo, che le disse: “Chi protesta, in particolare contro i pastori, non ha più la strada della santità sotto i piedi. Chi protesta rinuncia ad essere umile, ritiene di capire tutto e di più, crede a chi critica e giudica e parla male, chiunque egli sia, senza verificare. A chi non sa attendere e pazientare, Gesù non si manifesta”! Un altro abba aggiunse: “Il diavolo accompagna chi è fuori della strada dell’umiltà e dell’obbedienza. Chi non conosce obbedienza e umiltà è in suo potere”. …

33 Abba, una parola!

L’amma rimase silenziosa. Poi mormorò: “E l’unità e la comunione?”. Vincenzo s’illuminò: “Dove non ci sono umiltà e obbedienza, l’unità e la comunione restano apparenti. Le persone che protestano si ritengono unite tra loro, ma seguono ognuna le proprie idee, e perciò si moltiplicheranno tra loro le divisioni, le fazioni, le discordie. È ciò che vuole Satana, aiutato dai suoi inviati occulti. Solo chi si fa plagiare è unito a chi li domina. Per conto di quei cristiani protestatori Gesù rimarrebbe sempre da solo a portare la croce del peccato del mondo”.

  

34 Abba, una parola!

Io dicevo della mia fede e il mio amico descriveva la sua. Abba Daniele, ascoltandoci, sorrise: “Parlate della fede come di un portachiavi da tenere in tasca. Non è essa la relazione che vivete con il Padre vostro? Non è la fiducia che lui manifesta verso di voi e voi verso di lui?”. Ci guardammo, e il mio amico chiese: “Abba, allora come possiamo descrivere la nostra fede in Dio?”. Rispose: “Potete viverla, abbandonandovi a lui, ringraziandolo e facendo la sua santa Volontà, come i santi e gli angeli. Se volete parlarne, raccontate quando e come vi siete affidati alla sapienza di Dio, come avete obbedito alla sua parola, al suo Gesù!”.

35 Abba, una parola!

Ero preoccupato per la mia salute. E cercavo a cosa o a chi dare la colpa del mio malessere. Avevo sentito dire che se ci capita qualche male è perché qualcuno ci odia o ha invidia per i nostri successi. Riferii questi miei dubbi ad abba Pietro, e lui: “«Nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato» (Sal 38,4). La causa del tuo male non è da cercare lontano: è dentro di te. Fin che non sistemi la tua anima, sarai anemico e debole e potrai essere aggredito da ogni parte, anche dalle malattie”. …

36 Abba, una parola!

“E come faccio a sistemare la mia anima?”, gli chiesi. Abba Pietro si guardava attorno come uno che cerca qualcosa. Non trovando nulla, mi fissò con tenerezza: “«Venite a me, voi, stanchi e oppressi». La tua anima sarà sistemata quando riposerà… nel cuore di Gesù Cristo. Fuori da esso, sarà sempre fuori posto”.

  

37 Abba, una parola!

Una ragazza si presentò all’abba per dirgli: “Alcuni abba mi hanno detto che quello che faccio col mio ragazzo è male. Per me invece è bene, piacevole e utile. Il mio ragazzo mi cerca”. L’abba la fissò negli occhi in silenzio. Iniziò a rispondere: “Non devi chiederti se quel che fai è bene o utile per te, ma se è gradito al Padre nostro. Così dice la nostra preghiera: «Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto» (Sal 51). Se non vuoi ritrovarti ingannata e piena di delusioni, ascolta chi ti fa conoscere la sapienza di Dio, e così non farai ciò che è male ai suoi occhi”.

38 Abba, una parola!

Siamo sposati da molti anni e adesso abbiamo difficoltà a capirci. Ho l’impressione che mia moglie pensi a qualcun altro. Non voglio pensarci, ma soffro”. È la confidenza di un uomo ormai attempato. L’abba interpellato, Felice, si limitò a chiedere: “Il giorno del vostro matrimonio avete fatto entrare la preghiera in casa vostra?”. Non ebbe bisogno di tempo per ricordare: “No, abba, mai. Qualche volta andavamo a Messa insieme, ma in casa non abbiamo mai pregato”. Allora Felice: “Nella vostra casa i demoni non si sentono a disagio. In casa vostra Gesù non ha trovato il posto per il deposito di armi per scacciarli. Adesso vedi il frutto del loro lavoro. Comincia subito a importare in casa il pregare”.

39 Abba, una parola!

Dimostrava un po’ di orgoglio, benché intendesse confessarsi. Chiese ad abba Paolo: “Abba, quando vengo a confessare i miei peccati, devo dire poco o tutto?”. L’abba si meravigliò della domanda. Disse: “Quando preghi non dici forse: «Dall'orgoglio salva il tuo servo» (Sal 19,14)? Di’ ciò che ti suggerisce l’umiltà, e sarai salvato, altrimenti qualche radice di peccato rimane in te e tra un’ora dovrai tornare. Quando strappi la gramigna dal tuo orto, strappi poco o tutto?”.

 

40 Abba, una parola!

Abba, ho bisogno dell’esorcismo”: lo dissi ad abba Pietro. Mi rispose: “Qual è il leone che si aggira in casa tua cercando di sbranarti? Gli hai fatto sentire odore di carne viva? Non hai tenuto chiusa la porta durante le notti?”. Capivo a mala pena le sue domande. Allora lui: “Il primo esorcismo lo devi preparare tu stesso. Tu sai che il maligno teme il Signore, e solo lui. Farai in modo che Gesù rimanga stabile nel tuo cuore e nella tua casa, e non ci sarà bisogno di altri esorcismi”.

41 Abba, una parola!

Interrogavano l’abba su come pregare, come comportarsi, come vestirsi. Volevano regole precise, persino minuziose. “Purtroppo”, rispose l’abba, “chi desidera regole, manca di fiducia nel Padre e di amore fraterno. Svilupperete questo; se occorre, verrà lo Spirito Santo ad istruirvi. Lo ha promesso Gesù!”.

42 Abba, una parola!

Parlava, parlava, parlava. Il bello è che parlava di fede, di speranza, di carità. E parlava di Gesù e dello Spirito Santo. Abba Felice approfittò di una breve pausa per suggerire: “Più ami parlare, meno trasmetti Spirito Santo. Il molto parlare somiglia al gridare della indovina di Filippi” (cfr. Atti 16,17-18). …

  

43 Abba, una parola!

Amma Rosa sbottò: “E chi era l’indovina di Filippi?”. Abba Felice nascose lo stupore per l’ignoranza dell’amma: “Era una schiava con doti medianiche. Indovinava il futuro di chi pagava i suoi padroni. L’apostolo Paolo con Sila non pagava nulla, eppure lei continuava a gridare dietro a loro: «Questi uomini sono servi del Dio altissimo e vi annunciano la via della salvezza». Era vero quel che gridava, ma lei non si convertiva a Gesù. Paolo, pur riconoscendo la verità delle parole, s’accorse che lo spirito con cui le pronunciava non era da Dio, e perciò la esorcizzò; smise di gridare e di indovinare!”.

44 Abba, una parola!

Volevano imparare a pregare. Lo dissero ad abba Placido, aspettandosi di essere da lui istruiti in merito. Questi si schermiva. Sapeva che si deve pregare sempre, come ha detto Gesù, e che si impara a pregare solo pregando. Data la loro insistenza, mormorò: “Ripetete fino alla nausea: «Sei il mio Dio e ti rendo grazie» (Sal 118,28). La nausea non verrà”.

45 Abba, una parola!

Un giovane aveva pregato insieme agli altri, e gli rimase impresso l’inizio di questo salmo: «Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!» (84,2). Interrogò abba Giacomo: “Abba, ho due domande. Quali sono le dimore amabili? E come mai sono amabili le dimore dove il Signore sta con gli eserciti?”. Giacomo era abituato a pregare, e sapeva che ogni preghiera è una ricchezza: “Una dimora del Signore sei tu. Proprio perché in te dimora il Signore, sei amabile”. Il giovane fu soddisfatto, ma attendeva la seconda risposta. …

46 Abba, una parola!

Ed ecco la risposta alla seconda domanda: “Quanto agli eserciti del Signore… Pensi che siano eserciti armati di spade e lance, pronti a uccidere? Il Signore non è re dei regni di questo mondo, ma del regno dei cieli. I suoi soldati sono armati di vino e olio”. Il giovane rimase senza parole, non capiva. Allora Giacomo si spiegò: “Nei suoi eserciti il Signore arruola soltanto buoni Samaritani. Questi sono pronti a versare il vino per disinfettare le ferite e l’olio per lenire il dolore di chi è colpito dai soldati degli eserciti del principe di questo mondo”. Per ringraziare cantarono tutti alcune volte: “Alleluia!”.

 

47 Abba, una parola!

Un’amma si schermiva sempre quando qualcuno la ringraziava o parlava bene di lei. Voleva essere umile, ma chi le aveva rivolto un elogio rimaneva male. Un giorno abba Serafino assistette ad un simile dialogo. Intervenne: “Amma, sai come ha reagito Maria Ss.ma quando Elisabetta l’ha chiamata «Beata»? Le ha forse risposto: «Ma che dici? Io beata?». No, ha iniziato invece a cantare di gioia e a benedire il Signore che l’ha resa proprio beata!”.

48 Abba, una parola!

Abba Giovanni, passando, udì un uomo che rimproverava la moglie. Quell’uomo pareva avesse tutte le ragioni, l’avrebbe capito anche un bambino. Tuttavia il tono della voce gli parve strano. Si fermò e disse all’uomo: “Buon uomo, ritengo che tu abbia tutte le ragioni, ma hai anche tutti i torti”. Quello non s’aspettava un simile complimento, e si giustificò: “Se io ho tutte le ragioni, tutti i torti li ha lei”!

49 Abba, una parola!

Allora Giovanni spiegò a quell’uomo: “Le ragioni che hai detto sono vere, ma il modo è tutto sbagliato. Le tue parole venivano dalla sapienza del Signore, ma la voce con cui le hai pronunciate è quella del diavolo”. E aggiunse: “Tua moglie non ricorderà le tue sagge parole, ma l’asprezza della tua voce; si rattristerà, si abbatterà, e non riuscirà ad agire come tu le hai proposto”.

  

50 Abba, una parola!

Ho visto il mio Oroscopo di oggi. Ne fui soddisfatto, e quando incontrai l’abba, glielo riferii. Mi fissò stupito, senza parole. “Abba, come mai non ti rallegri con me?”, gli dissi. Allora lui, con pace: “Ti ritenevo credente, ma non lo sei. Chi ascolta l’oroscopo non ascolta Dio. L’oroscopo ha sapore dolce, ma è veleno mortale. Ti rende vanitoso e materialista, ti immerge nel mondo dei demoni, tu che sei stato immerso nella Trinità. Ti svuota di tutta la santità. Ti umilierai e chiederai subito benedizione”. Lo feci, e ritrovai la forza della fede.

51 Abba, una parola!

Il mio abba prima di darmi consigli mi ascolta, e ascolta persino i miei silenzi”, mi confidò un amico. Ed io potei rispondergli: “Il mio preferisce darmi benedizioni piuttosto che consigli”. “Ti aiutano le sue benedizioni?”, mi chiese l’amico. Potei dire: “Le benedizioni mi danno la certezza di essere amato e aumentano la fiducia anche in me stesso, anzi no, nei doni che Dio mi ha dato. Giovano più dei consigli! Dopo la benedizione il Signore stesso suscita in me pensieri e decisioni nuove”.

  

52 Abba, una parola!

Marito e moglie avevano partecipato ad una serie di conferenze su problemi sociali, e là avevano udito la parola che si usa per certe macchine: ‘reset’. Un conferenziere diceva che la società intera va ‘resettata’. I due coniugi avvicinarono abba Gregorio, sapendo che egli intuisce le insidie e le trappole del mondo. Il marito pose la domanda, e la moglie la completò: “Pare strano che si usi questa parola per gli uomini. Non è che vogliono tacere qualcosa? Ha parlato anche Gesù in questo modo?”. …

53 Abba, una parola!

Abba Gregorio sorrise: “Non è strano. Il mondo è in balia di mammona, e la sete di denaro e di potere ha le sue strade per sedurre. Gli uomini adorano il vitello d’oro, quello su cui s’infransero le tavole di Mosè. La parola ‘reset’ dice un ritorno alla ‘situazione iniziale’. L’apparecchio resettato è come te lo consegna la fabbrica. Le modifiche che tu, o altri per te, hanno apportato per migliorarlo, vengono cancellate, eliminate”. La donna esclama: “Forse ho capito. Parlando di amore e di perdono, Gesù ha apportato molte modifiche alla società tutta pagana d’allora, e di ogni popolo che lo accoglieva. Quelle modifiche, benefiche, ci aiutano a vivere ancora oggi. Se le cancelliamo…”. …

54 Abba, una parola!

“Se le cancelliamo”, continuò Gregorio, “la società torna allo stato iniziale. Si cancella ogni iniziativa che sappia di amore: ospedali, case di cura per poveri e anziani, libertà di pensiero e di parola, opere di volontariato d’ogni genere, scuole, dalle materne alle università, persino le banche che custodiscono i tuoi risparmi, la libertà di lavoro, la famiglia fondata sull’amore; realtà tutte nate e cresciute in conseguenza alla morte e risurrezione di Gesù e al dono del suo santo Spirito!”. Tutto questo e altro ancora verrebbe cancellato dalla società. …

55 Abba, una parola!

Il marito, con preoccupazione, intervenne: “Lo stato iniziale, a cui vorrebbero tornare, qual è? Quello cominciato da Caino? Quello dei contemporanei di Noè, e quello di Sodoma? Quello che prevedeva la schiavitù?”. Gregorio continuò: “Sì, quello dove vigeva la schiavitù: riesci a immaginarlo?”. “Allora”, continuò l’uomo, “è proprio vero che col Vangelo si progredisce, senza Vangelo si regredisce, si torna nel vuoto, nella schiavitù, nella confusione”. E l’abba: “Prepariamoci a dare testimonianza, ad accogliere il martirio. Gesù ci doni il suo Spirito di fortezza e santità”. …

56 Abba, una parola!

Era presente al colloquio abba Pacifico. Disse: “Fratelli, non dimenticate che nostro Signore è attento alle preghiere! Molti figli di Dio stanno pregando, come Abramo e come Mosè sul monte, e perciò avverrà che «Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli» (Sal 32,10)”. Gregorio approvò: “Anche Maria, la Madre di tutti, ci invita a pregare: lei sa che la preghiera dei figli viene esaudita! Possiamo vivere in pace, con serenità”.

  

57 Abba, una parola!

“Abba, sono contento perché io sono umile. Mi sono messo all’ultimo posto, non ho fatto valere le mie doti, ho lasciato credere che sono buono a nulla. Sono soddisfatto di me! E credo che anche Gesù sia contento di me”: così un uomo ad abba Vincenzo in mia presenza. L’abba si limitò a commentare: “Sì, è vero, sei ricco di umiltà orgogliosa”.

58 Abba, una parola!

La moglie di un brav’uomo venne da abba Pacifico per confidarsi. Gli rivelò una serie di sospetti e accuse contro il marito. L’abba, che guardava la croce di Gesù, comprese che qualche affermazione aveva origine da gelosia, altre dall’invidia, altre da antipatia per la suocera. L’abba con pazienza ascoltò, poi le disse: “Cambia la serie di produzione della tua fabbrica”. La donna comprese male e disse: “Io non possiedo fabbriche”. E l’abba: “Sì, hai una fabbrica con catena di montaggio di pensieri negativi”.

59 Abba, una parola!

Raccontai ad abba Marco: “Ero con una persona di religione musulmana. Quando ci siamo seduti a mangiare, per paura che si offendesse, non feci il segno di croce. Lui, che conosce le nostre abitudini, sai cosa mi ha detto? «Se non sei coerente con la tua fede, il tuo Dio non può fidarsi di te. Potrò fidarmi io?»”. Abba Marco mi disse: “La coerenza non dispiace mai, soprattutto se è testimonianza di fede”.

  

60 Abba, una parola!

Dissi al mio abba: “Abba, noi amiamo tutti, questa è volontà di Dio. Quindi accogliamo tutti nella Chiesa, senza badare a religione e a stile di vita. È così, non è vero?”. Ed egli: “Certamente, noi includiamo tutti, tutti quelli che amano Gesù e lo vogliono seguire. Si troveranno in compagnia dei martiri e dei santi”.

61 Abba, una parola!

Volli continuare col mio abba il dialogo a proposito di… inclusione: “Dio vuole che tutti siano salvati”. Egli senza tentennare: “Sì, questa è la volontà di Dio. Eppure Gesù, a chi lo abbandonava, non disse: ‘Resta, … ti farò posto anche se non accetti le mie parole’, e invece ha detto ai suoi: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67)”! Compresi che l’inclusione, per Gesù, e quindi per la Chiesa, ha delle regole precise.

62 Abba, una parola!

Io dicevo: “Rispetto tutte le religioni”. Abba Gregorio corresse: “Io rispetto tutti gli uomini”. Gli chiesi: “Che differenza c’è?”. “La differenza c’è. Gli uomini sono creati a somiglianza di Dio: li rispetto per questo, anche fossero nell’errore. Le religioni, se non vengono da Dio, non meritano rispetto: sono menzognere, inganno per gli uomini. Chi le pratica non accoglie il Figlio di Dio”.

  

63 Abba, una parola!

Come mai, abba, Gesù parla di occhio sano e di occhio malato? Non riesco a capire il suo discorso”, disse una donna ad abba Giuseppe, che rispose: “I nostri occhi possono avere dei difetti. Quelli cui si riferisce Gesù, sono gli occhi del cuore. Quando uno ti parla, tu puoi ascoltare la sua parola come un dono, oppure come un’offesa. Dipende con che ‘occhio’ guardi chi te la rivolge: occhio benevolo o occhio sospettoso, o addirittura invidioso?”.

64 Abba, una parola!

Chiesi ad abba Felice: “Abba, perché la Sacra Scrittura dice: «Non sa tenere i piedi in casa sua la donna straniera» (Pro 5,20)?”. Mi disse: “In Israele la donna straniera è pagana, non conosce Dio, non lo ama, e perciò non conosce la fedeltà, e non ha pace nel cuore, né conosce la gioia. Sarà sempre alla ricerca del piacere, e, se non ce l’ha, cerca, va, prova ovunque con chiunque. I suoi piedi fremono. Se cerchi una donna per te, saprai adesso come regolarti!”.

65 Abba, una parola!

Leggendo le Scritture m’imbattei in questa frase: «Di' alla sapienza: "Tu sei mia sorella", e chiama amica l'intelligenza, perché ti protegga dalla donna straniera, dalla sconosciuta che ha parole seducenti». (Pro 7,4-5). Chiesi ad abba Paolo che mi spieghi. Gli fu facile: “La sapienza di Dio sarà tua sorella: di essa ti puoi fidare. E su di essa fonderai i tuoi ragionamenti, e le tue scelte. Non ti fiderai dei sentimenti, perché quelli possono cedere alla seduzione. La donna senza fede, cioè straniera e sconosciuta, ha questa esca per attirarti, la seduzione. Userai l’intelligenza sapiente, quella insegnata da Gesù”.

   

66 Abba, una parola!

Continuai a leggere la Scrittura. Ecco: «Guàrdati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri, non prendere una donna straniera» (Tob 4,12). Gliela riferii ad abba Gabriele. Mi rispose: “Sei in cerca di una moglie? Hai trovato una regola molto saggia, che ti difende da inganni e seduzioni, quella che hai letto: non cedere alla voglia, non andare a letto con nessuna donna. Prima che arrivi la simpatia per lei, assicurati della sua fede. Se la donna è straniera per Dio, rimanga tale anche per te”.

67 Abba, una parola!

Abba Paolo ad un uomo che cercava per moglie una donna qualunque: “Hai mai sentito la storia di Acab, il re innamorato della vigna di Nabot?” (1Re 21,1). L’uomo rispose: “Non ricordo questa storia”. L’abba continuò: “È intervenuta sua moglie, la regina! Era una donna cui non si poteva parlare di Dio. Non era interessata ad osservare i suoi comandamenti. Con la sua autorità di regina fece uccidere Nabot. Il re fu accontentato sì, ma pesantemente tradito dalla moglie: ella non l’ha aiutato a ubbidire a Dio, anzi, lo ha trascinato nel delitto, tanto da divenire scandalo per la fede di tutto il popolo”.

68 Abba, una parola!

Un’amma chiese ad abba Paolo: “Abba, hai riferito parole delle Scritture che dicono agli uomini di guardarsi dalle donne. Gli uomini sono tutti santi?”. L’abba sorrise: “Nei tempi antichi le donne non sceglievano. Oggi anch’esse scelgono lo sposo, e quindi le stesse raccomandazioni valgono anche per loro. Quando ne hai l'occasione, consiglia pure a loro la vigilanza. Di solito esse sono più attente, e si accorgono delle idolatrie dell’uomo, tradite dalla sua tendenza alla violenza e dall’avversione alla mitezza di Gesù”.

69 Abba, una parola!

Chiesi ad un abba il significato di questa parola: «Si può… camminare sulle braci senza scottarsi i piedi?» (Pro 6,28). Abba Gabriele mi spiegò: “Non camminerai in luoghi pericolosi per la tua fede. Non frequenterai chi possa distoglierti dalla tua famiglia. Non cercherai spettacoli che deturpino la limpidezza del tuo sguardo. Non ascolterai discorsi che importano nel tuo cuore frivolezze o suggestioni magiche. Comprendi ora?”. “Sì, abba. I piedi scottati non camminano più speditamente. Non li scotterò se starò con Gesù”, gli risposi.

70 Abba, una parola!

Abba Daniele istruiva un discepolo. Aprì il Libro santo e lesse: «Sia benedetta la tua sorgente» (Pro 5,18). Poi chiese: “Che cosa comprendi?”. Il discepolo provò a dire: “Sono benedetti i miei genitori”. L’abba continuò: “Li benedirai sempre. Ma una sorgente della tua vita interiore è qui, nel libro santo. Un’altra sorgente della tua fede è chi te la alimenta: la comunità dei credenti. La sorgente della tua speranza e della tua carità è la tua fede: continuerai a benedirla, ad apprezzarla, a consultarla”.

71 Abba, una parola!

Un abba era tentato dall’invidia. Vedeva abba Giacomo frequentato da molte persone, mentre poche venivano da lui. Un giorno lo udì mentre diceva ad un discepolo: “Tu parli molto perché vuoi far bella figura. Fai bella figura invece quando stai nascosto. Quando vuoi donare molte parole, non doni Spirito Santo, bensì imponi il tuo spirito di vanagloria, e forse qualche altro ancora”. L’abba che udiva si umiliò, e nel suo cuore chiese perdono a Gesù.

72 Abba, una parola!

Alcuni abba si riunirono per accordarsi sui metodi da usare perché regni la pace nella città, e gli abitanti si aiutino gli uni gli altri. Abba Filippo stava in silenzio. Lo interrogarono. Allora lui: “Non troveremo metodi efficaci. Non dalla ragione, né dall’intelligenza, ma dallo Spirito Santo vengono la pace, l’amore, la sapienza, la pazienza, la benevolenza e la fedeltà… Semmai il metodo è questo: iniziamo a pregare, senza smettere. È il ‘metodo’ di Gesù”.

74 Abba, una parola!

Anche gli abba e le amma parlavano di situazioni moderne, mai viste nel passato, accolte come scoperte che rendono bella la vita, ma che la possono rovinare per sempre perché sono «male agli occhi di Dio». Chiesero ad abba Filippo: “Tu che dici?”. E lui: “Io non dico nulla. Interrogate il bambino, quello che ha fatto sapere al re di essere nudo. Il re stesso era stato convinto di essere coperto di un vestito d’oro, nonostante avesse la pelle accapponata dal freddo. Persino tutti i sudditi si congratulavano con lui per i disegni della stoffa che non c’era. Solo quel bambino dirà anche oggi la verità ai vanitosi e vanagloriosi e ai farabutti”.

75 Abba, una parola!

Abba, il tuo discepolo si è permesso di deridermi in pubblico, e tu non mi hai difeso”, disse un giovane ad abba Placido. Questi, con molta benevolenza, rispose: “Figliolo, l’umiltà necessita di umiliazioni per esserci e per crescere. Ringrazia il Padre, che ha cura di te, e desidera vederti somigliante al Figlio suo Gesù, che è «mite e umile di cuore»”.

  

76 Abba, una parola!

Vari cristiani sono impegnati a risolvere i problemi umani e sociali, anche quelli derivanti dall’assenza della fede in Dio, con l’ausilio del denaro, di amicizie di persone influenti, di mezzi forniti dal mondo divenuto amico. Lo fecero notare ad un abba. Siccome si voleva evitare ad ogni costo di nominare Gesù, l’abba taceva. Insistevano perché parlasse. Allora disse: “Se non dai la parola a Gesù, non lo consideri Dio, ma solo uomo. Se è uomo, è come me, ed io non risolvo nulla. Dove Gesù è accolto come Dio, ci s’inginocchia, e lui s’impegna anche per questi problemi”. …

77 Abba, una parola!

Il dialogo degli abba si volse verso l’arianesimo moderno. “Com’è l’arianesimo moderno?”, chiese abba Placido. Gregorio azzardò: “Non dice, come l’arianesimo antico, che Gesù è ‘soltanto uomo’; lascia a Gesù i titoli, sia di uomo che di Dio, tanto i titoli sono titoli. Ascolta invece le sue parole come se parlasse solo della vita di questo mondo. Non lo lascia parlare del cielo, di una vita futura, di quella eterna”. “Per questo”, replicò Placido, “oggi non si parla di inferno, e nemmeno di Paradiso! La nostra vita, che viene da Dio, finirebbe laggiù, nei loculi!”. …

78 Abba, una parola!

Placido era sconcertato: “È per il fatto che Gesù non è ritenuto proveniente da un Dio tutto Spirito, che le sofferenze della malattia e della morte sono affrontate solo con tentativi consolatori di teneri abbracci, con parole ammantate di gentilezza, con promesse di misericordia facile, e mai, mai, con un accenno all’eternità?”. Gregorio borbottò: “Diciamo sì che Gesù è morto ed è risorto, ma facciamo riferimento a risorse da commedia per consolarci, così possiamo continuare a vivere sfondati nei divertimenti! Non è lontano da noi l’arianesimo moderno”.

79 Abba, una parola!

Abba Gregorio tentava di spiegare: “L’Arianesimo antico arrivò ad uccidere per difendersi e diffondersi. L’Arianesimo moderno non uccide: smorza soltanto. Si fa amico di tutti, propone gentilezze, offre veleni nascosti in piacevoli e accattivanti proposte. E allontana i suoi amici dalla vita dei santi e dei redenti. Noi ci eserciteremo sempre nell’adorare Gesù!”.

  

79 Abba, una parola!

Abba Sebastiano volle destare l’attenzione dei giovani. Raccontò: “Uno dei cortigiani di Erode Antipa assistette al primo discorso di Gesù. Raccontò poi tutto per filo e per segno al suo re:Quello ha iniziato il comizio dicendo: «Beati i poveri». Allora tu, o re, che non sei povero, che sarai? Tutti hanno capito che non sei beato. E continuava col dire che quei poveri entrano «nel regno dei cieli». Tu che povero non sei, resterai fuori. Vedi che era un comizio? Non c’è regno senza re, infatti. Preparati alla guerra…’”. …

80 Abba, una parola!

Sebastiano continuò il racconto: “Il cortigiano proseguì: ‘Quel Gesù proclamò poi «beati» anche tutti quelli che piangono. Chi pensi siano gli afflitti, se non quelli che pagano le tasse a te, Erode? Se essi sono beati, tu che non paghi tasse, dovresti essere superfelice. Non ho mai assistito ad un comizio di tal genere. Forse nessuno si ribellerà, dato che gli afflitti sarebbero beati, per lui’. Erode gli rispose:Sei sicuro che non si nasconde qualche tranello?’” …

81 Abba, una parola!

“Il cortigiano insistette: ‘Il comizio è diventato esplicitamente politico. Quel Gesù gridò con voce forte: «Beati gli operatori di pace». Parlava sicuramente contro di te, Erode. Tutti sanno che stai arruolando soldati per far guerra al re Areta, che vuol vendicarsi per via di sua figlia, la moglie che tu hai rimandato a casa per prendertene un’altra’. Erode ascoltava stizzito. Il cortigiano continuò: ‘Non ha detto nulla di Giovanni, che ti aveva rimproverato per questo. Sì, Giovanni, quello che hai fatto decapitare durante il banchetto con i dignitari per dare la testa a quella bella ragazza. Ma era facile da capire l’allusione implicita’!”. …

  

88 Abba, una parola!

“Quando preghi, non hai mai distrazioni, abba?”, chiese una donna pia. Abba Valentino la guardò con un sorriso: “Le mie distrazioni sono un aiuto al pregare. Infatti, appena mi accorgo di essere distratto, rientro nel cuore del Padre. Egli vede senz’altro questo mio atto d’amore e ogni volta ne gode. Così ogni distrazione diventa un incentivo a ravvivare l’amore a Dio, che certamente ne gode”.

89 Abba, una parola!

Ti prende mai la paura, abba?”, domandò ancora una signora. Abba Valentino reagì: “Come no? La paura mi prende, ma io la lascio andare subito. Penso a Gesù, quando dormiva nella barca piena d’acqua durante la burrasca. Mi dico: Credi o no che Gesù è con te? Se dorme, che importa? È sempre lui, il Dio con noi. Così, tirando fuori la fede dalle mie tasche, passa ogni paura”:

90 Abba, una parola!

La mamma, cui era morto il figlio, non capiva come mai Gesù dalla croce a sua madre potesse dire: «Ecco tuo figlio», indicando Giovanni. Si rivolse ad abba Pietro: “Gesù voleva essere dimenticato da sua madre?”. No, sorella”, rispose l’abba, “ma voleva che sua madre non smettesse di vivere in modo concreto la vita divina. Maria avrebbe continuato ad amare Gesù donandosi alla sua Chiesa. È ciò che ella ha fatto e continua a fare, per la nostra consolazione e la nostra protezione”. …

  

91 Abba, una parola!

Abba Pietro continuò: “Indicando a sua Madre il discepolo, Gesù non le permise di deprimersi, di usare il suo tempo a lamentarsi, a guardare indietro, a vivere di ricordi. Sua Madre, tenendo nelle mani l’aratro del regno dei cieli, avrebbe continuato a vivere nella gioia, occupata a diffondere l’amore di Gesù nella Chiesa”. Quella mamma ringraziò: “Dovrò anch’io fare così, altrimenti continuo a piangere il figlio che non c’è più, e non scorgo i figli di Dio che potrei amare”.

92 Abba, una parola!

Abba, non capisco: Gesù a Pietro ha ordinato di non interessarsi dell’altro discepolo (Gv 21,22). Gli ha insegnato ad essere menefreghista?”. Lo chiesi ad abba Gregorio. Egli aprì il Vangelo alla pagina esatta, poi disse: “Figlio mio, Gesù volle dare una benevola lezione di vita. Pietro si era voltato indietro, e così aveva perso di vista il suo Signore. Quando uno perde di vista Gesù, non è più sostegno a nessuno. Se tu vuoi essere d’aiuto anche a me, continua a seguire Gesù senza distrazione. Allora sarò aiutato da te”.

  

93 Abba, una parola!

“Perché nel Tempio di Gerusalemme si usava l’incenso?”. Abba Paolo mi rispose: “L’incenso viene bruciato davanti a Dio. Dio non ne ha di bisogno, eppure lo gradisce: infatti sa che torna utile ai suoi figli, quegli stessi che lo bruciano”. Stupito, gli chiesi: “In che modo?”. Mi disse: “Egli sa che le volute d’incenso proteggono l’uomo da ciò che i moderni chiamano microbi e virus, nemici che gli antichi nemmeno sapevano esistessero. L’uomo offriva un dono gratuito, apparentemente inutile, ma, senza saperlo, riceveva protezione dalle malattie”. …

94 Abba, una parola!

“Ci sono altre cose che facciamo per la gloria di Dio senza sapere che tornano a nostro vantaggio?”, chiesi ancora ad abba Paolo. “Moltissime”, mi rispose, “anzi, tutte. Ricordi quando Pietro ha ubbidito pescando di giorno, pensando fosse inutile? Ogni obbedienza a Dio torna a tuo vantaggio. Lo saprai dopo qualche anno, o lo scoprirai soltanto quando entrerai in Paradiso. So dirti questo: le croci dell’obbedienza a Dio dei tuoi nonni e genitori, vissuti per amore del Signore, hanno creato le gioie della tua vita”.

95 Abba, una parola!

L’abba mi disse: “Quando i miei genitori hanno celebrato il loro matrimonio, mia madre ha ricevuto in dono un quadro di seta. Vi era ricamata una croce con la scritta: «Io ti parlo senza voce: niun va in cielo senza croce». Allora io gli chiesi: “Tua madre ha preso quella scritta come un malaugurio?”.No, anzi”, mi rispose, “l’ha sempre tenuta appesa in bella vista. Le era di aiuto a superare le numerose difficoltà del matrimonio e della maternità. La croce di Gesù non è mai malaugurio, è sempre benedizione”.

 

98 Abba, una parola!

Abba, come mai la bibbia parla di vitello d’oro? Che significa?”, lo chiesi ad abba Gregorio. Mi sorrise con serietà: “Ai tempi di Mosè la gente voleva un dio visibile al posto di quello che non poteva vedere. Voleva qualcosa davanti agli occhi. Hanno raccolto l’oro e lo hanno fuso come vitello”. Io insistetti: “Come mai un vitello?”.La gente vuole un Dio forte, e anche ricco. Così si sente sicura. La forza che la gente conosce è quella fisica, dei muscoli, e la ricchezza che desidera è quella del denaro. Un vitello d’oro è ideale per raffigurare questi ideali”. Lo ringraziai, infatti sapevo che la ricchezza va a braccetto con il potere.

99 Abba, una parola!

Io pensavo fosse necessario parlare a tutti della mia preghiera e manifestare sempre il mio amore a Gesù. Abba Felice mi disse: “Usa anche tu la bilancia come San Michele: quando ti trovi con chi non accetta le cose di Dio, tienile nascoste. Lo ha detto anche Gesù. Le cose sante le custodiamo, e non le consegniamo a chi non le apprezza. Terrai nascosta la tua fede: è troppo preziosa. Lascia vedere i frutti della sua presenza: le opere di carità”!

  

100 Abba, una parola!

“Abba, sono separata da molti anni. Ora ho trovato un uomo buono che mi dà sicurezza. Con lui mi trovo veramente bene. Che ne dici?”. La domanda della signora è seria, e richiederebbe tempo. Richiederebbe pure il parere della Chiesa di Dio. Lì per lì l’abba le disse: “Per ora ti faccio due domande: ci penserai poi tu. Prima: non ci siete solo tu e lui. I tuoi figli e figlie che formazione riceveranno da questa tua scelta? Seconda: Per Gesù si può rinunciare solo alle cose brutte, o anche alle cose belle? Per queste, non ha egli detto: «Riceverete cento volte tanto»?”.

101 Abba, una parola!

Incontrando un abba, un uomo domandò: “Quando il profeta dice: «Hanno addestrato la lingua a dire menzogne» (Ger 9,4), si riferisce solo ai delinquenti o anche ai capi del popolo?”. Abba Giacomo non voleva rispondere. Incalzato, disse: “Puoi rispondere tu stesso alla tua domanda, se ascolti con attenzione Gesù”.

102 Abba, una parola!

L’abba, udendo un uomo parlare con suo figlio in modo piuttosto animato, lo prese in disparte e gli disse: “Le parole violente sono a servizio dello spirito di dominio, e questo di quello della superbia. Vedi di non servirli; per educare tuo figlio servi lo spirito di umiltà e di mitezza. Avrai come alleato Gesù!”.

  

103 Abba, una parola!

Due persone del mondo politico lamentavano la severità con cui abba Domenico aveva parlato di alcune proposte di legge e di alcune leggi approvate da poco. Egli rispose loro: “Non vorrei che il profeta dovesse dire anche a me, e nemmeno a voi: «Curano alla leggera la ferita della figlia del mio popolo, dicendo: "Pace, pace!", ma pace non c'è» (Ger 8,11)”.

104 Abba, una parola!

Abba Pietro, ai genitori che volevano una parola per il loro compito verso i figli, tra il resto disse: “Tenete sempre presenti gli insegnamenti di Gesù. Ricorderete ciò che dice il profeta: «I saggi restano confusi, sconcertati e presi come in un laccio. Ecco, hanno rigettato la parola del Signore: quale sapienza possono avere?» (Ger 8,9): la vera saggezza viene dalla Parola del Signore! I vostri figlioli ne avranno gran beneficio, quando la riceveranno da voi”. …

105 Abba, una parola!

Abba Pietro avrebbe voluto dire molte cose a quei genitori volonterosi e ben intenzionati. Aggiunse questo consiglio: “Educazione dei figli? In questo tempo con loro è importante puntare sulla purezza del cuore e della mente, del corpo e delle sue membra. Il mondo in cui vivono li orienta a soddisfare tutte le voglie, anzi gliene crea di nuove. Se avranno discernimento in quest’ambito, saranno custoditi. Anche per questo la Parola di Gesù sarà il loro pane quotidiano”. I due genitori si fecero seri.

  

106 Abba, una parola!

L’abba desiderava aiutare quei genitori, pur intuendo difficoltà. Disse loro: “Cercate, e troverete chi vi sosterrà. Per ora io vi dico: tenete i vostri figli in comunione con Gesù, aiutandoli a frequentare la confessione con regolarità. Sarete già a buon punto. A casa fateli parlare di ciò di cui parlano a scuola, o di ciò che li sconcerta dei discorsi dei loro amici. Interverrete a correggere parole scorrette, in particolare in tema di sessualità. Parlerete bene della castità”. …

107 Abba, una parola!

Abba Pietro leggeva le domande sul volto della mamma e del papà. Mormorò: “Parlare bene e con serietà della castità! Anzi, con gioia, essendo una virtù che dà gloria a Dio, che è cara a Gesù! Ed è lo Spirito Santo che la rende amabile a tutti, e se ne serve per riempire i corpi di amorevolezza e amabilità. Lo Spirito Santo ha reso perfetta la castità nella vita di Maria santissima! Una persona casta è amata e facilmente cercata da tutti, perché di lei ci si può fidare”. …

108 Abba, una parola!

Pietro continuava con gioia: “La castità ha un valore immenso. Una persona impura o impudica, benché cerchi di scherzare continuamente, non sa amare e non è amabile. Persino il suo parlare, ricco di doppi sensi, la rende inaffidabile. È dono di Dio la castità, dono prezioso. Custodirlo costa, costa vigilanza, costa rinuncia, costa attenzione e decisione. Costa accettare di essere derisi, ma si sa da chi, da persone senza valore. Gesù non deride chi custodisce la propria castità. Ditelo ai vostri figlioli!”. …

109 Abba, una parola!

“Potreste raccontare ai vostri figli anche la storia di giovani e ragazze sante, che hanno difeso la propria castità per amore di Gesù, per dare a lui testimonianza coerente. Ci sono quelli che veneriamo perché la custodia della castità è costato loro la vita. Ricorderete le Sante dei tempi antichi, Agata e Anastasia, Lucia, Agnese e Cecilia, e nei tempi moderni i giovani martiri Ugandesi, e poi Maria Goretti e Agostina Pierantoni, e molti altri”.

110 Abba, una parola!

In paradiso saremo in compagnia di questi Santi, e non vorremmo sfigurare davanti a loro per la nostra impudicizia. Se l’avessimo cercata tramite figure o filmati, o coltivata addirittura col nostro cellulare o televisore, se l’avessimo alimentata ascoltando barzellette o discorsi osceni, quei santi e sante si vergognerebbero di noi. Anzi, non troveremmo posto nel loro Paradiso, dove arrivano quelli che amano Gesù decidendo la purezza del cuore e del corpo”. …

111 Abba, una parola!

“La castità non è amore al proprio corpo e nemmeno alla propria integrità. Essa è amore a Gesù. Lui ci ha amati fin sulla croce, merita il nostro amore. E il nostro amore per lui è dono ricevuto dallo Spirito Santo. Chi ama Gesù non mescola nel proprio cuore il dono dello Spirito Santo con altro amore, tantomeno cerca il piacere del corpo, un piacere che distrae l’anima e svuota lo spirito: rimarrebbe privo dei frutti dello Spirito Santo, gioia e pace, fedeltà e dominio di sé, bontà e mitezza”. L’abba parlava con serietà, e nello stesso tempo con gioia e tenerezza.

  

112 Abba, una parola!

I due sposi ascoltavano con attenzione e desideravano che l’abba continuasse. “Abituerete i vostri figli ad adoperare anche il vestire come elemento importante per manifestare e mantenere la castità. Se un vestito facesse sorgere pensieri sensuali o immorali alle altre persone, non è fatto per il cristiano. Vogliono vestiti firmati? Bene, ma firmati da Gesù! O confezionati in modo che lui li possa firmare! Quando scelgono il vestito da indossare, non penseranno a farsi ammirare, ma a dar gloria a Dio. Essi semmai saranno ammirati, non i loro vestiti”. …

113 Abba, una parola!

La figlia di quei genitori aveva cominciato a mettere in vista il proprio ombelico: lo dissero all’abba. E lei, la mamma, non disdegnava camicette che lasciassero intravvedere, o meglio, ammirare, il burrone tra le colline! L’abba fu esplicito: “Con questi particolari, ritenuti insignificanti, stimolate chi li vede a pensare che il vostro corpo sia disponibile per il piacere. La vostra anima si mostra svuotata del discernimento spirituale, del timor di Dio e di ogni purezza. Pare che vi prepariate a ricevere dagli uomini la stima di cui godono le prostitute”.

114 Abba, una parola!

Quando Gesù si è trasfigurato sul monte alto, durante la preghiera, non solo il suo volto, bensì anche il suo vestito risplendeva. Ciò significa che la veste è importante quanto il volto. I malati guarivano toccando il mantello del Signore! Perciò noi, che siamo membra del corpo di Cristo, ci vestiamo in modo che il Signore possa rendere luminoso anche il nostro vestito! Se esso non c’è, o se esso è fatto in modo da evidenziare il nostro corpo, oscura tutto”. L’abba s’illuminava in volto, mentre parlava! …

  

115 Abba, una parola!

Abba Pietro disse ancora: “San Paolo ci esorta a rivestirci di Cristo (Gal 3,27), della sua umiltà e mitezza, di sapienza e fedeltà. Anche san Pietro (1Pt 3,3) raccomanda alle donne di non preoccuparsi della pettinatura o delle spille e collane, ma della propria vita interiore: quella è importante! Abituerete anche i vostri figli a desiderare la santità, che si vede anche dal corpo. Perciò non lo rovineranno con piercing o, peggio ancora, con tatuaggi che porteranno fino alla tomba”. …

116 Abba, una parola!

I genitori si mostrarono interessati, perché il loro figlio aveva chiesto denaro per farsi tatuare. “I tatuaggi lanciano messaggi. Dicono che il nostro corpo, dono di Dio, lo orniamo noi, come se il Padre non fosse stato in grado di crearlo bello e completo; gridano che il corpo è più importante dell’anima, e che questa è a servizio delle emozioni e della vanità. La Parola di Dio proibisce espressamente tale pratica (Lv 19,28)”. …

117 Abba, una parola!

Pietro continuò: “Talvolta colui che tatua è dedito persino all’occultismo: in tal caso farsi tatuare significherebbe mettersi nelle mani di chi serve il nemico. Lo Spirito Santo non potrebbe esprimersi né Gesù risplendere in un corpo tatuato, nemmeno se l’immagine fosse la sua!”. I genitori rimasero perplessi. L’abba diede loro speranza: “La benedizione del Signore può arrivare anche alle membra tatuate, se ormai l’hanno fatto… A chi conosce Gesù e gli vuol dar gloria, dite che faccia benedire il tatuaggio: almeno non porterà effetti collaterali!”. …

  

118 Abba, una parola!

“Ci hai detto molte cose, abba. Come vorremmo la purezza dei nostri figli!”, così quei genitori espressero il loro vivo desiderio. L’abba aggiunse: “Penserete che questo è anche il desiderio di Dio, e allora avrete coraggio. E accompagnerete con la preghiera ogni vostro intervento di parole e ogni vostro esempio. Gesù vi aiuterà, non abbiate timore. E i vostri figli vi ringrazieranno”.

119 Abba, una parola!

Abba, i nostri figli praticano sport impegnativi: uno il calcio, l’altro il ciclismo, l’altra il nuoto. È bello vedere come si impegnano”, dissero i genitori incontrando abba Felice. Questi rispose: “Godo con voi per l’impegno dei vostri figli. È certamente educativo”. Poi, siccome sapeva che anche i ragazzi hanno estremo bisogno di Gesù, chiese: “Per i vostri ragazzi la fatica sportiva li diverte? Li lascia liberi per gli altri impegni della vita?”. I genitori non seppero rispondere. …

120 Abba, una parola!

Quando i genitori si ripresero dall’imbarazzo, dissero ad abba Felice: “L’impegno sportivo dei ragazzi tiene occupato molto del loro tempo libero, così non vanno a zonzo”. E l’abba: “Che significa «tempo libero»? Libero da cosa? Libero per cosa?”. I genitori: “Libero dalla scuola e dallo studio, ovviamente”. Allora l’abba: “Come mai non dite anche «libero dalla preghiera, libero dagli impegni della vita cristiana»?”. …  

  

121 Abba, una parola!

Quei genitori non avevano mai pensato che il tempo della preghiera non è tempo libero. Candidamente rivelarono: “I loro sport sono competitivi! Fanno allenamenti e partecipano alle gare frequenti”. L’abba lo sapeva, ma voleva aiutarli: “Che cosa vi preme per loro? Tra vent’anni i vostri figli saranno campioni, e non saranno cristiani”. E, dopo un attimo di silenzio: “Aprite due occhi. Vedrete due realtà importanti che possono demolire o salvare la vita ai vostri figli”. …

122 Abba, una parola!

“Con il primo occhio vedrete cosa significa per bambini o ragazzi giocare sempre con competizione imposta dagli adulti. Non è forse un modo per sviluppare la vanagloria? E l’orgoglio? E il primeggiare sugli altri? Forse, talvolta, anche il disprezzo per qualche amico? O l’invidia per altri? O il sentirsi schiavi? E il godere per vittorie di poca importanza per la vita futura?”. E aggiunse: “A voi preme che nel loro cuore rimanga Gesù. Volete che vi rimanga soltanto come soprammobile?”. …

123 Abba, una parola!

E il secondo occhio, abba, cosa deve vedere?”, chiese la madre. Abba Felice sospirò: “In quali giorni avvengono allenamenti e gare?”. Il papà rispose: “Gli allenamenti due volte in settimana, anche di sabato, e le gare quasi sempre di domenica, al mattino o al pomeriggio”. L’abba: “E voi li accompagnate. Quindi i figli non partecipano al momento più intenso e vero della vita cristiana, che avviene la domenica, e vedono che anche per voi la loro gara vale più della presenza del Signore Gesù nella vostra e nella loro vita!”. …

  

124 Abba, una parola!

“Abba, non è colpa nostra se le gare vengono programmate di domenica!”, risposero. “Certamente”, disse l’abba, “ma non vi siete chiesti chi e perché organizzano le cose in tal modo?”. No!”, esclamarono. “Ve lo dico io: al mondo non interessa l’anima e la vita interiore dei vostri figli. Anzi, il mondo li vuole allontanare da Gesù: lo ritiene nemico, perché renderebbe i vostri figli liberi, e impedirebbe che diventino suoi schiavi”. …

125 Abba, una parola!

L’abba donò una confidenza personale: “Quand’ero ragazzo, organizzarono la gara di domenica mattina. Mia madre, d’accordo con mio padre, non lasciò partecipare né me né i miei fratelli. Alle rimostranze e rimbrotti degli organizzatori, rispose: ‘Sappiate che per me e per i miei figli la domenica mattina non è tempo libero’. Io imparai molto, imparai che Gesù è più importante sia di un gioco che di un premio, e compresi che la mia vita senza Gesù sarebbe vuota del tutto”. …

126 Abba, una parola!

Quei genitori allora dissero: “Come faremo, abba? Diremo ai nostri figli, che ti conoscono e ti amano, che tu ci hai detto…”. “No! Guardatevi dal far vedere ai vostri figli che un abba vi ha plagiati. Direte ciò di cui voi siete divenuti coscienti. Maturate con Gesù la vostra consapevolezza, e a lui chiedete sapienza e consiglio. Siate educatori, non pappagalli, nemmeno di parole sante e vere. Se desiderate, vi dò benedizione per trasmettere ai vostri figli le nuove verità che risplendono in voi”. …

  

127 Abba, una parola!

Con tenerezza abba Felice concluse: “Il compito di genitori è una missione complessa e faticosa. È missione divina, che completa la creazione dell’uomo. Il materiale da usare sarà la Parola di Gesù, il suo Spirito la vostra forza. È lui che persuade con parole accolte come amore puro, amore che arricchisce. I vostri figli diventeranno membri della Chiesa santa, perciò la vostra missione è ecclesiale: tutta la Chiesa vi potrà sostenere e aiutare”. I genitori si sentirono rincuorati e maggiormente responsabilizzati. …

128 Abba, una parola!

Abba Felice, per non appesantirli, non comunicò loro il pensiero che lo occupava: “Questi giovani… Si dice che non sanno fare scelte che durano tutta la vita. Eppure i tatuaggi, grandi o piccoli, manifesti o nascosti, durano tutta la vita. Riescono, eccome, a fare scelte permanenti. Non conoscono abbastanza Gesù, per mettersi a sua disposizione in modo definitivo”. Si dispose ad ascoltare ancora. …

129 Abba, una parola!

Il papà, pensieroso, si azzardò a dire: “Abba, quando hai parlato del tatuaggio e del valore del nostro corpo per il Signore, chissà perché, m’è venuta in mente la cremazione. Per me è una novità di cui non so cosa pensare”. Abba Felice rispose: “Io so cosa pensare, e so che il mio pensiero cozza con il pensiero di molti”. Vedendo il desiderio dell’interlocutore, aggiunse: “La cremazione è arrivata in seguito a vari ragionamenti, tutti estranei alla tradizione”. …

  

130 Abba, una parola!

Chi segue solo ragionamenti e calcoli umani finisce per allontanarsi dall’uomo e da ciò che è umano. Anzi, finisce per scostarsi da Dio, creatore dell’uomo, e dal suo amore incarnato”. Vedendo l’attenzione dei due, continuò: “L’Amore incarnato assunse carne umana, e alla morte fu sepolto nell’attesa della risurrezione. Nessun uomo sapeva che sarebbe avvenuta, tanto meno sapeva in che modo. È risorto dal sepolcro. A me basta questo per dire: «Non bruciatemi»”. …

  

131 Abba, una parola!

“I ragionamenti infatti dicono: «Non c’è spazio per i cadaveri». Ma lo spazio, immenso, per campi da gioco, viene trovato. «È meno costoso bruciarli»: ma non è vero, dato il consumo di carburante; e non è ecologico. «Diventerà cenere anche il corpo sepolto»: ma lo diventa in modo naturale lasciando tempo al nostro ricordo e concretezza alla nostra preghiera. Nessuno di questi ragionamenti o calcoli è fondato sulla Parola di Dio. I ragionamenti privi di obbedienza a Dio avviano ideologie, e ogni ideologia viene creata per contrastare la nostra santissima fede”. …

132 Abba, una parola!

Felice aggiunse: “All’inizio ogni ideologia viene mascherata con ragionamenti plausibili, dai quali viene sistematicamente escluso ogni riferimento a Dio nostro Padre e al suo Figlio incarnato. La sua Parola viene ignorata, se non addirittura contraddetta”. I due interlocutori erano attenti e meravigliati. Uno disse: “Ma la Chiesa permette…”. “Certo, permette la cremazione: nemmeno io posso fare altro, per non offendere chi ha già firmato un contratto. La Chiesa tollera, ma non propone questa pratica: infatti non l’ha mai insegnata”. ...

  

133 Abba, una parola!

Senza interrompersi, disse: “La tradizione cristiana, continuazione di quella ebraica e imitata da quella islamica, è basata sulla fede. La tradizione ebraica è fondata sulla speranza della risurrezione, quella cristiana è radicata nei fatti, la morte e la sepoltura di Gesù e la sua risurrezione dal sepolcro. I fatti non sono idee. Quando nascono idee senza avvenimenti, nascono per oscurare quelli che ci sono, per distruggere la fede. Sapete da chi ha avuto origine l’idea della cremazione? Dai nemici dichiarati della Chiesa, quando avrebbero voluto prenderne il sopravvento con le armi per distruggerla”. …

134 Abba, una parola!

Lo ascoltavano con attenzione: “Nemici dichiarati della Chiesa furano i ‘fratelli muratori’. Il loro intervento, la Rivoluzione Francese, mirò a cancellare la Parola di Dio vissuta da Gesù e a sostituirla con quella dell’uomo. Di quale uomo? Del più forte? Del più menzognero? Del più crudele? Di fatto, la sostituirono con la parola dell’uomo che si mette al posto di Dio, tanto da chiamare «dea» la propria ragione. Allora si sono poste le basi per la distruzione delle tradizioni e giungere anche alla cremazione”. …

135 Abba, una parola!

“Io vorrei essere vicino a mia moglie, anche al cimitero: non è bello? Per questo dovrò farmi cremare, se mia moglie morirà prima di me!”, disse l’uomo. L’abba replicò: “Un desiderio apparentemente buono, ma senza frutto e senza luce. Non è questo l’amore da cui tu e lei trarrete vantaggio. La vostra vicinanza non sarà misurata dai decimetri, bensì dall’obbedienza a Dio. Se il tuo desiderio non è appoggiato alla Parola, non manifestarlo nemmeno: non porterebbe in Paradiso né te né lei”. …

136 Abba, una parola!

“Vedete poi cosa succede. La scatola delle ceneri dei nostri fratelli, anche di uomini o donne portatori della santità di Dio, qualcuno la tiene in casa come soprammobile, sottraendo alla comunità il ricordo di chi è stato suo membro. Altri la svuotano nei fiumi, sui prati, nei boschi, nel mare… eliminando la presenza di colui o colei che hanno sempre chiamato «miei cari». Li disprezzano, e non se ne accorgono. E sostengono l’ideologia atea e materialista: nessun amore divino o umano è vissuto o rivelato da queste azioni”. …

  

137 Abba, una parola!

Gli ascoltatori intervennero: “L’ideologia che potrebbe nascere dalla pratica della cremazione, avrà anche altre conseguenze?”. L’abba, aiutato da questa domanda: “Distrutto il valore e il segno del corpo dell’uomo con gli argomenti dedotti dai calcoli economici e razionali, questi serviranno anche per trattare il corpo dell’uomo vivente, di chi non è produttivo, come ammalati terminali o psichici e molti altri. Chi escluderà la Parola di Dio da ogni decisione che riguarda l’uomo, troverà il modo di eliminare chiunque pesi sul portafoglio pubblico o privato”. …

138 Abba, una parola!

L’uomo intervenne: “Abba, quello che hai detto in alcuni luoghi avviene già. Ti ringrazio: mi fai capire l’importanza di accrescere la mia attenzione alla Parola del Signore, e a Gesù, che è il Verbo, dono di Dio. Lo farò entrare in tutti i miei ragionamenti, calcoli e progetti. Grazie, abba: farò tesoro delle tue parole e cercherò di non lasciarmi abbindolare dalle novità che il mondo rende seducenti”. Abba Felice li invitò a non trascurare mai la preghiera di lode, di adorazione e di ascolto del Signore, e nemmeno la richiesta di perdono. …

139 Abba, una parola!

Perché devo chiedere perdono, abba?”, chiese la signora. Felice, con gioia: “Ogni giorno tu bevi il veleno che ti porge il mondo, anche se non te ne accorgi. Dovrai prendere l’antidoto, e prenderlo spesso, se non vuoi danni permanenti. Gli antidoti sicuri sono la compunzione, la domanda di perdono e i Sacramenti santi della Riconciliazione e del Pane Eucaristico. Dato che non sei capace di evitare il veleno, correrai al riparo”. Si salutarono con gioia e Felice entrò per la sua preghiera.

  

140 Abba, una parola!

Amma, ho praticato quanto insegnano i maestri del buddismo: ginnastiche della mente e del corpo. Ho imparato molto, così non avrò più bisogno degli altri. Nessuno infatti capisce ciò di cui io sono divenuta consapevole: autocoscienza, equanimità, concentrazione, tranquillità e intuizione, che ottengo con lunghi esercizi. E poi, la pratica da seguire per emanciparsi dal dolore, e l’ottuplice sentiero…”: lo confidò una signora ad amma Gloria. Dopo averla ascoltata…”. …

141 Abba, una parola!

Dopo averla ascoltata l’amma le chiese: “Hai qualche amica?”. “No, amma, l’amicizia non ha senso, non mi lascia libera, ostacola il nulla della mente nella meditazione”. L’amma ebbe compassione di lei, pensando alla solitudine in cui si costringe a vivere; non conosce l’amore fraterno, la comunione con fratelli e sorelle, la gioia donata da Gesù. Avrà bisogno di qualcuno nell’imminente vecchiaia, e allora? Disse fra sé: “Che religioni strane, rovina dell’uomo e disfacimento dell’umanità!”. …

142 Abba, una parola!

Eppure queste religioni vanno di moda, sono cercate dai cristiani”, disse amma Gloria. L’udì amma Rosa, che commentò: “Quei cristiani che cercano altre religioni ritengono di conoscere Gesù, ma non l’hanno seguito con la propria croce. Lo conoscono solo per quanto hanno imparato da bambini, ma non si impegnano a vivere coerentemente il vangelo. Attratti da qualche parola strana, come yoga, sila, vitarka, prana, karma, chakra, corrono a conoscerle e praticarle, dimenticando la croce sulla quale il loro Signore Gesù li ha salvati”. …

  

143 Abba, una parola!

Amma Rosa disse ancora: “Quei cristiani si accontentano della ‘gentilezza amorevole’, ma l’amore che fa entrare per la porta stretta di cui parla Gesù, non trova posto nel loro cuore e nella loro mente. Per arrivare alla ‘consapevolezza’ talora piantano in asso i genitori, attratti da quelle parole esotiche”. Amma Gloria osservò: “Infatti, ripiegati su di sé, non vedono altro che il proprio corpo, cercano le posizioni del respiro, i moti di voluta bontà, lo sviluppo della saggezza, della compassione e del potere di ‘aiutare’ gli altri. Aiutare gli altri, senza lasciarsi aiutare”. …

144 Abba, una parola!

Come? senza lasciarsi aiutare?”, disse amma Rosa. E Gloria: “Per lasciarsi aiutare è necessaria l’umiltà, quella di Gesù, e considerare l’altro più di se stesso. Quelle parole esotiche non danno spazio se non al sentirsi superiori, arrivati, capaci di provvedere da se stessi a tutto ciò che li realizza. Si considerano spirituali, e tutti gli altri di condizione inferiore!”. …

145 Abba, una parola!

Amma Rosa chiese: “Tu hai parlato di parole esotiche. Non sono scientifiche? Da dove vengono?”. Amma Gloria s’aspettava la domanda: “Quelle parole, yoga, prana, karma, chakra, sono scientifiche per chi intende la scienza diversamente. Affondano le loro radici nel panteismo, e lo portano con sé. Chi le usa ha rinunciato a rivolgere a Gesù le parole di Tommaso: «Mio Signore e mio Dio»!”. …

  

146 Abba, una parola!

Amma Rosa continuò: “Al posto della spiritualità divina s’è sviluppata l’attenzione al proprio io che dà molto peso al corpo, alla salute, alla bellezza fisica. Per questo si sono moltiplicati i centri benessere. In essi, spesso, ti fanno entrare del tutto nuda…”. Sorpresa, amma Gloria disse: “Ahimè! Quando Adamo ed Eva si accorsero di essere nudi, subito, Dio, come una mamma, ha procurato loro un vestito, addirittura una pelliccia! L’uomo, poiché sa di essere peccatore, non si presenta nudo a nessuno”. …

147 Abba, una parola!

“È vero”, replicò amma Rosa; “il vestito serve per incontrare gli altri. Quando un uomo è nudo, gli altri guardano le membra del corpo, e non s’accorgono della sua anima. Dio veste l’uomo nudo, e Gesù premia chi veste gli ignudi. Nel centro benessere, che benessere trovi? Solo quello del corpo? Nemmeno quello, anzi, saresti ben presto delusa e amareggiata, più sola che mai”. …

148 Abba, una parola!

Le due amma continuarono a ragionare tra loro. Una disse: “Ho avuto l’impressione, spero sia solo mia, che l’umiltà abiti lontano da chi pratica quelle parole esotiche, e la carità vera sia per loro sconosciuta: infatti affermano che Dio non esiste, e Gesù lo dicono un bravo maestro, ma superato dai loro saggi”. L’altra aggiunse: “Pare ritengano che l’uomo sia la parte di un tutto, che identificano con colui che tu chiameresti Dio…”. …

149 Abba, una parola!

La prima amma commentò: “Sarà per questo che reputano tutto buono, tutti i pensieri, tanto da non distinguere le tentazioni dalle ispirazioni dello Spirito Santo?”. L’altra approvò: “Proprio così. Per questo aborriscono la parola peccato. Se l’uomo è una parte di Dio, non può peccare: tutto quel che fa è ben fatto. Nessuno quindi pecca. Addio battesimo, addio confessione, addio Salvatore: sarebbero un insulto all’uomo, non servono; e perciò addio ad ogni mistero della nostra santissima fede”. …

  

150 Abba, una parola!

Le amma ricordarono che qualcuno vorrebbe mescolare gli insegnamenti e la vita e risurrezione del Signore con alcuni ‘buoni’ insegnamenti di Buddha o altri guru. “Dicono: ci sono ovunque «i semi del Verbo», qualche dono di Dio è presente in ogni religione, in ogni credenza”. Sì, è vero che ci sono, ma se cercassimo là le cose di Dio, le troveremmo aggrovigliate con le radici della zizzania! Correremmo il rischio di nutrirci di qualcosa che non è salutare: il pane di Gesù con il companatico del nemico”. …

151 Abba, una parola!

“Infatti, chi mescola gli aspetti buoni delle varie credenze con la Parola del Signore, si ritroverà a bere e mangiare veleno”. Le due amma concordarono che Gesù va ascoltato da solo, come detto sul monte dalla voce del Padre: «Ascoltatelo». Amma Rosa disse: “I beati hanno il cuore puro. In esso nulla è mescolato con il vino nuovo, con Gesù, Signore e Pane di vita”. Ad amma Gloria parve di stare sul monte alto: “I tre discepoli sul Tabor non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Persino Mosè ed Elia gli hanno ceduto il loro posto. Gesù solo!”.

  

152 Abba, una parola!

Le due amma, piene di gioia, iniziarono a vedere solo Gesù! Quando si reincontrarono una disse all’altra: “Sai che da quando abbiamo parlato di quanto avvenuto sul Monte alto ho iniziato a vedere solo Gesù?”. L’altra rispose: “Anch’io: quando incontro te, ti vedo nella luce di Gesù! Vedo solo lui. E non riesco a prendere sul serio altre parole che le sue. E quando sono con Gesù, mi pare di essere fuori del mondo, in estasi. Sono nel mondo del Padre, con Gesù!”.

153 Abba, una parola!

Abba, ho spesso paura. Mi vedo davanti difficoltà insormontabili e non so come reagire”, così disse una donna ad abba Fiorenzo, che stava pregando da solo. Egli la guardò con tenerezza, poi, sicuro, le disse: “Quando ci sono ore difficili, imparo dal piccolo Davide davanti al gigante Golia. Dico a quella difficoltà: «Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti» (1Sam 17,45), e poi prego il salmo: «Con il mio Dio scavalcherò le mura!» (Sal 18,30). Nessun muro è invalicabile con il Signore!”.

154 Abba, una parola!

Due sposi arrivarono alla cella di abba Filippo. Avevano desiderio di sentire la sua parola, ma non sapevano cosa chiedere. Lo sposo si fece coraggio e, quando Filippo aprì la porta, disse: “Abba, hai una parola per noi? Siamo sposi da molti anni, e cominciamo ad avere difficoltà a comprenderci”. L’abba li guardò, poi alzò gli occhi, e fissando il Padre nascosto nei cieli, disse: “Quando vi siete promessi l’amore eterno, eravate soli?”. Lo guardarono in silenzio. Non avevano capito. …

  

155 Abba, una parola!

Abba Filippo allora: “Io so che quando vi siete sposati non eravate soli. Davanti a voi stava, in silenzio, ascoltando le vostre promesse e prendendole nelle sue mani e nel suo cuore, quel Gesù che amate ancora”. I due chinarono il capo. Lei disse: “Veramente, abba, ce lo dimentichiamo spesso”. Allora l’abba: “È questo il vostro problema. Avete fatto quel passo affidandovi all’amore di Gesù per voi, e poi non gli avete fatto posto in casa. Per forza il vostro matrimonio vacilla. È incompleto”. …

156 Abba, una parola!

Gli sposi non avevano il coraggio di guardarsi. L’abba continuò: “Il vostro amore dipende dai sentimenti e dalle emozioni. Non può durare, porterà sempre frutti acerbi. L’amore che avete per Gesù porta frutto, vi rende fedeli l’uno all’altro, stabili, pazienti, magnanimi, in una parola vi salva. Ricomincerete a donarvi i segni dell’amore che avete per Gesù. Lo farete vedere anche ai vostri figli; finora li avete scandalizzati”. …

157 Abba, una parola!

“Che significa, abba, che abbiamo scandalizzato i nostri figli?”, disse il marito. “Non li avete avvicinati al loro Salvatore. Li avete tenuti legati a voi, fin che ci siete riusciti. Ora vi stanno sfuggendo di mano, e hanno il cuore vuoto, la mente pregna delle menzogne che regala loro il mondo, il corpo abituato al piacere della gola e ad altri piaceri. Qualcuno di loro è nauseato della vita. Non avete fatto gustare loro la gioia della preghiera vissuta insieme tra voi”.

  

162 Abba, una parola!

L’abba continuava: “Dopo qualche anno, uno dei due s’accorge che la soddisfazione, vissuta bloccando ogni frutto o conseguenza di vita, può essere già, o diventare, puro egoismo. E quel momento che una volta era piacevole, diventa ripugnante, subìto come violenza. Sì, perché voluto o preteso dall’egoismo dell’altro. Quel che è peggio, dopo qualche tempo, non solo quell’atto diventa ripugnante, ma anche la persona che lo chiede. È il caso di interrogarsi ancora su ciò che è bene agli occhi di Dio Padre!”. …

163 Abba, una parola!

Dato che Dio è amore, cos’è ‘bene’ ai suoi occhi? L’amore che si dona, l’amore che fa diventare ogni incontro un incontro divino, fontana di vita”. Gli sposi erano in silenzio, un silenzio ricco di riflessione. Abba Gregorio continuò: “È fonte di vita l’amore di Dio, in molti modi. In molti modi è fonte di vita anche l’amore divino vissuto dall’uomo. Lo vediamo guardando i giorni di Gesù. L’amore che non è sorgente di vita non può essere chiamato amore: non può essere ‘bene’ agli occhi di Dio”. …

164 Abba, una parola!

Quando un coniuge diventa ripugnante all’altro per via dell’egoismo, che succederà? Purtroppo lo vedete attorno a voi. Il fare ciò che non è bene agli occhi di Dio ha disturbato gli sposi: non riescono più a pregare insieme. Questo è diventato troppo faticoso, disgustoso, indesiderato. E allora in casa non c’è più un Terzo che possa dire una parola tra l’uno e l’altro. Il ‘terzo’ erano anche i figli, fin che erano piccoli. La loro presenza aiutava a distogliere lo sguardo da se stessi”. …

  

165 Abba, una parola!

Quando i figli diverranno indipendenti o quasi, i due coniugi non riusciranno a guardarsi negli occhi: non troveranno più nel vivere insieme ciò che è bene agli occhi di Dio. Saranno impegnati a giustificare ciò che non è bene… Anzi, Dio, il Dio di Gesù Cristo crocifisso, o per l’uno o per l’altro è sparito ormai o allontanato. Dio non voglia che uno dei due, con o senza spiegazioni, se ne vada. Le spiegazioni saranno aleatorie. Il resto dipenderà dalle amicizie: se maligne, i guai arriveranno dagli avvocati, se tranquille, rimarrà la sofferenza, in attesa di ulteriori afflizioni”. …

166 Abba, una parola!

Gli sposi desiderarono ancora sentire cosa pensasse l’abba riguardo al numero dei figli. Disse: “Dirvi di imitare la madre di Santa Caterina da Siena, monna Lapa? Ebbe venticinque figlioli, la terz’ultima appunto la patrona d’Italia e d’Europa! Certamente voi sposi dovrete tener conto di tutte le vostre possibilità e capacità, senza dimenticare quelle che la Provvidenza divina ancora nasconde ai vostri occhi. Potreste chiedervi: Quanti ne potrebbe portare l’amore che Gesù ha per noi?”. …

167 Abba, una parola!

Gli sposi guardando l’abba sorrisero, in silenzio. L’abba concluse: “Normalmente, ai genitori che fanno questa domanda, offro un consiglio semplice: «Avete già il numero di figli che vi siete proposti? Allora, potreste aggiungerne ancora uno, dicendo: ‘Questo lo offriamo a te, Signore Gesù, per il tuo Regno’. Egli vi sarà riconoscente, secondo la sua generosità!»”. Ricevuta la benedizione, salutarono pensierosi, ma con gioia.

  

168 Abba, una parola!

Oggi”, disse abba Gregorio ad altri abba, “oltre alle sofferenze problemi dei coniugi, ci sono quelle dei conviventi”. Abba Paolo, con sorpresa, disse: “Hanno scelto la convivenza per evitare difficoltà: ne avranno anche loro?”. Certamente, e molto gravi”, rispose Gregorio, aggiungendo: “Hanno deciso in fretta, generalmente senza chiedere il parere a nessuno. E soprattutto non hanno chiesto nessuna benedizione, né a Dio né agli uomini”. …

169 Abba, una parola!

Uno degli abba si azzardò a dire: “Gesù direbbe loro: Stolti!”. Un altro, sorpreso da questa battuta, con sguardo interrogativo: “Si, stolti, come quell’uomo che ha costruito la casa sulla sabbia. Sapeva che ci sono i venti, che cade la pioggia e che straripano i fiumi (Mt 7,27). Fin dall’inizio quella casa era in pericolo di franare con tutto ciò che c’è dentro”. Nessuno lo contraddisse. …

170 Abba, una parola!

Continuarono: “Abba, puoi dire una parola in più su quello che è stato detto?”. Gregorio non si fece ripetere: “La decisione di convivere l’hanno costruita sui loro sentimenti, talora su piacere e comodità, impegnando la fretta, e su garanzie di denaro, di proprietà o prestiti, sulle abitudini di uomini senza fede. La Parola di Dio non è alla base della loro decisione. Nessuna Parola di Gesù li sostiene o li guida. Sarebbe questa la roccia su cui basare una scelta così importante della vita”. …

171 Abba, una parola!

E aggiunse: “Se la Parola del Signore rimane lontana, rimangono anch’essi lontani uno dall’altro. La vicinanza che credono di sentire, se non diventa divina, fa presto a disintegrarsi. Se non c’è la Parola di Dio pronunciata su di loro e vissuta, non sorgerà quella comunione che li farebbe essere un cuor solo e un’anima sola e che li terrebbe uniti nelle difficoltà. Lo Spirito di Gesù è sorgente di vita e fonte di unità. È un’illusione vivere senza di lui”. …

  

172 Abba, una parola!

Intervenne un altro abba: “Alcuni giovani sono convinti che per prepararsi a celebrare il sacramento del matrimonio serva conoscersi, e, per conoscersi, che non c’è di meglio del vivere insieme”. Gregorio aggiunse: “Sì, è diffusa questa prassi, che non è nemmeno in uso tra i pagani: non è basata sulla Parola di Dio. Convivendo si arriva tutt’al più a conoscere qualche virtù o difetto dell’altro. Non è però sufficiente conoscersi per riuscire a vivere insieme. Sono necessarie altre ricchezze, ricchezze spirituali”. …

Abba, una parola!

Quando ci sono stati grandi pericoli e situazioni spaventose nell’umanità, il nostro Dio e Padre ha fatto sorgere numerosi e grandi Santi! Il nostro tempo è uno di quei periodi della storia: ha bisogno di molti grandi santi! Sei disponibile? In quei periodi i Santi hanno molto sofferto e faticato e sopportato accuse, calunnie, ingiustizie, tradimenti e persecuzioni. Sei disponibile? Per far festa ai nostri Santi non è necessario ammirarli, bensì imitarli. Gesù ti sta già preparando!

Abba, una parola!

I defunti non sono morti, hanno cambiato residenza. Qualcuno ce l’ha provvisoria, e ha necessità di qualche prestito per raggiungere quella definitiva. Solo noi possiamo aiutarli! Se li aiutiamo, aiutiamo anche noi stessi: quel che facciamo per loro diventa caparra per noi. Quelli che sono arrivati alla residenza definitiva ci attendono e stuzzicano Gesù perché ci faccia sedere con loro al suo banchetto eterno!

173 Abba, una parola!

“Per vivere insieme sono necessarie ricchezze spirituali. Difetti ne abbiamo, e quelli nascosti appaiono solo in rare circostanze. Ma se non c’è la pazienza, la speranza, la fedeltà, la mitezza e il dominio di sé, doti che si attingono dall’Alto, e se non c’è una motivazione più profonda di quelle quotidiane e materiali, non riusciranno a vivere insieme una vita. Ma intanto il tenersi lontani dal Signore allarga e ingrossa anche le travi sugli occhi, quelle travi che accecano. I peccati…”. …

174 Abba, una parola!

Abba Giacomo intervenne: “Coloro che convivono, di solito, si uniscono come fossero già benedetti da Dio per questo. Non lo sono, e così si mentono. L’aiuto più prezioso, quello di amare Dio e ubbidirgli, non se lo offrono. Il sacramento del matrimonio poi è sacramento della fede della Chiesa. Ci si può preparare ad un sacramento della fede spingendosi l’un l’altro a disobbedire a Dio stando lontani dalla fede in lui e dalla sua Chiesa? Può il peccato essere fonte di grazia?”. …

  

175 Abba, una parola!

Abba Sergio, con sofferenza, disse: “Non si sono allenati nella fedeltà e non hanno messo alla prova quella dell’altro. Si sono illusi di amarsi, e alla prima seria difficoltà si sentiranno ingannati”. E abba Marco sospirò: “S’illudevano che bastasse il desiderio sessuale, oppure avere gli stessi interessi e divertimenti, e non si sono addestrati al vero amore. Questo richiede lungo allenamento, alla scuola di qualcuno che conosca l’animo umano, e quello divino!”. …

176 Abba, una parola!

Abba Gregorio riprese: “Quando l’uomo si crede autosufficiente, e quindi non chiede pareri e consigli, rischia. Sbaglia nel ritenersi capace di operare da solo scelte che impegneranno molte altre persone, sia della parentela che della società. Sbaglia anche perché non avrà tutte le conoscenze necessarie per una scelta che comunque presenta delle complessità. Ciò vale anche per chi celebra il Sacramento, a maggior ragione per chi vuole evitare l’incontro con il ministro di Dio, servo di Gesù”. …

177 Abba, una parola!

Abba Marco lo fermò: “Per quanto riguarda i Sacramenti della Chiesa troverà qualche ministro che lo giustifica e gli facilita tutto, ritenendo che ciò sia misericordia divina”. Paolo restò scosso: “Sì, purtroppo. Nella Chiesa entrano anche le onde del mondo. Rimane però il fatto che nel fondo del cuore si sentono commedianti, o, per usare le parole di Gesù, ipocriti. Quel ministro poi…, è ancora servo di Gesù, o è servo del mondo?”. …

  

178 Abba, una parola!

Gregorio intervenne ancora: “Io mi chiedo se, qualora i conviventi avessero dei bambini, questi non siano una benedizione di Dio per loro. Essi sono suoi collaboratori per dare la vita!”. Abba Sergio ascoltava con attenzione: “Un grande e bel mistero la vita dei bambini! Essi non sono solo frutto di amore umano, ma soprattutto della potenza dell’amore di Dio Padre”. Anche abba Paolo osservò: “Così il Padre è sempre intervenuto in tutti i popoli che non lo hanno mai conosciuto, o solo parzialmente o in modo errato”. …

179 Abba, una parola!

Abba Paolo chiese a Gregorio: “Dio è certamente sempre all’opera tra gli uomini con la grazia del suo santo Spirito. Ma non è suo desiderio portare i suoi figli nel Corpo di Cristo? E fare in modo che essi vi siano presenti con tutti i frutti del loro santo Battesimo?”. Gregorio sorrise: “Certamente che il Padre vuole… Anche lui però esercita pazienza e attesa. Pregheremo affinché i bambini arrivino all’età della decisione con la gioia di averlo già incontrato, altrimenti che decisione prenderanno?”. …

  

180 Abba, una parola!

“Pregheremo perché i genitori non impediscano ai bambini di avvicinarsi a Gesù, anzi li portino da Lui. Noi intanto ci eserciteremo a non formulare nessun giudizio: questo spetta solo a Dio! E Dio è Padre, che giudica con molta misericordia unita alla giustizia. Intensificheremo il nostro pregare, tenendoci pronti a donare l’esempio della vita fedele a Gesù, capace ancora di operare prodigi nei cuori dei peccatori”.

181 Abba, una parola!

Marco sussurrò: “Noi abbiamo la grazia di poter evangelizzare. A chi non conosce Gesù, lo possiamo annunciare”. Gregorio lo corresse: “Non abbiamo solo la grazia, ma anche l’incarico, e quindi il dovere di far conoscere il nostro Signore Gesù. Lo annunciamo e lo rendiamo presente con la nostra vita: questo è lo scopo del nostro vivere. Mangeremo e sminuzzeremo e realizzeremo la sua Parola come un pane nutriente e gustoso”.

 ***

182 Abba, una parola!

Quando abba Alessio ruppe il suo lungo silenzio. gli altri abba lo circondarono: “Abba, cos’hai di importante da dire?”. “Voglio dirvi una parola, quella che Dio disse tra sé ad alta voce, quando Adamo già lo poteva udire: «Non è bene che l'uomo sia solo» (Gen 2,18). Io ho udito quelle parole come fossero rivolte a me. Chiesi a Dio stesso il significato di quella frase”. …

183 Abba, una parola!

Alessio continuò: “Era una frase importante. Dio aveva fatto l’uomo molto bello e buono. L’aveva fatto in vista di Gesù, in modo che non gli mancasse nulla. Eppure… eppure per somigliare a Dio gli mancava qualcosa. No, non mancava a lui, ma mancava davanti a lui. Non avrebbe potuto somigliare a Dio che amando, e per amare ci voleva qualcuno. C’erano gli animali, ma con essi non riusciva. Quelli erano capaci di fare quel che voleva lui, ma non gli proponevano mai nulla di nuovo”. …

184 Abba, una parola!

Gli abba erano sempre più attenti e curiosi. “Agli animali Adamo poteva dare il nome, ma essi non lo davano a lui. Gli animali erano solo intenti a mangiare, e da lui questo si aspettavano. Ma lui sapeva fare anche altre cose, sapeva programmare e costruire. Essi non gli suggerivano nulla. Qualcuno degli animali talora gli faceva paura, se non gli dava da mangiare in tempo”. …

  

185 Abba, una parola!

Un abba lo interrogò: “E Adamo non poteva addestrarli?”. Abba Alessio, sorpreso: “Sì, e parevano intelligenti, chi in un modo chi in un altro. Era però sempre un’intelligenza artificiale quella che li muoveva: dipendeva da ciò che Adamo insegnava o da ciò che faceva. Reagivano a parole o gesti conosciuti. Non ci volle molto per Adamo a capire cosa intendeva dire Colui che l’aveva creato quando mormorò: «Non è bene che l'uomo sia solo»”. …

186 Abba, una parola!

Abba Alessio vedeva l’attenzione degli altri abba. Continuò: “Nel silenzio mi fu dato di comprendere che Dio, che è Padre, un Padre che genera il Figlio, voleva che Adamo potesse generare un figlio. Per questo era necessario che vicino a lui ci fosse qualcuno un po’ simile, ma non uguale a lui. Se fosse stato uguale, non sarebbe successo nulla. Ci voleva qualcuno che lui nemmeno poteva immaginare, perché non l’aveva mai visto. Allora capii anche un’altra cosa”. …

187 Abba, una parola!

Che cos’hai compreso, Alessio?” dissero in coro gli abba. “Compresi che l’espressione «Non è bene» significa «non è divino», «non è degno di un Dio come me». La vita di Dio è comunione, è condivisione, è gioia partecipata, è essere l’uno a fianco dell’altro, come io Padre col Figlio mio e lo Spirito che ci unisce. Adamo, così com’era, da solo, non poteva vivere la vita divina, non poteva amare in modo divino”. Gli abba respirarono a pieni polmoni, in silenzio. …

  

188 Abba, una parola!

Tutti ascoltavano: “Ad Adamo, solo, mancava la possibilità di amare. E siccome l’amare comincia con l’ascoltare, ad Adamo mancava chi ascoltare. E si potrebbe anche dire che gli mancava qualcuno cui obbedire. Allora compresi finalmente che Dio intendeva: «Non è bene che l’uomo sia autosufficiente»! Infatti, se l’uomo fosse autosufficiente, diventerebbe orgoglioso, anzi, narcisista. L’uomo orgoglioso e persino narcisista non è assolutamente degno di Dio!”. …

189 Abba, una parola!

Tutte queste cose le ho capite guardando Gesù. Egli sapeva di non essere autosufficiente”. Abba Doroteo lo interruppe: “Gesù? È l’uomo perfetto! Come puoi dire che non era autosufficiente?”. Alessio rispose: “Quando Gesù uscì dall’infanzia e iniziava ad essere autonomo dai genitori, rimase tra i dottori nel tempio. Voleva ascoltare e interrogare, anche sapendo di essere il Verbo di Dio. Gesù non voleva essere «solo»! Volle ascoltare”. …

  

190 Abba, una parola!

E poi, tornando a Nazaret, Gesù rimase attento ad ascoltare Maria e Giuseppe, sempre: «Stava loro sottomesso». Il suo ascoltare lo portava ad amare ubbidendo. Così Gesù viveva la perfezione della sua umanità. Adamo doveva comprendere che, siccome «Non è bene che l’uomo sia solo», doveva trovare qualcuno cui ubbidire: ubbidire per rendere concreto l’amore, ubbidire con un amore divino, quell’amore che non accontenta l’egoismo di un altro uomo, ma realizza l’amore di Dio”.

191 Abba, una parola!

Abba Damiano si permise di spostare il discorso: “Se capisco bene, quell’espressione di Dio non significa che l’uomo dovrebbe a tutti i costi sposarsi”. “Assolutamente no. Anche chi si sposa potrebbe mantenere nel cuore orgoglio e divenire narcisista, e creerebbe non un paradiso, ma un inferno nella propria famiglia. L’uomo deve saper ascoltare, e ubbidire. Ad Adamo mancava qualcuno di cui avrebbe ascoltato le parole e i silenzi per ubbidire”. …

  

192 Abba, una parola!

Qualcuno si permise di osservare: “Adamo ha ascoltato e ubbidito ad Eva, ed è iniziato il peccato nel mondo!”. Intervenne abba Gregorio: “È così. Ma Adamo ha dimenticato che l’ascolto va dato anzitutto alla Parola di Dio. Avrebbe dovuto rispondere ad Eva che non si accolgono proposte o richieste che non siano appoggiate sulla Parola divina. Non l’ha fatto, per questo è arrivata la paura e la decisione di nascondersi nel buio”.

193 Abba, una parola!

Alessio intervenne: “Gesù si è circondato di discepoli. Lo ascoltavano, ma anche lui li ascoltava e spesso non li assecondava. Era pronto ad ubbidire, a fare cioè ciò di cui essi avevano bisogno, pur dicendo quanto mancava alla loro sapienza e intelligenza: voleva che imparassero a fondare le scelte sulla Parola di Dio”.

194 Abba, una parola!

Poi sospirò: “La vita dell’uomo è bella quando l’uomo vive divinamente, cioè in comunione. Allora è festa, gioia, libertà. All’arrivo di Eva, Adamo ha iniziato davvero a vivere. Ma anche Abele viveva con i suoi genitori questa gioia. Caino invece si ritenne autosufficiente, e l’orgoglio lo ha portato al suo gesto inconsulto in campagna, lontano da altri occhi. Capisci allora che «Non è bene che l’uomo sia autosufficiente»?”. …

  

195 Abba, una parola!

Ho capito” interruppe Nicola, e disse: “Ci sono uomini che cercano una donna, e dopo una settimana la cambiano con un’altra. Poi ancora, una ogni giorno, e dicono: è Dio che vuole così, dal momento che dice che «non è bene che l’uomo sia solo» …!”. Il nostro abba sospirò: “Ma quello non è nemmeno uomo! Per essere uomo è necessaria fedeltà e dominio di sé. E inoltre libertà. Se l’uomo non è libero dalle passioni, che uomo è? Non è immagine di Dio”. …

196 Abba, una parola!

Nicola allora, con stupore: “Allora la frase divina: «Non è bene che l’uomo sia solo», non riguarda la necessità del matrimonio, bensì il modo di vivere di ogni uomo e donna, sia di colui che si sposa, sia di chi vive il celibato”. Abba Alessio allora prese coraggio: “«Non è bene che l’uomo sia …» ripiegato su di sé, che l’uomo ascolti solo se stesso, che sia egoista, che trascuri gli altri, che ignori l’obbedienza…”. …

197 Abba, una parola!

Questo volle Dio per Adamo. Il primo modo escogitato perché l’uomo arrivi all’ascolto, è stato formare Eva e presentarla ad Adamo come dono divino. Così Adamo comprese che Dio voleva che lui cominciasse ad amare, e ad accettare l’amore di cui lei era dotata. Dio voleva che cominciasse ad ascoltare, sia i sì che i no, e a tenerne conto con discernimento. Era pronto a somigliare al Padre stesso vivendo in comunione”. …

198 Abba, una parola!

Rivolto a qualcuno che dubitava Alessio riprese: “Autosufficiente? Io, un abba, celibe per amore di Gesù, so che «Non è bene che l’uomo sia solo». Per vivere questa parola di Dio non vado in cerca di una donna. Nemmeno Adamo è andato in cerca, … non sapeva nemmeno che potesse esistere! A me Dio non ha dato da ascoltare una donna, ma voi: quando voi parlate, io divento divino con l’ascoltarvi. Ascoltandovi divento amore divino, vivo l’amore del Figlio che ascolta il Padre!”. …

199 Abba, una parola!

Tutti riflettevano: “Non è bene che l’uomo sia solo”. Nessuno pensava più ad una donna, ma al proprio modo di stare nel mondo. C’era chi faceva un esame di coscienza, per vedere se era capace di ascoltare, e, soprattutto, di obbedire. “Quando uno ubbidisce non è solo. Ma l’ubbidienza dovrà avvicinare al Padre e non allontanare da lui. La vigilanza è sempre doverosa, ed è ascolto della Parola di Dio”, disse Alessio. La vita di Gesù era diventata la chiave per comprendere tutto, tutto di Dio e tutto dell’uomo. …

  

200 Abba, una parola!

Gesù, la chiave per ogni comprensione! Abba Gregorio confidò: “Quando sentiamo dire «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore… e il prossimo tuo come te stesso», allora comprendo che Gesù è la doppia chiave che apre due porte. È lui che ama il Padre offrendo se stesso per la nostra salvezza: e allora ama anche gli uomini come se stesso. Infatti li porta con sé al Padre perché come lui s’immergano nel suo cuore”. …

201 Abba, una parola!

È vero”, disse abba Silvano, “Gesù ama sia il Padre che gli uomini!”. Gregorio aggiunse: “Inoltre, quando io amo Gesù, il Figlio del Padre, amo con tutto il cuore Dio, che non vedo. E quando amo Gesù, amo anche il prossimo come me stesso, perché è lui il mio prossimo più vicino e più lontano. È il più vicino, perché prende dimora nel mio cuore. È il più lontano, perché non riesco a raggiungere la perfezione del suo amore”. …

202 Abba, una parola!

“Amando Gesù, amo il prossimo davvero come me stesso. Gesù è il primo prossimo da amare, a cui dare la mia vita, il mio ascolto, la mia obbedienza. L’amore che do a me stesso è proprio questo: amare Gesù! E succede che quando amo Gesù, sono in grado di dare attenzione e ascolto a tutti gli altri uomini, un ascolto vero e libero. E così tutti risultano amati da me con l’amore più santo”. …

  

203 Abba, una parola!

“La vedova che si è recata al tempio, liberando la sua mano dalle monete che stringeva come un tesoro, amava Dio con tutto il cuore e con tutte le forze. Quelle monete, cadendo nella cassa delle elemosine del tempio, diventavano amore a Dio e amore al prossimo, che godeva della bellezza dell’edificio”. …

204 Abba, una parola!

“Per amare il prossimo la vedova poteva dare le due monetine ai mendicanti, ma le ha consegnate al cuore del Padre, che provvede a tutti, come provvederà a lei. A lui stanno a cuore i passeri del cielo, tanto più i poveri della terra destinati al cielo. Possiamo così pensare che quella vedeva ha amato Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutta l’intelligenza, tutte le forze, e anche con tutto il portafoglio!”. …

205 Abba, una parola!

Un abba silenzioso intervenne: “Amare il prossimo, come si fa? Sono tutti, tutti gli uomini, mendicanti di amore. Che amore darò? Un amore che tintinna? Un amore che puzza di denaro, quel denaro che fa i poveri e che produce i ricchi? Che fa gli oppressi e che produce gli oppressori? È amore al prossimo mettere il denaro tra me e lui? Gesù non lo ha fatto, non lo ha insegnato”. …

  

206 Abba, una parola!

“Quando Gesù ha chiamato i discepoli per vedere il gesto della vedova povera, non ha detto loro: «Datele qualcosa, poverina… è molto bisognosa». Anche i suoi discepoli dovevano imparare ad affidarsi al Padre e non al denaro. Vedranno che egli agirà in modo sorprendente per lei e per loro. Gesù ama il Padre e gode che abbia l’occasione di manifestare la potenza del suo amore!”. …

207 Abba, una parola!

Conoscere il Padre è davvero un mistero grande. Chiesero ad abba Felice: “Abba, come si fa a conoscere Dio?”. L’abba attese un attimo, poi: “Conoscere Dio, la profondità del suo amore, è come conoscere il mare. Tu conosci il mare?”. “Abba, mi fai una domanda… Certo che lo conosco!”, rispose l’interpellato. Allora abba Felice scrutò l’orizzonte. …

208 Abba, una parola!

Io per molti anni ho conosciuto il mare dalle cartoline. A chi mi chiedeva se sapevo cos’è il mare potevo rispondere che sì. Ed era vero, ma che conoscenza avevo di esso?”. Parlando così, abba Felice sorrideva. Poi: “Da ragazzo mi portarono in riva al mare. Potei camminare lungo il molo e respirare l’aria fresca e sentire il rumore delle onde che si infrangevano sulla scogliera. Era diverso dalle cartoline, eppure era lo stesso mare. Potevo però dire di conoscerlo meglio”. …

 

209 Abba, una parola!

“Conobbi di nuovo il mare quando ebbi l’occasione di salire su un’imbarcazione e raggiungere l’altra riva. Vissi con stupore l’ondeggiare e l’essere trasportato dal mare. La mia conoscenza cambiò. E quando mi immersi, vedere vicino a me una medusa, provare a nuotare galleggiando sull’onda, allora ebbi il mare divenne familiare. Ne sentii persino il sapore salato! L’ho conosciuto del tutto?”. Avevano capito qualcosa della conoscenza di Dio? …

210 Abba, una parola!

Felice si divertiva: “Puoi conoscere Dio per sentito dire, come io conobbi il mare dalla cartolina. Puoi conoscerlo più da vicino, come passandogli accanto. Puoi cominciare a fidarti di lui e affidarti alla sua sapienza, sperimentando che ti può trasportare, su una barca fatta di uomini. Puoi infine immergerti nel suo amore, sentirne il sapore, vedere i tesori che porta in sé, gustarne la profondità”. Uno dei giovani ascoltatori sbottò: “Se nuoti in esso, lo conosci del tutto”. …

211 Abba, una parola!

L’intervento del giovane non convinse abba Felice: “Ti sembra di conoscerlo del tutto, perché vi sei immerso. Però anche quando nuoti in esso, per respirare metti fuori la testa, e non respiri il mare!”. Risero tutti, ovviamente. “La conoscenza di Dio può raggiungere belle profondità. Eppure anche l’uomo che vive in Dio, continua a respirare l’aria del mondo molte ore al giorno. Conoscerà il Padre quando respirerà soltanto la sua ‘aria’, il suo Spirito, la sua santità!”. …

  

212 Abba, una parola!

Abba, come posso respirare nel mare di Dio?”, chiese quel giovane. E l’abba: “Nell’oceano dell’amore di Dio puoi respirare benissimo: t’immergerai nelle onde delle Scritture, e allora respirerai l’aria di Dio Padre e Figlio. Riceverai forza e metterai ali come aquila (Is 40,31; Pro 23,5). Nel mare delle Scritture sarai a casa tua, quella che ti appartiene da sempre e dalla quale nessuno potrà darti lo sfratto. Essa sarà tua per sempre. avrai fatto dell’Altissimo la tua dimora (cfr Sal 91,9)!”.

213 Abba, una parola!

L’abba continuò con gioia: “Nel mare delle Scritture imparerai a nuotare immerso nelle onde dell’umiltà: la respirerai a fondo e ti troverai sempre nella tua casa. Gesù riempirà di umiltà ogni tua opera compiuta in obbedienza a lui e ai suoi fratelli”. Abba Felice mostrava a tutti la sua gioia: viveva proprio così come ha detto.

  

214 Abba, una parola!

E tu, abba, lo conosci Dio?” disse con curiosità quel giovane. Felice, con un sorriso del tutto nuovo, rispose: “Il bambino non si preoccupa di conoscere la mamma; gli basta essere da lei conosciuto!”, e poi aggiunse: “Anche dell’oceano tu conosci quel poco che vedi e tocchi. E anch’esso ti rimane sempre misterioso. «Chi ama Dio è da lui conosciuto» (1Cor 8,3)”.

215 Abba, una parola!

Abba”, disse un uomo che seguiva i discorsi degli abba, “che differenza c’è tra chi si è sposato in chiesa e quelli che si sono sposati in municipio? Si separano e divorziano facilmente sia gli uni che gli altri”. Abba Gregorio ascoltò con attenzione, poi: “La differenza non sta nell’essersi sposati qui o là. La differenza ci sarebbe se non avessero fatto commedia davanti a Gesù”. …

216 Abba, una parola!

L’uomo, sorpreso, disse di non capire. Allora Gregorio: “Se coloro che celebrano il sacramento del Matrimonio sono persone che amano Dio Padre con tutto il cuore e ubbidiscono al Signore Gesù Cristo, coltiveranno la santità del loro amore con la preghiera. Allora vedresti la differenza! La loro unione sarebbe forte e indistruttibile, come quella dei miei genitori”. ...

217 Abba, una parola!

E continuò: “Se invece due si sposano in chiesa, anche con buone intenzioni, ma non conoscono la preghiera e non la praticano all’interno della loro abitazione, è come avessero fatto una recita, una commedia. Il divisore troverà prima o poi il modo di entrare in casa loro, facendola da padrone”. …

  

218 Abba, una parola!

Cosa intendi dicendo ‘fare commedia’?”, chiese quell’uomo. Abba Gregorio, sorpreso, rispose: “Chi fa commedia, cosa fa? Quando è sul palco l’attore fa qualcosa che normalmente, nella sua vita, non fa. Agisce per ricevere applausi, parla parole che gli vengono dettate, ma che non rispecchiano né il suo pensiero né ciò che avviene nel suo cuore e nella sua casa tutti i giorni”. …

219 Abba, una parola!

L’abba aggiunse: “Due sposi cristiani, per non fare commedia, ricorderanno il significato sacramentale del loro matrimonio”. Quell’uomo osservò: “Come parli difficile! Che intendi dicendo ‘significato sacramentale’?”. L’abba, con pace: “Il motivo divino della loro unione. Sanno che il loro amore è specchio di quello di Dio per gli uomini, di quello di Gesù per la Chiesa. E non solo specchio dell’amore divino, ma lo contiene. Ricordarlo darà loro forza e fedeltà perseverante anche se diventassero croce l’uno per l’altro”. …

  

220 Abba, una parola!

Quando due sposi si ricordano che la loro vita di unità e concordia è adoperata da Dio per il regno di Gesù, avranno forza per superare le difficoltà e incomprensioni quotidiane, e gioia quando le avranno sopportate. Se non hanno questa motivazione…”, l’abba divenne serio. Gli altri abba e l’uomo che aveva iniziato questo discorso attendevano in silenzio.

221 Abba, una parola!

Se i due sposi per vivere insieme non hanno motivazioni spirituali e divine, ma si accontentano di quelle che riguardano lavoro o figli, quando questi cresceranno, basterà poco perché arrivi la crisi. O una tentazione, o un peccato, o una seduzione affettiva o una bramosia, giustificherà agli occhi dell’uno o dell’altro l’abbandono della famiglia. E non li fermerà nemmeno il pensiero della terribile sofferenza che causeranno a molti”. Un grande silenzio avvolse i presenti. …

222 Abba, una parola!

Gregorio continuò: “Senza vangelo, la vita che vita è? Senza Gesù non c’è vita, ma solo sofferenza, vuoto interiore, superficialità, diffidenza, discordia. Per questo è necessario far conoscere Gesù già ai bambini, e far crescere la sua conoscenza a giovani e adulti. Quando due giovani iniziano a frequentarsi, hanno bisogno anche di rinnovare e approfondire la conoscenza e accoglienza del Vangelo e della fede. Altrimenti coltiveranno illusioni e… delusioni”. …

  

223 Abba, una parola!

“Per pensare con serietà ad una vita di comunione, sarà necessario approfondire la conoscenza del Vangelo e della fede! Senza fede non c’è matrimonio, e se c’è, non resiste. Ti prepari alla vita matrimoniale? Valuti se la persona con cui ti unirai è per te? Sai che l’anello matrimoniale viene chiamato «fede»! Vivrai seriamente la tua fede per condividerla: se l’altro non accetta o non è in grado, con che verità vi scambierete le «fedi»?”. …

224 Abba, una parola!

“Come fa un giovane a sapere se la fidanzata prende sul serio la fede?”. Chiese l’uomo. Gregorio gli rispose: “Vedi subito se desidera o se sfugge la preghiera, se si ribella all’ascolto del Vangelo, o se gode di sentir parlare Gesù, e se cerca chi parla di lui”. Quello disse: “Oggi nel mondo queste persone sono rare, e un giovane rischia di non trovare con chi formare famiglia”. …

  

225 Abba, una parola!

Chi pensa alla propria futura famiglia, sogna un paradiso. Se però prevedi che l’altro o l’altra a lungo andare ti porterà l’inferno in casa, perché è persona cui non puoi affidare i tuoi tesori spirituali, o a cui non puoi confidare le gioie e le profondità del tuo credere in Gesù, che succederà? E se i tuoi tesori li disprezza?”. Una voce si levò timidamente: “Meglio soli che mal accompagnati, diceva mio nonno”. …

  

226 Abba, una parola!

Ci impegneremo a donare la gioia della conoscenza di Gesù ai piccoli. Sarà necessaria costanza e perseveranza. Non basterà parlare di lui con loro una o due volte al mese, ma sarà opportuno che ogni giorno essi abbiano un incontro con lui. La loro preghiera sarà quotidiana, in modo che imparino la coerenza, e non la commedia”. Abba Gregorio ritenne d’aver parlato abbastanza, e si ritirò, salutando con la mano. …

227 Abba, una parola!

Un giovane interpellò abba Roberto su un’espressione usata da Gesù parlando ai farisei: “Abba, perché Gesù disse «generazione adultera» (Mt 16,4)? Si riferiva agli adultèri con cui profanavano il loro matrimonio?”. Disse: “No, amico mio. Il vero adulterio del popolo, e di ogni membro del popolo, è la scelta di dare ad un idolo l’importanza che si deve a Dio. L’uomo tradisce così la propria vocazione di figlio di Dio diventando schiavo di un idolo”. …

  

228 Abba, una parola!

La parola adulterio riguarda la rottura della relazione con Dio. Dato che il matrimonio è dono di Dio destinato a rivelare la bellezza del suo amore per gli uomini, la parola adulterio è attribuita pure al tradimento coniugale. Quest’azione è molto grave: toglie al matrimonio la possibilità di essere rivelazione e segno dell’amore del Padre per i suoi figli e dell’amore di Gesù per la sua Chiesa”. …

229 Abba, una parola!

E disse ancora: “L’adulterio di un coniuge porta via dalla terra il segno più bello e la manifestazione più vera dell’identità del nostro Dio. Dio è Padre che ama, è Figlio che si offre, è Spirito che vivifica: è un Dio solo, unità di tre fiamme per un’unica luce. La mancanza di fedeltà del coniuge cancella dal suo matrimonio l’immagine del vero Dio. Per questo è considerato peccato molto grave, tanto da meritare l’aggettivo «mortale»”.

230 Abba, una parola!

Quando due sposi non rivelano più nulla di Dio, che cos’è diventato il loro matrimonio? È rotto il motivo del loro vivere insieme. È urgente la riconciliazione, la domanda e la consegna del perdono nel nome santo di Gesù. È Gesù che dà alla vita coniugale significato, forza, frutto e bellezza”. Abba Roberto disse questo di Gesù perché sapeva che «tutto è stato fatto per mezzo di lui e in vista di lui», anche il matrimonio.

  

231 Abba, una parola!

Una signora interrogò abba Isacco: “Come mai il gesto di Eva e di Adamo fu così deleterio per tutta l’umanità? Non hanno fatto altro che mangiare dell’albero!”. Abba Gregorio aspettava una domanda simile, e ne fu contento: “Non era un albero qualsiasi. Era l’albero «della conoscenza del bene e del male». Se il bene e il male lo decidessi tu, che succederebbe? Io sono contento che il bene e il male lo dica Gesù”. …

232 Abba, una parola!

La donna non rispose. Allora l’abba continuò: “Se il bene e il male lo decidessi tu, diverrebbe bene ciò che piace a te, e male ciò che a te non piace. Potresti persino decidere che è bene ciò che invece «è male agli occhi di Dio», o viceversa! La vita degli uomini diverrebbe un gioco di persone egoiste, in balia di passioni e concupiscenze. Verrebbe dimenticata la Parola da cui trae origine la vita, cioè la Parola di Dio, il Figlio Gesù. Cominceresti a vantare diritti”. …

233 Abba, una parola!

Isacco insistette: “Chi vanta diritti spesso dimentica i doveri. Adamo ed Eva hanno dimenticato la Parola di Dio, e per essi sono diventati importanti i loro sentimenti. Hanno creduto di avere diritto di scegliere il proprio bene e di evitare ciò che in quel momento sembrava male ai loro occhi. La Parola del Dio che li aveva creati, è divenuta a loro parere dannosa. Così il vero bene è sparito dalla loro vita”. …

  

234 Abba, una parola!

Abba Paolo, che aveva seguito il dialogo, intervenne: “Anche Gesù quando è stato tentato nel deserto, ha dovuto scontrarsi con i diritti”. Quella donna, stupita, esclamò: “Ma come, metti in dubbio i diritti adesso?”. L’abba riprese: “Cos’ha detto il tentatore a Gesù? «Dato che sei Figlio di Dio…» hai diritto di trasformare le pietre in pane, hai diritto di far volare gli angeli a faticare per te, hai diritto di regnare sull’intero mondo creato da Dio, tuo Padre”. …

235 Abba, una parola!

La donna ribatté: “Non è forse vero? Certo che ne aveva diritto!”. “Tu saresti in grado di prendere il posto del tentatore”, commentò l’abba, ma seguitò: “Gesù ha capito che quel diritto era tentazione. Lui sapeva di essere al mondo per fare la volontà del Padre, per realizzare il suo regno, per dar gloria al suo nome. Quindi ha pensato subito ai suoi doveri”. …

236 Abba, una parola!

Abba Paolo si spiegò meglio: “Che ragionamento ha fatto Gesù? Se io sono Figlio di Dio, lui mi ama, e io lo voglio e lo devo ascoltare. Se sono Figlio di Dio, devo realizzare il volere del Padre, quel volere che è gioia per me e per tutti. Se sono figlio di Dio, ho il dovere di far della mia vita un coerente atto d’amore per lui. Ho solo doveri! E questi doveri diventano gioia e piacere della vita, la realizzano in modo che io divento dono di Dio, dono del Padre ai suoi figli!”. …

  

237 Abba, una parola!

L’abba disse ancora: “Quando gli uomini vantano diritti, smettono di essere figli. Io posso soltanto vedere come diritti degli altri i miei doveri verso di loro. Se penso a me, non vedo diritti: diverrei egocentrico ed egoista, persino narcisista. Voglio vedere solo i doveri del mio essere Figlio di Dio, proprio come Gesù. So che il mondo pensa diversamente, ma io, anche se nel mondo, non sono e non voglio essere del mondo”. …

238 Abba, una parola!

La signora, con stizza: “Se qualcuno ti sente parlare così, ti manda a quel paese!”. Abba Paolo le rispose: “Ti ripeto: ai miei occhi tu hai diritto di ricevere le mie attenzioni; questo perché io ho il dovere di fare la volontà del Padre mio, quindi anche di amare il mio nemico, qualora tu lo fossi. Io so di avere solo doveri, e per questo nessuno mi manderà a quel paese. Se io vantassi diritti sui doveri che hai tu, tu potresti mandarmi a quel paese!”. …

239 Abba, una parola!

Rivolto alla signora: “Anche tu hai solo doveri davanti a Dio. Gli altri vedono i tuoi diritti, ma tu no, tu vedrai solo i tuoi doveri, altrimenti non vivi da figlia del Padre. Io so che tu vuoi essere di Gesù, che vuoi vivere come lui: cercherai di osservare gli uomini come figli amati dal Padre tuo, e vedrai quali sono i tuoi doveri”. Il volto di quella sorella si rasserenava.

  

240 Abba, una parola!

Abba Felice volle approfondire. Rivolto alla donna, disse: “Su quale Parola di Dio fonderesti i tuoi diritti?”. La signora rispose, quasi scocciata: “Non occorre la Parola del Signore: basta ragionare”. Allora l’abba: “Il ragionare degli uomini tiene conto dei nostri egoismi… Io metto a fondamento dei miei ragionamenti la Parola di Dio: «Anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede» (Lc 12,15)”. …

241 Abba, una parola!

E continuò: “Quando penso al denaro, alle eredità di campi e case, ai beni di questo mondo, ricordo che li abbiamo ricevuti come strumento di amore. Dio Padre non poteva avere altri pensieri che questo, e, a ben vedere, anche i genitori quando donano o lasciano qualcosa ai figli, lo fanno non per soddisfare loro diritti, ma perché essi possano rendere concreto il loro amore ai propri fratelli e a tutti i figli di Dio”.

242 Abba, una parola!

Un altro abba aggiunse: “Hai detto bene, abba. Purtroppo vediamo com’è facile trasformare i doni di Dio in spade e bastoni, quelle spade e bastoni usati per arrestare Gesù. Basta che uno valuti quanto ha ricevuto meno di un altro, ed è subito guerra. È stranissimo che un fratello usi i suoi doni per pagare avvocati e giudici. Ritiene di avere il diritto di odiare il proprio fratello, che invece ha il dovere di amare”. …

245 Abba, una parola!

Chiesero ad abba Federico, pensando di metterlo in difficoltà: “Abba, perché oggi molte persone sono facilmente irritabili? Si vedono molte facce tristi, altre già arrabbiate prima di averne motivo”. L’abba non si fece cupo, perché l’amore per Gesù era piantato nel suo cuore. Disse: “Succede questo, e diventerà peggio, perché i peccati vengono tenuti in casa”. …

246 Abba, una parola!

“Che significa, abba? Che vuol dire tenere in casa i peccati?” disse uno degli interlocutori. Federico chiuse gli occhi: “Una volta i peccati venivano portati in chiesa, e restavano lì. Oggi li tengono nascosti in casa. Ogni peccato è il primo anello di una catena che lega cuore e mani: ogni settimana, anzi, ogni domenica, la catena si allunga, e diventa pesante. Continuerà a generare insoddisfazione, tristezza, ansia, spesso rabbia”. …

 

247 Abba, una parola!

Vedendo sorpresa sui volti che lo circondavano, l’abba continuò: “Chi porta i propri peccati in chiesa, e li deposita ad uno ad uno davanti alla stola dell’abba, non li riporterà indietro. L’aria della sua casa diverrà libera e fresca. Quei peccati rimangono sulle spalle di Gesù, che li brucia con la fiamma del suo amore. Quando lo farai tu, nella tua dimora ci sarà pace, serenità e ristoro”. …

  

248 Abba, una parola!

Attendevano ancora. L’abba allora: “Non potrete obbligare nessuno a portare in chiesa i peccati, ma darete testimonianza. Quando vi vedranno gioiosi, sereni, pacifici, vi chiederanno come mai siete così «positivi» in un mondo tutto diverso, tenebroso e inquieto. Allora direte che Gesù vi ha tolto di dosso i pesi, e per questo siete liberi. Altri vi seguiranno, e il mondo cambierà”. …

249 Abba, una parola!

Portare i peccati in chiesa! Un’espressione anomala. Però interessante!”, ripeté abba Felice, e continuò: “Ricorda che quando sei in chiesa, sei nella stanza più importante del Paradiso. Là è presente il Figlio dell’Altissimo, quindi… Là i peccati svaniscono come la nebbia al sole, come la tenebra alla luce. In chiesa sei in Paradiso, e puoi persino parlottare con alcuni santi, prima di incontrare il Re dei re”. L’abba era davvero felice di dirmi queste cose.

  

250 Abba, una parola!

Una nonna, sorpresa alle parole di abba Felice, esclamò: “Allora capisco perché la mia nipotina, quando in passeggiata con suo padre vede una chiesa, vuole entrare a tutti i costi. Obbliga persino mio figlio, che non entrerebbe mai, ad accompagnarla fino ai gradini dell’altare”. L’abba commentò: “I bambini hanno sensibilità celestiale. Conviene ascoltarli e, in questo, accontentarli e anche imitarli!”.

  

251 Abba, una parola!

La signora che viene a Messa tutti i giorni chiese ad abba Giuliano: “Abba, è vero che «Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani»? Cosa significa?”. Lo ha scritto Tertulliano, vissuto tra il secondo e terzo secolo”, rispose l’abba: “E significa che i tuoi figli diverranno cristiani se tu bagnerai la loro strada con il tuo sangue”. La donna rimase spaventata, ma l’abba cercò di spiegarsi: “Anche i tuoi figli hanno bisogno di testimonianza. E la testimonianza è martirio”. …

252 Abba, una parola!

“Le nostre chiese iniziarono a svuotarsi quando i cristiani hanno cominciato a evitare le fatiche del vivere la fede”. La donna era attenta e interessata. Allora Giuliano: “I cristiani hanno cominciato a cercare l’ora comoda per la Celebrazione, a disertare gli incontri di formazione alla fede, a evitare di servire. Hanno preferito assistere alle competizioni sportive, piuttosto che partecipare alla formazione spirituale o alla preghiera. Gesù è diventato per loro un accessorio quasi inutile”. …

253 Abba, una parola!

E aggiunse: “Altro motivo: i cristiani hanno rifiutato la fatica di avere più di due figli. Avevano la convincente motivazione di non volere che essi soffrissero la povertà come essi l’avevano sofferta nella loro vita. Hanno dimenticato che proprio quella povertà li aveva fatti maturare in umanità, e anche nella fede”. …

  

254 Abba, una parola!

La donna era attenta mentre abba Giuliano parlava sommessamente: “I miei genitori desideravano molti figli, ma sono arrivato solo io. Hanno sofferto molto per questo. Qualcuno invece decide volutamente di non averne più di uno o due, non rinunciando tuttavia al piacere: questo con metodi suggeriti da persone senza Dio. La relazione spirituale tra gli sposi viene così impoverita e annacquata. Perde colpi tra loro la pace e la comunione, e la fede in Gesù non ha più testimonianza”. …

255 Abba, una parola!

Riprese: “Con uno o due figli i genitori hanno tempo di fare tutto per loro: così bambini e ragazzi sono serviti: non fanno fatiche. È possibile invece che una miriade di loro impegni facoltativi occupino anche i genitori. Per la preghiera e per l’ascolto di Gesù non resta tempo, tantomeno voglia. La testimonianza della fede allora viene lasciata ai preti, anzi, pretesa da loro. Ma non basta, e poi, se i preti crescono in siffatte famiglie, come saranno abituati?”. …

256 Abba, una parola!

Abba Giuliano, con risolutezza: “E così il sangue dei testimoni non scorre. Il coraggio di manifestare che sei cristiano e che credi in Gesù, dove lo vedono i tuoi figli? La fatica di vivere la fede in ambienti nemici, dove la apprezzano? Nelle palestre? Nei bar? Nei ristoranti? Al campo sportivo? In piscina?”. La signora abbassò il capo: “Capisco, dipende anche da me il fatto che la domenica i banchi della chiesa sono vuoti”. …

  

257 Abba, una parola!

L’abba proseguì: “La testimonianza della coerenza e la coerenza della testimonianza! La coerenza a cosa, a chi? La coerenza non guarda a se stessi. Non sarò coerente con me stesso: farei del mio io un idolo! Sarò coerente con la Parola di Gesù, con il suo amore al Padre, con l’amore del Padre per gli uomini. Allora la mia coerenza inciderà sul cambiamento mio e quello della storia vicina, e forse lontana!”. …

258 Abba, una parola!

Abba Giuliano concluse: “Nelle famiglie che si ritengono cristiane le scelte quotidiane sono coerenti con l’amore e la Parola di Gesù? E quelle domenicali? Nelle scelte è la fede che decide, o il denaro, il risparmio, il divertimento, quel che dice la gente? I genitori pregano insieme? I figli godono la presenza di Gesù in casa?”. Quella donna, trattenendo le lacrime, chiese che la frase del sangue le venga scritta, per non dimenticarla. E poi insistette per ricevere la benedizione per sé e per tutta la famiglia.

259 Abba, una parola!

L’uomo che aveva interpellato abba Gregorio sulla differenza tra matrimonio religioso e civile, tornò alla carica. L’abba disse: “Quando guardi un albero, vedi le sue radici?”. “No, abba”, rispose quello. “Non le vedi, ma sai che ci sono. La differenza sta qui. Gli sposi che celebrano il matrimonio nella fede della Chiesa e nella preghiera quotidiana, pongono in cielo le radici del loro vivere insieme. Gli altri alzano un albero di Natale. Non vedi differenza, ma sai che c’è. Quest’ultimo non rinnoverà le foglie”.

  

260 Abba, una parola!

Abba, ho molte sofferenze. Pare che il diavolo sia entrato in casa mia e la riempia addirittura di malattie. Puoi pregare per liberarci da questa sfortuna?”, disse una donna sofferente. Abba Sergio non si scompose: “Da quanto vivi lontano dal Signore e dalla sua Chiesa? Puoi pretendere che Dio in poco tempo aggiusti i danni che ti sei arrecata in tanti anni? Mostragli almeno una conversione decisa e perseverante. Dio fa i miracoli quando vede obbedienza!”. …

261 Abba, una parola!

La donna parve non sentire, e continuò: “I miei figli sono sempre malati. Non so più che fare. E litigano tra loro. Abba, intervieni, di sicuro qualcuno ci ha fatto dei malefici”. Abba Sergio con coraggio: “Quando i figli erano piccoli, hanno assistito alla vostra preghiera di genitori? Parlavate loro di Gesù?”. Sottovoce rispose: “No. Mio marito ed io qualche volta andavamo a Messa, ma non abbiamo mai pregato insieme in casa.”. …

262 Abba, una parola!

Sergio rispose: “Se i tuoi figli non hanno avuto modo di vedere la coerenza della fede e non hanno sviluppato una vita interiore e un rapporto sereno con Gesù, non puoi pensare che si amino, e nemmeno che siano in buona salute. Il maleficio peggiore l’avete combinato voi, genitori, tenendo i figli lontani da Gesù. È lui che fa crescere in armonia e anche in salute. Comincerete a pregare ora con serietà e a ringraziare Dio con perseveranza. Vi aiuterò con la mia benedizione”.

 

263 Abba, una parola!

Con amarezza, feci questa confidenza ad un abba: “Il mio abba mi chiama per qualche servizio solo quando non trova nessun altro disponibile. Io sono la ruota di scorta”. Abba Fiorenzo gli rispose: “Gesù non ha mai detto che porta frutto chi fa qualcosa, o chi riesce in qualche lavoro. Ha detto invece: «Chi rimane in me, porta molto frutto». Questo avviene sempre, che tu abbia un servizio appariscente o non abbia nulla da fare!”.

264 Abba, una parola!

Abba, ho trovato che altre religioni offrono cose belle e buone che possono completare la nostra”, disse una signora che ha cominciato a bazzicare col buddismo. L’abba si limitò a dire: “«Lo guidò da solo: non c’era con lui alcun Dio straniero» (Dt 32,12). Quando Gesù ti ha salvato con la croce, non ha avuto aiuto né da Buddha né da altri. Piuttosto questi gliel’hanno appesantita, e ora ne traggono vantaggio”.

  

265 Abba, una parola!

Abba, non hai mai parlato bene della convivenza di uomo e donna. Come mai?”. Abba Gregorio mormorò: “Chi convive, rovina l’amore: da realtà divina lo rende costruzione umana. Da realtà eterna, stabile, la rende provvisoria e fragile. Non sarebbe fonte di gioia né di fedeltà. Almeno chi conosce Gesù dovrebbe saperlo. La libertà è bella, ma non privata del santo timor di Dio. Se ne parlassi bene, ingannerei chi mi ascolta. Nessuno ha bisogno di essere ingannato da un abba”.

 

266 Abba, una parola!

Abba, c’era l’arcobaleno; sono corso ad ammirarlo!”, dissi al mio abba, che subito rispose: “Perché correvi?”. E io: “Se non correvo, arrivavo in ritardo e non l’avrei visto”. L’abba finse di non sapere: “Questo è segno che l’arcobaleno non c’era. Vedevi una cosa che non esiste. Me ne hai portato un pezzetto da farmi osservare? Avresti potuto portarmene una fotografia: testimonianza che hai visto una realtà inesistente”. Non seppi cosa rispondergli. …

267 Abba, una parola!

Allora l’abba, sottovoce, rivelò: “Il vero arcobaleno è quello osservato da Dio (Gen 9,14-16). Lui lo vede sempre, anche quando tu non lo vedi: è la sua promessa, la sua intenzione, la sua decisione. Per lui l’arco sulle nubi è Gesù. Tu lo vedi per un attimo, poi te ne resta il ricordo: ma lui è costante nella mente e nel cuore di Dio. Ora non lo vedi, ma sai che Dio, vero Padre, si è fatto presente con la sua promessa e con il suo amore infinito per noi peccatori”. Ringraziai l’abba, ma lui …

268 Abba, una parola!

Continuò: “Tu ti rattristi quando l’arco scompare dalle nubi. Potresti pensare ad un inganno. No! È la dimostrazione di Dio. Con l’arcobaleno egli ti ha detto: ‘Io ci sono per voi, non temete. Io guardo l’arco sempre, e quando tu lo vedi, è perché voglio che tu sappia che «io sono con voi tutti i giorni». Esso è la memoria di me’. Dio non inganna: non ti dice «prendilo», ma ti assicura: «Io vi ho fatto una promessa, e questa è confermata»”. Mi è rimasta la gioia per la fedeltà del Padre mio, e la volontà di stargli vicino. …

  

269 Abba, una parola!

La faccenda dell’arcobaleno mi ha incuriosito: ci sarà qualcos’altro di simile? L’abba mi aiutò: “Tu sei umile, ma non sei umiltà”. Lo interrogai con gli occhi, e lui: “A volte tu sei umile, ma bisogna correre per vedere la tua umiltà: scompare in fretta. Per un istante essa appare nelle tue parole, nei tuoi gesti, nel tuo sguardo. Dio invece «è» umiltà”. Gli risposi: “Abba, prega per me. Terrò lo sguardo e il cuore rivolti a Dio, perché lui, umiltà, appaia spesso nella mia vita e a lungo”. L’abba annuì, e mi indicò un’immagine di Maria, la Donna sempre umile.

270 Abba, una parola!

Le parole del mio abba riguardo l’umiltà mi hanno dato uno scossone. Mi aiutano a ripetere una preghiera: “Signore Gesù, umile e mite, tu mi proponi di imitarti, eccomi. Riversa in me il tuo santo Spirito”. Proverò a non difendermi, qualora qualcuno mi critichi. Cercherò di tacere e ringraziare sempre nel mio intimo, anche se rimproverato. L’arcobaleno dell’umiltà di Gesù farà vedere sul mio volto i suoi colori.

***

Natale 2024

«È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà»: porta salvezza, e ci insegna a rinnegare desideri e a vivere in questo mondo. Tutto questo un Bambino, Il Bambino. La salvezza arriva imparando da lui. Che Bambino!

Madre di Dio 2025

«Il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace». Oggi viene consegnato il nome al Bambino di Maria e Giuseppe. Il suo nome si presta a molti significati, tutti ricchi di speranza. Infatti Gesù vien tradotto con «Dio salva»: ma la salvezza di Dio è una fontana di speranza e consolazione. Oggi udiamo questo nome dalla bocca di Maria, che è madre di «Dio salva», quindi, del nostro Dio. Le rinnoviamo il saluto dell’angelo: «Rallegrati, Maria»!

Epifania 2025

Guardare le stelle! Le guardi? Se le osservi, una di esse ti parlerà. Ti parlerà proprio di Gesù, di Gesù Bambino in braccio a Maria, o di Gesù morto, adagiato sul suo grembo. Alcune di esse, dodici per la precisione, sono state scelte per formare una corona. Ognuna di esse ti farà arrivare alle Scritture, che tu ascolterai con un orecchio diverso da quello di Erode. Diverrai umile e amante del nascondimento, come divennero i Magi dopo l’incontro che ha segnato la loro vita.

Battesimo di Gesù 2025

Giovanni Battista è impacciato. Sa che Gesù è più di lui. È vero, è più grande di lui agli occhi di Dio, è più forte di lui contro il maligno, è più umile di lui, e lui ora deve far vedere la sua superiorità: ma Gesù si china sotto di lui. Ci pensa Dio, il Padre, a manifestarne la grandezza, la forza e la umiltà. Le manifesta ai nostri occhi con i cieli aperti, mai visti prima, e con la colomba che trova in lui il suo nido stabile, e ai nostri orecchi con la voce che non esce da bocca d’uomo. Gesù è così battezzato dall’alto, riempito dello Spirito del Dio santo.

Nozze a Cana 2025

Gli sposi? Il vino? Vero unico Sposo, che ama e si offre sempre alla Sposa, è Dio Padre, anzi, il Figlio suo che vive il suo amore tra gli uomini. Vera Sposa, la Chiesa, da lui amata, di cui primo santo è Maria, la Madre. Sposo e Sposa gioiscono: arriva il Vino buono. È arrivato per l’intervento della Madre, per l’umiltà del Figlio, per l’obbedienza immediata dei servi. Non più abluzioni per lavare l’esterno, ora l’acqua entra e diventa vita e gioia profonda: spirito senza misura!

Domenica della Parola 2025

«La Parola di Dio è più tagliente di una spada a doppio taglio»: te ne sei accorto? Taglia però per guarire, anche se senti male. Taglia in modo da incidere tra l’anima e lo spirito: ne sa più dello psicologo. La puoi ascoltare, e ti fa bene ripeterla! Viene infatti dalla bocca di quel Dio che ti ama e ti riempie di amore. Parola di Dio è Gesù: quel che lui è, quel che fa e quel che dice. Oggi e ogni domenica farò di tutto per osservarlo e ascoltarlo: è il mio vero benessere.

Presentazione del Signore 2025

Non s’aspettano nulla, né Maria né Giuseppe. Rimangono sorpresi, come nella notte dei pastori, o in quella dei Magi. Ci troviamo nel tempio: non i sacerdoti vestiti di paramenti dorati o armati di coltelli per i sacrifici, e nemmeno gli scribi, s’accorgono di qualcosa. Invece un uomo, e poi una donna, tutt’e due molto anziani, vedono il Bambino come grande novità, attesa da molti anni come dono da Dio. Quel Dio sorprende adesso me e te, per il volto di quel Bambino!

Santo e peccatore

Due parole oggi: santo tre volte e peccatore tre volte. Dio è tre volte santo, l’uomo tre volte peccatore: primo Isaia, secondo Simone Pietro, terzo Paolo. Queste due parole devono stare sempre insieme: santo e peccatore. Incastrale tu come puoi, ma non dimenticarle mai!

  

Beato chi piange

Come fanno ad essere «beati quelli che piangono»? Verrebbe da chiedere a Gesù: ci prendi in giro? Ma non è possibile! Lui ci direbbe: “Cercate di capirmi: dicendo «beati» intendo «vicini a Dio», oppure «dentro il cuore del Padre mio»!”. La misericordia del Padre raggiunge al volo quelli che piangono, sia quelli che si pentono del proprio peccato, sia quelli oppressi dal peccato altrui. La tua afflizione è garanzia che sei nel suo cuore.

  

Detti dei padri del nuovo deserto 01 - 02 - 03 - Abba, Benedici!  -  Abba Bartolomeo (Padre nostro)  -  Gesù, il Nome rivelato  - 

Sentinella vigile  -  Messa - Sono credente? - Credo - Raccontarono  -  Abba, dimmi una parola! (1) -