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OMELIE / Omelie IT

01 nov 2015
01/11/2015 - Tutti i Santi

01/11/2015 - Tutti i Santi

1ª lettura Ap 7,2-4.9-14 * dal Salmo 23 * 2ª lettura 1Gv 3,1-3 * Vangelo Mt 5,1-12

La festa di oggi è una bella occasione per fermare la nostra attenzione sulla realtà della Chiesa. Nella nostra professione di fede affermiamo solennemente: “Credo la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”! Questo significa che Dio fa sul serio: se chiama gli uomini ad essere suoi figli, dona loro la bellezza e la grandezza e la novità della sua vita. L’aspetto della vita di Dio che ci stupisce maggiormente è la sua santità, una santità che diventa nostra, benché indegni e anche incapaci di portarla e viverla pienamente. “Noi fin d’ora siamo figli di Dio”, dichiara san Giovanni nella sua lettera. È una realtà, noi siamo figli di Dio! A chi sta parlando Giovanni? Chi sono quel “noi” di cui parla? Sono quel piccolo gregge perseguitato dal mondo, quella manciata di uomini e donne che hanno ascoltato e preso sul serio il nome di Gesù, “Figlio di Dio” e “Salvatore del mondo”. “Noi fin d’ora siamo figli di Dio”, e perciò partecipiamo della sua santità, secondo il suo desiderio: “Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separato dagli altri popoli, perché siate miei”. È questa santità divina divenuta nostra, di noi, credenti nel Figlio di Dio, che oggi celebriamo. Lo facciamo con tanta umiltà, perché ci rendiamo conto di non aver alcun merito, anzi, di esserne indegni, perché i nostri comportamenti spesso sono in contraddizione: non siamo quello che dovremmo essere. Dovremmo essere così come ha detto Gesù quando si è seduto sul monte per parlare ai discepoli e alle folle. Le abbiamo udite le sue parole, e nel profondo del nostro pensiero e del nostro cuore le approviamo. Siamo però coscienti di essere ancora molto lontani dal viverle. La nostra santità quindi c’è, ma non è ancora del tutto realizzata, è vera, ma noi stessi la maltrattiamo e la nascondiamo o la insudiciamo.
Beati i poveri in spirito. Sappiamo infatti che l’essere santi ci fa amare la sapienza di Dio come la ricchezza migliore di tutte le ricchezze, ma coltiviamo ancora la concupiscenza dell’avere e del possedere.
Beati gli afflitti. Sappiamo che l’essere santi ci porta a non disperare nei momenti di sofferenza, perché la nostra fiducia nel Padre è profonda, ma ci perdiamo in tante lagnanze e recriminazioni, come non fossimo amati da lui.
Beati i miti. L’essere santi ci rende dolci e miti con tutti, eppure invidiamo i superbi, gli ambiziosi e i vanitosi che si gloriano di se stessi ed emergono sugli altri.
Beati gli affamati e assetati di giustizia. L’essere santi ci porta a desiderare con tutto il cuore di piacere a Dio, di realizzare la sua volontà buona, eppure ci perdiamo a soddisfare egoismi e a cercare piaceri che ci allontanano dal Padre e dai suoi figli.
Beati i misericordiosi. La vera santità ci farebbe essere misericordiosi proprio come lo è il Padre nostro, ma quando ne abbiamo l’occasione mormoriamo e parliamo male del nostro prossimo. Ci lasciamo vincere dalla tentazione e rinunciamo a godere della misericordia del Padre e chiudiamo il cuore per non aver misericordia dei miseri che incontriamo. Costringiamo il Signore e i suoi ministri a inventare sempre nuovi stratagemmi per ricordarci di accettare e di donare la sua misericordia: un anno santo è alle porte, proprio perché questo aspetto della nostra fede e del nostro amore a Dio rimane spesso e volentieri nell’ombra, e abbiamo bisogno di risvegliarci, per non soccombere al pensiero del mondo, che assolutamente ignora queste possibilità di Dio e nostre.
Bea ti i puri di cuore. La vera santità diventa purezza del cuore, che significa che nel nostro cuore non trova posto nessun altri che il Padre e suo Figlio Gesù. Il nostro cuore non cerca uomini e donne per farsi riempire, li cerca invece solo per amarli con l’amore di Dio e non per la ricerca di piacere o di emozioni. Il cuore dei santi infatti realizza l’amore fedele e serio di Dio e non si fa ingannare da false compassioni.
Beati gli operatori di pace. L’essere santi ci rende distributori dell’amore del Padre e della sapienza di Gesù, fino a diventare operatori della vera pace, che costruisce fraternità e realizza comunione con tutti.
Beati voi… L’essere santi non ci custodisce dalla sofferenza, nemmeno dall’ingratitudine e neppure dagli insulti e dal disprezzo di chi non ama il nostro Signore: l’essere santi ci rende però capaci di sopportare con pazienza queste situazioni, addirittura gioiosi di offrirle al Padre come nostra partecipazione al sacrificio di Gesù.
Questo è l’aspetto difficile della santità della Chiesa e di ogni credente. Abbiamo bisogno di vederlo vissuto dai nostri fratelli, per esserne incoraggiati. Oggi perciò godiamo di questa santità che vediamo in quanti l’hanno vissuta nella Chiesa e ci stanno davanti come esempio. Ringraziamo Dio che li ha rivestiti di bianco e li ha accolti davanti al suo trono per cantare in eterno la sua lode: “Vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello”. Ci uniremo a loro, anzi, già ora ci uniamo al loro canto e alla loro gioia, proponendoci di vivere in letizia e serietà la Parola che Gesù continua a far risuonare ai nostri orecchi.

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