RESTATE IN CITTÀ
«finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,49)
Restate in città!
01 È un comando di Gesù agli Undici. “Come mai il Signore, che spesso diceva «Andate!», ora dice «Restate»?”, chiese il discepolo ad abba Daniele. E questi: “A Gesù preme che i suoi discepoli non siano inutili nel mondo. Se vanno in giro come uomini volonterosi, anche generosi, desiderosi di pace e di bene, sono sempre solo uomini: senza un dono dall’alto il loro andare sarebbe un girovagare che non realizza il Regno dei cieli”.
02 “I discepoli di Gesù nel mondo dovranno essere carichi di Spirito Santo, quello Spirito che si effonde da sé, che diffonde luce e calore solo perché c’è, senza sforzi di volontà umana. Quello Spirito lo potranno solo ricevere, perciò è necessario che restino davanti a Dio finchè non verrà loro donato. Ecco perché Gesù dice: «Restate»”. Così si espresse abba Daniele.
03 “Ed ecco i Dodici chiusi dentro, in preghiera. Persino la Madre di Gesù li appoggia, anzi, partecipa, «resta», lei che è già «piena di grazia». Ella sta con loro e con le altre donne, quelle che possono testimoniare come Gesù «emise lo Spirito» sulla croce, e lo hanno adorato risorto. Tutti «restano», obbedienti e in attesa. Cosa attendono? Non sanno cosa attendere e non sanno fino a quando. Sarà una sorpresa. «Restano»”.
Potenza dall’alto
07 Restate
Gli abba vogliono suscitare amore per «la Potenza dall’alto» che Dio Padre ha riversato sui Dodici e oggi riversa ancora sui figli che amano il Figlio Gesù. Ritengono utile e doveroso conoscerla, per quel tanto che lui concederà. Abba Daniele così si espresse: “Non basterà conoscerla, ma conoscendola sarà più facile lasciarla agire, e, tra i pensieri e le sensazioni, discernere le sue ispirazioni dalle suggestioni del mondo dominato da spiriti umani, se non addirittura maligni”.
08 Restate
Gli abba sanno, - sono gli Apostoli a dircelo -, che proprio quella «Potenza dall’alto» è lo Spirito Santo che ci fa incontrare Gesù come vero Signore della nostra vita, e non solo come uomo eccezionale (1Cor 12,3). E sanno ancora che è quello Spirito che ci fa stare davanti a Dio con la confidenza di un bambino verso il suo papà, infatti: «Egli grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!» (Rom 8,15).
09 Restate
Abba Daniele diceva queste cose ai suoi discepoli. E aggiungeva: “Dio lo conosciamo solo grazie allo Spirito Santo. E grazie a lui lo conosciamo davvero. Lo Spirito Santo ce lo fa conoscere, potremmo dire, dal di dentro, perché ci rende capaci di amare con lo stesso amore del Padre. Lo conosciamo perché amiamo, e amiamo soprattutto chi ha maggior bisogno di vita, di compassione, di attenzioni; chi ha bisogno di crescere per vivere la vita umano-divina”.
10 Restate
“Con la presenza dello Spirito Santo continuiamo con fiducia il nostro cammino nel mondo, al quale, proprio grazie a lui, porteremo il sapore dell’umiltà e della verità di Gesù, e la gioia e la sapienza del Padre”. I discepoli ascoltavano in silenzio. Attendevano di averne l’esperienza per parlare.
Hai ricevuto lo Spirito Santo?
11 Restate
Abba Daniele ricordò che San Paolo, al terzo viaggio, giunse nuovamente nella famosa, grande e ricca città di Efeso, porto di mare. Qui stavolta l’apostolo cercò anzitutto chi avesse già conosciuto Gesù. Trovò, infatti, una dozzina di uomini che ne sapevano qualcosa. Si permise di far loro una domanda: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?» (Atti 19,1 ss).
12 Restate
L’abba riprese: “Molti anni fa un uomo ha rivolto a me la stessa domanda: «Hai ricevuto lo Spirito Santo?». Non seppi rispondere. Sapevo di essere cresimato, sapevo che con la Cresima il Signore dona lo Spirito Santo; ma l’avevo ricevuto davvero? Non sapevo proprio da che parte cominciare a pensarlo. Ritenevo che si potesse solo supporre, ma che non si potesse verificare se l’avevo ricevuto o no, se era ancora presente in me, se muoveva ancora la mia anima”.
13 Restate
Abba Daniele continuò: “Quella domanda mi è rimasta come una spina nel cuore. Non seppi rispondere. Ora devo però rispondere a me stesso, perché quella domanda continua a tornarmi alla mente e mi tormenta. Io, ho ricevuto lo Spirito Santo? Quel tale mi aveva anche detto: “Quando sei in macchina t’accorgi se essa si muove o se sta ferma, così dovresti accorgerti se in te c’è il “Vento” di Dio che ti muove, oppure se c’è qualche altra forza che ti spinge”.
Accorgersi
14 Restate
Abba Martino raccontò che i dodici uomini di Efeso, rispondendo a Paolo, se la cavarono in fretta: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». Infatti essi del Vangelo avevano saputo solo una piccola parte. E disse: “Paolo allora dubitò che essi non fossero nemmeno cristiani; scoprì infatti che erano stati battezzati soltanto nel battesimo predicato da Giovanni Battista: solo purificazione dai peccati”.
15 Restate
Martino continuò: “Il Battesimo cristiano è invece unione vitale con Gesù, accolto come Signore della propria vita, è immersione nel mistero della sua morte e risurrezione, per divenire figli di Dio Padre e membri della Chiesa”. Completò abba Gabriele: “Quegli uomini, dopo l’annuncio sul Signore Gesù, ascoltato dalla bocca di Paolo, si fecero battezzare (Atti 19,5) nel nome del Padre e del Figlio e nel nome dello Spirito Santo; l’apostolo poi impose loro le mani: gesto che compie l’invocazione e la comunicazione dello Spirito Santo. Difatti lo ricevettero, e se n’accorsero”.
16 Restate
“Come hanno fatto ad accorgersi d’aver ricevuto lo Spirito Santo?”, chiese un discepolo, aggiungendo: “È proprio questo che ci interessa!”. Gabriele, con gioia evidente, disse: “«Parlavano in lingue e profetavano». Questi erano i segni, per loro inconfutabili, della presenza dello Spirito Santo, segni che escono tutt’e due dalla bocca”.
17 Restate
L’abba continuò: “«Parlare in lingue e profetare» indicano atteggiamenti interiori che non vengono tenuti nascosti: diventano comunicazione agli altri. Sono due azioni pubbliche: ognuna di esse è segno che non c’è la paura di far brutta figura a riconoscersi raggiunti da Gesù e dichiararsi suoi. Il «parlare in lingue» ti fa aprir la bocca di fronte a chiunque per lodare il Padre spontaneamente, e il «profetare» ti fa parlare a tutti di Gesù come amico, e più che amico, vita e presenza”.
18 Restate
Abba Daniele confidò che da giovane era timido e silenzioso, non aveva mai nulla da dire. Un giorno ha cominciato ad amare Gesù senza vergogna. “Qualche tempo dopo un anziano mi disse: ‘Ma come ti trovo cambiato! Parli senza difficoltà’. Era vero; avevo trovato l’occasione di parlare di Gesù, e lo facevo senza alcuna paura. Avevo ricevuto Spirito Santo! La sua presenza in me, iniziata con il Battesimo e confermata dalla santa Cresima, cominciava a manifestarsi”.
Potenza e forza d’amore
19 Restate
Abba Mauro, risvegliò l’attenzione: “L’arcangelo Gabriele, in risposta alla domanda trasecolata e timorosa della Vergine, disse: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35). Maria aveva chiesto: «Com’è possibile?». Come a dire: che cosa devo fare? Che iniziative devo intraprendere per realizzare quelle promesse di Dio che tu mi annunci? E l’angelo rispose: Tu non far nulla, non preoccuparti. Tu di’ solo il tuo sì a Dio, e poi agirà lo Spirito Santo”.
20 Restate
Mauro voleva spiegare ancora ciò che l’angelo diceva a Maria: “L’angelo si espresse pressappoco così: ‘Lo Spirito farà di più di quel che potresti fare tu. Se tu facessi qualcosa, colui che da te nascerà sarebbe solo uomo; se invece lasci fare allo Spirito Santo «nascerà il figlio dell’Altissimo, il Santo di Dio»”. Per tutti gli abba era chiaro che lo Spirito Santo non è un qualcosa di impalpabile, come un’idea. Sanno e credono che egli è potenza e forza d’amore, di quell’amore che dona e genera vita.
21 Restate
Gesù è presente nel mondo perché lo Spirito Santo ha potuto agire nell’anima e nel corpo di una giovane donna silenziosa e timorosa. Ma chi è questo Spirito Santo, così potente, cosi reale, così concreto? Chi è? “Lo sai tu chi è?”, chiese l’abba al discepolo. Questi era sempre più silenzioso. Avrebbe voluto parlare, ma temeva di… di dire qualcosa di imperfetto, e, sotto sotto, di offendere lo stesso Spirito Santo.
Chi è, o, cosa fa?
22 Restate
La domanda che appariva sul volto dei discepoli, muti e in attesa, era proprio questa: “Chi è lo Spirito Santo?”. “Qualcuno vuole rispondere a quest’interrogativo?”, disse abba Giovanni. Dato che nessuno apriva bocca, lo fece egli stesso: “Possiamo interrogare Dio stesso, cioè la sua Parola, offertaci dai vari libri della Bibbia. Ascolteremo anche i Santi e, con loro, la Chiesa che, come Corpo di Cristo, è nata dall’azione dello Spirito Santo stesso”.
23 Restate
“Interrogando la Bibbia troviamo parole di Gesù e dei suoi apostoli, parole di profeti e di altre persone ispirate da Dio. Ascoltando i Santi e la Chiesa riceviamo risposte che spiegano e illustrano con esempi quelle della Scrittura: le Scritture non danno una risposta diretta alla nostra domanda. Esse non danno una definizione dello Spirito Santo, come piacerebbe a noi, ma dicono cosa fa, come agisce in noi, come lo si riconosce presente nella vita di ognuno e nella vita della Chiesa”.
24 Restate
Interruppe abba Michele: “Parlare dello Spirito Santo è come parlare della fiamma di un cero. Essa è il risultato della relazione tra la cera e lo stoppino. Se questi potessero parlare, la cera direbbe: ‘Mi lascio intenerire per donarmi allo stoppino’. E lo stoppino: ‘Mi lascio consumare per accogliere la cera’. Ed ecco la fiamma! Il dono di sé e l’accoglienza dell’altro danno origine alla fiamma. Guardiamo a Dio? Il Padre si dona e il Figlio accoglie il dono: ed ecco lo Spirito Santo!”.
25 Restate
“L’esempio è povero, ma rende l’idea. Vuoi dire cos’è la fiamma? Dirai cosa vedi e cosa essa fa: illumina, brucia e riscalda. Ciò che importa non è sapere com’è fatta la fiamma, ma lasciarsi purificare, illuminare e riscaldare da essa. A chi vuol sapere chi è lo Spirito Santo diremo poco. Diremo da dove viene, come agisce e che cosa fa”. Uno dei presenti accese un cero. Tutti guardarono incuriositi, senza parlare.
‘Spirito’
26 Restate
Un’amma, attenta e partecipe, chiese ad abba Michele: “Che significano le parole ‘spirito’ e ‘santo?”. E lui: “Quando evangelisti ed apostoli scrissero Vangeli e lettere in greco, hanno adoperato la parola ‘pneuma’ per tradurre il termine ebraico ‘ruah’ usato da Gesù quando pregava i Salmi: «Rinnova in me uno spirito saldo» e «il tuo Spirito buono mi guidi in terra piana» (Sal 51,12; 143,10). I termini, sia ebraico che greco, indicano il respiro, il soffio, o anche un vento leggero e tonificante come la brezza”.
27 Restate
Era d’accordo anche abba Daniele, che lo spirito d’un uomo sia il suo soffio interiore, ciò che muove i suoi pensieri, la sua volontà, i suoi ricordi, i suoi affetti, ciò che muove i suoi occhi e dà il tono alle sue parole: tono dolce o arrabbiato, tono orgoglioso o umile, tono di bontà o di pretesa, di critica e giudizio, o di misericordia.
28 Restate
Abba Simone non aveva mai fatto sentire la sua voce. Rifletteva in silenzio. Disse: “Qualcuno mi ha chiesto la differenza tra anima, spirito e corpo. Mi pare sia molto semplice da capire. Quando vedi un uomo morto, vedi il corpo di quella persona. Non ti ascolta e non ti parla. Se l’uomo dorme o è in coma, percepisci che in quel corpo c’è un’anima. Se quello non si mette in relazione con te, sia corpo che anima sono vivi e presenti sì, ma inutilmente”. Ascoltavano, attendendo la continuazione.
29 Restate
Erano tutti interessati. Simone continuò: “Quando quel tale che dorme si risveglia, vedi che ti sorride, o che ti fa il broncio. Bene o male, si è messo in relazione con te. Adesso cominci a vedere o percepire il suo spirito. È il venticello interiore che muove i suoi muscoli ad incontrarsi o a scontrarsi con te. E non solo i suoi muscoli facciali, ma anche i suoi… muscoli spirituali, se potessimo esprimerci in tal modo”.
30 Restate
Daniele prese la palla al balzo: “Grazie, abba. Lo spirito dell’uomo è quel soffio impercettibile che, quando incontri qualcuno, ti dà la sensazione di essere da lui amato e accolto, oppure rifiutato e disprezzato. È quel ‘non so che’, che muove l’anima e il corpo a creare un’atmosfera di accoglienza, o quella irrespirabile di rifiuto”. Un’amma provò a dire un esempio: “Vado da un’amica; se percepisco che è umile e mi ascolta senza giudicarmi, le racconto le mie cose. Il suo spirito è accogliente”.
31 Restate
L’abba le rispose: “Hai compreso benissimo. Sentiamo dire talvolta espressioni come questa: ‘Quel tale ha un’aria di superiorità’, oppure: ‘È bello incontrare il tuo abba, perché ha un’aria mite e pacifica’. E ancora: ‘In quell’ufficio tira un’aria di discordia o di dominio, che fa star male!’. In queste frasi potresti tradurre il termine ‘aria’ con ‘spirito’, e allora comprendi la semplicità di quanto abbiamo detto”.
32 Restate
“Abbiamo parlato dello spirito dell’uomo. Se scrivo la parola spirito riferendomi all’uomo, la scrivo minuscola, mentre quando si riferisce allo Spirito di Dio lo scrivo maiuscolo”. La solita amma domandò: “Perché, abba, questa differenza?”. “Lo spirito dell’uomo è qualcosa di umano, mentre lo Spirito di Dio è Dio stesso. «Dio è Spirito» (Gv 4,24), ci ha detto Gesù parlando alla donna di Samaria. Lo scriviamo maiuscolo anche perché, essendo Dio, non è a volte buono a volte cattivo, ma è sempre amore, anche quando corregge castigando. Lo Spirito di Dio è persona che agisce come il Padre e come il Figlio”.
33 Restate
“Lo Spirito Santo è persona divina. Viene dal Padre, perché dal Padre ha origine, e viene dal Figlio, che lo ha ricevuto dal Padre ed è lui che lo soffia sugli apostoli; infatti Gesù ci ha detto: «Verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre» (Gv 15,26). Potremmo dire che è Spirito del Padre e Spirito del Figlio: spirito paterno e spirito filiale. Non possiamo però dimenticare che le nostre parole mai sono adeguate a esprimere la vita divina. Facciamo come possiamo… rischiando sia di comprendere che di farci comprendere in modo inadeguato”.
‘Santo’
34 Restate
L’amma riprese: “E a che pensi con la parola «santo»?”. Abba Daniele non tardò: “Questa parola vuol rendere l’idea di qualcosa o qualcuno che sta sopra le realtà terrestri, al di fuori della nostra portata. Santo è detto di ciò che non dipende e non si fa influenzare da quel che avviene sulla terra, ma ha la sua origine al di fuori, nel cuore di Dio. Vuoi un esempio?”. “Dimmelo, abba”, esclamò l’amma.
35 Restate
“Un esempio concreto? Vedi questo tavolo? Quando io lo muovo, si muove tutto ciò che vi è appoggiato sopra”. L’abba sollevò il vaso di fiori tenendolo in mano, poi disse: “Vedi questo adesso? È staccato dal tavolo. Il tavolo potrebbe anche rovesciarsi, ma questo vaso non ne risentirebbe. È sopra, fuori del tavolo”. L’amma osservava con curiosità. “Forse ora comprendi”, continuò Daniele: “Santo è chi è già in cielo, perciò non reagisce alle azioni e alle intenzioni degli uomini, come t’aspetteresti, perché è mosso dall’alto”.
36 Restate
“Un altro esempio: Qualora io reagissi ad un’offesa impermalosendomi o arrabbiandomi, non sarei ‘santo’; Quando restituisco le offese significa che mi lascio influenzare da ciò che è avvenuto sulla terra. Se mi lasciassi influenzare solo dall’alto, dal Padre che vuol bene ai cattivi e ai buoni, - qualora ce ne fossero -, continuerei ad amare: reagirei benedicendo e amando. In tal caso potrei pensare di essere santo, almeno in quel momento!”.
37 Restate
Abba Michele, si sentì sollecitato: “Allora si potrebbe dire che la santità di Dio è descritta così da Gesù: «Il Padre fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). E la nostra santità viene stimolata dall’invito: «A chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» (Mt 5,40). La santità è visibile, sia per chi la vive che per chi ne gode!”. I due abba spontaneamente si inchinarono l’uno verso l’altro.
38 Restate
Abba Daniele completò: “Ho pensato spesso a Gesù che parla dello schiaffo, che, come risposta, riceve il sorriso dell’altra guancia. Chi non reagisce ad un’offesa con la ripetizione del gesto, costui è santo: risponde solo all’amore che Dio Padre gli fa arrivare continuamente. Non si lascia smuovere, è come il vaso di fiori che sta fuori del movimento del tavolo”.
39 Restate
“L’amore del Padre è perfetto (Mt 5,48). Sai cosa significa? Che è sempre lo stesso in casa mia e in casa tua, non gli manca nulla in casa del malvagio come a casa dell’onesto, puoi vederlo in piazza e dentro un locale privato e un locale pubblico. Perfetto, cioè completo, sempre e ovunque: ha quel che serve a me e a te perché la nostra vita sia completa. Il bello è che Gesù c’incoraggia a vivere anche noi la stessa perfezione!”.
40 Restate
Daniele era contento di continuare: “La santità è la perfezione dell’amore del Padre, un amore che ama «cattivi e buoni» (Mt 5,45): prima i cattivi, poi, se ne avanza, anche i buoni. Ne avanza sempre, lo sappiamo! Ma i cattivi hanno la precedenza, perché hanno maggior bisogno di ricevere amore per imparare e ricevere forza a diventare buoni. Dio ama perché è bontà, non perché noi siamo buoni. Dio è santo, e dice anche a noi: «Siate santi, perché io sono santo!» (Lev 11,44)”.
41 Restate
L’amma intervenne di nuovo. “Abba, scusami, a proposito delle ‘arie’ mi sono ricordata di una sposa che parlava allo sposo. Il tono di voce era di pretesa, ma non se ne accorgeva. Lui ascoltava in silenzio. Dimmi se sbaglio: mi pareva che quel tono di voce nascondesse, o rivelasse, rimprovero, e questo ancora orgoglio, giudizio, accusa e infine condanna. Erano tutti spiriti? Come si potrebbero vincere e allontanare?”.
42 Restate
“Abba Daniele non si scompose. “Questi spiriti si allontanano quando cominciamo la conversione a Gesù. Non c’è bisogno di un abba esorcista. Puoi suggerire a quella sposa di ascoltare se stessa quando parla, interrogandosi: ‘Quale spirito può ricevere mio marito dalla mia voce? Riceverà uno spirito santo? Gli parrà di essere amato da Dio sentendomi parlare così?’. Vedrai che s’accorgerà di non essere testimone di Gesù e della sua bontà, e inizierà a tenere più stabile nel cuore il ricordo di Gesù”.
43 Restate
L’amma ribatté: “Quella donna mi dirà invece che aveva ragione lei. E difatti anche a me pareva avesse ragione”. L’abba si fece serio: “Sì, per il mondo aveva tutte le ragioni. Ma non aveva né sapienza né prudenza se parlava con spirito di pretesa. Questo spirito, che è un miscuglio di spiriti, mortifica le buone ragioni umane. Dille che quando dice le sue ragioni, le può dire con l’amore di Gesù, con Spirito Santo! Allora suo marito sarà aiutato ad ascoltarle con attenzione”.
44 Restate
Abba Michele concluse: “La vita cristiana è vita santa. Vita santa non coincide con l’aver buon cuore. Chi ha buon cuore, talvolta lo ha con qualcuno sì e con qualcuno no, per esempio fuori casa sì e in casa no. Ci sono uomini e donne che hanno buon cuore, ma non sono santi. La santità avvolge chi ubbidisce a Gesù, anzi, chi ha Gesù nel proprio intimo, e lo custodisce. Chi ha in sé Gesù, ha in sé anche il Padre, è tutt’uno con Dio, e quindi è santo! E lo è sempre e ovunque, sia fuori che dentro casa. Anche le sue parole rivelano e offrono santità!”.
‘Spirito Santo’
45 Restate
Abba Gabriele vuole unire ora le parole ‘Spirito’ e ‘santo’: sa che lo Spirito di Dio può essere descritto come quel soffio che muove il cuore di Dio. Sa che per la vita divina noi usiamo parole umane, benché limitate, tuttavia le usa, pur rischiando di coprire la grandezza e la bellezza del mistero: “Lo Spirito di Dio è il respiro del Padre, quel Padre che ama sempre, poiché “Dio è amore” (1Gv 4,8). Il suo amore è vita, quando è rivolto ad un morto o ad uno che ancora non conosce il respiro, ed è accoglienza, protezione, misericordia quando è rivolto al peccatore”.
46 Restate
Abba Michele approvò: “Lo Spirito di Dio è il Soffio che muove il Padre ad amare per primo. Quest’amore assoluto, facendogli donare vita alla maniera divina, gli fa esprimere, - meglio, «generare» -, il Dono d’amore che noi chiamiamo Figlio: anch’egli, venendo dal Padre, è Dio, è «Amore» perfetto, avvolto e sospinto dallo stesso Soffio”.
47 Restate
Michele concluse: “Lo Spirito Santo è l’amore del Padre che dà vita al Figlio e lo ama, ed è l’amore del Figlio che si offre e con amore risponde al Padre compiendo i suoi desideri, e quindi obbedendogli. Dice infatti: «Ecco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontà» (Eb 10,7.9)”. Compresero tutti che Spirito Santo è amore paterno e amore filiale, e poi ancora, è l’amore che unisce il Padre e il Figlio in un unico amore per noi, per gli uomini. E non cambia di fronte ad uomini cattivi o buoni: è santo! Che cos’è amore? Impossibile dirlo. O meglio, lo diciamo amando.
48 Restate
Uno dei discepoli sbottò: “Insomma, quando si parla di Dio, bisogna parlare sempre di amore? Non ci sono altre parole utili per conoscerlo?”. “No, non ci sono altre parole utili e vere. Per questo Gesù ha dato il suo nuovo comandamento che ti avvia ad amare, anzi, a diventare amore anche tu, desideroso di accogliere con umiltà l’amore degli altri. Riconoscerai così che essi sono dono di Dio per te, superiori a te!”, gli rispose Michele.
49 Restate
E continuò: “Dato che il Padre è amore, e Gesù lo ama e ti ama, e lo Spirito Santo dentro di te brucia di amore, tu non puoi pensare a Dio o parlare di lui in un nessun modo se non amando! E amando anche quando costa rinnegare te stesso: l’amore è sempre accompagnato dalla croce. Se non ami, inutile il tuo parlare di Dio, sarebbe un parlare inutile e dannoso; parleresti a vanvera di ciò che non conosci”. Rimasero sbalorditi tutti, non solo il discepolo che presumeva di poter parlare di Dio senza amare. Lo Spirito Santo è sempre necessario.
50 Restate
Quando Gesù ha mandato gli apostoli a battezzare gli uomini di tutti i popoli, ha detto loro di farlo «nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Abba Michele confessò: “Quando sono stato battezzato sono state pronunciate anche su di me queste parole. Io mi trovo dunque immerso, – questo vuol dire «battezzato» -, anche «nel nome dello Spirito Santo». Vi sono ancora immerso, come la frutta sciroppata nel suo sciroppo, e continuo ad assorbire il sapore e la forza della vita e della luce di Dio. Purtroppo me ne accorgo poche volte, perché sono distratto”.
51 Restate
“Cerco di ricordarmelo facendo il segno di croce all’inizio della preghiera, oppure di una qualsiasi occupazione. Facendo il segno, ripeto quelle parole, e così mi ricordo di vivere ogni momento immerso nel Nome delle tre Persone della Santissima Trinità, riempito dal loro amore stupendo”. Intervenne l’amma: “Pronunciamo il nome dello Spirito Santo anche nella breve preghiera del Gloria. Diamo gloria, cioè spazio e importanza, anche allo Spirito Santo, come al Padre e al Figlio Gesù”.
52 Restate
Un’altra amma, che non si era mai distratta: “Mi pare importante il fatto che preghiamo con queste santissime parole nei momenti solenni della Liturgia. Viene invocato lo Spirito Santo perché il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue del Signore. E viene invocato anche perché proprio lui unisca in un sol corpo e in un solo spirito chi mangia il Corpo di Cristo. Le divisioni che sorgono all’interno delle comunità ecclesiali sono offesa allo Spirito Santo. È lui che guida e sostiene ogni incontro fraterno dei credenti”.
53 Restate
Michele aggiunse: “Inoltre la lode di Dio nella Liturgia si conclude solennemente: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli»”. “Amen!” acclamarono tutti i presenti alla conversazione. L’abba concluse: “L’unità del Padre e del Figlio è lo Spirito Santo. Ed è lui che unisce anche me al Padre e al Figlio, e unisce noi tutti come fratelli, figli di Dio con Gesù!”.
10 Grande sconosciuto?!
54 Restate
Abba Gregorio aveva udito qualcuno dire che lo Spirito Santo è il ‘Grande sconosciuto’. Quel tale diceva così perché convinto che la maggior parte dei cristiani lo ignorasse, e presumeva di essere tra i primi arrivati a conoscerlo. L’abba donò perciò una confidenza personale: “Mia madre non si poneva il problema di sapere chi è lo Spirito di Dio, e nemmeno di definirlo, invece semplicemente lo pregava. Gli diceva: ‘Vieni’. E poi: ‘Entra nel cuore dei miei figli e di’ loro quel che io non so o non posso dire’”.
55 Restate
Abba Gregorio ricordava ancora: “Mia madre gli diceva: ‘Tu che sei il Vento di Dio, porta via dal cuore mio e dei miei figli le arie di confusione e di incredulità che avvolgono il mondo’. Era sicura mia mamma. Pregando in tal modo, sapeva chi è lo Spirito Santo: Persona divina cui si può parlare, che può ascoltare, che può intervenire nell’intimo dei cuori degli uomini”.
56 Restate
La mamma di abba Gregorio, donna ancorata stabilmente nella fede, sapeva che lo Spirito di Dio è Potenza di Dio, Potenza d’amore, che può arrivare là dove l’uomo con tutte le sue capacità non potrebbe giungere. La sua preghiera era immediata, così fiduciosa da rendere la sua anima serena, sicura, tranquilla. “Detta la preghiera, non pensava più a quel problema: per lei era già risolto!”, disse Gregorio.
57 Restate
Quella mamma sapeva che anche allo Spirito di Dio si può dar gloria, come al Padre e al Figlio, cioè gli si può dare spazio e peso nella nostra vita, affinché vi possa regnare e in essa cambiare i sentimenti che gironzolano nell’intimo, sostituendo quelli poco rassicuranti e per nulla piacevoli, con quelli di amore, di pace e comunione, di benevolenza e pazienza. Perciò faceva il segno di croce e recitava il Gloria come la nonna e la bisnonna, facendo attenzione a “e allo Spirito Santo”. Per lei non era sconosciuto!
11 Paràclito
58 Restate
Uno dei discepoli desiderava conoscere il significato di un termine strano, addirittura cantato in alcuni inni: «Paràclito». «Spirito Paràclito». Che cosa pensare quando ci si imbatte in questa parola? È un termine greco: per tradurlo ci vorrebbe un’infinità di parole. Abba Paolo aveva qualche nozione di quella lingua, e volle aiutare: “Paraclito è colui che è chiamato a starmi vicino, ad assistermi”.
59 Restate
Poi si spiegò: “Se sono triste, Paràclito è colui che mi consola, se sono accusato mi difende, se sono depresso mi tira su, se sono smemorato mi ricorda, se sono senza parole me le suggerisce, se sono pigro mi esorta, se sono tentato mi risveglia l’amore del Padre, se sono confuso mi schiarisce le idee, se ho pensieri impuri mi lava il cervello, se sono distratto e sbadato mi rende attento”.
60 Restate
Abba Paolo quasi si divertiva: “Paràclito è ancora colui che, se sono impigliato dalle cose materiali che passano, mi ricorda la vita eterna, se mi dimentico di Dio mi dà uno scossone, se sono malato mi fa pronunciare il mio ‘eccomi, mi offro a te, Padre’, proprio come Gesù, e se sono vicino a chi soffre mi dà un cuore compassionevole e generoso. E non basta. Dovrei continuare”.
61 Restate
Il discepolo ringraziò abba Paolo: aveva parlato con chiarezza. Il termine Paraclito gli è divenuto così familiare, da desiderare di pronunciarlo spesso. Commentò così la spiegazione dell’abba: “Ho capito ‘quasi abbastanza’, anzi, ora so che lo Spirito di Dio è necessario, indispensabile, continuamente. Come la mamma di abba Gregorio anch’io perciò gli dico: Vieni! Mi lascio assistere da te!”.
12 Spirito di verità
62 Restate
Quando Gesù parlava dello Spirito Santo ai discepoli - e lo ha fatto varie volte - lo chiamava anche «Spirito di verità» (Gv 15,26). Un altro discepolo si rivolse ad abba Gabriele con tono interrogativo. L’abba sussurrò: “Ho cercato di capire cosa intendesse dire Gesù con quest’espressione: «Spirito di verità». A Pilato, che chiedeva «Cos’è la verità?», egli ha risposto col silenzio: un silenzio che comunicava più di molte parole (Gv 18,38)”.
63 Restate
Abba Gabriele parlava con disinvoltura: “La «verità» era lui, proprio lui, Gesù, mentre si offriva, innocente, per i peccatori, e portava su di sé il peccato del mondo, mentre cioè amava con l’amore più grande e perfetto. Aveva anche detto ai suoi discepoli: «Io sono la verità» (Gv 14,6)?”. Era sicuro Gabriele che la verità è l’amore di Dio, quell’amore che è divenuto uomo tra noi.
64 Restate
L’abba proseguì: “Gesù sapeva che nella sua vita, vissuta senza alcuna diffidenza né disobbedienza verso il Padre, si esprimeva in pienezza l’amore di Dio. La sua vita manifestava quella realtà nascosta che nessuno aveva ancora mai visto, mai contemplato: il volto vero del Padre misericordioso e fedele. Per questo disse «Io sono la verità»”.
65 Restate
Anche abba Daniele era d’accordo: “Gli uomini che vogliono conoscere la vera realtà e i pensieri più profondi che guidano l’universo e spiegano la storia e le vicende di ognuno e il loro significato autentico, devono guardare a Gesù mentre porta su di sé il peccato del mondo: in quel momento sei sicuro che egli è «la verità». Egli mostra a noi l’autentico Volto di Dio e il vero significato di ogni sua creatura”.
66 Restate
Abba Michele, con gioia, volle aggiungere: “Davvero «Spirito di verità» è lo Spirito Santo: in effetti quando egli viene in noi e ci trasforma, anche la nostra vita si conforma a quella di Gesù e diviene verità, perché vive e manifesta qualcosa dell’amore del Padre. È luce che illumina e fa vedere ai nostri occhi colui che nessuno ha mai visto, è rivelazione del vero volto di Dio”.
67 Restate
E completò: “Lo «Spirito di verità», quando lo accolgo, mi rende come Gesù, interiormente simile al Padre. Allora chi incontrerà me, gusterà qualcosa della luce di Dio; chi mi vedrà sarà illuminato e riceverà un po’ della forza d’amare che viene dall’Alto”. Gli abba che udirono diedero con gioia il loro assenso.
13 Testimone
68 Restate
Amma Maddalena ascoltava tutto con interesse. Ricordò una frase del Vangelo, e la pronunciò ad alta voce: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio» (Gv 15,26-27). Gli abba rimasero in silenzio: compresero che era un invito a riflettere.
69 Restate
“La frase pronunciata dall’amma”, disse abba Paolo, è dono di Dio per questa conversazione. In essa Gesù afferma che lo Spirito Santo è «il Paràclito» ed è «lo Spirito della verità», e ci assicura che è lui che lo manda, e che esso «procede dal Padre». Vediamo così come Gesù vive l’unità nel mistero della vita trinitaria! Dal Padre viene lo Spirito che lui fa arrivare a noi. Le tre Persone divine sono davvero un’unica vita, un unico amore che ci raggiunge. E poi…”.
70 Restate
“E poi Gesù aggiunge che lo Spirito «darà testimonianza di me». Per questo lo ha definito «Spirito della verità»: è lui che testimonia che Gesù è davvero Gesù, cioè la salvezza di Dio per gli uomini. E quando lo Spirito Santo è in noi, noi stessi riconosciamo Gesù come nostra salvezza, nostra vita e nostra speranza. Noi saremo testimoni di questa verità. Anzi, vorrei dire di più…”.
71 Restate
Abba Paolo, dopo essersi raccolto, continuò: “Posso dirvi che io sono stato ispirato a prendere sul serio questa rivelazione. Io testimone di Gesù? In che modo? Ecco: prima di prendere una decisione mi chiedo: questa scelta può dare testimonianza a Gesù? Prima di fare qualcosa mi chiedo: questa cosa darà testimonianza alla sapienza di Gesù? Quando sono vicino ad una persona mi chiedo: il mio modo di ascoltare e di parlare è testimonianza alla mitezza e all’umiltà di Gesù?”. Le amma e gli abba ascoltavano attenti.
72 Restate
Amma Angelica, sorpresa e ammirata, intervenne: “Abba, anch’io mi interrogo in questo modo. E ciò mi sta liberando. Da quando faccio così non vivo più per star bene di salute, per essere ammirata, per sentirmi a posto, per non aver malanni, non mi preoccupo più di piacere agli altri, e nemmeno a me stessa. Cerco di vivere per dare testimonianza a Gesù: così mi sento libera e serena, e mi pare di essere diventata discepola del Signore per davvero!”.
73 Restate
Abba Michele esultò di gioia: “Amma, ti ringrazio! Proprio così è la vita spirituale, la vita vera, guidata e sorretta dallo Spirito Santo! Chi vive per questo motivo, non si ripiega più negli egoismi e nelle attenzioni alle cose materiali e alle ricchezze terrene. Chi si preoccupa di essere testimone di Gesù può cantare di gioia anche nelle tribolazioni. Al primo posto per lui non ci sono medici e medicine, né cibo né vestiti, nemmeno i divertimenti che assillano il mondo: al primo posto è Gesù!”.
74 Restate
Amma Maddalena confidò: “Ero angosciata da morire. Mi vide un abba, e mi disse che quell’angoscia non dava testimonianza a Gesù. Rientrai in me: m’accorsi che vivevo per me stessa, per essere approvata, riconosciuta dagli altri. Essi invece si allontanavano. Cercavo di star bene in salute, e questa peggiorava. Quando ottenni dall’abba la benedizione, percepii in me una novità. Iniziai un’amicizia con Gesù, con Gesù solo, solo con Gesù. Vidi gli altri bisognosi di ricevere anche da me testimonianza di lui”.
75 Restate
Maddalena proseguì: “Mi ricordai della santa di cui porto il nome. A causa dei sette demoni che la dominavano, chissà quali angosce aveva sofferto, e procurato afflizioni, chissà a quante persone! Quando iniziò a vivere la vita interiore, cioè la relazione con Gesù, vide gli altri come dono di Dio. Iniziai a ringraziare anch’io per ogni persona: di chi mi disprezzava non sapevo come ringraziare. Ma so che Gesù li conosce meglio di me. Ringraziando sperimentai la verità delle parole: ’Render grazie è fonte di salvezza’!”.
76 Restate
“Man mano che la mia vita interiore prendeva forza, spariva l’angoscia dal mio volto, dal mio pensiero, dalle mie membra. Mi accorsi che diventavo testimone di Gesù: era diventato lui il mio sostegno, il mio scopo, il mio traguardo. Quando riferii all’abba il mio cambiamento, egli mi disse: ‘È arrivato in te lo Spirito Santo. Lo custodirai’. ‘Come?’ gli chiesi. ‘Lascerai che Gesù continui ad alitare su di te: sta davanti a lui, con costanza’!”.
77 Restate
Amma Angelica prese coraggio: “Ho visto la mia amma arrabbiarsi. I motivi della sua agitazione erano reali e veri. Aveva tutte le ragioni dalla sua parte. Ma la sua reazione non dava testimonianza alla pazienza e alla benevolenza di Gesù. Capii che la ragione non può sostituire lo Spirito Santo: questo non c’era nel suo cuore e sul suo volto; per questo Gesù non ha ricevuto testimonianza da lei”.
78 Restate
Michele fu incoraggiato a raccontare qualcosa di simile: “Udii un abba che muoveva alle risate e teneva allegra una compagnia di giovani. Nelle sue parole c’erano superficialità e un briciolo di impudicizia. Notai che quel modo di parlare non poteva provenire dallo Spirito Santo, infatti non dava testimonianza a Gesù. Era un parlare inutile, anzi dannoso”.
79 Restate
Uno degli abba temeva che ogni sua parola o ogni suo gesto potessero diventare peccato. Abba Felice gli disse: “La caccia ai peccati non è dallo Spirito Santo! Lo Spirito di verità ti fa attento a Gesù per ascoltarlo e lodarlo. Chi vive con Gesù nel cuore, non pecca”. “Queste parole”, confidò un’amma dal volto sereno, “hanno aiutato anche me e mi hanno liberata dalle paure. Ora sto attenta a dare testimonianza a Gesù”.
80 Restate
Un’altra persona, tormentata dalla stessa preoccupazione, si sentì dire da abba Felice: “Davvero sei grande peccatore; infatti dai importanza ai peccati più che a Gesù. È lui il centro della nostra fede e della nostra vita. Lo Spirito Santo rischia di rimanere inoperoso in te, non potendo testimoniare che Gesù è salvezza di Dio: è lui che libera dai peccati commessi e anche da quelli che insidiano il cuore per allontanarlo dal Figlio di Dio. Lo Spirito Santo ti avvicina a Gesù, e così il peccato sta lontano da te”.
81 Restate
Abba e amma presenti furono riconoscenti a Felice, Michele e Angelica. Dai loro volti si intuiva che s’erano convinti d’aver bisogno di conversione. “È proprio vero che nel punto di giuntura di anima e spirito deve entrare lo Spirito Santo, il testimone di Gesù. Ed è vero che, se non è viva la testimonianza a Gesù, lo Spirito di Dio è ancora lontano, o costretto a rimanere inoperoso”, disse un abba che non aveva mai parlato.
82 Restate
Abba Paolo riprese: “Gesù è il testimone del Padre, come ha rivelato a Pilato: «Per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37). Infatti, chi ha visto Gesù ha visto il Padre stesso, ha visto colui che nessun uomo potrà mai vedere: ha visto il Dio amore, e lo rivela a noi amando i suoi «fino alla fine» (Gv 13,1)! E, grazie allo Spirito Santo, anche noi diventiamo testimoni della pienezza dell’amore del Padre, incarnatosi in Gesù. Se non lo sai, guarda la vita dei santi!”.
83 Restate
E quindi completò: “La parola «testimone» richiama il «martirio». La lingua dei vangeli, il greco, per dire «testimone» dice «martyr». Gesù, infatti, per dare testimonianza alla verità, si caricò della croce. E ogni discepolo, per dare testimonianza a Gesù, animato dallo Spirito, prenderà su di sé la propria croce (Lc 14,27). Nessun testimone sarà senza croce, nessun credente sarà lontano dal martirio. Chi lo evita è come sale senza sapore, non genererà nuovi credenti, perché «Seme di nuovi cristiani è il sangue dei martiri» (Tertulliano, II sec., Cartagine)”.
14 Vi insegnerà
84 Restate
Abba Domenico, con gioia, disse: “Il Vangelo dice ancora: «Egli vi insegnerà ogni cosa» (Gv 14,26). È Gesù, che durante l’ultima Cena, rispondendo ad una domanda di Giuda Taddeo, parla di un Maestro che continuerà ad ammaestrarli dopo la sua morte. I discepoli dovranno rimanere sempre discepoli, sempre attenti ad imparare: sarà lo Spirito Santo il maestro che insegnerà loro «ogni cosa»”.
85 Restate
Abba Paolo commentò così le parole di Gesù menzionate: “I discepoli non avranno paura né della propria ignoranza né delle proprie dimenticanze: lo Spirito Santo «insegnerà e ricorderà tutto ciò» che lui, Gesù, ha detto. È una promessa formidabile, senza limiti di tempo”. Si rasserenarono gli animi dei presenti. E convennero nel dire che “non serve aver paura o preoccuparsi, potendo contare su un suggeritore così sicuro come lo Spirito Santo! È un suggeritore che, anche se non suggerisce e ci lascia dimenticare, quella dimenticanza sarà provvidenziale”.
86 Restate
Amma Giulia prese coraggio: “«Insegnerà ogni cosa»: è sapiente, e perciò insegnerà al momento propizio, cioè quando è l’ora di vivere la Parola che egli ci farà ricordare, non giorni prima, non un minuto dopo. La nostra attenzione al suo insegnamento quindi non sarà mossa da curiosità, per sapere cose nuove o cose che non sappiamo, bensì sarà attenzione a vivere ciò che egli ci ricorderà”.
87 Restate
Sanno tutti che a formare la Chiesa lungo i secoli ci sono stati e ci sono ancora soltanto uomini e donne peccatori, soltanto persone fragili, persino smemorate. E anche noi sappiamo, si dicevano i discepoli, quel che uno degli abba disse: “La Chiesa non è dimenticata da Dio, anzi, è assistita dal suo Spirito che suscita intelligenza e memoria, persino fantasia e ilarità”.
88 Restate
Abba Domenico continuò: “Lo Spirito suscita memoria, per ricordare le parole dette da Gesù, al momento adatto, cioè quando è il tempo di viverle, come ha detto amma Giulia; suscita poi intelligenza, per comprendere il suo insegnamento e applicarlo alle svariate situazioni, anche nuove, in cui gli uomini verranno a trovarsi; dona fantasia, per sorprendere il nostro orgoglio; accende ilarità, perché diventiamo capaci di sorridere anche di noi stessi”.
89 Restate
“La memoria e l’intelligenza dello Spirito”, disse abba Martino, “le vediamo all’opera sempre lungo i secoli: lo Spirito Santo ha suscitato, dove men ci s’aspettava, persone che hanno illuminato e guidato la Chiesa e la storia nell’ubbidienza a Dio, nella cura dei poveri e dei derelitti con lo stesso amore con cui si lasciava muovere a compassione Gesù”.
90 Restate
“Lo sapete anche voi che veniva dallo Spirito Santo la sapienza che ha guidato il soldato Martino, il settario Agostino, il figlio di papà Francesco d’Assisi, la piccola energica Caterina da Siena, ventiseiesima figlia di Monna Lapa di messer Benincasa, il violento Camillo de’ Lellis, l’ignorante Giovanni Maria Vianney, la poverissima e malaticcia Bernadette Soubirous, il ragazzino dei campi Giovanni Bosco. Lo Spirito Santo ha fatto fiorire e sbocciare in essi la vera sapienza e la splendida santità”.
91 Restate
La rivelazione di amma Giulia fu per tutti una sorpresa: “Lo Spirito Santo insegna cose nuove, mai viste, mai sentite. Continua a insegnare. Ciò che insegna non è nuovo per lui, lo è invece per noi, che in questo mondo veniamo a trovarci in situazioni sempre diverse. Ciò che lui insegna fa già parte dell’amore e della sapienza del Padre ed è presente nella sapienza della croce di Gesù. Per lo Spirito Santo non ci sono novità. Siamo noi che chiamiamo nuovo quell’amore del Padre che non abbiamo ancora mai visto, ma lui lo ha sempre conosciuto”.
- Lo Spirito e la Chiesa.
92 Restate
“Alla morte di Gesù, cos’è rimasto? Non ti pare che con la sua morte tutto sarebbe apparso come una bolla di sapone?”, chiese abba Felice ad amma Lucia. Ed ella: “Sono rimasti una dozzina di uomini paurosi, capaci solo di chiudersi in casa, nonostante avessero visto e toccato il loro Maestro risorto”. Sorridendo, Felice la sollecitò: “Da dove nasce allora la Chiesa? Che cos’è successo? Pare che gli uomini non sappiano realizzare nulla di divino!”.
93 Restate
L’amma non rispose, e allora l’abba completò: “È intervenuto lo Spirito Santo: s’è fatto sentire e vedere con rumore e fuoco; è venuto e ha sostituito - si può dirlo? - lo spirito pauroso e ripiegato su di sé di quel manipolo di uomini. È lo Spirito Santo che, entrato in quei cuori, ha fatto sì che la Chiesa venisse partorita, data alla luce, affinché il mondo potesse godere del perdono e della santità del Figlio di Dio, di Gesù”.
94 Restate
“Lo Spirito Santo ha fatto uscire i Dodici dal loro nascondiglio e li ha spinti in tutte le direzioni, sia geografiche che sociologiche; è lui che ha fatto aprir loro la bocca per donare al mondo la notizia di quei fatti che hanno portato Dio sulla terra, in mezzo agli uomini: l’Incarnazione, la gloriosa Passione e Morte, e la Risurrezione di Gesù (Atti 2,4ss)”.
95 Restate
E amma Lucia, sicura: “Lo Spirito Santo non è sparito dalla circolazione!”. Sorridendo, l’abba disse: “Egli è il vero protagonista nella storia della Chiesa. Egli continua a farla nascere, a farla crescere, a guidarla, a illuminarla, addirittura a santificarla, meglio divinizzarla, e a riempirla di uomini e donne santi. Oggi lo Spirito Santo ha la stessa forza di allora. Non mi perdo d’animo dunque, anzi, continuo a portare la mia piccola croce con gioia, dietro a Gesù”.
- Lingue e rombo
96 Restate
“«Lingue come di fuoco e rombo improvviso» (Atti 2,2). Ce n’è per gli occhi e per gli orecchi”, ribatté l’amma. “Sono segni che scuotono, svegliano, meravigliano e lasciano curiosità. Che significa tutto ciò? Cosa succede? Capitano ancora cose del genere? Dio ha fantasia e sapienza da non ripetersi mai: continua ad intervenire in modi sempre nuovi”, rispose Felice.
97 Restate
“Oggi sono altri i segni che scuotono, svegliano, meravigliano e interrogano. I primi però restano importanti per riuscire a comprendere anche i successivi interventi. «Rombo improvviso»: l’ingresso o arrivo dello Spirito Santo non è nascosto o senza conseguenze. Tutti si accorgono dei cambiamenti che sopravvengono, non come provocati o prodotti dall’azione dell’uomo, ma dalla Presenza di un Dio che ama gli uomini, e per questo cerca di risvegliarli”.
98 Restate
Abba Paolo riprese la parola: “«Lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro»: quelli che amano Gesù anche dopo la sconfitta della sua morte, e non se ne vergognano, o smettono di vergognarsene, sono segnati. Essi portano una luce sopra di sé, una luce che serve anche ad altri per vedere la strada, per riconoscere i doni del Padre. È una luce che attira gli sguardi su chi ha ricevuto autorità e potere da Gesù”.
99 Restate
Abba Felice era lieto di continuare: “È una luce che uscirà dalle loro parole, dalla loro lingua, che non è ormai più lingua d’uomo. È una lingua che viene dall’alto, e pronuncia e fa risuonare la Parola di Dio, l’amore di Dio e il suo perdono, racchiusi nel nome di Gesù, quel Nome di cui Pietro dirà subito: «in nessun altro c’è salvezza» (1Pt 4,12). Quelle fiammelle uguali e distinte riescono a farci attenti agli insegnamenti degli apostoli, insegnamenti che continuano a risuonare illuminando i secoli”.
Ricevete lo Spirito Santo!
100 Restate
Amma Lucia, riconoscente agli abba, riprese: “Le «lingue come di fuoco» continuano ad accompagnare e a individuare gli apostoli inviati da Gesù nel mondo. Sono essi che fondano, guidano e sostengono la Chiesa stupenda di Dio. Il loro parlare è fiamma che riscalda, luce che illumina e fuoco che purifica da impurità e da menzogne inventate per rovinare il vivere insieme degli uomini, giovani e adulti”. Un’altra amma concluse: “Ascolterò con attenzione e con fiducia questi apostoli”.
101 Restate
“Gli Apostoli, su cui cinquanta giorni dopo la Pasqua si posarono le lingue di fuoco, sono gli stessi su cui Gesù, nel giorno della sua Risurrezione, aveva alitato dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22)”: così intervenne abba Silvestro, e subito due discepoli sovrapposero le loro voci con la domanda: “Quante volte lo deve dare Gesù? Non basta una volta? Chi l’ha già ricevuto lo deve ricevere ancora?”.
102 Restate
Allora Silvestro rispose: “Lo Spirito non è un portachiavi che uno può appendersi alla cintura o affondare in tasca e tenere sempre con sé. Lo Spirito «è come il vento» (Gv 3,8): è continuo movimento. O lo ricevi continuamente sempre di nuovo, oppure gli rimani estraneo. Il vento entra nella tua stanza dalla finestra aperta: se la richiudi, esso non c’è già più”.
103 Restate
“Che significa, abba?” chiese amma Pia. L’abba spiegò: “Lo Spirito Santo entra in me quando il mio cuore è aperto alla confidenza e alla fiducia verso il Padre, all’amore e all’ obbedienza verso Gesù, all’accoglienza e all’ascolto dei fratelli. Entra in me quando, in silenzio, mi pongo in ginocchio davanti alla presenza del Signore risorto, in particolare a quella Presenza che è il Pane spezzato. Egli soffia su di me, e io vengo avvolto dalla sua dolcezza e amabilità”.
104 Restate
“Proprio per questo è stato detto di lui che è la terza Persona della santissima Trinità. Terzo significa che esiste solo come frutto dell’unità di due, del Padre e del Figlio. Guarda la fiamma di un cero acceso: esiste solo se cera e stoppino si donano e si accolgono reciprocamente lasciandosi consumare: diventano una cosa sola! Quando tu ami Gesù oppure con amore contempli il Padre, allora la Terza Persona ti riempie e ti avvolge! E quando lo stesso amore lo doni ad un fratello o una sorella, ecco è viva la Terza Persona!”.
105 Restate
Silvestro si permise di aggiungere: “Ma se tu rompi i rapporti con una sorella, non vedi e non senti più lo Spirito Santo. Penderanno posto in te altri spiriti, di risentimento, o di invidia, oppure di rifiuto. Non lasci posto alla terza Persona, non le permetti di essere in te e di creare comunione: hai chiuso la finestra. Perché ci sia lo Spirito Santo in te, dovrai essere aperta alle relazioni con gli altri. Gesù direbbe: dovrai vivere il comandamento nuovo, «amatevi gli uni gli altri»”.
106 “Che vuol dire, abba, chiudere la finestra?”, sbottò l’amma. Silvestro sorrise: “Non appena io mi ripiego per congratularmi con me stesso, o per rimpiangere ciò che mi manca, o per desiderare d’essere diverso, o per lamentarmi, o per condannare gli altri, è come chiudessi la finestra: il Vento non entra, ed io mi ritrovo senza il Soffio divino. Mi ritroverei invece immerso nella depressione o nello scoraggiamento, oppure nell’orgoglio della compiacenza di me stesso”.
107 “Allora vuoi dire che lo Spirito Santo va ricevuto con-ti-nua-men-te?”, disse l’amma. Le rispose: “Sì, è necessario perseverare alla presenza di Gesù, perché egli possa alitare su di noi il suo Soffio, la sua vita interiore, la sua eternità. Preziose per questo sono i minuti o le ore che trascorriamo in silenzio davanti al Tabernacolo in una chiesa o davanti ad un Crocifisso o ad un’icona del volto del Signore”.
108 Abba Silvestro proseguì: “«Ricevete lo Spirito Santo!»: sono le parole con cui Gesù accompagna il suo Soffio su quei dieci uomini incerti che l’avevano seguito fino a tre giorni prima: gioire o essere increduli? Egli ha detto: «Pace a voi!», ma essi non sanno ancora se Gesù li rimprovererà del loro improvviso abbandono seguito al bacio di Giuda, o se li sta perdonando. Ma Gesù non rimprovera: Egli vuol donare loro ciò che essi hanno dimostrato di non avere ancora”.
- Ricevete!
109 L’amma chiese: “Vuoi dire che la fuga degli apostoli dal Getsemani ha dimostrato che essi non avevano Spirito Santo?”. Silvestro sentenziò: “Essi si lasciarono influenzare dalla paura; preoccupati della propria incolumità, non furono ancora in grado di perseverare nell’amore, né di offrirsi a sopportare il disprezzo dei potenti e la persecuzione del mondo. Gesù volle dar loro ciò che non avevano”.
110 Abba Paolo, con gioia: “«Ricevete...»: è come se Gesù avesse detto: ‘Ora io vi porgo un Dono; c’è Qualcuno che potete accogliere in voi stessi, ed io ve lo offro. Dalla mia bocca, insieme alle mie parole, esce incontro a voi colui che abita in me, colui che vi fa veri discepoli, capaci di resistere, come ho resistito io, alla derisione, al disprezzo e alla persecuzione. Ho resistito amando’. Gesù li amava davvero!”.
111 “Questa parola «Ricevete...» non è solo invito, è anche comando: aprite, allargate il cuore, fate posto nella mente e nelle membra, nella volontà e nella memoria, allo Spirito che io vi do. La Mano che porge il Dono deve incontrare la mano che lo riceve. Lo Spirito Santo è un Dono, ma tu, per riceverlo, presenterai la mano vuota e il cuore libero e ripulito: Dio, il Padre, li riempirà! Siccome continui a riceverlo, baderai a ripulire spesso il tuo cuore e la tua mente”. Abba Paolo lasciò continuare ad altri.
112 Amma Rosetta si permise di interrompere: “Un dono? Se è un dono, posso goderlo in pace”. Con serietà mista a severità l’abba replicò: “Sì, è un dono, ma un dono vivo. Se non lo nutri e non lo curi, rischi di perderlo. Se ti dono un vaso di fiori, lo annaffi e gli fai prendere il sole. Se ti dono un canarino in gabbia, ogni giorno gli prepari l’acqua e i semi che lo nutrono. Se lo dimentichi per qualche giorno, lo troverai con le gambe all’aria. Così quando ricevi il dono dello Spirito Santo: ha bisogno di continue attenzioni!”.
113 L’amma s’incuriosì: “Quali attenzioni?”. Abba Giacomo completò: “Perché lo Spirito Santo sia sempre presente in noi approfitteremo delle occasioni che ci sono date: ascolto della Parola di Dio, preghiera con altri fratelli, partecipazione attenta ai Sacramenti e alle celebrazioni della comunità, momenti di adorazione al Corpo di Cristo, preghiera del cuore con l’invocazione del nome santo di Gesù, sguardi di tenerezza e misericordia verso tutti!”. L’amma ringraziò, e con lei le altre amma.
- Rimettere i peccati
114 Abba Felice riprese: “Abba Paolo ha accennato alla necessità di ripulire spesso cuore e mente. Gesù Risorto infatti non si limitò ad offrire con il soffio il suo Spirito, che è quello del Padre. Egli affidò agli apostoli una missione importante e impegnativa, quella per cui era stato indicato da Giovanni con le parole: «Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo». Lui stesso poi, mentre porgeva ai discepoli il calice con il suo Sangue, disse: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati» (Mt 26,28). Lo Spirito Santo è dato in riferimento al perdono, e quindi per rimediare al peccato”.
115 Amma Rosetta lo interruppe: “Lo Spirito Santo vuole portare nel mondo il perdono di Dio per bocca degli apostoli: «Coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,23)”. “Certo”, riprese Felice, “essi dovranno discernere chi è in grado di riceverlo e chi no. Coloro che verso Gesù inizieranno un rapporto d’amore, come il ladrone sulla croce, anche fossero grandi delinquenti, potranno ricevere la parola che li accoglie nella beatitudine eterna, nella gioia del Padre, nella comunione della Chiesa”.
116 Ancora abba Felice: “Coloro che ameranno Gesù, con un amore ricco di quell’umiltà che accoglie la sua Parola pronunciata dai ministri della sua Chiesa, potranno udire con i propri orecchi la voce che li chiama «figli di Dio»: potranno essere perdonati. Lo Spirito Santo dà agli apostoli, e a coloro che essi si assoceranno come collaboratori, la grazia di discernere l’amore che i peccatori hanno per Gesù, e di pronunciare quindi la parola che diventa perdono”.
117 Sollecitato dal dubbio di un giovane, l’abba aggiunse: “I ministri della Chiesa non avranno il compito di giudicare, questo mai. Sai chi dovrà fare la cernita dei pesci buoni da quelli cattivi? Gesù ha detto che sarà compito degli angeli (Mt 13,49), non dei suoi discepoli! Questi cercheranno piuttosto di vedere se nel cuore di chi chiede perdono per i propri peccati c’è amore per Gesù. Se non ci fosse, cercheranno di suscitarlo, in modo che il suo perdono arrivi nel fondo del cuore per trasformarlo «da cuore di pietra» in «cuore di carne» (Ez 36,26), e per accendervi il suo fuoco”.
118 Anche abba Paolo confermò: “Quando un uomo o una donna confesserà al ministro di Dio i propri peccati, questi stessi perderanno d’importanza. L’importanza maggiore, anzi necessaria, sarà data alla relazione rinnovata con il Signore Gesù. Così avvenne per il paralitico di Cafarnao calato dal tetto (Mc 2,5), così per la donna peccatrice che ha versato il profumo sui suoi piedi (Lc 7,36-48), così per Zaccheo sceso dall’albero (Lc 19,2-10): l’amore dimostrato per Gesù ha ottenuto loro il perdono, ma anche, e soprattutto, una vita nuova. Questa è opera dello Spirito Santo”.
119 E disse ancora: “Chi riceve il perdono dirà con il salmista: «Distogli lo sguardo dai miei peccati... Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo…». E prometterà: «Insegnerò ai ribelli le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. … La mia bocca proclami la tua lode» (Sal 51,11.17). Il nostro sguardo sarà distolto dall’amarezza e dal disgusto dei peccati per volgersi a Gesù, che ce li perdona con le parole del suo ministro, e che ci fa dono di uno spirito nuovo perché viviamo il suo amore osservando i suoi insegnamenti”.
120 Amma Pia era desiderosa di dire la sua: “L’invito «Ricevete lo Spirito Santo» è una grazia: siamo sempre bisognosi di misericordia e perdono: ci arrivano tramite lo Spirito di Dio. È gioia del Padre perdonarci: è il modo con cui egli ci trasmette la profondità del suo amore per opera del Paraclito, che Gesù ci ottenne quando offrì il suo sangue. L’umiltà, con cui ci riconosciamo peccatori e chiediamo perdono, ci rende inoltre invulnerabili per il nostro nemico, il diavolo, capace solo d’essere superbo”.
121 Abba Silvestro intervenne ancora: “Davvero è una meraviglia: grazie allo Spirito Santo possiamo conoscere la gioia del perdono e, quindi, la gioia della piena comunione con Dio e con gli uomini. Non basta che io mi penta dei miei peccati, dovrò avvicinarmi a Gesù: così riceverò il suo Spirito, e riceverò pure la novità di vita di cui gode chi è perdonato. Quando un peccatore viene da me a chiedere perdono, non mi preoccupo dei suoi peccati, ma di trovare in lui un vivo amore per Gesù!”.
122 E continuò: “Il perdono purifica cuore e mente, volontà e memoria. Le rende pronte a ricevere la ricchezza e la bellezza dello Spirito di Dio. Ti immagini un cuore occupato da amori effimeri o da desideri che conducono alla disobbedienza a Dio, e una mente che ospita parole immonde o progetti iniqui e infedeli? Chi riverserebbe in esso lo Spirito puro e santo del Dio vivente, questo verrebbe a trovarsi mescolato con immondezze, come il vino pregiato in una bottiglia con dentro mosche. Gesù dona la facoltà e la possibilità di essere perdonati: così ci prepara ad accogliere il suo Spirito Santo”.
- Acqua zampillante
123 La purificazione richiamò ad abba Filippo l’immagine dell’acqua. Disse: “Gesù ha parlato di «un’acqua viva», acqua zampillante (Gv 14,14; 7,38). Chi vive tra le montagne, ricche di boschi e di sorgenti, non ha grandi emozioni al ricordo dell’acqua che scorre fresca e gorgogliante. Ma a chi vive in luoghi deserti ed è abituato ad attingere a cisterne o a pozzi dove l’acqua ristagna a lungo, il ricordo dell’acqua zampillante risveglia un desiderio di vita e di gioia davvero intenso”.
124 “Ebbene, l’acqua desiderata è lo Spirito Santo: così si è espresso il Signore. E la fonte dov’è?”. Si sentì chiamata a rispondere amma Pia: “La fonte dello Spirito è Gesù stesso, Figlio di Dio, e l’intimo di coloro che credono in lui (Gv 7,39). Chi desidera freschezza di vita, chi desidera le gioie più pure e durevoli, chi vuole la pace interiore - e chi non vuole tutto ciò? - potrà e dovrà affrettarsi alla sorgente, quella da cui sgorga lo Spirito di Dio”.
125 “Mosè si trovava nel deserto, e tutto il popolo mormorava e si ribellava perché non aveva acqua da bere. Allora anche lui si lamentò con Dio (Es 17,4-7), e ottenne che l’acqua scaturisse addirittura dalla roccia colpita dal suo bastone. Dio vuole che il popolo viva, ma soprattutto che impari ad aver fiducia in lui. Quell’acqua è lo Spirito di fede, di confidenza in Dio Padre; sono quella fede e confidenza vissute pienamente da Gesù, Figlio obbediente”: così abba Filippo leggeva le Sacre Scritture.
126 E disse ancora: “L’acqua, oltre che per dissetare, è necessaria per purificare, per lavare, e per sciacquare. Ebbene, è solo lo Spirito di Dio che rende la bocca di chi parla strumento di mitezza, di benevolenza, di un linguaggio ricco di tenerezza e di prudenza, e anche di parole di sapienza e saggezza. Chi parla animato dallo Spirito Santo comunica gioia e prepara all’ascolto prolungato e accogliente della Parola di Dio!”.
127 “Per questo io desidero rimanere sempre, ogni giorno, vicino a Gesù, la fonte sicura dello Spirito Santo, e godo della presenza vicino a me di coloro che lo amano, lo ascoltano, lo servono. Anche se essi non lo sanno, o se non ci pensano, io ricevo, proveniente dal loro intimo, ciò che mi disseta, ciò che mi fa godere ogni momento come un pezzo d’eternità: ricevo lo Spirito Consolatore!”.
- Colomba
128 Gli evangelisti ricordano che lo Spirito Santo è sceso su Gesù in forma corporea, «come di colomba» (Lc 4,22). Lo sapevano sia gli abba che le amma. Amma Lucia pose la domanda semplice: “Perché mai lo Spirito di Dio si è voluto far notare in quella forma sopra le acque del Giordano? Presentandosi a quel modo, come «colomba» che scende su Gesù, lo Spirito vuole di certo evocare alle nostre menti qualche pagina biblica”.
129 “Proprio così”, si affrettò a dire abba Paolo: “È lui che, aleggiando sulle acque, quindi movendo le ali come una colomba, ha messo ordine alla creazione (Gen 1,2). Egli aleggiò su Gesù, mentre saliva dal Giordano: in tal modo ce lo indicò come l’uomo vero, l’uomo che realizza pienamente il progetto che il Padre aveva creando l’uomo. Noi quel progetto lo abbiamo rovinato e lo roviniamo peccando. Gesù non aveva peccato, anzi, è venuto a toglierlo dal mondo. Se vuoi vedere l’uomo, come dovrebbe essere secondo i progetti del Padre, guarderai Gesù”.
130 Disse ancora: “La «colomba» fatta uscire da Noè, è tornata annunciandogli, col ramoscello d’olivo, che sulla terra si può vivere, e che, dopo la distruzione operata dal diluvio, c’è di nuovo la benedizione di Dio (Gen 8,11). La colomba, scendendo su Gesù, ce lo indica come il dove gli uomini trovano vera vita. Noi stessi infatti ci accorgiamo che nelle famiglie e nei villaggi e nazioni dove lui è assente, è assente pure ogni comunione, manca la gioia, manca la vita. Lo Spirito Santo, a chi cerca un luogo dove regni la vita, indica Gesù”.
131 “L’immagine della «colomba» è stata usata anche da profeti e poeti per simboleggiare il popolo d’Israele, popolo che risplende di bellezza quando è fedele a Dio (Sal 68,14). Ma il vero popolo che dà gloria a Dio, facendolo conoscere come Padre che ama sempre e tutti, cattivi e buoni, è quello iniziato da Gesù, cioè la sua Chiesa, popolo di santi. Lo Spirito Santo «come colomba» è lo Spirito che tiene il nostro spirito e il nostro desiderio sempre orientati a Gesù”.
- Olio
132 Abba Felice era lieto di approfondire la conoscenza dello Spirito Santo di Dio. Iniziò: “Qualcuno ha pensato anche all’«olio» come ad una immagine significativa dello Spirito Santo. Infatti «l’olio» viene usato per la consacrazione a Dio di persone e di cose; e Gesù è chiamato «il Cristo», cioè l’Unto di Dio, per significare il fatto che è consacrato dal Padre con un’unzione speciale, realizzata con un olio spirituale, lo Spirito Santo appunto (Lc 4,18)”.
133 Disse ancora: “«L’olio», oltre ad essere un pregevole ed efficace nutrimento, è anche medicina per le ferite, e cosmetico che fa brillare il volto. Tutto questo è lo Spirito Santo, «olio» che vivifica, risana, fa rifiorire la pace e la gioia. È «Olio» che consacra, e «olio» che protegge dalla violenza dei raggi del sole e del gelo pungente. Il buon Samaritano teneva la riserva d’olio a portata di mano, e lo usò per l’uomo ferito come medicina. Gesù, che ha raccontato la parabola, conosceva tutte queste proprietà dell’olio”.
134 Amma Caterina, quando apriva bocca, veniva ascoltata da tutti con attenzione: “Quando siamo animati e mossi dallo Spirito Santo, non ci tocca la violenza dei modi di pensare e di agire del mondo, né dei suoi biasimi e nemmeno dei suoi elogi. Chi ti elogia può diventare tentatore, e chi ti biasima provocatore. Lo Spirito di Dio è la nostra protezione continua. Quando egli entra nell’anima, la rende tutta di Dio: sua proprietà e sua manifestazione”.
135 “Le Sacre Scritture ci raccontano infatti che l’olio veniva usato già dagli antichi patriarchi della nostra fede per consacrare. Dedicavano a Dio delle pietre che avrebbero ricordato per sempre qualche suo intervento e le sue promesse (Gen 28,18; 31,13; Es 40,9), e consacravano a lui anche le persone (Sal 45,8), o come sacerdoti (Lev 8,12.30) o come re (1Sam 10,1; 16,13; 1Re 1,39), quali rappresentanti di quel Dio che continua ad amare il popolo”.
136 E disse ancora: “Quando lo Spirito entra in noi ci fa desiderare di non appartenere a nessun altro che al Padre, che ci ha dato e continua a donarci la vita. Veniamo così conformati al Figlio di Dio, a Gesù (cfr. Rom 8,29). Questi inoltre continua a trasformarci, cosicché, sia nei nostri modi di agire che di pensare, diventiamo davvero somiglianti al Padre suo e nostro, somiglianti nell’amore”.
137 Abba Giacomo, udite queste parole, confidò un’esperienza: “Quand’ero giovane, celebrando i santi Misteri, pensavo che i fedeli dovessero capire tutto ciò che vivevano. Perciò alle parole della santa liturgia ne aggiungevo, ne toglievo, ne cambiavo, come ritenevo utile per l’intelligenza dell’uomo. Ora so che io non ero maturo: i Misteri di Dio portano frutto anche se non sono compresi del tutto da me o dalla mente dei fedeli. Sono Misteri di Dio, e portano frutto comunque, se trovano l’umiltà dell’ubbidienza. Quanta vanagloria e orgoglio ho vissuto!”.
138 E concluse la sua confidenza: “Non sono io, ma lo Spirito Santo, «l’olio» che consacra e prepara i cuori. Li prepara non tanto a capire, quanto a vivere i santi Misteri: essi ci sono dati perché entrino nella vita, e non nella mente e nella memoria. Con questa luce, presiedendo la santa Liturgia, ora godo libertà: sono libero dalle mie idee, dalle mie parole ‘migliori’, dai miei pregiudizi, dalle mie simpatie. Sono attento a Colui che accoglie il Sacrificio offerto, invece che alle menti e ai cuori di chi lo offre”.
139 E aggiunse: “Sono lieto di poter dire come San Paolo: «A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto» (1Cor 15,3). Lo Spirito Santo continua ad agire nella Chiesa e agisce tramite l’obbedienza. Egli stesso, al dire di Gesù «vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26) e «vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito» (Gv 16,13). Anch’io desidero lasciarmi guidare dallo Spirito Santo, e dire e ripetere solo e tutto ciò che mi è stato trasmesso!”.
- Nube
140 “Gli ebrei guidati da Mosè nel loro peregrinare nel deserto seguivano gli spostamenti di una «nube»: questa faceva da guida nel cammino altrimenti troppo incerto e insicuro” (Es 13,1). Parlava abba Fedele con gioia: “Di giorno la «nube» dava ombra e riparo con la sua oscurità, e di notte si faceva notare e illuminava il cammino con il suo bagliore infuocato. Lo Spirito Santo agisce come quella «nube». Egli è Presenza di Dio: indica la via al popolo nel suo cammino di obbedienza, cammino che si concluderà raggiungendo le Promesse che erano già state pronunciate”.
141 “Chi vede una nube sa dov’è, e se si muove, vede che direzione prende. Una nube mandata da Dio indica al popolo la direzione, ma, nello stesso tempo ne nasconde il tragitto: infatti, chi può vedere le curve della strada al di là della nube? Chi vuol seguire il suo procedere si affida alla sua guida. Le ubbidisce, anche se non vede come si snoda. Lo Spirito Santo è paragonabile alla nube. Seguirai i suoi suggerimenti, ubbidirai fidandoti, anche quando non capisci o non vedi oltre. È obbedienza cieca? No, lui che mi guida ci vede! Ricorderai cos’aveva detto Gesù a Pietro: «Capirai dopo» (Gv 13,7)”.
142 Fedele continuò: “Il Signore ci mette davanti allo sguardo una «nube»: qualcosa di oscuro durante il giorno, che diventa luce non appena scende la notte. Nube sono le guide del Popolo di Dio, consacrate dallo Spirito Santo: udiamo ciò che dicono per indicarci la strada. Ma sono uomini, quindi peccatori, e perciò, con i loro peccati e fragilità, ci nascondono il traguardo. Eserciteremo la fede ubbidendo alla loro parola, anche quando essi stessi non riescono a viverla”.
143 Disse spiegandosi ancora: “I ministeri di coloro che ci guidano sgorgano dai carismi e dai doni dello Spirito Santo. Essendo però poveri peccatori, sono paragonabili alla nube; della loro presenza il Signore si serve per orientare e guidare a sé coloro che appartengono al suo popolo. Quando questo popolo è nelle tenebre, allora i ministri del Dio della misericordia, anche se peccatori, divengono fari di sicurezza e di speranza”.
144 Fedele concluse: “Pensava a quella nube anche l’arcangelo Gabriele, quando rivelò a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra». L’ombra raggiunge colei che diventa madre del Figlio dell’Altissimo. E si compie così per lui e con lui la profezia e la vera efficacia della nube che accompagnava il popolo. Ora essa è sempre presente ovunque si trovi Gesù: egli porta sempre in sé lo Spirito che guida e protegge”.
- Terremoto
145 Abba Mariano volle ricordare la preghiera di ringraziamento che Pietro ha presentato al Padre insieme alla comunità di Gerusalemme dopo la liberazione sua e di Giovanni dal carcere: “San Luca annota che, concludendo la preghiera, «il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la Parola con franchezza» (Atti 4,31). Chissà, si saranno spaventati per il tremare del luogo, come ci si spaventa per il terremoto?”.
146 “La venuta dello Spirito Santo è accompagnata o segnalata da un cambiamento inaspettato, qualcosa come terremoto. La Chiesa è radunata, trepidante per la sorte dei suoi apostoli, turbata per il pericolo in cui essi si trovano: prega intensamente. Ed ecco, lo Spirito di Dio scende su di essa e infonde impensato coraggio; tutti infatti «annunziavano la Parola di Dio con franchezza». Questo è il cambiamento improvviso e inatteso che coinvolge chi riceve lo Spirito di Dio: un terremoto interiore!”.
147 Uno dei giovani tentò di riassumere: “In caso di pericolo stiamo volentieri in casa, luogo protetto e sicuro; in caso di terremoto invece abbiamo un’altra reazione: corriamo fuori casa. Quest’evento fa percepire la casa come luogo pericoloso; avviene così anche alla venuta dello Spirito Santo?”. “Sì”, disse Mariano, “il cambiamento però, alla venuta dello Spirito Santo, è positivo: lo Spirito Santo rende l’uomo coraggioso nel pericolo, privo di paure e turbamenti, libero dai giudizi e dalle critiche manifestate da coloro che rifiutano il Signore”.
148 Abba Mariano completò: “L’uomo che riceve lo Spirito Santo non è più chiuso in sé; diventa maturo nella fede. Non avendo più timore della morte, egli non ha più paura nemmeno di manifestarsi come amico di colui che è stato crocifisso. La fede nella risurrezione, che lo Spirito suscita in lui, lo libera da ogni condizionamento che prima lo teneva schiavo e incapace di pronunciare parole di fede o di fare passi che manifestano il suo amore al Signore. L’arrivo dello Spirito Santo è davvero un terremoto che cambia le nostre normali reazioni, e ci fa vivere in modo libero e nuovo”.
- L’insegnamento e la memoria
149 Due abba ricordarono che, parlando ai discepoli durante la sua ultima Cena Pasquale, Gesù li stupì e li addolorò: annunciò, infatti, l’imminenza della propria morte. Abba Fedele disse: “Gesù non voleva farsi compatire, voleva piuttosto rassicurare i suoi che non li avrebbe lasciati orfani. Egli non li avrebbe lasciati così com’erano, incapaci di vivere la santità, dal momento che non lo avrebbero più visto. Promise infatti di mandare «un altro Paraclito»”.
150 E abba Gioele continuò: “Sì, Gesù promise che sarebbe venuto in loro soccorso il «Paraclito», lo Spirito Santo, che li avrebbe illuminati e guidati. Disse: «Vi insegnerà ogni cosa» (Gv 14,26), insegnerà la vera comprensione delle sue parole, insegnerà la «verità tutta intera» (Gv 16,12); darà cioè il discernimento per scorgere l’amore di Dio negli eventi della vita e la luce per riconoscere il da farsi, in modo che il suo amore rimanga operante nella Chiesa, a favore della pace e della pienezza di vita di ogni suo membro”.
151 “Gesù disse anche che il Paraclito «vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Quando «ricorderà» le parole di Gesù? Ce le ricorderà al momento opportuno, quando il Padre, nel suo amore, vorrà che noi le viviamo. Così Gesù, tramite il dono dello Spirito Santo che ottiene dal Padre per noi, ci garantisce la memoria dei suoi insegnamenti e la loro retta e appropriata comprensione. Questa memoria e comprensione saranno necessarie per la Chiesa in ogni tempo”.
152 Intervenne anche abba Gregorio: “È grande grazia per noi, uomini, il fatto che Gesù ci rassicuri della venuta dello Spirito Santo per istruirci. Dei ragionamenti umani infatti difficilmente possiamo fidarci. Quando un uomo ragiona, mette in moto le sue conoscenze. Uno ne ha molte, un altro ne ha poche, nessuno le ha tutte, e per tutti mai, proprio mai, sono complete. Ogni ragionamento è perciò condizionato e limitato. Quando poi si muovono interessi, palesi o nascosti, anche inconsci, allora il ragionare umano è del tutto inaffidabile”.
153 “La grazia che ci viene accordata dallo Spirito Santo è ricchezza incalcolabile. Sopra i nostri ragionamenti egli fa arrivare la luce e la bellezza dell’eternità e delle profondità di Dio. Lo Spirito arriva con una Parola che non è frutto di ragionamento, ma di Sapienza, di quella sapienza divina che non conosce solo il passato, bensì anche il futuro, sia temporale che eterno. Quando una persona parla ispirata dallo Spirito, risolve situazioni complicate e difficili senza offendere nessuno e senza difendere se stesso, con un amore che manifesta la sua origine dall’alto!”.
154 Abba Paolo aveva fatto attenzione ad alcune parole delle Scritture, e quindi disse: “È proprio allo Spirito di Dio che va dato il nostro ascolto. Ce lo ricorda anche il profeta Isaia, quando dice: «Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo consigliere lo ha istruito? A chi ha chiesto di consigliarlo, di istruirlo, di insegnargli il sentiero del diritto, di insegnargli la conoscenza e di fargli conoscere la via della prudenza?» (40,14). Lo Spirito Santo era presente alla creazione, è stato attore dell’Incarnazione del Figlio di Dio, è implicato nella Redenzione. Sarà opportuno cercare luce da lui in ogni momento”.
155 Abba Gregorio propose ancora una rivelazione di Gesù: “Ricorderete che Gesù ha detto: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Ebbene, noi abbiamo l’ignoranza assicurata! Ma verrà lo Spirito, e ci guiderà alla verità. Allora saremo più sapienti dei nostri maestri, come dice un salmo: «Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti» (119,99)”.
157 Abba Fedele, con gioia evidente, assicurò: “È una grazia immensa e stupenda avere la certezza che la Chiesa, nonostante peccati e oscurità di alcuni suoi membri anche qualificati, è stata nei secoli passati, ed è ancora, e sarà sempre, illuminata e guidata dallo Spirito Santo. Essa è faro sicuro, e infallibile strumento dell’amore veritiero e misericordioso del Padre. La Chiesa, nostra madre, è degna di essere amata, sorretta dalla nostra preghiera, dal nostro ascolto, dal nostro amore sincero e dalla mia conversione continua: lo Spirito del Signore rimarrà in noi!”.
26 Dimenticarsi di sé
158 Intervenne ancora amma Anna: “A più riprese Gesù, durante l’ultima Cena, parla dello Spirito Santo: vuole che i suoi lo conoscano, perché sarà in loro vera guida interiore in tutte le circostanze. Verrà però soltanto quando egli, il Signore, non sarà più sotto i loro occhi. Dice infatti: «Quando me ne sarò andato ve lo manderò» (Gv 16,7)”. Un giovane attento alla conversazione degli abba e delle amma disse: “Non capisco perché Gesù aspetti a donare lo Spirito Santo dopo la sua partenza da questo mondo”.
159 Ecco la risposta di abba Fedele: “Sembra strana questa Parola del Signore, ma è necessario comprenderla. Fintanto che Gesù era presente in carne ed ossa, egli attirava lo sguardo e l’attenzione dei suoi amici, ed essi godevano, erano contenti e gratificati dalla sua vicinanza fisica, dall’udirlo e dal vederlo. Se fosse sulla terra ancora in carne ed ossa, anche noi correremmo là dov’egli si trova, e, per ogni problema attenderemmo che egli dica o faccia qualcosa per risolverlo. Potremmo dire che desidereremmo dover essere obbligati ad obbedirgli, in modo da non avere responsabilità: è proprio ciò che egli vuole evitare a tutti i costi”.
160 Pasquale continuò: “I discepoli erano attenti a non perdere di vista Gesù, a sentire la sua voce: erano sì attenti a lui, ma, in fondo in fondo, lo facevano per un proprio compiacimento, per la propria sicurezza, contenti che avesse lui ogni responsabilità. In loro viveva lo spirito egocentrico. Chi cerca la propria consolazione o il proprio compiacimento non è pronto a ricevere Spirito Santo. Quando non vedremo più Gesù con gli occhi di carne, saremo facilitati a dare attenzione e ubbidienza al suo Spirito che verrà in noi”.
161 Anche abba Michele aveva compreso, e disse: “Gesù ‘deve’ perciò ‘andarsene’ per poter mandare lo Spirito: i suoi non sarebbero in grado di riceverlo altrimenti. Quando i discepoli rimarranno senza la visione di lui, senza la percezione della sua presenza, potranno donarsi, dimentichi di sé, portati dal soffio dello Spirito. Gesù non sarà lontano, anzi, proprio tramite lo Spirito sarà dentro di loro. Essi, mossi dallo stesso Spirito, saranno responsabili di se stessi e dell’agire della Chiesa santa”.
162 “Quando i discepoli non penseranno più a se stessi, nemmeno per godere di Gesù, allora lo Spirito Santo li avvolgerà e li compenetrerà tanto da renderli, quasi, o senza quasi, parte del Corpo di Cristo. Dirò perciò: ‘Vieni, Spirito Santo! Non cerco di sentire Gesù, né desidero vederlo, ma - per tuo intervento - voglio essere sua presenza in questo mondo’!”.
- Il mondo e il peccato
163 Il giovane attento interrogò gli abba: “Gesù ha affermato che lo Spirito Santo «dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio» (Gv 16,8-11). Che cos vuol dirci Gesù? Per me è difficile capire”. Gli rispose abba Floriano: “Con quest’iniziativa, lo Spirito Santo vuol difenderci dalle seduzioni e tentazioni menzognere del Maligno. Questi, direbbe San Pietro, «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1Pt 5,8) perché vorrebbe strapparci dalle mani del Padre”.
164 Floriano proseguì: “Lo Spirito Santo ci vuol rendere consapevoli e certi, che il mondo vive immerso nel peccato. Essere nel peccato significa essere lontani dal Padre nostro. Il mondo infatti ci può presentare sì anche molti valori, onestà, cose belle, positive, e religiosità a prima vista ragionevoli e convincenti. Lo fa però per metterle al posto di Gesù nel nostro cuore e nella nostra mente, e così ci allontanerebbe dal Padre: potrebbe riuscire persino a farcelo dimenticare. Le conseguenze sarebbero deleterie”.
165 Lo aiutò anche abba Pasquale: “Il mondo non crede in Gesù, non sa che farsene della sua morte in croce né della sua risurrezione, non si rivolge a lui né per conoscere Dio né per amarlo. Questo ‘mondo’ è fuori strada, fuori dell’unica via che conduce ad incontrare Dio nostro Padre, amante degli uomini. È fuori strada non per i valori che propone, ma per l’assenza in essi del Figlio di Dio: per questo il mondo non è affidabile, anzi, inganna. La parola «peccato» è appropriata per definire ciò che fa il mondo, benché disprezzata e diffidata da molti”.
166 Floriano riprese: “Le persone intelligenti, istruite, capaci, anche famose, che vivono senza la fede in Gesù, sono affidabili per la mia vita? Se seguissi i loro modi di pensare e di fare potrei ben presto ritrovarmi escluso dal regno dei cieli. Ecco il «peccato» di cui dovremmo essere consapevoli, per non lasciarci fuorviare. Lo Spirito Santo ci rende vigilanti, attenti ed esperti nel discernere: ci fa capaci di scoprire chi conduce lontano da Dio e chi guida a lui come ad un Papà buono e sicuro. Egli ci assicura che la via per arrivare a godere l’amore del Padre, è Gesù”.
167 Vari abba avrebbero preso la parola, ma ascoltarono volentieri abba Gregorio: “In questo nostro tempo la parola «peccato», che stiamo usando, sta scomparendo dalla bocca, ma anche dalla mente dei fedeli. Se dici a qualcuno che ha «peccato», egli crede che tu lo voglia giudicare, e si ritiene offeso. Eppure… molte azioni degli uomini e molte non azioni dei cristiani riescono a rovinare la vita. Molte azioni, benché approvate dal mondo, distruggono le relazioni, generano sofferenze, privano piccoli e grandi della gioia e della pienezza di vita. Sbagliamo a chiamarle «peccato»?”.
168 “Al posto della parola «peccato», potremmo usare ‘veleno’. Il «peccato» porta alla morte, come il veleno. Sostituiamo: rubare è veleno, bestemmiare è veleno, mentire è tossico, uccidere e abortire è veleno, commettere adulterio e ogni sorta di impudicizia è veleno, allontanarsi dal Corpo di Cristo è un danno come il veleno, usare le magie è letale come praticare lo spiritismo, maledire è veleno. Quando parli così nessuno si può offendere, è vero per tutti”.
169 Amma Caterina, attenta e libera, intervenne: “Adesso potremmo anche ripetere quanto tu hai detto, sostituendo veleno con «peccato». Rubare è peccato, bestemmiare è peccato, e così via. E si potrebbe dire che, come il veleno può essere mortale, così il peccato. Il veleno mi priva della vita, il peccato mi priva della vita eterna, la vita di Dio. A chi beve il veleno, mi sento obbligata a dire che esso è mortale, così dovrò dire a chi commette il peccato, che, dato che esso danneggia gravemente la fede e priva della vita vera, è peccato mortale”.
170 Abba Gregorio disse ancora: “Dobbiamo anche dire che il «peccato» dei cristiani è più grave di quello di chi non conosce il Signore Gesù. Quando un cristiano commette disobbedienze a Dio, genera sofferenza, e soprattutto priva il mondo della testimonianza di cui avrebbe bisogno per arrivare alla fede: rende inefficace la predicazione del Vangelo, quindi la fatica dei missionari. Inoltre non permette al Regno dei cieli di manifestarsi. Quando un cristiano cede alle passioni, rovina l’opera di Dio”.
171 “Lo Spirito Santo ci illumina per riconoscere che ogni sofferenza scaturisce da una disobbedienza a Dio. Con la sua sapienza egli ci ha dato e ci dona luce per camminare sulle vie della pace e del vero benessere interiore. Ogni disobbedienza a lui è «peccato» che ci priva della benedizione, è cioè veleno mortale poiché ci priva della vita eterna. Ringraziamo lo Spirito di Dio, che «dimostra la colpa del mondo», e convince noi della iniquità insita in ogni «peccato», soprattutto nel nostro”.
172 Lo ascoltavano volentieri, e allora continuò: “Voglio dire anche che lo Spirito Santo ci convince pure che ogni nostro «peccato» è grave menzogna. San Paolo, scrivendo ai Colossesi, raccomanda: «Non dite menzogne gli uni agli altri» (Col 3,9). Che intendeva? Se io mi arrabbio per qualcosa, lascio capire che quella cosa è un dio valido, tanto che mi preme di più di dare testimonianza a Gesù. E così per altri peccati…! Chi non conosce Gesù, viene ingannato dai nostri comportamenti: sono menzogna”.
173 Un altro giovane chiese ad abba Gregorio: “Ho ascoltato la conferenza di un tale, presentato come teologo. Diceva che, accanto a Gesù, lui mette altri personaggi, iniziatori di religioni o di filosofie geniali, attribuendo loro la stessa autorità. Era illuminato dallo Spirito Santo?”. L’abba, sorridendo: “Gli hai chiesto se anche questi altri personaggi si sono sacrificati per i nostri peccati? E se ci hanno rivelato il volto del Padre? E se la loro sapienza è la sapienza della croce? Se la sapienza di un uomo non parte dalla croce, ti pare che sia sapienza?”.
174 E disse ancora: “È proprio uno dei peccati, molto insidiosi, del mondo. Lo Spirito Santo ci rende attenti: si può sostituire Gesù con uomini che appaiono saggi, o affiancarglieli, pensando che possano completare i suoi insegnamenti e la sua rivelazione di Dio? Chi fa così è da compiangere come ingannato e ingannatore. Diventa trappola del maligno, molto insidiosa. Del Dio di Abramo, quando ha liberato il popolo dalla schiavitù dell’Egitto, è scritto: «Non c’era con lui alcun Dio straniero» (Dt 12,12). Lo stesso possiamo dire di Gesù: «Non videro nessuno, se non Gesù solo» (Mt 17 ,8)”.
175 “E a proposito di altre divinità, cioè ideologie, uomini, animali o oggetti, posti a fondamento della vita, cioè denominati o adorati come dio, è scritto: «Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non pronuncerò con le mie labbra i loro nomi» (Sal 16,4). Lo Spirito Santo dà testimonianza a Gesù, e soltanto a lui: non può approvare che altri uomini, o addirittura idee, cose o animali, siano considerati salvatori dal peccato, e siano portatori della pienezza della vera divinità, cioè della perfezione dell’amore, come lo è Gesù!”.
176 Il giovane che aveva posto la domanda, interruppe: “Come mai i malati e gli infermi accorrevano quando passava Gesù, e non facevano altrettanto quando passava il re o il sommo sacerdote del Tempio? Il cieco a nessun altro chiese di poter vedere. E Gesù ai discepoli ha detto: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6)”. L’abba si congratulò con il ragazzo, e aggiunse: “Gesù ha detto anche: «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).
177 Anche abba Paolo intervenne: “Gesù ha rivelato: «Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me» (Gv 15,6), e anche: «Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Quando parlava così, era menzognero? Ci ingannava? Chiedi a quel teologo qual è il Dio che lui serve; e quale Dio lo salva dai suoi peccati, o lo attende alla fine dei suoi giorni, se quello di Buddha o quello di Confucio o quello di Platone! Tu non ti lascerai turbare: solo chi vede Gesù vede il Padre, e solo Gesù è morto per te, e solo Gesù ti parla come al ladrone in croce”!
178 Riprese abba Gregorio: “Quando diciamo che lo Spirito Santo «dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato», affermiamo che solo Gesù, dalla cui bocca ci arriva il Soffio divino, solo Gesù ci fa conoscere l’inganno del mondo. Senza Gesù saremmo lontani da Dio, cioè senza vita. Quando pensiamo o facciamo qualcosa senza la luce e la grazia e l’amore di Gesù, siamo nel buio, nella menzogna, nel «peccato», e siamo un inganno per gli altri. Anche i grandi personaggi hanno bisogno della salvezza di Gesù. Che valore hanno le loro parole? Senza di lui sono nulla”.
179 Gregorio aggiunse con coraggio: “Se utile, eviteremo la parola «peccato», che è ostica a molti. Come ho detto, useremo le parole danno, veleno, pericolo. Per esempio, non dirò: ‘Chi non va a Messa la domenica commette peccato mortale’, ma dirò: ‘Chi diserta la riunione in cui si mangia il Corpo di Cristo, danneggia la propria vita spirituale, la priva del Pane necessario, e macchia d’incoerenza la propria fede. Egli ignora inoltre il desiderio di Gesù: ogni ottavo giorno egli vuole incontrare i suoi discepoli riuniti, perché ricevano la Pace e lo Spirito che vuol donare loro”.
180 “Dirò ancora che disertare le riunioni spirituali equivale a disprezzare la comunità radunata dallo Spirito Santo: la dichiara inutile e inoltre la priva del proprio prezioso sostegno. Non ti pare che ciò diventi una sorta di bestemmia al Corpo di Cristo? Se non addirittura allo Spirito Santo? I Santi ci hanno dato grandi esempi di fedeltà e assiduità alle riunioni in cui si vive la comunione del Corpo e del Sangue del Signore. Sant’Isidoro l’agricoltore e sua moglie Maria ne sono un fulgido esempio”.
181 Uno dei giovani interessati a questo argomento intervenne con semplicità: “Abba, il mio vicino di casa, anziano, nei giorni feriali, con l’automobile si reca al negozio: dodici minuti. Alla domenica, per la Celebrazione Eucaristica, ne impiegherebbe due, ma dice che è troppo distante. Cosa devo pensare?”. L’abba, con serietà: “Perché me lo chiedi? Non puoi chiamarlo cristiano. Se per lui Gesù non merita tanto, è segno che non è convertito”.
182 Amma Maddalena, ringraziando abba Gregorio, osò dire: “Chi ama Gesù risorto, sa che ignorarlo significa distruggere la propria fede. Chi non celebra il giorno del Signore, giorno del risorto, è in pericolo, anzi, si esclude dal regno dei cieli. Evitare la celebrazione della morte e risurrezione di Gesù, è dannoso, è privarsi del nutrimento. Lo Spirito Santo mi convince davvero che il mondo è nel «peccato», e che il «peccato» è la condizione del mondo: chi vive senza i Misteri del Signore è assente dal cielo, il mondo del nostro Dio!”.
183 Gregorio concluse: “Ringraziamo lo Spirito Santo che ci apre gli occhi per riconoscere i pericoli, i danni, i veleni. Lo ringraziamo perché ci «dimostra la colpa del mondo», e così ci difende dai lacci e dalle trappole con cui il maligno tenta di rovinarci e rubarci la vita spirituale. E ringraziamo il Padre, che manda Gesù a soffiare su di noi il suo Respiro Santo, esaudendo la preghiera che noi con insistenza gli presentiamo, ubbidendo all’insegnamento ricevuto (Lc 11,13)”.
- La vera giustizia
184 Si fece udire poi abba Michele: “Gesù ha continuato dicendo che lo Spirito Santo ci illumina «riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più» (Gv 15,9). Quest’affermazione pare nascondere un segreto. Gesù era stato dichiarato dagli scribi indemoniato, bestemmiatore e nemico di Dio, proprio quando parlava di lui come del Padre suo. Lo Spirito Santo ci apre gli occhi per vedere che Gesù invece è il Giusto, gradito al Padre, perché compie tanto fedelmente la sua Volontà da essere accolto da lui nella sua Gloria per sempre”.
185 Abba Gregorio si limitò a ricordare la frase di un salmo: “C’è un salmo che ci fa dire: «Davanti a te nessun vivente è giusto» (143,2), e un altro: «Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c'è chi agisca bene, neppure uno» (14,3; 53,4). Noi però, sapendo, grazie allo Spirito Santo, che Gesù è giusto, confidiamo che anche noi saremo graditi a Dio. Infatti muore per noi, e risorge, tenendoci per mano davanti al Padre. Se «nessun vivente è giusto» davanti a lui, egli però ci giustifica. Mi terrò sempre aggrappato a Gesù, che mi comunica il suo Spirito”.
186 Abba Michele riprese: “Grazie, abba. La «giustizia», riguardo cui ci illumina lo Spirito, è il contrario del «peccato». Essa è l’ubbidienza a Dio Padre, è l’eseguire la sua volontà, proprio come Gesù, che nell’Orto degli Ulivi si è offerto dicendo: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Egli è l’unico «giusto». Saremo anche noi giusti, quando, uniti a lui, porteremo la nostra croce per vivere l’amore che Dio Padre ci offre”.
189 Floriano, da parte sua, concluse: “La «giustizia», che ci rende ‘giusti’ agli occhi del Padre, è l’amore di Gesù, quell’amore che si dona senza cercare nulla per sé, che soffre per le sofferenze altrui, che prende su di sé il peso dell’altro, anche del suo peccato. Proprio così ha ubbidito Gesù, e per questo egli è il Giusto: non può esser giudicato da nessuno, anzi, di lui San Paolo può dire: «Per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rom 5,19). Lo Spirito Santo ci apre il cuore a riconoscere lui come «il Giusto» e la vera «giustizia»”.
190 “La nostra vera «giustizia» dipende dalla fede, come per Abramo, che «ebbe fede sperando contro ogni speranza» (Rom 4,18). Egli faceva non ciò che gli avrebbe dettato la sua ragione, ma ciò che la Parola gli diceva di volta in volta. Egli «per fede obbedì partendo», «per fede soggiornò», per fede sacrificò il figlio (Eb 11,8ss). Unica sua preoccupazione era ubbidire: muoversi guardando e ragionando con gli occhi di Dio, senza chiedergli ‘perché?’. Abramo si muoveva in obbedienza, sapendo che gli occhi di Dio vedono più chiaramente e più lontano dei suoi”.
191 Abba Michele chiarì: “È perché sono ‘giusti’ che i santi cercano l’obbedienza. Gli sposi la trovano ascoltando il coniuge, i monaci e coloro che vivono una regola cercano l’obbedienza da chi ha ricevuto benedizione per servire l’autorità di Dio, il cristiano che vive senza legami la trova dal padre spirituale, i presbiteri e i diaconi ascoltano con fede il loro vescovo. Tutti i credenti si immergono così nella «giustizia» di Gesù, loro Signore, che la fa loro gustare e amare nella gioia dello Spirito”.
192 Abba Paolo ricordò le parole dell’apostolo, perciò disse: “E che dire dell’affermazione di San Paolo? Scrive: «Per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione» (1Cor 1,30). È proprio Gesù la nostra «giustizia», mentre ci redime e ci santifica. Non possiamo più separare la parola «giustizia» dal nome santo di Gesù. Lo ricorderemo sempre, altrimenti rischieremo di pensare la «giustizia» alla maniera del mondo che non conosce Dio”.
- Il giudizio
193 Floriano continuò a spiegare: “Lo Spirito Santo ci istruisce anche «riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato» (Gv 16,11). Giudicare secondo Dio è possibile e doveroso: egli ha già giudicato. Ma chi è che viene giudicato da lui? Soltanto «il principe di questo mondo», cioè il diavolo: nessun uomo è stato giudicato, perché il Padre vuol portare salvezza ai peccatori. Gesù fa di tutto perché i suoi siano illuminati dallo Spirito di Dio, Dio della misericordia e del perdono”.
194 Amma Margherita ricordò: “Dio non si diverte a castigare: «Non vuole che il peccatore muoia, ma che si converta e viva» (Ez 33,11). I cristiani, trovandosi in un mondo a loro sempre ostile, sono tentati, come tutti gli uomini, di accusare e condannare le persone che causano loro sofferenza e quelle che rovinano l’armonia dei popoli e del creato con la violenza, con l’egoismo, con l’avarizia, con l’impudicizia e la cupidigia. Ma riconoscono che questa è una tentazione che viene dal nemico, e la combattono”.
195 Si sentì incoraggiata a intervenire anche amma Caterina: “Lo Spirito Santo ci illumina: terremo presente che Dio intende salvare sempre il peccatore dal Maligno. Questi è l’unico colpevole, che cerca di coinvolgere gli uomini a divenire complici della sua malvagità. Dio ha condannato solo il «Serpente» (Gen 3,14), ha giudicato «Satana», «l’accusatore dei fratelli» (Ap 12,10), il vero colpevole di ogni divisione e di ogni sofferenza”.
196 Abba Paolo, che ogni giorno legge le Scritture, si fece sentire: “Ricordate la parabola dei pescatori? Si sono seduti a separare i pesci cattivi dai buoni. Così avverrà al giudizio degli uomini. Gesù però ha detto che questo lavoro non lo faranno gli apostoli: sarà riservato agli angeli (Mt 13,49). Siamo perciò esonerati dal giudicare. Del resto, se lo facessimo, lo faremmo male, perché, degli uomini e delle donne noi conosciamo solo briciole del loro passato, e nulla del loro futuro. Lo Spirito Santo perciò ha ispirato Gesù a dire: «Non giudicate, per non essere giudicati» (Mt 7,1)”.
197 “Anche gli apostoli ci hanno messi in guardia dal non rubare il lavoro agli angeli di Dio: «Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare» (Rm 14,4). E anche: «Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio» (1Cor 4,5). Quando Dio giudica, è capace anche di lodare il discepolo fedele!”.
198 “E il discepolo infedele? Il Padre vuole essere misericordioso con tutti, ma ricorderemo anche che la misericordia non viene buttata addosso a chi non la desidera. Nel deserto, chi era morso dal serpente, poteva guardare quello di rame posto da Mosè sull’asta. Era facile, per gli umili. Profezia per noi: «Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14-15). E chi non crede in lui? Gesù ha detto: «Molti, io vi dico, cercheranno di entrare» per la porta stretta, «ma non ci riusciranno»; resteranno fuori (Lc 13,24)”.
199 Amma Maddalena ricordò l’insegnamento dell’apostolo: “San Paolo ha continuato l’avvertimento di Gesù: «Mentre giudichi l'altro, condanni te stesso» (Rm 2,1). Se io mi condanno, dove arriverò? Dovrò ricordare che il mio comportamento non è sempre fedele agli insegnamenti: Gesù troverebbe ogni giorno qualcosa da ridire. Sull’occhio del fratello c’è la pagliuzza, e sul mio la trave. Per giudicare dovrei avere gli occhi del Padre. Pensi sia possibile? È necessaria una grazia che non posso presumere di avere: la chiederò con umiltà”.
200 Anche abba Gregorio intervenne: “A questo proposito teniamo presente la parabola di Gesù (Lc 15,12). Quando il figlio giovane decide di allontanarsi dal padre, questi non gli corre dietro, non manda nessuno a cercarlo. Sarà lui a tornare. Lo attende con pazienza, lo desidera, ma non lo forza. Nemmeno gli manda pacchi dono. Lo aspetta. Il suo giudizio gli lascia fare i passi dell’umiltà per ritornare. E Gesù, quando Giuda uscì (Gv 13,30), non gli mandò dietro qualcuno. Rispettò il mistero della libertà”.
201 “Rendiamo grazie a Dio”, esclamò abba Marco, “il cristiano riceve la grazia di amare tutti, anche i nemici, e di pregare per i persecutori, desiderando che siano liberati dagli artigli del «leone ruggente» (1Pt 5,8), qualora li avesse già ghermiti o graffiati. Illuminati e fortificati dallo Spirito Santo, non condanneremo nessun uomo. Condanneremo il peccato, anzitutto il nostro, e così, con le lacrime, otterremo di divenire giusti, grazie a Gesù. Sapendo che il suo «giudizio» è amorevole, pregheremo, dicendo per tutti al Padre: «Liberaci dal Maligno» (Mt 6,13), strappaci dalle sue unghie”.
202 E continuò: “Con le lacrime… Sì, con il battesimo delle lacrime otteniamo il perdono e la giustificazione”. Il giovane attento si fece nuovamente sentire: “Cosa intendi dicendo: battesimo delle lacrime, abba?”. Marco rispose: “Battesimo delle lacrime, o secondo battesimo, è il pentimento con la confessione dei peccati al servo della Chiesa santa di Dio. Così riceviamo perdono e purificazione nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, come al battesimo, bagnandoci con le nostre lacrime spirituali. Allora il «giudizio» di Dio sarà umiltà un «giudizio» che salva”.
203 Riprese abba Paolo: “E il Padre ci ascolta e ci esaudisce: ci «libera» davvero, altrimenti non ci sarebbero santi nella Chiesa. Fin che ci sono santi nella Chiesa, è segno che il Padre ci ascolta e ci perdona. Qualora fossimo imprigionati dal Maligno o vedessimo qualcuno straziato da lui, anzitutto pregheremo. La preghiera suggerita dallo Spirito non dovrà mancare nella vita del credente, come non dovrà mancare la sua comunione con i fratelli e i ministri della Chiesa santa. È la comunione in essa che ci difende, che spaventa il «leone ruggente» e ci strappa dai suoi artigli”.
Detti dei padri del nuovo deserto 01 - 02 - 03 - Abba, Benedici! - Abba Bartolomeo (Padre nostro) - Gesù, il Nome rivelato -
Sentinella vigile - Messa - Sono credente? - Credo - Raccontarono - Abba, dimmi una parola! (1) -
AUDIO, VIDEO E ALTRO
- OMELIE anno C 2024-25 audio
Guardi l'acqua, e - ESERC spir * Esp di V: Audio
Registrazioni degli - Audio Meditazioni e Catechesi
Mettiamo a disposizione - Audio: GOCCE di SPIRITO
Gocce di Spirito Ogni - Gioco Biblico N
Quasi un gioco! - Presentazioni (pps)
Presentazioni - Catechesi scritte - Giubileo
Gesù risorto riunisce
- E' bello lodarti - Canti Fraternità
E' BELLO LODARTI - Sentinella - Esorcismo?
Sentinella - Detti padri deserto - Messa Credo ecc.
Da qualche anno (dal - Link a pagine nostre e altrui
Natale: Avvolto
SCRITTI IN ALTRE LINGUE
- Kalender für das laufende Jahr
- Kleinschriften
- Kleinschriften „Fünf Gerstenbrote“
- Einleitung
- Übriggebliebene Stücke
- Abbà
- Befreiungsgebet
- Vater unser - Band 1
- Vater unser - Band 2
- Vater unser - Band 3
- Wie der Tau
- Die Psalmen
- Siebzig mal sieben mal
- Die Hingabe
- Notizen von Vigilius, dem heiligen Bischof von Trient
- Ich gehe zur Messe
- Glaube und Leben
- Du bist mein Sohn
- Er nannte sie Apostel
- Sie fordern Zeichen, sie suchen Weisheit
- Kalender 2008-2011