ME
NU

20220317 112912 opt

   

RESTATE IN CITTÀ

«finché non siate rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24,49)

  

Restate in città!

01 È un comando di Gesù agli Undici. “Come mai il Signore, che spesso diceva «Andate!», ora dice «Restate»?”, chiese il discepolo ad abba Daniele. E questi: “A Gesù preme che i suoi discepoli non siano inutili nel mondo. Se vanno in giro come uomini volonterosi, anche generosi, desiderosi di pace e di bene, sono sempre solo uomini: senza un dono dall’alto il loro andare sarebbe un girovagare che non realizza il Regno dei cieli”.

 

02 “I discepoli di Gesù nel mondo dovranno essere carichi di Spirito Santo, quello Spirito che si effonde da sé, che diffonde luce e calore solo perché c’è, senza sforzi di volontà umana. Quello Spirito lo potranno solo ricevere, perciò è necessario che restino davanti a Dio finchè non verrà loro donato. Ecco perché Gesù dice: «Restate»”. Così si espresse abba Daniele.

 

03 “Ed ecco i Dodici chiusi dentro, in preghiera. Persino la Madre di Gesù li appoggia, anzi, partecipa, «resta», lei che è già «piena di grazia». Ella sta con loro e con le altre donne, quelle che possono testimoniare come Gesù «emise lo Spirito» sulla croce, e lo hanno adorato risorto. Tutti «restano», obbedienti e in attesa. Cosa attendono? Non sanno cosa attendere e non sanno fino a quando. Sarà una sorpresa. «Restano»”.

  

Potenza dall’alto

07 Restate

Gli abba vogliono suscitare amore per «la Potenza dall’alto» che Dio Padre ha riversato sui Dodici e oggi riversa ancora sui figli che amano il Figlio Gesù. Ritengono utile e doveroso conoscerla, per quel tanto che lui concederà. Abba Daniele così si espresse: “Non basterà conoscerla, ma conoscendola sarà più facile lasciarla agire, e, tra i pensieri e le sensazioni, discernere le sue ispirazioni dalle suggestioni del mondo dominato da spiriti umani, se non addirittura maligni”.

08 Restate

Gli abba sanno, - sono gli Apostoli a dircelo -, che proprio quella «Potenza dall’alto» è lo Spirito Santo che ci fa incontrare Gesù come vero Signore della nostra vita, e non solo come uomo eccezionale (1Cor 12,3). E sanno ancora che è quello Spirito che ci fa stare davanti a Dio con la confidenza di un bambino verso il suo papà, infatti: «Egli grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!» (Rom 8,15).

09 Restate

Abba Daniele diceva queste cose ai suoi discepoli. E aggiungeva: “Dio lo conosciamo solo grazie allo Spirito Santo. E grazie a lui lo conosciamo davvero. Lo Spirito Santo ce lo fa conoscere, potremmo dire, dal di dentro, perché ci rende capaci di amare con lo stesso amore del Padre. Lo conosciamo perché amiamo, e amiamo soprattutto chi ha maggior bisogno di vita, di compassione, di attenzioni; chi ha bisogno di crescere per vivere la vita umano-divina”.

  

10 Restate

“Con la presenza dello Spirito Santo continuiamo con fiducia il nostro cammino nel mondo, al quale, proprio grazie a lui, porteremo il sapore dell’umiltà e della verità di Gesù, e la gioia e la sapienza del Padre”. I discepoli ascoltavano in silenzio. Attendevano di averne l’esperienza per parlare.

Hai ricevuto lo Spirito Santo?

11 Restate

Abba Daniele ricordò che San Paolo, al terzo viaggio, giunse nuovamente nella famosa, grande e ricca città di Efeso, porto di mare. Qui stavolta l’apostolo cercò anzitutto chi avesse già conosciuto Gesù. Trovò, infatti, una dozzina di uomini che ne sapevano qualcosa. Si permise di far loro una domanda: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?» (Atti 19,1 ss).

12 Restate

L’abba riprese: “Molti anni fa un uomo ha rivolto a me la stessa domanda: «Hai ricevuto lo Spirito Santo?». Non seppi rispondere. Sapevo di essere cresimato, sapevo che con la Cresima il Signore dona lo Spirito Santo; ma l’avevo ricevuto davvero? Non sapevo proprio da che parte cominciare a pensarlo. Ritenevo che si potesse solo supporre, ma che non si potesse verificare se l’avevo ricevuto o no, se era ancora presente in me, se muoveva ancora la mia anima”.

  

13 Restate

Abba Daniele continuò: “Quella domanda mi è rimasta come una spina nel cuore. Non seppi rispondere. Ora devo però rispondere a me stesso, perché quella domanda continua a tornarmi alla mente e mi tormenta. Io, ho ricevuto lo Spirito Santo? Quel tale mi aveva anche detto: “Quando sei in macchina t’accorgi se essa si muove o se sta ferma, così dovresti accorgerti se in te c’è il “Vento” di Dio che ti muove, oppure se c’è qualche altra forza che ti spinge”.

Accorgersi

14 Restate

Abba Martino raccontò che i dodici uomini di Efeso, rispondendo a Paolo, se la cavarono in fretta: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo». Infatti essi del Vangelo avevano saputo solo una piccola parte. E disse: “Paolo allora dubitò che essi non fossero nemmeno cristiani; scoprì infatti che erano stati battezzati soltanto nel battesimo predicato da Giovanni Battista: solo purificazione dai peccati”.

15 Restate

Martino continuò: “Il Battesimo cristiano è invece unione vitale con Gesù, accolto come Signore della propria vita, è immersione nel mistero della sua morte e risurrezione, per divenire figli di Dio Padre e membri della Chiesa”. Completò abba Gabriele: “Quegli uomini, dopo l’annuncio sul Signore Gesù, ascoltato dalla bocca di Paolo, si fecero battezzare (Atti 19,5) nel nome del Padre e del Figlio e nel nome dello Spirito Santo; l’apostolo poi impose loro le mani: gesto che compie l’invocazione e la comunicazione dello Spirito Santo. Difatti lo ricevettero, e se n’accorsero”.

  

16 Restate

Come hanno fatto ad accorgersi d’aver ricevuto lo Spirito Santo?”, chiese un discepolo, aggiungendo: “È proprio questo che ci interessa!”. Gabriele, con gioia evidente, disse: “«Parlavano in lingue e profetavano». Questi erano i segni, per loro inconfutabili, della presenza dello Spirito Santo, segni che escono tutt’e due dalla bocca”.

17 Restate

L’abba continuò: “«Parlare in lingue e profetare» indicano atteggiamenti interiori che non vengono tenuti nascosti: diventano comunicazione agli altri. Sono due azioni pubbliche: ognuna di esse è segno che non c’è la paura di far brutta figura a riconoscersi raggiunti da Gesù e dichiararsi suoi. Il «parlare in lingue» ti fa aprir la bocca di fronte a chiunque per lodare il Padre spontaneamente, e il «profetare» ti fa parlare a tutti di Gesù come amico, e più che amico, vita e presenza”.

  

18 Restate

Abba Daniele confidò che da giovane era timido e silenzioso, non aveva mai nulla da dire. Un giorno ha cominciato ad amare Gesù senza vergogna. “Qualche tempo dopo un anziano mi disse: ‘Ma come ti trovo cambiato! Parli senza difficoltà’. Era vero; avevo trovato l’occasione di parlare di Gesù, e lo facevo senza alcuna paura. Avevo ricevuto Spirito Santo! La sua presenza in me, iniziata con il Battesimo e confermata dalla santa Cresima, cominciava a manifestarsi”.

Potenza e forza d’amore

19 Restate

Abba Mauro, risvegliò l’attenzione: “L’arcangelo Gabriele, in risposta alla domanda trasecolata e timorosa della Vergine, disse: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35). Maria aveva chiesto: «Com’è possibile?». Come a dire: che cosa devo fare? Che iniziative devo intraprendere per realizzare quelle promesse di Dio che tu mi annunci? E l’angelo rispose: Tu non far nulla, non preoccuparti. Tu di’ solo il tuo sì a Dio, e poi agirà lo Spirito Santo”.

20 Restate

Mauro voleva spiegare ancora ciò che l’angelo diceva a Maria: “L’angelo si espresse pressappoco così: ‘Lo Spirito farà di più di quel che potresti fare tu. Se tu facessi qualcosa, colui che da te nascerà sarebbe solo uomo; se invece lasci fare allo Spirito Santo «nascerà il figlio dell’Altissimo, il Santo di Dio»”. Per tutti gli abba era chiaro che lo Spirito Santo non è un qualcosa di impalpabile, come un’idea. Sanno e credono che egli è potenza e forza d’amore, di quell’amore che dona e genera vita.

  

21 Restate

Gesù è presente nel mondo perché lo Spirito Santo ha potuto agire nell’anima e nel corpo di una giovane donna silenziosa e timorosa. Ma chi è questo Spirito Santo, così potente, cosi reale, così concreto? Chi è? “Lo sai tu chi è?”, chiese l’abba al discepolo. Questi era sempre più silenzioso. Avrebbe voluto parlare, ma temeva di… di dire qualcosa di imperfetto, e, sotto sotto, di offendere lo stesso Spirito Santo.

Chi è, o, cosa fa?

22 Restate

La domanda che appariva sul volto dei discepoli, muti e in attesa, era proprio questa: “Chi è lo Spirito Santo?”. “Qualcuno vuole rispondere a quest’interrogativo?”, disse abba Giovanni. Dato che nessuno apriva bocca, lo fece egli stesso: “Possiamo interrogare Dio stesso, cioè la sua Parola, offertaci dai vari libri della Bibbia. Ascolteremo anche i Santi e, con loro, la Chiesa che, come Corpo di Cristo, è nata dall’azione dello Spirito Santo stesso”.

23 Restate

Interrogando la Bibbia troviamo parole di Gesù e dei suoi apostoli, parole di profeti e di altre persone ispirate da Dio. Ascoltando i Santi e la Chiesa riceviamo risposte che spiegano e illustrano con esempi quelle della Scrittura: le Scritture non danno una risposta diretta alla nostra domanda. Esse non danno una definizione dello Spirito Santo, come piacerebbe a noi, ma dicono cosa fa, come agisce in noi, come lo si riconosce presente nella vita di ognuno e nella vita della Chiesa”.

  

24 Restate

Interruppe abba Michele: “Parlare dello Spirito Santo è come parlare della fiamma di un cero. Essa è il risultato della relazione tra la cera e lo stoppino. Se questi potessero parlare, la cera direbbe: ‘Mi lascio intenerire per donarmi allo stoppino’. E lo stoppino: ‘Mi lascio consumare per accogliere la cera’. Ed ecco la fiamma! Il dono di sé e l’accoglienza dell’altro danno origine alla fiamma. Guardiamo a Dio? Il Padre si dona e il Figlio accoglie il dono: ed ecco lo Spirito Santo!”.

25 Restate

“L’esempio è povero, ma rende l’idea. Vuoi dire cos’è la fiamma? Dirai cosa vedi e cosa essa fa: illumina, brucia e riscalda. Ciò che importa non è sapere com’è fatta la fiamma, ma lasciarsi purificare, illuminare e riscaldare da essa. A chi vuol sapere chi è lo Spirito Santo diremo poco. Diremo da dove viene, come agisce e che cosa fa”. Uno dei presenti accese un cero. Tutti guardarono incuriositi, senza parlare.

  

‘Spirito’

26 Restate

Un’amma, attenta e partecipe, chiese ad abba Michele: “Che significano le parole ‘spirito’ e ‘santo?”. E lui: “Quando evangelisti ed apostoli scrissero Vangeli e lettere in greco, hanno adoperato la parola ‘pneuma’ per tradurre il termine ebraico ‘ruah’ usato da Gesù quando pregava i Salmi: «Rinnova in me uno spirito saldo» e «il tuo Spirito buono mi guidi in terra piana» (Sal 51,12; 143,10). I termini, sia ebraico che greco, indicano il respiro, il soffio, o anche un vento leggero e tonificante come la brezza”.

27 Restate

Era d’accordo anche abba Daniele, che lo spirito d’un uomo sia il suo soffio interiore, ciò che muove i suoi pensieri, la sua volontà, i suoi ricordi, i suoi affetti, ciò che muove i suoi occhi e dà il tono alle sue parole: tono dolce o arrabbiato, tono orgoglioso o umile, tono di bontà o di pretesa, di critica e giudizio, o di misericordia.

   

28 Restate

Abba Simone non aveva mai fatto sentire la sua voce. Rifletteva in silenzio. Disse: “Qualcuno mi ha chiesto la differenza tra anima, spirito e corpo. Mi pare sia molto semplice da capire. Quando vedi un uomo morto, vedi il corpo di quella persona. Non ti ascolta e non ti parla. Se l’uomo dorme o è in coma, percepisci che in quel corpo c’è un’anima. Se quello non si mette in relazione con te, sia corpo che anima sono vivi e presenti sì, ma inutilmente”. Ascoltavano, attendendo la continuazione.

29 Restate

Erano tutti interessati. Simone continuò: “Quando quel tale che dorme si risveglia, vedi che ti sorride, o che ti fa il broncio. Bene o male, si è messo in relazione con te. Adesso cominci a vedere o percepire il suo spirito. È il venticello interiore che muove i suoi muscoli ad incontrarsi o a scontrarsi con te. E non solo i suoi muscoli facciali, ma anche i suoi… muscoli spirituali, se potessimo esprimerci in tal modo”.

  

30 Restate

Daniele prese la palla al balzo: “Grazie, abba. Lo spirito dell’uomo è quel soffio impercettibile che, quando incontri qualcuno, ti dà la sensazione di essere da lui amato e accolto, oppure rifiutato e disprezzato. È quel ‘non so che’, che muove l’anima e il corpo a creare un’atmosfera di accoglienza, o quella irrespirabile di rifiuto”. Un’amma provò a dire un esempio: “Vado da un’amica; se percepisco che è umile e mi ascolta senza giudicarmi, le racconto le mie cose. Il suo spirito è accogliente”.

31 Restate

L’abba le rispose: “Hai compreso benissimo. Sentiamo dire talvolta espressioni come questa: ‘Quel tale ha un’aria di superiorità’, oppure: ‘È bello incontrare il tuo abba, perché ha un’aria mite e pacifica’. E ancora: ‘In quell’ufficio tira un’aria di discordia o di dominio, che fa star male!’. In queste frasi potresti tradurre il termine ‘aria’ con ‘spirito’, e allora comprendi la semplicità di quanto abbiamo detto”.

32 Restate

“Abbiamo parlato dello spirito dell’uomo. Se scrivo la parola spirito riferendomi all’uomo, la scrivo minuscola, mentre quando si riferisce allo Spirito di Dio lo scrivo maiuscolo”. La solita amma domandò: “Perché, abba, questa differenza?”. “Lo spirito dell’uomo è qualcosa di umano, mentre lo Spirito di Dio è Dio stesso. «Dio è Spirito» (Gv 4,24), ci ha detto Gesù parlando alla donna di Samaria. Lo scriviamo maiuscolo anche perché, essendo Dio, non è a volte buono a volte cattivo, ma è sempre amore, anche quando corregge castigando. Lo Spirito di Dio è persona che agisce come il Padre e come il Figlio”.

33 Restate

“Lo Spirito Santo è persona divina. Viene dal Padre, perché dal Padre ha origine, e viene dal Figlio, che lo ha ricevuto dal Padre ed è lui che lo soffia sugli apostoli; infatti Gesù ci ha detto: «Verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre» (Gv 15,26). Potremmo dire che è Spirito del Padre e Spirito del Figlio: spirito paterno e spirito filiale. Non possiamo però dimenticare che le nostre parole mai sono adeguate a esprimere la vita divina. Facciamo come possiamo… rischiando sia di comprendere che di farci comprendere in modo inadeguato”.

   

Santo’

34 Restate

L’amma riprese: “E a che pensi con la parola «santo»?”. Abba Daniele non tardò: “Questa parola vuol rendere l’idea di qualcosa o qualcuno che sta sopra le realtà terrestri, al di fuori della nostra portata. Santo è detto di ciò che non dipende e non si fa influenzare da quel che avviene sulla terra, ma ha la sua origine al di fuori, nel cuore di Dio. Vuoi un esempio?”. “Dimmelo, abba”, esclamò l’amma.

35 Restate

“Un esempio concreto? Vedi questo tavolo? Quando io lo muovo, si muove tutto ciò che vi è appoggiato sopra”. L’abba sollevò il vaso di fiori tenendolo in mano, poi disse: “Vedi questo adesso? È staccato dal tavolo. Il tavolo potrebbe anche rovesciarsi, ma questo vaso non ne risentirebbe. È sopra, fuori del tavolo”. L’amma osservava con curiosità. “Forse ora comprendi”, continuò Daniele: “Santo è chi è già in cielo, perciò non reagisce alle azioni e alle intenzioni degli uomini, come t’aspetteresti, perché è mosso dall’alto”.

36 Restate

“Un altro esempio: Qualora io reagissi ad un’offesa impermalosendomi o arrabbiandomi, non sarei ‘santo’; Quando restituisco le offese significa che mi lascio influenzare da ciò che è avvenuto sulla terra. Se mi lasciassi influenzare solo dall’alto, dal Padre che vuol bene ai cattivi e ai buoni, - qualora ce ne fossero -, continuerei ad amare: reagirei benedicendo e amando. In tal caso potrei pensare di essere santo, almeno in quel momento!”.

 

37 Restate

Abba Michele, si sentì sollecitato: “Allora si potrebbe dire che la santità di Dio è descritta così da Gesù: «Il Padre fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). E la nostra santità viene stimolata dall’invito: «A chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello» (Mt 5,40). La santità è visibile, sia per chi la vive che per chi ne gode!”. I due abba spontaneamente si inchinarono l’uno verso l’altro.

38 Restate

Abba Daniele completò: “Ho pensato spesso a Gesù che parla dello schiaffo, che, come risposta, riceve il sorriso dell’altra guancia. Chi non reagisce ad un’offesa con la ripetizione del gesto, costui è santo: risponde solo all’amore che Dio Padre gli fa arrivare continuamente. Non si lascia smuovere, è come il vaso di fiori che sta fuori del movimento del tavolo”.

39 Restate

“L’amore del Padre è perfetto (Mt 5,48). Sai cosa significa? Che è sempre lo stesso in casa mia e in casa tua, non gli manca nulla in casa del malvagio come a casa dell’onesto, puoi vederlo in piazza e dentro un locale privato e un locale pubblico. Perfetto, cioè completo, sempre e ovunque: ha quel che serve a me e a te perché la nostra vita sia completa. Il bello è che Gesù c’incoraggia a vivere anche noi la stessa perfezione!”.

  

40 Restate

Daniele era contento di continuare: “La santità è la perfezione dell’amore del Padre, un amore che ama «cattivi e buoni» (Mt 5,45): prima i cattivi, poi, se ne avanza, anche i buoni. Ne avanza sempre, lo sappiamo! Ma i cattivi hanno la precedenza, perché hanno maggior bisogno di ricevere amore per imparare e ricevere forza a diventare buoni. Dio ama perché è bontà, non perché noi siamo buoni. Dio è santo, e dice anche a noi: «Siate santi, perché io sono santo!» (Lev 11,44)”.

41 Restate

L’amma intervenne di nuovo. “Abba, scusami, a proposito delle ‘arie’ mi sono ricordata di una sposa che parlava allo sposo. Il tono di voce era di pretesa, ma non se ne accorgeva. Lui ascoltava in silenzio. Dimmi se sbaglio: mi pareva che quel tono di voce nascondesse, o rivelasse, rimprovero, e questo ancora orgoglio, giudizio, accusa e infine condanna. Erano tutti spiriti? Come si potrebbero vincere e allontanare?”.

42 Restate

Abba Daniele non si scompose. “Questi spiriti si allontanano quando cominciamo la conversione a Gesù. Non c’è bisogno di un abba esorcista. Puoi suggerire a quella sposa di ascoltare se stessa quando parla, interrogandosi: ‘Quale spirito può ricevere mio marito dalla mia voce? Riceverà uno spirito santo? Gli parrà di essere amato da Dio sentendomi parlare così?’. Vedrai che s’accorgerà di non essere testimone di Gesù e della sua bontà, e inizierà a tenere più stabile nel cuore il ricordo di Gesù”.

43 Restate

L’amma ribatté: “Quella donna mi dirà invece che aveva ragione lei. E difatti anche a me pareva avesse ragione”. L’abba si fece serio: “Sì, per il mondo aveva tutte le ragioni. Ma non aveva né sapienza né prudenza se parlava con spirito di pretesa. Questo spirito, che è un miscuglio di spiriti, mortifica le buone ragioni umane. Dille che quando dice le sue ragioni, le può dire con l’amore di Gesù, con Spirito Santo! Allora suo marito sarà aiutato ad ascoltarle con attenzione”.

  

44 Restate

Abba Michele concluse: “La vita cristiana è vita santa. Vita santa non coincide con l’aver buon cuore. Chi ha buon cuore, talvolta lo ha con qualcuno sì e con qualcuno no, per esempio fuori casa sì e in casa no. Ci sono uomini e donne che hanno buon cuore, ma non sono santi. La santità avvolge chi ubbidisce a Gesù, anzi, chi ha Gesù nel proprio intimo, e lo custodisce. Chi ha in sé Gesù, ha in sé anche il Padre, è tutt’uno con Dio, e quindi è santo! E lo è sempre e ovunque, sia fuori che dentro casa. Anche le sue parole rivelano e offrono santità!”.

‘Spirito Santo’

45 Restate

Abba Gabriele vuole unire ora le parole ‘Spirito’ e ‘santo’: sa che lo Spirito di Dio può essere descritto come quel soffio che muove il cuore di Dio. Sa che per la vita divina noi usiamo parole umane, benché limitate, tuttavia le usa, pur rischiando di coprire la grandezza e la bellezza del mistero: “Lo Spirito di Dio è il respiro del Padre, quel Padre che ama sempre, poiché “Dio è amore” (1Gv 4,8). Il suo amore è vita, quando è rivolto ad un morto o ad uno che ancora non conosce il respiro, ed è accoglienza, protezione, misericordia quando è rivolto al peccatore”.

46 Restate

Abba Michele approvò: “Lo Spirito di Dio è il Soffio che muove il Padre ad amare per primo. Quest’amore assoluto, facendogli donare vita alla maniera divina, gli fa esprimere, - meglio, «generare» -, il Dono d’amore che noi chiamiamo Figlio: anch’egli, venendo dal Padre, è Dio, è «Amore» perfetto, avvolto e sospinto dallo stesso Soffio”.

 

47 Restate

Michele concluse: “Lo Spirito Santo è l’amore del Padre che dà vita al Figlio e lo ama, ed è l’amore del Figlio che si offre e con amore risponde al Padre compiendo i suoi desideri, e quindi obbedendogli. Dice infatti: «Ecco, io vengo, o Dio, a fare la tua volontà» (Eb 10,7.9)”. Compresero tutti che Spirito Santo è amore paterno e amore filiale, e poi ancora, è l’amore che unisce il Padre e il Figlio in un unico amore per noi, per gli uomini. E non cambia di fronte ad uomini cattivi o buoni: è santo! Che cos’è amore? Impossibile dirlo. O meglio, lo diciamo amando.

48 Restate

Uno dei discepoli sbottò: “Insomma, quando si parla di Dio, bisogna parlare sempre di amore? Non ci sono altre parole utili per conoscerlo?”. “No, non ci sono altre parole utili e vere. Per questo Gesù ha dato il suo nuovo comandamento che ti avvia ad amare, anzi, a diventare amore anche tu, desideroso di accogliere con umiltà l’amore degli altri. Riconoscerai così che essi sono dono di Dio per te, superiori a te!”, gli rispose Michele.

49 Restate

E continuò: “Dato che il Padre è amore, e Gesù lo ama e ti ama, e lo Spirito Santo dentro di te brucia di amore, tu non puoi pensare a Dio o parlare di lui in un nessun modo se non amando! E amando anche quando costa rinnegare te stesso: l’amore è sempre accompagnato dalla croce. Se non ami, inutile il tuo parlare di Dio, sarebbe un parlare inutile e dannoso; parleresti a vanvera di ciò che non conosci”. Rimasero sbalorditi tutti, non solo il discepolo che presumeva di poter parlare di Dio senza amare. Lo Spirito Santo è sempre necessario.

  

50 Restate

Quando Gesù ha mandato gli apostoli a battezzare gli uomini di tutti i popoli, ha detto loro di farlo «nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Abba Michele confessò: “Quando sono stato battezzato sono state pronunciate anche su di me queste parole. Io mi trovo dunque immerso, – questo vuol dire «battezzato» -, anche «nel nome dello Spirito Santo». Vi sono ancora immerso, come la frutta sciroppata nel suo sciroppo, e continuo ad assorbire il sapore e la forza della vita e della luce di Dio. Purtroppo me ne accorgo poche volte, perché sono distratto”.

51 Restate

“Cerco di ricordarmelo facendo il segno di croce all’inizio della preghiera, oppure di una qualsiasi occupazione. Facendo il segno, ripeto quelle parole, e così mi ricordo di vivere ogni momento immerso nel Nome delle tre Persone della Santissima Trinità, riempito dal loro amore stupendo”. Intervenne l’amma: “Pronunciamo il nome dello Spirito Santo anche nella breve preghiera del Gloria. Diamo gloria, cioè spazio e importanza, anche allo Spirito Santo, come al Padre e al Figlio Gesù”.

  

52 Restate

Un’altra amma, che non si era mai distratta: “Mi pare importante il fatto che preghiamo con queste santissime parole nei momenti solenni della Liturgia. Viene invocato lo Spirito Santo perché il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue del Signore. E viene invocato anche perché proprio lui unisca in un sol corpo e in un solo spirito chi mangia il Corpo di Cristo. Le divisioni che sorgono all’interno delle comunità ecclesiali sono offesa allo Spirito Santo. È lui che guida e sostiene ogni incontro fraterno dei credenti”.

53 Restate

Michele aggiunse: “Inoltre la lode di Dio nella Liturgia si conclude solennemente: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli»”. “Amen!” acclamarono tutti i presenti alla conversazione. L’abba concluse: “L’unità del Padre e del Figlio è lo Spirito Santo. Ed è lui che unisce anche me al Padre e al Figlio, e unisce noi tutti come fratelli, figli di Dio con Gesù!”.

  

10 Grande sconosciuto?!

54 Restate

Abba Gregorio aveva udito qualcuno dire che lo Spirito Santo è il ‘Grande sconosciuto’. Quel tale diceva così perché convinto che la maggior parte dei cristiani lo ignorasse, e presumeva di essere tra i primi arrivati a conoscerlo. L’abba donò perciò una confidenza personale: “Mia madre non si poneva il problema di sapere chi è lo Spirito di Dio, e nemmeno di definirlo, invece semplicemente lo pregava. Gli diceva: ‘Vieni’. E poi: ‘Entra nel cuore dei miei figli e di’ loro quel che io non so o non posso dire’”.

  

55 Restate

Abba Gregorio ricordava ancora: “Mia madre gli diceva: ‘Tu che sei il Vento di Dio, porta via dal cuore mio e dei miei figli le arie di confusione e di incredulità che avvolgono il mondo’. Era sicura mia mamma. Pregando in tal modo, sapeva chi è lo Spirito Santo: Persona divina cui si può parlare, che può ascoltare, che può intervenire nell’intimo dei cuori degli uomini”.

56 Restate

La mamma di abba Gregorio, donna ancorata stabilmente nella fede, sapeva che lo Spirito di Dio è Potenza di Dio, Potenza d’amore, che può arrivare là dove l’uomo con tutte le sue capacità non potrebbe giungere. La sua preghiera era immediata, così fiduciosa da rendere la sua anima serena, sicura, tranquilla. “Detta la preghiera, non pensava più a quel problema: per lei era già risolto!”, disse Gregorio.

57 Restate

Quella mamma sapeva che anche allo Spirito di Dio si può dar gloria, come al Padre e al Figlio, cioè gli si può dare spazio e peso nella nostra vita, affinché vi possa regnare e in essa cambiare i sentimenti che gironzolano nell’intimo, sostituendo quelli poco rassicuranti e per nulla piacevoli, con quelli di amore, di pace e comunione, di benevolenza e pazienza. Perciò faceva il segno di croce e recitava il Gloria come la nonna e la bisnonna, facendo attenzione a “e allo Spirito Santo”. Per lei non era sconosciuto!

  

11 Paràclito

58 Restate

Uno dei discepoli desiderava conoscere il significato di un termine strano, addirittura cantato in alcuni inni: «Paràclito». «Spirito Paràclito». Che cosa pensare quando ci si imbatte in questa parola? È un termine greco: per tradurlo ci vorrebbe un’infinità di parole. Abba Paolo aveva qualche nozione di quella lingua, e volle aiutare: “Paraclito è colui che è chiamato a starmi vicino, ad assistermi”.

59 Restate

Poi si spiegò: “Se sono triste, Paràclito è colui che mi consola, se sono accusato mi difende, se sono depresso mi tira su, se sono smemorato mi ricorda, se sono senza parole me le suggerisce, se sono pigro mi esorta, se sono tentato mi risveglia l’amore del Padre, se sono confuso mi schiarisce le idee, se ho pensieri impuri mi lava il cervello, se sono distratto e sbadato mi rende attento”.

60 Restate

Abba Paolo quasi si divertiva: “Paràclito è ancora colui che, se sono impigliato dalle cose materiali che passano, mi ricorda la vita eterna, se mi dimentico di Dio mi dà uno scossone, se sono malato mi fa pronunciare il mio ‘eccomi, mi offro a te, Padre’, proprio come Gesù, e se sono vicino a chi soffre mi dà un cuore compassionevole e generoso. E non basta. Dovrei continuare”.

  

61 Restate

Il discepolo ringraziò abba Paolo: aveva parlato con chiarezza. Il termine Paraclito gli è divenuto così familiare, da desiderare di pronunciarlo spesso. Commentò così la spiegazione dell’abba: “Ho capito ‘quasi abbastanza’, anzi, ora so che lo Spirito di Dio è necessario, indispensabile, continuamente. Come la mamma di abba Gregorio anch’io perciò gli dico: Vieni! Mi lascio assistere da te!”.

12 Spirito di verità

62 Restate

Quando Gesù parlava dello Spirito Santo ai discepoli - e lo ha fatto varie volte - lo chiamava anche «Spirito di verità» (Gv 15,26). Un altro discepolo si rivolse ad abba Gabriele con tono interrogativo. L’abba sussurrò: “Ho cercato di capire cosa intendesse dire Gesù con quest’espressione: «Spirito di verità». A Pilato, che chiedeva «Cos’è la verità?», egli ha risposto col silenzio: un silenzio che comunicava più di molte parole (Gv 18,38)”.

63 Restate

Abba Gabriele parlava con disinvoltura: “La «verità» era lui, proprio lui, Gesù, mentre si offriva, innocente, per i peccatori, e portava su di sé il peccato del mondo, mentre cioè amava con l’amore più grande e perfetto. Aveva anche detto ai suoi discepoli: «Io sono la verità» (Gv 14,6)?”. Era sicuro Gabriele che la verità è l’amore di Dio, quell’amore che è divenuto uomo tra noi.

  

64 Restate

L’abba proseguì: “Gesù sapeva che nella sua vita, vissuta senza alcuna diffidenza né disobbedienza verso il Padre, si esprimeva in pienezza l’amore di Dio. La sua vita manifestava quella realtà nascosta che nessuno aveva ancora mai visto, mai contemplato: il volto vero del Padre misericordioso e fedele. Per questo disse «Io sono la verità»”.

65 Restate

Anche abba Daniele era d’accordo: “Gli uomini che vogliono conoscere la vera realtà e i pensieri più profondi che guidano l’universo e spiegano la storia e le vicende di ognuno e il loro significato autentico, devono guardare a Gesù mentre porta su di sé il peccato del mondo: in quel momento sei sicuro che egli è «la verità». Egli mostra a noi l’autentico Volto di Dio e il vero significato di ogni sua creatura”.

66 Restate

Abba Michele, con gioia, volle aggiungere: “Davvero «Spirito di verità» è lo Spirito Santo: in effetti quando egli viene in noi e ci trasforma, anche la nostra vita si conforma a quella di Gesù e diviene verità, perché vive e manifesta qualcosa dell’amore del Padre. È luce che illumina e fa vedere ai nostri occhi colui che nessuno ha mai visto, è rivelazione del vero volto di Dio”.

67 Restate

E completò: “Lo «Spirito di verità», quando lo accolgo, mi rende come Gesù, interiormente simile al Padre. Allora chi incontrerà me, gusterà qualcosa della luce di Dio; chi mi vedrà sarà illuminato e riceverà un po’ della forza d’amare che viene dall’Alto”. Gli abba che udirono diedero con gioia il loro assenso.

  

13 Testimone

68 Restate

Amma Maddalena ascoltava tutto con interesse. Ricordò una frase del Vangelo, e la pronunciò ad alta voce: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio» (Gv 15,26-27). Gli abba rimasero in silenzio: compresero che era un invito a riflettere.

69 Restate

La frase pronunciata dall’amma”, disse abba Paolo, è dono di Dio per questa conversazione. In essa Gesù afferma che lo Spirito Santo è «il Paràclito» ed è «lo Spirito della verità», e ci assicura che è lui che lo manda, e che esso «procede dal Padre». Vediamo così come Gesù vive l’unità nel mistero della vita trinitaria! Dal Padre viene lo Spirito che lui fa arrivare a noi. Le tre Persone divine sono davvero un’unica vita, un unico amore che ci raggiunge. E poi…”.

70 Restate

“E poi Gesù aggiunge che lo Spirito «darà testimonianza di me». Per questo lo ha definito «Spirito della verità»: è lui che testimonia che Gesù è davvero Gesù, cioè la salvezza di Dio per gli uomini. E quando lo Spirito Santo è in noi, noi stessi riconosciamo Gesù come nostra salvezza, nostra vita e nostra speranza. Noi saremo testimoni di questa verità. Anzi, vorrei dire di più…”.

71 Restate

Abba Paolo, dopo essersi raccolto, continuò: “Posso dirvi che io sono stato ispirato a prendere sul serio questa rivelazione. Io testimone di Gesù? In che modo? Ecco: prima di prendere una decisione mi chiedo: questa scelta può dare testimonianza a Gesù? Prima di fare qualcosa mi chiedo: questa cosa darà testimonianza alla sapienza di Gesù? Quando sono vicino ad una persona mi chiedo: il mio modo di ascoltare e di parlare è testimonianza alla mitezza e all’umiltà di Gesù?”. Le amma e gli abba ascoltavano attenti.

  

Detti dei padri del nuovo deserto 01 - 02 - 03 - Abba, Benedici!  -  Abba Bartolomeo (Padre nostro)  -  Gesù, il Nome rivelato  - 

Sentinella vigile  -  Messa - Sono credente? - Credo - Raccontarono  -  Abba, dimmi una parola! (1) -