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OMELIE / Omelie IT

25 feb 2018
25/02/2018  2ª Domenica di Quaresima - B 

25/02/2018  2ª Domenica di Quaresima - B 

1ª lettura Gen 22,1-2.9 * dal Salmo 115/116 * 2ª lettura Rom 8,31b.34 * Vangelo Mc 9,2-10

 

La fede di coloro che si preparano al Battesimo deve essere purificata e rafforzata. Chi si avvicina a Gesù, infatti, spesso coltiva la speranza o la certezza che egli sia pronto ad intervenire per risolvere problemi di salute, di sussistenza o di carenze affettive ecc. Nei primi capitoli del vangelo, San Marco ci presenta Gesù raggiunto continuamente da persone bisognose: egli le ascolta, si lascia muovere a compassione, ma ci fa intendere, o afferma chiaramente, che il motivo della sua presenza nel mondo è un altro. Gli interventi miracolosi ce li offre come segni per facilitare l’accoglienza dell’annuncio del suo «vangelo», la buona notizia della paternità di Dio! Persino i suoi discepoli non comprendono facilmente! Essi sono come assopiti, si lasciano influenzare dalle attese del popolo più che dalle parole del Maestro.

Gesù oggi ne sceglie tre, i primi che l’avevano seguito e a cui aveva dato un soprannome. Si fa accompagnare da essi su di un alto Monte. Ciò che succede lassù è un evento ricco di insegnamenti, di sollecitazioni, di rivelazioni. Dobbiamo accontentarci di evidenziarne soltanto una parte, quella che aiuta i catecumeni a fare un ulteriore passo verso il battesimo, e noi verso una maturazione della nostra fede.

La luce che risplende e si irradia dalla persona di Gesù favorisce i tre discepoli a prendere seriamente quanto udranno e vedranno. Le figure di Elia e di Mosè a colloquio col Maestro, lo spavento, la nube che li avvolge, e, finalmente, la voce dalla nube, sono messaggi che toccano la mente e il cuore dei tre uomini! Essi non capiscono tutto subito, anzi, sembra proprio che non abbiano capito nulla: Pietro infatti sta pensando ad un futuro di benessere senza problemi.

Scendendo dal monte Gesù offre loro «la chiave di lettura» dell’avvenimento alludendo alla propria risurrezione dai morti. Noi abbiamo ascoltato questo vangelo dopo il brano della Genesi che narra un fatto ben presente alla mente e alla fede dei discepoli: Abramo, padre nella fede, è pronto ad offrire il proprio unico figlio in sacrificio! La fede di Abramo è la vera fede, quella che Dio gradisce. I discepoli di Gesù devono raggiungere la statura di quella fede; i credenti non saranno veri credenti finché non riconosceranno in sè la stessa disponibilità all’obbedienza dimostrata da quel patriarca! Coloro che si preparano al battesimo devono essere pronti non tanto a ricevere benefici, quanto a consegnarsi del tutto alle mani paterne di Dio! Fede non è anzitutto credere che Dio ci può aiutare nei nostri bisogni, - questa è la fede comune a tutti, anche ai pagani -, ma essere pronti a donare a lui la nostra vita, a cercare la sua Parola per realizzarla, ad ubbidirgli, collaborando così ai suoi disegni e progetti!

I discepoli dovranno anzitutto offrire il loro Maestro, Gesù: egli morirà, sarà ucciso. Essi non dovranno vedere la sua morte come disgrazia, ma come sacrificio, sacrificio suo, ma anche sacrificio loro. Essi stessi offriranno al Padre l’avvenuta morte del Figlio, e si uniranno a lui con l’offerta di se stessi! La morte di Gesù sarà “preziosa agli occhi del Signore”, e così l’offerta della vita dei discepoli! Questi non temeranno di offrirsi, perché, come dice San Paolo, “Dio è per noi” e perciò nessuno potrà essere “contro di noi”!

Sul monte è risuonata la voce di Dio, che ha indicato Gesù come suo “Figlio”, come il “prediletto”, come la sua “compiacenza”! Queste tre parole fanno evidente allusione ad altrettante figure di cui parla la Scrittura: il “Figlio” è il Re messianico cui accenna il salmo secondo! Il “prediletto” è il figlio amato di Abramo, portato da lui sul monte per il sacrificio! Colui di cui Dio “si compiace” è il servo che prende “su di sé l’iniquità di noi tutti” e ne porta le conseguenze.

Ora i tre discepoli possono finalmente dire di conoscere Gesù. Lo conoscono in modo nuovo, anche se non c’è più la luce sfolgorante sul suo volto, anche se sono scomparsi Mosè ed Elia, anche se si è dileguata la nube! Ora essi vedono Gesù nella sua identità più profonda, quella degna di possedere il loro cuore e la loro vita. Essi ora cominciano ad ascoltarlo con attenzione nuova: la voce dalla nube aveva detto proprio così: “Ascoltatelo”! Ora attendono dalle sue labbra le parole di Dio! Le attendono per viverle.

Ci prepareremo a rivivere la grazia del battesimo ascoltando i desideri di Gesù, senza più badare a nostre convinzioni o sentimenti. Quanto abbiamo visto e udito sul Monte ci assicura che Gesù non ci inganna, che è lui la nostra vera vita! Voglio dire anch’io: “Io sono il tuo servo, Signore!”.

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