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OMELIE / Omelie IT

25 dic 2018
25/12/2018 - Natale del Signore - C

25/12/2018 - Natale del Signore - C

 

Notte   Isaia 9,1-3.5-6            Sal 95/96        Tito 2,11-14    Luca 2,1-14

Aurora   Isaia 62,11-12           Sal 96/97        Tito 3,4-7        Luca 2,15-20

Giorno     Isaia 52,7-10           Sal 97/98        Ebrei 1,1-6      Giovanni 1,1-18

 

Cantate al Signore un canto nuovo! Il salmo tra le letture ci invita a rinnovare il nostro canto, i motivi di gioia e i modi di esprimerla. Il canto dev’essere nuovo perché la vita è cambiata, perché essa può contare su nuove basi, può contemplare nuovi orizzonti.

La lettura di Isaia infatti ci descrive il mondo nuovo, che in questa Notte ha preso il via, come un luogo luminoso che sostituisce una tenebra profonda. Vien ripetuta la parola “Luce”, sinonimo di gioia, Gioia che fa cantare. Tutta questa novità viene dal Bambino “nato per noi”, un figlio che “ci è stato dato”. È lui la novità che nessuno può né descrivere né comprendere esaurientemente. Noi sappiamo più di quanto non sappia Isaia, anche se forse gioiamo meno di lui. Egli viveva nell’attesa, nella speranza; soffriva la situazione tenebrosa, ma annunciava la fedeltà di Dio che doveva manifestarsi in modi poveri, e nello stesso tempo evidenti, a tutti, modi meravigliosi, duraturi. Parla di un bambino, ma “Principe della pace”, di un figlio, ma “Consigliere ammirabile”, addirittura “Dio potente”!

Noi lo conosciamo, o perlomeno dichiariamo di conoscerlo, eppure ci ritroviamo a vivere come non fosse tra noi, rimanendo curvi sui nostri problemi, fermi alle nostre scelte, decisi e convinti delle nostre sicurezze. Questa Notte forse ci lasciamo commuovere un po’. Davanti a questo Bambino, che diventerà grande, abbandoneremo un po’ della nostra superbia, della nostra sicurezza. Potremo iniziare il canto nuovo, prima di tutto senza parole, poi con espressioni che fanno eco a quelle degli angeli.

Gli angeli uditi dai poveri, i fuori casta, i pastori che vegliavano nella notte, iniziano il canto nuovo. Essi ci vengono in soccorso: non hanno bisogno di un Salvatore, eppure sono contenti per noi. Sono animati da una santa invidia, perché vedono Dio impegnato a donare un così grande amore a noi uomini, peccatori per giunta, mentre essi, gli angeli, non ne avranno beneficio. Nella loro meraviglia essi cantano il canto che dice chi è colui che è nato: egli è la gloria di Dio.

Dio riceve gloria da quel Bambino: sarà lui a far conoscere il vero volto del Padre, sarà lui a renderlo amabile a tutti gli uomini, sarà lui a portare in terra il suo perdono e la sua misericordia, sarà lui a farci conoscere la fedeltà del suo amore. Sarà quel Bambino a effondere sulla terra lo Spirito del Dio santo e ad immergervi gli uomini. Egli è gloria vera per il Dio vero. Tale gloria penetra nel più alto dei cieli, negli ambiti più profondi della vita che l’uomo attende e delle sue aspirazioni che sfiorano e penetrano l’eternità.

E ancora gli angeli, aiutati dalle profezie, vedono già la terra immersa nella pace. La terra è perenne sorgente di guerre, di discordie, di liti, di disunioni, perché su di essa si muove con molti mezzi l’egoismo degli uomini. Su questa terra viene la gloria di Dio, e perciò in essa comincia a correre l’amore. L’amore è nel cuore del Padre, e sulla terra nasce dalla fede, e prima di tutto dalla fiducia che il Bambino ripone nel Padre suo. Gli uomini sono amati da Dio, anche se non lo sanno: ora cominciano a saperlo: sono amati!

Quante sofferenze e quanti vuoti nei cuori e negli animi degli uomini: derivano da carenze di amore dei genitori, da carenze affettive nella storia dei singoli, delle famiglie e delle comunità. Quanti popoli, che non sanno d’essere mai stati amati, soffrono di queste carenze e ne portano le conseguenze, che improntano la loro vita con incapacità di convivenza a tutti i livelli! Ebbene, ecco oggi la pace, ecco colui che riempie i vuoti d’amore nei singoli cuori di chi è curvo su se stesso perché non è mai stato amato, ecco colui che riempie i vuoti d’amore di intere famiglie e di quei popoli che hanno sempre servito divinità senza cuore, incapaci di dare e di chiedere amore. Oggi la luce fa apparire il vero volto di Dio, cosicché lo vediamo Padre, e la stessa luce illumina i volti umani, tanto da vederli fratelli. Questa notte il Bambino permette a molti di riabbracciarsi, perché dopo anni, dopo secoli, si riconoscono fratelli alla luce che egli accende nel mondo!

Ci facciamo piccoli come i pastori, per ascoltare il canto e partecipare alla gioia degli angeli. Come i pastori ci lasciamo cambiare la vita: a questo ci esorta pure San Paolo. Se il bambino è nato, se egli è la gloria di Dio e la pace, noi non continuiamo più a fare i mocciosi. Diventiamo annunciatori della luce e della pace, permettendo sia alla luce che alla pace di riflettersi dal nostro volto sulla vita di chi ci passa accanto.

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