OMELIE / Omelie IT
27 apr 2025 27/04/2025 - 2ª Domenica del tempo Pasquale - anno C
27/04/2025 - 2ª Domenica del tempo Pasquale - anno C
di Gesù misericordioso
Iª lettura At 5,12-16 dal Salmo 117 IIª lettura Ap 1,9-11.12-13.17.19 Vangelo Gv 20,19-31
Oggi è l’ottavo giorno dalla Risurrezione di Gesù. Egli ha atteso questo giorno per farsi presente ai suoi apostoli per la seconda volta, e in tal modo ha inaugurato il ritmo che gli apostoli stessi continuarono e ancora noi rispettiamo riunendoci settimanalmente nel giorno che chiamiamo domenica.
Il primo incontro di Gesù risorto con i suoi, ancora impauriti e deboli di fede, è stato scandito dal suo ripetuto saluto “Pace a voi”. Con questa benedizione ha voluto e vuole renderci partecipi del dono che egli stesso ha ricevuto dal Padre: la vita gloriosa, e, prima di questa, il mandato di venire nel mondo per salvarlo e cambiarlo.
“Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”, dice completando la seconda volta. Il Padre ha mandato Gesù perché faccia conoscere la bontà e la misericordia di Dio per ogni singola persona, in modo che ognuno di noi sappia di essere amato di un amore insuperabile, perfetto, tenero, fedele. Chi lo saprà, godrà la gioia vera, potrà farsi strumento di comunione e di pace con tutti. Inoltre il Padre ha mandato Gesù perché ci unisca tutti, noi credenti in lui, come un unico gregge, o come un unico corpo formato di varie membra diverse, ma completantisi l’una con l’altra.
La terza volta, Gesù non ha più usato parole, ma ha alitato lo Spirito Santo verso gli apostoli, perché abbiano in se stessi la sua stessa forza e la sua stessa vita, e così non resti un sogno quanto egli ha detto, ma si concretizzi ogni giorno.
L’ottavo giorno Gesù ripete la stessa benedizione. Sembra quasi volerci indicare che, ogni volta che noi celebriamo il memoriale della sua risurrezione, possono ripetersi le stesse parole e gli stessi gesti. Ma questa volta egli anzitutto si accorge della presenza di Tommaso, e se ne accorge perché questo discepolo esprime tristezza, con il volto cupo, perché nel cuore non ha fede. Prima di procedere, Gesù vuole ricuperarlo alla fede e alla comunione; vuole essere da lui riconosciuto come il risorto che dà vita nuova, gioiosa, libera e in comunione con tutti gli altri discepoli.
Se qualcuno nell’assemblea eucaristica non crede e non è in comunione, non è possibile godere della presenza di Gesù e non è possibile ascoltarlo con gioia. Chissà, è forse per questo che le nostre comunità sono senza entusiasmo, senza gioia, senza forza per trasmettere la bellezza della fede? Che sia per questo che molti guardano l’orologio durante l’eucaristia domenicale, e non godono di Gesù in essa? E che qualcuno partecipa solo se ha la speranza di gratificazione per qualche servizio da svolgere? Sarà per questo che molti predicatori, vedendo freddezza e disinteresse alla Parola di Dio, si sentono frenati e incapaci di parlare con chiarezza della bellezza dei misteri del Signore?
Bisognerebbe consigliare tutti i cristiani di confessare spesso i propri peccati, per alleggerire la celebrazione domenicale di un grande peso. Anche questo Gesù ha fatto quando si è presentato risorto: ha dato agli apostoli la prerogativa di poter donare il suo perdono ai fratelli. E perciò è chiaro che egli desidera e spera che i cristiani corrano a riceverlo.
La fede in Gesù risorto cambia la vita dei credenti. Essi non sono più soltanto immersi nel mare di problemi e di interessi di questo mondo e di questa vita terrena, ma vivono una dimensione superiore, nuova, bella e santa.
La prima lettura ci presenta Pietro, occupato e preoccupato solo di annunciare il vangelo e far conoscere Gesù, perché non c’è altra vita per l’uomo.
E la seconda lettura ci accosta alle visioni di Giovanni raccontate nell’Apocalisse. Pur nella sofferenza della sua prigionia egli continua a godere, ad adorare e a ubbidire al Signore Gesù, che lo visita proprio nel giorno che già è chiamato “giorno del Signore”! Questo giorno prezioso vogliamo proprio dedicarlo con perseveranza e decisione ad ascoltare, ad amare e servire il nostro Signore.
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