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OMELIE / Omelie IT

24 gen 2016
24/01/2016 - 3ª domenica del T.O. - C

24/01/2016 - 3ª domenica del T.O. - C

Preghiera per l’unità dei cristiani

1ª lettura Ne 8,2-4.5-6.8-10 * dal Salmo 18 * 2ª lettura 1Cor 12,12-31 * Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21

 

Il libro di Neemia ci racconta un avvenimento di grande emozione per tutto il popolo d’Israele. Dopo il ritorno dalla deportazione a Babilonia, in cui per circa settant’anni esso aveva vissuto la schiavitù, viene ritrovato il libro sacro, che ormai non si sperava di poter rileggere. Uomini e donne vengono chiamati in piazza ad ascoltarlo fin dal mattino presto. E tutti ascoltano, sapendo che la Parola di Dio è un suo messaggio che va diretto al cuore per cambiare la nostra vita. Per questo essi godono: Dio li considera ancora degni di essere in comunione con lui. E piangono, quando scoprono che la vita è ancora lontana dal desiderio di Dio e comprendono che le sofferenze quotidiane sono causate dalla disobbedienza alla sapienza divina che la Parola rivela. Poter ascoltare la Parola è in ogni caso grande festa e tutti ne devono fare esperienza: chi può deve provvedere perché tutti, anche coloro che non possono permetterselo, possano gioire. E Neemia termina il suo discorso con la bella esortazione: “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”. Godere di Dio e del suo amore ci dà coraggio di vivere anche nei momenti bui e nei giorni di sofferenza. Tutta questa pagina ha ispirato la Chiesa, o meglio, i nostri pastori, fin dall’antichità, ad invitare con forza i singoli fedeli a partecipare, tutte le domeniche, alla celebrazione eucaristica, che inizia sempre con la lettura e la spiegazione delle sacre Scritture. I credenti hanno bisogno ogni giorno di forza interiore per essere fedeli al Signore, per partecipare alla missione di tutta la Chiesa nel mondo sempre ostile: questa energia la trovano nella gioia che viene dall’ascolto della Parola del nostro Dio.

Gli ebrei hanno continuato l’ascolto del Libro ogni sabato nelle sinagoghe. Anche Gesù partecipava a questa tradizione, tanto che l’evangelista Luca ci dice che egli “secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga”. E anche lui, che ormai aveva raggiunto i trent’anni, si alzò a leggere e anche a spiegare agli altri le parole profetiche. Il vangelo di oggi narra quanto è successo un sabato a Nazaret, dov’era tornato dopo che egli già si era manifestato nella cittadina di Cafarnao, ove in precedenza si era trasferito con la madre e alcuni parenti. Entra in sinagoga; ad un certo punto si alza, gli viene dato il rotolo di Isaia aperto sul brano con cui il profeta annuncia la gioia che il Messia diffonderà alla sua venuta. Le parole che Gesù proclama entrano nei cuori attenti, ma soprattutto lui ne è toccato. Egli percepisce e ormai è sicuro che quelle parole lo riguardano direttamente. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. Non va più avanti, si ferma qui. Non legge la frase che il profeta aggiunge; potrebbe essere fraintesa: “Il giorno di vendetta del nostro Dio”. Evidentemente Dio vuole vendicarsi verso il nemico, che ha fatto e continua a far soffrire i fedeli: ad essi solo la gioia e la speranza.

Gesù sa d’essere venuto e di essere stato mandato dal Padre per inaugurare la festa, la festa di Dio con gli uomini e degli uomini rassicurati dalla presenza di Dio nella loro vita. E dice perciò con sicurezza: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. “Oggi” è la parola che ripete quella degli angeli a Betlemme, che avevano assicurato i pastori: “Oggi è nato per voi un Salvatore”. È l’oggi della salvezza, un oggi che comprende anche questo giorno del duemilasedici. Quello che Gesù dice è per me, sempre. Ed è sempre un dono, annuncio di salvezza. Per questo non ci stanchiamo di ascoltarlo, non ci allontaniamo dalla sua Parola, cerchiamo di conservarla nel cuore, di essere presenti quando viene annunciata e di rileggerla nei momenti vuoti, di attesa, ogni giorno, come ci raccomanda continuamente papa Francesco.

È l’ascolto della Parola di Gesù che dà vita al Corpo di Cristo, alla Chiesa. Senza le rivelazioni, le consolazioni, le esortazioni, le promesse che vengono dalla sua Parola, dove prenderemo la forza di aiutarci, sopportarci, donarci reciprocamente i doni di Dio che abbiamo ricevuto ed essere così un sol cuore e un solo spirito? Usando l’immagine del corpo, San Paolo ci ha detto chi noi siamo. È un’immagine eloquente e molto facile per tutti. Essa spiega le differenze che ci contraddistinguono e le rivela, non come occasioni di invidia o stimoli alla gelosia, ma come motivo di riconoscenza al Signore. A me è dato qualcosa per l’utilità e l’edificazione degli altri, e agli altri è dato ciò che può contribuire alla mia vita e alla mia santità. Il mio amore al prossimo, che siete voi, mi stimola quindi ad approfittare di ogni occasione per farmi istruire e rafforzare nella fede dalla Parola. Mio proposito e mia gioia è perciò essere sempre presente all’appuntamento domenicale. Io sono qui per voi. E dico grazie a voi che siete qui per aiutare me.

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