OMELIE / Omelie IT
26 gen 2014 26/01/2014 - 3ª domenica del T. O. - Anno A
26/01/2014 - 3ª domenica del T. O. - Anno A
1ª lettura Is 8,23b - 9,2 * dal Salmo 26 * 2ª lettura 1Cor 1,10-13.17 * Vangelo Mt 4,12-23
Abbiamo appena terminato la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ma non è finito il nostro dovere di perseverare in questa preghiera, e soprattutto non termina mai il nostro impegno di essere sempre attenti a conservare quell’unità che Gesù stesso ci ha ottenuto con la sua preghiera. Oggi San Paolo esorta anche noi, come ha esortato i Corinzi, a non cedere alle tentazioni di divisione che sempre fanno capolino nelle comunità dei credenti. I cristiani, per il fatto che sono cristiani, non sono immuni dalle tentazioni che avevano prima di convertirsi, prima di accogliere Gesù nella propria vita. Invidia, gelosia, vanagloria e ambizione sono strade comuni e facili percorse dal divisore, per impedire ai credenti di essere manifestazione del Dio dell’amore e della pace. I credenti, cui preme la gloria di Dio e che vogliono fare la sua volontà, cercano in ogni modo di conservare l’unità della propria comunità e della Chiesa intera. Ne va della gloria di Dio e della testimonianza del suo amore. I cristiani di Corinto amavano vantarsi di essere discepoli dell’uno o dell’altro dei predicatori del vangelo passati nella loro città: in tal modo il predicatore diventava più importante di colui che li ha salvati con la sua morte in croce, che quegli stessi predicatori predicavano! A pensarci bene è un’assurdità. Ed è la stessa assurdità in cui anche noi talora cadiamo: i vari gruppi di credenti, se si oppongono l’uno all’altro, disonorano il Signore. Se invece di godere l’uno della fedeltà e dei carismi dell’altro, fanno a gara a biasimarsi o denigrarsi, è segno che non seguono Gesù Cristo, non lo amano e nemmeno lo servono: rendono “vana la croce di Cristo”.
Egli è destinato da sempre, come proclama il profeta Isaia, ad essere luce per “il popolo che camminava nelle tenebre”, ad essere gioia per gli oppressi incapaci di liberarsi da soli dalla schiavitù. Egli comincia a farsi conoscere nelle città della Galilea, o meglio, a far conoscere con parole e segni l’amore di Dio per tutti. A tutti annuncia che è già iniziato il Regno di Dio: per goderne i benefici bisogna convertirsi. Questo è il suo invito continuo, un invito che egli rivolge in molti modi a tutti quelli che l’ascoltano. “Convertitevi”: cambiate il vostro modo di pensare e di ragionare, perché il re è già venuto, non lo dovete più attendere. Potete già subito accoglierlo e ubbidirgli, potete subito adesso seguirlo: cambierà anche il vostro modo di vivere. L’invito che Gesù rivolge a tutti diventa un invito personale per qualcuno, per Simone e Andrea, per Giacomo e Giovanni. Essi stavano al loro posto di lavoro e lavoravano con alacrità, non avevano tempo da perdere. Gesù li preferisce ad altri, ai molti sfaccendati della città di Cafarnao. Li chiama: “Venite dietro a me”. Essi comprendono che il regno dei cieli annunciato deve essere preso sul serio seguendo il re che li chiama. Lo seguono, lasciando tutto quello che li teneva occupati, lavoro, affetti familiari, impegni sociali.
Il loro esempio ha trascinato moltissimi lungo i secoli, ed ora è ancora un esempio per noi. Attendiamo che Gesù ci chiami? Certamente è necessario che lui chiami. Noi dobbiamo essere in ascolto attento. Chissà, forse egli ha già chiamato e noi abbiamo fatto i sordi, oppure gli abbiamo detto «aspetta un po’»? Gesù chiama molti, chiama sempre a seguirlo. Non dobbiamo attendere una voce dal cielo, perché egli si serve di voci normali, di fatti e situazioni che hanno bisogno di lui. E queste sono molte ogni giorno. Egli può chiamare ad essere suoi collaboratori per un momento, oppure per tutta la vita. Ai primi due ha detto: “Vi farò pescatori di uomini”. Un nuovo incarico duraturo, un nuovo lavoro che esige di lasciare il vecchio. Pescatori di uomini,… è come dire: «gli uomini stanno per affogare, sono perduti, c’è bisogno di salvarli, di tirarli fuori dal mare di guai in cui si trovano». Chi vuole salvare gli uomini deve seguire Gesù. Egli è l’unico salvatore, ma si serve di chi sta dietro a lui. Egli chiama, egli ha chiamato me, egli ha chiamato anche te. Gli stai vicino? Gli offri la tua disponibilità, il tuo tempo? Che cos’hai fatto con lui oggi? Hai fatto qualcosa per lui? Una volta un giornalista voleva interrogare suor Teresa di Calcutta, ma lei lo precedette e gli domandò: “Cos’hai fatto per Gesù?”. Questa domanda ci accompagni questa settimana. Le grandi chiamate del Signore le percepiamo se ci abituiamo a rispondere a quelle che paiono piccole, di ogni giorno. Oggi voglio fare qualcosa per te, Gesù, e con te. Tu sei importante per me, e io sono importante se sono utile a te e al Regno che tu vieni ad inaugurare. Ecco la mia conversione: ciò che farò oggi lo farò con te e per te! E per non diventare fautore di divisioni nella tua Chiesa, ogni cosa che farò, la realizzerò badando a rimanere unito ai tuoi fratelli!
- 12TO03A2014(31,74 K)
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