OMELIE / Omelie IT
10 nov 2019 10/11/2019 - 32ª Domenica Anno C
10/11/2019 - 32ª Domenica Anno C
Giornata di Ringraziamento
1ª lettura 2Mac 7,1-2.9-14 * dal Salmo 16 * 2ª lettura 2Ts 2,16 - 3,5 * Vangelo Lc 20,27-38
“Non di tutti infatti è la fede”: con queste parole San Paolo spiega il motivo di molte sofferenze cui vanno incontro i cristiani. Essi vengono a trovarsi in mezzo a “uomini perversi e malvagi”, che sono così perché appunto non hanno fede. La fede genera amore, la fede genera sapienza e cultura orientata a cercare la pace e le opere di bene, la fede cerca il conforto per tutti, la fede mette l’uomo in ricerca delle occasioni per donare se stesso. La fede infatti è dono del Dio dell’amore, il Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ha offerto se stesso per gli uomini peccatori.
Chi crede diventa capace di offrirsi e trova la sua gioia nel potersi donare.
“Non di tutti infatti è la fede”: quando un credente vive in mezzo a persone non credenti ha la sensazione di trovarsi come agnello in mezzo a lupi. Chi non crede, infatti, si sente a proprio agio nel disprezzare, limitare, condizionare e anche far soffrire i credenti. Questa non è una novità: la storia è ricca di esempi grandi e piccoli, vicini e lontani, passati, recenti e contemporanei. San Paolo non si lascia spaventare da questa situazione. Egli sa che il Signore è fedele e quindi dà forza e custodisce dal maligno; egli ci protegge in modo che l’odio che ci circonda non entri nel nostro cuore, e in modo che l’incredulità che ci procura sofferenze non prenda radice in noi. L’apostolo raccomanda soltanto la preghiera: una preghiera che non chiede al Signore di essere privati della persecuzione, ma che essa torni a vantaggio dell’annuncio del vangelo e della gioia di coloro che lo accolgono!
Di persecuzione parla la prima lettura, presentando un caso avvenuto durante il regno di Antioco Epifane meno di due secoli prima di Cristo. Sette fratelli con la loro madre, costretti a disobbedire alle loro leggi religiose, che - del resto - non facevano del male a nessuno, costretti ad andare contro coscienza per disprezzare il Dio dei loro padri, si lasciarono piuttosto torturare ed uccidere.
In questa situazione vennero a trovarsi i cristiani non solo ai tempi di San Paolo, ma ancora e sempre. Penso a molti credenti che soffrono per la fede, perché ogni loro scelta si scontra quotidianamente con modi di pensare e di fare che disprezzano i loro principi, sia quelli che riguardano la vita di famiglia, sia il rispetto della vita e la purezza del cuore e del corpo che l’onestà e generosità nel trattare denaro e ricchezze: e questo semplicemente perché il mondo disprezza Gesù.
“Non di tutti infatti è la fede”. Gesù stesso ha sofferto per la bellezza della sua fede in Dio Padre, amico dell’uomo, desideroso di ricuperare i peccatori. Anche di fronte a lui c’era chi non voleva credere. La fede impegna tutto, anche la ricchezza: perciò i detentori della ricchezza non volevano credere alla rivelazione dell’eternità della vita, quindi all’esistenza di paradiso e inferno. I sadducei raccoglievano appunto i più ricchi di Gerusalemme: sono questi che vogliono mettere in difficoltà la fede di Gesù e di tutto il popolo con un loro ragionamento di comodo. Essi, proprio per comodità, non accettavano come Parola di Dio se non i primi cinque libri delle Sacre Scritture, pensando che in esse non si accenni ad una vita futura. Gesù però sa leggere la Parola di Dio con amore e con intelligenza, e quindi anche nei primi libri legge il disegno del Padre di averci come figli per tutta l’eternità. Egli non ha creato gli uomini per abbandonarli alla morte, ma per tenerli davanti a sé per sempre: che amore sarebbe altrimenti il suo amore? Che fedeltà sarebbe la sua? Dio non è Dio dei morti, cioè del vuoto, del nulla, ma è il Dio della vita e dei viventi. Per lui noi non moriremo mai, anzi, quando passeremo all’altro mondo la nostra vita non avrà più quei limiti che le cose di questo mondo le impongono. Nell’altro mondo il nostro amore non sarà più limitato a qualche persona, ad una moglie o ad un marito, ma parteciperemo alla pienezza dell’amore del Padre!
E Gesù poi gode di farci intuire che a qualcuno già fin d’ora viene concesso di avvicinarsi a questa dimensione dell’amore: c’è chi rinuncia al matrimonio (scelta inaudita fino allora!) per annunciare al mondo che ci sono dimensioni diverse dell’amore, le dimensioni di Dio, e per profetizzare la vita futura. La verginità donata e accolta per amore di Gesù è un annuncio concreto della risurrezione che attendiamo tutti. E se attendiamo la risurrezione non ci lasciamo dominare dalle ricchezze e dagli onori di questo mondo, ma staremo saldamente attaccati alla nostra fede, anche a costo di soffrire, anche a costo di subire derisioni e sopportare ingiustizie.
Oggi rinnoviamo la decisione di vivere la nostra fede seriamente: ci aiuta l’esempio di una moltitudine di martiri, la notizia delle sofferenze di molti nostri fratelli sparsi nel mondo e la presenza in mezzo a noi di persone che hanno rinunciato al matrimonio per rendere evidente l’annuncio della risurrezione!
1ª lettura Sap 11,22 - 12,2 * dal Salmo 144 * 2ª lettura 2Ts 1,11 - 2,2 * Vangelo Lc 19,1-10
San Paolo ci confida quali desideri egli esprime nella sua preghiera: vorrebbe che la nostra vita di credenti abbia come frutto la gloria di Gesù, nostro Signore. A noi, tanto immersi nelle cose di questo mondo e preoccupati della salute, del piacere e del benessere materiale, può sembrare strano che si possa desiderare « soltanto » la gloria di Gesù! Chi però comincia a farlo scopre che non c’è gioia più grande e profonda, non c’è benessere e comunione più bella che quella che nasce proprio dall’essere orientati decisamente a portare Gesù nei cuori degli uomini! È in essi che egli trova la sua gloria, il suo spazio preferito, perché la sua vita continua a realizzarsi quando egli entra in una vita: la salva dalla solitudine e dall’oppressione del vuoto, la libera dai desideri di male, la risana, la riempie. Unisco con gioia la mia preghiera a quella dell’apostolo, e chiedo a te di fare altrettanto!
San Paolo ci avverte pure che qualcuno usa il nome di Gesù per confonderci e turbarci. Chi può essere? Sono quelli che divulgano visioni e ispirazioni per diffondere ansia e attese del Signore, come se venisse per castigare e rovinare. Noi il Signore lo vogliamo invece attendere con gioia, perché egli viene a liberarci dal nostro male e a rivestirci della sua gloria!
Un esempio di come è bella la venuta di Gesù ci viene annunciato oggi dal vangelo. Quando passa per Gerico Gesù non si compiace della folla che vuole vederlo, e - diremmo oggi - stravede per avere i suoi autografi. Quella folla infatti non vuole aver bisogno di lui come medico di anime, come amico dei peccatori, venuto a risanare i cuori dall’influsso del peccato. Egli invece cerca chi sa d’essere peccatore. Ed ecco, nascosto tra i rami d’un albero, proprio un peccatore che vuole almeno vederlo: è salito in luogo così insolito perché tutti lo rendono consapevole d’essere indegno di incontrare Gesù. Non osa avvicinarsi in altro modo. È Gesù che vuol farsi vicino a lui. Il peccatore gli ubbidisce e scende in fretta dall’albero. La grande gioia che egli prova è frutto di questo primo incontro sulla strada, in mezzo a quella folla che ora giudica e disprezza Gesù, proprio perché ha voluto incontrare colui che tutti rifiutavano, colui che aveva bisogno di conoscere l’amore del Padre.
Con la gioia nel cuore il peccatore accompagna Gesù in casa propria. Grazie all’amore del Signore, Zaccheo diventa capace di ignorare quanto pensano e giudicano tutti gli altri! Chissà come, l’aver accolto Gesù cambia anche il suo modo di considerare i poveri e il denaro. Il denaro e la ricchezza assumono nuovo valore per lui: non più padroni dei pensieri e del cuore, diventano strumento del suo nuovo amore per Gesù! I poveri e i defraudati si possono sentire amati, amati da Dio, attraverso quel denaro che viene distribuito e che non distrugge più i rapporti tra gli uomini, ma comincia a costruirne di nuovi.
L’aver accolto Gesù ha dato a quell’uomo finalmente la gioia di godere della sua città, mentre prima doveva temerne il disprezzo. L’aver accolto Gesù ha ricostruito la sua identità, quella stessa significata dal suo nome: “puro”! Prima dell’incontro con Gesù questo nome suonava completamente sfasato. Ogni volta che veniva chiamato per nome egli si sentiva deriso: il nome contraddiceva la realtà della sua vita. Ora, invece, quando è chiamato per nome non si deve vergognare di se stesso!
Gesù ha operato un enorme cambiamento con la sua semplice presenza! Zaccheo ora è salvo: non è più schiavo né del denaro né dei giudizi degli uomini. Accogliendo Gesù quest’uomo è diventato libero, e la libertà gli ha dato gioia grande. Egli è come la pecora ritrovata che gode della stessa gioia del pastore che la riporta a casa, al sicuro, nella compagnia e comunione con le altre pecore!
Vieni Gesù, vieni anche per incontrare me. Ti rivolgo anch’io la preghiera del libro della Sapienza. Sono un peccatore, sono consapevole dei tuoi rimproveri, ma godo della tua compassione: Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato. … Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita!
Accolgo Gesù, e così rivedrò con lui tutta la mia esistenza e crescerò nella libertà interiore, libertà da tutti i giudizi che gli uomini potranno esprimere. Con la mia accoglienza di Gesù e obbedienza a lui io stesso diventerò un segno, anche contraddetto, per gli uomini che ancora attendono e sperano una vita più piena e una gioia profonda!
- 55_TO32C2019(33,28 K)
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