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OMELIE / Omelie IT

07 gen 2024
07/01/2023 - Battesimo del Signore - anno B

07/01/2023 - Battesimo del Signore - anno B

Iª lettura Is 55,1-11 dal Salmo 12 IIª lettura 1Gv 5,1-9 Vangelo Mc 1,7-11

Oggi è Isaia che ci introduce alla festa del Battesimo del Signore con un invito gioioso. L’invito viene da Dio stesso, che vede la fame e la sete del nostro cuore, e si offre a noi per saziarci e dissetarci, per avvolgerci cioè con il suo amore, un amore gratuito e generoso. Per correre verso di lui è necessaria una conversione dei nostri desideri e dei nostri pensieri. Noi li abbiamo diversi da quelli di Dio, e per questo sperimentiamo sofferenza e morte. Accogliendo la sua Parola, vivremo e potremo godere la vita nuova e vera, sicura, com’è sicuro il raccolto dopo la pioggia, e il pane dopo il raccolto.

Le parole di Isaia venivano proclamate già da alcuni secoli, quando Giovanni, presso il fiume Giordano, invitava tutti ad operare finalmente il cambiamento dei desideri e dei pensieri, perché si era fatto presente colui che, dopo aver portato via sulle sue spalle il peccato dal mondo, offre gratuitamente l’acqua e il pane della vita.

Giovanni ci invita a guardarlo, ad aderire a lui, che, per mostrarci il suo vero amore, si pone con decisione in mezzo ai peccatori. Egli non ha paura di venire a contatto con loro, anzi, si immerge nella stessa acqua che lava i loro peccati. Quell’acqua non riuscirà a renderlo impuro, invece lui, con la sua santità, purificherà l’acqua e coloro che vi si sono immersi. Egli si fa «peccatore», senza peccare, senza allontanarsi dal Padre, che lo presenta come suo «Figlio amato» con la sua voce forte e misteriosa, che viene dall’alto, dai cieli squarciati. Persino una colomba scende verso di lui, e scende a posarsi su di lui per rimanervi, una Colomba nella quale tutti hanno visto la figura dello Spirito di Dio, lo Spirito di quel Dio che vuole raggiungere con il suo amore tutti gli uomini. È la colomba di Noè, che ha trovato il terreno dove posarsi, il luogo dove vivere sempre senza dover tornare più nell’arca.

Ciò che si vede e ciò che si ode è tutto eccezionale, perché fa pensare alle promesse di Dio trasmesse dai profeti. Siamo arrivati al compimento, alla fine dei tempi dell’attesa.

Giovanni desidera ormai solo scomparire, non sentendosi nemmeno degno di chinarsi a compiere un servizio da schiavo a colui che viene dopo di lui ed è “più forte” di lui. La forza di Giovanni non è una forza fisica, nè quella delle armi, ma la forza di colui che attira tutti per portarli con sicurezza a Dio. Gesù è “più forte”, perché egli attirerà tutti a sé. Nessuno, nemmeno lui, Giovanni, è degno di prendere il suo posto di sposo per amare per sempre la sposa, il popolo di Dio, per donarle cioè l’amore forte e stabile di Dio. Anche noi andiamo a lui, perché aderendo a lui saremo generati da Dio, avremo in noi lo stesso amore del Padre.

L’apostolo Giovanni, nella sua lettera, insiste su questo fatto. Noi che crediamo che Gesù è il Cristo, cioè l’uomo consacrato da Dio per metterci a disposizione la sua divinità, siamo generati da Dio. Essere generati da Dio significa essere figli di Dio, suoi familiari e suoi stretti collaboratori. Per questo, continua Giovanni, chi ama i figli di Dio ama davvero anche Dio.

L’apostolo, prevenendoci, risponde alla nostra domanda: come si fa ad amare Dio e i suoi figli? “In questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti”, e in tal modo si “vince il mondo”, quel mondo che ci circonda e quello che si nasconde in noi per rovinarci la vita. Lo vinciamo credendo nel Figlio di Dio, quel Figlio che si è immerso nell’acqua insozzata dai peccatori, e a cui ha dato testimonianza lo Spirito sceso su di lui.

Dare la nostra adesione a Gesù è la ricetta sempre valida per i nostri problemi principali: in tal modo cambieremo davvero i nostri desideri e i nostri pensieri, li cambieremo per conformarli a quelli del Padre. Proprio da peccatori, ripetiamo il nostro sì ad ogni sua Parola. Saremo anche noi una gioia di Dio, luogo dove egli pone il suo compiacimento!

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