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OMELIE / Omelie IT

28 mag 2017
28/05/2017 - Ascensione del Signore - A

28/05/2017 -  Ascensione del Signore - A 

1ª lettura At 1,1-11 * dal Salmo 46 * 2ª lettura Ef 1,17-23 * Vangelo Mt 28,16-20


Il mistero dell’ascensione di Gesù mi lascia un po’ a bocca aperta. Come comprenderlo? Come descriverlo? Come spiegarlo? Gli apostoli ricevettero da lui un’ultima istruzione, quella di affidarsi allo Spirito Santo che avrebbero ricevuto “tra non molti giorni”, poi lo videro scomparire in alto, ma furono raggelati dalle parole dei “due uomini in bianche vesti” che si rivolsero a loro dicendo: “Uomini di Galilea”. Come mai non li hanno chiamati “discepoli” oppure “fratelli” di Gesù? Cosa volevano dire con l’appellativo “uomini di Galilea”? Intendevano forse riportarli alla dura realtà di questo mondo o alla loro situazione di fragilità, oppure al compito che li attendeva in mezzo agli altri uomini? Uomini di Galilea: non devono darsi arie, sono sempre i pescatori o comunque quelli di prima. Rimangono galilei, quindi non godranno la stima di coloro che hanno osteggiato Gesù, saranno sempre accompagnati da questo titolo ingiurioso che sa di disprezzo: non se ne dovranno vergognare, ma nemmeno dovranno avere motivo di insuperbirsi. E i due uomini apparsi quasi li rimproverano: “Perché state a guardare il cielo?”. Come a dire: cominciate male, non è questo che dovete fare; ora state piuttosto in ascolto di ciò che lo Spirito Santo dovrà dire al vostro cuore. Noi intuiamo che tutto questo è indirizzato anche a noi. Dobbiamo essere sempre richiamati alla nostra realtà di poveri e ignoranti, e sempre pure incoraggiati ad ascoltare la voce silenziosa che Dio ci vuol far udire per mostrarci le strade della sua sapienza d’amore.

Cosa faranno i discepoli, ora che Gesù non è più visibile al loro sguardo? Ricorderanno le sue parole e, finalmente, cercheranno di metterle in pratica. Le prime parole da realizzare sono strane: “Ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre…: «Sarete battezzati in Spirito Santo»”. È una raccomandazione ripetuta: prima di tutto non aver fretta, attendere, e non decidere nulla seguendo ragionamenti, e non mettersi a discutere sul da farsi. Dio stesso ha interesse a suggerire e ispirare pensieri e decisioni adatte al suo Regno: lo farà a suo tempo, quando essi saranno pronti, quando avranno dato prova di umiltà e di obbedienza, saranno pacificati interiormente e liberi da ogni preoccupazione. Allora lo Spirito Santo li illuminerà e fortificherà, e soprattutto li terrà uniti.

L’ascensione di Gesù al cielo è la sua glorificazione. È il mistero che ci presenta la sua autorità divina. Celebrandolo noi dichiariamo che per conoscere Dio guardiamo a lui, per ubbidire a Dio ascoltiamo lui, che per ogni cosa riguardante il nostro rapporto con Dio facciamo riferimento a lui. E questo non in seguito a nostri ragionamenti, ma perché il Padre stesso “lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente, ma anche in quello futuro”. E ancora l’apostolo assicura: “Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose”. È sorprendente: essere stabilito da Dio a capo della Chiesa, significa che la Chiesa non è un corpo estraneo a lui, anzi, “è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose”. La festa di oggi è dunque la certezza e la gioia di Gesù e della Chiesa unita a lui. Oggi celebriamo dunque il Capo e il Corpo, la pienezza. Noi, Chiesa, siamo il suo Corpo: tutto quello che egli fa, lo fa tramite le membra del suo corpo, tutto quello che decide lo realizza attraverso di noi. Per questo l’ascensione di Gesù è una solennità che ci riguarda, anzitutto per farci gioire, e poi per trasmetterci una grande consapevolezza di responsabilità. È come se Dio ci dicesse: per realizzare i miei progetti di salvezza io conto su di voi, che siete le membra del Figlio mio Gesù Cristo.

Non per nulla proprio oggi sentiamo le ultime parole pronunciate da Gesù risorto, come le riferisce il vangelo secondo Matteo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli…”. E, nonostante noi non lo vediamo e non possiamo più vederlo perché si trova nella condizione divina, egli ci assicura: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”, cioè fino a quando questo nostro tempo è completato, reso perfetto dall’amore del Padre che ci ha raggiunti tramite Gesù! Gesù è con noi oggi: questa è la nostra gioia. Anche se uomini, cioè peccatori, siamo accompagnati da Gesù risorto. Siamo nella “Galilea”, cioè circondati da pericoli d’ogni genere, pericoli anche per la nostra fede; siamo fragili come sono fragili i vasi di terracotta, ma portiamo in noi il tesoro d’un valore inestimabile, portiamo in noi e con noi l’insegnamento del Figlio di Dio; portiamo in noi Gesù, la sua vita stessa, il suo Spirito, e lo offriamo a tutti quelli che incontriamo nel mondo, affinché siano salvati.

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