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OMELIE / Omelie IT

12 gen 2014
12/01/2014 - Battesimo del Signore - A

12/01/2014 - Battesimo del Signore - A

1ª lettura Is 42,1-4.6-7 * dal Salmo 28 * 2ª lettura At 10,34-38 * Vangelo Mt 3,13-17

Erano molti e frequenti i riti di purificazione abituali per gli ebrei: essi avevano quest’usanza, perché, consci della grandezza di Dio, si ritenevano indegni di presentarsi a lui per offrire sacrifici o semplicemente per pregare. Spesso i riti di purificazione con l’acqua erano previsti anche semplicemente per chi era venuto a contatto con qualche cosa ritenuta immonda o con un animale impuro, o anche con il cadavere di un uomo. La purificazione era prevista anche nel caso tale contatto fosse avvenuto del tutto involontariamente, e quindi senza alcun rimorso di coscienza: era pertanto diventato un rito esteriore, che non esigeva pentimento o cambiamento di vita. Giovanni invitava tutti a purificarsi con l’acqua e lui stesso li aiutava ad immergersi, facendosi testimone e strumento del loro gesto di umiltà. Giovanni li aiutava pure a far sì che la purificazione non fosse solo esteriore, ma diventasse riconoscimento e pentimento dei peccati e avviasse un vero cambiamento di vita. Infatti egli dava consigli a chi gli chiedeva cosa fare per essere in armonia con Dio. Tutto il fervore suscitato da quell’uomo, che vestiva rozzamente come i profeti, era ravvivato dal fatto che egli annunciava già presente “colui che toglie i peccati del mondo”. Tanto più era necessario cambiare e migliorare il proprio stile di vita, per essere pronti ad incontrare l’uomo mandato da Dio per purificare anche le anime. Il profeta Isaia lo aveva annunciato come uno che dona gioia addirittura a Dio stesso: “Il mio eletto di cui mi compiaccio”. E di lui furono scritte parole entusiasmanti, le più belle. Egli porterà su di sè lo Spirito di Dio, “porterà il diritto alle nazioni”, “proclamerà il diritto con verità” e stabilirà “il diritto sulla terra”. Di questo si sentiva la necessità, perché nei rapporti tra gli uomini regnava l’egoismo e quindi violenza e ingiustizia; del resto questo attendiamo ancora noi oggi: infatti in molti luoghi e in molti cuori, che soffrono una serie infinita di ingiustizie, nulla cambia se non arriva lui.
Ed ecco che tra gli uomini pentiti che confessano i loro peccati davanti a Giovanni viene Gesù, “per farsi battezzare da lui”. Com’è possibile? Giovanni stesso si meraviglia, e anche noi oggi ci meravigliamo. Egli è senza peccato, egli viene a togliere il nostro peccato, ma non si presenta differente da noi: la sua umiltà è davvero splendida. A Giovanni, che già crede in lui e gli confessa la propria indegnità, Gesù, quasi sottovoce, dice qualcosa di importante: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Egli non nega che Giovanni abbia ragione e non sia degno di battezzarlo, nè per lui è necessario essere battezzato, ma al momento è utile e fruttuoso farlo. Sia lui che Giovanni adempiono “ogni giustizia”, cioè compiono la volontà di Dio rivelata dai profeti. Il maggiore si sottomette al minore, come Giacobbe a suo fratello Esaù, come Davide al suo non degno superiore Saul, come il popolo d’Israele stesso agli Egiziani prima e ora ai Romani. Gesù non viene affermando la propria superiorità, pur essendo superiore, ma viene con l’umiltà di chi agisce servendo. È l’umiltà che manifesta la bellezza e la verità del Dio dell’amore. Ed è questa umiltà realmente vissuta che attira su di lui la benevolenza di Dio. Dio infatti, quasi obbligato dal nascondersi del Figlio, affinché questi non resti nascosto, interviene con la propria “Voce” e con il proprio “Spirito”. Lo Spirito di Dio si rende visibile su di lui mentre la Voce rivela la profonda identità di quell’uomo che non ha bisogno di essere purificato. Egli infatti è già gradito al Padre, tanto più ora, che per amore degli uomini si è umiliato.
“Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”: egli è la gioia di Dio, egli rivela l’amore di Dio per gli uomini, e così partecipa del suo essere, per questo è da lui chiamato Figlio. In tal modo Dio si rivela Padre! Quel “Figlio” è “l’amato” perché è quell’amore uscito dal Padre che raggiunge tutta l’umanità; egli la raggiunge dentro la sua miseria, nel suo peccato. L’acqua del Giordano, che ha lavato e raccolto il peccato di tutto il popolo, ora scende sul corpo di Gesù. Che cos’avrà detto o pensato o pregato Gesù mentre si sentiva bagnare da quell’acqua? «Sono qui, Padre, con i peccatori. Essi non possono pagare il debito del loro peccato, perché sono ancora e sempre peccatori, e il loro debito continua ad aumentare. Ecco, vengo io, io che sono tuo, in modo che questo debito pesi su di me. Ecco, io mi pento al loro posto, io che porto il tuo infinito amore: mi offro a te per il loro peccato».
Noi oggi dobbiamo ringraziare, e ancora ringraziare il nostro Signore Gesù per quella sua umiltà riempita del suo amore, un amore degno di Dio. Se noi possiamo dire a Dio che accogliamo il suo amore e che lo amiamo pure noi, se possiamo benedirlo e ringraziarlo e chiamarlo Padre, è per questo gesto di Gesù.

Gesù, solidale con noi peccatori, tu senza peccato salvi noi e ci rialzi la fronte. Ora osiamo sperare, ora stiamo sempre vicino a te, dietro a te, per non separarci mai da te. Con te pregustiamo già le gioie del paradiso, dell’essere attesi dal Padre!

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