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OMELIE / Omelie IT

01 nov 2021
01/11/2021 - TUTTI I SANTI

01/11/2021 - TUTTI I SANTI

1ª lettura Apocalisse 7,2-4.9-14 dal Salmo 23/24 2ª lettura 1Giovanni 3,1-3 Vangelo Matteo 5,1-12a

Un amico, appena battezzato in una Chiesa ortodossa, mi ha annunciato così il suo avvenuto battesimo: “Ora sono anch’io santo come te!”. Ovviamente egli aveva imparato ad usare la parola “santo” in modo diverso da come siamo soliti usarla noi. Noi infatti siamo propensi ad intendere con questo termine una vita moralmente ineccepibile, e chiamiamo santo chi vive un amore eroico, chi usa misericordia, perdono e benevolenza in ogni circostanza. Il nostro modo di fare non è sbagliato, ma nemmeno del tutto esatto.

Solo Dio è santo. Ma egli ha detto: “Siate santi, perché io sono santo”, e “ci ha chiamati ad essere santi” dice l’apostolo Paolo. In che cosa consiste la santità di Dio? La parola santo traduce un termine greco che implica un essere al di sopra e al di fuori della terra. Ora Dio è davvero al di sopra e al di fuori della terra, ed è per questo che non dipende da essa. Gesù dice che il Padre ama il giusto e l’ingiusto e fa sorgere il suo sole sui buoni e sugli empi. Il Padre è santo, non viene influenzato dal comportamento degli uomini. Egli può far vedere e gustare a tutti il suo amore, anche a chi non lo merita. Ma nessuno lo merita!

Noi siamo santi perché siamo di Dio, siamo figli del Padre. Siamo chiamati ad abitare nei cieli, anzi, dal momento che siamo battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo siamo già concittadini dei santi e familiari di Dio. La nostra santità è dono di Dio, non dipende da noi. Ma come facciamo a vederla, o a farla vedere? Come facciamo ad essere sicuri che siamo santi? Cercheremo di vivere davvero come non fossimo più soltanto cittadini del mondo, ma come cittadini del cielo. Quando non reagiamo al male che nel mondo ci colpisce e ci fa soffrire, quando approfittiamo di queste sofferenze per amare, per offrirci a Dio, per unirci a Gesù sulla croce, quando cerchiamo di amare chi ci odia, quando benediciamo chi ci maledice, allora si può vedere che siamo “santi”, che siamo figli di quel Dio che vuol salvare coloro che crocifiggono il Figlio.

Siamo santi per merito di Gesù, che ci unisce a sè. Lo si vede grazie al fatto che viviamo la sua Parola, in particolare quella udita oggi. Essa riassume tutto il Vangelo, anzi, ci presenta l’immagine viva della vita interiore di Gesù stesso. È lui il povero, l’afflitto, il mite, il puro di cuore, il misericordioso, l’affamato della vera giustizia, l’operatore di pace, il perseguitato. È lui, Gesù il nostro modello di vita. Ed è con lui e in lui che anche noi possiamo vivere così: poveri per nostra decisione, miti in mezzo agli orgogliosi e ai superbi, afflitti per il peccato che domina il mondo, puri nel cuore, cioè cercatori assidui di Dio, misericordiosi con coloro che soffrono a causa della loro violenza e del loro peccato, decisi a conoscere e a compiere la volontà del Padre in ogni situazione, impegnati a creare armonia in ogni ambiente. Con Gesù e come lui saremo anche perseguitati: e di questo non ci meraviglieremo nè ci lamenteremo. Sapendo che così è stato trattato il Signore, ci rallegreremo di essere partecipi delle sue sofferenze: avremo così garanzia di condividere la sua gloria.

Ecco la nostra santità. Noi forse ci sentiamo lontani e siamo lontani davvero, non dall’essere santi, ma dal vivere di conseguenza, dal lasciar vedere la santità ai nostri fratelli. Restiamo però perseveranti sulla strada di questa santità, desiderosi che essa si compia anche in pratica, benché siamo incapaci. Ne coltiveremo il desiderio, come coltiviamo l’amore al nostro Signore Gesù Cristo.

Oggi facciamo festa perché molti veri fratelli di fede, ci hanno lasciato vedere come diventa concreta la santità di Dio nella vita dell’uomo. Tra essi ci sono i grandi giganti dell’amore e della fede. Tra essi ci sono pure molti altri che sono vissuti accanto a noi e che pure ci hanno fatto vedere e gustare alcuni aspetti della santità di Dio: nostri genitori, amici, sacerdoti, vicini di casa. Rendiamo grazie a Dio Padre che ci chiama figli benché il nostro volto non rifletta ancora la sua somiglianza; rendiamo grazie a Gesù, che ha versato il suo sangue di Agnello per purificare la nostra veste di carne e renderla degna di Dio. E al Padre e a Gesù chiediamo con insistenza lo Spirito Santo, che ci trasformi e ci renda capaci di vivere una vita degna del loro amore e della loro santità. Noi siamo peccatori, continuiamo ad imbrattare col nostro peccato la veste della Chiesa, quella Chiesa che, nonostante noi, continua a portare nel mondo i segni e i doni della santità di Dio.

Saremo discepoli di Gesù, ci terremo uniti alla sua Chiesa, per godere dei misteri che essa, in nome e da parte di Dio, ci dona per purificarci e nutrirci e unirci in fraternità.

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