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05. Videro la sua gloria Lc 9,18–10,42

VIDERO LA SUA GLORIA!

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Luca 9,18 – 10,42 (Traduzione CEI 1997)

Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca, 9,18 – 10,42

5/10

Questo è il quinto della serie di dieci opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti nel percorrere un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.

Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.

La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!

Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

 

1. Il Cristo di Dio (Lc 9, 18-27)

2. Videro la sua gloria (Lc 9, 28-36)

3. È l’unico che ho (Lc 9, 37-45)

4. Il più grande (Lc 9, 46-50)

5. Ti seguirò dovunque (Lc 9, 51-62)

6. La vostra pace (Lc 10, 1-9)

7. Chi ascolta voi ascolta me (Lc 10, 10-20)

8. Esultò nello Spirito Santo (Lc 10, 21-24)

9. Hai risposto bene (Lc 10, 25-28)

10. Ebbe compassione (Lc 10, 29-37)

11. La parte eccellente (Lc 10, 38-42)

inizio

 

1. Il Cristo di Dio (Lc 9, 18-27) 

18 Un giorno Gesù si trovava in un luogo isolato a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «La gente, chi dice che io sia?».

19 Essi risposero: «Giovanni il Battista, altri dicono Elia, altri uno degli antichi profeti che è risorto».

20 Allora domandò: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

21 Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.

22 «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

23 Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.

24 Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

25 Infatti che giova a un uomo aver guadagnato il mondo intero, se poi ha perso o rovinato se stesso?

26 Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27 In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio».

 

1. Il Cristo di Dio (Lc 9, 18-27)

Signore Gesù, i momenti più significativi della tua vita, e dell’incontro dei discepoli con te, sono illuminati e vivificati dalla tua preghiera. Tu sei sempre uno con il Padre, ma ugualmente ti raccogli nella solitudine con lui, al riparo dalle distrazioni umane, per aprirgli il tuo cuore: glielo apri per donarti a Lui, ed Egli si dona a te! Egli ti ha rivelato il suo disegno, e tu lo vuoi rivelare ai discepoli che egli ti ha dato.

I discepoli sono stati partecipi e collaboratori del grande segno del pane distribuito ai cinquemila. Hanno compreso il segno? Hanno capito chi tu sei? Si sono aperti gli occhi della loro mente per vedere in te colui che dà il pane del cielo, colui che sazia tutto il popolo?

È importante che essi sappiano chi tu sei, e che sappiano dirlo! La tua prima domanda li rende attenti a quanto li circonda, agli uomini del mondo in mezzo ai quali vivono.

Essi devono conoscere il cuore delle persone cui saranno mandati. Essi devono sapere quali luci e quali tenebre si mescolano attorno a loro. E la realtà più importante per ogni uomo è il suo rapporto con te, Gesù!

I discepoli tuoi si distinguono e si riconoscono dal rapporto che hanno con te! Che cosa dice la gente di te? Chi sei tu per la gente? Questo tu chiedi ai discepoli, ed essi rispondono.

Essi sanno i discorsi della gente, che riesce ad avere con te un rapporto come con un uomo del passato, uno di quelli che già conosciamo. La gente ti riconosce sì un uomo straordinario, ti riconosce persino profeticamente come un risorto dai morti, ma non ritiene di dover imparare qualcosa da te: tutti pensano di conoscerti come uno che è già passato, come uno di cui già si sa tutto!

Tu, Gesù, invece, sei davvero novità: nessuno sa immaginare quale dono nuovo di Dio tu sei!

I tuoi discepoli parlano come tutti gli altri? Che cosa dicono di te in cuor loro? Come ti ascoltano? Che cosa s’aspettano da te? Come si avvicinano alla tua persona?

Uno di loro risponde. Gli altri si uniscono a lui? Pietro parla a nome di tutti?

Essi ti considerano proprio colui che tu sei.

Essi vogliono avere con te il rapporto che si ha con colui che viene da Dio, come l’unico e ultimo suo vero rappresentante. Tu sei il Cristo di Dio!

Ti risponde uno solo, e a lui tutti si uniscono. La fede in te è piena solo nella comunità. La risposta alla tua domanda è della comunità unita, e perciò risponde colui che la può rappresentare anche davanti a te. Nessuno dei tuoi si sogna di dire una propria idea, perché tutti sono fieri della fede comune!

Sì, i tuoi sono sulla strada vera, hanno imboccato il sentiero preparato dal Padre, ma c’è ancora un bel cammino da percorrere. Non basta avere le parole di verità, bisogna anche conoscerne il significato. E il significato è quello della croce! Il Cristo di Dio è colui che soffre e muore, come attestano le Scritture, colui che entra nelle profondità della paura e della conseguenza del peccato dell’uomo, perché di là lo trae Dio!

I discepoli devono tacere quel che sanno, perché non ne hanno ancora esperienza. Se credono davvero quel che sanno ne vivrebbero già le conseguenze!

Gesù, tu vuoi che i tuoi sappiano fare dei passi dentro la morte insieme con te: proponi loro di rinnegare se stessi e di accogliere il rifiuto e il disprezzo che qualcuno può avere di noi! Insieme a te, dietro a te!

Proponi ai discepoli di perdere la vita per te: la tua grazia vale più della vita! Aiuti i tuoi a considerare tutto il mondo con le sue ricchezze e le sue bellezze proprio un nulla, di fronte a te: tu sei il più bello tra i figli dell’uomo (Sal 45,3)!

Tu sai che la vera vita e la gloria grande e definitiva per gli uomini sei tu, il Cristo di Dio!

L’uomo che vive in mezzo agli uomini, quasi automaticamente si vergogna di te, perché si trova ad essere sempre solo, sempre diverso! La gloria divina riposa su chi supera questa vergogna e s’abbandona a te. Questo è possibile, questo avviene; questo è un miracolo meraviglioso di cui possiamo essere spettatori: ci sono alcuni che non si vergognano di te, Gesù, né della tua morte, né della tua risurrezione!

Alleluia! Gloria a Te!

inizio

 

2. Videro la sua gloria (Lc 9, 28-36)

28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.

29 Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.

30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia,

31 apparsi nella loro gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.

32 Pietro e i suoi compagni erano presi da un sonno profondo; ma svegliatisi, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.

33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva.

34 Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura.

35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo».

36 Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

 

2. Videro la sua gloria (Lc 9, 28-36)

Signore Gesù, solo dopo la tua risurrezione i tuoi discepoli raccontarono questo episodio che li ha coinvolti suscitando in loro paura e gioia! Allora hanno capito e accolto la tua parola, quella che annunciava la passione e la morte per te e per loro!

Quando quella parola non fa più paura perché tu sei vivo per sempre, allora si può raccontare questo fatto che succede “otto giorni dopo”; anche il tempo sottolinea, rafforza e richiama la necessità della tua croce!

Tu prendi con te solo tre apostoli che nella notte salgano il monte della tua preghiera: essi sono quello che aveva proclamato la fede comune a tutti i discepoli e i due raccomandati dalla loro madre, desiderosi di un posto privilegiato.

Tu sali con loro a pregare. Nel tuo rapporto col Padre c’è posto per i tuoi discepoli: essi devono vedere e imparare. Imparano i tre, e in altro modo imparano gli altri rimasti in basso.

Sul monte tu preghi: là Mosè aveva accolto la Parola di Dio per il popolo, là Elia aveva ricevuto l’ordine di ritornare in mezzo agli uomini idolatri da cui era fuggito. Ora sei tu sul monte, tu Parola di Dio, tu tenda di Dio in mezzo agli uomini! Sei sul monte, il luogo dell’incontro tra cielo e terra, e qui sei presente al Padre e il Padre è presente a te!

Il tuo volto diventa altro, si fa specchio del volto di Dio secondo l’espressione della benedizione di Aronne (Nm 6,24-26), che in te si realizza definitivamente. Più ancora del volto di Mosè, il tuo volto riflette la gloria di Dio.

E la tua veste manda folgori annunciando la presenza di Dio, e diventa bianca come la sua vittoria su tutti i nemici: una veste che non serve a nascondere il volto, come il mantello di Elia, ma a rivelare l’Invisibile!

Ed ecco proprio Mosè ed Elia, il capo ed il profeta che erano saliti sul monte in silenzio, ora aprono la bocca per parlare con te. La loro gloria sei tu, Gesù: finalmente essi possono vedere e amare colui che finora hanno solo atteso e desiderato. Con te, senza paura, essi parlano di ciò che rimane misterioso ai tuoi discepoli. Nel giorno ottavo essi parlano del tuo esodo, quello che deve compiersi a Gerusalemme, quello di cui tu hai già rivelato i segreti a coloro che hanno professato la fede in te.

Il sonno opprime i discepoli: l’uomo non vuol sentire questi discorsi! Il sonno arriva come una tentazione, quando all’uomo viene chiesto di donarsi e di soffrire.

Tu concedi loro di svegliarsi, e di vedere, e così possono contemplare in te la Gloria, la Presenza di Dio sulla terra! E vedono i due uomini, testimoni dell’amore di Dio nel passato e nel futuro, testimoni di una storia di salvezza già compiuta e del suo compimento già promesso! I due uomini garanti dell’ispirazione divina di tutte le Scritture ora orientano l’attenzione a colui che compendia in sé creato e Creatore!

Lo splendore del suo volto e delle sue vesti continua a rivelare il Dio invisibile, e mostra pure il destino delle creature, destino meraviglioso di diventare luogo della gloria! Anche il mio corpo, Gesù, è destinato a portare e far risplendere la tua luce!

I due uomini, Mosè ed Elia, ora se ne vanno per lasciare davanti ai discepoli, finalmente svegli, solo Te, Gesù, nostro Dio! Essi hanno terminato la loro missione, hanno approvato la via verso Gerusalemme e verso il Calvario.

Pietro invece non vuole riprendere il cammino. Egli si accontenta della promessa della salvezza, vuole che Mosè ed Elia restino accanto a Gesù.

Pietro non è pronto alla novità, alla responsabilità di annunciare solo Gesù: Mosè ed Elia sono un legame al passato, e tutto il popolo li accoglierebbe, anche i capi li accoglierebbero. Se essi restassero, anche Gesù sarebbe accolto e non dovrebbe soffrire e patire, come ha detto!

È bello restare qui! Ma questa bellezza non è divina! La bellezza di Dio avviene sulla strada di Gerusalemme, oltre il rifiuto degli uomini, al di là della morte!

Nessuno bada alle parole di Pietro. Egli parla di tende, l’abitazione di Dio tra gli uomini, e non comprende che tu, Gesù, sei la tenda unica del Padre e del suo Spirito!

Le parole di Pietro erano vuote, senza significato. Tuttavia la nube divina lo avvolge con i due compagni. Entrano nella nube che viene: scompaiono l’uno all’altro, passano per la solitudine assoluta, vengono immersi nella tenebra luminosa e nella luce tenebrosa, dove ciò che è del mondo scompare.

Rimane solo la voce che parla di te, Gesù, e che finalmente dice ciò che finora nessuno ha mai detto: Tu sei il figlio di Dio! Tu sei l’immagine perfetta di Dio, sei la Presenza tra noi! Tu sei l’eletto, il Servo chiamato a soffrire per riportare gli uomini a Dio, per ridonare agli uomini, immagini di Dio, la somiglianza che hanno perduto, per far risplendere su di loro il suo Volto!

Gesù, il Padre stesso ti rivela agli uomini, il Padre stesso ci ammaestra a riconoscerti suo, suo Figlio e suo Eletto!

E il Padre stesso ci comanda di ascoltarti: tu sei la sua Parola. Mosè ed Elia avevano continuamente ripetuto: Ascolta, Israele!

Ecco finalmente la Parola!

Ecco la Parola: sei tu, Gesù, la Parola nuova, Parola che deve rompere tutti gli attaccamenti alla terra per essere compresa e portare il frutto della gioia eterna!

inizio

 

3. È l’unico che ho (Lc 9, 37-45)

37 Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.

38 A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho!

39 Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente getta degli urli, lo scuote, gli dà la bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito.

40 Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».

41 Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio».

42 Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra scuotendolo violentemente. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre.

43 E tutti furono stupiti di fronte alla grandezza di Dio.

Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:

44 «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».

45 Essi però non capivano queste parole; restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso e avevano timore di interrogarlo su tale argomento.

 

3. È l’unico che ho (Lc 9, 37-45)

Signore Gesù, non hai accontentato Pietro e sei sceso dal monte. L’incontro con il Padre ti ha dato forza e gioia per tornare tra gli uomini. Gli uomini hanno davvero bisogno di te. Essi ti vengono incontro, desiderano te, ti vogliono: i tuoi discepoli non bastano. Dio Padre, che ti ha illuminato sul monte, ti vuole ora qui in mezzo agli uomini sempre sofferenti. Da questa folla si alza un grido: un uomo ti chiede di guardar giù, come Dio dall’alto dei cieli guarda giù sulla terra; ti chiede di guardar giù sul suo figlio unico.

Unico è suo figlio, come anche tu, l’Unigenito. Il Padre vede davvero ogni uomo come figlio unico, perché egli vede tutti attraverso di te! Questo è il motivo per cui quell’uomo ha speranza che tu esaudisca la sua supplica: il figlio è unigenito. Non avrai tu compassione di un figlio che porta il tuo titolo, Unigenito?

Questo figlio è in balia del nemico, uno spirito che ne fa uno strazio: gli trasforma la voce, che diventa urlo, gli sfigura il volto, gli fa perdere ogni identità e ogni forza di agire! È il nemico dell’uomo, colui che farà così anche a te quando ti sfigurerà il volto con gli schiaffi e gli sputi, e strazierà il tuo corpo con ogni sorta di dolori, e renderà il tuo grido sulla croce incomprensibile agli uomini!

Scendendo dal monte, ecco come trovi la folla! Ecco dov’è il posto di Pietro. I discepoli avevano ricevuto da te potere sui demoni e sulle malattie, ma ecco, la loro parola non ha alcuna forza. Come mai?

Tu, Gesù, non ti meravigli, ma non puoi fare a meno di dire a voce alta che sono tutti eguali: anche i tuoi discepoli sono ancora di questo mondo, sono tutt’uno con la generazione degli uomini discendenti da Adamo. La fede non è ancora entrata in loro e perciò sono ancora smarriti. In essi non si manifesta ancora la gloria di Dio. Tu con loro ti senti ormai fuori posto e desideri tornare al Padre: sul monte hai pregustato la sua gioia!

Tu vuoi vedere il figlio, e, mentre questi si avvicina, il nemico glielo vorrebbe impedire. Questa è l’azione del maligno: non permettere che l’uomo s’avvicini a te, il Salvatore.

Alla tua parola il Nemico non può opporre resistenza. La tua parola è forza di Dio, è salvezza dell’uomo, è gioia che si diffonde.

Poi consegni il figlio a suo padre: sei tu il vero autore della sua vita. Ora il padre diventa padre di un uomo, di un uomo libero, capace di dar gloria a Dio. E così tutti vedono la sua grandezza.

È una nuova manifestazione del volto del Padre che è nei cieli: questa la possono vedere le folle, mentre la luce del Tabor rimane nascosta nel cuore dei tre discepoli.

Senza fede, e distratti ancora, essi devono fare uno sforzo. Tu, Gesù, doni loro una parola che essi stessi dovranno porsi nella mente e nel cuore, la parola che tu hai già detto e a cui essi non hanno posto attenzione, la parola che era al centro del colloquio con Mosè ed Elia: “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini”. È una parola difficile, che richiede la rinuncia a tutti i sogni di grandezza. Se non c’è questa parola nel cuore, la fede non è fede vera nella potenza di Dio, bensì ricerca di sé, e perciò la Parola non è efficace contro il male e contro il suo autore. Questi non fugge dall’uomo che cerca se stesso, ma solo da colui che si unisce a te crocifisso.

Gesù Signore, Gesù consegnato, Gesù abbandonato da Dio, abbi pietà di me: io credo in te!

inizio

 

4. Il più grande (Lc 9, 46-50)

46 Nacque poi una discussione tra loro, chi di essi fosse più grande.

47 Allora Gesù, avvertendo ciò di cui discutevano, prese un bambino, se lo mise vicino e disse:

48 «Chi accoglie questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

49 Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demoni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme a noi».

50 Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

 

4. Il più grande (Lc 9, 46-50)

Signore Gesù, la tua parola deve occupare la mia mente e il mio cuore, perché così ha detto il Padre. E invece, ecco quali ragionamenti si muovono nei cuori e portano agitazione nella comunità dei tuoi discepoli: sono le preoccupazioni tipiche del mondo, quelle suggerite dal Maligno, il superbo e orgoglioso che vuole dividere ciò che il Padre unisce. Il pensiero “chi è il più grande” mette il discepolo di fronte all’altro discepolo, invece che lasciarlo di fronte a te. Per di più l’uno si mette a confronto con l’altro non per servire, ma per pretendere il servizio, favorendo lo svilupparsi dello spirito di vanagloria, di superbia, di dominio. Questa è la strada che fa entrare i pensieri di Satana, l’Avversario, sia nel cuore del singolo che nella comunità. “Chi fosse il più grande!”

Davvero i discepoli non hanno ancora accolto la parola della croce, del perdere la vita, del rinnegare se stesso. Non hanno ancora preso sul serio la parola con cui hai annunziato il disegno di Dio, cioè che tu devi essere rifiutato dai grandi! I discepoli vogliono essere tra i grandi che ti rifiutano?

Gesù, tu conosci i pensieri del cuore e sai come correggerli. Tu sai da dove vengono e sai quanto sono pericolosi. Con amore paziente mostri la vera grandezza dell’uomo e quali sono gli uomini che vanno serviti con dedizione nel tuo nuovo popolo, la Chiesa!

Alla tua destra poni un bambino: nel mondo egli non è considerato. Egli non può ancora osservare la Legge, non è in grado di esprimersi, non gode autonomia né libertà, dipende in tutto, sia economicamente che culturalmente, è tenuto lontano dai grandi del mondo, non è mai interpellato per nessuna decisione, è visto solo come parassita, c’è persino chi cerca di utilizzarlo per i propri interessi. Questo bambino è colui che ora siede accanto a te, questi è degno di onore, questi va servito dai tuoi discepoli. La vera grandezza non consiste nemmeno nell’essere tuoi, ma nell’essere accanto a te e nell’aver bisogno dell’amore dei tuoi. Chi fa posto a questo fanciullo fa posto a te. Tu sei là dove il bisognoso viene fatto entrare; e dove sei tu, là c’è pure colui che ti manda nel mondo come Salvatore.

Gesù, Figlio di Dio, Tu e il Padre siete là dove l’amore umile e disinteressato dello Spirito vi fa vivere!

Com’è bella la comunità dove tutti i membri sono grandi, dove tutti sono considerati degni di essere serviti, tutti accolti con umiltà e attenzione! Com’è bella la comunità dove ognuno vede la grandezza dell’altro e non la propria! Là tu sei vivo, Gesù, e con te il Padre! Là è aperto il cielo, perché là ci sono solo i ragionamenti dell’amore!

Non sono ancora attenti i tuoi. La tua parola è troppo nuova e diversa. Essi continuano i loro ragionamenti.

Giovanni ti interrompe e chiede la tua approvazione sul loro agire. Essi hanno impedito a qualcuno di vincere Satana nel tuo nome: “Non segue con noi”, non è uno di noi! Essi vogliono avere l’uso esclusivo del tuo Nome. Non ti lasciano libertà di agire senza di loro, vogliono possederti, condizionarti. Vogliono che il tuo Nome li renda grandi di fronte al mondo, cioè di fronte a chi ti è ostile.

Non hanno compreso o non hanno accettato che tu sia venuto per salvare ogni uomo e non godono con te per ogni salvezza e ogni vittoria sul Nemico!

Tu li correggi ancora, lasci capire che non sei chiuso tra di loro: “Chi non è contro di voi…”. Perché non dici “contro di noi”? I discepoli devono comprendere che tu sei libero di agire senza di loro e prima di loro. Tu li precederai sempre nella loro missione. Dove essi andranno, là ti incontreranno, là si stupiranno di vedere già i segni della tua presenza. Chi ama e pronuncia e invoca il tuo Nome, anche se non è “dei nostri” è già dei tuoi!

Grazie, Signore Gesù, Salvatore: salvi gli uomini dal male e dalla menzogna, e salvi anche noi dal Maligno che ci vuol rendere superbi e vuole trasformare il nostro esser tuoi in motivo di orgoglio, in sentimento di superiorità sugli altri.

Anche noi siamo stati salvati da te e abbiamo ancora bisogno della tua luce e della tua salvezza!

inizio

 

5. Ti seguirò dovunque (Lc 9, 51-62)

51 Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, prese la ferma decisione di dirigersi verso Gerusalemme

52 e mandò messaggeri dinanzi a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso.

53 Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente diretto verso Gerusalemme.

54 Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».

55 Ma Gesù si voltò e li rimproverò.

56 E si avviarono verso un altro villaggio.

57 Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada».

58 Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».

59 A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre».

60 Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annunzia il regno di Dio».

61 Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa mia».

62 Ma Gesù gli rispose: «Nessuno, che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

 

5. Ti seguirò dovunque (Lc 9, 51-62)

Signore Gesù, ti accorgi che persino i tuoi discepoli sono distanti da te. La loro mente e il loro cuore sono ancora circondati dalla nebbia e dalla tenebra. I tuoi insegnamenti non sono serviti a nulla, i tuoi miracoli non li hanno cambiati. La salvezza verrà soltanto con la tua morte e risurrezione, come hai detto.

Tu stesso ne affretti il tempo, o, per lo meno, desideri il suo compiersi e ti avvii al luogo dove è previsto che tu venga innalzato, innalzato dagli uomini e assunto dal Padre, eliminato dalla terra e accolto nei cieli. Il tuo volto assume l’aspetto di chi ha fermamente deciso e non ammette remore.

Eccoti orientato a Gerusalemme, la città dove tu sei già stato offerto al Padre dai genitori, dove, come hai dichiarato, la tua vita non è destinata a risparmiare agli uomini l’afflizione, ma a compiere le cose del Padre!

Eccoti in viaggio, un viaggio solenne come quello di un principe o di un re, le cui tappe vengono precedute da incaricati e preparate con cura. Il primo villaggio non ti accoglie.

Gesù, già scacciato dalla tua Nazareth, allontanato dalla città pagana dell’indemoniato, ora non sei accolto dai Samaritani, che di te sanno solo che vuoi salire a Gerusalemme. È il maligno che vuole ostacolare la tua decisione?

Due dei tuoi, quelli che hanno avuto paura sul monte e hanno visto la tua gloria con accanto a te Mosè ed Elia, ecco proprio essi vogliono perpetuare la durezza dei modi di fare di Mosè e di Elia. La tua dolcezza non li ha cambiati né conquistati, la tua luce non li ha compenetrati. Essi vedono ancora il mondo con sguardo severo e considerano Dio come uno che punisce e castiga. Vorrebbero continuare il metodo di Mosè e di Elia, metodo necessario per sostenere la Legge contro chi si ribella.

Essi non hanno ancora compreso che tu hai preso su di te il peccato di tutti e che sei in cammino proprio per questo!

Il fuoco non scende dal cielo per consumare i Samaritani, ma come fuoco bruciano le tue parole, Gesù: esse bruciano i pensieri di punizione dei tuoi discepoli, bruciano la loro ignoranza e la loro smania di grandezza a scapito degli altri.

Il fuoco verrà sì dal cielo, e verrà proprio su di loro, ma per comunicare coraggio e parole gioiose quando ritorneranno tra i Samaritani ad annunciare il Vangelo!

Mentre sei sulla tua strada, Gesù, l’inizio di quella della Croce, ecco, è una tentazione o una consolazione? Uno ti vuol seguire dovunque tu vada, come anche Eliseo volle seguire Elia fino al suo rapimento sul carro di fuoco.

Questo discepolo deciso è una consolazione del Padre sulla via della tua offerta? O è una tentazione del maligno perché tu conceda spazio alle esigenze degli uomini e ceda ai loro compromessi?

La tua risposta non è un rifiuto. Venga pure il discepolo, ma non venga per cercare qualcosa. Egli troverà solo te, non avrà nulla su questa terra, non riceverà approvazioni né consolazioni dagli uomini, non sarà gratificato da loro. Venga, non per godere di luoghi sicuri, come li godono persino le volpi e gli uccelli, ma per condividere la tua povertà, la tua insicurezza, la disapprovazione degli uomini, per chinare il capo con te, senza posarlo, sulla croce che viene preparata a Gerusalemme.

Come Elia ha chiamato Eliseo, così tu ora chiami “un tale”. Sono io, Gesù, quel tale? «Seguimi!». Tu vai a Gerusalemme per essere innalzato fino al Padre.

Vengo, Gesù, per salire al Padre con te. Il padre terreno, con tutti gli affetti che questo nome rappresenta, lo consegno a te. Il tuo Regno è urgente; l’annuncio del tuo Regno è necessario anche alla vita del mio padre terreno e di tutti gli altri che pretendono o attendono la mia presenza. Essa è inutile per loro, è necessario il tuo Regno! La mia vita non aggiunge nulla alla loro morte se non perché unita strettamente a te. Se è unita a te, la mia vita diviene annuncio di risurrezione ai morti di questo mondo, a coloro che sono nel peccato senza gioia di vita, a coloro che disperano ormai sotto i segni della morte. Per loro io con te divengo segno di speranza sicura! Chi ti segue non deve congedarsi, non va a morire, ma a vivere!

Chi segue te raggiunge tutti e prepara per tutti il campo e il grano e il pane della vita. Chi si volge indietro, chi guarda il passato, non prepara il cibo della vita per nessuno, nemmeno per quelli di casa sua. Tu solo, Gesù, davanti a me!

inizio

 

6. La vostra pace (Lc 10, 1-9)

1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

2 Diceva loro: «La messe è abbondante, ma i lavoratori sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe perché mandi lavoratori nella sua messe.

3 Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi;

4 non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa!

6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.

7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all'altra.

8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto,

9 guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.

 

6. La vostra pace (Lc 10, 1-9)

Signore Gesù, il rifiuto dei Samaritani e lo spirito violento dei discepoli non ti scoraggia. Tu designi “altri settantadue discepoli”: è il numero dei popoli pagani. Come Mosè è stato aiutato da settanta più due uomini saggi, così tu ti fai precedere da questi discepoli: tua intenzione è raggiungere tutti i popoli di tutto il mondo, tua intenzione è affidare un compito a tutti coloro che credono in te!

Li mandi a due a due: essi vanno come testimoni degni di fede e capaci di carità reciproca: devono manifestarla ogni giorno!

L’amore reciproco è l’atmosfera in cui devono risuonare le tue parole. Difatti non solo con le parole, ma anche con la loro pazienza e umiltà essi annunceranno il Regno di Dio che viene con la tua venuta.

Lo annunciano con le parole e lo fanno vedere col loro amore.

Gesù, tu li mandi là dove tu stesso giungerai: sei tu il compimento dell’amore del Padre.

Questa è la missione della Chiesa, che continua a preparare il tuo incontro con gli uomini in tutto il mondo! Hai già mandato i Dodici, ora mandi tutti i discepoli, cioè tutta la Chiesa. Essa è un popolo peregrinante e annunciante. Essa non vive per se stessa, non è destinata a fermarsi per predicare a se stessa. Essa deve essere sempre inviata, sempre sulle strade del mondo, perché tu vuoi raggiungere tutte le città, e in esse tutti i cuori.

Prima dell’invio, ancora una parola che giustifichi l’invio stesso. «La messe è molta»: tutti i popoli devono essere raccolti e radunati nel granaio del Padre.

Gli operai sono pochi, sono sempre pochi, e perciò nessuno nella Chiesa può esimersi dall’accettare un compito, dal partecipare alla missione.

Pregate: i tuoi “missionari” avranno anzitutto il dovere della preghiera, compagna di viaggio, garanzia di umiltà, sicurezza di successo. Il Padre è il padrone della messe: è lui che vuole raccogliere tutti in uno, è lui che ha mandato il Figlio, è lui che ora, con la voce del Figlio, manda i discepoli. Questi devono essere rivolti a te,Gesù, per ricevere forza e coraggio nella loro missione. La preghiera incessante li rende certi che l’eventuale successo è dono del Padre; così non potranno vantarsi del proprio coraggio né delle proprie parole.

La messe è molta ora, nel tempo della Chiesa, perché il tuo sacrificio, Gesù, è compiuto, la tua offerta ha portato a maturazione l’attesa dei popoli.

Con la preghiera nel cuore ora essi possono andare; saranno come te, Gesù, “pecora muta di fronte ai suoi tosatori” (Is 53,7): come agnelli indifesi, che non pensano a se stessi, che non cercano difesa, che non vedono in nessuno un possibile nemico.

Coloro che essi incontrano forse li accoglieranno, ma potranno anche sfruttarli o sbranarli… potranno approfittare della loro mitezza e bontà. Essi non pensano per sé, tant’è vero che non portano borsa né bisaccia né sandali, né cercano il favore dei propri parenti e dei propri amici. Per le proprie necessità si affidano al Padre, capace di suscitare ovunque gesti di amore e di generosità.

I tuoi discepoli, Gesù, non avranno nulla da dare, nulla di questa terra. Essi doneranno solo la tua parola. Sei tu la pace che i tuoi inviati portano alle singole case e alle città. Sei tu il dono di Dio che riempie i cuori e trasforma le abitazioni degli uomini e le loro città in giardino delizioso, in luogo sicuro, in vero paradiso. Sei tu il dono della pace che chiedi ai discepoli umili e obbedienti di portare in tutto il mondo!

Essi doneranno se stessi nella cura dei deboli, dei malati, di coloro di cui nessuno si cura, e doneranno la tua parola e la tua vicinanza, che dà gioia agli afflitti e agli oppressi.

Non cercheranno la propria comodità, si adatteranno e accoglieranno i gesti d’amore spontanei, rimanendo poveri, perché sei tu la loro ricchezza! Diranno a tutti che sei tu colui che viene, tu che sei già nel loro cuore e operi in loro riempiendoli di gioia, di umiltà e di amore!

Gesù, tu sei il Regno di Dio, tu che unisci in un sol cuore i discepoli che vanno a due a due obbedienti a te!

inizio

 

7. Chi ascolta voi ascolta me (Lc 10, 10-20)

10 Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:

11 Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino.

12 Io vi dico che nel giorno del giudizio Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città.

13 Guai a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo la gente, vestita di sacco e cosparsa di cenere, si sarebbe convertita.

14 Ebbene, nel giorno del giudizio Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi.

15 E tu, Cafarnao,

sarai forse innalzata fino al cielo?

Fino agli inferi precipiterai!

16 Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato».

17 I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome».

18 Egli disse: «Vedevo satana cadere dal cielo come una folgore.

19 Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi.

20 Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi stanno scritti nei cieli».

 

7. Chi ascolta voi ascolta me (Lc 10, 10-20)

Signore Gesù, tu sei stato allontanato più volte dagli uomini, o per gelosia o per ignoranza o per paura. Lo stesso potrà accadere ai tuoi discepoli. Essi non invocheranno castighi, ma senza compromessi continueranno ad annunciare il tuo amore! Anche ad essi tu affidi l’annuncio del Regno dei cieli sempre vicino: chissà che, se non tutti, almeno qualcuno ti ascolti!

Così è successo quando predicava il tuo apostolo Paolo ad Antiochia di Pisidia, a Iconio, a Listra e ad Atene! Lo stesso accadrà alla tua Chiesa lungo i secoli!

Il tuo Regno è sempre pronto ad accogliere coloro che ascoltano i tuoi discepoli, anche se l’ascolto avviene in un secondo tempo. Ma chi rifiuta definitivamente la loro parola, rifiuta la salvezza! Chi rifiuta il tuo nome si allontana davvero dal Padre, e più difficilmente si ravvedrà. Rifiutare il tuo nome è peccato più grave dei peccati di Sodoma! I gravi peccati e delitti d’impurità di Sodoma e le ingiustizie sociali e la superbia di Tiro e di Sidone possono essere perdonati: tu sei venuto proprio per i peccatori, per la loro salvezza! Ma chi rifiuta te, anche se non avesse commesso delitti, si distanzia da colui che ti ha mandato, dal Padre: chi lo riavvicinerà a lui? Chi lo salverà? Tu sei l’unico salvatore: chi ti rifiuta, da chi potrà essere salvato?

Signore Gesù, abbi pietà di noi! Donaci di comprendere i miracoli compiuti da te in mezzo a noi, di prenderti davvero come nostro Signore per ascoltare la tua voce!

Corazin, Betsaida e Cafarnao hanno visto il tuo amore, hanno visto la potenza di Dio operante in te e l’hanno riconosciuta. Ma queste città non ti hanno ascoltato, sono rimaste convinte delle loro convinzioni, orgogliose della loro superbia, e non hanno accolto te, amore di Dio per gli uomini.

Non c’è gloria nelle grandezze di cui si vantano gli uomini, e nemmeno nelle osservanze della Legge divina: sei solo tu gloria di Dio e solo con te si può salire al cielo!

I tuoi discepoli, inviati da te, sono davvero associati a te. La tua presenza continua nel tempo e si moltiplica nei luoghi del mondo attraverso di loro. La loro parola è tua. Chi li ascolta, ascolta te e ubbidisce alla Voce uscita dalla Nube sul monte santo. La tua voce risuona a tutti i popoli dalle labbra dei settantadue!

Chi li disprezza, disprezza te, Gesù! E si mette contro Dio, contro i suoi disegni, contro il suo amore! Tutti gli uomini sono posti attraverso di loro davanti alla salvezza e al giudizio.

Queste tue parole danno coraggio, responsabilità e libertà ai discepoli, che partono in tutte le direzioni per annunciare te e l’amore del Padre tuo. Dove cadrà la loro parola? Sulla strada o sui sassi? Tra le spine o sul terreno buono?

Eccoli di nuovo a te. Ritornano. I discepoli non possono solo andare, essi devono tornare, tornare a te per stare con te e ricevere ancora da te la Parola divina e la forza per annunciarla!

Eccoli gioiosi, perché il tuo nome sulle loro labbra è vita, è potenza, è vittoria! L’unione con te li ha resi spettatori della tua vittoria su Satana, l’avversario dell’uomo, che fugge dal luogo dove tu sei presente!

Gesù, come sei buono e com’è bello il tuo Vangelo, la tua buona notizia!

Non è tutto la fuga di Satana, non è ancora gioia vera la sua disfatta. La sua debolezza è solo segno della tua forza, della tua presenza, e questa è la vera gioia dell’uomo! L’uomo è amato dal Padre, che non dimentica nessuno, perché tu, Gesù, sei l’unigenito dato per tutti, e tutti sono diventati cari a Dio, tutti come unigeniti!

Il mio nome, Gesù, coperto dal tuo, è scritto là davanti agli occhi del Padre. Questa è la gioia, la gioia che dura, la gioia che dà forza anche quando gli uomini mi tratteranno come hanno trattato te, Gesù!

inizio

 

8. Esultò nello Spirito Santo (Lc 10, 21-24)

21 In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito santo e disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così hai voluto nella tua bontà.

22 Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

23 E, volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.

24 Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

 

8. Esultò nello Spirito Santo (Lc 10, 21-24)

I settantadue devono rallegrarsi perché sono conosciuti per nome nei cieli, e tu, Gesù, ti rallegri davvero perché anche il Padre può essere conosciuto dagli uomini. Vedendo la fedeltà dei discepoli e la fedeltà di Dio nella loro missione esulti anche tu!

Com’è bello vederti nella gioia! Una gioia, la tua, che non viene dai successi o dalla considerazione degli uomini, ma unicamente dallo Spirito Santo! Come la gioia di Giovanni nel grembo della madre davanti alla tua presenza nascosta, così è la tua gioia per l’opera del Padre nei tuoi discepoli.

La gioia ti fa lodare il Padre, che tu vedi grande, perché Signore del cielo e della terra, e con lui hai la confidenza del bambino, perché egli è papà! Tu lo ammiri e lo lodi perché egli sa fare delle preferenze particolarmente gradite: egli rivela ai piccoli i segreti del Regno, dà ai piccoli la capacità di stare in rapporto con lui, manifesta il suo amore a coloro che non cercano la lode umana.

I dotti e i sapienti, coloro che hanno un’alta reputazione di sé, coloro che pretendono di poter insegnare e di riuscire a penetrare con grande intelligenza ogni cosa, e soprattutto la legge divina, questi non sono in grado di ricevere le cose del tuo Dio, del Padre: esse esigono l’umiltà e la piccolezza dell’essere figlio.

Sì, Dio è Padre; solo come figli possiamo stare alla sua presenza e godere di lui! Tu, Gesù, sei davvero figlio, davvero piccolo e umile, tanto che il Padre ha potuto mettere tutto nelle tue mani. Sei così umile da accettare la morte, così piccolo da accogliere il disprezzo. In te solo l’amore del Padre risplende!

Tu ti sai conosciuto dal Padre: egli sul monte ti ha rivelato ai tre discepoli assonnati. Egli ti conosce come Figlio e come l’Eletto, il Servo che compie il suo volere di salvezza.

Egli ti conosce come il portatore della sua Parola, quella che tutti devono accogliere con attenzione. E tu conosci il Padre, lo ami e lo fai amare! Tu sei l’unico rivelatore del Padre, e lo riveli a chi vuoi; lo riveli ai piccoli, perché anche tu fai ciò che vedi fare dal Padre!

I discepoli, coloro che ti hanno obbedito, che sono andati e sono tornati, che hanno portato il tuo Nome nella loro impari lotta, questi piccoli sono beati! In loro si compiono le promesse di Dio.

Essi stanno sperimentando il Regno promesso. Essi vedono la vittoria di Dio sul male, vedono in te il Figlio, vedono sul tuo Volto le “cose” del Padre, anzi, il Padre stesso che opera salvezza e redenzione. Essi vedono ciò che i santi Profeti hanno solo desiderato, e ciò che ai Re è stato promesso nella loro discendenza. Profeti e re, benché fedeli in mezzo a grandi prove e generose fatiche, non hanno udito la voce del Figlio. Quanto più grandi di loro sono questi piccoli che ora riposano accanto a te, Gesù!

Elia, Eliseo, Davide e Salomone non sono più invidiati da nessuno. La loro grandezza è ormai inutile, la loro fama non giova. Vicino a te chi è piccolo e nascosto, semplice e umile, questi è beato, perché con te si rivolge al Padre per dirgli: “Papà”, ed entra nel suo cuore!

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9. Hai risposto bene (Lc 10, 25-28)

25 Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».

26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?».

27 Costui rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso ».

28 E Gesù: «Hai risposto bene; fai così e vivrai».

 

9. Hai risposto bene (Lc 10, 25-28)

Signore Gesù, grande è la tua gioia per l’amore del Padre ai piccoli, e grande la beatitudine di coloro che ti vedono e ti ascoltano: essi vedono e ascoltano il Figlio e conoscono il Padre!

Proprio uno di quelli cui il Padre nasconde “le sue cose” ora si alza: egli sa che la sua domanda è importante, o vuole che lo sia. Egli non ha gioito della tua gioia, non ha esultato con te, non ha fissato il suo sguardo sul Padre, né lo tiene al Figlio. Egli ti vuol mettere alla prova. Per lui tu non sei il rivelatore del Padre, né l’atteso dei profeti, né il desiderato dei re. Per lui tu sei uno che potrebbe ingannare: sei un uomo che dev’essere vagliato in base alle conoscenze che gli uomini esperti già possiedono.

Gesù, abbi pietà!

La domanda posta con solennità si presenta come buona intenzione, ma nasconde una cattiva disposizione. “Che devo fare?”.

Il dottore della legge afferma di voler fare, dà da intendere che desidera impegnarsi; egli sa che nessuno si accontenta delle belle parole.

“Per ereditare la vita eterna”: per avere dei diritti sulla vita eterna, sul dono di Dio, sull’amore gratuito del Padre! Ecco la cattiva disposizione: quest’uomo ritiene si debba fare qualche cosa per avere dei diritti di fronte a Dio.

Per lui Dio non è il Padre che tiene un rapporto d’amore gratuito con i figli, che possono rispondere con un amore altrettanto gratuito! Per lui Dio non è il Padre che fa esultare di gioia chi si unisce al Figlio suo, mandato per liberarci da ogni schiavitù, anche da quella del senso del dovere! Egli non vuol sapere che per ereditare non si deve fare qualcosa, ma solo dimostrare di essere figli! È il figlio che eredita i beni del Padre! Se la vita eterna è l’eredità, devo soltanto essere figlio!

Gesù, tu non sai cosa rispondere a quest’uomo, i cui occhi sono chiusi e i cui orecchi ancora non odono. Si può solo sperare e pregare perché egli diventi piccolo, uno dei piccoli cui il Padre manifesta le sue cose! E intanto? E tutti coloro che sono come lui? Che deve fare chi non esulta nello Spirito con te?

Essi in te, Gesù, non vedono nulla di nuovo. Essi sanno già tutto. È scritto tutto nella Legge. Ma anche se non ascoltano te, sanno cosa ascoltare: “Ascolta, Israele. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore… Osserverete diligentemente i comandi del Signore vostro Dio, le istruzioni e le leggi che vi ho date” (Dt 6,4ss.25).

L’esperto conosce tutti i comandi, sia quelli di fedeltà a Dio, sia quelli di rispetto e di riverenza alla sua immagine, l’uomo. L’amore all’uomo è timore del Signore! “Non disprezzerai il sordo…, ma temerai il tuo Dio… Amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore” (Lv 19,14.18). Così il dottore della Legge recita ogni giorno, sera e mattina.

Colui che ubbidisce ai comandamenti di Dio, alla Parola scritta, questi è già sulla strada della vita. Chi impegna tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la forza e tutta la mente a realizzare l’amore che Dio ha chiesto, a vivere obbediente, a dargli gloria, costui è già in comunione col Figlio, Parola eterna del Padre. Nulla è più grande dell’amore rivolto al Padre, nulla ci fa assomigliare al Figlio se non l’amore al Padre, un amore che occupi tutta la vita. Nulla può far risplendere su di noi la gloria di Dio, se non l’amore, quell’amore che riversa sugli uomini la benevolenza del Padre!

Chi non usa la mente e le forze per giudicare, per sospettare, per mettere alla prova, per gettare il discredito sul prossimo, ma si occupa solo di amare il Signore, questi è in comunione con lui!

Il dottore della Legge può nuovamente sedere. Egli sa quello che si deve sapere. Non occorre sapere di più. Occorre invece fare ciò che si sa. Il dono della vita eterna non mancherà, perché Dio è fedele.

E allora anche il tuo Volto, Gesù, risplenderà di nuova luce, e nessuno si alzerà per metterti alla prova, ma solo per esultare con te e per acclamarti, Signore nostro Dio!

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10. Ebbe compassione (Lc 10, 29-37)

29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».

30 Gesù riprese:

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani di alcuni banditi, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.

31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre.

32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.

33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione.

34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.

35 Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno.

36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è caduto nelle mani dei banditi?».

37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fai così».

 

10. Ebbe compassione (Lc 10, 29-37)

Si vergogna l’esperto della Legge per averti fatto una domanda di cui aveva già la risposta. Non vuole che si scopra la sua intenzione di diffidenza nei tuoi riguardi? Ecco perciò un’altra domanda: tu Gesù, che ti sei curato dei peccatori, d’indemoniati e di morti, avrai una risposta diversa dagli altri rabbi? “Chi è il mio prossimo?” Verso chi devo esercitare l’amore? I confini della nazione sono già troppo ampi? Posso ritenermi a posto con la legge di Dio se amo coloro che l’adorano con me?

Gesù, tu sai che anche la risposta a questo quesito è già dentro il cuore dell’uomo, dell’uomo semplice che ama Dio, dell’umile e del povero. Non servono i trattati, non serve l’intelligenza per rispondere, perché la risposta è già scritta nel cuore e nella vita di ogni popolo.

Ci sono sempre dei banditi in agguato per colpire uomini indifesi: tutti sono indifesi quelli che scendono da Gerusalemme, che si allontanano dal luogo dove tu sei diretto, che fuggono la croce, evitando di offrire se stessi al Padre insieme con te!

Il sacerdote e il levita si ritengono a posto: hanno adorato nel tempio, hanno compiuto il loro servizio: ora riposano, ora sono a posto. Essi vedono l’uomo mezzo morto, lo lasciano mezzo morto. La sua disgrazia non li riguarda. Essi rischierebbero di diventare immondi se toccassero il sangue di un uomo, che - dicono - di sicuro è anche peccatore, se si trova in quelle condizioni. Anch’essi stanno allontanandosi da Gerusalemme! Che aiuto potrebbe dare chi non segue te, Gesù?

Il samaritano invece, che è eretico, che appartiene a un popolo quasi pagano, non conosce la Legge, ma va verso Gerusalemme. Il suo cuore si commuove. Egli vede l’uomo spogliato, percosso, solo, abbandonato nel sangue, incapace di salvarsi, e ha compassione di lui. Non si chiede nemmeno se è amico o nemico, se è un peccatore o se è un santo.

Il Samaritano non va ad adorare Dio, non va ad offrirgli sacrifici, ma fa quello che Dio fa, ha le stesse “viscere” di Dio, che si muovono quando vedono un uomo sofferente. Dio ha compassione del misero, dell’oppresso, dell’orfano e della vedova. Dio è il pastore che fascia la pecora ferita e cura quella malata, si china su quella che non sa camminare. Il samaritano compie l’opera di Dio; egli è per il malcapitato un segno e uno strumento dell’amore di Dio. Il samaritano è la mano delicata del Padre per quel figlio sconfitto!

Gesù, tu vedi con simpatia questo samaritano che non sa, ma fa l’amore del Padre! Ne descrivi le dodici azioni con cura: è completo l’amore divino offerto dal samaritano, amore che circonda l’uomo abbandonato dai ladri e dagli addetti al culto. È un amore che paga di tasca propria, un amore che si fa carico del bisogno altrui, un amore che perde tempo e denaro!

Signore Gesù, quest’amore è il tuo!

Sei tu che ti fai vicino all’uomo caduto in mano al nemico, tu ti chini sul peccatore, spogliato di ogni dignità, incapace di rialzarsi, che fa ribrezzo a chiunque.

Tu versi il tuo olio e il tuo vino sulle mie ferite, le fasci per nasconderle e per risanarle; tu vai a piedi per risparmiare a me la fatica, mi poni sul giumento e mi consegni a chi tu stesso incarichi di amarmi con il tuo amore. I tuoi due denari li consegni all’albergatore: gli doni l’amore di Dio e l’amore del prossimo, con cui egli continua a farmi sentire il calore della tua compassione.

Signore Gesù, sei tu il samaritano, il custode, il guardiano, che sali da Gerico verso Gerusalemme per compiere tutto l’amore del prossimo, per incontrare tutti coloro che scendono, feriti e spogliati, per rendere tutti gli uomini prossimo l’uno dell’altro, perché accettino l’amore del Padre comunque egli lo voglia donare, e perché lo donino a tutti quelli cui il Padre lo voglia far giungere!

Tu, Gesù, sei il prossimo di tutti, tu sei la compassione di Dio per le sue creature! Io sono colui che, facendo il percorso inverso al tuo, cado nelle mani del nemico. Ma tu mi incontri sulla tua strada, che sale sempre verso Gerusalemme!

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11. La parte eccellente (Lc 10, 38-42)

38 Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse in casa sua.

39 Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.

40 Marta invece era tutta presa dalle molte cose da fare. Allora, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».

41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose,

42 ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte eccellente, che non le sarà tolta».

 

11. La parte eccellente (Lc 10, 38-42)

Signore Gesù, sei in cammino con i tuoi discepoli, anzi stai arrivando al termine del tuo viaggio. L’evangelista racconta subito questo episodio che completa l’insegnamento della tua parabola. Il tuo viaggio era iniziato con un rifiuto. Ora invece una donna ti accoglie, e ti accoglie con generosità.

E tu non ti vergogni dell’invito di una donna: lo consideri con gli occhi di Dio, che adopera anche le attenzioni delle donne per amare gli uomini e dar loro la salvezza. Tu non dimentichi d’esser stato amato dalla madre tua, Maria!

La donna che ti accoglie è Marta, “la signora”, “padrona di casa”. Nella sua generosità ella affida alla sorella il compito di onorarti e intrattenerti, la sorella che porta il nome di tua Madre, nome che assegna il posto principale a Dio: “Dio è il Signore”! Ella, come un discepolo attento, siede ai tuoi piedi per ascoltare la tua voce, per raccogliere le tue parole, per nutrirsi alla tua mensa, poiché tu come cibo offri il compimento del volere del Padre andando verso Gerusalemme!

Null’altro occupa il cuore di questa donna se non la tua voce e la tua parola, la luce e la pace del tuo sguardo. Ella ne è saziata e dissetata. Tu non le rifiuti l’amore del Padre, non fai come i grandi Rabbi che si rifiutano di porgere alle donne le ricchezze della Legge e dei Profeti.

Il Padre stesso per bocca dell’angelo aveva rivolto a tua Madre in maniera singolare le promesse eterne, e in lei le ha realizzate! In lei, donna, tu, Parola del Dio vivente, hai preso carne, e da lei sei stato dato al mondo e offerto al Padre nel Tempio!

Maria persevera nell’ascolto della tua parola. Che cosa c’è di più prezioso, di più bello, cosa c’è di buono al di fuori di questo?

Tu sei venuto, sei entrato nella sua casa proprio per porgere agli uomini stanchi e sfiduciati il latte e il miele che escono dal tuo cuore attraverso le tue labbra. Maria è esempio ai tuoi discepoli, poiché sta facendo ciò che tu desideri che la tua Chiesa continui a fare nei giorni e nei secoli della sua vita, del suo cammino verso la Gerusalemme celeste!

La sorella di Maria ti sta servendo, Gesù. Ella fa quello che aveva fatto il Samaritano del tuo racconto. Ella ti ama con molti servizi cui sta dando tutta l’importanza. Non pensa che i suoi servizi devono essere rivolti al tuo regno, regno che si nutre delle tue parole.

Tu non le dici nulla, non la rimproveri, attendi con pazienza che ella accolga l’esempio da sua sorella.

Purtroppo è lei che vuol essere d’esempio. È lei che vorrebbe distrarre colei che ti ascolta. I molti servizi esigono tempo ed energie, attenzione e impegno. Marta ti chiama con il nome più bello; ella sa che tu sei il Signore, ma esige che tu accontenti le sue preoccupazioni, esige di essere messa al centro delle attenzioni, che i suoi servizi siano preferiti alla tua Parola. E ancora, Marta, che pur ti chiama Signore, ti giudica, ti comanda, ti parla male della sorella, ti vuole imporre la sua volontà. La sua preoccupazione affannata non testimonia la paternità del Padre: “Non datevi pensiero per la vostra vita… Il Padre vostro sa…” (Lc 12,22.30).

Gesù, tu che sei buono, le rispondi con amore. Il tuo è sì un rimprovero, ma benevolo. La chiami per nome, con affetto, come il Padre tuo ha chiamato il suo amico Abramo e i suoi servi fidati Mosè e Samuele. Il suo posto è una missione nel Regno di Dio, il suo è un carisma importante, ma va equilibrato e continuamente motivato e aggiornato con l’ascolto attento della tua Parola. Non la rimproveri perché serve, ma perché fa posto allo spirito di agitazione e di affanno! Si può servire senza agitarsi, si può essere utili senza preoccuparsi. Non ci si può privare del nutrimento della tua Parola per servirti! Quello è l’unico di cui c’è bisogno!

Il primo comando dato dal Padre è di porsi in ascolto di te, che dirai a ciascuno e a tutti ciò che devono fare!

Tu stesso proponi l’amore e l’impegno per l’uomo insanguinato, tu stesso dai l’esempio fermandoti al grido dei ciechi e degli storpi, dei lebbrosi e degli indemoniati. Ma ad essi tu doni la Parola, Parola che fa vivere, parola che guarisce, che ristora, che apre i nostri occhi a vedere il volto del Padre e illumina il nostro cammino sulla terra.

Perciò tu, Gesù, indichi anche a Marta la scelta di Maria. Potrà così offrirti un servizio più tranquillo, più gradito a te, e non porterà né rancore né pretesa né accusa verso i fratelli!

Quando parlavi a Marta certamente pensavi a tua Madre, che per tanti anni ti ha servito con impegno e dedizione, ma prima di tutto meditava e custodiva nel silenzio del cuore la Parola che Dio le aveva in tante maniere rivolto!

Davvero buona e bella la parte di Maria, eccellente per sempre!

Ella può cantare:

Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità!
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio,
anche di notte il mio cuore mi istruisce!

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra (Sal 16/15)!

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Nihil obstat: 2005, P. Modesto Sartori