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02. Io sono il pane Gv 4,4-6,71

IO SONO IL PANE      Gv 4-6

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 2/7

 

 

 

 

“C’è qui un ragazzo
che ha cinque pani d’orzo
e due pesci” (Gv 6,9)

1. GV 4, 4-15 DAMMI DA BERE

2. GV 4, 16-26 SONO IO, CHE PARLO CON TE!

3. GV 4, 27-42 IL SALVATORE DEL MONDO

4. GV 4, 43-54 CREDETTE ALLA PAROLA

5. GV 5, 1-18 ANCH’IO AGISCO

6. GV 5, 19-30 IL PADRE AMA IL FIGLIO

7. GV 5, 31-47 UN ALTRO MI DÀ TESTIMONIANZA

8. GV 6, 1-15 C’É QUI UN RAGAZZO

9. GV 6, 16-29 L’OPERA DI DIO

10. GV 6, 30-50 IO SONO IL PANE DELLA VITA

11. GV 6, 51-71 LA MIA CARNE É VERO CIBO

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1. DAMMI DA BERE

4 Doveva perciò attraversare la Samarìa.

5 Giunse così ad una città della Samarìa chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio:

6 qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.

7 Arrivò una donna di Samarìa a prendere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere».

8 I suoi discepoli infatti erano andati in città a fare provvista di cibi.

9 Ma la samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non sono in buone rapporti con i Samaritani.

10 Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».

11 Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva?

12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

13 Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;

14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna».

15 «Signore, - gli dice la donna - dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui a prendere acqua».

Gesù, tu devi attraversare la Samaria. La volontà del Padre ti porta ad incontrare come “sposo” la sposa infedele che è andata in cerca degli amanti. Tu sei l’amore del Padre, il servo che va in cerca di chi non si lascia incontrare. Sei l’amore fedele, lo sposo vero e sicuro che salva dagli inganni degli dei falsi. Anche in mezzo a noi, Gesù, sei in un luogo ostile, dove tutti, pur conoscendo il Padre, continuiamo a coltivare i nostri interessi e a venerare le nostre ambizioni, le nostre sicurezze che ingannano e non danno amore.

Tu vieni al luogo dei Patriarchi, dono grande del Padre. Essi hanno lasciato in eredità la loro acqua, la loro vita, la loro saggezza ed esperienza nell’attesa dell’acqua nuova e viva e abbondante che sarebbe sgorgata dal lato destro del tempio! La loro acqua prefigura e prepara l’acqua definitiva, che tu, Gesù, porti nel mondo. Il pozzo di Giacobbe non è l’ultimo dono di Dio: è un Dono che mantiene viva l’attesa del dono! Un dono a servizio del Dono!

Come già Eliezer, il servo di Abramo che cerca la sposa di Isacco, come Giacobbe che cerca i suoi parenti e come Mosè che cerca rifugio, anche tu siedi al pozzo. Al pozzo essi hanno trovato la sposa, tu invece incontri la Samaritana, che ti rappresenta la sposa prostituita.

Sei seduto al pozzo, stanco, senza presunzione. Là tu attendi gli uomini assetati e bisognosi di vita. Tu li attendi nell’ora della sete, là dove la necessità li costringe ad andare. Tu attendi; puoi amare solo chiedendo amore! Cominci ad amare gli uomini apprezzando le loro capacità, dipendendo da loro come un figlio. Così hai imparato dal Padre: egli ti ha mandato nel mondo chiedendo ad una donna di prepararti il corpo, di introdurti come uomo tra gli uomini. Così tu ora chiedi un atto d’amore ad una donna in terra nemica, chiedi un gesto di fratellanza e di comunione, gesto divino, a uomini peccatori.

Gesù, sei meraviglioso! Su te non pesano i pregiudizi né le inimicizie. Nel cuore del Padre non trovi differenza tra uomo e donna, nel cuore del Padre non trovi la divisione tra Samaritani e Giudei, né superiorità di questi su quelli. Nel cuore del Padre trovi IL desiderio di ritrovare gli uni e gli altri, e lo porti nel mondo. Gli uomini ritengono di poter vivere divisi gli uni dagli altri, pensano di possedere ricchezze a proprio vantaggio e non come servizio e amore del Padre. Per questo ignorano Dio stesso e non conoscono il suo dono! Egli è gratuità, è amore. Il suo dono è amore! Tu, Gesù, vieni dal Padre per trasmetterci il suo dono. Chi lo conosce lo chiede a te, che lo puoi dare! Il dono che tu dai, Gesù, è lo Spirito: acqua viva, sorgente che mai si esaurisce.

Non basta conoscerlo. La nostra sete non si estingue con la conoscenza, ma con l’entrare in umile comunione con te, Gesù, che ci avvolgi del Dono che conosciamo e chiediamo. Il tuo Dono non divide gli uomini, anzi, li unisce, come ora tu sei unito dall’amore misericordioso alla terra di Samaria, alla storia dei Patriarchi e alle profezie che annunciano l’acqua viva. Per attingere la tua acqua non servono il secchio e la corda! Gli accorgimenti umani non riescono o non valgono ad accrescere il dono di Dio: esso è gratuito e viene da te! La legge di Mosè e la volontà dell’uomo non danno l’acqua viva: esse risvegliano nuova sete!

Non basta bere comunque. C’è acqua e acqua. C’è un bere vano e un bere appagante. Chi viene a te, Gesù, si disseta, e diviene fontana per altri! Chi viene a te diviene strumento di Dio che salva gli uomini, perché lo Spirito si serve dell’uomo come canale per il suo passaggio. Tanto l’uomo è apprezzato da Dio!

Dammi quest’acqua, Gesù!

Anch’io, con la donna di Samaria, ti chiedo la tua acqua, l’acqua che disseta, l’acqua che trasforma me in fontana, in servo di Dio salvatore del mondo.

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2. SONO IO, CHE PARLO CON TE!

16 Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui».

17 Gli rispose la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito;

18 infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

19 Gli replicò la donna: «Signore, vedo che sei un profeta!

20 I nostri padri hanno adorato Dio su questo monte; voi invece dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

21 Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre.

22 Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei.

23 Ma viene l'ora - ed è questo - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: anche il Padre infatti desidera che tali siano quelli che lo adorano.

24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».

25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa».

26 Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

 

Signore Gesù, come mai cambi discorso mandando la donna a chiamare il marito? Non vuoi piuttosto donarle davvero l’acqua viva, che ella ha chiesto? Per poterla accogliere ella deve mettere davanti a te tutti i suoi affetti, tutte le sue sicurezze, tutte le sue ricerche di gioia dalle creature! Sì, Gesù, nessuno può ricevere il tuo Spirito, la tua acqua viva, se conserva anche segretamente qualche fiducia e speranza nelle cose e nelle persone. La donna del resto non ha una persona che l’abbia soddisfatta e la soddisfi, non ha nessuno, pur avendo cercato molto. Nessun uomo può sostituire Dio come sposo, nessun uomo può dare e ricevere tutto l’amore: noi siamo veramente poveri!

La Samaria, che ha avuto cinque divinità, non s’è abbandonata del tutto all’unico Dio: quello che ora sta servendo non lo ha scelto come l’unico! Pur avendo subìto illusioni e delusioni dagli uomini, dalle ricchezze e dalle sicurezze umane innalzate come idoli, non siamo ancora capaci di abbracciare definitivamente il Dio vivo e vero, l’unico nostro Signore.

Con la donna di Samaria anch’io, Gesù, riconosco che tu sai leggere nella storia dell’uomo e in quella dei popoli i segni dell’eternità e sai confrontarli con l’Amore dell’unico Dio: sei profeta! Gesù, tu puoi rivelare le vere intenzioni di Dio, anche quelle non intese dai padri che ci hanno insegnato l’adorazione. Gli uomini portano a Dio, ma insegnano pure la gelosia, l’invidia, la divisione e l’inimicizia, che tengono lontano da Dio. Gli uomini insegnano strade per giungere a Dio con le proprie opere, e quindi noi impariamo a vantar diritti, impariamo la superbia del primo Adamo.

Gli uomini non insegnano a ricevere la salvezza da Dio, che è opera gratuita. Tu, Gesù, apri una nuova via. Credo a te, credo in te. Non adoro più in un luogo particolare o in un altro: mi preparo invece ad essere salvato, lasciando che Dio scelga la strada o la persona con cui farlo. Tu, Gesù, mi mostri Dio amico, amico dell’uomo, amico che non si vergogna di adoperare un popolo e un uomo per donare il suo infinito amore, per mostrare se stesso!

Gesù, è proprio vero che la falsa adorazione non incontra un Dio, ma solo la propria vanità! Tu inauguri la vera adorazione, quella che mi fa incontrare un Padre, un Padre che già sta davanti a me, mi cerca, vuole trovare i miei occhi per farsi scoprire in tutta la sua bellezza e grandezza d’amore! I veri adoratori sanno che il Padre già li ama, non lo devono convincere o ammollire, lo devono solo imitare. Tu mostri la vera adorazione, non fatta di azioni speciali, non fatta di ciò di cui io possa vantarmi, ma fatta di comunione, di partecipazione, di apertura e accoglienza per lasciarsi trasformare nell’intimo. Adorare in spirito e verità! Inchinarsi e prostrarsi nel cuore, nell’intimo, là dove nemmeno io, ma Dio soltanto vede; adorare Dio secondo il suo vero essere che Egli stesso ci manifesta, poiché Egli si fa conoscere a chi apre il cuore come figlio al padre! Adorare Dio papà, conoscendo il suo amore costante, responsabile, ininterrotto! Adorare Dio in verità! In te, Gesù, che sei Verità, manifestazione del Padre, concretezza del suo amore! L’ora è già giunta perché tu, Gesù, sei presente e hai già iniziato. In spirito e verità, in relazione con te, in intimità con te, Gesù. tu hai detto che Dio è Spirito! Egli si muove come il vento, agisce coinvolgendo: mi posso lasciar portare da Lui! Egli è più vicino a me dei miei pensieri, più presente a me del mio esser cosciente, già presente quando mi sveglio: è Spirito!

Perché il Padre cerca questi adoratori? Gesù, tu sai che solo essi obbediscono, vivono secondo la Parola che ascoltano, diventano specchio e mano e cuore di Dio per gli altri uomini.

Dio cerca! Il Padre cerca...non forza nessuno, ma cerca! Padre, eccomi! Ti adoro amando Gesù.

Gesù, la donna ora sa, ma vuole attendere, procrastinare il momento della conversione quando ci sarà qualcosa di straordinario, una nuova rivelazione! Quante volte anch’io subisco questa tentazione!

“Io sono che parlo con te”! Io sono: è il Nome con cui Dio si è rivelato a Mosè; tu e il Padre siete Uno, per questo tu, Gesù, puoi dire: “Io Sono”. Il tuo Nome è il nome di Dio, del Dio che incontra l’uomo per salvarlo e renderlo strumento di salvezza. Io Sono: così Mosè ha incontrato Dio ed è diventato salvatore del popolo, così ora la Samaritana incontra te e a te porterà il suo popolo per la sua salvezza. Tu sei il Dio che ama donando fiducia. Il tuo Nome, Gesù, è il Nome di Dio, del Dio che incontra l’uomo per salvarlo e per impiegarlo per la salvezza di molti! IO SONO! Così Mosè ha incontrato Dio ed è diventato salvatore del popolo. Così ora la Samaritana incontra te e a te porterà il suo popolo per la sua salvezza.

Tu ed il Padre siete Uno, perciò puoi dire IO SONO. Tu sei il Dio che ama donando fiducia e chiedendola. Tu parli: interpelli, ti rivolgi con amore, non abbandoni l’uomo nella solitudine del mezzogiorno, al pozzo, dove s’illude di dissetarsi. Tu ami subito: non attendi che io sia pronto! Io cerco l’acqua, dono del Padre per la vita d’ogni giorno, tu invece mi doni il tuo amore per la vita eterna!

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3. IL SALVATORE DEL MONDO

27 In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?».

28 La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente:

29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?».

30 Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

31 Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia».

32 Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».

33 E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».

34 Gesù disse loro: «Mio cibo è che io faccia la volontà di colui che mi ha mandato e compia la sua opera.

35 Voi non dite forse: ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate gli occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.

36 Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne godano insieme chi semina e chi miete.

37 In questo infatti si realizza il proverbio: uno semina e l'altro miete.

38 Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna, che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto».

40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni.

41 Molti di più credettero per la sua parola

42 e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

Tornano a te, i discepoli, carichi di ciò che hanno comprato dagli uomini. E la donna, finora sola con te, si ritrova nella comunità, la tua comunità. Non può restar solo chi ti riconosce, chi ti ama! I discepoli non capiscono il fatto che tu parli con l’adultera, che tu ti faccia conoscere ed entri in dialogo con un popolo pagano. Essi sono ancora poveri, non hanno fatto proprio l’amore puro di Dio per tutti. Dipendono ancora dalla mentalità degli uomini, malati per la loro concupiscenza e la loro gelosia. Tu invece, Gesù, introduci l’amore del Padre nelle relazioni umane! Con i discepoli ti senti ancora più solo, Gesù! La donna abbandona l’idria di cui si serviva per attingere quell’acqua che non disseta. Ella lascia quel legame col pozzo di Giacobbe, lascia il legame con la Legge, perché ha trovato te e alla città porta l’annuncio della tua Presenza, come acqua nuova, pronta per tutti. Ella non porta alla città la sua acqua, ma la notizia della tua. Come si contrappone la figura di questa donna a quella dei tuoi discepoli! Essi erano andati alla città per saziarsi dei beni che l’uomo può offrire, mentre la donna peccatrice porta alla città il tuo Nome, la tua notizia. Abbi pietà di noi, Gesù, che siamo alla ricerca di soddisfazioni dal mondo, mentre il tuo Nome giunge al mondo per opera dei peccatori salvati da te! La Samaritana ha ripetuto ai suoi concittadini le tue parole: venite e vedrete! Venite, fate dei passi, prendete una decisione ed esperimentate direttamente la presenza di un Uomo: un uomo vero, assetato come tutti, non geloso d’esser Giudeo, ma capace di comunione con tutti gli uomini. Tu, Gesù, appartieni a tutta l’umanità, da quando come tutti sei stato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Tu sei un uomo di Dio, perché sai riconoscere e rivelare l’iniquità a scopo di guarigione, e non di punizione! ( Os 7,1)!

La donna ti presenta come il “Cristo”, ma senza imporre, con dolcezza, donando a tutti la possibilità di decidersi personalmente e liberamente per te. Chi l’ha ascoltata lascia la città per te: lascia affari, abitudini, occupazioni e sicurezze per te, per venire al pozzo e trovare l’acqua nuova. Essi riconoscono l’«altra» sete, e vengono a te.

I tuoi ti offrono un cibo che perisce, mentre tu doni l’acqua viva. Grazie, Gesù, che ci assicuri che tu ricevi forza ed energia per il tuo compito non da ciò che uomini danno, bensì dall’obbedienza al Padre, dall’inserirsi con amore nel suo operare, dal completare la sua opera, la sua creazione! Sei tu, Gesù, che completi l’uomo riversandogli in seno lo Spirito di Dio! Tu sei uno col Padre e porti a destinazione la sua opera d’amore, in noi!

I tuoi discepoli, io tuo discepolo, sono sordo alle tue parole, vedo solo ciò che è materiale! Penso ai mesi che mancano alla mietitura e invece un’altra messe è già pronta, una messe per la quale non ho fatto fatica, per la quale non ho affrontato sofferenze. Sei tu il seminatore, sei tu colui che hai subìto e offerto la fatica della morte per essere seme che cresce nel campo del mondo.

Con la tua morte attiri gli sguardi e i cuori a te: i tuoi discepoli non fanno che raccogliere, unire alla comunità coloro che per la tua offerta sono rinati. I tuoi discepoli ricevono in dono la comunità per rallegrarsi e godere con te: ad essi tu dai un compito di gioia.

Ma anche alla fatica del seminare tu permetti che essi si associno. “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). "Permetterai anche a me, Gesù, di partecipare alla tua fatica?

Eccomi, Gesù, se mi adoperi per la fatica del seminare!

La testimonianza della donna che racconta la propria esperienza con te diviene per altri stimolo e luce per aderire a te. Ma la tua Parola, la tua Voce, l’incontro col tuo sguardo ha un valore molto più grande: ora la fede diventa aver ascoltato e sapere!

Tu hai fatto risorgere il popolo infedele nei due giorni in cui è vissuto con te: tu, lo sposo che cerca la sposa infedele! Al terzo giorno è la sposa che cerca te: hanno riconosciuto che sei tu Colui che ama veramente! Sei tu il Salvatore del mondo! Tu non sei per qualcuno, ma per tutti. Tu puoi unire tutto il mondo in un unico popolo che guarda al Padre! Senza te il mondo è perduto: senza te il mondo è senza Dio, senza Padre. Senza di te io sono perduto. Tu mi porti alla casa, alla sicurezza, alla gioia, alla comunione, ai fratelli! Gesù, mio Salvatore!

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4. CREDETTE ALLA PAROLA

43 Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea.

44 Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria.

45 Quando giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.

46 Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao.

47 Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.

48 Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».

49 Il funzionario del re disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».

50 Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.

51 Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».

52 Volle sapere a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato».

53 Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia.

54 Questo fu il secondo segno che Gesù fece, tornando dalla Giudea in Galilea.

 

Signore Gesù, dopo aver dato gioia e vita ai Samaritani con la tua parola, vuoi portare vita e salvezza anche nella tua patria, là dove più pericolosa dell’inimicizia è l’indifferenza o l’errata conoscenza. Sei accolto, infatti, per l’apprezzamento dato a ciò che hai fatto a Gerusalemme. Sono apprezzate le tue capacità e sei richiesto ancora di un prodigio per alleviare una sofferenza umana, una di quelle che non risparmiano nessuno e alla quale nemmeno i re con tutto il loro potere possono opporsi.

Sei a Cana, Gesù, dove hai fatto vedere che Dio è lo Sposo che rallegra la sposa donando il vero amore. Qui viene l’uomo che lotta contro la morte. È un uomo che esercita autorità, ma il potere dell’uomo, di qualunque uomo, a qualunque razza o popolo o nazione appartenga, non vale nulla di fronte questo nemico.

Egli pensa - come pensano gli uomini - che tu abbia potere sulla morte, che tu possa compiere qualcosa di grande o di magico per cambiare il corso degli eventi.

Gesù! Tu, invece, pensi al Padre. Tu ami il Padre anche senza vedere i prodigi e a lui ti offri per fare la sua Volontà. Gli uomini non riescono a credere, ad affidare la vita a Dio, e nemmeno a te, inviato da Dio. Gli uomini sono troppo legati alla propria condizione, troppo desiderosi di continuare i loro sogni di grandezza; non vogliono malattia e morte. Queste realtà secondo loro, non sono amore, né occasione per amare e così esser grandi davanti a Dio. Gli uomini vogliono segni prodigiosi per poter credere: essi vogliono vedere un amore straordinario per credere a quello normale e continuo e fedele.

In te, Gesù, cerchiamo ciò che soddisfa i nostri progetti e la nostra gloria umana, invece, di venire da te per conoscere la Volontà del Padre, per divenire capaci di collaborare al suo Amore! L’ufficiale regio ti dà un ordine, Gesù, ma tu non ubbidisci. Tu sai già a chi dare ubbidienza. Non ha senso che tu ubbidisca all’uomo, perché la tua parola è divina, compie ciò che dice.

Tu, piuttosto, puoi e devi dire all’uomo cosa ha da fare. E chi ubbidisce a te trova vera e operante la Parola. L’ufficiale ti ubbidisce. Egli ti dà fiducia. Egli supera le proprie immaginazioni e crede che tu dici il vero.

La vita che tu dai è nuova, è quella di Dio. E la fede in te fa diventare il funzionario uomo: egli non è più ciò che gli altri lo considerano, ma quello che Dio ha voluto: uomo! Egli crede alla tua parola, e la tua parola fa vivere: “Questo mi consola nella miseria; la tua parola mi fa vivere” (Sal 119,50). La tua parola rende cosciente l’uomo della sua dignità e del rapporto di dipendenza dagli altri. Sei tu, Gesù, che chiami il ragazzo “figlio”; sei tu che non lasci freddi i rapporti tra gli uomini, tra di noi.

La parola degli uomini, degli ultimi, dei servi, conferma o annuncia la tua opera, senza sapere che è tua. Solo colui che ti ha dato fiducia e ti ha obbedito può riconoscere l’intervento di Dio, un intervento di salvezza avvenuto sulle tue labbra, Gesù, e nella casa dell’uomo.

L’ora della tua Parola è l’ora della vita! L’ora della tua Parola è l’ora della salvezza dalla morte. L’ora della tua Parola è l’ora che segue quella dell’offerta di te stesso e del tuo Dono! Tu hai dato l’Acqua viva e hai offerto te stesso sulla croce all’ora sesta: subito dopo l’uomo destinato alla morte vive. La mia vita è dono tuo, Gesù: è costata la tua morte!

Il figlio vive e “l’uomo” diventa “padre”: sei tu, Gesù, che perfezioni i rapporti tra gli uomini a somiglianza di Dio. Se tu non parli non c’è vita, né comunione vera d’amore nemmeno tra i parenti più stretti, nemmeno in famiglia!

Il vero miracolo, il segno più grande che qui possiamo contemplare è la fede della casa di quell’uomo. Una casa crede in te, ti sceglie come Signore, ti ama come Salvatore. Hai distrutto la morte e donato la vita!

Col primo segno a Cana avevi mostrato in te che Dio è Sposo che trasforma il vivere in amare! Con questo secondo segno riveli in te che Dio è padre per tutti coloro che attendono la morte: ora possono attendere la vita e riceverla dalla tua Parola.

Gesù, Salvatore del mondo che dai a chi crede la vita come dono gratuito del Padre!

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5. ANCH’IO AGISCO Gv, 5

1 Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.

2 A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici,

3 sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.

[4].

5 Si trovava lì un uomo che era malato da trentotto anni.

6 Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?».

7 Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».

8 Gesù gli disse: «Alzati, prendi la tua barella e cammina».

9 E sull'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.

Quel giorno però era un sabato.

10 Dissero dunque i Giudei all'uomo che era stato guarito: «E' sabato e non ti è lecito portare la tua barella».

11 Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi la tua barella e cammina».

12 Gli domandarono allora: «Chi è l'uomo che ti ha detto: Prendi la tua barella e cammina?».

13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.

14 Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio».

15 Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.

16 Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

17 Ma Gesù disse loro: «Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco».

18 Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

 

La festa senza di te non è festa: il Padre gode di te, Gesù. E tu, invece di entrare nel tempio, da cui hai scacciato tutti, entri là dove sono gli esclusi dal tempio, i ciechi, gli zoppi e gli inabili senza vitalità. Tu sei il pastore che entri dalla porta delle pecore per prenderti cura della debole e della malata. I cinque portici della piscina ci danno l’impressione di essere nel tempio, là dove viene interpretata la Legge di Mosè; l’interpretazione dei cinque rotoli data dai farisei e dai falsi pastori, però, tiene schiava la folla, senza gioia e senza vita. Un popolo che non vede, che non cammina, che non agisce è diventato il popolo di Dio: giace in un Fosso, che si chiama pure Casa di Misericordia. Tu, Gesù, inizi qui, nel fondo della miseria umana, la tua festa, perché vuoi comunicare la gioia del Padre. Incontri l’uomo impotente da trentott’anni, l’uomo che per una vita ha sperato inutilmente di trovare libertà nella Legge e s’è illuso d’esser aiutato dagli uomini, l’uomo che poneva fiducia nell’agitazione dell’acqua, nel ribellarsi delle folle, nelle sommosse violente. Queste, però, tornano a vantaggio di uno solo e lasciano tutti ancora nella schiavitù e nell’infelicità. Quest’uomo, Gesù, è tutto il popolo: un popolo provato, giunto ormai al limite del deserto: con la tua presenza tu lo potrai guidare per due anni finché, finalmente, effonderai il tuo Spirito e darai così inizio ad una festa che non avrà termine! Tu puoi guidare coloro che non contano più su se stessi e sulle proprie forze, come Mosè, negli ultimi due anni, guidò il popolo dopo che erano morti tutti gli uomini atti alla guerra! Senza di te, Gesù, la vita è piena di false speranze, è malattia, luogo di lamento e mormorazione. Vieni tu e chiedi: vuoi diventare sano? Vuoi cambiare situazione? Vuoi dall’esser servito, diventare uno che serve? Dall’esser uno che attende aiuto e lo pretende dagli uomini diventare uno che dona e si offre? Vuoi da egoista diventare amore? Vuoi? Gesù, tu risvegli speranza. C’è ancora una possibilità? Io non la vedo! Il malato è ormai abituato ad esser malato, si rassegna. Vuoi? Gesù, tu vuoi vedere volontà, decisione, fiducia. Sei tu la possibilità nuova, inaspettata.

L’acqua della piscina del Fosso non serve più. Non guarderò indietro. Da ora guarderò solo a te e farò ciò che tu mi dici. E tu non dici parole di guarigione. Tu mi consideri già guarito. La forza e la luce degli occhi è già in me, quando decido di obbedire a te. Il tuo ordine, invito, richiede la mia partecipazione: fiducia in te e fatica d’alzarsi. La tua Parola sostituisce l’aiuto che mi attendo dagli altri. Obbedire a te è entrare nell’acqua che guarisce. “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!” tu mi rendi libero, libero dalle incapacità, libero dalle cose che finora mi hanno condizionato, libero dai luoghi normali, capace ormai di partecipare alla festa. Il popolo che vede in Dio un padrone geloso dei suoi beni e dei suoi poteri ora può vedere, attraverso di te, un Dio Padre, che ama gratuitamente e inaspettatamente, un Padre che dà forza, libertà e responsabilità. Grazie, Signore Gesù! Tu mostri che ogni legge di Dio è un dono per la gioia dell’uomo. Dio è un Padre che, nel suo riposo, gode di far riposare i propri figli, un Padre che, nel suo giorno, vuol partecipare la sua gioia! E tu, Gesù, sei il Figlio che manifesti un Padre così buono! Vuoi partecipare a tutti la tua libertà. Con quest’opera ci mostri soprattutto un Papà che ama anche chi non lo conosce e non ti conosce. Dopo l’incontro con te, mano e voce del Padre, l’uomo non può vivere più come prima, sotto la Legge, come per piacere a se stesso o agli altri: non sarebbe più in grado di rialzarsi.

Gesù, quell’uomo ti annuncia o ti denuncia ai capi dei Giudei? Non lo so. So solo che io sono debole anche se tu mi hai aperto gli occhi e donato salute. Non posso fidarmi di me, ma devo attendere ancora… due anni! Devo attendere lo Spirito che tu effondi dalla tua morte e risurrezione. Gesù, mio Dio! Tu fai le opere del Padre, obbedendo a Lui con amore. Tu ti fai uguale a Lui: mostri come lui la totalità dell’amore, ma, come figlio lo mostri con la totalità della sottomissione. Gesù, Dio donatomi da Dio! Gesù, vera salvezza di Dio!

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6. IL PADRE AMA IL FIGLIO

19 Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.

20 Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, affinché voi ne siate ammirati.

21 Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole.

22 il Padre infatti non condanna nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio,

23 perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.

24 In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

25 In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questo - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno.

26 Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso,

27 e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo.

28 Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce

29 e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.

30 Io da me stesso non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

 

Gesù, le tue parole hanno la sicurezza e la verità della stabilità di Dio! Tu apri la bocca e la tua parola illumina e rallegra. Chi ti accusa e condanna pensa che tu vuoi esser dio al posto di Dio. Tu invece ci vuoi dimostrare che la tua divinità è conseguenza semplice e naturale dell’amore che il Padre ha per te, e si esprime col tuo amore che ti fa osservare, amare, imitare il Padre! Il figlio impara a vivere e a lavorare dal proprio papà, che non è geloso del proprio mestiere, anzi, gode d’avere la collaborazione del figlio. Tu, Gesù, vero Figlio, hai osservato i modi di agire del Padre; sai con certezza che ciò che Egli fa non può essere male, anzi è l’unica cosa in cui puoi impegnarti per rallegrare il suo cuore. Tu non spodesti Dio dal suo trono, come avrebbe voluto fare Lucifero; compiendo invece ora la sua opera lo manifesti come Padre a noi che di Lui abbiamo ancora un’immagine imperfetta. L’agire del Padre è l’amore, un amore continuo e perfetto per il figlio, un amore che vuole innalzare il figlio e averlo accanto a sé! L’amore del Padre per te, Gesù, è senza gelosia, senza paure e senza sfiducia. Egli ti mostra tutta la sua opera e la sua intenzione perché tu impari ed agisca. Il Padre è colui che ridà vita alle ossa inaridite, così tu, Gesù, quando trovi qualcuno senza gioia e senza libertà, preda della morte, lo rialzi, come hai fatto col ragazzo e col paralitico. Il Padre, nel suo riposo, continua ad essere Padre, a comunicare vita: così anche tu, Gesù, continui ad amare mettendo gli uomini nel cuore del Padre. E tu, ancora per disposizione di Dio, diventi il termine di giudizio degli uomini: essi piaceranno al Padre se ascolteranno te, onoreranno il Padre se onoreranno te, se doneranno a te l’obbedienza e la fiducia che spettano solo a Lui. Il Padre gode che io abbia te come Dio! Il Padre vuole esser conosciuto da me come Padre tuo, obbedito da te e amato dalla tua piena sottomissione. Egli sa che senza di te, Gesù, potrei costruirmi immagini di Dio che giustifichino il mio egoismo! Gloria a te, Gesù! Quando ti ubbidisco mi fido del Padre, e così sperimento l’azione dell’amore divino e godo la pienezza della vita partecipando al riposo amante di Dio! Egli riempie il suo Sabato d’amore! Il suo Sabato è mandare te! Il suo Sabato sei tu, che doni vita agli uomini freddi, doni luce per muoversi nella vita secondo l’amore. I “morti”, gli uomini che non amano, che vedono Dio come padrone, se ti ascoltano, Gesù, benché non ti vedano, cominciano a conoscere Dio come Padre e ad amarlo così! Qui comincia la vita, piena di significato e di gioia, qui l’uomo diviene uomo, figlio di Dio! La vita del Padre è vita tua, Gesù! E tu la puoi donare. Questa vita è amore, dono di sé, attenzione ed ascolto. Tu, Gesù, non sei da meno del Padre per il fatto che lo ascolti, che gli ubbidisci, che fai ciò che vedi fare da Lui. Poiché poi sei uomo, figlio dell’uomo, la tua obbedienza amorosa risulta visibile a noi: in te vediamo e comprendiamo la vera natura di Dio, conosciamo il suo amore e il suo volere. Tu, uomo, sei perciò il nostro termine di giudizio: se ascoltiamo e amiamo te siamo graditi al Padre, siamo incastonati come gemme nel suo cuore! Tutti quelli che hanno obbedito al Padre, come te, vivono e sono nella gioia; chi invece ha obbedito ad una legge per essere considerato giusto, per amor proprio, in fondo, ancora non vive. Quanto pure io, nel passato, ho fatto per esser stimato, per salvare la mia vita, sarà giudicato e trovato vuoto, rivestito del nulla dell’idolatria: è iniquità.

Gesù, voglio solo obbedire a te! Voglio ascoltarti come tu ascolti il Padre. Tu che con umiltà gli ubbidisci, mi offri l’immagine dell’uomo vero. Essendo tu sottomesso al Padre con amore, avviene che egli agisce tramite te, si manifesta in te: Tu sei Dio, il vero Dio Amore che dà vita.

Gesù, abbi pietà di me! Ti adoro e ti ascolto per realizzare con te il disegno del Padre. Non voglio avere progetti miei, perché tu in me possa realizzare l’amore del Padre. Gloria a te, mio Dio e mio Signore Gesù!

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7. UN ALTRO MI DÀ TESTIMONIANZA

31 Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera.

32 C'è un altro che mi dà testimonianza, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.

33 Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità.

34 Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvi.

35 Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

36 Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.

37 E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto

38 e non avete la sua parola che rimane in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.

39 Voi esaminate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me.

40 Ma voi non volete venire a me per avere la vita.

41 Io non ricevo gloria dagli uomini.

42 Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio.

43 Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste.

44 E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo?

45 Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete posto la vostra speranza.

46 Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me.

47 Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

 

Signore Gesù, tu sai che gli uomini sono diffidenti e perciò non pretendi che si creda a te. Tu però hai già visto l’amore del Padre all’opera nel tuo agire, lo senti presente in te per l’attrattiva che provi verso chi è amato dal Padre. L’unica testimonianza vera è quella di Dio: anche la parola degli uomini più veritieri e santi deve concordare con essa. Uno di questi “testimoni” è Giovanni il Battista che ti ha definito “agnello di Dio”. Gli uomini interessati non credono ai “testimoni” se non per un momento, fin tanto che non viene richiesto loro un cambiamento. Tu, Gesù, hai la certezza di essere nella verità, non per la testimonianza di un uomo, ma perché vedi compiersi in te e attraverso di te i disegni di Dio. Dio non è un Dio geloso, tale da temere che altri realizzino i suoi progetti! Dio è un padre: tu lo conosci così! E un padre vuole che i suoi figli abbiano le sue finalità, le sue intenzioni, e dispongano delle capacità di realizzarle. Tu vedi sempre un padre, davanti e dietro e accanto a te! Tu sai che il Padre vuole donare il suo amore ai piccoli, agli indifesi, agli oppressi, a coloro che soffrono per il peccato di qualcuno o per il peccato di tutti: il Padre vuole farsi conoscere e farsi amare per poter realizzare negli uomini la loro propria armonia e gioia e grandezza! Le opere di Dio, che i profeti hanno spesso proclamato, tu hai la forza di realizzarle! Tu ti comporti come il pastore che si prende cura di tutte le pecore (Ez 34): vivendo questo amore tu sai d’essere inviato dal Padre! Non c’è bisogno di altre dimostrazioni di potenza che mettano paura! (Nm 16, 28-30) Le tue opere sono opere che perfezionano la vita; non c’è bisogno di dimostrarne la bontà e la provenienza divina! I tuoi accusatori, Gesù, sono veri pagani. Essi ti accusano perché non conoscono Dio, non sanno che Egli è papà e perciò non possono discernere la sua voce, che è la voce dello Spirito; non riconoscono la sua immagine, che è l’uomo che vive in rapporto d’amore con Lui, non tengono nel cuore i suoi progetti, perché questi sono amore! Chi ha degli interessi da difendere, chi mira ad ambizioni e prestigio, chi pensa a salvare la propria vita non può conoscere Dio e quindi nemmeno il suo inviato, nemmeno te. Sei tu, Gesù, messaggio e volto e voce del Padre, tu che porti in te e su di te lo Spirito, il vento di Dio. Gli uomini che si credono grandi non ti riconoscono, perché, volendo essi essere padroni, credono che pure Dio sia un padrone. Essi ascoltano la sua voce con paura, se possono la evitano, e, nella sua parola, cercano spunti per interpretarla a proprio vantaggio.

Gesù, le Scritture parlano dell’uomo vero, figlio di Dio Padre. Esse parlano di te, di te che vieni per salvare gli uomini, per mostrare ad essi il volto del Padre che li ama e li desidera. L’interesse e l’orgoglio, però, rendono inutile la lettura delle Scritture. Esse indicano te. Chi, tramite le Scritture, non viene a te, rimane fuori del disegno di Dio, si fa orgoglioso del suo sapere, ritiene che esso sia la vita. La vita, invece, sei tu, Gesù, mite ed umile di cuore! Tu dai la vita a chi entra in rapporto con te, a chi vive con te l’esser figlio di Dio offrendosi ai suoi disegni d’amore. Chi non ha l’amore di Dio, chi non guarda con misericordia l’afflitto e non si offre a compiere l’amore di Dio, costui è ancora pagano.

Tu indichi la strada per poter portare in sé l’amore del Padre ed essere così in comunione con Lui: “Non accetto gloria dagli uomini”. Cercare gloria dagli uomini e dare gloria agli uomini porta ad escludersi dalla comunione con il Padre, a rendersi schiavi delle passioni egoistiche degli uomini, ad affidarsi ai loro umori passeggeri, a vivere quindi nel timore, nella tensione, nell’insicurezza, nella gelosia, nella morte. Ricevere gloria dagli uomini significa accettare impedimenti al proprio cammino nella fede. Cercare appoggi nell’uomo vuol dire non fidarsi di Dio. Su questa via è impossibile incontrare il volto del Padre: si può vedere soltanto il volto di un dio pagano.

La fede non cerca gloria dagli uomini: chi crede veramente è disposto a far brutta figura, ad esser deriso, a subire l’indifferenza, la persecuzione. Questa fede rende possibile il vero amore, quello di Dio.

Tu, Gesù, vuoi salvarmi, vuoi portarmi a questa fede! E questa fede è la terra promessa in cui Mosè avrebbe desiderato entrare. Egli non ha potuto. Tu invece, Gesù, mi inoltri in essa fino al perfezionamento dell’amore!

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8. C’É QUI UN RAGAZZO C 6

1 Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,

2 e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che compiva sugli infermi.

3 Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

4 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

5 Allora Gesù, alzáti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».

6 Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.

7 Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

8 Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simone Pietro:

9 «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?».

10 Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

11 Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.

12 E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».

13 Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

14 Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!».

15 Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui solo.

 

Gesù, hai appena parlato di Mosè, che ha scritto di te: ha cioè vissuto la sua missione per prefigurare la tua. Ed eccoti ora attraversare il mare per iniziare e concludere il tuo esodo, la tua missione di portare gli uomini dalla loro schiavitù, dalla loro sottomissione al male e al Maligno, alla libertà gioiosa della vita fraterna! Tu sali sul monte, perché quello è il luogo della presenza e della manifestazione di Dio, luogo distante dagli influssi della mentalità del mondo.

Con i discepoli ti siedi: il monte, infatti, è il luogo stabile della tua comunità; ed essa è già manifestazione di Dio Padre, perché in essa vive la sua Parola, che sei tu! Invece di portare gli uomini a Gerusalemme, dove la comunione con Dio costa denaro per i sacrifici di animali, tu li porti a ricevere da te gratuitamente il cibo della fraternità!

Invece di celebrare una libertà passata, tu doni i segni di una libertà nuova! Invece di dividere la folla a gruppetti per consumare l’agnello, tu unisci tutti per mangiare un cibo nuovo, che apre gli occhi sulla bontà di Dio per tutti! Come per l’antico popolo nel deserto ci furono prove e tentazioni, così tu sai che anche la comunità nuova dovrà passare per le stesse difficoltà, e perciò tu stesso vuoi aiutarla. Chiami Filippo e gli proponi di comprare cibo.

Comprare... fare uso del denaro... rendersi schiavi dell’ingranaggio del mondo, quell’ingranaggio che ha trasformato la casa del Padre tuo in luogo di mercato, costruendo e proponendo in tal modo una falsa immagine di Dio. Il denaro è il padrone del mondo, padrone della mente e del cuore degli uomini. Dove regna il denaro non riesce più a farsi ascoltare il Padre, e nemmeno il Figlio. Filippo, il discepolo da te chiamato, è ancora prigioniero di questa mentalità. Egli fa i calcoli necessari, e conclude però che il denaro, per quanto abbondante sia, non sazia.

L’altro discepolo, quello che porta il nome dell’uomo maturo, l’uomo che non ragiona secondo la carne ma secondo lo Spirito, Andrea, intravede un’altra possibilità, ma anch’essa insufficiente.

Tu, Gesù, a questa possibilità aggiungi l’amore del Padre, questo, se incontra l’amore dell’uomo, compie prodigi di onnipotenza. Andrea ti indica un ragazzo, qui, nella comunità. Un ragazzo che può donare, che sa amare; il ragazzo è debole, piccolo, non considerato dal mondo. Egli rappresenta la comunità dei tuoi discepoli, fatta di uomini maturi nello Spirito, ma povera, senza pretese, senza considerazione del mondo. Essa dispone di poco, e anche quel poco è di scarso valore; mette però tutto nelle tue mani! Ciò è sufficiente perché tu possa far adagiare tutti sull’erba. Nessuno si deve preoccupare! Tutti, come persone libere e gioiose, saranno serviti.

Tu prendi i pani e ne ringrazi il Padre: è Lui che si dimostra papà, è Lui che fa dono di ogni cosa all’uomo, è Lui che permette e vuole che gli uomini si considerino come fratelli. Ogni cosa, anche il pane ed il lavoro con cui esso è stato realizzato, sono dono del Padre. Ora, dopo che hai mostrato a tutti che Dio è Padre buono, ti metti a distribuire pani e pesci. Tu, Gesù! Sei tu il fratello, sei tu la mano di Dio! A te devono guardare oggi gli uomini che mangiano il tuo pane. Tu sei più grande di Mosè, che diede la manna misurata. Tu non misuri il pane! Tu sei più del profeta che saziò cento uomini con venti pani: tu sazi cinquemila, tutta la comunità di Gerusalemme (Atti 4,4) con cinque pani, e ne avanza per tutte le tribù d’Israele.

Ogni apostolo porta un cesto del tuo pane, Gesù: ce ne sarà ancora, ce ne sarà sempre! Basterà rimanere vicino ad uno dei tuoi apostoli, ed il pane del ringraziamento sarà assicurato.

Come sei grande, Gesù! Ti hanno visto profeta, ti volevano re: volevano continuare a vivere schiavi, schiavi della mentalità del mondo, volevano essere costretti ad averti come re! Tu, però, non vuoi rendere gli uomini schiavi; tu li vuoi fratelli, tu li vuoi servi gli uni degli altri, tu li accogli obbedienti a te, ma obbedienti liberamente e con amore. Li vuoi capaci di compromettersi con la tua croce! Essi adorano l’immagine facile di te che si sono fatta, come il popolo di Mosè adorò l’immagine facile di un idolo d’oro.

Tu non vuoi saziare la fame d’oro né saziare la fame con l’oro. Tu vuoi offrirti come fratello che orienta al Padre di tutti per fare di tutti dei fratelli.

Anche tu, però, come Mosè (Es 34, 3-4), devi ritirarti sul monte da solo. Solo col Padre: non ci sono ancora fratelli, per te.

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9. L’OPERA DI DIO

16 Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare,

17 salirono in barca e si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti.

18 Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.

19 Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.

20 Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».

21 Allora volevano prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

22 Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, vide che c'era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.

23 Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.

24 Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.

25 Lo trovatolo di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.

27 Procuratevi, non il cibo che non dura, ma quello che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

28 Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».

29 Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

 

I tuoi discepoli, Gesù, sono sorpresi dalla tenebra, dalla mentalità del mondo che cerca il potere, lo subisce e lo invidia. In questa tentazione essi si ritrovano da soli, capaci solamente di mettersi in luoghi pericolosi ritornando a vivere come nel passato, senza di te.

Non ti aspettano, non ti cercano. La loro crisi è un mare agitato dal vento nelle tenebre. Senza di te, tutto diventa brutto e causa di infelicità. Essi sono ormai lontani: la loro decisione è ferma.

Sei tu che fai il passo dell’umiltà e dell’amore. Tu metti i piedi sull’acqua, come i sacerdoti che, portando l’arca, dovevano attraversare il Giordano in piena.

Noi manchiamo di fede: tu rimani fedele. Tu vuoi portare con te il tuo popolo infedele, perché impari la tua fedeltà e si vanti solo di te. Quando i discepoli ti vogliono accogliere nuovamente, cessa l’instabilità, la tenebra, la tentazione, la paura del vento e quella del proprio peccato: tu sei presenza rassicurante, tu sei Dio. Se ci sei tu, quando ti accogliamo con noi, siamo già giunti dove ci vuole il Padre, nella sua casa.

Essere con te è essere già giunti alla meta finale: nonostante persistano le difficoltà, esse non agitano e non intristiscono più.

La gente si ritrova disorientata vedendo la comunità senza di te, Gesù. Non sa più dove sei, perché tu sei sempre là dove sono i tuoi, e chi ti cerca ti trova solo insieme con loro. Nonostante l’incertezza, gli uomini ti cercano, cercano sempre te, aiutati persino dai pagani della città imperiale.

Quale strano destino: i discepoli ti scappano, i pagani ti cercano!

La Chiesa fa senza te, gli uomini del mondo non possono permetterselo. Essi sanno che tu rendi grazie al Padre, essi sanno almeno che Dio è con te e che il tuo pane è utile e necessario.

Gesù, la ricerca degli uomini, però, non è libera: essa è interessata. La tua presenza fa loro comodo: essi vedono che tu soddisfi la ricerca di amicizia, di pace e di serenità.

Ti cercano, ma tu sai e senti che essi non cercano te, ma la soddisfazione di sé. Essi non hanno capito che tu li vuoi liberare da quella mentalità che ritiene la vita come un commercio, dalla mentalità individualistica, per portarli a dipendere dal Padre, che, quando guarda gli uomini, li vede tra loro fratelli. Essi non hanno capito che tu vuoi portarli fuori dalle schiavitù di mammona perché possano vivere nella gratuità della fratellanza, nel servizio e nell’amore; non hanno saputo vedere in te il Messia, un nuovo Messia che con la sua venuta porta l’uomo a vivere la vita di Dio, la comunione!

Tu, Gesù, vuoi che ci impegnamo a cercare ciò che favorisce la vita eterna, e che non c’illudiamo che il benessere possa saziare e soddisfare.

Tu hai già il vero cibo, lo darai tu. Io dunque impegnerò le energie a restare accanto a te! Tu sei sicuro, non inganni. Dio stesso, colui che è Padre, ti ha inviato, e ciò che tu dici e fai è suo, porta il suo sigillo. Hai compiuto quanto compie il Padre, e in te vive e rimane il Suo Spirito, Spirito di amore, di fedeltà, di misericordia! Tu ci mostri il vero volto di Dio, quello che da sempre l’uomo sta cercando, il volto di un Papà; altra immagine di lui sarebbe idolo e non permetterebbe comunione, ma favorirebbe gelosia e invidia verso di Lui e verso gli uomini.

- Cosa dobbiamo fare? - Gesù, puoi gioire e puoi soffrire di questa domanda.

Gioisci, perché chi te la rivolge ti vuol ubbidire.

Soffri, perché questa domanda presuppone la visione di un Dio geloso, un Dio padrone. È in base a tale visione, infatti, che l’uomo pensa di dover guadagnare con le proprie opere la vita eterna, di doversela procurare con le proprie energie, vantandosi delle proprie capacità.

Grazie, Gesù, che indichi la vera via della vita: opera di Dio è affidarsi a colui che Egli ha mandato, a te! Opera di Dio è entrare in relazione di fiducia, di amore, di ascolto, di obbedienza a te. È così che non lascio inefficace l’amore del Padre, in tal modo gli permetto di realizzare l’opera gioiosa del suo Sabato senza fine, il suo amore continuo. Opera di Dio è credere in te, mettendosi fuori dalla mentalità del mondo, che idolatra mammona, che vede soltanto i propri interessi materiali, che cerca gli uomini per sfruttare i loro bisogni o li inganna suscitandone altri. Opera di Dio è mettere te, Gesù, al centro di tutto; anche il Padre fa così: mette te al centro del suo amore per il mondo, per me; opera di Dio sono io che credo in te! È un’opera questa sempre nuova: dono sempre prodigioso è ogni persona che crede in te, Gesù! È un’opera che Dio compie per la salvezza di molti! Quando credo in te, io e il Padre operiamo insieme! Gloria a te, Gesù!

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10. IO SONO IL PANE DELLA VITA

30 Allora gli dissero: «Quale segno compi perché vediamo e crediamo in te? Che cosa fai?

31 I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane venuto dal cielo».

32 Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.

33 Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da la vita al mondo».

34 Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

35 Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà mai fame e chi crede in me non avrà mai sete.

36 Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.

37 Tutto ciò che il Padre mi da, verrà a me: colui che viene a me, non lo respingerò,

38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.

40 Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

41 Intanto i Giudei mormoravano contro di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».

42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe, del quale conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: Sono disceso dal cielo?».

43 Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.

44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

46 Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

47 In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

48 Io sono il pane della vita.

49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;

50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

 

Signore Gesù, il tuo amore non è sufficiente a convincere gli uomini, che sanno solo credere a se stessi! Essi cercano prodigi per essere costretti a credere: non ubbidiscono ai segni già operati da te, per non dover far scelte personali che li compromettano di fronte a coloro da cui si aspettano gloria. Vogliono ancora la manna, quella che non è stata di alcun giovamento a coloro che l’hanno mangiata: essi infatti sono morti prima di poter contemplare la meta del loro cammino. La manna era un dono per facilitare l’ascolto del Padre: è il Padre che dà la vita e il pane della vita. Ora quelli che ti cercano vogliono il pane, pur senza volontà di impegnarsi...

Il pane è già presente: tu, che vieni dal cielo, dai vita divina là dove sei accolto. È il vivere con te e di te che sazia il mio cuore. Se cerco solo di obbedire ad una legge divina, cerco la mia perfezione; e non sarò mai contento! Non devo vivere orientato a me stesso, cercare d’essere a posto! Posso mangiare di te, venire a te, offrirmi a te: allora divento dono, amore, divento come il Padre. Sazietà e pienezza di vita è l’amore, il donarsi: con te, come te.

Gesù, tu sei colui che opera col Padre: non darmi solo qualcosa, donami te stesso! Io voglio appoggiarmi su di te, entrare in relazione con la tua vita!

È il Padre stesso che porta il cuore dell’uomo ad aderire a te, Gesù! Proprio come tu stesso vieni a me obbedendo al Padre, così io vengo a te con la stessa obbedienza: “devo” sempre ringraziare, stupire, ascoltare. Non mi posso vantare d’essere tuo: è dono del Padre, dono custodito dalla tua vigilanza. Come hai raggiunto i tuoi che fuggivano sul mare per non perderli, così raggiungi me nelle mie infedeltà. In tal modo tu non perdi nulla di quanto il Padre ti ha dato.

E quando potrai effondere il tuo Spirito vivificante, nel tuo ultimo giorno, il giorno del tuo amore supremo, il giorno decisivo per l’umanità, allora coloro che lo riceveranno, finalmente, riprenderanno a gioire, a sapere d’essere figli del Padre, a vivere! Tu risusciti chi è morto col dono del tuo Spirito, e così completi l’opera della creazione del Padre! Nel giorno della tua morte riceviamo la Vita, e il Padre può iniziare il settimo giorno, il Giorno ultimo, quello del suo riposo! Sì, in questo giorno l’uomo può vivere e agire da Figlio di Dio! Questa è la volontà del Padre tuo e nostro: Egli non è geloso, non è invidioso. Egli vuole comunione anche con me, e me la può donare quando accolgo e conosco te, Gesù, come vero Figlio suo e mio fratello.

Grazie, Signore Gesù! È facile contemplarti e tenere gli occhi fissi su di te, perché sei buono, dolce, umile e misericordioso!

Tu hai pietà di noi, Gesù! Siamo veramente ammalati, i nostri occhi di carne fermano la nostra attenzione su ciò che si vede, diventiamo materiali e superficiali... e pensiamo che tu sia come noi, uomo legato alla terra, con pensieri terreni! I tuoi interlocutori ti sapevano figlio di Giuseppe, conoscevano le tue capacità di lavoro, e pensavano che tu, uomo, volessi usurpare il posto dell’unico Dio! Essi non vedevano il tuo amore, la tua obbedienza e sottomissione al Padre; non capivano che, chi è unito a Lui con piena sottomissione d’amore, è gradito a Lui, è uno con Lui, un unico Amore! Donami, Gesù, di conoscere Dio come Padre, sempre, altrimenti anch’io mormorerò contro di te!

Credere in te, ascoltarti e ubbidirti con amore è un grande dono, un dono del Padre! Non mi posso vantare di amarti: è un dono immeritato! Non posso criticare nessuno di chi non ti ama: non ha ricevuto ancora il dono! Voglio piuttosto essere io stesso un segno per lui, perché il Padre lo possa attirare.

Tu stesso, Gesù, fai dono al Padre di nuovi figli risuscitandoci, portandoci in alto. Ci prendi dal luogo della morte, e ci sollevi al luogo dell’amore, dell’offerta, della vita. Sei tu che compi questo prodigio: esso non è frutto delle nostre fatiche, delle nostre osservanze!

Chi ascolta il Padre viene a te, Gesù: chiunque, a qualunque popolo e a qualunque cultura appartenga, buono o cattivo che sia. Chi risponde all’invito interiore del Padre, ascolta la tua voce e già vive! Non è necessario vedere, non è necessario avere particolari rivelazioni ed esperienze, che, anzi, potrebbero essere un pericolo o una tentazione ad uscire dall’umiltà.

Chi ascolta la voce che sempre si può sentire, perché i tuoi discepoli la fanno risuonare, ha la Vita. Sei tu,Gesù, il pane, il dono dell’eternità: non cerco altro né per me né per i miei fratelli, ché non li voglio ingannare! Chi ha mangiato la manna è morto, perché non ha ascoltato. Se io ascolto te, Gesù, la mia vita non sarà un fallimento.

Eccomi, Gesù, ti voglio assimilare: tu sei l’unico che mi fa vivere!

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11. LA MIA CARNE É VERO CIBO

51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52 Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

53 Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita.

54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per mezzo del Padre, così anche colui che mangia me vivrà per mezzo di me.

58 Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

59 Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo parlare è duro! Chi può ascoltarlo?».

61 Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano su queste cose, disse loro: «Questo vi scandalizza?

62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?

63 E' lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e sono vita.

64 Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.

65 E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».

66 Da quel momento molti dei suoi discepoli si allontanarono e non andavano più con lui.

67 Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?».

68 Gli rispose Simone Pietro: «Signore, da chi andremo? tu hai parole di vita eterna

69 e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

70 Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: quello infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.

 

Gesù, sei il Pane già donato dal Padre! Sei già a mia disposizione! Posso già saziarmi di te, vivendo col tuo amore che si offre liberamente.

Tu mi doni già di risorgere, di vivere la vita d’amore col Padre, di essere uno con Lui, perché il tuo ultimo giorno è l’”oggi” che viviamo. Tu sei il pane: la tua carne, la tua presenza concreta offertasi in sacrificio, come le carni immolate nel tempio, come l’agnello mangiato per accogliere l’alleanza di Dio.

Così il mondo vive: quel mondo, che è nel peccato, riceve il tuo amore! Gli uomini non comprendono come tu possa donarti, ma essi non conoscono l’amore perfetto. Dimmi piuttosto, Gesù, come io posso fare a nutrirmi di te! Mangiare la mia carne e bere il mio sangue: tu mi lasci comprendere che sarai ucciso, come l’agnello, come le vittime dei sacrifici di comunione. Mangiare e bere di te è offrire me stesso, aver comunione al tuo donarti libero al Padre, al tuo lasciarti odiare e uccidere senza mormorazione. Mangiare e bere di te è acconsentire e volere che la mia vita sia dono veramente dato.

Gesù, tu rendi concreto questo mio mangiare e bere di te, lo rendi manifesto col dono del pane eucaristico. Esso è segno che realizza e manifesta l’unione con te.

Grazie, Gesù! Io in te e tu in me: così continua ancora, attraverso di me, il tuo partecipare all’amore del Padre per il mondo. Tu non hai una vita indipendente, per cui ti voglia assurgere a rivale del Padre: tu vivi perché Lui ti dà la vita, tu vivi perché il Padre è amore. Così io vivo e sono presente all’amore eterno perché tu mi nutri. Grazie, Gesù! Non sono io a guadagnarmi la vita nel cuore del Padre: essa è continuamente dono tuo! Solo tu, Gesù; null’altro! I doni straordinari ricevuti dai padri sono nulla in confronto: essi sono solo ombra di te, e non giovano. I nostri occhi sono beati, perché vedono ciò che i nostri padri hanno desiderato vedere. Noi contempliamo te, Gesù! Non abbiamo da imparare nulla dai padri, se non ad accogliere te come ultimo e unico maestro e Signore. Non è utile che io mi vanti dei padri, di quanto è avvenuto nel passato; non posso farlo. Non vivo di rendita del passato, vivo solo di te.

Anch’io, come ogni uomo, devo compromettermi con te senza vergogna o timore: godere del tuo amore mite e coraggioso, e lasciarmi coinvolgere! Per la mia carne ciò è impossibile: il tuo essere dono è parola dura. Gli uomini non ti accolgono, perché sei parola che fa diventare dono. Quando essi si accorgono che tu sei amore che non vanta diritti, essi ti abbandonano.

Tu sei disposto a rimanere solo, solo col Padre. Non hai bisogno di discepoli che ti adulino, che ti gratifichino. Tu sei sempre uno col Padre: Egli è la tua gioia! I tuoi discepoli già una volta ti hanno abbandonato, senza preavviso, quando sono saliti sulla barca e sono partiti; ora tu stesso dai loro libertà. Essi però ormai sanno che tu solo doni all’uomo una vera e viva relazione col Padre: la tua parola dà loro gioia e luce, riempie i loro cuori di Spirito Santo. Essi sanno che i loro sforzi, il loro impegno, le loro azioni li lasciano come sono, anzi, alimentano l’orgoglio e le gelosie.

Anch’io so, Gesù, che solo tu - amato e seguito da me - fai di me un figlio di Dio e un fratello di tutti gli uomini. Gesù, grazie! Anche il mio venire a te è dono, dono dell’amore del Padre! Gloria a te! Grazie, Padre mio! Credo in te, Gesù; ho fiducia in te; mi abbandono a te! Ed ecco, tu mi introduci nei misteri di Dio, nella comprensione dell’Amore e della Vita. Prima compio un atto di fede, e il credere mi apre gli occhi al vedere: mi affido a te, e così sperimento il tuo amore! Ti prego, Signore Gesù, donami perseveranza nella fede, perché come Giuda non t’inganni attaccandomi nuovamente alle mie ambizioni! Gesù, mia gioia! Tu, mio Bene! Tu, mio Pane ultimo! Gesù!

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In copertina: Il ragazzo consegna a Gesù il suo povero dono, che – nelle mani del Signore – non è più povero!

Nihil obstat: don I.Rogger, Trento, 7/09/2000