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Io credo

Io credo

 

“Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede” (Giuda 20)


“Ma voi, carissimi,

costruite il vostro edificio spirituale

sopra la vostra santissima fede” (Giuda 20).

Queste parole dell'Apostolo san Giuda mi hanno aiutato a considerare il Credo come la base su cui fondare la vita, non soltanto come una serie di verità da ritenere nella mente.

Accostandomi in questo modo al simbolo della fede mi pare pure di comprenderlo meglio e mi nasce comunque grande riconoscenza agli Apostoli e a tutte quelle persone che con la vita e con le parole l'hanno fatto giungere a me.

Nascosto tra loro voglio continuare la loro fatica con queste pagine, perché l'amore di Dio giunga a toccare pure la tua vita!

don Vigilio Covi


1. SIMBOLO

Tobia era stato incaricato dal padre di compiere un lungo viaggio per ritirare una grossa somma di denaro. Egli però era giovane e non conosceva colui che aveva il deposito, perciò rispose al padre: “Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro?...”. Rispose Tobi al figlio: “Mi ha dato un documento autografo e anch'io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte...” (Tob 5, 2-3).

Le due parti del documento diviso a metà faranno sì che Tobia e il depositario della somma possano riconoscersi!

Quest'usanza era diffusa nell'antichità, non essendoci carte d'identità né altri documenti di riconoscimento. Coloro che stipulavano un contratto o un accordo, in modo più semplice ancora, spezzavano una moneta per conservarne un pezzo ciascuno. i due pezzi, gli unici che potessero combaciare perfettamente davano garanzia per il riconoscimento del contraente o dei suoi eredi. Questi due pezzi di documento o di moneta venivano detti “simbolo”. Chi ne era in possesso poteva essere riconosciuto!

Nella Chiesa primitiva si diffusero ben presto eresie e interpretazioni errate della fede cristiana trasmessa dagli Apostoli. Come riconoscere i veri fratelli dai falsi fratelli? i veri missionari dai falsi missionari? C'era bisogno di un “simbolo”. Ma stavolta il “simbolo” non poteva essere un pezzo di carta o di moneta, doveva essere una serie di affermazioni riguardanti l'unico Dio e la Sua rivelazione attraverso Gesù Cristo. Ecco perciò nascere il “simbolo della fede”.

Il Credo è propriamente un segno di riconoscimento: tutti coloro che lo recitano, che lo professano, sono miei fratelli, hanno la mia stessa fede, sono in adorazione dello stesso Dio, fanno parte della mia famiglia.

Per questo il Credo è chiamato “simbolo”. Simbolo apostolico o simbolo niceno-costantinopolitano, a secondo della forma usata. II "simbolo della fede" è un piccolo riassunto di verità essenziali che, condivise da altri, ci fanno riconoscere membri della stessa famiglia, della stessa Chiesa, partecipa della stessa fede.

Quando esso è "nato" doveva esser molto breve: all'incirca poteva suonare così: “Credo in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo”. Già nella primissima comunità cristiana se ne faceva uso, come è testimoniato dai Vangeli stessi e dagli altri scritti degli Apostoli. Ma, a mano a mano che qualcuno poneva dubbi o diffondeva errori sull'interpretazione di questo Simbolo stesso, i cristiani hanno avvertito la necessità di ampliarlo per proteggersi dalle eresie e impedire che queste potessero intaccare i cuori dei semplici. In tal modo il Simbolo si è allungato fino a raggiungere la stesura attuale nel 381, al Concilio di Costantinopoli, che ha completato la forma definita nel 325 dal Concilio di Nicea.

II Simbolo è perciò protezione da eresie, da errori di interpretazioni del messaggio evangelico.

Non possiamo affermare che il Simbolo sia un catechismo: necessariamente esso è breve, riassuntivo, perché destinato ad esser ritenuto a memoria e proclamato nell'Assemblea liturgica. Ogni sua parola è pesata e pensata in modo da esprimere .,con precisione un grande insegnamento e da escluderne altri erronei per la fede cristiana.

Accanto alla formulazione che usiamo nella Messa (simbolo niceno-costantinopolitano) conosciamo una formulazione più breve, detta “simbolo apostolico”, perché una leggenda ne fa risalire le origini agli Apostoli stessi.

In ambedue le formulazioni tutte le frasi trovano realmente riscontro nell'insegnamento apostolico: non c'è nulla di inventato, semmai c'è una spiegazione che aiuta a cogliere ciò che è importante della vita, dell'amore e della salvezza di Dio.

Quando lo proclamiamo compiamo un'azione solenne: proclamiamo il dono eterno di Dio, la sua opera, il suo amore per l'umanità! nel contempo ci lasciamo riconoscere fratelli dagli altri cristiani.


2. CREDO IN UN SOLO DIO

La parola "credo" ricorre quattro volte nel Simbolo, ma non ha sempre lo stesso significato. Nel nostro parlare di ogni giorno usiamo il termine "credo" con un significato diverso da quello che proclamiamo qui Noi siamo soliti dire: credo a qualcuno, o, credo che... e significa ritenere vero quello che qualcuno dice o che qualcuno ha detto. La parola credo usata così implica solo un'adesione dell'intelletto. Ad es.: credo che in Australia ci sono i canguri, credo a quello che dici, credo che fuori piove. Dire la parola "credo" in questi esempi non cambia nulla del nostro interno; al più abbiamo un'ulteriore informazione. Nel simbolo la parola credo è seguita tre volte dalla preposizione "in" e una volta da nessuna preposizione.

Quando dico “credo in” intendo esprimere tutto un atteggiamento interiore di fiducia, di abbandono, un movimento della mia vita verso qualcun altro, una consegna della mia vita, un incontro. Per questo motivo questo modo di usare la parola credo si usa solo rivolta a Dio: credo in Dio, credo in Gesù, perché solo a Dio si può affidare la vita, solo a Lui la possiamo consegnare in modo definitivo. Credo in Dio è un'espressione che va ben oltre il ritenere vero che Dio esiste: questo lo sanno anche i demoni (Gc 2, 19)! Anche i demoni credono all'esistenza di Dio, e tremano: essi però non credono “in” Dio, cioè non gli affidano la propria esistenza, non lo amano, non gli ubbidiscono, non si abbandonano fiduciosi alla sua mano provvidente, non lo vogliono incontrare.

Con questa espressione noi vogliamo compiere un'azione di tutto il nostro essere, un'azione interiore: vogliamo interiormente scegliere Dio come nostra sicurezza, come nostro suggeritore e luogo ove riposare. A Lui mi affido, mi dono, perciò non temo più nulla e anche le difficoltà e le sofferenze le accolgo con fiduciosa speranza.

Quando pronuncio la quarta volta la parola "credo" dico: credo la Chiesa! Non dico: credo nella Chiesa, perché non affido la vita agli uomini che formano la Chiesa, solo Dio è degno e capace di accogliere la vita umana e di sostenerla e di amarla per sempre. Dico: credo la Chiesa, per affermare che so che la Chiesa è opera di Dio e quindi Gliene sono riconoscente e mi glorio di farne parte!

La mia vita l'affido ad un unico Dio: so che non stanno davanti a me numerose divinità che si contendono la mia vita! Un solo Dio, un'unica Luce davanti ai miei occhi per attirarli in un'unica direzione. E se questo Dio mi si rivela come una Trinità di persone, ciò non significa che esistono tre divinità, tre dèi. Le Tre Persone sono il modo con cui io posso contemplare l'unico Amore divino che, proprio perché Amore, è Trinità!

Questo termine "Trinità" non compare nel Credo, come non compare nella S. Scrittura. Esso viene da una riflessione semplice sulla vita di Dio, come ci è manifestata da Gesù, che parla di sé come del Figlio unico del Padre e parla dello Spirito Santo come di un Altro, un Terzo Amore divino.

Volendo esprimere con una sola parola questa ricchezza triplice di Vita usiamo da secoli il termine Tri-unità, Trinità!

Dio è uno, ma Egli per mostrare a me la sua ricchezza d'amore ed incontrarsi con me mi rivela la Pienezza della sua Vita, il movimento del Suo Amore. L'Amore dona se stesso (Padre), l'Amore donato risponde donandosi nella dipendenza volontaria (Figlio), l'unità di queste espressioni d'Amore è una Terza fiamma d'Amore dell'unico Fuoco (Spirito Santo)!

Dio è uno solo, ma io - uomo - devoti usare il numero tre per descriverlo. Egli rimane Uno nella Sua essenza, benché la Luce percepita dai miei occhi risponda a Tre colori diversi.

A quest'unico Dio che è Amore io affido la mia vita! e la mia vita stessa mentre s'immerge in Lui impara ad amare come ama un padre, come ama un figlio, come ama uno sposo o un amico. Man mano che mi lascio coinvolgere da questo unico Dio mi trovo nel cuore una trinità d'espressioni d'amore!

La mia stessa esperienza d'amore mi aiuta a comprendere il mistero della Trinità di Dio!


NOTA: La vita di Dio è per l'uomo ovviamente un mistero. Con la nostra ragione non la avviciniamo. Se Egli però ci dà la Sua sapienza allora possiamo conoscerla. Lo Spirito di Dio ci può rivelare i suoi segreti! (1 Cor 2). Il mistero della Trinità di Dio non è perciò misterioso o oscuro per coloro che lo avvicinano con amore. Possiamo anzi comprendere come Dio - sapendo che Egli è amore (come ci testimonia Giovanni, 1 Gv 4, 8) - non possa essere che Trinità! che comunione di vita tripersonale.

Se Dio fosse unica persona (come pretendono di affermare anche molte sette moderne, tra le quali i Testimoni di Geova) non può essere amore! Se Dio fosse unica persona non avrebbe potuto amare, e quindi essere se stesso, prima della creazione del mondo!

Amore è relazione di persone distinte. Prima della creazione Dio non potrebbe essere se stesso. Egli avrebbe bisogno di creare qualcuno per stabilire con lui una relazione e poter così essere amore. Se ha bisogno di qualcuno non è libero! e così non sarebbe Dio!

Se una delle sue creature poi si ribellasse, come potrebbe questo Dio mostrare la propria superiorità e divinità se non con la distruzione o annientamento del ribelle? Le religioni che pretendono di adorare un Dio unica persona hanno al centro del loro messaggio proprio la distruzione dei nemici del loro Dio. Ed essi stessi, contemplando un Dio siffatto, divengono dittatori o tiranni, dediti al plagio e all'inganno. Non riescono ad amare se non i propri correligionari e non concepiscono l'amore dei nemici ed il perdono!

Dio Amore è tale perché dona se stesso, e perciò è Trinità (come sopra ho tentato di esprimere). Dio può amare, è Amore prima della creazione. Le creature non gli sono necessarie: sono frutto di amore libero, di libertà. Se esse si ribellano, Egli dimostra la propria divinità e superiorità continuando ad amarle anzi, disponendo per loro il Figlio, che le riconquisti all'amore con libertà e dolcezza, mostrandone l'esempio e dandone la forza!

Chi contempla Dio Trinità è portato ad amare tutti, anche quelli fuori della sua fede, anzi è portato ad amare anche i nemici. L'unica fede al mondo che prevede e chiede e dona amore ai nemici è la fede cristiana! E se tra i cristiani taluno non ama, è dovuto al fatto che egli non è più in contemplazione e in adorazione di Dio Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: egli ha ripreso a ricercare se stesso.

Dio è Trinità e non può essere diversamente, pena non essere Amore! Rendiamo grazie a Dio che per mezzo di Gesù ci ha dato questa conoscenza della Sua Vita! Benché questa conoscenza superi le nostre capacità, percepiamo tuttavia che è Vera: lo Spirito Santo ci conduce alla Verità, così, non solo da contemplare la realtà di Dio, ma da essere trasformati da essa.

Conoscere una verità di Dio non è solo appagamento d'una curiosità, ma diventa per noi nuovo modo di vivere, realizzando in maniera sempre più piena le capacità seminate da Dio stesso nella nostra natura umana. Che cosa serve conoscere Dio Trinità? Serve per vivere come fratelli, serve per rendere le nostre famiglie e le nostre comunità umane luoghi di pace e di armonia, luoghi di gioia e di unità. Chi ama Dio (Trinità) diventa come Lui, capace di donarsi, di amare, di soffrire e godere insieme, diventa padre degli uomini, figlio e fratello!


3. PADRE

Per esprimere in concetti umani la realtà di Dio dobbiamo prendere le parole dalla nostra esperienza, pur sapendo che questa non è sufficiente né adeguata!

Ma non possiamo fare diversamente!

Ed ecco che al primo movimento dell'Amore divino diamo il nome di "Padre"! Padre è colui che - nella nostra esperienza - dà origine alla vita dei figli. Padre è Dio in quanto da Lui parte ogni iniziativa d'amore. Padre è il nome che Gesù mette sulle sue labbra e sulle nostre per amare Dio! Un termine che rende la realtà di Dio più vicina a noi, che ci aiuta a comprendere sì la superiorità e la grandezza del suo amore, ma anche la Sua tenerezza, che ci fa vedere come Dio non è una realtà distante, distaccata da noi, ma anzi, coinvolta con la nostra vicenda umana come lo può essere un papà coi suo figliolo! “Padre” è un termine che ci lascia intravedere come Dio non sia disposto a lasciarci in balia di noi stessi; allo stesso tempo è un termine che mette in noi la certezza che la nostra vita solo rimanendo unita a Lui è viva.

Padre è un termine di relazione: esiste solamente per indicare uno che ha dato e dà vita ad un altro, simile a Lui!

lo credo che Dio è Padre: credo che la mia vita viene da Lui, credo che Dio si è compromesso con me e che io vivo solo se rimango in relazione con Lui.

Questa fede in Dio Padre mi fa rifiutare quel movimento di pensiero e di abitudini che oggi si diffonde coi nome di secolarizzazione. E' un modo d'essere uomini come se Dio non ci fosse, come se la mia vita potesse non dipendere da Lui! E' la ripetizione del peccato originale!

Mi ritroverei a fuggire nudo pieno di paura per la mia condizione d'uomo e mi ritroverei a considerare il mio fratello Abele come un nemico da uccidere, benché innocente.

La storia del mondo attuale e passato non è forse una storia di paure e di violenze? L'uomo ha dimenticato d'avere un Padre, un Padre cui guardare per averne impulsi interiori d'amore, un Padre da ascoltare per riceverne sapienza, un Padre cui obbedire con amore. Dove ci sono persone che guardano al Padre con amore, là il mondo cambia,

là si rinnova la faccia della terra.

lo credo in Dio, Padre: voglio affidarmi a Lui, voglio far dipendere la mia vita dal Suo amore, voglio regolarmi secondo la sua sapienza.

Non credo in un Dio qualunque. Non credo in un Dio come lo può conoscere la mente dell'uomo intelligente. Credo solo in quel Dio che per me e per tutti gli uomini è Padre.

Affidandomi a Lui e lasciandomi illuminare da Lui, il Suo amore paterno rivestirà anche la mia vita!

E' per me doppia gioia credere in Dio Padre: mi sento al sicuro, nulla più mi impaurisce, nessun uomo mi fa soggezione e nessun avvenimento mi travolge. L'acqua che può riempire la barca della mia vita non mi fa disperare più, perché so d'essere nelle mani di un Padre! inoltre, credere in Dio Padre riveste la mia vita di un amore nuovo, capace d'iniziativa per i fratelli: l'amore del Padre mi avvolge e mi fa somigliante a Sé, mi rende in qualche misura "padre" per il mondo! Credere in Dio Padre trasforma la mia vita: mi rende gioioso e sereno come un bambino e responsabile e attento come una persona matura.

Credere in Dio Padre non è solo una nozione in più: è invece una vita nuova che si sviluppa e cresce in me!


4. ONNIPOTENTE CREATORE DEL CIELO E DELLA TERRA

A Dio Padre attribuiamo una qualifica che compete solo a Lui, ma che può essere fraintesa. Onnipotente! Egli può tutto! E' un termine che ripropone affermazioni bibliche che lodano Dio perché nessun faraone può opporsi definitivamente ai suoi disegni, nessun Golia può vantarsi davanti a Lui: anche i venti e i mari gli obbediscono.

Ci è facile fraintendere. Quando diciamo ad es.: “ma Dio che è onnipotente non può stroncare le guerre, paralizzare le mani dei violenti?...” intendiamo dare alla parola onnipotenza il significato che le dà un tiranno. Noi abbiamo esperienza dell'uomo potente che fa ciò che vuole, che comanda, che reprime, che distrugge. La potenza esercitata dall'uomo sull'uomo è una potenza satanica, non è quella di Dio. Essa, se fosse esercitata da Dio, cancellerebbe il suo nome di Padre, manifesterebbe Dio come dittatore, non come Padre. “A Dio tutto è possibile” disse l'Angelo a Maria. Quel "tutto" però non è ... tutto! Quel "tutto" significa: "ogni sua parola", oppure 'tutto quel che ha detto". Perciò Dio non farà il male, non userà violenza...

L'onnipotenza di Dio è la potenza d'amore di un Padre! Essa si manifesta nella creazione, opera d'amore. “In principio Tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle Tue mani” canta un salmo (102, 26). L'onnipotenza di Dio si manifesta ancor più nella redenzione, come cantano i 24 vegliardi (Apoc 11, 17): “Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza e hai instaurato il tuo regno”.

La parola “onnipotenza” l'adoperiamo per esser aiutati a non mettere nessuno e nulla, nemmeno la forza dei nostri ragionamenti, al di sopra di Dio: “Sì, Signore Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!”.

Quanto Egli dice e dispone è il meglio. “Se io sapessi tutto ciò che Dio sa, vorrei di certo anch'io ciò che Dio vuole”, diceva una persona credente provata da molte difficoltà.

Al Padre attribuiamo la creazione; essa è atto d'amore! è dono d'amore! “Egli ha fatto cielo e terra”, dice la Scrittura!

Tutto è al di sotto di Dio. Nessuna creatura può mettersi alla pari con Dio, nessun uomo, nessun re o imperatore può pretendere superiorità su un altro uomo. Nessuna creatura per quanto misteriosa o attraente può occupare il cuore dell'uomo mettendosi al posto di Dio. La frase del Credo che stiamo esaminando è così un deciso rifiuto di ogni idolatria e di ogni assolutismo.

Al di sopra di ogni realtà c'è la Parola e l'Amore del Padre.

Noti voglio sottomettermi ad altre leggi formulate dagli uomini che mi renderebbero idolatra. Non mi voglio sottomettere all'idolo che è il denaro: quest'idolo m'impone la legge del profitto, del risparmio egoistico, mi obbliga a pensare già fin d'ora e a preoccuparmi ansiosamente della pensione, pur non sapendo se domani sarò ancora vivo! Quest'idolo mi fa dimenticare che c'è un Padre per me e per noi e che il Padre mi può dare responsabilità per i fratelli. Non mi voglio sottomettere all'idolo del piacere: quest'idolo mi impedisce di cercare il Regno di Dio, se solo costa un po' di fatica o rinuncia, mi fa esser attento al mio carattere e ai miei gusti, dimenticando le chiamate e le proposte del Padre! Non voglio sottomettermi all'idolo della materia: quest'idolo mi rende schiavo delle cose, della moda, del pensiero degli altri, m'impedisce la libertà interiore, la gioia e la pace che provengono dal Padre! mi impedisce l'amore per i suoi figli! Non voglio sottomettermi agli idoli delle fantasie che fanno nascere superstizioni d'ogni genere, perché ogni cosa, ogni animale, ogni fatto che succede è sottomesso a Dio! Ogni ferro di cavallo o oggetto simile appeso in casa o sulla macchina suona bestemmia contro questa parola del Credo!

lo credo e mi sottometto solo a Colui che tutto ha creato: Egli mi dà leggi che rispettano il mondo e gli uomini e rendono me grande della Sua grandezza!

Affermare che Dio è creatore di tutto significa pure affermare che tutto ciò che esiste ha uno scopo, che nulla è inutile, che tutto è stato fatto con buona intenzione! Di ogni creatura dice la S. Scrittura: “E Dio vide che era cosa buona!”.

L'uomo non deve perciò distruggere nulla e nessuno, anzi, essere riconoscente, godere di ogni cosa! “lo so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso” dice s. Paolo (Rm 14, 14). “Infatti tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie” (I Tm 4,4).

Questa frase del credo è perciò una parola che mi mette in pace e in un atteggiamento positivo verso ogni cosa: tutto viene da Dio, dal mio Padre! Gliene sono riconoscente. Con la riconoscenza viene nella mia mente una luce che mi fa intravedere come ogni realtà faccia parte di un disegno d'amore!

lo credo in Dio Padre creatore! non dico che è stato creatore, come se Egli fosse ora... disoccupato! Egli è sempre creatore. Per Lui il passar del tempo ha un significato diverso che per noi. Egli è creatore oggi: “Sostiene tutto con la potenza della sua parola”! (Ebr 1, 2). Oggi io sono un dono del Padre, oggi Egli mi dona il sole e le stelle e ogni cosa, oggi il Padre mi fa vivere! L'oggi di Dio non diventa mai ieri e per Lui non c'è il domani. Nuovo motivo per me di riconoscenza continua e fedele.


5. Di TUTTE LE COSE VISIBILI E INVISIBILI

Ci sono realtà che al primo incontro con noi cercano di mettersi in concorrenza con la nostra fede in Dio. Sono realtà strane e indefinibili, perché sconosciute all'osservazione normale e superficiale dell'uomo. Non sono le stelle, né gli atomi, non sono la luna, né il sole, e nemmeno le cellule del nostro organismo o quelle dei tumori, benché anche queste realtà ricoprano di misteri il giardino delle nostre conoscenze. Ci sono realtà invisibili che attirano o mettono in fuga il cuore dell'uomo: realtà che, perché invisibili, l'uomo mette talvolta sullo stesso piano di Dio, che non vediamo.

Sono gli angeli e sono i demoni: realtà invisibili. Comunque esse siano - c'è chi pretende curiosare nella loro identità - noi sappiamo che sono creature di Dio, non sono alla pari con Lui, tanto meno al di sopra di Lui.

Se le creature di Dio sono tutte buone, come mai ci sono i demoni? A questa legittima domanda abbiamo una risposta? Ne possiamo trovare una nella nostra stessa esperienza: io, che sono - tutto sommato - buono, come mai talvolta m'arrabbio e tal altra uso violenza? Dio mi ha creato libero di usare la bontà che è sua o di oppormi ad essa. Così le creature "spirituali", per quanto superiori a noi siano, possono abusare della libertà, e sono demoni.

Angeli e demoni: un mondo di cui non possediamo la chiave, ma un mondo che non ci sovrasta e non ci obbliga né a fare il bene né a fare il male. Sono creature! Si mettono a nostra servizio (gli angeli) o cercano di intralciare la nostra strada (i demoni), ma Dio è sopra di loro.

C'è sempre una tendenza a ignorare l'esistenza di queste realtà.

Vogliamo ignorare o dimenticare che siamo circondati dai messaggeri di Dio, gli angeli, e così cadiamo nella vanagloria, ci vantiamo di ciò che non è nostro!

Ignoriamo l'esistenza e l'opera dei demoni, e così ce ne troviamo succubi sena volerlo, perché non abbiamo discernimento degli spiriti. Una delle prime cose che un credente dovrebbe imparare, e di cui invece troppo poco si preoccupa, è proprio il discernimento degli spiriti.

All'antipatia diffusa contro l'ammettere l'esistenza dei demoni sta in parte la falsa immagine che di essi è stata diffusa: corna e unghie, coda e forche! Nella realtà il demonio si presenta all'uomo spesso invece “come angelo di luce” (2 Cor 11, 14) per farsi accogliere. Mentre oggi molti ambienti anche cristiani rifiutano di pensare seriamente all'esistenza del Maligno, si diffonde tra professionisti e divi della chitarra e d'altri arnesi, tra fondatori di sette e addirittura tra società finanziarie e industriali, l'abitudine a consacrarsi al diavolo per averne vantaggi economici e di, potere! li mondo cerca il diavolo per mettersi a sua disposizione! ... credendo di sfruttarlo, dato che il denaro è il suo cavallo di battaglia!

Gli angeli esistono e i demoni si danno da fare!

Gesù, per noi, è il testimone più qualificato dell'esistenza provvidenziale degli uni e della pericolosità degli altri. La vita di Gesù è stata una lotta continua al maligno per smascherarlo, allontanarlo dall'uomo risanandone le ferite - peccato e malattie -, che quello gli aveva inferto (cfr. Atti 10, 38).

lo credo che Dio Padre è creatore onnipotente delle realtà invisibili. Benché terribile, il Maligno non mi fa paura, perché io so di chi sono figlio. Cerco di non fargli posto nella mia vita: non gli lascio occupare il mio tempo e le mie energie, e perciò rifiuto nel modo più assoluto sia le sedute spiritiche, sia gli occhi delle chiromanti, dei maghi e d'altri astrologi, rifiuto i movimenti dei pendolini e le parole degli oroscopi, non mi lascia spaventare da maledizioni e malocchi di vario tipo: tutte cose che - anche se fatte per scherzo - hanno a che fare coi nemico di Dio. Il nemico di mio Padre è nemico di tutta la mia famiglia.

lo credo in Dio Padre: a Lui solo affido il mio passato e il mio futuro, alla Sua Parola, al Suo intervento. Egli manda i suoi angeli che mi custodiscono e mi aiutano a vivere da figlio suo anche nei momenti difficili della vita, anche nella morte!

Amo e godo di questi "amici": sono doni viventi di Dio! Di alcuni conosco persino il nome: Michele, Gabriele, Raffaele! Sono luci sul mio e nostro cammino, luci che ci fanno tener presente la meta della nostra vita, perché non abbiamo a smarrirci.


6. CREDO IN UN SOLO SIGNORE, GESÙ CRISTO, UNIGENITO FIGLIO DI DIO, NATO DAL PADRE PRIMA Di TUTTI E SECOLI

Ora guarda a Gesù, per affidare a Lui la mia esistenza. A Lui l'affido come all'unico Signore: riconosco che Egli ha ricevuto da Dio ogni abilitazione per parlarmi, per farmi delle richieste, per interpellarmi. Voglio che Egli sia il solo Signore, l'unico che possa dire una parola sicura, decisiva per me.

Dando all'uomo Gesù il titolo di “Signore” riconosco già la sua divinità: questo termine è usato nell'Antico Testamento per rivolgersi a Dio, e nel Nuovo viene attribuito a Gesù come Figlio di Dio. Un solo Signore: voglio affermare che Dio non ha dato a nessun altro potere e autorità come a Lui e al di fuori di Lui.

Nel Simbolo la parte che riguarda il Figlio è la parte più lunga! Ed è comprensibile, perché è Lui che ci fa conoscere il Padre e ci conduce alla sua confidenza, ed è in Lui che si è manifestato lo Spirito Santo. Conoscere Gesù Cristo e seguirlo è la prima garanzia per conoscere Dio e orientare in modo sano la nostra esistenza e i nostri rapporti con gli altri. Ciò che il Simbolo dice di Gesù è suddivisibile in tre momenti:

1. il Figlio di Dio prima dell'incarnazione;

2. il fatto storico della vita, morte e risurrezione di Gesù;

3. la seconda venuta di Gesù come giudice alla fine dei tempi.

S.Paolo riguardo a Gesù afferma: “Egli è l'immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura”; e ancora “Egli è prima di tutte le cose” (Coi 1, 15.17). Ciò che l'apostolo dice fa eco a quanto Giovanni all'inizio del suo Vangelo ci offre: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli in principio era presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui” (Gv 1, 1-3). “E il Verbo si è fatto carne... e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre...” (1, 14). “Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (1, 18).

Gesù è l'unigenito figlio di Dio. "Unigenito" per noi significa che nessun uomo e nessun angelo può arrogarsi diritti divini. Chi viene a noi con parole diverse da quelle del Figlio è un anticristo. Nel nostro mondo moderno ce ne sono molti: essi vogliono mettere Gesù alla pari con altri grandi personaggi, fondatori di religioni e di sette. Noi sappiamo che Dio ha un solo “Figlio”: a Lui apriamo mente e cuore. Egli porta il nome “Gesù”: un nome che significa: Dio salva! Dio è salvatore!

Il figlio di Dio, resosi visibile e palpabile per noi (1Gv 1, 1-2) nell'uomo Gesù è il dono che il Padre offre all'umanità bisognosa di salvezza, incatenata dal male, troppo spesso soggiogata dal Maligno. Il nome “Gesù” che proclamiamo nel Credo è il nome che l'angelo Gabriele ha proposto a Maria per il bambino, il nome che Pilato ha fatto scrivere sopra la croce, il nome “che è al di sopra di ogni altro nome”. Dio gliel'ha dato “perché nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sottoterra” (Fil 2, 9-10). Non ci sono altri nomi in cui possiamo essere salvati (cfr. Atti 4, 12)! E' un Nome tanto importante che solo con l'azione dello Spirito Santo può esser accostato al titolo “Signore” (cfr. I Cor 12, 3). Solo con l'aiuto di Dio posso mettermi in obbedienza a Gesù! Riconoscerlo “Signore” non è solo questione di nomi, ovviamente! ma di disponibilità e obbedienza!

Al nome "Gesù" è legato il titolo "Cristo"! E solo a questo Nome è legato definitivamente. Cristo significa "Unto". Nel popolo ebraico veniva unto ogni uomo cui si affidava un incarico divino: re e sacerdoti erano unti, iniziati con l'unzione al loro servizio. Unto è perciò colui che è abilitato a compiere un servizio, ad esercitare un potere in nome di Dio.

L'Unto di Dio, il Cristo di Dio è Gesù!

“Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose “Io lo sono!” (Mc 15, 61 s) Gesù è l'uomo abilitato da Dio per ogni sua opera. “Ascoltatelo” è la parola risuonata sul Tabor. Dio parla e opera direttamente per mezzo di Gesù!

NOTA: Nel Simbolo non viene usato il termine con cui s. Giovanni nel Suo Vangelo e nella prima lettera chiama il Figlio di Dio, l'Amore "nato" dal Padre. Egli lo chiama “Verbo” ossia “Parola”. Il Figlio è da lui chiamato Parola del Padre.

La "parola" è l'espressione del pensiero, la comunicazione di ciò che sta nel cuore e nella mente. Parola di Dio è la comunicazione di quanto Dio ha in sé. Il Figlio è perciò quanto Dio ha in sé e comunica: è la sua Parola! L'Amore che Dio ha in sé e comunica viene a contatto con noi attraverso la "carne", il "corpo" umano, la vita umana di Gesù di Nazareth.

Gesù è l'incarnazione del Verbo, della Parola di Dio, cioè dell'Amore increato, eterno che è in Dio Padre e che egli comunica a noi. Il termine "Verbo" (Parola) esprime in maniera intellettuale il mistero, mentre il termine "Figlio" tiene conto dell'esperienza universale degli uomini, l'esperienza di famiglia: un termine perciò maggiormente comprensibile da tutti, più vicino al cuore dell'uomo.


7. DIO DA DIO, LUCE DA LUCE, DIO VERO DA DIO VERO, GENERATO, NON CREATO, DELLA STESSA SOSTANZA DEL PADRE

Ai Padri del Concilio di Nicea (325) stava a cuore affermare la divinità del Figlio di Dio, che proprio allora veniva rifiutata dal prete Ario e dai suoi seguaci. Negare la divinità di Gesù avrebbe significato rendere inutile la sua morte redentrice e la sua Risurrezione; infatti, se colui che è morto sul monte Calvario è un uomo come gli altri, la sua morte e risurrezione non avrebbe per noi valore di salvezza e di redenzione.

Inoltre, se si afferma che il Figlio di Dio non è Dio si deve rifiutare buona parte delle sacre Scritture del Nuovo Testamento, tornare a vivere il giudaismo; come se - in pratica - Gesù Cristo non avesse risolto nulla nella sua esistenza.

i Vescovi del Concilio vogliono difendere i credenti da qualunque incrinatura della fede nella divinità del Figlio di Dio incarnatosi in Gesù; insistono perciò con ben cinque espressioni diverse nell'affermare la medesima realtà. li Figlio di Dio è Dio egli stesso, è vero Dio, non fittizio o apparente, non è creato come qualcosa o qualcuno di estraneo a Dio, è della stessa "sostanza" di Dio, è Luce come Dio è Luce! La realtà di queste affermazioni non è invenzione del Concilio! I Padri vogliono essere fedeli a quanto essi hanno ricevuto dagli Apostoli nei Vangeli e negli altri scritti e nella tradizione della vita della chiesa, e vogliono garantire l'insegnamento apostolico alle generazioni di cristiani che seguiranno.

Questa verità della fede trova anche oggi molti oppositori che la negano esplicitamente, o implicitamente nella pratica del loro vivere.

La negano espressamente molte sette moderne, anche quelle che si dicono cristiane! La negano di fatto coloro che non si rifanno a Gesù nei loro pensieri e nel loro agire, ma si rifanno ai propri ragionamenti, al proprio filosofare.

S. Giovanni nella sua prima lettera (1, 2) scrive: “vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi”I E' questa una chiara affermazione riferita a Gesù! di Lui egli proclama l'eternità! Non fa che ripetere quanto Gesù stesso disse: c lo sono la risurrezione e la vita”I E Giovanni conclude così la sua lettera: “Noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il, vero Dio e la vita eterna!” (5, 20).

Nel libro dell'Apocalisse la stessa adorazione che vien attribuita a Dio viene pure donata all'Agnello, che è il suo Figlio Gesù: “a Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli” (5, 13). S. Pietro indirizza la sua lettera “a coloro che hanno ricevuto in sorte la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pt 1, 1). S. Paolo ha alcune affermazioni che dicono a qual punto gli Apostoli avevano chiarezza sulla divinità del Figlio di Dio! Ai Colossesi (2, 9) scrive: “E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità”I una parola fortissima e chiarissima, come queste altre: “Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui” (1, 17). “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio”! (Fil 2,5-6).

Ma Gesù stesso, oltre che con i miracoli, con le sue affermazioni, ebbe a dichiarare la propria natura: “prima che Abramo fosse, lo sono” (Gv 8, 58) e ancora “saprete che lo Sono” (8, 28). Questa parola “lo Sono” è il Nome di Dio! Ma ancora Egli dice: “da Dio sono uscito e vengo” (8,42). I suoi nemici gli contestano (10, 33): “Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”. Gesù non smentisce: perciò o è bestemmiatore o è per davvero Dio!

“Il Padre è in me e io nel Padre” (10, 38). “Siano come noi una cosa sola!” (17, 11.22). “Padre glorificami davanti a Te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse” (17, 5). L'autore della lettera agli Ebrei (1, 8) dice che Dio “del Figlio afferma: il tuo trono, Dio, sta in eterno”! Queste parole bastano a togliere ogni dubbio, a meno che non si voglia leggere la s. Scrittura con malizia o addirittura cambiandone le parole (come fa la Società dei Testimoni di Geova ad es.).

“Veniva nel mondo la luce vera” (1, 9). Gesù è veramente Dio da Dio, Luce da Luce, Amore da Amore! Di Lui perciò ci fidiamo, a Lui diamo la nostra vita. Credo in Te, Gesù Cristo!


8. PER MEZZO DI LUI TUTTE LE COSE SONO STATE CREATE

Almeno sei volte risuona questa frase lungo gli scritti del Nuovo Testamento. E' perciò un'affermazione importante ed è stata inserita nel Simbolo perché contiene per noi un tesoro di grazia. Suggerendo queste parole agli Scrittori sacri che cosa ci ha voluto comunicare lo Spirito Santo? Quale insegnamento ci dona e quali frutti si attende? Ogni rivelazione dell'opera di Dio o della sua vita non ha solamente lo scopo di renderci spettatori inerti, anzi, ogni sua Parola ci vien donata come un seme che ponga raditi e porti frutti nella nostra vita. Ogni conoscenza di Dio non ci è data perché poi la sappiamo, tanto per "saperla", ma perché ci è necessaria per vivere!

Dio Padre creando ha fatto passare tutto per le mani del Figlio! “Per mezzo di Lui sono state create tutte le cose” (Col 1, 16a. 16d; I Cor 8, 6; Gv 1, 3.9; Ebr 1, 2). Padre e Figlio erano uniti nel creare; la creazione tutta è uscita dalla loro unità, dal loro amore, dallo Spirito Santo! “Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque” dice il racconto biblico della creazione! Tutto è stato creato da Dio attraverso la sua c Parola”, tutte le cose esistono perciò secondo i suoi disegni, secondo il suo pensiero! Con questa espressione affermiamo che la Parola, il Figlio, non è creazione e che la creazione non è Dio!

Ogni cosa è per noi dono del Padre e del Figlio, ogni cosa porta a noi il profumo dell'Amore divino. Ogni creatura è formata da Dio sullo stampo (ci esprimiamo così semplicemente) del Figlio! Ogni creatura perciò è completa quando può riflettere la gloria del Figlio e ogni creatura mi dice qualcosa del Figlio attraverso il cui cuore è passata! Vediamo anzitutto questo aspetto: ogni cosa creata mi presenta qualche aspetto della Parola di Dio, del Suo Figlio! Ogni cosa è per me messaggio attraverso cui posso conoscere l'amore e il desiderio di Dio. Gesù stesso ci aiuta nella lettura del creato! Quando egli affermalo sono la luce, lo sono la vite vera, lo sono il pane, lo sono la vita, lo sono il pastore, la porta... e così via, Egli si proclama la vera Realtà (Col 2, 17) di cui l'uomo deve tener conto, mentre tutto il creato è... la sua ombra! Tutto il creato è indicazione che porta a conoscere Lui. Le cose materiali ci aiutano a conoscere quelle spirituali e ad incontrarci coi disegno di Dio, con l'amore divino, con Gesù! Così i nostri occhi si aprono a vedere e osservare più profondamente le cose create, a trovare in esse l'occasione di un incontro che le oltrepassa, a scoprire e amare il loro Creatore!

Però “tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto...” (Rom 8, 22) “attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio... e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione” (19-21). La creazione, come la possiamo vedere, è purtroppo spesso deturpata, e motivo di sofferenza perché schiava del peccato dell'uomo. Pensiamo ad es. all'oro, creatura di Dio. Nelle mani dell'uomo questa creatura è diventata serva della violenza, dell'invidia, della vanità, dell'odio, della prepotenza. E come l'oro molte altre realtà (ad es. la sessualità, la scienza, la tecnica ...) hanno fatto la medesima fine: non sono più viste e usate come segni e strumenti dell'amore di Dio, anzi, sono state ridotte a dominare l'uomo, a fargli paura, a farlo soffrire. Sono creature che attendono d'esser liberate dai loro tremendi padroni (superbia, invidia, violenza, egoismo...) per servire all'amore del Padre, divenendo segno e strumento della paternità di Dio per tutti gli uomini. Il ferro delle lance e delle spade attende di diventare falce e aratro per servire i veri bisogni dell'uomo e non le sue brame egoistiche! La creazione attende la rivelazione dei figli di Dio!

L'affermazione “per mezzo di Lui tutte le cose sono state create” ci rende coscienti del nostro compito di prendere noi stessi anzitutto come modello il Figlio di Dio e di usare le realtà del mondo per manifestare il Suo amore.

S.Paolo (Col 1, 16) aggiunge che tutte le cose sono state fatte “per mezzo di Lui e in vista di Lui”. E con altra espressione ( 1 Cor 8, 6) dice “e noi esistiamo per Lui”.

La nostra vita ha uno scopo che va oltre la propria sussistenza e la propria salvezza. La nostra vita è destinata a manifestare quella del Figlio di Dio, a essere una continua finestra aperta sulla realtà dell'Amore che Dio dona!

Quando un uomo si rende cosciente e accetta con amore questa destinazione della propria vita e orienta in questo senso i propri pensieri, allora nel suo cuore entra una vita nuova, egli ricomincia a vivere, è un altro: la gioia e la pace fioriscono sul suo volto, e un impegno nuovo di donazione fruttifica nei suoi giorni!


9. PER NOI UOMINI E PER LA NOSTRA SALVEZZA DISCESE DAL CIELO

Siamo importanti per Dio. Egli è davvero un Padre buono. Non lascia nel buio e prigionieri del male quegli uomini che Egli ha creato e che si sono allontanati dal Suo cuore.

L'incarnazione del Figlio di Dio è un atto d'amore per noi, e solo per noi e per tutti noi uomini. Egli vuole la nostra salvezza.

Questa parola "salvezza" ci è divenuta tanto familiare che non la consideriamo più. 0, forse, non ci vediamo più perduti, perché ci fidiamo di noi stessi o delle scoperte scientifiche dell'uomo.

Che cosa significa "salvezza"?

Gesù ha usato questa parola molte volte rivolgendola a qualcuno che con coraggio si è staccato dalla folla, o dal modo abituale di fare, per mettersi in contatto con Lui. Ha usato questo termine con Zaccheo, col Samaritano lebbroso, coi cieco di Gerico, con la donna peccatrice ecc., persone cioè che si sono distanziate dal modo di fare di tutti per amare Gesù o per incontrarlo e chiedergli guarigione o per ringraziarlo. La fede di queste persone le ha portate alla “salvezza”, le ha portate a Gesù uscendo dalla massa anonima' dal modo di fare di tutti, dal rispetto delle norme umane. Queste persone hanno disubbidito al mondo e alla regola di far bella figura, pur di avvicinarsi al Figlio di Dio, e così si sono compromesse 'con Lui. Pur essendo nel mondo, non sono più del mondo! sono “salve”I

Gesù è venuto nel mondo perché noi, occupandoci di Lui, ci distanziassimo dal mondo che ci tiene legati in molti modi con paure, timori, costrizioni, condizionamenti interiori con cui ci obbliga a compromessi coi maligno!

Avvicinarsi con decisione personale al Signore Gesù è salvezza!

La nostra salvezza è un grande dono di Dio. E' un dono che ci raggiunge se facciamo il passo per accoglierla, come hanno fatto Zaccheo, il cieco, la donna ecc. Questo passo costa all'uomo. E' un passo che gli costa rinuncia alla considerazione degli uomini, a beni e a ricchezze, a posizioni sociali, a comodità, a sicurezze materiali ed umane. Queste ed altre sono perle che egli dà in cambio dell'unica perla preziosa che è il Figlio di Dio, l'amicizia e l'unità con Lui.

La salvezza è dono che Dio porge a tutti, ma che solo chi fa la fatica di porgere mani vuote può ricevere. li fariseo che pensava d'aver meriti davanti a Dio, avendo le mani piene di proprie sicurezze, non era in grado di ricevere salvezza. Contava sulle proprie buone azioni, sul proprio passato onesto, su se stesso: si salvava da sé e così non riceveva salvezza da Dio.

La nostra salvezza è dono gratuito che viene dalla fede in Gesù, come s. Paolo ci ricorda in vari, passi delle sue lettere e come Gesù stesso affermava ai discepoli e agli avversari.

Se la salvezza venisse dalle nostre opere, dai nostri meriti, dall'appartenere a un gruppo o a un popolo, la venuta di Gesù, la sua morte e risurrezione risulterebbero inutili o inutilizzate.

Perché potessimo essere veramente salvati Gesù è “disceso dal cielo”. Questa parola non vuoi indicare uno spostamento del Figlio di Dio! E' un modo di dire per indicare che colui che è Dio ed è in Dio ora è così vicino all'uomo che l'uomo lo può vedere, toccare, accogliere nella propria esperienza terrena. S. Giovanni nella sua prima lettera ( 1, 2) dice: “La vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta”! Colui che nessuno vede ora è diventato visibile.

Non è l'uomo che può avvicinarsi a Dio per rubargli o per guadagnarsi qualcosa, come ritiene l'uomo naturale che vive una religione qualunque, ma è Dio stesso che si fa vicino all'uomo. L'uomo viene raggiunto da Dio. E' Dio che ci ha amati per primo. L'uomo può solo rispondere coi suo grazie e con l'apprezzamento del dono che riceve: grazie e apprezzamento che trasformano una vita e la rendono “recipiente” del dono, del Figlio di Dio. Perciò la vita del cristiano diverrà una vita pura, onesta e santa, irreprensibile: egli non vuoi raggiungere con proprio sforzo quel Dio che è già sceso a lui, gli vuole piuttosto far posto gli vuole dar gloria, vuole collaborare coi Suo Amore universale!

NOTA: Religione è il movimento dell'uomo verso Dio. L'uomo cerca di conoscere Dio e servire quel Dio che arriva a conoscere. E' un movimento sempre inadeguato e dipendente dalle esperienze di vita e dalla cultura in cui l'uomo è immerso. Perciò le religioni sono tante e aumentano sempre di numero: i modi che l'uomo scopre o con l'intelligenza o con la fantasia o coi sentimento sono diversi e divergenti gli uni dagli altri, creando necessariamente divisioni tra gli uomini.

Fede è il movimento dell'uomo verso il Dio che si rivela. L'uomo accoglie ciò che gli viene rivelato dall'unica Parola di Dio. Gli uomini vengono perciò uniti dalla fede, pur provenendo da culture ed esperienze e lingue e razze diverse! Perciò parliamo propriamente di fede cristiana e di religioni. La fede cristiana non è una “religione” in senso stretto!


10. E PER OPERA DELLO SPIRITO SANTO Si E' INCARNATO NEL SENO DELLA VERGINE MARIA E SI E' FATTO UOMO

“A Dio nulla è impossibile!”. A Lui è possibile realizzare ognuna delle sue parole, dei suoi progetti d'amore! Questa certezza che l'angelo Gabriele comunicò a Maria di Nazareth è necessaria anche per noi, che opponiamo gravi difficoltà ai modi di fare di Dio. Egli è libero dai nostri condizionamenti, sia da quelli mentali che da quelli creaturali, fisiologici.

Il Figlio eterno di Dio che i cieli non possono contenere, trova un luogo di esistenza e di manifestazione in questo mondo in un corpo umano, in una vita d'uomo che sorge per forza divina nel grembo di una vergine.

Il Figlio di Dio è la vita eterna, è Vita preesistente agli uomini: ha bisogno solo di un grembo per prendere corpo umano: si è fatto uomo! Egli è una vita che non ha bisogno di inizio perché già esiste “prima di tutti i secoli”, “in principio” (Gv 1, 1-2). “Era presso il Padre e si è resa visibile a noi” ( I Gv 1, 2). “Egli è prima di tutte le cose” (Coi 1, 17). “Prima che Abramo fosse, lo sono” (Gv 8, 58).

Questa vita divina ora è visibile: la possiamo accogliere o rifiutare. La nostra mente vuoi sapere di più, vuoi avere spiegazioni. Ma la nostra mente vuole spiegazioni scientifiche, non cerca quelle della fede. Il Simbolo, riassumendo i santi evangeli, non dà spiegazioni per appagare curiosità sul come sono avvenute le opere di Dio: queste curiosità non servirebbero a cambiare il cuore dell'uomo. Ci vengono date quelle spiegazioni che possono esserci di aiuto a vedere l'amore di Dio e a rispondergli adeguatamente.

Il Figlio di Dio diventa uomo per opera dello Spirito Santo! Il fatto che l'uomo Gesù sia il Figlio Unigenito di Dio non è opera dell'uomo, non è il risultato di evoluzione né di sforzi umani. L'uomo riceve il mistero come puro dono, tutto dono. Gesù è dono di Dio a tutta l'umanità!

Questa frase del Credo riassume la risposta dell'Angelo a Maria: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato figlio di Dio” (Lc 1,35). Pure a Giuseppe Dio ha rivelato “quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1, 20). Egli “prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù” (24-25).

Maria è chiamata “Vergine” e noi insieme con i cristiani di oriente la veneriamo proprio così, Vergine prima, durante e dopo il parto. Sembra che a questa affermazione s'opponga il Vangelo stesso quando parla dei “fratelli” di Gesù, ma non è così, perché la parola fratello per gli Ebrei indica pure i cugini. Tradizioni antichissime testimoniano il fatto che Maria non ha avuto altri figli oltre al “Primogenito”. A Lei diamo pure il titolo di Madre di Dio: non è nel Simbolo, ma è una dichiarazione dello stesso Concilio di Efeso (431). Con tale titolo dato a Maria si vuole affermare la divinità di Gesù: è un titolo che adora il Figlio onorando la Madre. Da Gesù stesso però sappiamo che l'onore più grande riservato a Maria - come attestano i Padri della Chiesa - è dato dal fatto che Ella s'è fatta discepola del Signore. Ha fatto la Volontà del Padre quando disse: “Si faccia di me secondo la Sua Parola”, e perciò è trattata da Gesù come sorella e madre: “Chi compie la Volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre” (Mc 3, 35). A Lei Egli ha affidato il discepolo prediletto, presentandoglielo come figlio: in questo gesto di Gesù vediamo la intenzione di dare Maria a tutta la Chiesa come Madre e modello di obbedienza e d'amore. Venerando Maria con molti titoli e infinite maniere i cristiani proclamano la bellezza e la grandezza dell'opera di Dio e sono riconoscenti per il mistero dell'incarnazione, che in Lei ha trovato il luogo confacente al Figlio di Dio, a Colui che per primo dice: “Ecco, io vengo, per fare, o Dio, la Tua volontà”.

Maria, con la sua risposta all'angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore...” si presenta a Dio e al mondo come il luogo umano e spirituale adatto al Verbo di Dio!

La sua umiltà è stata guardata da Dio ed ora è ammirata da tutte le generazioni. Proclamando “beata” Maria gli uomini fanno ciò che il Padre stesso fa, poiché Gesù dice: “Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 26). Se Dio Padre onora i servi di Gesù, anche noi lo possiamo, anzi, onorandoli compiamo l'opera stessa di Dio!

L'incarnazione del Figlio di Dio è una delle affermazioni più importanti della fede, tanto che s. Giovanni scrive ( 1 Gv 4, 21 ): “Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo”. “Molti sono i seduttori, che non riconoscono Gesù venuto nella carne” (2 Gv 7) ...

Se Gesù non fosse Dio fattosi uomo, le affermazioni seguenti del Credo non avrebbero alcun valore per la nostra redenzione.

NOTA: Su Maria vedi l'opuscolo “Maria”!


11. FU CROCIFISSO PER NOI SOTTO PONZIO PILATO, MORI' E FU SEPOLTO

“Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi” ( I Gv 3, 16). E' la seconda volta che nel Credo risuona questo "per noi"! Tutta la vita di Gesù è un dono di Dio "per noi". Egli ci ama, benché peccatori, anzi, proprio perché noi siamo peccatori. Egli ci dona ciò che ha di più caro, il Figlio. E ciò che fa il Figlio è tutto amore per noi!

Di ciò che Gesù ha fatto non è detto nulla nel Simbolo: si presuppone che il cristiano lo abbia appreso. Non può essere taciuta la sua morte e risurrezione: questo fatto è il mistero centrale della fede cristiana, della rivelazione dell'amore di Dio. Egli provò “la morte a vantaggio di tutti” (Ebr 2, 9) e perciò non c'è “altro vanto che nella croce del Signor nostro Gesù Cristo” (Gai 6, 14). “La parola della croce... è per noi potenza di Dio” (1 Cor 1, 18). Perciò afferma s. Paolo “ritenni di non saper altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” ( I Cor 2, 2).

Gesù ha concluso la sua esistenza terrena su di una croce, patibolo usuale dei Romani per gli schiavi o per i barbari: ciò è avvenuto in un luogo e un tempo ben preciso della storia, quando Ponzio Pilato era procuratore della Giudea. Da fonti storiche sappiamo che quest'uomo ha ricoperto tale carica dal 26 al 36 dopo Cristo. Gli interventi di Dio sono concreti, reali, avvengono nel tempo, in un luogo preciso, con testimoni oculari.

La morte del Figlio di Dio per mano di uomini è per noi tutti il mistero centrale della vita. Lo annunciamo ogni giorno con la celebrazione eucaristica e lo viviamo noi pure portando le nostre piccole e grandi croci con amore! L'amore è ancora il culmine e la luce di quella morte reale e gloriosa sul Calvario. In quel momento l'amore del Figlio di Dio è rimasto amore, non s'è lasciato trascinare nel vortice delle reazioni rabbiose o depressivi dell'uomo. L'amore divino risplendeva sul Calvario, tanto da toccare i cuori. La predica e il miracolo più efficace di Gesù è stato l'amore con cui Egli ha sopportato l'agonia, i tradimenti, gli scherni e la morte. Di quell'amore c'@, traccia anche nelle nostre parole: se viene nominato Ponzio Pilato lo si deve soltanto alla necessità di collocare storicamente gli avvenimenti; per quel procuratore non c'è cenno di disprezzo, né di rimprovero. Egli è stato strumento della provvidenza divina. Giudicare gli uomini non è compito nostro. Nostro compito è amare anche i peccatori, come Gesù ha fatto fino all'ultimo.

La morte di Gesù è stata reale, documentata. Il suo sepolcro è stato chiuso con sigilli. Ci sono stati persino eretici che affermavano che la morte di Gesù è stata apparente, quasi una finzione di Dio. Queste persone non accettavano che Dio potesse morire, volevano un Dio, a foro giudizio, migliore! La croce è stata scandalo e stoltezza e lo è ancora per molti. Per chi crede però è “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24).

Credere alla morte vera e reale di Gesù per me significa affrontare senza tragedie e senza disperazione la mia morte: anzitutto quella quotidiana, che mi vien data dal mio invecchiare o dall'abbandono degli uomini, dal mio scegliere i valori dello spirito mortificando l'attaccamento alla terra. La mia morte non è più spauracchio. Se il Figlio di Dio l'ha vissuta non è più per me un valico insormontabile. E' una meta, un traguardo che Lui stesso ha superato.

Con l'affermazione del Simbolo accetto anche la mia morte, almeno indirettamente, come passaggio normale e sano della mia vita. E accetto la morte degli altri, anche miei amici e parenti, come partecipazione a quella dell'Unigenito Figlio di Dio. Vivrò la vita con maggior distacco dalle cose e dalle persone e maggior costanza nell'unione coi Signore!


NOTA: “Discese agli Inferi”.

Nella forma breve del Credo, il Simbolo degli Apostoli, diciamo: “discese agli

inferi”!

Che cosa esprime questa frase? Gesù è andato all'inferno? No, gli inferi non sono l'inferno. E' lo stato in cui gli uomini si sono immaginati che i morti fossero nell'attesa della salvezza finale.

Affermando che Gesù discese agli Inferi vogliamo esprimere che Egli è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini, che cioè anche gli uomini vissuti prima di Lui sono stati redenti o condannati in riferimento a Gesù! La Sua luce illumina tutta la storia e ogni uomo riceve solo da Gesù speranza e vita eterna. Gesù che scende agli inferi è Gesù che trionfa su ogni morte, che fa entrare la sua potenza vivificante nel passato come nel futuro.

Cristo Gesù con la sua morte tocca la morte di ogni uomo, che così non rimane più tenebra o disgrazia, ma trova un suo significato nel disegno d'amore di Dio.


12. IL TERZO GIORNO E' RISUSCITATO SECONDO LE SCRITTURE, E' SALITO AL CIELO, SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE

Il terzo giorno è il giorno della salvezza! Il terzo giorno è stato per Giona il giorno in cui ha potuto rivedere il sole dopo esser stato inghiottito dal pesce, che per lui rappresentava il castigo di Dio. L'alba del terzo giorno è stata per Gesù il giorno della ricostruzione del tempio del suo corpo, che era stato distrutto, quale castigo per i peccati del mondo. Così si adempirono le Scritture che dicono: “Ma Dio potrà riscattarmi, mi strapperà dalla mano della morte” (Sai 49, 16) e “Non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione” ( 15, 10). “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce... lo gli darò in premio le moltitudini perché ha consegnato se stesso alla morte” ( Is 53, 11-12).

Le Scritture parlavano di Gesù: Egli non è più in potere della morte. Dopo la morte e sepoltura egli si è fatto vedere e toccare dai discepoli, come essi stessi testimoniarono. E Paolo, accanito contro questi testimoni, anch'egli ha un incontro con Gesù risorto: il suo cambiamento di vita è la testimonianza più eloquente e sconcertante per i Giudei di Gerusalemme.

La parola “risurrezione” è semplicemente rifiutata dall'uomo. Non fa meraviglia, l'uomo non ne ha ancora esperienza.

I greci di Atene facevano verso Paolo quel che fanno oggi gli uomini senza fede: “quando sentirono parlare di risurrezione dai morti, alcuni lo deridevano, altri dissero: ti sentiremo su questo un'altra volta” (Atti 17, 32).

Gesù è risuscitato: non è tornato in vita come la figlia di Giairo o il figlio della vedova di Nain o come Lazzaro di Betania. Essi hanno ripreso la vita di prima e poi sono ancora morti. La risurrezione di Gesù è diversa.

S.Paolo ha provato a formulare dei paragoni con i quali possiamo almeno intuire qualcosa della diversità: “Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per es. o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo... Così anche la risurrezione dai morti. Si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forze; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” ( 1 Cor 15, 36-44). li corpo di Gesù risorto è libero dai legami della materia e dei suoi condizionamenti. Egli può essere ovunque, può trovare posto nei cuori degli uomini, benché non possa essere afferrato. A Maria di Magdala, che piangeva nel vedere la tomba vuota, Egli non ha permesso di toccarlo, le ha però dato un incarico di consolazione e d'annuncio verso gli altri discepoli: in tal modo Gesù provava il suo esser risorto attraverso testimoni, attraverso la vita cambiata e la parola franca dei suoi discepoli.

E oggi è ancora così. La prova della risurrezione di Gesù sono i suoi testimoni, persone che si sono lasciate trasformare dalla sua presenza e hanno accolto da lui incarichi nuovi di annuncio e d'amore verso gli altri.

Proclamare la risurrezione di Gesù significa dar ragione della propria serenità e gioia nonostante le tristezze della vita e le violenze del mondo, significa invitare tutti gli uomini ad alzare lo sguardo per accorgersi che al di sopra delle cause del nostro pianto c'è una speranza sicura e viva per tutti!

Il mistero della Risurrezione è completato dalla sua ascensione al cielo: “disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra”! (Sai I 10, I). Colui che è nato e morto per noi ora lo contempliamo in Dio: la sua umanità, il suo veloce passaggio sulla terra in carne umana, è stato un dono immenso di Dio per poterlo conoscere, per riceverne la rivelazione, per accorgerci donde viene l'amore di cui siamo avvolti ogni gi orno, per vedere in quale direzione muoverci. Ora quel Figlio dell'uomo, Gesù di Nazaret, è c in cielo, seduto alla destra di Dio”. Ha ricevuto “quella gloria che aveva presso il Padre prima che il mondo fosse” (Gv 17, 5). Essere in “cielo seduto alla destra del Padre” significa essere partecipe della divinità.

Quel Gesù che conosciamo così bene perché è passato sulla nostra terra con la nostra carne è ora quel Dio che noi adoriamo come dice la lettera agli Ebrei (1,8): “del Figlio afferma: il tuo trono, Dio, sta in eterno”! A Gesù che si è sottomesso in un'obbedienza totale, ora il Padre affida tutte le cose, gli dà ogni potere. E noi, se vogliamo fare la Volontà di Dio, non abbiamo che da accogliere la Persona di Gesù con i suoi insegnamenti.

Gesù alla destra del Padre è la nostra garanzia, la garanzia della salvezza dei suoi amici, di coloro che credono in Lui. Egli intercede per noi: grazie a Lui possiamo accostarci con “fiducia al trono della grazia” (Ebr 4, 16).


13. E Di NUOVO VERRÀ NELLA GLORIA PER GIUDICARE I VIVI E I MORTI E IL SUO REGNO NON AVRÀ FINE

Tre brevi frasi per farci guardare al futuro, oltre il tempo e oltre la storia. Nel futuro vediamo ancora Gesù, quel Gesù che ci ha amati. Lo vediamo come colui che occuperà tutto l'orizzonte del nostro sguardo, della nostra attenzione e del nostro amore!

Egli verrà nella gloria: è già venuto nell'umiltà e nella povertà della condizione degli uomini, ma tornerà, si farà cioè nuovamente presente in modo evidente. Gesù ne ha parlato più volte ai suoi discepoli e ai suoi nemici: egli tornerà nella gloria! E la comunità dei cristiani vive quest'attesa ogni giorno. Nella celebrazione Eucaristica si gioisce “nell'attesa della sua venuta” e nella celebrazione dell'Anno Liturgico il tempo di Avvento ci esercita a vivere nell'attesa come i servi attendono il padre che ritorna da un lungo viaggio o come l'amico attende lo sposo per entrare con lui alle nozze, o come la madre attende con amore la nascita del figlio.

Che significa dire che verrà nella gloria? Sarà presente a noi in maniera piena, assorbirà del tutto i nostri cuori che oggi sono così facilmente e così spesso distratti dalle cose che passano e che non lasciano segni, se non quelli che devono poi essere ancora conciliati.

Verrà nella gloria! verrà nella pienezza: riceverà importanza Egli solo da tutti. Ne sarà segno il fatto che tutti accoglieranno il suo giudizio. I vivi e i morti non avranno altro giudice che quel Gesù in cui crediamo (Atti 10, 42)1 Vivi e morti è un'espressione che può indicare una doppia realtà. Quando verrà Gesù nella gloria, ci sarà ancora qualcuno in vita? se ci sarà non avrà sorte diversa da Adamo e tutti i suoi discendenti: il Figlio unigenito di Dio avrà la parola definitiva per tutti. “Vivi e morti” indica pure la situazione dell'uomo: c'è chi è vivo, perché ha accolto la Vita, la Vita di Dio, e c'è chi è morto perché non ha accolto la Vita! Tutti sono posti davanti alla Parola vivente, che è il Figlio di Dio Gesù. Egli ha detto che non giudicherà nessuno. Egli è venuto per salvare. Nessuno deve aver paura di Lui. Ma chi non lo accoglie, chi Gli vuoi chiudere il cuore, per costui la Sua Presenza è giudizio.

Chi rifiuta il dono dell'amore di Dio e della Sua Luce rimane nella tenebra. Chi rifiuta Gesù rimane privo di salvezza, resta immerso in quella materialità che è sottomessa alla “schiavitù della corruzione”, chi e della pienezza che solo Lui può comunicare quando viene accolto. rifiuta Gesù cioè condanna se stesso a privarsi della gioia e della pace.

Non riesco ad immaginarmi un Cristo Giudice come quello dipinto da Michelangelo. Non è Lui che caccia via nessuno, semmai a Lui dispiace che taluno Gli si sia accostato in maniera tanto superficiale da ingannarsi da se stesso, come quelli che ritenevano d'esser giusti perché lo avevano udito parlare sulle loro piazze, senza peraltro obbedirgli. Egli è pur sempre il giudice nel senso che rimane per tutta la storia il segno di contraddizione e l'unica pietra di paragone: diventa buono, cioè accolto da Dio, chi accoglie Gesù - come il buon ladrone -, ed è malvagio colui che - benché onesto come i farisei - non lo accoglie. In questo senso Gesù stesso dice: “né il Padre giudica alcuno, ma ha affidato ogni giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre (Gv 5, 22) e “Il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (5, 30).

Non proclamiamo questa frase del Credo per una vuota ricerca di ciò che avverrà in futuro. Proclamiamo il giudizio per ricordarci oggi che non c'è alcun altro giudice, che nessun uomo è, né sarà, superiore a Gesù. Non temiamo quindi i giudizi o i pareri di alcuno, per quanto altolocato o famoso possa essere. I giudizi espressi da persone celebri in interviste o discorsi persuasivi, o i giudizi stessi espressi da assemblee legislative o dalle autorità giudiziarie delle nazioni non toccano e non spaventano il credente.

il credente, anche se è condannato dagli uomini, può rimanere in pace se ha obbedito a Gesù. E colui che è ritenuto innocente dalle folle, non per questo lo è! Ma se non è in sintonia con la parola di Gesù, rimane fuori dal cuore di Dio. Non ci bastano perciò nemmeno le norme dell'Antico Testamento: esse vanno completate con le Parole di Gesù! I potenti della terra, le mode, i giornali e la televisione possono dettare legge a tutto il mondo e cambiare le leggi ogni settimana, ma il credente se ne ride con compassione. Ci lasciamo giudicare solo dall'amore e dalla sapienza di Gesù! Il suo giudizio è e sarà definitivo perché “il suo regno non avrà fine”. La morte nostra non pone un limite al suo amore. “Venite benedetti, prendete possesso del regno preparato per voi” dirà Gesù a chi lo avrà amato anche senza saperlo. Chi è fedele “regnerà con Lui”, ci è promesso.

Siamo destinati ad essere re e già ora, vivendo indipendenti dalle mode di azione e di pensiero, ci abituiamo a vivere la libertà concessa a chi ha solo Gesù come punto di riferimento nel caos di questo mondo. Già ora, battezzati e consacrati coi s. Crisma che ci rende conformi al Figlio, partecipiamo alla sua regalità. I testimoni - i martiri, anche i martiri viventi - ne sanno qualcosa! Un grande dono vivere la libertà dal mondo, dalle sue leggi e dai suoi schemi. Un dono immenso che chiedo anche per te!


14. CREDO NELLO SPIRITO SANTO CHE E' SIGNORE E DA' LA VITA

Gesù è stato annunciato dal Battista come colui che “battezza con lo Spirito Santo” ed Egli stesso alitando sui suoi discepoli disse: “ricevete lo Spirito Santo”! Lo aveva ripetutamente promesso, soprattutto durante l'Ultima Cena, ed aveva detto a Nicodemo che “chi non rinasce da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di Dio”. lo credo perciò nello Spirito Santo. Affido la mia vita alla sua luce e alla sua guida, poiché Egli è lo Spirito di Dio.

Che cosa significano i termini “spirito” e “santo”?

Mi accorgo che nei miei moti interiori, come nelle mie azioni, sono guidato da un impulso, da uno stimolo interno, da un atteggiamento che chiamiamo “spirito”. Gesù lo ha definito “vento” e noi in dialetto lo chiamiamo “aria”. E' un vento che muove le nostre facoltà interiori e anche il nostro corpo! Se ad es. mi lasciassi muovere da un'aria di rabbia, quest'“aria” porterebbe la mia memoria a ricordare torti e dispiaceri, la mia intelligenza a meditare vendetta, la mia affettività e volontà ad odiare. Anche i muscoli del corpo verrebbero trascinati nel movimento di questo "vento": il volto diviene cupo, le mani divengono pugni, lo stomaco - a lungo andare -... fa l'ulcera! Un “vento” di bontà e di benevolenza mi porterebbe invece in altre direzioni! Siamo sempre in balia di qualche vento, o buono o cattivo. Arie di critica, d'impurità, di avarizia, di vendetta, di menefreghismo ecc... cedono qualche volta il posto ad arie di perdono, di generosità, di comprensione, di pazienza, di umiltà, di purezza...

Con l'aggettivo “santo” indichiamo qualcosa che non dipende dalla terra, non si lascia determinare da ciò che succede in questo mondo o da ciò che fanno succedere gli uomini; non reagisce agli stimoli della terra, ma a quelli di Dio!

La normale reazione ad uno schiaffo è la restituzione dello schiaffo, o il broncio per due giorni. Restituzione e broncio sono determinati da un qualcosa di... terreno, sono reazione a stimoli della terra. Reazione “santa” sarebbe fare quello che Dio fa, reagire all'amore di Dio. Il Padre continua ad amare quel tale che mi ha offeso ed il Figlio è morto per lui. Santo sarebbe il mio unirmi all'amore del Padre e del Figlio, continuare ad amare senza differenze colui che mi ha... ricalcato un po' troppo la carezza. Allora non dipendo dalla terra, ma dal cielo: sono al di sopra della terra. Spirito Santo è lo Spirito che reagisce solo all'amore del Padre e del Figlio: è quel vento divino che mi porta nel cuore sempre e solo amore.

"Credo nello Spirito Santo" significa che voglio lasciarmi muovere solo da quell'“aria” che soffia nel Cuore di Dio!

Quale cambiamento! Gesù battezza con lo Spirito Santo: Egli cambia la mia vita non solo coi desiderio di non far più peccati, ma con un orientamento interno nuovo, profondo. Non è abbastanza il non far peccati, è molto di più il lasciarsi muovere i sentimenti e la volontà e le azioni dal Vento divino! Allora divento veramente “figlio” per Dio, perché tramite questo Vento arrivano a me tutti gli elementi di cui vive la vita di Dio: ricevo sentimenti di pace, di perdono, di bontà, di pazienza, di accoglienza, di mitezza, di fedeltà... ricevo volontà di salvare tutti, ricevo comprensione e amore per tutti, in una parola ricevo quella vita che viene generata dal Padre e che si chiama Figlio! Lo Spirito Santo ci “dà la Vita”. Egli ha dato vita umana al Figlio di Dio nel grembo di Maria ed Egli dà vita divina a noi nel nostro corpo, che vive come tempio di Dio! “Quel che è nato dalla carne è carne, e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (Gv 3, 6) afferma Gesù. Lo Spirito dona la vita che possiede: è la vita che procede dal Padre e che forma il Figlio di Dio!

Chi vive con la vita che viene dallo Spirito di Dio si accorge di vivere, di essere presente nel mondo come qualcuno che ha uno scopo, un compito grande, una missione divina. Egli ha gli stessi interessi di Dio, lo stesso scopo di Dio: salvare gli uomini tramite Gesù!

Lo Spirito Santo è Signore! è cioè Dio Egli stesso! Lo Spirito Santo non è solo un attributo di Dio: è “persona” divina distinta dal Padre e dal Figlio, ma non di diversa “natura” e “sostanza”. Egli sussiste come relazione d'amore tra Padre e Figlio, ma sussiste! Permetti un paragone? Il fulmine esiste solo come relazione tra nube e terra o tra due nubi, ma è una terza realtà diversa! Così lo Spirito Santo esiste solo come rapporto d'amore, ma è una terza luce divina e increata, è un altro "Consolatore", è un nuovo amore che io posso adorare e desiderare e accogliere in me. E' Signore! è Dio, e come tale lo voglio amare: a Lui affido la mia misera vita: lascio che tutte le espressioni della mia vita si "muovano" al Suo soffio!


15. PROCEDE DAL PADRE E DAL FIGLIO.

E CON IL PADRE E IL FIGLIO E' ADORATO E GLORIFICATO

Lo Spirito Santo è quel vento che ha la sua origine nel cuore di Dio Padre e giunge a noi per opera del Figlio. E' del Padre e dal Padre, ma sui discepoli lo “alita” Gesù! E' Gesù che lo chiede al Padre (Gv 14,16) e il Padre lo manda nel Nome di Gesù (26) e Gesù lo manda “dal Padre”. E' uno Spirito che procede, non è creato, ma proviene dal Padre come qualcosa di Suo. E' lo stesso Spirito che forma il Figlio di Dio, gli dà “corpo” nel mezzo dell'umanità e “rimane su di Lui” (Gv 1, 33). In quanto procede dal Padre Egli è Spirito paterno! In quanto procede dal Figlio, Egli è Spirito filiale. Egli crea rapporti di famiglia. Lo Spirito Santo che viene accolto dall'uomo rende quell'uomo capace di amare come ama il Padre e come ama il Figlio. Quando ricevo Spirito Santo m'accorgo che sorge in me un desiderio ed anche una capacità d'amare tutto il mondo, di donarmi a tutti gli uomini come fossi loro padre, di avere la pazienza d'un papà, la comprensione e la fiducia di colui che dona la vita, la voglia di perdonare e di ricostruire daccapo l'esistenza a coloro che l'hanno rovinata. Lo Spirito Santo è Spirito paterno: mi fa amare per primo, proprio come il padre, che ha sempre l'iniziativa dell'amore. Quante iniziative d'amore ha suscitato lo Spirito Santo! Quante persone ha animato e mosso a donare la loro esistenza per i piccoli, i poveri, gli indifesi, i condannati, gli ultimi! Quante iniziative d'amore gratuito sono ancora vive e attuali nella Chiesa per il mondo, nonostante il passare dei decenni e dei secoli! E' lo Spirito paterno che fa piegare il cuore di molti uomini ad amare i peccatori e confortarli e accoglierli e perdonarli! Lo Spirito del Padre suscita vera paternità nel cuore di molti che la esercitano materialmente o spiritualmente! Ma quando ricevo Spirito Santo ricevo pure spirito filiale, perché è lo Spirito del Figlio. Come Gesù anch'io mi metto davanti a Dio in atteggiamento filiale, con un amore pronto all'obbedienza. Lo Spirito Santo mi rende figlio a Dio, mi fa desiderare di conoscere la Sua Volontà e di attuarla come un atto d'amore riconoscente. “Avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi”, uno spirito di piena confidenza, senza complessi, uno spirito di vera fiducia e di libertà nei riguardi di Dio. Questo spirito filiale mi fa essere attento ai desideri e alle necessità dei fratelli, per ubbidire pure all'amore che Dio ha per loro. Egli mi rende perciò dipendente, in piena libertà, dagli uomini, fino a potermi anch'io chiamare con Gesù “figlio dell'uomo”. E' uno spirito che mi fa essere docile e disponibile, servizievole e premuroso verso gli uomini nel pieno rispetto della volontà del Padre. Spirito del Padre e Spirito del figlio rendono la mia vita responsabile e docile, umile e ferma; la portano a maturità nella capacità di donarmi senza interruzioni.

Dal Padre tramite il Figlio procede lo Spirito: Egli è perciò la terza Persona! è terza non in ordine di importanza!

I numeri in Dio non esistono: noi li adoperiamo perché siamo limitati!

Lo Spirito è la relazione tra l'amore del Padre e l'amore del Figlio: è una nuova luce! Come il fulmine è relazione tra montagne e nuvola ed è una terza realtà, così lo Spirito Santo è una terza espressione d'amore dell'unico Dio. Egli esiste solo come relazione, ma esiste sempre! Che Egli sia la Terza Persona è importante anche per la mia vita. Egli può esser presente nella mia esistenza solo quando io non sono ripiegato su di me, chiuso nel mio "io": allora, non esistendo seconda persona con me, non potrebbe esserci la Terza! Prova ne è il fatto che quando sono chiuso nel mio "io" non ci sono i frutti dello Spirito che sono gioia, pace, amore, comprensione, pazienza ecc.

Ma quando io con amore filiale amo il Padre, allora m'avvolge la Terza Persona! E quando con amore gratuito amo il Figlio Gesù allora ecco la Terza Persona. Quando con l'amore del Padre o con l'amore del Figlio sono rivolto a qualcuno di quelli che Egli ama (ed Egli ama tutti gli uomini) allora ecco ancora la Terza Persona! Ovunque uno ama con amore disinteressato (cioè divino) là è presente lo Spirito Santo! Per questo Giovanni ha potuto scrivere: “Chi ama conosce Dio”, cioè chi ama fa parte della vita di Dio, ne è immerso!

Lo Spirito Santo procura spazio all'amore del Padre e all'amore del Figlio nei cuori degli uomini in tutto il creato: così mi pare si possa esprimere il ruolo dello Spirito Santo. Egli mi porta a dar gloria al Padre e al Figlio: a dar loro importanza, a dar loro peso, a dar loro luogo d'azione. Quando amo come ama il Padre e quando amo con l'amore di Gesù allora essi sono glorificati e adorati. Non sono anzitutto le belle parole dell'uomo che danno loro gloria, ma lo spazio di cuore che possono occupare. Quando Padre e Figlio ricevono gloria, quella gloria va pure allo Spirito Santo, Persona divina. Quando Padre e Figlio sono adorati, è adorato pure il loro Spirito! In Dio non c'è gelosia o invidia! Ciò che viene dato al Padre appartiene pure al Figlio e allo Spirito Santo. “Chi onora il Figlio, onora il Padre” (Gv 5, 23). L'adorazione ad una delle Tre Persone rallegra le altre due! Lo Spirito Santo è adorato e glorificato dalla gloria e adorazione donate al Padre e al Figlio.


16. E HA PARLATO PER MEZZO DEI PROFETI

Lo Spirito Santo si è manifestato a Pentecoste in un modo che gli Apostoli hanno descritto così: “come lingua come di fuoco”I

Lo Spirito Santo è come lingua: non è azzardato dire che Egli è la lingua di Dio! Dio ci comunica le sue ricchezze, i suoi valori, le sue conoscenze per mezzo dello Spirito. “Abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato” ( 1 Cor 2, 12). Quando Dio vuoi comunicare qualche sua intenzione, qualche sua consolazione o qualche suo rimprovero, lo fa attraverso lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo presente negli amici di Dio traduce in parole umane o in gesti comprensibili all'uomo le rivelazioni di Dio.

Gli uomini disponibili a quest'azione dello Spirito sono i profeti: persone investite da Dio stesso del suo Spirito che comunica i suoi messaggi. Anche oggi ci sono profeti che proferiscono o comunque comunicano le parole di Dio per il nostro tempo. I profeti cui ci si riferisce nel Credo sono quella dell'Antico Testamento fino a Giovanni Battista. Si dice infatti: "ha parlato"! Con questa frase noi affermiamo che la parola di Dio scritta, la sacra Scrittura o sacra Bibbia, viene dallo Spirito Santo: in essa ci poniamo in ascolto dello Spirito di Dio. La conoscenza della Bibbia è importante. Ma quale conoscenza? Quella dello Spirito!

Con lo stesso racconto biblico lo Spirito Santo può suggerire a me un pensiero o un'obbedienza diversa da quella che Egli ispira a te. Lo stesso brano può dire alla Chiesa di oggi un messaggio diverso da quello che Le ha detto in passato.

E' importante la parola di Dio: essa dice - nello Spirito - ciò di cui una Chiesa o una persona ha bisogno, se essa si pone in ascolto vero e sincero di Dio.

Già i Vangeli stessi riferiscono talvolta in modo diverso le stesse parole di Gesù, perché una comunità aveva colto un messaggio e un'altra comunità un altro dalle stesse parole del Maestro. E' lo Spirito Santo che fa comprendere le intenzioni di Dio ad ognuno secondo le sue vere necessità pur usando le stesse parole!

Da questo fatto capisco pure come per le mie prediche sia importante l'azione dello Spirito Santo. Se Egli fa comprendere qualche cosa di Dio a chi ascolta, va bene, altrimenti con tutte le parole del mondo non riuscirei a comunicare nulla di Lui. Non è importante perciò che la mia predica sia corta o sia lunga, sia ben formulata o meno, sia aggiornata o no. E' importante invece che sia accompagnata da preghiera, che siano preparate non le parole da dire, ma il cuore con cui mi esprimo. E così chi ascolta: se egli ascolta con spirito critico o superficiale non riceverà comunicazione da Dio. Se egli ascolta con Spirito Santo allora Dio può manifestarglisi. “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Tim 3, 16).

Questo insegna s. Paolo: nella Scrittura c'è l'educazione vera dell'uomo che cresce secondo Dio. E Pietro aggiunge: “Nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio” (2 Pt 1, 20-21 ).

Lo Spirito Santo comunica alle varie generazioni i voleri di Dio e le sue promesse e le sue consolazioni attraverso i profeti. Essi sono i canali dell'acqua viva: noi non ci fermeremo a vedere cosa il profeta stesso abbia compreso, ma scruteremo - sempre con l'aiuto della luce e dei ministeri dello Spirito (soprattutto i pastori) - che cosa Dio stesso voglia dire a noi oggi con quelle parole. Perciò oggi possiamo leggere ancora Isaia o Giona o Geremia o le altre Scritture: Dio ci parla con esse in modo nuovo. Comprenderemo cose che i profeti stessi non hanno inteso dire, perché sono cambiati i tempi e i luoghi e le situazioni esteriori ed interiori. Se siamo attenti a Dio, Egli ci parla nello Spirito con quelle parole stesse che ci manifesta il Suo Figlio. Ai discepoli di Emmaus Gesù “cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui” (Lc 24, 27).

I Padri della Chiesa (s. Agostino ad es. o s. Giovanni Crisostomo) hanno letto le Scritture in questo modo: erano attenti ad ogni singola parola, e non si chiedevano cosa significasse per colui che l'aveva scritta, ma cosa volesse dire loro e alla loro Chiesa il Signore.

Così comprendiamo pure un brano della prima lettera di Pietro (1, 10-12): “Sulla salvezza indagarono e scrutarono i profeti che profetizzarono sulla grazia a voi destinata cercando, di indagare a quale momento o a quale circostanza accennasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, erano ministri di quelle cose che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il Vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo”. Non vogliamo perciò interpretare le Scritture, ma attraverso di esse ascoltare Dio che ci vuoi parlare nello Spirito Santo!

Credo nello Spirito Santo: voglio affidarmi alla sua guida, rinunciando agli spiriti del mondo che mi tratterrebbero nella schiavitù dei mio egoismo. Voglio ubbidire alla voce che egli mi fa giungere dal Padre tramite i suoi profeti: essi mi aiutano a capire e apprezzare la Parola per eccellenza, ad accogliere Gesù, unica salvezza!


17. CREDO LA CHIESA, UNA

Il mio affidarmi a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo ha immediate ripercussioni.

La mia fede in Dio Trinità incide sulla mia vita. Amandolo mi rendo strumento di comunione, luogo e recipiente della sua vita, che è comunione. Amandolo i miei occhi si incontrano coi suo desiderio, che quelli che sono suoi siano una cosa sola, un solo cuore e un'anima sola. Gesù ha chiesto quasi solo questo al Padre per i suoi discepoli: “tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch'essi in noi una cosa sola”. “Siano come noi una cosa sola” (Gv 17, 21.22).

Dio ci vuole uniti in un'unica famiglia, cosicché si veda come è bello e grande il suo amore, e la nostra unità manifesti la sua presenza. Questo famiglia è chiamata Chiesa. Il termine deriva dal greco "ecclesia", cioè gruppo di persone chiamate fuori dalla massa, radunate da Dio in disparte. Dio raduna i suoi, non per disprezzo degli altri, ma per porli a servizio loro, per farne luce e sale della terra, città collocata sul monte dove tutti possono trovare rifugio e nuova comunione.

La Chiesa è perciò opera di Dio, opera dello Spirito Santo, che è spirito di unità, di amore, di ordine armonioso.

Un Dio solo forma una sola famiglia attorno a sé, come un padre sta a capo di un'unica famiglia. La Chiesa è Una! Non ci possono essere più Chiese. E' uno solo il Signore adorato e ubbidito e uno solo lo Spirito che effonde diversità di doni e servizi a pro dell'unità della Chiesa.

Questa Chiesa è chiamata Corpo di Cristo “pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose” (Ef 1, 23). La Chiesa porta in sé tutto ciò che il Padre ha dato al Figlio, perché il Figlio ha donato tutto ai suoi apostoli quando disse loro: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi” (Gv 20, 21 ) e “Chi accoglie voi accoglie me” e quando ha dato loro potere di sciogliere e legare in terra e in cielo!

Nella Chiesa viviamo e riceviamo la pienezza del mistero di Dio. In essa riceviamo ciò che Dio dona e in essa doniamo ciò che Dio ci chiede.

La Chiesa è una. Tutte le piccole o grandi comunità cristiane che si radunano nei vari paesi, pur distinte da lingue e consuetudini diverse sono unite da un'unica fede, un unico battesimo, un unico amore per lo stesso Signore Gesù, dalla sua parola che è identica per tutti, da un'unica obbedienza.

La Chiesa è una. Ne è servo e garante il Vescovo di Roma, posto a “presiedere la carità” di tutte le comunità, a presiedere cioè all'amore che Dio dona e riversa su tutti i credenti in Cristo Gesù. I Vescovi uniti nella fede e amore al papa sono uniti tra di loro. La Chiesa è una nel cuore di Dio. Le gravi divisioni che regnano tra i cristiani, e delle quali essi non ne hanno colpa, sono un dolore presente nel cuore di Dio e di chi lo ama.

Le divisioni createsi lungo i secoli a causa di peccati e incomprensioni e intromissioni politiche e sociali non possono far nascere più Chiese, ma solo strappano e straziano quella unica, rappresentata dalla “tunica tessuta tuta d'un pezzo” di cui era rivestito il Signore. I cristiani sono tutti fratelli, benché tra loro divisi da disobbedienze all'unico loro Signore.

Fonte di unità è lo Spirito Santo, che oggi suscita amore e comprensione e fiducia gli uni per gli altri anche tra le divisioni dottrinali o Gerarchiche.

Mano a mano che i membri della Chiesa delle varie denominazioni cristiane si lasciano guidare e arricchire da Spirito Santo cresce l'unità e l'armonia, la concordia e addirittura la collaborazione tra di loro per diffondere la parola di Dio e l'amore a Gesù, e per stimolare iniziative di pace nel mondo.

La Chiesa è una anche se i membri, come già s.Paolo dovette ammettere, si formano chiesuole partitiche attorno all'attrazione esercitata da diversi predicatori. “Ciascuno di voi dice: "io sono di Paolo, io invece di Apollo, io di Cefa, e io di Cristo!". Cristo è stato forse diviso?” ( I Cor 1, 12-13).

Colui che è predicato è uno solo! Colui che è morto e risorto per salvare è uno solo! Anche in me nasce facilmente qualche risentimento o polemica verso i fratelli che non godono piena unità con la Chiesa cattolica. Ma è il caso invece di obbedire a papa Giovanni XXIII che esortò a guardare a ciò che ci unisce. Ci unisce la fede e l'amore di Gesù! Se questa fede e questo amore cresce, cresce pure la unità! Quella fede e quell'amore a Gesù che ci unisce è un dono così grande, che verrebbe disatteso se ci fermassimo a discutere e rimproverare per gli altri doni che non sono stati accolti ancora in pienezza.

Ci sono altre divisioni tra i cristiani: sono le beghe, le liti che sorgono non a causa dei modi d'essere cristiani, ma a causa del denaro, dell'eredità terrena, di ragioni e torti di questa vita naturale. “Un fratello viene chiamato a giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli! E dire che è già per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! perché non subire piuttosto l'ingiustizia? perché non lasciarsi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?” ( 1 Cor 6, 6).

L'amore per l'unità della Chiesa, che è amore per la gloria di Dio può arrivare a questo punto, a non litigare con nessun cristiano, a subire grosse ingiustizie piuttosto che rompere l'armonia con un solo fedele di Gesù!


18. ...SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA

i membri della Chiesa sono peccatori. Lo so. Anch'io, peccatore, sono membro della Chiesa. Eppure Gesù ha assicurato la sua presenza nella sua Chiesa, in mezzo ai suoi discepoli. Per questo la Chiesa è santa, mentre tutti i suoi membri sono debitori e peccatori Non posso chiedere a Dio di mettermi in una Chiesa dove tutti siano senza difetti e senza peccati: quand'anche me lo concedesse non ci sarebbe poi posto per me, che sono peccatore.

Benché tutti siamo peccatori - noi chiamati da Gesù a vivere in unione con lui -, la Chiesa che formiamo è santa, perché la presenza in essa del Santo è più importante del nostro peccato. Egli ci perdona e ci purifica e così continua a rivestire la Chiesa della sua santità.

Dio conosce le cadute nel peccato dei membri della Chiesa, conosce le mie e conosce le tue: nonostante ciò Egli mantiene viva la sua presenza nel suo popolo, e, perdonandolo, dimostra ancora più la propria santità!

La Chiesa è santa della santità di Dio. Ella non ha nulla di cui vantarsi se non della propria debolezza, o meglio del proprio Capo, “il quale per opera di Dio è diventato per noi ... santificazione...” (I Cor 1, 3031 ) perché, come sta scritto: “Chi si vanta si vanti nel Signore”! La Chiesa perciò vanta il titolo di santa e, benché formata da uomini fragili, è madre di santi! Tutti i santi che conosciamo sono stati nutriti dalla Chiesa di parola divina e di pane eucaristico. Essi, i santi del Paradiso, sono gloria di questa Chiesa che vive ancora soffrendo a causa dei propri peccati e di quelli degli uomini. I santi sono la gioia e la speranza per noi peccatori, perché in essi, che erano peccatori, risplende l'opera di Dio e il suo amore per gli uomini. La Chiesa è madre di coloro cui Dio è Padre. Per questo essa è chiamata pure la sposa dell'Agnello! Coi suo sacrificio Gesù la rende capace di generare santi per Dio, strappandoli dal potere del mondo. E noi siamo su questa strada. Già col battesimo siamo incamminati a diventare santi, a diventare cioè luogo di Dio nel mondo, a manifestare non una nostra perfezione, ma una perfezione divina. La santità non è una nostra capacità, semplicemente la presenza dello Spirito in noi! Perciò la Chiesa, quale sposa dell'Agnello, come suo più profondo anelito continua sotto ispirazione dello Spirito, a sospirare: “Vieni, Signore Gesù”! (Ap 22, 20). Pur essendo Lui il proprio Capo, Ella sente costante il pericolo di esserne separata: desidera perciò di essergli unita sempre più.

Uno degli aspetti della chiesa che mostrano nel modo più vero e prezioso la santità di Dio è l'unità. L'unità di mente e di cuore tra i discepoli del Signore è la rivelazione di Dio Trinità, è la luce che lascia intravedere nel mondo la presenza di Dio. Da questo si comprende come sia a Gesù, sia agli Apostoli stesse a cuore più di tutto l'unità dei cristiani tra loro! “Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti” diceva Paolo (Fil 2, 2; cfr. Ef 4, 13).

E la Chiesa è sempre stata ed è ancora vivaio di iniziative comunitarie, dal sorgere di gruppi e confraternita e associazioni al formarsi di nuove famiglie-comunità, che hanno come centro Gesù Cristo e come legame lo Spirito Santo.

L'unità di tutti i cristiani genera per la Chiesa un altro titolo che professiamo: cattolica. E' questo un termine che indica l'universalità della Sposa di Cristo! La Chiesa è universale, si trova ovunque si raduni attorno a Gesù. un gruppo di fedeli in Lui.

Oggi questo termine viene usato per contrapporre la Chiesa che riconosce il papa come suo "pastore supremo" alle altre denominazioni cristiane. Qui, nel Credo, il termine "cattolica" non ha questo significato limitativo. Qui il termine non vuoi porre in luce la divisione causata dal peccato degli uomini, ma invece tutta la potenza e la forza della Volontà di Dio, che vuole un'unica famiglia su tutta la terra. Il termine "cattolico" sta ad indicare la volontà di Dio di riunire tutti i popoli e tutte le religioni nell'obbedienza a Gesù. Ogni uomo, qualunque religione professi, troverà pienezza e riposo del cuore quando crederà in Gesù e riceverà nel Battesimo purificazione e santità.

La Chiesa è pure "apostolica", fondata cioè sulla testimonianza di fede degli Apostoli, dei Dodici. Essi sono le colonne, i pilastri, i dodici basamenti su cui è costruita la città di Dio, la Chiesa.

Essa possiede e trasmette tutta e sola la fede dei dodici apostoli e ad essa è affidata l'autorità divina che stava nelle mani dei dodici: ella, per imposizione delle mani trasmette nei secoli tale autorità, tale grazia a favore degli uomini di tutte le generazioni. Siamo “edificati sopra il fondamento degli apostoli” (Ef 1, 20). Le chiese consacrate portano sulle colonne dodici croci, davanti alle quali nelle solennità si accende un lume: questo segno vuoi proprio ricordarci che noi siamo debitori ai dodici della nostra fede in Gesù e del nostro amore reciproco che ci unisce.

Della Chiesa facciamo parte noi, ma anche i Santi, che con la fede e l'amore hanno attraversato la porta della morte. Coloro poi che sono morti senza rinnegare la fede in Gesù o, meglio, coi desiderio d'essergli fedeli, ma senza aver purificato totalmente la loro vita dai legami dell'egoismo e delle attrattive della materia, costoro soffriranno la purificazione fino al giorno in cui - anche per le nostre preghiere saranno accolti nella pace eterna. L'unità che godiamo coi santi e con queste anime "purganti" e tra di noi viventi è chiamata "comunione dei santi". Un legame spirituale fatto d'amore ci unisce e ci fa godere e soffrire della gioia e della sofferenza di tutti. L'amore più vero di un cristiano per gli altri cristiani è il suo unirsi al Signore nella preghiera e nell'obbedienza: ne avranno tutti grande vantaggio per la loro santificazione!


19. PROFESSO UN SOLO BATTESIMO PER IL PERDONO DEI PECCATI

lo sono stato battezzato da piccolo, neonato. Non ho avuto nessuna libera e cosciente partecipazione. Per me è stato un dono del tutto gratuito. Scopertone il valore voglio ora viverlo in maniera consapevole e piena. Perciò ogni anno volentieri rinnovo le promesse di quel Battesimo, pubblicamente, durante la notte di Pasqua e quando le rinnovano i cresimandi o i genitori dei battezzandi.

Il Battesimo è l'atto esteriore e pubblico che manifesta il cambiamento interiore del credente. Più volte nel Nuovo Testamento è ripetuta la parola: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”. Riceve salvezza cioè non solo chi crede nell'intimo del suo cuore, ma colui che credendo manifesta agli altri la propria adesione al Dio di Gesù. Gesù in Gv 3, 5 dice: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di Dio”.

"Nascere da acqua" indica infatti un atto esteriore compiuto davanti a testimoni: viene immerso nell'acqua del battesimo, ne esce poi quale membro della comunità cristiana che lo ha battezzato. Il battesimo infatti, immergendo la vita dell'uomo nel segno dell'acqua la immerge in Dio, nel suo amore trinitario: ne esce un uomo che non vuoi più conoscere l'amore egoistico (che non è amore), che non vuoi più vivere una propria indipendenza, ma ne esce una persona nuova, spirituale, membro di una famiglia, “creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità”.

Professo un solo battesimo! Voglio cioè unirmi solo al Dio Trinità coi battesimo dell'unica Sua Chiesa. Nei primi secoli c'erano usanze di altri battesimi, nel nome di altre divinità o nel nome di persone defunte; era significata una comunione con altre persone o con altre religioni. Questi battesimi non potevano accordarsi con la vita di uno che si mette a seguire Gesù! C'è per me ormai un solo battesimo nel quale impegnare la mia vita, quello offertomi dalla Chiesa di Gesù Cristo. Rifiuto con questa parola ogni iniziazione ad altri gruppi non solo satanici, ma anche religiosi, o politici o sociali o culturali, benché abbiano parvenze filosofiche buone e positive.

C'è un solo luogo ove impegnare la mia vita: la vita di Dio. A questa appartenenza subordino ogni altra attività anche. in campo politico e umanitario e culturale ecc.

La vita di Dio è la realtà nuova che riceviamo nel Battesimo, ma che si deve confrontare ancora con un'infinità di tentazioni e di prove, con la debolezza della nostra natura, con le sollecitazioni dei sensi e quelle del mondo ateo e pagano, con le difficoltà della vita propria e del fratelli. In mezzo a queste difficoltà viviamo cadute nell'infedeltà al Vangelo, cadute nel nostro egoismo, cadute al di fuori dell'amore al fratelli. Il Battesimo è uno solo anche nel senso che se cado nel peccato non mi devo fare ribattezzare. Il mio Battesimo, come è unico per tutti per entrare nel Regno, così è uno solo per la mia vita. Chi agisce nel Battesimo non sono io, io ricevo il dono spirituale della grazia e dell'amore di Dio. Le mie cadute non cancellano ciò che Dio ha fatto. La sua opera su di me rimane valida sempre, come un dono cui posso sempre attingere, come una fontana posta nel mio giardino. Anche se mi allontano di casa, quando torno, posso sempre dissetarmi a quella sorgente d'acqua viva.

Il mio Battesimo è già avvenuto e non lo ripeterò mai: sarebbe ritenere Dio incapace di tenermi tra le sue braccia: Egli è invece fedele, “perché non può rinnegare se stesso” (2 Tm 2, 13).

Quando mi allontano da Dio andrò a quell'incontro con lui che mi è possibile proprio perché battezzato, a quell'incontro personale che mi riconcilia con Lui. Il Battesimo mi permette di accedere al perdono dei peccati tramite gli Apostoli di Gesù. Egli ha dato loro un compito

importante: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi” (Gv 20, 23). Essi perciò esercitano questo servizio per me e per te. Lo ritengono più un servizio della fede che un potere! Non è un potere umano, perché è dato da Dio e li obbliga a porsi in ascolto delle difficoltà dell'uomo e delle vittorie del Maligno per fare trionfare su di esse il Sangue di Cristo Gesù!

lo professo un solo battesimo. Le grazie di Dio e i modi con cui Egli ci arricchisce sono senza dubbio molti: ma scaturiscono tutti da quel battesimo con cui sono stato lavato. Non cerco altri surrogati, non sono io che costruisco la mia salvezza. La ricevo tramite quel gesto di quella Chiesa che mi ha accolto quando sono stato immerso nell'amore trinitario di Dio.

Per il perdono dei peccati non servono più i sacrifici degli animali, come avrebbero voluto gli Ebrei oppure i pagani, né riti magici, come ritengono gli atei moderni.

Ed il perdono è possibile, Dio gode nel donarlo, quindi non cedo né alla rassegnazione né alla disperazione. Non mi rassegno a restare nel peccato, né mi agito per il fatto che sono peccatore. Ritorno sempre e continuamente alla fonte per ricuperare la santità della vita che glorifica il Signore, ricco di misericordia!

Lasciandomi perdonare infatti risplende al di sopra della mia situazione, di cui dovrei arrossire, la grandezza e bellezza della misericordia e della santità di Dio: la Sua santità entra potentemente in questo modo nella nostra vita personale e nella vita della Chiesa intera. Siamo tutti, noi cristiani, persone che vivono di perdono. Il perdono è il companatico della nostra vita! Ricevere con umiltà il perdono di Dio ci esercita e ci rende capaci pure di donarlo: in tal modo diventiamo tramite dell'amore di Dio per chi cade nel peccato accanto a noi. Si potrebbe dire addirittura che quando uno pecca contro di me offendendomi, io sono ovviamente il primo ad accorgermi della sua caduta, del suo errore. Sono perciò il primo a poter intervenire, a dar aiuto al fratello per sollevarlo e salvarlo dalla tentazione che è stata più forte della sua fede. Se mi sono esercitato a ricevere il perdono posso anche subito donarlo e con esso donare al fratello quell'amore che gli è mancato.

Battesimo e perdono sono un duplice aspetto dell'unica realtà: la vita di Dio in cui vengo immerso è perdono per me, recupero della mia realtà e allo stesso tempo forza e amore per distribuire perdono attorno a me!

NB: Vedi opuscoli: “Sono Battezzato” o “Sono perdonato”.


20. ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI E LA VITA DEL MONDO CHE VERRÀ. AMEN

L'ultima frase del Simbolo elenca le attese del cristiano. Il cristiano guarda al futuro con serenità e pace. Egli nutre delle speranze. Lo so che noti finisce tutto nel giorno in cui qualcuno passerà la mano sui miei occhi. La mia esistenza ha un futuro, un futuro che viene dopo e oltre la mia morte.

Purtroppo molti cristiani sembrano ignorare quest'ultimo atto del Credo. lo aspetto la risurrezione per me e per te. Che cosa significa? lo non scomparirò nel nulla, nemmeno svanirò in Dio! Invece vivrò in Lui. Il Simbolo apostolico dice espressamente "credo la risurrezione della carne" proprio ad indicare che risorge la nostra individualità; io con le mie caratteristiche, il mio io è destinato alla risurrezione. Il mio nome può rimanere "scritto" nei cieli, io sono destinato a durare nel mondo di Dio: là è la mia vita più vera, là si nasconde il mio tesoro, le mie ricchezze, là è il luogo più vero e stabile dei miei sogni. Questa terra posso perciò chiamarla luogo di pellegrinaggio o valle d'esilio, o attesa della patria. Questa mia certezza fondata sulle promesse di Dio mi permette di vivere con serenità i vuoti di questo mondo. Vuoti di giustizia, vuoti di gioia, periodi di malattia, di privazioni e sofferenze non sono fonte di disperazione o di rabbia. La mia attesa mi fa portare con pazienza o addirittura con gioia queste piaghe che rendono il mio corpo e la mia vita simile a quella di Lazzaro, povero e dimenticato dai ricchi epuloni della terra. “Esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede” ci raccomanda s. Pietro (I Pt 1, 8 s) facendo eco alle parole del Maestro: “fatevi dei tesori in cielo”.

Questa mia attesa mi fa pure vedere con responsabilità i miei giorni perché tutti “renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti” ( 1 Pt 4, 5). “Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera” ( I Pt 4, 7). La conoscenza della risurrezione riempie di gioia i momenti di sofferenza e lenisce le lacrime, ma tiene l'animo sveglio e attento nei giorni di tranquillità in cui tutto va bene.

E' un grande aiuto a tener viva la vita di Dio in me, un dono di consolazione e di responsabilizzazione.

Quando tengo presente la risurrezione e la vita del mondo che verrà cresce in me serietà e serenità, cresce e si sviluppa una vita umana integrale. Riesco allora a veder come non importanti molte cose e fatti che altrimenti mi esalterebbero o mi deprimerebbero, e a considerare ricchi di valore i piccoli gesti che con amore riesco a realizzare. La fede nella risurrezione dei morti è un grande dono. Da commiserare chi non accoglie nel cuore questa realtà: il vuoto di tutti i valori aumenta in loro. Me ne accorgo il giorno del funerali: chi tiene vivo il ricordo della Patria supera con serenità il distacco dalle persone care, riesce a consegnarle al Padre e a riprendere il cammino nella nuova situazione senza drammi e grossi sconvolgimento.

Come sarà “la vita del mondo che verrà?”. Di una cosa siamo certi: non lo sappiamo. Solo Gesù è tornato per... attirarci a Lui; non ci ha detto come sarà la vita nel mondo nuovo, ha voluto solo aiutarci ancora a comprendere che Egli è il Signore anche nel mondo futuro, e che chi lo segue ora regnerà allora con Lui. Coloro che promettono un mondo futuro, descrivendolo, non fanno che ridicolizzare le promesse di Dio o se stessi.

Noi sappiamo che c'è un futuro per noi, che ora lo prepariamo e lo stiamo aspettando. Questa nostra attesa combacia con l'attesa del Signore che verrà nella gloria! Attendiamo Gesù. E' Lui il centro della storia, il centro della nostra vita passata, presente e futura.

A Lui voglio ritornare coi cuore per consegnargli me stesso: Egli mi riempie di Spirito Santo e mi guida al Padre, che attende di darmi il premio di gioia che ha promesso a coloro che lo amano accogliendo il Suo Figlio unigenito!

Mi pare che quest'attesa anticipi già la gioia immensa, che diviene reale ogni volta che celebriamo i misteri del suo amore. Anche la vita nuova è già iniziata: è la nuova situazione in cui mi trovo quando rinnovo le promesse battesimali rinunciando all'egoismo per vivere ogni giorno d'amore!

Quando ricordiamo i fatti della vita di Gesù, fatti nei quali Dio ci ha amato intensamente, allora viviamo in anticipo la gloria della vita che verrà! La viviamo in modo... ridotto, adeguato alla nostra attuale situazione, ma vero. Questi momenti sono le celebrazioni sacramentali, Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Penitenza, Ordine sacro, Matrimonio, Unzione degli Infermi; tutte le celebrazioni liturgiche sono un penetrare nel mistero in modo da capirlo... ancora poco, ma da gustarlo già! Rendiamo grazie a Dio che ci concede di vivere assieme tra noi e soprattutto con Lui i momenti importanti della giornata e della vita. Egli è Dio con noi! Già oggi!


NB: Vedi opuscoletto: “La mia morte”.


Grazie Padre, Figlio e Spirito Santo. Grazie Dio immenso, dolce, glorioso, e forte.

Credo in Te,

e non ho paura.

Credo in Te,

e mi so amato!

Credo in Te,

e divento amore.

Credo in Te,

e trovo fratelli!

Credo in Te,

e divento padre

e figlio,

per molti, per tutti!

Credo in Te,

e il mondo s'illumina

della Tua santità!

Io credo, mio Dio, Padre nostro!

Padre di Gesù e Padre mio.

lo credo.


Nulla osta: don Iginio Rogger, cens. eccl. - Trento, 28 febbraio 1987