02. Tu sei il mio figlio prediletto Lc3,1-5,26
Tu sei il mio figlio prediletto
Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca, capp. 3,1 - 5,26
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Continuiamo la serie di dieci opuscoli, sostegno alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo del Vangelo (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti quando desideri percorrere un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.
Ti devi regalare qualche ora di tempo ogni giorno per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio per essi necessario perché il cibo diventi energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
2. “E NOI CHE DOBBIAMO FARE?”. 3,10-20
3. TU SEI IL MIO FIGLIO PREDILETTO 3,21-38
4. IL DIAVOLO LO CONDUSSE IN ALTO 4,1-15
5. OGGI 4,16-21
6. LO CACCIARONO FUORI DELLA CITTÀ 4,22-30
7. “TACI, ESCI DA COSTUI!”. 4,31-37
8. “TU SEI IL FIGLIO DI DIO!”. 4,38-44
11. ATTRAVERSO LE TEGOLE 5,17-26
1 Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare,
mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea,
Erode tetrarca della Galilea,
e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide,
e Lisània tetrarca dell'Abilène,
2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa,
la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria,
nel deserto.
3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
5 Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
7 Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente?
8 Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre.
9 Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco”.
1. Razza di vipere 3,1-9
Giovanni il precursore percorre le strade lungo il fiume Giordano: luogo di passaggio per chi sale al Tempio a purificarsi e incontrare la Gloria! È il luogo santo che ha visto i primi passi del popolo che giungeva alla mèta, luogo dove Elia è stato rapito al cielo ed Eliseo ne ha raccolto il mantello, luogo del nascondiglio di Davide e della morte di Assalonne, luogo dei ricchi e luogo dei poveri schiavi dei ricchi, luogo che vede il peccato di tutti.
Giovanni, «grazia di Dio», annuncia un battesimo per il perdono!
È il tempo in cui grandi personaggi regnano e comandano: essi danno il nome alle epoche, ma non danno l’amore di Dio. Il perdono dall’alto per i poveri e per chi desidera la salvezza non viene da loro: essi rimangono fuori dalla vita del popolo che stanno sfruttando. È Giovanni che dà speranza: su di lui è scesa la Parola di Dio; è dalla sua bocca che esce la voce attesa che penetra nei cuori e li risveglia. La Parola già risuonata risuona ancora!
È l’invito all’attesa, a preparare la venuta di colui che viene, a spianare il cammino perché venga qui e non vada altrove, a facilitargli l’incontro. Viene il Signore, viene sulle strade, come viene un uomo. Il Signore Dio si abbassa a venire, e a venire come uno che cammina là dove gli uomini lo attendono lavorando per lui!
Tutti lo potranno vedere, ogni uomo potrà salutarlo, ogni carne lo riconoscerà proprio Salvatore! Il Salvatore di Dio viene come un uomo, correrà sulle strade che noi abbiamo preparato!
Vieni, mio Signore!
La voce grida verità dimenticate: razza di vipere!
A chi lo dici, Giovanni? Nessuno si offende?
Discendenti del serpente, nati nel peccato, avvelenati e capaci di avvelenare siamo tutti, sono anch’io. Non mi posso nascondere dietro opere buone, non mi posso camuffare con azioni di giustizia.
La vipera fugge il pericolo nascondendosi nell’acqua, ma quando esce è ancora capace di insidiare, mordere e avvelenare. Così i farisei venuti da Giovanni pensano di entrare nell’acqua del suo battesimo, ma usciranno cambiati? Sono disposti a lasciare in quell’acqua tutto il loro veleno?
Pongo a me stesso la stessa domanda.
Non posso fuggire: pensare di guadagnarmi con il denaro o con la forza di volontà la mia salvezza è tentativo inutile, come inutile è rallegrarmi di appartenere al popolo, al gruppo, alla nazione gloriosa e vittoriosa! A Dio piacciono i figli nuovi, e li fa venire dalle pietre, se io non mi converto. Sono necessari frutti di cambiamento di mentalità! Un nuovo orientamento interiore si deve vedere, una vita che non pensa più a se stessa, ma a dar gloria a colui che ama gli uomini.
Una scure fa già udire i suoi colpi.
Quale albero rimarrà a dare agli uomini del mondo ombra ristoratrice e frutti nutrienti? Quello che porta il frutto buono.
Giovanni, tu conosci il frutto buono? Solo Dio lo conosce. Lasciamo che la scure tagli. Ci rifugeremo sotto l’albero che rimane in piedi, quello dell’umiltà che si riconosce bisognosa di salvezza! Ci nutriremo del frutto dell’albero nuovo che sta germogliando dal tronco di Iesse, il Figlio di Dio, che sta per venire.
2. “E noi che dobbiamo fare?”. 3,10-20
10 Le folle lo interrogavano: “Che cosa dobbiamo fare?”.
11 Rispondeva:
“Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.
12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: “Maestro, che dobbiamo fare?”.
13 Ed egli disse loro:
“Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”.
14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: “E noi che dobbiamo fare?”. Rispose:
“Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe”.
15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo:
“Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
17 Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile”.
18 Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.
19 Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, 20 aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.
2. “E noi che dobbiamo fare?”.
Le folle vogliono salvezza, vogliono ubbidire e preparare le strade!
Che cosa fare? Quali azioni manifestano la conversione necessaria?
Sono le opere stesse di Dio, che veste i gigli e nutre gli uccelli. Dà il vestito che per te è doppio, dona ciò che sta in dispensa! Condividi, trattando gli altri come tratti te stesso. Non ammucchiare: i poveri sono la presenza di Dio sulle tue strade. Essi sono i testimoni della tua ‘conversione’ o della tua sordità alla Parola scesa su Giovanni.
E i pubblicani? Devono cambiare mestiere? No, la Parola di Dio non incita alla rivolta, non vuol cambiare i dominatori del popolo: che essi siano Romani o che siano Giudei non cambia molto. La Parola invita al cambiamento del cuore, che non deve lasciarsi prendere dai desideri, dall’avidità: è questa che crea situazioni di sofferenza, di miseria, di conflitto aperto o nascosto. Stare in obbedienza, chiedere ciò che è stabilito: così il cuore rimane libero ad accogliere Colui che viene.
E i soldati? Sono fuori posto? Una categoria da eliminare? Se anch’essi eliminano i desideri, saranno anch’essi raggiunti da Colui che salva. È la terra che impedisce al Cielo di camminare su di essa. Sono le bramosie di denaro che alzano barriere e scavano fossati così che il Signore che salva non possa passare.
Far morire ciò che appartiene alla terra: questo è il segreto che l’uomo del deserto dona a chi lo raggiunge nella sua solitudine!
Egli è davvero già nuovo, ma non è Lui il Salvatore!
Può sembrare che chi annuncia sobrietà e digiuno sia l’Uomo Vero, sia l’Inviato del Padre. No. Questi lava solo l’esterno, questi purifica il cuore, lo prepara vuoto e libero.
Colui che viene è Colui che riempie, è la Pienezza, è la gioia, è la festa! Egli farà entrare nella vita di Dio, nel fuoco del roveto, nella fiamma che illumina il mondo, nella luce che non dà ombra, nello Spirito che soffia dall’Alto! Egli vaglia tutto il mondo e mette al sicuro il grano, perché diventi pane profumato!
Nessun altro giudicherà gli uomini con giudizio eterno! Attendo questo giudizio, che porterà a salvezza quanti lo hanno accolto!
Buone notizie, gioia per il popolo, terrore per Erode. Voleva esser lui il giudice? Ha paura di colui che rallegra la gente? Teme colui che dà pace ai suoi sudditi? Erode trema. Le sue azioni vengono alla luce, e la Parola di Dio ne rivela la tenebra. Egli vuole apparire grande, ma vuole che resti nascosto il suo agire! Perciò egli nasconde la Parola, la chiude nella prigione.
La Parola imprigionata grida ancora più forte!
Rallegrati, Giovanni, è venuto il Salvatore!
3. Tu sei il mio figlio prediletto 3,21-38
21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo:
“Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
23 Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva,
di Giuseppe, figlio di Eli, 24 figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe,
25 figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài, 26 figlio di Maat, figlio di Mattatìa,
figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda, 27 figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel,
figlio di Neri, 28 figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29 figlio di Gesù,
figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi, 30 figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe,
figlio di Ionam, figlio di Eliacim, 31 figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide,
32 figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson, 33 figlio di Aminadàb, figlio di Admin,
figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda,
34 figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo,
figlio di Tare, figlio di Nacor, 35 figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala,
36 figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, 37 figlio di Matusalemme, figlio di Enoch,
figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam, 38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.
3. Tu sei il mio figlio prediletto 3,21-38
Gesù, tu sai che Giovanni porta la parola del Padre, che è scesa su di lui. Tu perciò ti avvicini alla sua persona con l’umiltà dei peccatori, di coloro che devono e vogliono volgersi a Dio stabilmente. I peccati, che gli uomini consegnano all’acqua, tu li tocchi e li sollevi, così davvero quell’acqua alleggerisce le generazioni umane.
Tu entri nell’acqua mentre il tuo cuore e i tuoi occhi rimangono in preghiera: tu orienti così lo sguardo e le attese di tutti non a Giovanni, ma al Padre, che gode di te: la sua Voce risuona, quella Voce che sola può pronunciare le parole ripetute nella preghiera dei salmi dagli uomini in attesa: “Tu sei mio Figlio”!
Ecco come il Padre gode del Figlio: «Tu che ami gli uomini, tu che - senza peccato - ti addossi la situazione degli uomini che fuggono via da me e li riporti al mio cuore come figli attesi e desiderati, tu che non ti lasci distrarre da nulla, ma guardi a me soltanto, tu sei mio Figlio! Tu che per più di trent’anni hai portato l’obbedienza del figlio dell’uomo, tu che ti sei disinteressato di ambizioni e di poteri, che non hai fatto nulla da te stesso, ma hai atteso le promesse in silenzio, tu che sei alla ricerca della Parola scesa sulla terra, tu sei mio Figlio!
Sei mio, davvero mi appartieni, non mi sei fuggito, non mi hai girato le spalle.
Sei figlio di Adamo, sei figlio di peccatori, ma sei mio. In te si manifesta il vero figlio mio, quello che ho amato e voluto e desiderato.
Dopo una lunghissima serie di peccatori, dopo settantasette lunghe settimane di anni di attesa, ecco finalmente colui che il mio cuore ha voluto, colui che riempie il mio cuore! Non mi posso più tenere nascosto, il cielo viene aperto perché finalmente ci sono occhi sulla terra che mi possono contemplare: i tuoi occhi, e quelli di coloro che ti amano e si uniscono a te per portare il peccato del mondo. In te trovo piena soddisfazione: finalmente l’uomo può compiere il mio amore, che porta la mia misericordia a coloro che l’aspettano. Il cielo è aperto: la mia misericordia raggiunge i peccati di tutte le generazioni, di tutto il popolo, di tutti i popoli, e lo sguardo di tutti mi può contemplare.
Oggi tu sollevi il peccato, oggi mostri all’uomo il mio amore: oggi ti ho generato! La luce di questo giorno è la luce dell’eternità, la luce che da sempre mi circonda e che mai poteva avvolgere le mie creature»!
La voce dall’Alto risuona come voce di molte acque, come tuono potente, e l’eco di quella voce continua a risuonare nei secoli.
Lo Spirito con le sue ali muove tutto il creato, e, finalmente, trova - da allora, dal primo giorno - trova colui su cui posarsi. Lo Spirito di Dio, il soffio santo ha ora una dimora, un tempio vivente, Gesù, figlio di quel Giuseppe che, nel segreto, lo ha accolto come figlio e gli ha dato il nome. Un uomo di circa trent’anni, un figlio di Adamo è il Figlio di Dio!
Sei tu, Gesù, che finalmente doni all’uomo del passato e del presente la gioia della speranza!
4. Il diavolo lo condusse in alto 4,1-15
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.
3 Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane”.
4 Gesù gli rispose:
“Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo ”.
5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”.
8 Gesù gli rispose:
“Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai ”.
9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordine per te,
perché essi ti custodiscano ; 11 e anche:
essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra ”.
12 Gesù gli rispose:
“E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo ”.
13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
14 Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15 Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
4. Il diavolo lo condusse in alto 4,1-15
Gesù, dichiarato figlio di Dio prediletto, sei come il figlio di Abramo condotto al sacrificio. Lo Spirito di Dio rimane su di te, e tu, come figlio, ti prepari alla tentazione.
Avvolto dallo Spirito entri come Elia nel deserto.
Tuo Pane è quella Parola che è scesa su di te. Nutrito da essa cammini quaranta giorni senza altro nutrimento. Con essa giungerai al monte di Dio!
Come il grande Profeta anche tu vuoi incontrare il Padre che si manifesta a chi lo cerca: tu lo cerchi nel deserto, come i profeti, e non nel santuario costruito da mano d’uomo.
E là, nel deserto, incontri anche colui che fin dall’inizio ha voluto impedire all’uomo l’ascolto e la visione di Dio!
Eccolo che viene con le parole seduttrici, come già parlò ad Eva e Adamo: questi diedero ascolto a lui, anziché a colui che sostiene il mondo con la sua Parola. Il mangiare e il vedere e l’essere come Dio - come un dio orgoglioso e superbo alla maniera degli idoli - sono state le prove cui Eva non seppe rispondere obbediente, e fu schiava.
Le stesse prove sono quelle del popolo che nacque nel deserto, e anch’esso, il popolo d’Israele, amato e protetto, volle tentare Dio e continuò a mormorare contro di lui, nonostante i miracoli e i prodigi con cui fu tratto dall’Egitto.
Il primo Adamo e il primo popolo hanno dato ascolto al tentatore, non sono rimasti saldi sulla promessa e sulla parola udita.
Ora sei tu, Gesù, colui che esce nuovamente dalle acque come uomo nuovo.
Tu respingi le tre tentazioni, superi tre prove grandi.
Grazie, Gesù, che sei stato umile. Tu hai trattenuto nel cuore le Parole, ciò che sta scritto. Tu ami colui che le ha pronunciate, e le pronunci di nuovo a voce alta. Esse sono la tua spada, esse sono i sassi della tua fionda.
Non c’è bisogno d’intelligenza per essere intelligenti.
Non c’è bisogno di ragionamenti per essere sapiente.
La Parola di Dio è intelligente ed è sapiente ed è vittoriosa.
Tu l’adoperi come nutrimento. Come pane quotidiano. Prima di procurarti il pane da mangiare tu vuoi ascoltare. Tutto ciò che farai, lo farai da obbediente, proprio perché sei figlio e vuoi continuare a essere figlio.
Sul monte vedi i regni della terra, vedi che sono consegnati a Satana, che li fa sanguinare, ma tu non li accetti da lui, che in cambio vorrebbe la tua rinuncia ad esser figlio. Tu sai d’essere il re cui tutti i popoli obbediranno, tu sai d’essere il re per i secoli, ma attendi il Regno dalle mani del Padre: ed egli te lo darà nel giorno in cui si manifesterà pienamente la tua obbedienza, la tua unità con lui.
Sul pinnacolo del tempio esprimi tutta la tua fede in colui che t’ha detto: “Tu sei mio Figlio”! Non col buttarti dài fiducia, ma col vivere nascosto, non col miracolo meraviglioso, ma col silenzio, non con la ricerca di ciò che è sensazionale, ma col rifugiarti nella Parola sicura e preziosa.
Gesù, grazie per la tua vittoria, che è anche per me. Grazie dell’amore che hai manifestato al Padre: un amore che dà a me - uomo - speranza di uscire dalla vergogna di Adamo.
Gesù, la tua vittoria continua.
Continua anche nella mia vita, ti prego!
Abbi pietà di me!
Il rotolo può essere chiuso, può rimanere chiuso. Ora vediamo il volto e la volontà del Padre, e il suo amore e le sue richieste, tenendo gli occhi su di te.
La Scrittura la si ode. Tu puoi esser visto. E tu d’ora in poi parlerai senza più leggere: è la Parola di Dio che ci raggiunge dal tuo cuore!
16 Si recò a Nazaret, dove era stato allevato;
ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga
e si alzò a leggere.
17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia;
apertolo trovò il passo dove era scritto:
18”Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo
mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato
per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
19 e predicare un anno di grazia del Signore.”
20 Poi arrotolò il volume,
lo consegnò all'inserviente
e sedette.
Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
21 Allora cominciò a dire:
“Oggi si è adempiuta questa Scrittura
che voi avete udita con i vostri orecchi”.
5. Oggi 4,16-21
Signore Gesù, vittorioso sul nemico degli uomini e di Dio, ora ritorni tra coloro che ti conoscono. Ad essi per primi vuoi mostrare il tuo volto illuminato dall’Unzione dello Spirito che hai ricevuto, e incoronato dalla vittoria su colui che tiene ancora tutti incatenati nella sua tenebra.
Tu entri là dove gli uomini sono disposti ad ascoltare il Padre, e là tu parli di lui. Dal silenzio dei tuoi quaranta giorni scaturiscono parole che fanno sentire la presenza di colui che ama gli uomini, la sua vicinanza al popolo in mezzo al quale egli cammina.
Ora arrivi nel villaggio che era tuo, che ti ha visto crescere in statura, in età, in sapienza e grazia. È il luogo della tua obbedienza, il luogo dove il Padre ti ha nascosto, il luogo del lungo silenzio di Maria e di Giuseppe.
Come sempre anche ora entri a celebrare il Sabato, il riposo di Dio, il giorno dell’amore del Padre per gli uomini sottomessi alle tribolazioni, il giorno della Parola che dà speranza e luce nell’attesa del giorno ultimo.
Là ti offri a leggere quella Parola che è del Padre che ti ha inviato. Cerchi e trovi il passo che si è realizzato laggiù, nel Giordano. Tutti lo devono conoscere.
Lo Spirito si è posato su di te non per te, ma per loro. Il Padre ti ha consacrato col suo Spirito, di cui hai dato prova già al principe del mondo, e ora a tutti gli uomini, cominciando da coloro che ti hanno amato e che hanno fatto parte della tua vita. Il Profeta Isaia ha già scritto il tuo compito: dare la bella notizia ai poveri! Rallegrare coloro che attendono da Dio la loro salvezza, dare l’annuncio di una festa durevole a coloro che hanno imparato solo a soffrire, delusi di tutte le promesse umane e di tutte le attese vane. A coloro che nel mondo non hanno altro sostegno che la mano di Dio tu darai la gioia della sua venuta!
Il Padre ti ha mandato a liberare i prigionieri, quei prigionieri che nessun potente della terra può liberare, perché sono prigionieri di quel Forte che vuol essere adorato al posto di Dio!
Tu scioglierai le loro catene e li porterai alla luce, perché vedano, e, vedendo, godano delle opere del Padre, del suo amore manifestato da tutte le creature e nascosto in tutti gli eventi.
Quanti oppressi nel mondo! Tutti sono sotto il peso del peccato di Adamo, approvato dai peccati che esso ha provocato.
Gesù, tu sei libero da questa oppressione, e per questo l’hai presa su di te entrando nel Giordano - confine tra il tuo popolo e gli altri popoli, acqua che appartiene a tutti! - Tu sai e vuoi dire a tutti che ora inizia un anno nuovo, l’anno di grazia, l’anno del Signore, il tempo che non avrà più fine perché non è più calcolato dai giri della luna e del sole e delle stagioni umane, ma soltanto dall’amore di Dio per l’uomo, sua creatura. Egli l’ha cercato, mentre si nascondeva al suo sguardo: ora, dopo settantasette generazioni, l’ha trovato, e non lo lascia più!
È l’anno del Signore, che, una volta iniziato, non terminerà mai più!
La grazia del Signore infatti dura mille generazioni, e ad ognuna di esse ricomincia daccapo!
Gesù, il libro ora è chiuso, riconsegnato all’armadio santo.
Si apre la tua bocca per dire che ora il Padre ricomincia a scrivere il suo Amore e la sua storia con l’uomo attraverso di te!
Tu compi la Scrittura: essa può esser compresa solo guardando a te; essa appare più che mai vera con la tua vita. Tu ci fai vedere che essa non è proposta di sogni irrealizzabili, ma è l’amore del Padre, che ora in Te ci raggiunge e ci fa crescere.
6. Lo cacciarono fuori della città 4,22-30
22 Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è il figlio di Giuseppe?”.
23 Ma egli rispose:
“Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!”.
24 Poi aggiunse:
“Nessun profeta è bene accetto in patria.
25 Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26 ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
27 C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”.
28 All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29 si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
30 Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.
6. Lo cacciarono fuori della città 4,22-30
Signore Gesù, gli abitanti di Nazareth si meravigliano di te e ti ammirano. Sanno che sei uno di loro, e odono uscire dalla tua bocca parole che non sono solo parole. Dalla tua bocca escono parole di grazia, dalla tua bocca esce ciò che viene dalla bocca di Dio: amore perfetto, luce che provoca gioia, nutrimento solido e pieno per la vita. Anch’io, Signore Gesù, riconosco che ogni tua parola è quel pane che alimenta la vita e che dà il motivo a tutto il mio agire.
La meraviglia porta i tuoi paesani a guardare indietro, a considerarti né più né meno uno di loro. Invidia? Gelosia? Paura di dover ammettere che in te è all’opera Dio stesso? Com’è difficile il cuore dell’uomo: non riesce a stare alle conseguenze. Se le tue parole, Gesù, sono di grazia, perché non considerarti profeta, uomo venuto da Dio? Perché non amarti e ascoltarti?
Tu stesso, Gesù, ti fai interprete del silenzio stupito, e per alcuni già irritato: tu senti che il loro silenzio è attesa di miracoli senza premettere fede. Essi attendono segni e prodigi solo perché ti considerano uno di loro, ti hanno visto crescere e ti hanno salutato al mattino e alla sera senza soggezione. Non ti chiedono la Parola. Non aspettano da te la rivelazione che Dio dà di sé tramite i profeti, né la sua correzione, non vogliono l’annuncio dell’opera divina, né lo sviluppo di quanto hai già detto leggendo la pagina di Isaia dal rotolo custodito dietro la sacra tenda: essi vogliono solo non esser da meno di quelli di Cafarnao, spettatori di prodigi!
Tu, Gesù, hai compreso cosa c’è nel cuore dell’uomo, davvero povero e davvero distratto dal principe di questo mondo: pur comprendendo l’amore di Dio, non cerca la sua Parola. Sapendo d’averti avuto tra loro come uomo pretendono che tu sia ancora legato a loro dai vincoli umani, e che tu dia loro, solo a loro, a loro per primi, i doni di Dio, di quel Dio che essi ritengono di conoscere e della cui parola non hanno sete!
Ma tu sei attento all’agire del Padre: egli ha mandato il profeta, il grande profeta Elia, lo ha mandato fuori dei confini d’Israele a chiedere il pane, il nutrimento necessario, a una vedova povera davvero! E là a Zarepta il pane e l’olio non mancarono né ad Elia né a chi lo ospitava! Anzi, ancora là il profeta poté dare la vita al figlio della vedova fedele e generosa. Anche tu, Gesù, non hai confini e accetti l’amore da chiunque, pur se straniero, per donargli il dono di Dio, il pane che sazia e l’olio che consacra!
E il Padre ancora ha inviato ad Eliseo, - l’altro profeta che indossava lo stesso mantello di Elia, - un lebbroso straniero, un capo dell’esercito nemico, per manifestarsi come Dio vero e universale! Egli è un Dio per tutti, è l’unico Dio che tutti possono riconoscere e conoscere. Egli si serve del profeta d’Israele per farsi incontrare da tutti. Così tu, Gesù, non vuoi e non puoi fermarti a Nazareth, né nella terra d’Israele. L’amore del Padre è su di te, e tu lo porti sì ai tuoi, ma per manifestarlo a tutti. Si può solo godere e rallegrarsi, perché il disegno del Padre si realizza in te.
Perché, Nazareni, vi indignate?
Perché cacciate fuori della vostra città colui dalla cui bocca escono parole di grazia?
Perché lo volete buttar giù dall’alto?
Perché volete fare al vostro Gesù ciò che voleva fargli fare il maligno?
Proprio questo vostro agire è profezia, perché fate a lui ciò che è stato fatto ai profeti.
Signore Gesù, pietà di noi!
7. “Taci, esci da costui!”. 4,31-37
31 Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.
32 Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.
33 Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:
34 “Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!”.
35 Gesù gli intimò:
“Taci, esci da costui!”.
E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.
36 Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: “Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?”.
37 E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.
7. “Taci, esci da costui!”. 4,31-37
Signore Gesù, la tua discesa verso Cafarnao è un ingresso nel mondo. Da Nazareth, paesino nascosto, fuori mano, ti rechi là dove tutti passano, ebrei e pagani, dove c’è movimento, dove il commercio riunisce e fa incontrare gli uomini tra di loro. Là tu offri la tua parola come un maestro.
Di sabato nella sinagoga: nel giorno e nel luogo da cui si effonde la Parola su tutto il tempo e su tutta la città: la tua Parola non rimane nascosta, tu non rimani nascosto, come non può rimanere nascosta la lampada accesa dal Padre col fuoco dello Spirito!
La tua Parola desta meraviglia; il tuo parlare attira attenzione. Tu parli dopo aver ascoltato quaranta giorni solo la voce del Padre, tu guardi come colui che è stato illuminato dalla Luce spirituale. La tua Parola incontra le radici dell’uomo, l’essere più profondo, quello uscito dalle mani di Dio.
La tua Parola costruisce sul fondamento già posto, non sulle rovine dell’edificio interiore.
La tua Parola risveglia la verità assopita dal vizio del seduttore.
E questi si sente scoperto. Egli vuole tenersi nascosto e agire da padrone sui cuori e sulla vita dei figli di Dio.
Egli si nasconde nella sinagoga, lui che non teme d’insinuarsi nel tempio del cuore.
Egli vuole impedire l’ascolto della Parola, vuole trasformare l’adorazione in culto esteriore, vuole svuotare il giorno di Dio.
Gli uomini accolgono la tua Parola, Gesù, finalmente, come Parola santa e autorevole, come Luce che trasforma la vita.
Ed è allora che anche lui, il nemico, vuole parlare. Egli ha invidia, e grida, in modo da coprire con la violenza di una voce arrabbiata la tua sapienza. Vince chi grida più forte: questo è il suo metodo. Si dichiara estraneo alla tua vita, estraneo al tuo Spirito: ed è vero, non c’è comunione tra l’Unto di Dio e Belial! Per questo egli vuole rimanere dov’è, occupare il posto destinato a te fin dall’inizio e che egli ha usurpato con l’inganno.
Egli non vuole confrontarsi con te: sa di essere condannato, sa d’essere già giudicato e trovato mancante. Egli si vuol identificare con l’uomo, anzi, con gli uomini, con tutti quelli che odono le tue Parole, ma ad essi non dà nulla, se non malessere, inimicizie, solitudine e costrizione. Egli sa chi tu sei, Gesù. Non gli può esser nascosto quanto è chiaro fin dall’eternità. Egli ti ha incontrato ovunque, perché ogni cosa è stata creata per mezzo di te e in vista di te! Egli ti conosce meglio di quanto non ti conoscano i radunati nella sinagoga, meglio di quanto tutto il popolo ha intuito oggi di te. Di questa conoscenza egli ne fa un vanto per essere ammirato, non per adorarti né per ascoltarti. E così non trasmette questa conoscenza, e il suo parlare rimane menzogna, rimane inganno, distoglie dal donarti ubbidienza.
Ma tu, Gesù, non ti lasci distrarre. Tu che hai già mostrato a lui - nel deserto - la tua unità col Padre e con la sua Parola, ora gli comandi silenzio e fuga.
Lo spirito immondo non deve dire nulla, nemmeno la verità più vera! Egli deve tacere nella sinagoga. La sua voce non deve risuonare nell’assemblea. Egli deve lasciare l’uomo, creato per te, per ricevere il tuo Spirito.
La tua Parola si realizza.
La tua Parola non è detta inutilmente, e il Maligno riconosce la sua impotenza e fugge dalla tua autorità.
Vieni, Gesù, vieni e parla. Vieni e osserva e discerni ancora la presenza di colui che vuole stare al tuo posto, ma sa creare solo disordine.
Vieni, Signore Gesù! L’eco della tua voce è giunta fino a noi!
Vieni!
8. “Tu sei il Figlio di Dio!”. 4,38-44
38 Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.
39 Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.
40 Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.
41 Da molti uscivano demòni gridando: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
42 Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.
43 Egli però disse:
“Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato”.
44 E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
8. “Tu sei il Figlio di Dio!”. 4,38-44
Signore Gesù, ti alzi dal banco della sinagoga. Con la parola hai liberato l’uomo - il vecchio Adamo - dall’influsso del seduttore. Con i tuoi discorsi hai reso gli orecchi dei fedeli attenti alla Parola. Ora esci dal luogo sacro. Il tuo entrare nella casa di Simone dice la gioia di Dio, che vuole abitare tra i figli degli uomini.
Il luogo sacro ora è là dove sei tu. Dovunque tu vada ti accompagna la Gloria di Dio, del Dio amico degli uomini.
Anche qui, nella dimora degli uomini è giunta l’opera del nemico di Dio. La donna, la padrona di casa, la figlia di Eva, giace, incapace di accogliere, incapace di parlare, incapace di amare. La malattia impoverisce a tal punto. Ti parlano di lei. Chi? Coloro che già ti hanno ascoltato e tengono nel cuore l’eco del tuo ordine allo spirito del demonio impuro.
Che cosa ti dicono di lei?
Gesù, tu vedi di più di ciò che vediamo noi. Tu hai già visto: ti chini su di lei senza paura. La malattia non ti spaventa: come se avesse orecchi le parli, ed essa lascia la donna. Anche la febbre è uno spirito immondo? O è effetto della sua presenza? Tu lo sai, Gesù.
Nella sinagoga hai liberato l’uomo, nella casa liberi la donna, che nella sinagoga ti è impedito di incontrare. La tua parola è grande per tutti, è manifestazione dell’amore del Padre per tutti.
Oggi è Sabato, il giorno di Dio. Dio opera dando la vita: egli agisce attraverso di te. La donna risorge. In lei è entrata la vita, ora può amare, e ama servendo. Ella serve te e coloro che sono con te. È Sabato, ma servire te è servire colui che ti ha mandato: un onore, un dovere, una grazia, una festa! Di Sabato nella sinagoga ti porgono il libro, nella casa di Sabato ti porgono il pane e il vino, la concretezza dell’amore del Padre!
La città ha visto e ha udito: essa viene ora a te con tutto il suo bagaglio di sofferenza. E più fortunati sono quelli che soffrono, che possono sentire il calore delle tue mani e - tramite la loro imposizione - diventare tuoi.
È il primo giorno, il giorno dell’operare dell’uomo. In esso tu prendi per te gli ammalati, i deboli, coloro nel cui corpo s’annida il maligno. Questa è la tua opera: continuare l’agire di Dio che dà la vita! Ogni giorno per te è un unico giorno: il giorno dell’amore di Dio per l’uomo.
Il maligno vuol parlare e tu lo fai tacere. Gli uomini non devono mai ascoltarlo, nemmeno se parlasse di Dio, nemmeno se parla di te: egli parla sempre senza amore. Non c’è verità senza amore.
Gesù, allo spuntar del giorno tu non cerchi altri malati, non cerchi altri posseduti.
“Alla tua luce noi vediamo la luce.”
Tu cerchi il Padre, colui che ti ha chiamato Figlio, che ti ha consacrato per essere suo. Ed eccoti nel silenzio, nella quiete, avvolto dalla luce.
Gli uomini, cui tu doni la vita, non ti attirano: non sei qui per ubbidire a loro, ma per obbedire al Padre: è lui che tu cerchi ancora, per offrirti a lui. Gli uomini ti cercano, vogliono che tu resti con loro. Tu cercherai invece uomini che camminino con te, dietro a te.
Tu devi camminare. Le strade sono state preparate per te. Devi arrivare a tutti, non per guarire soltanto, ma per annunciare la gioia del Regno di Dio. La Parola che tu hai detto a Nazareth, e quella da te pronunciata sull’uomo e sulla donna di Cafarnao, la devi portare a tutti, anche alle altre città.
Gesù, non rimanere con me, io vengo con te!
1 Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret 2 e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
3 Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4 Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone:
“Prendi il largo e calate le reti per la pesca”.
5 Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”.
6 E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
7 Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
8 Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”.
9 Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;
10 così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone:
“Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini”.
11 Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
9. Sulla tua parola 5,1-11
Gesù, la folla ti ritrova e ascolta. Tutti sanno che la tua voce proferisce parola di Dio, di quel Dio che parla e che parlando fa vivere. Non sei più nella sinagoga: la Parola di Dio esce per trovare l’uomo persino lungo il mare, in un giorno qualunque.
Due barche attirano la tua attenzione: i loro proprietari non ti stanno ascoltando, hanno altro da fare, sono occupati dal lavoro e dalla delusione di una notte sprecata. In una della due barche trovi da sedere, per annunciare la Parola da seduto - come in sinagoga - senza essere soffocato dalla troppa vicinanza della folla.
È a Simone che chiedi il favore di tenere ferma la barca per quest’uso improprio. Una barca trasformata in cattedra! Un pescatore improvvisato guardiano della Parola! Quale onore per Simone vedere la propria barca diventare ambone per tutta la terra!
Ed ora, Gesù, che cosa fai? Vuoi sdebitarti con Simone, o vuoi completare il tuo parlare con un segno, come hai fatto a Cafarnao? Ciò che chiedi a Simone non è troppo? Tornare al largo, gettare le reti già ripiegate e lavate, rifare una fatica già inutile?
Tu lo sai, e Simone si fida di te. Egli si affida alla tua Parola, perché la tua Parola è Parola di Dio.
Simone ti considera già ‘capo’ e ti ubbidisce. Sei diventato tu il capo della sua barca. Bisogna fare quello che tu dici, anche se è già stato fatto inutilmente.
“Sulla tua parola calerò le reti.” Non agisco più secondo la mia esperienza, né secondo i miei criteri di esperto pescatore. Tu non sei nato sul lago, ma come ti obbediscono le malattie così ti possono obbedire i pesci. Getterò le reti perché tu hai parlato.
Le reti si spezzano. Troppi pesci. Troppi per una barca, è necessaria anche l’altra.
E non è abbastanza. Nuove difficoltà si aggiungono, nuova fede è necessaria.
Ora Simone, cui tu cambierai il nome, s’accorge d’essere vicino a te, di esser vicino a Dio; cade alle tue ginocchia, adorandoti. Davanti a te, dopo aver visto la potenza della tua parola e la gratuità del tuo amore, si ricorda di essere peccatore: uno che ancora fa i propri interessi terreni, uno che vive per sé cercando di salvarsi dalle esigenze di Dio, un Adamo ancora lontano dal Padre. Ti manda via, Gesù, ben sapendo che sulla barca non puoi fare molti passi, non puoi allontanarti da lui.
Finalmente Simone è umile. Finalmente l’umiltà ha fatto venir a galla la verità. Sì, Simone e gli altri con lui, sono uomini peccatori. Essi non sono degni di stare con te, Gesù, eppure tu li obblighi alla tua presenza divina. Tu cerchi chi è indegno, e lo sa riconoscere. Le opere di Dio si manifestano tali nell’indegnità umana.
È tutta la tua Chiesa, Gesù, su quelle due barche ferme nel lago. La tua Chiesa che oggi ancora ti ospita e ti ubbidisce, pur nel peccato dei suoi uomini.
È questa Chiesa che tu vuoi pescatrice di uomini: essa ha il compito di raccogliere gli uomini dal mare in cui periscono, per farli vivere, per consegnarli a te affinché tu dia loro la vita.
Con Simone e Andrea, con Giacomo e Giovanni, anch’io ti voglio seguire: lasciando tutto. Solo la tua parola basta.
12 Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi sanarmi”*.
13 Gesù stese la mano e lo toccò dicendo:
“Lo voglio, sii risanato!*”.
E subito la lebbra scomparve da lui.
14 Gli ingiunse di non dirlo a nessuno:
“Và, mostrati al sacerdote e fà l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi”.
15 La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità.
16 Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.
* purificarmi / purificato
10. Sii risanato 5,12-16
Ti trovi in una città, Gesù: potrebbe essere la mia!
E qual è il lebbroso che vive nella mia città? I lebbrosi sono fuori della città, esclusi dalla vita e dal culto.
Questo, tutto pieno di lebbra, invece, ti viene incontro in città. Anche chi non è stato scoperto dagli uomini e cacciato fuori può essere lebbroso, immondo.
Ogni uomo è tale, anch’io.
Quel lebbroso ti ha riconosciuto, Gesù: ti ha adorato, ha piegato le ginocchia davanti a te, ti ha chiamato Signore, ti ha dato fiducia. Egli riconosce pubblicamente che tu sei il Puro che puoi purificare: basta che tu lo voglia. Non servono gesti spettacolari, basta che tu lo voglia.
Tu ti senti come una mamma chiamata dal bambino. Tu ti senti come il segno del Padre, il Figlio che compie le sue opere. Tu sai che agli umili Dio fa grazia. Non avrai tu misericordia di quest’uomo che rappresenta tutti gli uomini traviati dalla lebbra del peccato? È la lebbra che rende l’uno estraneo all’altro, e ognuno incapace di offrire se stesso come sacrificio gradito al Padre. È la lebbra che consente di vivere in città, ma che trasforma le città in un inferno.
Gesù, quale la tua risposta?
La tua mano raggiunge la pelle del lebbroso.
La tua mano è ora immonda? La tua mano è quella che ha creato il mondo e plasmato l’uomo. La tua mano è quella che si alza pura in preghiera e ottiene dal Padre ogni cosa. Essa è come le molle dell’angelo che raccoglie il carbone ardente per purificare le labbra immonde.
La tua voce accompagna la mano: “Voglio, sii purificato”! Grazie, Gesù, di questa parola. Essa è quella che il Padre continua a far risuonare: non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva!
Tu vuoi, Gesù! Ciò che tu vuoi è la mia salvezza.
Non solo la malattia scompare, anche le sue conseguenze.
Sii mondo! La tua parola fa tornare l’uomo tra gli uomini, lo fa capace di celebrare le lodi di Dio!
Ma l’umiltà non deve scomparire dal beneficato. Com’egli è umile davanti a te, così lo deve essere davanti alla città e ai suoi rappresentanti. Egli deve stare sottomesso alla legge: mostrarsi e offrire il dono.
E così tu vieni conosciuto come colui che purifica, come colui che ama il non amato, il rifiutato, come colui che bandisce per sempre la disperazione dalla città!
Ma ciò non dev’essere detto, deve essere sperimentato. Il lebbroso - già male-detto - non deve dire nulla. Sarà la sua salute, la sua reintegrazione, la sua gioia a parlare! Sarà la sua obbedienza, la sua umiltà che lo fa ubbidire, a diffondere ovunque il tuo nome, Gesù.
Gesù, mia gioia e mia salvezza!
Con le folle che tornano a te vengo anch’io, anzitutto ad ascoltare: ascolterò ciò che tu dici, ciò che tu chiedi, e, ubbidendoti, sarò guarito dal mio male profondo. Ascoltandoti udrò la parola che mi fa essere figlio, docile e abbandonato al Padre.
Vengo a te, Gesù, prima che tu nuovamente ti nasconda per stare col Padre, che è sempre nascosto! Così tu lo ami, e mostri a me e alla tua Chiesa ciò che essa deve fare prima di parlare agli uomini e di amarli con la sua carità!
11. Attraverso le tegole Lc 5,17-26
17 Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.
18 Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui.
19 Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza.
20 Veduta la loro fede, disse:
“Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”.
21 Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: “Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?”.
22 Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: “Che cosa andate ragionando nei vostri cuori?
23 Che cosa è più facile, dire:
Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Alzati e cammina?
24 Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo
ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico -
alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”.
25 Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio.
26 Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano:
“Oggi abbiamo visto cose prodigiose”.
11. Attraverso le tegole 5,17-26
In uno dei giorni! Ogni giorno può essere il giorno dell’incontro con te, Gesù. Il tuo insegnamento è continuo: ormai la tua presenza rende giorno della Parola ogni giorno. E da te non impara solo l’analfabeta e l’illetterato. Vengono da ogni parte, anche i pii farisei, anche gli scribi della Giudea e persino della città santa. La parola che esce dalla tua bocca attrae tutti, persino dalle scuole che stanno attorno al Tempio. Eccoli seduti attorno a te. Imparano? O stanno spiando? Si lasciano istruire, o stanno giudicando le tua parole con i loro criteri?
Tu non badi a nulla. La Parola esce dalla tua bocca, parola che opera prodigi, parola che può risanare anche i cuori ammalati di chi è venuto da lontano solo per curiosità.
La tua presenza attira anche chi non può camminare; chi non può camminare dipende dagli altri, è succube della loro volontà. È il segno del peccato, la conseguenza dell’esser lontano dal Dio della vita.
È un uomo da non far passare.
Perché vuole ascoltare la Parola di Dio lui, che da Dio è castigato?
Ma quell’uomo, con quelli che lo portano, sanno ormai che tu, Gesù, hai pensieri nuovi, hai vita nuova, hai parola nuova.
Essi hanno visto che tu ami l’uomo, anche quello posseduto da spirito immondo.
Essi sanno che tu hai toccato il lebbroso.
Essi sanno che i malati avvicinati a te diventano gloria di Dio.
Eccoli col letto sul tetto! Fatica e fantasia. Coraggio e... “non m’importa cosa dicono gli altri”.
Amore e fede che gioca il tutto per tutto. Non hanno paura d’essere sgridati dal padrone di casa né da te, costretto a interrompere l’insegnamento, tanto è strano il trambusto creato da un letto che scende lentamente e si posa davanti a te!
Il letto immondo scende davanti a te: così dall’alto del Santo dei santi, nel Tempio a Gerusalemme, davanti all’Arca e ai Cherubini d’oro scende la cesta da cui, senza toccare il pavimento, i leviti ripuliscono il Luogo dalla polvere. Essi lo preparano così per l’ingresso del sommo sacerdote una volta all’anno. Qui a Cafarnao ora ci sono gli scribi del tempio, che, allo stesso modo, vedono scendere un uomo immondo davanti a te: sei tu che purifichi, tu che prepari il tempio del cuore dell’uomo alla lode di Dio!
Gesù, tu che scruti i cuori hai visto: tu hai visto la fede di quei quattro sul tetto. Hai visto una fede operosa, una fede vera, quella che crede che tu sei il Messia, colui che dona la Parola creatrice di Dio. Tu vedi la fede degli uomini semplici, fede che è opera del Padre. Chi altri può aver suscitato in loro questa ricerca di te?
Tu vedi la fede, e al di sotto della fede tu vedi pure il peccato, che fa soffrire e tiene l’uomo impotente sul letto, legato come un prigioniero.
Ma la fede in te ora solleva quel peccato. La fede in te toglie del tutto la distanza da Dio. La fede in te è già conversione. Tu non fai che manifestarlo, perché tutti lo sappiano: è l’insegnamento più bello che puoi dare, è lo scopo stesso delle tue parole, anzi della tua venuta. Il Padre ti ha mandato proprio per questo, per annunciare il perdono dei peccati a coloro che credono in te.
Quell’uomo non ha bisogno di manifestare le azioni che hanno manifestato il peccato, egli manifesta fede in te, figlio di Dio che puoi introdurre nella casa del Padre.
I pii e i dotti non capiscono. Essi ti ascoltano senza fede. Essi odono bestemmia dove c’è l’amore più grande di Dio. Ma tu aiuti anche loro: chissà che non guarisca anche la loro paralisi? Per loro tu comandi a quell’uomo perdonato di risorgere e di portarsi via il giaciglio: testimonianza di quant’è avvenuto.
Un giaciglio sotto il braccio o sulle spalle, testimone del perdono di Dio avvenuto sulla terra. Non un sacrificio al tempio, non un battesimo nell’acqua, ma una tua parola che accoglie la fede dell’uomo peccatore.
L’uomo è tutto risanato e può lodare. Egli ora può far risuonare le parole che i leviti cantano nel tempio e nelle sinagoghe. Mentre egli loda la bontà e grandezza di Dio, tutti rimangono fuori di sé, fanno tacere i propri ragionamenti e le proprie certezze.
Oggi abbiamo visto cose impensate!
Hanno visto te, Gesù!
Nulla Osta: cens eccl. P. Modesto Sartori, Trento, 09/01/2004
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