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NU

06. Non temere, piccolo gregge Lc 11 - 12

NON TEMERE, PICCOLO GREGGE

6/10

 

Luca 11 - 12

Traduzione CEI 1997

 

1. A PREGARE 11, 1- 4

2. DARÀ LO SPIRITO SANTO 11, 5 - 13

3. IL DEMONIO MUTO 11,14 - 26

4. ASCOLTANO 11, 27 - 32

5. LA LUCE CHE È IN TE 11, 33 - 44

6. LA CHIAVE DELLA CONOSCENZA 11, 45 - 54

7. LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERÀ 12, 1 - 12

8. TESORI 12, 13 - 21

9. NON TEMERE, PICCOLO GREGGE 12, 22 - 34

10. BEATI QUEI SERVI 12, 35 - 48

11. IL FUOCO ACCESO 12, 49 - 59

 

1. A PREGARE Lc 11, 1-4 

1 Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare. Quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”.

2 Ed egli disse loro: “Quando pregate, dite:

Padre, sia santificato il tuo santo nome,

venga il tuo regno;

3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4 e perdonaci i nostri peccati

perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,

e non ci indurre in tentazione”.

 

1. A PREGARE 11, 1-4

Gesù, mio Signore, così spesso l’evangelista usa per te questa parola: pregare! Questa è già la settima volta che Luca ci dona l’occasione di contemplarti mentre stai a tu per tu con il Padre! È una tua abitudine, un impegno costante per te, tua gioia e tua vita la preghiera! I discepoli ti vedono spesso assorto, o devono cercarti perché ti ritiri “in un luogo a pregare”. Non è necessario per te essere nel Tempio o nella sinagoga per incontrare il Padre tuo. Non attendi nemmeno le ore consacrate dagli uomini alla preghiera: ogni ora, ogni momento è pieno dell’amore di Colui che sempre e ovunque è presente, e tu lo vuoi incontrare! Tu consacri ogni momento e ogni luogo all’incontro col Padre! Il tuo volto luminoso, raggiante per l’incontro con Colui che ama, rende i tuoi discepoli desiderosi di imitarti e di vedere ciò che tu vedi, di dire ciò che tu dici! Uno di essi te lo chiede. Uno di essi: ognuno di essi, sarebbe meglio specificare, perché anch’io oggi ti dico: Signore, insegnaci a pregare! Insegnaci a fare ciò che tu fai, introducici nel tuo rapporto con Dio, portaci con te davanti a Colui che non vediamo, e che tuttavia si fa presente al tuo sguardo e al tuo cuore.

È così impellente questo bisogno, che il tuo discepolo vorrebbe costringerti a rispondere: anche Giovanni ha insegnato un modo di pregare, ma il tuo lo supera; a noi non bastano gli insegnamenti degli uomini, a noi non basta nemmeno la nostra abitudine quotidiana, a noi non basta quella preghiera che sgorga spontanea dal nostro cuore: insegnaci tu! Tu preghi davvero! Solo la tua è preghiera definitiva, appagante il nostro cuore e appagante il cuore di Dio, benedetto nei secoli!

Grazie, Signore Gesù! Tu hai accolto il desiderio del discepolo. Hai riconosciuto la sua domanda degna di risposta: tu accetti di introdurre anche noi, uomini, nel tuo rapporto unico e continuo col Dio eterno e santo!

Ed ecco le parole che tu deponi come tesori nel nostro intimo, perché le custodiamo e le facciamo salire alle labbra in ogni momento! Ogni momento infatti è tempo di preghiera, ogni luogo richiama l’attenzione a colui che riempie l’universo! Obbedienti a te, noi tuoi discepoli – tu hai risposto non solo a chi ha espresso la domanda, ma a tutti -, diciamo: Padre! Lo diciamo come l’hai detto tu: Abbà, papà! Ci obblighi a farci piccoli per pregare, ci abbassi come bambini perché ci innalziamo alla dignità di figli! Abbà! Davanti a noi non c’è il Dio grande e terribile, il Dio che fa tremare i monti e scuote gli abissi. Davanti a noi sta il volto tenero e affettuoso di colui che ci dà la vita e ci vuole sulle sue braccia materne per nutrirci e custodirci e teneramente baciarci, ci vuole attorno alla sua mensa tutti uniti, e nella sua vigna tutti impegnati e partecipi dell’unica gioia!

***

Padre! Papà! Inizia così la preghiera che consegni al tuo discepolo, Gesù! Essa inizia distogliendo lo sguardo da bisogni e necessità, da pensieri e preoccupazioni, per alzarlo a godere della tenerezza e della sicurezza di Colui che vuole che noi viviamo! La preghiera, che tu fai scendere in noi e risalire da noi, è anzitutto contemplazione del Volto che solo tu hai visto e puoi vedere, che solo tu puoi rivelare ai piccoli e ai semplici. Gesù, fammi udire anche il tono di voce con cui tu pronunci questa parola: Abbà! La voglio ripetere sottovoce con te! Finora solo il popolo d’Israele osava chiamarti Padre nostro, padre del Popolo di Dio. Ora sono i tuoi discepoli, Gesù, il vero popolo di Dio che può dire: Papà! Tutti insieme e ognuno da solo possono stare con fiducioso abbandono davanti al suo Volto!

Sia santificato il tuo Nome! Già attraverso il profeta Ezechiele (36,20ss) ci hai promesso che Dio stesso avrebbe santificato il suo nome tra le nazioni in mezzo alle quali i suoi figli sarebbero stati dispersi e in mezzo alle quali essi, con la loro vita infedele, lo avrebbero profanato! Dio santificherà il suo nome radunando e salvando il suo popolo, purificandolo, perdonandolo e rendendolo così santo da essere invidiato da tutti i popoli! Questo è il tempo, Gesù, in cui Dio santifica il suo nome: attraverso di te egli si rivela Padre, Padre che perdona e riunisce, che trasforma i cuori e li riempie del suo Santo Spirito! Il Padre santifica il suo nome unendoci a te, raccogliendo la Chiesa, purificandoci da ogni idolatria, effondendo in noi il suo Spirito!

Santifica il tuo Nome: eccomi disponibile, Padre, a lasciarmi raccogliere attorno a Gesù, pronto a rinunciare ai sogni falsi del denaro e del potere, ecco il mio cuore di pietra pronto ad accogliere il tuo Spirito che ne faccia un cuore misericordioso e paziente!

Eccomi, per essere anch’io dentro il tuo Regno, Padre, Regno da te promesso, regno che viene nell’amore obbediente a te, unico Sovrano, Re che ama e salva, Re eterno rappresentato qui tra noi da Gesù, discendente di Davide! Venga il tuo Regno! I regni umani ammucchiano ricchezze che attirano la cupidigia di altri re, che le vogliono conquistare e rendere noi loro schiavi. I regni umani sono manovrati da Satana, che ha tentato anche te, Gesù! Tu sei l’unico Re che ci fai godere la regalità del Padre! La sua autorità paterna trasforma il mondo in famiglia, gli uomini in fratelli!

Venga il tuo Regno: tu sei il Re che non sfrutta e non uccide, sei il Re che non fa guerre, il Re che non ha prigioni! Nel tuo Regno tutti sono fratelli che sanno dividere il pane che tu doni, sanno donare e perdonare perché tu hai già perdonato, e perdonando godono la gioia del tuo perdono. Nel tuo Regno tutti si aiutano ad essere fedeli a te per non cadere nei lacci di colui che ci vorrebbe allontanare dalla tua santità!

***

Lo chiediamo al Padre, il pane di oggi e di ogni giorno. Lo chiediamo a lui, sapendo che la terra e il nostro lavoro, necessari per avere il pane, sono dono suo e nostro impegno e fatica: non è miracolo da pretendere, come il Maligno volle proporre a te, Gesù! Chiediamo pure quel pane che serve alla tua Chiesa perché cresca come famiglia santa e abbia energie di carità quotidiana, perché sia unita, pane che ogni giorno riceviamo all’altare, pane eucaristico e pane spirituale, cioè il tuo Spirito Santo e vivificante!

Perdonaci i nostri peccati: ci sono i nostri peccati, ci sono davvero! Però non disperiamo. Sappiamo che il Padre, che tu ci hai rivelato, è capace di aver misericordia di noi, e di tutta la Chiesa.

Chiediamo il perdono, mentre ci disponiamo a donarlo: l’uno e l’altro, quello che riceviamo e quello con cui copriamo il peccato dei fratelli, peccato che ci fa soffrire, sono dono del Padre!

Chiediamo fortezza per non soccombere nella prova necessaria: in essa vogliamo dimostrare la nostra fedeltà, ma umilmente. Le nostre forze ci trascinerebbero lontano, sulle vie già percorse da Adamo, da Caino e da Giuda: Satana vorrebbe trascinarci in perdizione, e distoglierci dal rimanere uniti a te, unico Salvatore! Ma il Padre tuo non ci abbandonerà, perché glielo chiediamo con queste parole che tu, Gesù, suo figlio prediletto, semini in noi!

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2. DARÀ LO SPIRITO SANTO 11, 5-13

5 Poi aggiunse: “Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: Amico, prestami tre pani,

6 perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;

7 e se quello dall'interno gli risponde: Non m'importunare: la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani -

8 vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli per amicizia, almeno per la sua insistenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9 Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.

10 Perché chi chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.

11 Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un [pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un] pesce, gli darà una serpe al posto del pesce?

12 O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?

13 Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono!”.

 

2. DARÀ LO SPIRITO SANTO 11, 5-13

Gesù, hai donato ai tuoi discepoli le parole con cui essi si rivolgeranno al Padre pregando, ma non hai terminato di insegnare a pregare. Quando pregare? Quante volte? Quali desideri tenere nel cuore mentre si prega?

Tu vuoi che i tuoi discepoli preghino davvero, anzi, vuoi che diventino essi stessi preghiera!

Ti servi di due domande con due esempi semplici che parlano da sé: la risposta la dà lo stesso nostro cuore senza difficoltà.

Con quale intensità pregare? Non si viene sempre esauditi subito. Talvolta sembra che il Padre non oda quello che gli diciamo, sembra addormentato, sembra forse infastidito: o almeno così a noi viene in mente di immaginarlo per giustificare la nostra stanchezza nella preghiera.

Tu allora, Gesù, ci racconti un esempio facile: l’amico che deve accogliere e rifocillare un amico insiste con un terzo amico che potrebbe aiutarlo, ma che sta dormendo. Se questi resiste, anche se si indispettisce, quegli insiste: non chiede per sé, non c’è egoismo né pigrizia nella sua domanda, ma piuttosto premura di soddisfare il bisogno di un amico, la decisione di procurargli il pane, sostentamento del suo viaggio.

È notte per tutti e tre, per il viaggiatore, per l’amico che lo accoglie e per il terzo amico che dorme dopo aver chiuso la porta.

È notte per tutti, ma colui che prega non è trattenuto dal buio.

Colui che prega insiste nella notte e chiede al Padre il pane per la vita dell’uomo che sta camminando al buio finché trova l’accoglienza nella sua casa.

Tre pani tu chiedi, Gesù, per offrirli all’uomo affamato: il pane per il suo corpo stanco e sofferente, il pane per la sua anima oppressa e debole, il pane per la sua vita eterna!

Non c’è egoismo nella tua richiesta, tanto che tu stesso vieni offerto come pane per ogni necessità dell’uomo!

L’amico che si alza nella notte e risponde alla domanda è il Padre, sempre pronto a manifestare il proprio amore all’uomo! L’amico, che si alza nella notte ad esaudire l’insistenza dell’amico che disturba, sei tu, Gesù, che risorto dalla notte della morte soddisfi i tuoi discepoli, che non possono continuare il cammino né aiutare i loro fratelli senza di te, pane vivo! Tu continui a chiedere e ottenere per noi il pane per il nostro corpo, il cibo materiale del nostro sostentamento, il pane per l’anima, cibo eucaristico che ci fa consanguinei tuoi e fratelli tra di noi, il pane spirituale, lo Spirito di verità che ci fa figli di Dio!

Gesù, tu solleciti i tuoi a non smettere di star rivolti al Padre! Non vuoi mai vederli sfiduciati, scoraggiati, senza speranza, senza certezze! Essi debbono sapere cosa occorre, essi sono figli cui vengono rivelati i progetti del Padre loro! Essi devono domandare, bussare, cercare: come dice il profeta Isaia (62,6) essi non devono dare riposo all’unico che può ascoltarli!

Chi non chiede, chi non cerca, chi non bussa rimane povero, rimane un uomo senza vita e senza amore, senza l’esperienza dell’amore paterno del Padre suo! Chi insiste nel rapportarsi a Dio, chi fa della preghiera la propria vita e la propria forza, costui collabora davvero all’avvento del Regno.

Il tuo discepolo, Gesù, sta come un bambino di fronte al papà. La prima parola della preghiera, che tu hai insegnato, non è solo un titolo da dare a Dio per fargli piacere. Il tuo discepolo si fa bambino e, come il bambino insiste col papà, così egli, pieno di fiducia, continua a rivolgere le proprie attese al Padre.

Il bambino sa che il papà non lo ingannerà mai. Per quanto povero e per quanto peccatore sia, il papà farà l’impossibile per accontentare il figlio che gli sta chiedendo ciò che è necessario alla vita, il cibo quotidiano, il pane e il pesce e l’uovo: il necessario, e ciò che lo rende saporito!

Chi ingannerà il proprio figlio? Chi gli darà cose inutili come la pietra o dannose come un serpente? Anche se vi fosse una madre che si dimentica del proprio figlio (Is 49,15), io non ti abbandonerò mai, dice il Padre!

Grazie, Gesù: tu ci assicuri dell’amore del Padre, un amore più grande di quello che potremmo immaginare! Egli non solo dà cose buone, ma dà lo Spirito Santo, il dono del Figlio, il dono che ha consacrato il Figlio e nel deserto lo ha sostenuto a vincere il maligno, e tra gli uomini a liberarli dalle sue seduzioni!

Il Padre dà anche a noi lo Spirito, il dono che continua a creare, plasmare e guidare la Chiesa, il dono che apre la bocca ai discepoli perché annuncino la tua morte e la tua risurrezione, il dono che continua a guidare i fedeli in mezzo alle prove del mondo, il dono che dà vita e santifica, che riempie di gioia i cuori e di armonia l’universo!

Grazie, Gesù, che ci insegni e ci esorti a pregare con insistenza la preghiera dei figli!

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3. IL DEMONIO MUTO 11,14-26

14 Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore.

15 Ma alcuni dissero: “E' in nome di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni”.

16 Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.

17 Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: “Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra.

18 Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl.

19 Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo essi saranno i vostri giudici.

20 Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

21 Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi possessi stanno al sicuro.

22 Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.

23 Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.

24 Quando lo spirito impuro esce dall'uomo, se ne va errando per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito.

25 Venuto, la trova spazzata e adorna.

26 Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed entrano ad abitare in quella casa. E l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima”.

 

3. IL DEMONIO MUTO 11,14-26

Signore Gesù, ci hai illuminato il volto del Padre che ama e non inganna i suoi piccoli, anzi, dà loro lo Spirito Santo, poiché lo dona sempre a chi lo chiede! Ora tu incontri un uomo che non può chiedere nulla, perché il demonio gli chiude la bocca!

Quell’uomo è privato della parola: non può comunicare con gli altri, non può esprimersi, non può cantare la gloria di Dio! Il demonio vuole impedire la comunione, vuole isolare l’uomo, fatto invece per stare insieme agli altri. Tu, Gesù, sei l’amore del Padre per i suoi figli: scacci il Nemico. Alla tua parola egli non resiste, abbandona l’uomo, che comincia a parlare!

L’uomo che parla è colui che tu hai salvato, liberato, riportato tra gli altri uomini con la capacità di comunicare e di vivere l’amore in pienezza!

Muto è colui che bada solo a sé, muto è colui che non si accorge né dell’opera di Dio né della presenza e del bisogno degli altri! Muto è l’uomo che non ti ha incontrato, Gesù, e non ti ha accolto: egli non ha parole che contengono e comunicano l’amore di Dio. La sua voce non dice nulla; nulla che trasmetta vita e luce e pace. La voce di chi non è liberato e salvato da te è solo cupo rumore che attira l’attenzione a sé, quasi grido di un morto che invoca la vera vita!

Il muto che ode la tua voce e comprende la tua parola non è più muto: egli comincia a dire l’amore del Padre, come coloro che riceveranno il tuo Spirito! E tutti sono sorpresi! Sì, è sorprendente che un uomo pronunci la Parola! È una meraviglia la parola – atto divino – sulle labbra di un uomo!

Tu hai scacciato il demonio! Tu distruggi il suo regno e inauguri il Regno di Dio! Il Regno di Dio viene con te e santifica il nome del Padre! Tu sei colui che inaugura il Regno eterno!

Perché alcuni non vogliono ammettere che tu sia l’Inviato da Dio, che sia tu il Messia promesso? Essi odono il muto parlare, essi hanno visto il demonio fuggire, ma non vogliono accettare te come il Forte di Dio! È invidia? È gelosia? Certamente essi sono preda di un demonio ancora peggiore del demonio muto.

Chiamano te demonio. Ti considerano alleato di Satana per scacciare i suoi sottomessi. Ti proclamano amico di Beelzebul, il dio del palazzo o dio del letamaio, dio delle mosche! Ti ritengono operatore di magie, magie benefiche, ma pur sempre ingannatrici! Quale tenebra, quale cecità, quale menzogna domina il loro cuore!

Altri non s’accontentano del segno da te operato, segno che manifesta l’amore di Dio all’uomo, vogliono un altro segno dal cielo, un segno al di fuori della vita d’ogni giorno, un segno che non manifesti la misericordia, ma solo la potenza di Dio sul creato: una potenza che non impegni noi ad imitare l’amore!

Agli uni e agli altri tu rispondi con pazienza e con sapienza.

Anche fosse vero che tu scacci i demoni con la potenza di Beelzebul, manifesteresti ugualmente la fine del suo regno. Ma non è possibile che Satana stesso scacci i suoi, non è possibile che Satana costruisca il Regno di Dio! Non è possibile che Satana diventi alleato di Dio e amico dell’uomo.

Anche alcuni tra loro tentano di scacciare i demoni: ma nemmeno si sognano di invocare l’aiuto di Beelzebul per questo. Chi è impegnato nella lotta contro Satana sa che la si può affrontare solo con la potenza di Dio!

Ciò che tu hai fatto verso l’uomo muto è davvero un segno dal cielo. Chi ha udito l’uomo parlare ha visto l’intervento di Dio!

Tu Gesù, hai agito col “dito di Dio”. Solo il dito! A Dio basta muovere il dito per cacciare i demoni, tanto è grande la sua forza e la sua potenza! La superbia dell’uomo invece impegna la mano e il braccio di Dio (Lc 1,51); essa è più pericolosa dei demoni, perché impedisce l’accoglienza del Salvatore, impedisce di accettare te come nostro amico, come Figlio dell’Altissimo, come Salvatore!

Tu sei il più forte, che giungi a vincere la potenza del Maligno: questi possiede tutto nel palazzo, tutto è sottomesso a lui, tutto è strumento della sua boria e della sua malvagità. Ma arrivi tu che fai riconoscere la sua menzogna. Tu lo vinci e trasformi tutto in dono, in segno dell’amore del Padre!

Il Maligno scacciato non si rassegna di starsene fuori dal cuore dell’uomo. È nel cuore che può compiere il male più grande! Egli ritorna a cercare posto là donde è uscito.

Gesù, starò attento che il mio cuore non rimanga senza di te. Sono sicuro che se tu sei in me non avrò a temere nulla!

Tu in me: e il Maligno con i suoi mostruosi e terribili alleati non potrà prevalere. Tu in me, tu il più forte, tu con il tuo Spirito e la tua Parola!

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4. ASCOLTANO 11, 27 - 32

27 Mentre diceva questo, una donna in mezzo alla folla alzò la voce e disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”.

28 Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

29 Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato un segno, se non il segno di Giona.

30 Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.

31 Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui c'è uno più grande di Salomone.

32 Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui c'è uno più grande di Giona.

 

4. ASCOLTANO 11, 27 - 32

Gesù, sei impegnato a rispondere a coloro che ti vogliono rifiutare ad ogni costo. Tu rispondi perché li vuoi aiutare ad accoglierti: tu solo infatti sei il più forte che può vincere il loro nemico. Non tutti però sono contro di te. Ci sono pur sempre i semplici cui il Padre può aprire il cuore.

Ed ecco una donna, una che ha capito. Ella alza la voce: non ha paura dei grandi - ella sa che se c’è uno veramente grande questi sei tu! -, non ha paura di mettersi contro di loro, anzi, ella vuole attirare molti nel suo grido di gioia, vorrebbe farsi portavoce di tutti. Una donna più coraggiosa e più sapiente degli stessi tuoi discepoli! A lei, donna, il Padre ha rivelato il mistero! Ella non trova modo migliore per esprimere la gioia di vederti, di ascoltarti, di godere la tua presenza, che proclamare beata colei che ti ha dato alla luce! Tu sei qui perché una donna ti ha dato la vita e ti ha nutrito: beata lei che ti è stata vicina e ti ha allevato per noi, che ora siamo beati perché godiamo la tua presenza e la forza della tua parola! Tu sei il dono di Dio per l’umanità: grazie anche a colei che ti ha dato la vita e ti ha servito e ha fatto sì che tu possa esser qui con noi!

Tua madre stessa aveva predetto: “Beata mi diranno tutte le generazioni!” (Lc 1,45). Sì, davvero beata tua madre Maria! Beata, perché tu sei la beatitudine vera e definitiva! Beata perché ti ha amato per prima e più di tutti noi!

Anche tu, Gesù, la proclami beata, anzi, aggiungi un’altra motivazione ancora più profonda alla sua beatitudine: ella ha ascoltato e ha custodito la Parola, la Parola del Padre e la tua! L’amore che tu vedi in tua Madre è più grande di quello che vediamo noi: ella ti è vera discepola e diviene maestra dei discepoli che ascoltano e osservano la Parola. Tu proclami beati anche noi, insieme alla madre tua: anche noi stiamo ascoltando dalla tua voce la Parola di Dio, e con la tua grazia la osserviamo! Tu non ci fai vedere Maria, tua madre, nella solitudine della sua maternità eccezionale e unica, ma ce la fai contemplare circondata dalla moltitudine di coloro che imparano da lei ad ascoltare e che per questo sono salvati!

Ora tu riprendi il dialogo con i potenti e gli intelligenti che ti rifiutano. Alcuni di essi pretendono un segno dal cielo. Ancora oggi qualcuno attende dei segni perché non vedono quelli, pur numerosi, che continui a donare a favore degli uomini sofferenti: quanti ne liberi dall’egoismo, dalle tentazioni di vendetta, e di odio, di avidità e di tristezza, di avarizia, di impurità e di solitudine! Quale segno potranno accogliere coloro che sono malvagi? Se non amano gli uomini essi non riescono ad apprezzare i segni con cui tu liberi l’uomo!

Darai il segno di Giona: Giona annuncia i disegni d’amore di Dio dopo esser stato liberato dalla morte (Giona 3,4)! Tu offrirai la tua parola lungo i secoli dopo esser uscito dalla tua morte! Tu, risorto dai morti, continuerai a parlare, a donare – con la voce dei tuoi discepoli – la Parola del Padre, continuerai a chiamare a conversione re e popoli e nazioni! Giona, lui e la sua voce, fu un segno per i pagani. Anche tu attirerai i pagani a formare il tuo Regno, chiamerai i pagani alla fede, ed essi ti ascolteranno, come i Niniviti ascoltarono Giona!

Ora ci fai guardare avanti, molto avanti: il giorno del giudizio verrà per tutti, verrà certamente. È un giorno lontano, ma la sua luce può illuminare il presente e orientare i nostri cuori. In quel giorno la presenza di una donna farà paura a molti. È la regina di popoli pagani, desiderosa di ascoltare parole di sapienza (2Cr 9,1). È venuta da lontano, impiegando tempo ed energie e denaro, perché ha sentito parlare della sapienza di Salomone. Per lei la sapienza di Dio era più importante di tutto il resto. Che cosa dirà ella, quando vedrà che noi, alla tua Presenza, Gesù, Sapienza del Padre, abbiamo girato le spalle?

Un popolo pagano in quel giorno sarà presente tra i salvati e la sua salvezza metterà in evidenza la condanna della presente generazione. Quel popolo ha ascoltato la voce del profeta Giona, e ha creduto. Che cosa dirà vedendo che noi, alla tua voce, Gesù, abbiamo chiuso gli orecchi? E tu non sei soltanto un profeta, Tu sei il Figlio di Dio!

Gesù, pietà di noi! Ciò che succederà in quel giorno mi sospinge a credere in te, ad ascoltarti, a cercare la tua parola, a vivere come tu insegni, a camminare con te!

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5. LA LUCE CHE È IN TE 11, 33 - 44

33 Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul lampadario, perché chi entra veda la luce.

34 La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso.

35 Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra.

36 Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore”.

37 Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola.

38 Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.

39 Allora il Signore gli disse: “Ora voi farisei pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria.

40 Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?

41 Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro.

42 Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle.

43 Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze.

44 Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”.

 

5. LA LUCE CHE È IN TE 11, 33 - 44

Gesù, tu sei la lucerna accesa dal Padre per noi, per tutti gli uomini. La tua sapienza è più di quella di Salomone, che ha attirato la regina del Sud! La tua parola è più forte di quella di Giona, udita da tutta una città sorda ai richiami della coscienza. Tu sei la vera lucerna accesa nel mondo, e il Padre vuole che tutti godano della tua luce e possano così entrare nel tuo Regno! Egli non ti vuole nascondere né vuole spegnere subito la luce accesa, non vuole rendere inutile il suo grande disegno di salvezza: tu devi perciò lasciarti vedere da tutti, lasciarti ammirare. È per questo che parli di te stesso come di colui che supera Salomone e Giona: non è per superbia, ma per onorare la Volontà e l’Amore del Padre per tutti!

La luce ora risplende: è stata accesa; sei tu, Gesù! Ma non basta che la luce mandi il suo chiarore. Se l’occhio dell’uomo rimane chiuso, per qualsiasi motivo, a quell’uomo la luce non giova. Se l’occhio è malato, anche in presenza della luce vede tutto distorto o non vede nulla: quell’uomo è come cieco, non sa dove va, non riconosce ciò che lo circonda. Per quell’uomo tutto è tenebra!

Occhio sano è quello che vede te, Gesù, come vera luce, vera sapienza, gioiosa Parola di Dio! Occhio sano e semplice è quello che ti riconosce come l’Inviato di Dio, come colui che vince il Maligno col dito di Dio! Se riconosco te, Gesù, come mandato dal Padre, tutta la mia vita è bene orientata, è difesa, è al sicuro, è pronta all’azione!

Farò attenzione, Gesù, a non avere altra luce che te!

La luce che viene dall’essere a posto, dall’osservare la legge, dal far bella figura davanti agli uomini, dal cercare il benessere degli altri, dall’avere belle virtù, non è luce sufficiente, anzi è tenebra, è inganno: questa luce infatti rischia di soddisfare il cuore, che non si mette più a cercare te! Sei tu l’unica luce vera!

Ora tu continui a illuminare anche nella casa del fariseo. Egli ti invita a pranzo, ma è attento a giudicarti, non a imparare da te. Egli non è pronto a porgerti l’acqua per lavarti, e tu non la esigi. Non è importante l’esterno pulito. Il tuo ospite è pronto a pensieri di critica e di accusa; egli ha le mani pulite, ma non ha il cuore generoso e ricco di amore.

Nel suo cuore c’è la luce della legge; non sei tu la sua luce. Tu, vera luce, manifesti ora che ogni altra presunta luce è oscurità. Il fariseo è zelante nel purificare l’esterno delle stoviglie e delle mani, ma non l’interno del cuore!

Nel suo cuore hanno peso le ricchezze, le considerazioni degli uomini e le piccole osservanze insignificanti e facoltative, e non invece il grande amore del Padre per i poveri e per i peccatori. Se il fariseo fosse capace di dare in elemosina ciò che sta mangiando e la misericordia che Dio mette nel cuore, se fosse capace cioè di comunione con i poveri e i miseri, se fosse capace di comunione col Padre misericordioso verso gli orfani e le vedove, allora sì che sarebbe puro, gradito a Dio, ed ogni cosa per lui sarebbe purificata dall’amore! Questa è la vera saggezza!

Preoccuparsi dell’esterno, e non occuparsi di purificare il cuore, è grande stoltezza: significa non accorgersi dove sta la vita e dove sta il gradimento di Dio! C’è chi osserva nei minimi particolari le leggi del culto, ma non offre a Dio la propria vita!

C’è un ordine di importanza delle cose: tu, Gesù, lo ricordi. Prima l’amore di Dio, che si riversa sugli uomini piccoli e peccatori, prima la giustizia di Dio, che vuole salvare gli uomini dal maligno, poi – in secondo luogo – le piccole osservanze, importanti solo se sono segno delle prime. L’osservanza delle piccole cose rischia di alimentare il nostro orgoglio e la nostra vanità, di farci grandi agli occhi degli uomini, ma ci lascia sgradevoli allo sguardo penetrante di Dio, che osserva le intenzioni segrete!

Addirittura, divenendo grandi agli occhi dell’uomo pur essendo sgraditi a Dio, diverremmo inganno, menzogna, occasione d’inciampo per gli altri.

Tu lo dici, Gesù, paragonando chi si accontenta dell’esteriorità a quei sepolcri che non si vedono. Chi non sa di calpestare un sepolcro si contamina senza volerlo, senza saperlo. Chi tocca la pietra sepolcrale diviene immondo! Così chi ha comunione con i farisei, con coloro che si vantano della propria osservanza, deve purificarsi! Il contatto con lui è come il contatto con un pagano. Gesù, tu dovresti perciò piuttosto purificarti perché hai mangiato in casa di un fariseo!

Gesù, mio Signore, abbi pietà di me! Non permettere che io divenga ostacolo ai fratelli. Rendimi cosciente del mio peccato; concedimi di umiliarmi per i peccati piuttosto che vantarmi di essere a posto con la legge ed essere così superbo con te!

inizio

 

6. LA CHIAVE DELLA CONOSCENZA 11, 45-54

45 Uno dei dottori della Legge intervenne: “Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi”.

46 Egli rispose: “Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!

47 Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi.

48 Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.

49 Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno,

50 perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo:

51 dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.

52 Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito”.

53 Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti,

54 tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.

 

6. LA CHIAVE DELLA CONOSCENZA 11, 45-54

Signore Gesù, tu sai usare parole dure, parole che mettono in luce i difetti e i peccati. Tu non nascondi né a te stesso né agli altri le tremende possibilità che l’uomo ha di disobbedire a Dio e di trascinare gli altri in una vita che nasconde il suo amore invece che rivelarlo! E coloro di cui tu riveli il male, invece che esserti riconoscenti, s’impermalosiscono e si sentono offesi! Ma tu non cedi a questo nuovo inganno: l’inganno di coloro che, piuttosto che rivelatore di errori e ipocrisie, ti vorrebbero muto, se non addirittura loro complice.

Tu continui a denunciare i mali più nascosti, quelli che non si vedono: sono i peggiori, proprio perché nascosti. Sono gli orientamenti delle guide del popolo, orientamenti che tengono tutti lontano dalla verità. Il primo errore che tu vedi e rimproveri è la volontà di non vivere come si insegna. I capi e maestri che insegnano bene, se non vivono conforme al loro insegnamento, lo rendono inutile. Tutti guardano gli esempi di vita. Anch’io ho imparato ad amarti, Gesù, vedendo coloro che ti amavano. Gli insegnamenti aiutano ad accorgersi degli esempi, ma non li sostituiscono! Gesù, fa di me un tuo testimone, uno che vive la tua parola mentre la pronuncio! Che dalla mia bocca si oda la misericordia del Padre, che chiede agli uomini solo ciò che possono dare.

Tu rimproveri ancora la nostra incapacità ad accogliere i profeti e gli apostoli di Dio: invece di ascoltarli li giudichiamo, invece di obbedirli li facciamo tacere. Chi li uccide e chi li seppellisce in tombe monumentali manifesta lo stesso peccato. Né l’uno né l’altro si occupa di accoglierne la Parola e di convertirsi. Gesù, tu stai parlando anche per chi ucciderà te e i tuoi apostoli. Tutti coloro che vengono da Dio trovano dei nemici tra gli uomini, tutti. E tu più di tutti! Perciò il castigo si abbatterà su chi uccide te, su coloro che ti rifiutano, su coloro che portano croci d’oro, ma non vogliono soffrire con te. Chi elimina te si fa complice di tutto il rifiuto di Dio di cui è macchiata l’umanità: rifiuto che si è manifestato a cominciare dall’uccisione del giusto Abele, gradito a Dio, fino all’ultima ricordata nei libri ebraici della Bibbia, quella del sacerdote Zaccaria, che ha parlato con spirito profetico.

Abbi pietà, Signore Gesù.

Tu continui ad esser rifiutato dai capi e dai rappresentanti dei popoli. Ma il tuo sangue salva, il tuo sangue redime, il tuo sangue giustifica! Il tuo sangue dà forza e amore ai nuovi apostoli che mandi, dà luce ai profeti che ricevono da te l’impulso a parlare. E dove essi vengono uccisi tu riversi salvezza e conversione, là tu attrai a te i cuori e ti manifesti come il Vendicatore contro il Maligno.

Tu ancora rimproveri ai dottori della legge di aver “portato via la chiave della conoscenza” per non entrare essi stessi e per non permettere a nessun altro di entrare. Che chiave è questa? È il punto di partenza che fa conoscere l’amore del Padre presente e nascosto in ogni cosa, in ogni momento, in ogni evento! Sei tu Gesù la chiave di Davide, la chiave che fa conoscere il Padre e apre il Regno di Dio. I dottori la tolgono quando ti alzano in croce. Ma allora è il Padre stesso che ti prende nella mano e apre a tutti coloro che ti amano le porte del cielo.

Tu nella mano del Padre sei la chiave per comprendere i misteri del suo amore e per comprendere il valore e il significato della nostra vita e il senso di tutta la storia!

Gloria a te Gesù, chiave preparata dal Padre e data a tutti quelli che ti amano! Gloria a te!

Le tue parole chiare e vere, dure e luminose, non sono accolte dalle menti e dai cuori superbi. Questi, anziché convertirsi, complottano contro di te.

Rendimi umile, Gesù! Non permettere che io rifiuti mai la tua parola, soprattutto quella che mi sollecita a cambiare il cuore, a diventare obbediente e mite, attento ai tuoi apostoli e profeti!

Eccomi, Gesù!

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7. LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERÀ 12, 1-12

1 Nel frattempo, poiché si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: “Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.

2 Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.

3 Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze.

4 Dico a voi, amici miei: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo di questo non possono fare più nulla.

5 Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nel fuoco della Geenna. Sì, ve lo dico, temete costui.

6 Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.

7 Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: voi valete ben più di molti passeri.

8 Inoltre io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;

9 ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

10 Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato; ma chi bestemmierà lo Spirito santo non gli sarà perdonato.

11 Quando vi condurranno davanti ai consigli di sinagoga, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come discolparvi o di che cosa dire,

12 perché lo Spirito santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”.

 

7. LO SPIRITO SANTO VI INSEGNERÀ 12, 1-12

Signore Gesù, i farisei raccolti a pranzo si distanziano da te, ma le folle ti cercano in modo inaspettato: tu sei davvero la luce che attira chi vuol essere salvato! Vedendo questa differenza, i pochi farisei potenti che si fanno tuoi nemici e la moltitudine che s’accalca attorno a te, rivolgi ai discepoli un invito alla vigilanza: il poco potrebbe compenetrare e trasformare il molto, come il lievito può trasformare una grande massa di farina. Quale grande disgrazia sarebbe se lievito delle folle fosse l’atteggiamento dei farisei! Questi hanno un giudizio nascosto, simulato sotto le apparenze. La loro maschera è la pietà e l’osservanza della legge, ma sotto di essa si nasconde il rifiuto della misericordia di Dio, il rifiuto del dono gratuito di Dio agli uomini, il rifiuto di te! Essi si distinguono per l’ipocrisia peggiore: grande religiosità che fa senza di te, inviato dal Padre!

Questo rifiuto, che essi ora cercano di nascondere e camuffare, verrà alla luce quando tu sarai innalzato. E allora verrà alla luce anche quella fede che ora i tuoi discepoli tengono ancora nascosta. Anzi, un giorno questa fede verrà proclamata a tutti, senza paura, come quando qualcuno grida dalle terrazze sopra le case. La fede in te è destinata a tutti, deve fare il giro del mondo!

I tuoi discepoli, chiusi in casa con le porte sbarrate per la paura, usciranno, e lo Spirito Santo farà comprendere a tutti che tu, Gesù, sei il Salvatore promesso!

I tuoi discepoli sono tuoi amici, perché ti seguono e condivideranno la tua sorte. Anche contro di loro infatti si leverà l’inimicizia che ha cominciato a tralignare contro di te durante la cena in casa del fariseo.

Avranno paura i tuoi amici, si sentiranno in pericolo. Ma tu li aiuti a discernere tra pericolo effimero e pericolo eterno. Il pericolo di perdere la vita non deve spaventare: oltre questa vita c’è l’eternità. Peggio sarebbe, per amore del poco perdere il tutto, per amore della vita del corpo perdere la vera vita e la salvezza eterna! Chi rifiuta te perde tutto, perché perde l’amore del Padre; certamente il Padre non vuole gettare nessuno nella Geenna, ma come farà egli a salvare chi rifiuta il Salvatore?

Gesù, pur di convincerci e sollecitarci, tu usi i modi di dire dei profeti: Dio stesso getta nella Geenna! Così vuoi dirci che senza di te non possiamo evitare la perdizione, non abbiamo altre strade che portino alla salvezza! Dobbiamo fuggire questa possibilità e accogliere il grande amore del Padre, accogliere la sua soluzione, che sei tu! Il Padre non ci può ingannare perché il suo amore per gli uomini è certamente più grande di quello che ha per i passeri! Il suo amore per noi è così tenero e delicato e particolareggiato da non lasciarsi sfuggire nemmeno i nostri capelli. Noi, amici tuoi, possiamo contare su questo amore così grande che tien d’occhio cose tanto piccole! Noi tuoi amici siamo al sicuro, benché stia avanzando colui che ci vuole eliminare. Chi tenta di ucciderci non ci fa paura: continuiamo a dichiararci tuoi. Chi non vuole udirci pronunciare il tuo nome deve toglierci la vita, perché tu sei la nostra vita! Vogliamo essere riconosciuti tuoi da te, nel tuo regno, e perciò pronunciamo il tuo bel nome davanti a tutti!

Se parlassi male di te chi potrà parlar bene di me? Non sia mai, anche se tu sei disposto a perdonare chi ti rinnega, come hai perdonato Pietro. Chi parla contro di te può ancora ricredersi e allora riceverà la luce e la pace, come Tommaso. Chi non ti ha visto risorto dai morti può ritenerti impostore e bugiardo, e opporsi a te come molti tra i Giudei, come Saulo di Tarso e tanti altri: la tua luce li può ancora illuminare.

Ma chi sa che sei risorto, chi è stato illuminato dallo Spirito Santo per credere che la potenza dello stesso Spirito ti ha consacrato e innalzato alla destra del Padre e ti ha donato come Salvatore agli uomini per il perdono dei loro peccati, se costui ti rifiuta rimarrà nel buio, nella tenebra, escluso dalla Vita!

Chi non crederà alla predicazione degli apostoli, che aprono la bocca per virtù dello Spirito Santo, costui non avrà altre strade per ottenere il perdono di Dio! Chi rifiuta la tua Chiesa, opera e tempio del tuo Spirito, a chi si rivolgerà per ottenere il tuo perdono e la comunione con te?

Gesù, abbi pietà di me! Rimarrò unito a te e ai tuoi apostoli per godere del tuo santo Spirito, per avere da lui fortezza nella prova e coraggio di fronte a coloro che ti vogliono eliminare e mi condanneranno. Il tuo Spirito mi renderà forte da non temere la morte, e sapiente per darti testimonianza con parole di pace e di amore, con parole dettate in quel momento dalla sua Sapienza!

Gesù, mio Signore, grazia e gloria a Te!

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8. TESORI 12, 13-21

13 Uno della folla gli disse: “Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità”.

14 Ma egli rispose: “O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?”.

15 E disse loro: “Badate di tenervi lontano da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”.

16 Poi disse loro una parabola: “La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante.

17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti?

18 Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.

19 Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!

20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?

21 Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce davanti a Dio”.

 

8. TESORI 12, 13-21

Gesù, le folle conoscono la tua grande sapienza e il tuo amore per tutti, per i deboli e per i poveri. E ora tutti sanno anche che non hai paura dei ricchi e dei potenti. Quelli che ti avevano invitato non erano ricchi? Eppure tu avevi parlato contro di loro, smascherandone i segreti pensieri.

Ma le ingiustizie non ci sono solo tra i grandi e tra i ricchi. Tutti sono tentati dalla voglia di avere di più, anche a costo di toglierne ai legittimi proprietari, anche se fratelli, riducendoli in povertà. Uno della folla, di quella folla che si accalca attorno a te, ti cerca per avere giustizia, quella dell’uomo: gli preme l’eredità che il fratello non gli riconosce e non gli vuol dare. Egli è venuto da te perché tu ti faccia servo dei suoi diritti, perché tu ti faccia servo del suo desiderio di possedere. Egli ama i beni di questo mondo, anche se pochi, e vorrebbe il tuo intervento per sollecitare o convincere il fratello a rispettare la legge dell’eredità. L’amore alla ricchezza gli impedisce persino di rivolgere la parola al proprio fratello.

Quale fraintendimento! Sei tu il custode delle eredità degli uomini e il promotore della loro giustizia? Tu conosci ben altra eredità e altra giustizia che gli uomini potrebbero ottenere, se accogliessero la vita che tu dai! Tu rispondi con decisione: non è tuo compito, non è tua missione distribuire i beni terreni! Tu non sei inviato dal Padre per lasciar credere che l’uomo si salva con le ricchezze, che la vita e la pace si ottenga da una “giusta” ripartizione dei beni!

La vita vera sei tu, sei tu la pace e la vera ricchezza! Chi accoglie te non cerca null’altro, chi accoglie te non accumula più né tanto né poco, anzi, cerca come far diventare dono di Dio per gli altri quanto già possiede.

Ogni cupidigia deve stare lontana dal cuore del tuo discepolo, o meglio, da chi vuole vivere davvero! Ogni cupidigia, grande o piccola che sia! La vita non dipende da ciò che passa, ma solo da te, mio Signore Gesù!

Grazie, Gesù, anche per la parabola con cui ci aiuti a comprendere il vero significato e valore delle ricchezze e a decidere un’adesione a te più pronta e libera da tutto.

L’uomo ricco vuole diventare più ricco. I doni di Dio si accumulano per lui. Egli può credere addirittura che Dio lo ama, ma dimentica che Dio è Padre dei poveri, degli orfani, delle vedove. Egli dimentica che Dio gli ha dato dei fratelli, dimentica addirittura di dover morire prima o poi. Dimenticandosi degli altri egli pensa solo a sé. Pensa a vivere di rendita senza più lavorare, senza più sudare, godendosi tutto in una vita tranquilla.

Egli infatti ha interrogato solo se stesso. La risposta gli è venuta, puntuale, dalla propria cupidigia, dall’egoismo che, poco o tanto, alberga in ogni cuore d’uomo. Così egli si scopre… povero! È povero di magazzini! Le ricchezze servono per arricchire di più, per demolire il poco e costruire il molto, per pensare solo a se stesso!

Quest’uomo merita il titolo di stolto! Egli ha pensato al futuro, eppure è stolto! Ha fatto calcoli, progetti per non dipendere da nessuno: è stolto! Dio stesso, che lo ama, lo chiama così. Egli vive senza interrogare Dio e vive senza accorgersi dei fratelli. Vive come fosse solo al mondo e vive come se Dio non ci fosse, e come se i beni che possiede non appartenessero al Padre di tutti. Questi gli chiederà cosa ne ha fatto. Gli chiederà come mai nelle sue mani il pane nostro è divenuto pane “mio” e come mai la vita da fratello l’ha pensata come vita da godere! Vive come se egli stesso potesse decidere il numero degli anni che passano, come se anche le ore del tempo fossero comprese nei suoi magazzini! Esse invece sono contate da un orologio che egli non può regolare! Verrà subito la morte, ed essa sarà davvero una fine, una brutta fine!

Gesù, sei tu la vera vita, la ricchezza di Dio! Cerco te, cerco solo te! A te mi aggrappo, a te dono tutto quello che possiedo. Il mio cuore, la mia vita, tutto è tuo! Sarò ricco davanti a Dio quando avrò te, te soltanto! Sarò ricco davanti a Dio quando le mie mani vuote afferreranno il lembo del tuo mantello, riceveranno il pane del rendimento di grazie, offriranno il sangue dell’alleanza!

Tu mi fai ricco davanti a Dio. Da te imparo a tenere lo sguardo rivolto al Padre per non lasciarmi ingannare dal mio discernimento di stoltezza ed essere invece saggio e sapiente! Grazie, Gesù!

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9. NON TEMERE, PICCOLO GREGGE 12, 22-34

22 Poi disse ai discepoli: “Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, come lo vestirete.

23 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.

24 Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Voi valete ben più degli uccelli!

25 Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare di poco la propria vita?

26 Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto?

27 Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.

28 Se dunque Dio veste così bene l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede.

29 E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia:

30 di tutte queste cose va in cerca la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.

31 Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

32 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il regno.

33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladri non arrivano e tarlo non consuma.

34 Perché, dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

 

9. NON TEMERE, PICCOLO GREGGE 12, 22-34

C’è una gran folla attorno a te, Gesù; tutti ti ascoltano mentre tu parli ai tuoi discepoli. Ti odono tutti: chi vuole può fare quello che tu raccomandi ai discepoli! Se poi tutti sanno quello che chiedi ai tuoi, questi non potranno vivere ipocritamente: ognuno saprà distinguere i veri dai falsi discepoli!

I veri discepoli fanno ciò che li arricchisce davanti a Dio! I loro pensieri sono perciò rivolti al Padre, a lui vogliono piacere accogliendo te, suo Figlio! Essi perciò non sono preoccupati di riempire la dispensa. Non sono preoccupati di avere vestiti nuovi e lussuosi. Essi hanno chiesto e chiedono al Padre il pane di ogni giorno, lo hanno chiesto con fede: sanno che Dio li ha ascoltati come un padre ascolta i figli e si sta occupando egli stesso di esaudirli. È sua gioia manifestarsi come vero papà attento ai bisogni dei suoi piccoli.

Egli ci ha già dato la vita e ci ha consegnato un corpo debole e fragile, ma anche meraviglioso, un vero prodigio! Se è stato capace di plasmare così il nostro corpo non sarà in grado di provvedere a ciò di cui esso abbisogna?

Ci fai dei piccoli esempi, Gesù, tu che sei attento a tutto ciò che ti circonda! I corvi, uccelli dal canto sgradevole, considerati immondi dalla Legge (Lev 11,15), sempre in movimento per cercare cibo, trovano il necessario per vivere! Abbandonati a se stessi quasi appena nati, riescono a sopravvivere e a crescere. Se Dio mostra loro fedeltà e provvidenza, non sarà fedele e provvidente con noi che ci occupiamo del suo Regno? Perché rimanere col cuore e con la mente immersi in cose così piccole ed effimere come il cibo e il vestito, quando possiamo innalzarci a procurare al mondo la luce?

Noi non riusciamo ad allungare la nostra vita: abbiamo paura e perciò ci preoccupiamo soltanto delle cose che la riguardano dall’esterno! Siamo solo deboli, incapaci di cose piccole, e ci dimostriamo pure così meschini, da non fidarci di colui che già si occupa di noi, che ci tiene in vita senza che nemmeno glielo chiediamo!

Il tuo sguardo, Gesù, dal cielo ove svolazzano i corvi si posa ora sull’erba ove essi scendono a nutrirsi. E là tu osservi i fiori bianchi e rossi, tanto belli e attraenti benché non siano necessari a nessuno per vivere. Della loro bellezza nessuno si è preoccupato, e l’uomo che si preoccupa della propria non riesce a uguagliarli! Nemmeno il più ricco e il più sapiente dei re riesce a farsi bello della bellezza gratuita di Dio!

Gente di poca fede! Sulla tua bocca risuona questo rimprovero, Gesù! È per me. Sono io di poca fede!

La mia fede non è sufficiente a farmi dimenticare le ricette di cucina e a distogliere la mente da quelle del medico. La mia fede non riesce a tenermi sempre occupato con ciò che avvicina il tuo Regno agli uomini! La mia fede non arriva a considerare e a credere che Dio è Padre! È poca davvero la mia fede, perché voglio preoccuparmi di ciò di cui lui già si occupa in maniera stupenda!

Voglio ascoltarti, Gesù, e cercare il Regno di Dio! Voglio vivere attento alla sua presenza, al suo amore per tutti, alla sua Parola, che sei tu!

Voglio ubbidire solo a lui, e non agli uomini, nemmeno a quell’uomo che è in me e che mi attira sempre a occuparmi delle cose materiali e dei piaceri effimeri.

Il Padre è anche nostro pastore: come il pastore, egli stesso si occupa del necessario alla vita. Noi ci occupiamo di stare con lui, di rimanere uniti e fiduciosi. Siamo pochi, siamo in numero esiguo, ma siamo importanti: attraverso di noi entra nel mondo il suo Regno! A noi, che ci lasciamo amare da lui, egli affida il Regno, salvezza per tutti!

Vale la pena fare il possibile per cercarlo! È così grande la nostra missione, il compito e il dono che ci affidi, che vale la pena vivere in modo radicale il distacco dai beni del mondo e la fiducia nel Padre! Vendere e dare in elemosina! Privarci di ciò che abbiamo, invece che cercare ciò che non c’è! Consegnare ai poveri, invece che cercare l’appoggio dei ricchi! Accumulare in cielo, nelle mani del Dio che ama i poveri, invece che ammucchiare ricchezze là dove nessuno può usufruirne, se non coloro che sono già ricchi!

Soltanto così il nostro cuore rimane in quello di Dio!

Grazie, Gesù! Tu vuoi il mio cuore accanto al tuo, nascosto nel cuore del Padre!

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10. BEATI QUEI SERVI 12, 35-48

35 Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese;

36 siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.

37 Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.

38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!

39 Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.

40 Anche voi tenetevi pronti perché, all'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo”.

41 Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”.

42 Il Signore rispose: “Chi è dunque l'amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito ? 43 Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.

44 In verità io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi beni.

45 Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà il giorno in cui lui non se lo aspetta e all'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

 

10. BEATI QUEI SERVI 12, 35-48

Gesù, ora tu pensi a noi: tu pensi a quei discepoli che continueranno a perseverare per tutta la vita nel tuo amore, che per lunghi anni e decenni vivranno cercando il tuo Regno e fidandosi delle tue promesse e dell’amore concreto e fedele del Padre.

Proprio a noi può venire la tentazione dell’impazienza, la tentazione di dire: “Ma quando vieni, Signore? Non vieni più? Non possiamo vedere la realizzazione delle tue promesse, del tuo Regno?”

Ecco, a noi dici di non mollare mai, di stare sempre pronti, sempre all’opera con la cintura stretta ai fianchi. La nostra lucerna deve rimanere accesa, per essere pronti anche quando meno ce l’aspettiamo. Spegne la lucerna chi vuol dormire e basta, chi non attende più. Noi invece dobbiamo essere come colui che da un momento all’altro attende il suo signore che torna contento dalla festa più bella: non dobbiamo rattristarlo facendolo attendere fuori di casa sua!

Tu, Gesù, chiami beati i servi che sono sempre pronti e svegli perché amano il loro signore più di se stessi, pensano alla sua gioia invece che al proprio tornaconto. Ma tu sei il signore che tornerai ancora dopo un’assenza prolungata. Sei tu che non tornerai come padrone, ma come servo, e inviterai a sedere i tuoi servi facendoli godere le gioie del banchetto! Sei tu che passerai ancora e sempre a lavare loro i piedi e a porgere loro il pane e il vino, vino che rallegra, pane che dà forza!

Ancora più grande la loro gioia se dovranno attendere molto, e se nell’attesa faranno più fatica, come chi attende nella notte fonda. E di fatto tu verrai in momenti sempre imprevisti. Tu non sei un ladro, ma appari come un ladro a chi non ti attende perché si sentirà privato di ciò di cui si sarà indebitamente appropriato!

Chi vive per te si rallegra della tua venuta, anche se essa sorprende sempre!

Tu sei il Figlio dell’uomo, l’inviato di Dio per la nostra storia, l’amore infinito del Padre per noi bisognosi di salvezza, il giudice degli ultimi tempi!

Il tuo discepolo, il primo dei tuoi, ti pone la domanda che noi tutti teniamo nel cuore. Chi ti deve attendere? Solo i discepoli? Solo chi si è consacrato a te? Oppure devono sentirsi impegnati nell’attesa tutti gli uomini?

Gesù, rispondendo, prima di tutto tu pensi proprio a Pietro, a colui che tu incarichi di nutrire i fratelli! Anzitutto egli deve pensare ad attenderti lui stesso, e allora sarà di esempio a tutti gli altri: e così anch’io, che ti ho interrogato con lui. Egli non è escluso dal dovere di vigilare. Egli deve rimanere servo, servo tuo e servo dei tuoi servi! Egli non deve mai sognarsi di fare il padrone: lo farà se smetterà di attenderti. E allora per lui saranno guai! Sarà diviso dagli altri, isolato, e messo tra gli infedeli: tu non lo riconoscerai!

Tutti noi, in proporzione alla conoscenza che abbiamo della tua luce e della tua volontà, siamo responsabili. Tu, che proclami beato chi è fedele, sai castigare e percuotere chi si dimentica di te. Le tue percosse, Gesù, sono certamente benefiche: sono lo strumento che ci farà rinsavire, che ci riporterà alla fedeltà.

Percuotimi, Gesù, quando vedi la mia pigrizia e rilassatezza. Usa metodi efficaci, perché voglio che la mia vita e tutto ciò che mi hai dato portino frutto per il tuo Regno

I doni, pochi o molti, che tu mi hai elargito, devono dar gioia a te e ai tuoi servi!

Gesù, mio Signore, tu sarai esigente anche con me! Tu mi hai dato molto amore e mi hai affidato molti compiti: me ne chiederai il frutto! Abbi pietà: chiedo a te di sostenermi nella fedeltà e nella perseveranza!

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11. IL FUOCO ACCESO 12, 49-59

49 Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!

50 Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51 Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.

52 D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone,

53 saranno divise tre contro due e due contro tre;

si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre,

madre contro figlia e figlia contro madre,

suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

54 Diceva ancora alle folle: “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Arriva la pioggia, e così accade.

55 E quando soffia lo scirocco, dite: Farà caldo, e così accade.

56 Ipocriti! Sapete valutare l'aspetto della terra e del cielo. E come mai questo tempo non sapete valutarlo?

57 E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?

58 Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esattore dei debiti e costui ti getti in prigione.

59 Ti assicuro, non uscirai di là finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo”.

 

11. IL FUOCO ACCESO 12, 49-59

Signore Gesù, tu sei cosciente del compito che ti è stato affidato e del frutto che esso deve portare! La tua venuta è la venuta di Dio sulla terra, è la venuta della luce nelle tenebre. Tu ora la descrivi come l’accensione di un fuoco che deve divampare, avvolgere tutto in sé e purificare!

Tu sei venuto, il fuoco è già acceso, ma non è ancora divampato. Divamperà, e nulla vi potrà porre resistenza, quando tu riceverai il tuo battesimo, che desideri, e che vorresti affrettare!

Finché tutto non sarà compiuto con la tua morte, il fuoco non divamperà, il tuo Spirito non illuminerà il mondo col suo splendore. Perché il fuoco possa compiere la sua azione purificatrice nel mondo, tu devi essere sommerso dalla sofferenza e dalla morte: questo è il battesimo che tu ora attendi, con impazienza, affinché si infranga la divisione tra cielo e terra, e il calore e la luminosità del cielo si riversi sul mondo!

Avevi parlato dei compiti dei tuoi discepoli e delle loro responsabilità, ma queste cominceranno solo dopo che tu avrai portato a termine le tue: il tuo desiderio è la volontà del Padre, e si compirà!

Gesù, è bello, ma anche tremendo, vederti così impaziente di arrivare alla tua Passione. Grazie, che l’attendi e l’affronti volutamente! Tu sai che essa è il passo obbligato perché il tuo fuoco mi raggiunga e il tuo Spirito mi avvolga nel suo calore e nel suo ardore!

Gli angeli, al tuo arrivo, hanno annunciato la pace alla terra, agli uomini amati dal Padre! Ma di che pace si tratta, se ora proprio gli uomini più religiosi cercano di farti morire? Chi si mette con te non rischia di trovarsi contro di loro? Tu porti la pace a chi ti accoglie, tu rendi amico di Dio l’uomo che ti ama, ma questa pace e unità con Dio ha un prezzo, e che prezzo! Il rifiuto che si sta abbattendo su di te colpirà anche i tuoi. Le unioni umane più sacre si dividono davanti a te. Chi accoglie te si trova dilaniato anzitutto dentro di sé, perché l’amore per te è odiato dal maligno, che trova sempre degli alleati tra gli uomini. I parenti sono i primi ad accorgersi e i primi ad opporsi, come è successo anche a te. Eppure sei tu colui che deve venire, sei tu il dono del Padre, sei tu il vero tesoro e la luce posta all’ingresso della casa di Dio!

Tutti lo possono riconoscere: sei tu! I segni li hai dati, tutti li hanno visti e ne hanno goduto.

Come non riconoscere dai segni che sei tu il Messia, il Santo di Dio? Come non riconoscere che tu – che hai scacciato il demonio muto – sei la Parola del Padre, il Figlio prediletto? Perché coloro che sanno cogliere il segno delle nuvole e del vento non sanno leggere i segni che accompagnano il tuo viaggio a Gerusalemme? Forse essi sanno discernere davvero, ma fanno ciò che conviene, sono commedianti. Fanno finta di non vedere e di non sentire, godono di te finché c’è convenienza, si allontanano da te quando s’avvicina il rifiuto. Le folle stanno in massa con te quando operi miracoli e in massa si distanziano da te quando ti vedranno soffrire.

Ognuno deve decidersi da solo, non deve seguire gli orientamenti della folla, così facilmente orientabile secondo gli interessi materiali! E nemmeno deve dipendere dal giudizio di farisei e dottori, che giudicano secondo i propri interessi!

Giudicate da voi stessi!

Gesù, sai che un po’ di buon senso ce l’abbiamo tutti. Sai che il Padre ha dato a tutti la capacità di distinguere la luce dalle tenebre. Non possiamo perciò attendere le decisioni altrui, per sentirci appoggiati dagli uomini. Tra di essi, anche tra coloro che ci amano, ci sono quelli che si mettono contro di te.

Ognuno deve decidere da sé. E nella decisione bisogna essere scaltri e lungimiranti, sinceri e veritieri con umiltà e coraggio!

Se non mi decido per te sono come quel tale che si lascia trascinare dal giudice, e non fa nulla per evitarlo: sarà giudicato e perderà tutto, proprio tutto quello su cui fonda la propria sicurezza e la propria gioia!

Se invece mi decido per te, so a cosa rinuncio: rinuncio a cose secondarie, ma conservo la libertà e la gioia e la vita!

Gesù, mio Signore e mio tesoro, voglio essere tuo senza tentennamenti, senza ripensamenti. Sei l’unica possibilità, sei l’unica scelta ragionevole! Ti amo, Gesù!

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Nihil obstat: Arco 06/07 / 2005, P. Modesto Sartori