04. Condonò il debito a tutti e due Lc 7,24 - 9,17
Condonò il debito a tutti e due
Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca, 7,24 - 9,17
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questo è il quarto della serie di dieci opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.
Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti nel percorrere un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.
Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio per essi necessario al cibo per diventare energia vitale.
La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!
Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!
1. CHE COSA SIETE ANDATI A VEDERE? (7,24-35)
2. CONDONÒ IL DEBITO A TUTTI E DUE. (Lc 7,36-50)
4. A VOI È DATO CONOSCERE… (8,5-15)
5. CHI ENTRA VEDE LA LUCE (8,16-21)
6. DOVE LA VOSTRA FEDE? (8,22-25)
9. ORDINÒ DI DARLE DA MANGIARE (8,49-56)
10. CHI È DUNQUE COSTUI? (9,1-9)
11. FATELI SEDERE PER GRUPPI (9, 10-17)
1. CHE COSA SIETE ANDATI A VEDERE? (7,24-35)
24 Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
25 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re.
26 Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anzi, più che un profeta.
27 Egli è colui del quale sta scritto:
Ecco, prima di te io mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via.
28 Io vi dico, fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.
29 Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto.
30 Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano per loro il disegno di Dio.
31 A chi dunque paragonerò questa generazione? A chi è simile?
32 E' simile a dei bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
33 Infatti è venuto Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: E' indemoniato.
34 E' venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico di pubblicani e di peccatori.
35 Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli”.
1. CHE COSA SIETE ANDATI A VEDERE? 7,24-35
Signore Gesù Cristo, ti ringraziamo perché ci aiuti a guardare con serietà e con purezza la vita degli uomini.
Ora tu parli di Giovanni, che sta soffrendo in prigione a causa dell’incredulità, della prepotenza e della crudeltà dei potenti. La folla era stata attratta dalla figura ascetica del Battista, che per lui aveva affrontato la fatica del deserto: ora tu le fai conoscere quell'uomo, manifestando chi egli è agli occhi di Dio, quale la sua importanza e la bellezza e unicità della sua missione.
Egli non è stato una canna agitata dal vento: chi si sarebbe mosso per un uomo ossequiente agli ordini di ogni potente? Non occorre fare nemmeno un passo per incontrare gente del genere. Se la folla si è mossa per vederlo è perché ha riconosciuto nella sua fermezza la realizzazione del proprio desiderio di giustizia e l’espressione della verità divina!
Nemmeno la bellezza e la comodità delle vesti ha attirato la folla: la bellezza esteriore, che s'accorda con la vanità e con il peccato, viene sfoggiata dai potenti e dai ricchi. I poveri non la cercano, perché non li soddisfa. La bellezza di Giovanni è tutta nascosta agli occhi dell'uomo: solo Dio e i suoi amici la vedono, poiché si esprime nella sua fede e nella sua fedeltà, nella grandezza del suo amore che sa essere distaccato dalle cose e da se stesso!
Gesù, tu continui a interrogare e a rispondere.
Quando i discepoli di Giovanni sono partiti tu fai l'elogio del tuo precursore! Giovanni non è soltanto un profeta, uno che annuncia la parola del Dio vivente. Egli è di più, egli ha preparato il campo alla semina della Parola, ha preparato i cuori all'umiltà per l'accoglienza di Colui che è, ha indicato presente te come Agnello, ha cominciato a godere per la presenza di te, annunciato come Sposo!
Nessun altro ha realizzato questo compito e nessun altro lo imiterà, perché Colui che deve venire è venuto, Colui che salva è già qui, Colui che ama si sta ormai rivelando: sei tu, Gesù!
Giovanni è, tra gli uomini, il più grande, colui che raggiunge la maturità umana in pienezza. Non c'è uomo più grande di colui che sa indicare agli uomini il loro Salvatore!
Egli è grande, ma tu ci assicuri che la sua grandezza può essere messa a confronto con quella dei figli di Dio. Egli è nato di donna; chi è nato dall'Alto è in un'altra dimensione! I figli di Dio invece hanno accolto il Figlio, sono uno con lui, sono inseriti in te, che Giovanni indica a tutti come il luogo di Dio, come la meta finale, come l'amore stesso di Dio. Il più piccolo nel Regno è già membro del tuo Corpo, il Corpo di Cristo, è pietra viva, è unto di Spirito Santo, è Figlio del Padre. Il più piccolo di coloro che sono rinati dall'Alto vive in una dimensione nuova, superiore a chiunque nato da donna!
Tu ci assicuri che veniva da Dio la parola di questo profeta e indice di Cristo. Veniva da Dio la sua richiesta di penitenza. I peccatori che lo hanno ascoltato hanno riconosciuto l'amore e la verità del Padre, invece coloro che si ritenevano già a posto hanno dichiarato inutile e superfluo l'intervento di Dio, hanno ritenuto se stessi superiori a lui. Dio non sa più come fare a salvarli. Egli ha provato a richiamare con severità, a offrirsi con dolcezza: ma essi non ascoltano, non prendono nulla sul serio. I bambini capricciosi che non stanno mai al gioco sono la loro fotografia: non si può fare altro che lasciarli a se stessi, non si può che rivolgersi altrove e abbandonarli al loro destino. Essi sanno solo giudicare e condannare gli altri, e così condannano e giudicano coloro di cui Dio vorrebbe servirsi per la loro salvezza.
Signore Gesù, abbi pietà di me!
2. Condonò il debito a tutti e due. (Lc 7,36-50)
36 Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
37 Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che Gesù si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo;
38 stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
39 Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice”.
40 Gesù allora gli disse: “Simone, ho da dirti qualcosa”. Ed egli: “Dì pure, maestro. ”.
41 “Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. 42 Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?”.
43 Simone rispose: “Suppongo sia colui al quale ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”.
44 E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45 Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46 Tu non mi hai versato il profumo sul capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47 Per questo ti dico: i suoi molti peccati sono perdonati, perché ha molto amato. Invece quello al quale si perdona poco, ama poco”.
48 Poi disse a lei: “I tuoi peccati sono perdonati ”.
49 Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”.
50 Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.
2. Condonò il debito a tutti e due. (Lc 7,36-50)
Signore Gesù, tu non fai differenza di persone. Tu godi di stare con i peccatori e perciò accetti anche l'invito del fariseo. Anch'egli è peccatore, benché non ne sia consapevole e non sia ancora capace di ammetterlo.
La sua tavola è più pulita e più abbondante, ma il suo cuore è ancora chiuso a coloro che egli giudica peccatori. La sua casa è aperta, ma non come quella di Dio.
La peccatrice, nota nella città, viene per te. Ella non si vergogna di mostrare amore per te, nemmeno se questo può essere frainteso, lei che si vergogna di farsi vedere. Si mette dietro a te, alla presenza di tutti i ragguardevoli invitati, e con i suoi gesti ti dichiara più importante di colui che ti sta ospitando.
Ella onora i tuoi piedi: non si ritiene degna di rivolgerti la parola e nemmeno di alzare gli occhi per guardarti.
Bagna con lacrime i tuoi piedi, asciuga i tuoi piedi, bacia i tuoi piedi, profuma di unguento i tuoi piedi!
I tuoi sono i piedi beati di chi annunzia la vera pace, di chi porta sui monti la gioia eterna e rende possibile agli uomini le ricchezze del Dio vivente. I tuoi sono “i piedi” di Dio posati sulla terra, come nel Santo dei santi del Tempio.
I gesti di questa donna sono gioia, sono riconoscenza, sono lode e nello stesso tempo annuncio. Ella dice con le lacrime, con i baci e con il profumo che tu sei il dono di Dio per i peccatori, la liberazione per chi soffre la schiavitù di Satana, sei l'adempimento delle profezie più belle, quelle che dicono la tenerezza di Dio per i peccatori! E noi tutti siamo peccatori!
Una peccatrice che ama Gesù ha fatto sorgere pensieri strani: strani per chi è abituato a giudicare e condannare, e forse a peccare. Simone il fariseo giudica anche Gesù: se fosse un profeta… eviterebbe i peccatori!
Egli dimentica che Dio cerca proprio gli uomini peccatori, dimentica d'essere egli stesso peccatore!
Tu, Gesù, invece, proprio perché compi le opere di Dio, accetti il grazie dei peccatori!
Ma è ancora peccatrice la donna che compie gesti d'amore e d'accoglienza per te? È peccatrice colei che con umiltà e in silenzio ti proclama degno d'essere amato e di essere osservato da tutti?
Tu vuoi che anche Simone, il fariseo, si riconosca peccatore.
Come potrà altrimenti conoscere l'amore di Dio, sperimentarne la potenza, goderne la dolcezza? Fin che egli pensa d'aver solo meriti rimane escluso dalla comunione con Dio, che è Padre che dona solo amore gratuito. Chi sa d'avere dei meriti non accetta l'amore gratuito e così non arriva a conoscere Dio.
Davanti a Dio, che ama gratuitamente, siamo tutti debitori: la grandezza del debito la conosce solo lui! Chi si riconosce debitore riconosce la grandezza del dono d'amore ricevuto, e risponde con un amore senza limiti. Dio, che sa vedere il peccato, sa pure valutare l'amore!
Gesù, ora tu stai apprezzando l'amore della peccatrice. La sua vita è cambiata. Ella ama e accoglie te, inviato di Dio, mentre il fariseo ti osserva senza impegnarsi nell'amarti. Egli ti ha invitato forse solo per essere stimato dagli uomini, non per imparare da te.
Tu vedi scendere su colei che ti ama il perdono del Padre. Vedi il cuore freddo di chi non ritiene di doversi far perdonare. Tu vedi il mondo risanato dalle tue parole che raggiungono il cuore umile di chi ti accoglie: "Ti sono perdonati i tuoi peccati"! Sono parole divine le tue, parole d'amore vero, d'amore senza giudizio e senza rimprovero, parole che sanciscono quanto avviene in chi ti ama!
Attorno a te risuona una domanda: Chi è quest'uomo che perdona? Rispondo io: è un uomo che conosce Dio, un uomo che ama Dio e compie la sua volontà. È l’uomo-Dio! L’ho imparato da lei, dalla donna che in silenzio ti ha amato!
Gesù, tu, uomo col cuore di Dio, rimandi la donna che a quel pranzo non ha mangiato; la rimandi saziata e dissetata.
Ella ha bevuto la tua pace, ha mangiato la tua salvezza: ella sa chi tu sei, e ora vive davvero!
3. Li assistevano (Lc 8,1-3)
1 In seguito egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando il lieto messaggio del regno di Dio.
2 C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, detta la Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni,
3 Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
3. Li assistevano (Lc 8,1-3)
L'accoglienza festosa dei peccatori e la circospezione sospettosa di coloro che si ritengono e sono ritenuti giusti ti spinge, Signore Gesù, a metterti in cammino.
Tu vuoi incontrare tutti personalmente. Il conoscerti per sentito dire non è affidabile. Gli uomini ti devono vedere, devono udire la tua voce, devono essere raggiunti dal tuo sguardo.
Ed eccoti, proprio tu stesso, attraversare le strade, quasi ad obbligare tutti a imbattersi nella tua presenza. Non escludi nessuno, non risparmi alcuno: città e villaggi, persone sicure e persone che vivono nella precarietà, grandi e piccoli, uomini e donne, chi lavora e chi non lavora, chi viaggia e chi risiede, tutti devono e possono ascoltarti.
Tu predichi senza timore, come i banditori ufficiali, come gli araldi del re. Le tue parole sono davvero quelle del Regno, quelle che annunciano la presenza e l'efficacia dell'amore di Dio, la gioia per tutti nuova di poter servire il Re dei cieli e dei secoli.
È buona la notizia che tu proclami, notizia che diffonde gioia riempiendo i cuori di speranza e d'amore. È una notizia che non può e non deve rimanere nascosta; tu percorri tutte le strade come il messaggero di cui ha scritto il profeta, messaggero che porta lieti annunzi e gioia grande!
Con te stanno i Dodici! Sono già scelti, sono attenti, sono tuoi. Essi godono di stare con te, rendono visibile il Regno! Essi attorno a te ricordano col loro numero i Patriarchi e le dodici tribù che formano il Popolo di Dio. Tu con loro sei il nuovo Popolo, il vero Regno in cui Dio può continuare a manifestare il suo amore per gli uomini e cominciare a rivelarsi in pienezza come Padre di tutti.
I Dodici non s'allontanano da te, e tu ormai sei riconosciuto come Colui che sta con loro! Essi sono uomini, anch'essi peccatori, e tu non ti vergogni di essere individuato dalla loro presenza!
Con te ci sono pure le donne, alcune che hanno sofferto, che hanno sperimentato la schiavitù del peccato e di Satana, e sono giunte alla libertà attraverso la tua Parola e il tuo amore.
Esse stanno con te: sanno che altrove non c'è vita, che lontano da te c'è solo dolore, solitudine, infermità. Stanno con te come testimoni della tua salvezza!
E come vere testimoni sono chiamate per nome e riconosciute: esse non si vergognano di ciò che erano, perché ora sono persone nuove, sono tue! La tua luce le illumina, la tua salvezza le fa ardere di amore. Dalla schiavitù oppressiva del Maligno sono passate al servizio gioioso del Regno, come il popolo che dalla schiavitù d’Egitto era passato al servizio di Dio nella terra della santa libertà.
Anch'esse vogliono collaborare al tuo cammino con gli uomini. Esse ti accompagnano con l'amore materno che provvede alle semplici necessità quotidiane! Esse - senza più la preoccupazione d'essere pure e senza il timore di essere impure - offrono la loro presenza, il loro servizio, i loro beni, a facilitare la predicazione del Regno di Dio. Il Padre, con la loro presenza accanto a te e ai Dodici, dona serenità e pace, armonia e tenerezza.
Il tuo Regno non è solo un gruppo di uomini, ma un vero popolo che si muove, che attraversa le regioni, che entra nelle città e villaggi: un popolo di Dio!
Maria, Giovanna e Susanna con tutte le altre sono gloria di Dio! La storia diversa e il rango disuguale non impedisce loro una vita di comunione: sei tu ora la fonte e il motivo della Vita!
Come tua Madre, Gesù, è stata scelta dal Padre per te, così tu ora accogli le donne come strumento prezioso del tuo amore agli uomini. Esse ti aiutano ad accogliere le folle che corrono per te! Le folle trovano il sorriso e la sicurezza sui volti delle donne guarite, risanate, capaci di amare, testimoni della tua salvezza!
4. A voi è dato conoscere… (8,5-15)
4 Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola:
5 “Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono.
6 Un'altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità.
7 Un'altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono.
8 Un'altra parte cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto”. Detto questo, esclamò: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.
9 I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola.
10 Ed egli disse loro: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
guardando non vedano
e ascoltando non comprendano.
11 Il significato della parabola è questo: La semente è la parola di Dio. 12 I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati.
13 I semi caduti sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano, accolgono la Parola con gioia, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno.
14 I semi caduti in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare da preoccupazioni, ricchezza e piaceri della vita e non giungono a maturazione.
15 I semi caduti sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore nobile e buono, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.
4. A voi è dato conoscere… (8,5-15)
Signore Gesù, le tue parole escono dalla tua bocca come miele, e con il tuo miele attiri tutti, perché a nessuno manchi nutrimento e gioia!
Parli in parabole, così tutti comprendono che le cose che vuoi dire richiedono impegno per essere capite, e sono perciò importanti; le capiscono davvero però solo coloro che instaurano con te un rapporto di fiducia e di amore!
Chi ti ama cerca nel tuo sguardo e nel tuo cuore il significato delle tue parole, e il Padre glielo rivela: tu puoi essere conosciuto da coloro che ti amano.
Chi non ti ama non cerca i tuoi pensieri, si accontenta del significato superficiale di ciò che tu dici.
Il tuo racconto è semplice e bello. Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Egli è un uomo che pensa al futuro, un uomo che coltiva speranza. Egli porta all'aperto quanto custodisce nel segreto, lascia le sue sicurezze e la sua dimora per affidare alla terra quanto è racchiuso nel suo grembo. E la terra subito delude le sue attese.
Piedi che calpestano, uccelli famelici, mancanza d'acqua, spine soffocanti accolgono il seme prezioso. La terra buona fa attendere il risultato. Ma è una terra che custodisce il seme, lo fa germogliare, gli fa dare il frutto centuplicato! La paziente attesa viene premiata, il gesto fiducioso del seminatore si rivela provvidenziale.
Il tuo racconto, Gesù, è prezioso.
Con amore tu gridi: chi ha orecchi intenda! Il tuo grido risveglia attenzione: la tua parola è importante, deve avere delle conseguenze.
La conseguenza dell'ascolto della tua parola è vita o morte: per questo tu gridi come griderai alla fanciulla morta di alzarsi, come griderai al Padre dalla tua croce.
Deve ascoltare colui che ne ha la possibilità: ascoltare come si ascolta la voce di Dio, ascoltare perché chi ascolta trova la vita, ascoltare la tua Parola come il vero Israelita ascolta ogni giorno la Parola del suo Dio!
Ai tuoi discepoli, a coloro che ascoltano, tu riveli la bellezza della vita spirituale. Coloro invece che stanno ad osservarti per giudicarti, come Simone il fariseo, questi non ti possono amare e restano privi della vita autentica del Regno del Padre!
L'uomo vero e maturo è colui che si mette in rapporto con Dio, ascoltando! E Dio continua a riversare il suo amore che diventa Parola!
Sei tu, Gesù, la Parola del Padre, Parola che giungi a tutti i cuori.
Sei tu, Gesù, il seme di Dio che cerca di portare il suo frutto.
Ma tu incontri il cuore duro come pietra, il cuore che non ti accoglie subito con amore e perciò il diavolo fa in tempo a far dimenticare la tua parola.
Tu incontri il cuore che ti accoglie con gioia, ma con la gioia di chi è attento ad accontentare se stesso: basta una prova, una tentazione, e la vita suscitata dalla tua parola muore.
Tu incontri chi s'incammina con te, chi comincia con serietà ad amarti, ma senza lasciare nulla, senza esser pronto a morire, conservando il desiderio di piacere agli uomini, di diventare un grande tra di loro, di godere come tutti gli altri. Questa vecchia vita farà sparire la novità della tua!
Tu incontri la terra buona, il cuore che ascolta, il cuore deciso che custodisce la tua amicizia segretamente, come perla preziosa, come tesoro grandissimo, il cuore che soffre per custodire in sé la tua vita. Tu incontri queste persone che sanno sopportare umiliazione e croce per te, che perseverano nella fatica quotidiana e nella persecuzione: ecco dove cresce e matura il frutto, ecco dove il mietitore potrà cantare di gioia, perché trova di che nutrire i suoi figli.
Gesù, tu sei il seme, sei la parola, sei il frutto che matura nel buon terreno della perseveranza, dell'obbedienza, della pazienza, ambiente tipico del cuore dei poveri, degli umili, dei semplici!
Gesù, mia gioia e mia salvezza!
5. Chi entra veda la luce (8,16-21)
16 Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma su un candeliere, perché chi entra veda la luce.
17 Non c'è nulla di nascosto che non sia manifestato, nulla di segreto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
18 Fate attenzione dunque a come ascoltate; poiché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”.
19 E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
20 Gli fecero sapere: “Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti”.
21 Ma egli rispose: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
5. Chi entra veda la luce (8,16-21)
“La tua parola nel rivelarsi illumina!” (Sal 119,130)
“Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 119,105)!
La tua parola, che porta frutto, è la luce del mondo! E coloro che l'accolgono in cuore buono sono lampade da te accese in mezzo alla tenebra del mondo. E, come ogni persona saggia, tu non accendi lampade per nasconderle né per porle in luoghi impropri dove risultino inutili o dannose!
Tu poni i tuoi discepoli all'ingresso della casa, li vuoi ben visibili nel mezzo della Chiesa, affinché tutti quelli che si avvicinano possano incontrare la tua parola attraverso le loro vita nuova!
Coloro che non riescono a comprendere i tuoi discorsi li comprenderanno vedendo la vita di chi ti obbedisce. Ciò che tu dici, e che rimarrebbe misterioso per alcuni, diventa luce chiara nella vita dei tuoi fedeli!
Le luci accese fanno luce! Se non fanno luce non sono accese! È importante perciò badare a tener desto l’ascolto della tua Parola.
C'è un ascolto vero che cambia la vita, un ascolto che diviene accoglienza della vita di Dio nella nostra, un ascolto che ci riempie di verità, di grazia, di santità.
Gesù, possa io ascoltarti così! Possa io ascoltarti con amore, come il figlio ascolta il proprio padre, non con il timore o la paura con cui lo schiavo ascolta il proprio padrone!
Allora quanto tu mi hai già dato con la vita naturale diviene recipiente di tesori immensi, vaso di terra preziosissimo, dono di grazia divina. Se il mio ascolto di te fosse superficiale o interessato alla salute e allo star bene, anche quella tua parola che già conosco non mi gioverebbe nulla per la salvezza, e anche le buone opere compiute non sarebbero che un inutile vanto.
Gesù, Parola - luce, splendore del Padre! Sei tu la mia nuova vita!
Una folla ti vuole ascoltare, una folla che ti è vicina perché ti ascolta. La madre e i fratelli tuoi non ti possono avvicinare? Se anch'essi vogliono far parte della folla che ti ascolta ti sono già vicini! Se essi invece vogliono vantar diritti dalla loro parentela, allora ti sono molto lontani!
Tua madre non parla, né i tuoi fratelli. Sono altri a riferire che essi sono fuori e ti vogliono vedere. In mezzo a coloro che ti ascoltano c'è ancora e c'è sempre chi dà importanza al voler vedere!
Perché vederti? Non basta la parola? Non è la parola che entra nelle orecchie e nel cuore e cambia la vita? Non è la Parola il dono di Dio che fa vivere l'uomo e lo salva dallo scendere nella fossa? Non sei tu stesso, Gesù, Parola pronunciata dall'amore del Padre, Parola che apre gli occhi ai ciechi e chiama i morti alla vita?
Tu sai che non serve vederti, che è vita ascoltarti! Chi ti ascolta ti fa vivere, è per te una madre, è per te uno che ti porta nel mondo, che ti dà alla luce! Chi ti ascolta e ti obbedisce è per te fratello, è con te figlio del Padre, condivide con te l'amore di Dio e la gioia dell'amore reciproco.
Tua Madre è già un esempio per me, per tutti, per le folle: è l'esempio di come si ascolta e di come si fa la Parola udita.
Tua Madre ha ascoltato e si è resa pienamente disponibile: ora ella è luce per tutti, è lampada posta sul lucerniere per tutti quelli che entrano nella tua Chiesa.
6. Dove la vostra fede? (8,22-25)
22 E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse: “Passiamo all'altra riva del lago”. Presero il largo.
23 Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una bufera di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo.
24 Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: “Maestro, maestro, siamo perduti!”. E lui, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta; si calmarono e ci fu bonaccia.
25 Allora disse loro: “Dov'è la vostra fede?”. Essi, impauriti e stupiti, dicevano l'un l'altro: “Chi è mai costui, che comanda anche ai venti e all'acqua, e gli obbediscono?”.
6. Dove la vostra fede? (8,22-25)
Signore Gesù, "uno dei giorni" è certamente oggi.
Oggi la tua Chiesa sta con te; oggi è il giorno in cui tu vuoi vedere la mia fede, la mia certezza dell'amore del Padre.
Tu sali nella barca; stanno con te i tuoi discepoli. Perché, Gesù, vuoi andare all'altra sponda, perché vuoi passare al di là del lago?
Tu stai attraversando tutte le strade per seminare la Parola, ora vuoi percorrere anche i sentieri del mare. La tua Chiesa deve abituarsi ad andare lontano, a non lasciare nessuno senza il seme della tua Parola, da cui matura il pane della vita!
I tuoi discepoli salgono con te; essi sanno che ciò che tu decidi e fai è gioia e salvezza per molti, e anche per loro. Tu hai guarito, hai risanato, hai perdonato, hai risuscitato dalla morte. Essi sono spettatori dei tuoi prodigi, godono d'avere un maestro così potente e così buono, ma ancora non sanno di aver bisogno essi stessi della tua potenza, non sospettano di essere come i malati, come gli indemoniati, come i morti; essi sanno che tu sei il Salvatore per tutti, ma non per loro.
Forse pensano di essere immuni dalla tentazione o dal pericolo di cadere? Forse pensano che solo gli altri hano bisogno di te?
È proprio per questo che tu, Gesù, sali sulla barca: la consegni a loro con un grande atto di fiducia, e ti metti a "dormire". Consegni la barca e la tua vita ai tuoi discepoli. E non raccomandi loro nulla. Li lasci fare.
Tu sai che la tua vita e la loro è nelle mani del Padre, e puoi dormire, puoi riposare, come avverrà quando entrerai nel sonno della morte. Allora tu consegnerai definitivamente ai discepoli la barca: oggi essi imparano ciò che faranno nel giorno che si ripeterà quotidianamente nei secoli. La storia della tua Chiesa è nelle loro mani, una storia che nasconde tentazioni e pericoli immani.
Mentre tu dormi scende un turbine di vento, si scatenano le forze avverse all’uomo, l’avversario tenta di distruggere il procedere del tuo Vangelo, trasforma il sentiero dei mari in tombe di morte, trasforma in tentazione terribile l’obbedienza al tuo comando, vuol fermare il cammino dei tuoi missionari.
Il vento addirittura fa entrare l’acqua nella barca, cancella le differenze tra la barca e il mare; il maligno fa entrare le situazioni del mondo nella Chiesa, vuole che essa sia inghiottita dai flutti, che nessuno più la veda, nessuno la ascolti.
E tu dormi. Ma ci sei, Gesù, anche se dormi.
I discepoli, ormai già bagnati, ci mostrano in quel giorno l’unica soluzione per ogni giorno: non si dimenticano di te, non fanno conto su se stessi, si avvicinano con la loro voce e col loro sguardo al tuo volto. A te confidano la loro impotenza, la loro sorte l’affidano a te, che sei colui che sta sopra la morte, sopra il pericolo, sopra la loro vita!
La loro voce non ti lascia indifferente, il loro grido rende la tua presenza più sicura ai loro occhi. Solo ai loro occhi, perché tu sempre sei vigilante: “Non dorme il custode d’Israele”!
La tua presenza è sempre la presenza del custode, del pastore, sia che tu dorma, sia che tu vegli.
Ma tu ti svegli, tu risorgi, e nulla resiste alla tua voce: il vento e i flutti, per quanto minacciosi, obbediscono a te.
Sei tu, risorto, chiamato dai tuoi discepoli, che s’accorgono d’aver bisogno di te, che si rendono conto di non essere capaci, di essere in balia del maligno, sei tu che porti pace e permetti la continuazione del viaggio verso l’altra sponda, verso i popoli pagani, verso il mondo da evangelizzare! Ma tu non parli solo al vento: tu parli al cuore dei discepoli: “Dove la vostra fede?”. Proprio nel mezzo della tempesta si deve vedere e utilizzare la fede, rimanendo in pace, sicuri di te, continuando la missione da te affidata!
Tu fai camminare la tua Chiesa lungo i secoli, tu la salvi e le doni vita e la proteggi in tutte le situazioni ostili del mondo; essa è formata da uomini pieni di paure e sempre increduli, ma tu non permetti che le forze del male la inghiottano e la facciano sparire da questa terra, che sempre ha bisogno di lei!
7. Torna a casa tua (8,26-39)
26 Approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea.
27 Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demoni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma fra le tombe.
28 Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: “Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!”.
29 Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell'uomo: molte volte infatti si era impossessato di lui. Allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.
30 Gesù gli domandò: “Qual è il tuo nome?”. Rispose: “Legione”, perché molti demoni erano entrati in lui.
31 E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso.
32 Vi era là una grande mandria di porci al pascolo sul monte. I demoni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise.
33 Uscirono dall'uomo ed entrarono nei porci e la mandria corse a gettarsi a precipizio giù dalla rupe nel lago e annegò.
34 Quando videro ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nelle campagne.
35 La gente uscì per vedere l'accaduto e, quando arrivarono da Gesù, trovarono l'uomo dal quale erano usciti i demoni, vestito e sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.
36 Quelli che avevano visto riferirono come l'indemoniato era stato salvato.
37 Allora tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.
38 L'uomo dal quale erano usciti i demoni gli chiese di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:
39 “Torna a casa tua e racconta quello che Dio ha fatto per te”. L'uomo se ne andò, proclamando per tutta la città quello che Gesù aveva fatto per lui.
7. Torna a casa tua (8,26-39)
All’altra riva del lago sei in terra pagana, Gesù. Ma per te non c’è differenza: tutti hanno bisogno di te. Abbiamo visto persino i tuoi discepoli in balia delle onde minacciose. Tutti abbiamo bisogno di te.
In questa terra in cui tu giungi dopo aver vinto la potenza violenta del vento e del mare, ecco la stessa potenza, nemica dell’umanità, che in altro modo viene incontro a te.
Sono i demoni, che tengono schiavo un uomo: lo fanno soffrire, lo fanno nemico degli altri uomini, lo denudano, lo costringono ad abitare tra i morti, come fosse già in balia della morte. I demoni creano solitudine, disordine, nudità, sofferenza, desiderio di morte. Tu, Gesù, vai proprio là dove regna questa morte, questa rovina.
La tua presenza è luce, ed è subito vista da lontano. Anche il tuo nemico si accorge di te: egli ti conosce, e sa che tu non gli permetti di tormentare l’uomo. Egli ti vorrebbe dominare chiamandoti per nome; in tal modo invece proclama la tua unità con il Dio amico degli uomini! Il tuo nome è fatto apposta per essere pronunciato, per essere chiamato. Il tuo nome è salvezza, è gioia, è armonia nel creato, è pace!
Tu, Gesù, non hai davvero nulla in comune con lui, con Satana. Lui, nella sua invidia, vorrebbe occupare il tuo posto, il cuore dell’uomo, ma ingiustamente. Tu non puoi permetterlo, tu non puoi concedere che l’uomo diventi abitazione del suo nemico e così immagine di Dio sia sfigurata. Egli ti scongiura in nome di Dio: usa persino questa menzogna! Ma è proprio in nome di Dio, del Padre, che tu vuoi che egli restituisca quanto ha rubato, che restituisca a Dio la sua immagine! Tu hai comandato al vento, ora comandi allo spirito, anzi agli spiriti, alla moltitudine di spiriti. Il loro nome, “Legione”, un nome di per sé già temuto dagli abitanti della terra perché fa paura per il numero di soldati armati e la violenza e la barbarie che evoca!
Gesù, è compassione agli spiriti la tua concessione di entrare nei porci? Quegli animali destinati ai sacrifici pagani, animali immondi, sono già allevati per lui, per il nemico. Gli uomini li daranno a lui offrendoglieli in sacrificio: se li prenda pure in anticipo. E gli spiriti distruggono ciò che appartiene loro, ed essi stessi precipitano in quelle acque da cui Tu, Gesù, avevi salvato i tuoi. Questi comprendono che non dovranno mai concedere nulla al maligno: non sa fare altro che distruggere!
Coloro che vengono a vedere, mossi da curiosità e da interesse, trovano il prodigio: l’uomo, prima temuto da tutti, ora è seduto, in ascolto, vestito come tutti gli altri, capace di ragionare!
L’uomo è divenuto uomo, immagine di Dio, discepolo del Signore!
Essi vedono e ascoltano: ciò che tu hai fatto, Gesù, diventa racconto. Ma non sono ancora pronti ad accoglierti. Le persone sane, coloro che non hanno sofferto, coloro che non si rendono conto di aver bisogno di te, ti allontanano: anche i pagani, con educazione, ti vogliono distante. Essi ritengono di poter vivere ancora senza di te, di poter continuare ad allevare porci per il maligno, per gli dei falsi.
Colui che è stato salvato invece vuole stare con te, vuole venir via con te; egli non può più fare a meno della tua voce e del tuo sguardo. Ma tu, visto che egli è ormai tuo discepolo, ne fai un apostolo: gli dai un compito grande. Egli, con la sua voce - che prima riusciva solo ad emettere suoni senza significato e orripilanti -, deve ora raccontare l’agire di Dio, il suo amore per l’uomo, amore di cui è clamoroso testimone.
E così, attraverso di lui, il tuo nome risuona ancora là, nel paese da cui sei stato allontanato: rimani presente là dove gli uomini - per paura e per ignoranza - ti escludono, Signore Gesù!
8. La tua fede (8, 40-48)
40 Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui.
41 Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di recarsi a casa sua,
42 perché l'unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire. Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno.
43 Una donna, che da dodici anni soffriva di emorragia e che nessuno era riuscito a guarire,
44 gli si avvicinò alle spalle, gli toccò la frangia del mantello e immediatamente l'emorragia si arrestò.
45 Gesù disse: “Chi mi ha toccato?”. Tutti negavano. Pietro allora disse: “Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia”.
46 Ma Gesù disse: “Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me”.
47 Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremante, si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l'aveva toccato, e come era stata guarita all'istante.
48 Egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!”.
8. La tua fede (8, 40-48)
Gesù, il popolo pagano ha avuto paura di te e del tuo amore per gli uomini, e ti ha allontanato. Il popolo dei poveri d’Israele invece ti attende e ti accoglie con gioia! Tu sei l’atteso: anche il mio cuore ti attende e desidera poter godere la tua presenza. Vieni, nostro Gesù!
Coloro che ti attendono sanno che tu sei la vita e la luce; essi soffrono per la tua mancanza.
Ed ecco che il capo della sinagoga, il cui nome è profezia: “Egli risveglierà”, ti attende in modo particolare; la sua unica figlia, ormai in età di fidanzamento, sta per morire. Con lei muore ogni speranza del padre, con lei si spegne ogni luce per l’avvenire.
Chi è questa figlia unica, se non la sposa che muore nell’attesa dell’amato, la sposa che non può vivere lontano dallo sposo? È il popolo d’Israele che non sa incontrare l’amore del Padre senza di te!
E chi sei tu, Gesù, se non lo sposo che fa vivere l’umanità, scelta da Dio come sposa?
Essa è un’umanità che, benché s’accalchi attorno a te nel desiderio di te, tu trovi povera e sofferente, ferita e immonda, imbrattata di sangue e perduta, come la descrive il profeta Ezechiele (16,8).
Ecco che, da dodici anni, dall’età della ragazza, la donna perde il suo sangue, non può dar la vita, è immonda e vergognosa di se stessa. Ella non ha speranze. Nessun uomo, nemmeno i medici che hanno provato, sono riusciti a ristabilirla, a darle salute e bellezza.
Tu sei l’unica sua speranza, tu, il Figlio di Dio che attui l’amore del Padre per l’abbandonata!
Ella tocca il fiocco dell’angolo del tuo mantello, il fiocco che fa memoria della legge di Dio, della sua fedeltà e del suo amore per il suo popolo! È un atto di fede nell’amore di Dio per i poveri e oppressi, un atto di fede nell’amore di Dio per te, Gesù, che hai soccorso l’unico figlio della vedova a Nain e ti sei lasciato baciare i piedi dalla peccatrice.
Ella non solo pensa a te, ma tocca il fiocco, il segno della tua fedeltà e del tuo amore al Padre.
Lo fa di nascosto, perché coloro che ti stringono da ogni parte non capirebbero e di certo glielo impedirebbero.
Coloro che ti stringono accalcandosi attorno a te non ti toccano: solo la fede “tocca”, solo la fede raggiunge il contatto con te, con la tua vita, con la potenza del tuo amore che rinnova e risana.
La donna non è più impura, non è più malata, non è più timorosa da quando ti ha toccato: ora ella può proclamare a tutti il suo passato sofferente e immondo, perché una vita nuova l’ha raggiunta, attraverso di te.
Ella può dire che nessuno l’ha mai potuta amare, se non tu, Gesù, che ti sei lasciato toccare da lei.
Il suo racconto è vangelo, è annuncio che tu, mio Gesù, sei il Salvatore, che tu racchiudi in te una forza che accoglie chi non è accolto, che dà vita a chi da tutti è condannato a morire. La donna, fatta tacere da tutti, proclama ora a tutti quella verità che nessuno ancora ha scoperto: tu sei il Dio che viene, sei il Dio che viene a raccogliere dal deserto, ove è abbandonata, la sposa incapace di vivere, e rendi la sua vita feconda, la fai capace dell’amore più grande, la adorni di ogni bellezza.
La folla che ti accoglieva con gioia deve imparare da questa donna immonda ad accoglierti con fede.
Tu, Gesù, lo dici rivolgendole la parola dolce: Figlia! La chiami come Dio chiama il suo popolo, Figlia di Sion! Le manifesti così la tua accoglienza: tu le hai dato la vita, tu l’hai fatta rinascere a vita vera, che ora può continuare nella pace con il Creatore e con il creato.
La fede in te, manifestata dal tocco del fiocco del mantello, è stata la sua salvezza: la forza uscita da te l’ha guarita, la fede che ha sostenuto i suoi timidi passi verso di te l’ha salvata.
Gesù, credo in te, credo, e vengo anch’io a toccare i santi segni del tuo amore al Padre di tutti, sacramenti della sua fedeltà e misericordia.
9. Ordinò di darle da mangiare (8,49-56)
49 Stava ancora parlando, quando arrivò uno della casa del capo della sinagoga e gli disse: “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”.
50 Ma Gesù, avendo udito, rispose: “Non temere, soltanto abbi fede ed ella sarà salvata”.
51 Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla.
52 Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: “Non piangete. Non è morta, ma dorme”.
53 Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta;
54 ma egli, prendendole la mano, disse ad alta voce: “Fanciulla, alzati!”.
55 La vita ritornò in lei ed ella si alzò all'istante. Gesù ordinò di darle da mangiare.
56 I genitori ne furono sbalorditi, ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
9. Ordinò di darle da mangiare (8,49-56)
Signore Gesù, la tua parola vivificante è interrotta dalle voci dell’uomo che continua ad annunciare la morte.
Com’è difficile credere che tu sei il Signore della vita!
Ogni nuova esperienza di sofferenza e di morte impedisce all’uomo di ascoltarti, diventa tentazione, invece che nuova occasione per affidarsi al tuo amore potente e vittorioso. La morte è annunciata come sovrana; cosa potrà fare il Maestro? Chi piange per la morte non può avere più consolazione né speranza.
Tu, Gesù, odi anche queste parole che ti vorrebbero escludere dal momento culminante, che ti vorrebbero tenere lontano dal nemico principale dell’uomo.
Tu odi e parli: “non temere!”. Non c’è nemico contro cui tu non possa combattere. “Soltanto abbi fede”: ecco il segreto della vita, la fede! Credi, affidati a Dio, ritieni la sua presenza e il suo amore più forte di qualunque altra forza. “E sarà salvata”! La figlia unica non solo vivrà, ma vivrà in Dio. Avrà ancora più di quanto aveva.
Ti fai padrone di quella casa, Gesù, di quella casa dove aveva cominciato a regnare la morte. Là non deve entrare nessuno, se non tu stesso e coloro che sono capaci di credere nell’amore del Padre presente in te.
In quella casa tu non vuoi curiosi, né freddi spettatori. Solo sette persone, te compreso: una piccola immagine della Chiesa! Sette persone che attendono l’agire di Dio.
Gli altri continuano come se tu non ci fossi, come se tu fossi un uomo qualunque sottomesso alla morte: piangono e gridano. È il mondo in cui continua a vivere la Chiesa, un mondo che piange e lotta col rumore contro la sofferenza della morte, senza ricevere né donare alcuna speranza. La tua Chiesa, in silenzio, sta con te: la tua Chiesa piccola e timida, formata dai tuoi apostoli e da famiglie semplici, si muove ai tuoi cenni senza badare al trambusto generale. La tua parola, Gesù, risuona ancora, per tutti. Non piangete! Il vostro lamento è inutile, il vostro lamento è dannoso, disturba. La morte è un sonno: oltre la morte c’è ancora speranza. Come dal sonno uno si risveglia riposato e rafforzato, così dalla morte si passa a nuova vita.
Le tue parole, Gesù, rallegrano i genitori e i discepoli, coloro che credono, mentre coloro che sono sicuri di sé, o meglio della morte, ti deridono.
Pietro, Giacomo e Giovanni si sentono derisi con te: ma essi godono la tua fiducia e sopportano in silenzio. Per vedere la tua opera bisogna soffrire, per partecipare alla tua vittoria bisogna lasciar morire ciò che di noi appartiene alla terra!
Ora tu tocchi la fanciulla che dorme nella morte: le parli e la prendi per mano; è un segno della tua presenza vera e concreta, segno della certezza che in te opera il Dio della vita, il Dio creatore che fa vivere con la sua parola.
Ecco la ragazza dodicenne, la futura sposa, eccola in piedi, obbediente. Così sarà la tua Chiesa, la sposa illuminata dalla tua luce che riceve vita dalla tua Parola.
Bisogna darle da mangiare.
La tua Chiesa deve continuamente nutrirsi e nutrire i suoi figli del pane che tu, Gesù, ordini!
La tua Chiesa non deve dir nulla a nessuno, non deve far sfoggio della propria vita ricevuta nella speranza contro ogni speranza. Ella deve mangiare, deve nutrirsi per continuare la sua vita in mezzo al mondo che la ritiene morta e la deride, e continua a rimanere sbalordito della sua presenza!
10. Chi è dunque costui? (9,1-9)
1 Gesù allora convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demoni e di guarire le malattie.
2 E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
3 Disse loro: “Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche.
4 In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite.
5 Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro”.
6 Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando ovunque il lieto messaggio e operando guarigioni.
7 Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: “Giovanni è risorto dai morti”,
8 altri: “E' apparso Elia”, e altri ancora: “E' risorto uno degli antichi profeti”.
9 Ma Erode diceva: “Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?”. E cercava di vederlo.
10. Chi è dunque costui? (9,1-9)
Signore Gesù, finora i tuoi discepoli sono stati solo spettatori della tua vita e del tuo agire. Ora tu li vuoi collaboratori. Essi hanno visto la forza di Dio operare in te, la forza del Dio che ama gli uomini, del Dio che non fa differenze tra uomo e donna, tra giovane e anziano, tra puro e impuro, del Dio che dà la vita ai morti, del Dio che comanda ai venti e agli spiriti.
Ora tu li chiami, i Dodici, perché facciano ciò che tu fai! Non basta però che abbiano visto e imparato i tuoi modi di fare. Devono avere il tuo potere e la tua autorità, devono ricevere da te la forza cui i demoni non possono resistere e la grazia che scioglie le malattie. Demoni e malattie sono i nemici che fanno soffrire gli uomini e impediscono la gioia e l’armonia del Regno di Dio tra noi. Solo l’autorità di Dio, che tu hai ricevuto in pienezza, può combattere con frutto questi avversari.
Nessuno può ingaggiare battaglia contro di loro, se non tu. Tu dai il tuo potere ai Dodici, che, forti di questa tua parola, ti ubbidiscono e vanno tra gli uomini sofferenti!
Tu li mandi con il doppio incarico: annunciare e guarire! Annunciare il regno di Dio, l’autorità di Dio a favore dell’uomo, la sua presenza sovrana e determinante in tutti gli ambiti di vita! Essi devono annunciare il regno di Dio non solo a parole, ma anche con i fatti: la guarigione dei malati e la liberazione dai demoni sono un segno che Dio regna davvero, che nulla gli può resistere.
In questa loro missione i tuoi apostoli non devono appoggiarsi su nessuna sicurezza umana, su nessuna forza o potenza che non sia quella della tua parola, nascosta nella loro fede e nella loro fiducia esclusiva nell’amore del Padre. Non bastone per appoggiarsi o per difendersi, non bisaccia per raccogliere elemosine e accumularle, non pane di riserva, non denaro per casi eccezionali, non vestito di ricambio: solo la certezza che Dio provvede ogni giorno al suo servo, la certezza che Dio regna ovunque, che Dio lo ha inviato, e lo attende già ovunque con la sua Provvidenza!
I tuoi discepoli si accontenteranno d’ogni accoglienza e non si deprimeranno per ogni rifiuto: non perderanno tempo a rimpiangere gli insuccessi, né cercheranno di adattarsi o di adattare il loro annuncio per farsi accogliere più facilmente, per farsi accogliere ad ogni costo.
Gesù, i tuoi discepoli ti sono obbedienti e iniziano a compiere ciò che tu hai già compiuto davanti al loro sguardo. Essi ora cominciano a comprendere chi tu sei, ora che condividono il tuo amore al Padre e agli uomini.
Anche altri vorrebbero sapere chi tu sei, ma non possono, perché non vogliono condividere la tua fatica e il tuo amore.
Nemmeno Erode potrà sapere chi tu sei. La sua mente è chiusa perché il suo cuore è interessato solo a se stesso. Non ha accolto Giovanni, anzi lo ha fatto uccidere, e non si è pentito. Egli pensa di poterti conoscere vedendoti, ma nemmeno quando ti vedrà ti conoscerà. La ricchezza e il potere non sono un buon punto di partenza per conoscere te, che sei amore e misericordia. Solo agli umili il Padre farà questa grazia!
Gli altri adoperano per te parole che davvero saranno quelle con cui ti farai conoscere, anche se in modo inatteso: risuscitato dai morti, apparso, risorto! Per conoscere te, Gesù, bisogna davvero attendere che queste parole si realizzino! Gloria a te, Signore Gesù!
11. Fateli sedere a gruppi (9, 10-17)
10 Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida.
11 Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorno per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”.
13 Gesù disse: “Date loro voi stessi da mangiare”. Ma essi risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”.
14 C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta”.
15 Così fecero e li invitarono tutti quanti a sedersi.
16 Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
17 Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi loro avanzati furono portate via dodici ceste.
11. Fateli sedere a gruppi (9, 10-17)
Signore Gesù, una piccola gioia per te udire il racconto degli apostoli: da oggi essi portano questo nome, che racchiude la bellezza delle tue parole e l’autorità del tuo potere d’amore.
Tu li ascolti, e godi di quanto hanno fatto con la tua potenza! Ora vuoi insegnare loro che essi non devono solo annunciare e guarire gli ammalati, non devono solo pensare agli altri, ma che il loro apostolato comprende il ritirarsi con te in solitudine; con te, che sei la vita e la luce anzitutto per loro!
Le folle accorrono: tu sei davvero la luce che attira e il pane che nutre. Ed eccoti circondato da molti: la tua parola li riempie di pace e di forza, e il tuo amore li risana.
Quando i tuoi si ritirano con te, tutti accorrono!
I Dodici ormai si sentono corresponsabili con te: ti fanno osservazioni e proposte. Viene la notte, l’ora del cibo e del sonno. Essi ti propongono di mandar via la gente. Essi sono più preoccupati delle cose materiali che del tuo Regno, più preoccupati che non la gente, che ha lasciato le proprie comodità, abitudini e abitazioni per venire a te. La gente accorre per nutrirsi della tua parola, e i tuoi pensano ad allontanarli perché si procurino il cibo che perisce.
I tuoi apostoli devono ancora imparare molto da te!
Tu, Gesù, li sorprendi: “Date loro voi stessi da mangiare!”. La soluzione non è mandar via da te, ma continuare a farsi servitori, ad usare le proprie energie e le proprie risorse senza mai ritenerle insufficienti. Sei tu con la tua Parola che trasformi in benedizione per l’uomo anche le piccole cose, anche i piccoli gesti d’amore.
È bello, Gesù, e ci dà gioia, vederti impegnato nel dare il cibo: un’azione semplice, concreta, quotidiana, come il gesto ovvio di una mamma verso i suoi figlioli.
I tuoi discepoli contano i pani, contano i pesci, contano il denaro: essi, pur avendo già visto i tuoi prodigi, non tengono conto ancora della potenza di Dio, dell’autorità della tua Parola.
Ci sono cinquemila uomini, come nella prima comunità di Gerusalemme dopo la Pentecoste: e come il popolo di Mosè nel deserto era diviso in gruppi e ordinato, così tu vuoi ordinati coloro che siedono a mensa per mangiare il pane che tu stai per dare per mano dei tuoi discepoli.
Cento gruppi di cinquanta uomini! Una folla che non si può contare, eppure ordinata e obbediente.
Una folla che si siede come ad un banchetto per mangiare un pane per il quale non ha faticato, un pane che è dono che viene dall’alto, come la manna, anzi, più della manna, che bisognava raccogliere a fatica il mattino e non se ne poteva avanzare per il giorno seguente.
Il pane che tu spezzi dopo aver levato gli occhi a vedere la condiscendenza del Padre, il pane che tu benedici passa tra le mani incredule dei tuoi discepoli e nutre la folla. Cinque pani per cinquemila: prodigio più grande di quello che il profeta Eliseo vide provocare lo stupore del suo servo.
Nessuno rimane privo del tuo pane, che sazia tutti secondo le promesse dei profeti per i tempi del Messia, e ancora è pronto per il giorno nuovo nelle dodici ceste dei Dodici apostoli che raccolgono i pezzi avanzati.
Un pane, il tuo pane, che porta benedizione e pace.
Un pane che prelude e preannuncia quello che continua ad essere benedetto e spezzato e distribuito dalle mani dei tuoi apostoli ai gruppi riuniti di coloro che ti cercano per ascoltarti ed essere guariti dai loro mali.
Tu ne fai famiglia seduta a mensa, tu ne fai Chiesa raccolta: persone già salvate, già saziate, già pronte a passare in pace la notte che avanza sul mondo. Non c’è più notte per coloro che abitano con te la città del tuo amore!
Nihil obstat: P. Modesto Sartori, Arco, 10 novembre 2004
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