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08. Cominciò a seguirlo Lc 16,1- 9,10

COMINCIÒ A SEGUIRLO

8/10

Luca 16, 1 - 19,10           Traduzione CEI 1997

Meditazioni contemplative sul Vangelo secondo Luca, 16, 1 - 19,10

Questo è l’ottavo della serie di dieci opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Luca. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci incontra: Egli ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.

Ti devi regalare qualche ora di tempo per alcuni giorni. Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare ancora più l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.

La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!

Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

 

 

1. So io cosa fare (Lc 16, 1-12)

2. Viene annunziato il Regno di Dio (16, 13-18)

3. Ho cinque fratelli (16, 19-31)

4. Siamo servi inutili (17, 1-10)

5. Tornò indietro (17, 11-21)

6. Nei giorni del Figlio dell’uomo 17, 22-37

7. Pregare senza stancarsi mai (18, 1-14)

8. Una cosa ancora (18, 15-23)

9. Si compirà tutto (18, 24-34)

10. Cominciò a seguirlo (18, 35-43)

11. Scendi subito (19, 1-10)

inizio

 

1. So io cosa fare (Lc 16, 1-12)

1 Diceva anche ai discepoli: “Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.

2 Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare.

3 L'amministratore disse tra sé: Che farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza, mendicare, mi vergogno.

4 So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua.

5 Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo:

6 Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua cambiale, siediti subito e scrivi cinquanta.

7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua cambiale e scrivi ottanta.

8 Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

9 Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza ingiusta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10 Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti.

11 Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza ingiusta, chi vi affiderà quella vera?

12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?"

 

1.

Raccontando la parabola del padre fedele, Signore Gesù, ci hai lasciato comprendere che è stata la ricchezza a suscitare nel figlio minore quel desiderio di libertà, che lo ha portato a vivere lontano dal padre in modo dissoluto. E ancora la ricchezza ha reso invidioso, geloso, superbo e senza misericordia il figlio maggiore. Tutt’e due i figli hanno fatto soffrire il padre: si sono lasciati allontanare da lui dal loro errato rapporto con i beni di questo mondo. Se ne sono sentiti padroni, e non soltanto amministratori!

Ora tu, Gesù, parli ai tuoi discepoli, che vivono nel mondo e quindi hanno a che fare ogni giorno con le cose, le ricchezze, il denaro. Si lasceranno condizionare da esso? Il denaro avrà anche sul loro cuore quell’influsso che possiede sul cuore di tutti gli uomini? Sarà padrone della loro vita, delle loro azioni?

Grazie per la parabola che ci racconti. Hai fatto apposta a formularla in modo da attirare la nostra attenzione!

Un amministratore s’è fatto padrone di ciò che era incaricato soltanto di amministrare: allora il vero proprietario gli toglie il compito, ed egli rimane senza lavoro. Per vivere non gli resta che fare il manovale. Ma non è abituato. Dovrà mendicare? È vergognoso! Ha ancora un po’ di tempo a disposizione: egli cerca di sfruttarlo bene: fin che ne ha la disponibilità, regala una parte dei beni del suo padrone ad alcuni che avevano ancora dei debiti. Questi dovranno essergli riconoscenti vita natural durante: egli si garantisce così il futuro. Ha saputo usare con scaltrezza la propria autorità, e la propria disonestà!

Gesù, tu stai pensando ai tuoi discepoli: fossero così attenti e pronti a pensare al dopo, decisi a far passi coraggiosi in vista di quel futuro che dura l’eternità! Non puoi che lodare la previdenza dell’uomo interessato a garantirsi la sopravvivenza in questo mondo: vorresti vedere gli uomini altrettanto impegnati nel pensare e preoccuparsi del Regno di Dio! Fossero i tuoi discepoli, che sono figli della luce, così risoluti, pronti e coraggiosi nel prendere le decisioni necessarie ad assicurarsi la vita eterna! Essi userebbero diversamente anche il denaro! Questo non diventerebbe il loro padrone. Tu lo chiami mammona d’ingiustizia: gli uomini lo prendono come una sicurezza, un fondamento, una garanzia, e perciò se ne appropriano, come se potesse appartenere loro per sempre. Ma un giorno quel denaro verrà a mancare: non ci seguirà quando passeremo il confine del tempo. Allora ci sentiremo ingannati da esso; ma l’inganno ci pesa addosso già fin d’ora, perché, se riteniamo importante il denaro, esso cambia il nostro rapporto con Dio e il nostro rapporto con gli uomini! Non saremo capaci d’essere figli per Dio né fratelli per gli altri uomini. Un rapporto così stretto col denaro ci priva dello Spirito Santo. Esso è quindi una ricchezza “ingiusta”, perché distorce e distrugge il nostro giusto rapporto con Dio e con i fratelli.

L’amministratore condonò grossi debiti in modo disonesto per garantirsi un’amicizia su questa terra. Non sarò io capace di acquistarmi col denaro in modo onesto un’amicizia nel Regno dei cieli? I poveri vi saranno accolti certamente, perché Dio è loro amico, amico degli oppressi, dell’orfano e della vedova! Se questi diventassero miei amici, miei debitori, essi intercederebbero per me ed io sarei accolto nelle tende di Dio!

Gesù, tu continui il tuo insegnamento. Di poco conto è la grande quantità di denaro che l’uomo può possedere. È di poco conto e per di più esso non è nostro definitivamente, ma solo per un po’ di tempo. Esso non ci appartiene, ci è affidato, e noi ne siamo solo amministratori. Se sarò fedele nel compito di adoperarlo senza attaccargli il cuore, potrò ricevere compiti maggiori, quelli che procurano la vita divina agli uomini, servizi e incarichi nella tua Chiesa!

Se saprò distaccarmi dal denaro, farne un dono del tuo amore ai tuoi poveri e ai tuoi piccoli, tu mi renderai strumento di salvezza eterna, e salverai anche me!

Ti rendo grazie, Signore Gesù!

inizio

 

2. Viene annunziato il Regno di Dio (16, 13-18)

13 "Un servitore non può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e la ricchezza”.

14 I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui.

15 Egli disse: “Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa detestabile.

16 La Legge e i Profeti arrivano fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno usa violenza per entrarvi.

17 È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.

18 Chiunque manda via la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio."

 

2.

Signore Gesù, ora tu parli di servizio. Ogni uomo è un servitore, anche colui che si sente libero di fare ciò che vuole perché può disporre di denaro. Chi serve appunto il denaro, cioè la propria brama di possederlo, ha il denaro come padrone. Egli dovrà seguire le esigenze che il denaro gli impone, e si dimenticherà dei poveri, dei fratelli, del tempo da dedicare a Dio, e di Dio stesso. Chi serve la legge del denaro dimentica la legge di Dio: il possesso del denaro si mette al posto di Dio nel cuore dell’uomo. Esso pretende di essere la garanzia della sua vita, il suo appoggio sicuro: diventa idolo!

Signore Gesù, tu ci vuoi servi di Dio, obbedienti al Padre, legati a lui, affezionati al suo cuore attento ai poveri! Egli deve essere da noi riconosciuto come la nostra unica sicurezza, il nostro rifugio. Servire lui è la nostra gioia! Abbandoneremo il desiderio e l’attaccamento al denaro come immondizia, come la peggiore idolatria!

Quanto è difficile, Gesù, accogliere la tua Parola! Chi vuole apparire religioso trova giustificazione nella propria religiosità per pensare che il denaro sia benedizione di Dio, sia donato da lui come premio per l’osservanza della Legge. Così pensano i farisei, che ridono di te, disprezzandoti. Essi amano il denaro e fanno vedere di amare Dio. Essi servono a due padroni. Li servono proprio tutt’e due? Il denaro lo servono davvero, lo custodiscono con cura. Con altrettanta cura non conservano però la Parola di Dio, tanto meno accolgono te, Inviato del Padre!

Per questo tu sei duro con loro e riveli la menzogna della loro posizione, menzogna che inganna i semplici e i poveri. Essi pensano ciò che Dio non pensa. Dio infatti vede qual è il tesoro del loro cuore, ben diverso da ciò che vogliono far vedere! Usando parte del denaro per offrire sacrifici nel tempio essi giustificano l’attaccamento che hanno per esso e si fanno vedere dagli altri come graditi a Dio, amati da lui. Ma Dio ha parlato per mezzo dei profeti e ha condannato persino i sacrifici offerti, sì a lui, ma con cuore privo di misericordia verso i poveri e i sofferenti. Un tale comportamento è un “abominio”, un idolo posto in mezzo al tempio! Chi si comporta così non fa parte del popolo di Dio e non farà parte nemmeno del Regno che è iniziato con te.

Tu, Gesù, ora parli del tuo Regno! Giovanni il battezzatore ha chiuso l’attesa dei patriarchi e dei profeti. Egli ha atteso e indicato colui che la Legge e i Profeti hanno promesso. Queste promesse ora sono realizzate da Dio, compiute nel Regno! Chi ama Dio ora, da una presunta osservanza della Legge, passa all'ascolto diretto del Messia nel compimento del Regno.

Ciò sarà difficile soprattutto per coloro che deridono colui che lo annuncia! Ma anch’essi sono invitati. Sono invitati anche coloro che sono schiavi delle ricchezze e del denaro. Essi dovranno far violenza contro i propri desideri e le proprie tendenze. Se vogliono entrare devono faticare. Il Regno non si apre per i pigri, né per i disobbedienti a Dio! Il Regno non è una facilitazione per nessuno. Ciò che la Legge dice è tutto volere di Dio. Non cade dalla Legge quella parola che mette in guardia dalle ricchezze, né quella che maledice le ingiustizie sociali. Soprattutto non viene cancellata dalla Legge la Parola che annuncia il Servo di Dio, il Messia, come un re umile, come un giusto che salva gli uomini con l’offerta di se stesso in sacrificio, e apre così il Regno agli umili, ai poveri, ai peccatori: essi lo raggiungono benché non siano i legittimi eredi.

I ricchi non disattendono solo quelle parole della Legge che riguardano la ricchezza, ma anche quelle che riguardano la vita e la famiglia! Essi considerano le relazioni familiari di marito e moglie alla stregua di acquisti e vendite, e, disponendo del denaro, si ritengono padroni di seguire gli ondeggiamenti dei propri sentimenti e dei propri istinti.

Tu, Signore Gesù, ricordi la Volontà del Padre e le sue intenzioni anche a questo proposito. Come l’uomo deve manifestare il volto misericordioso di Dio col proprio distacco dal denaro e il suo uso per i poveri, così deve manifestare la fedeltà del Padre con la propria fedeltà nei rapporti familiari!

Grazie, Gesù! Tu mi riporti a contemplare il Padre e a vivere per lui, per dargli gloria manifestando in me la bellezza e la pienezza del suo amore!

Gloria a te, Signore Gesù!

inizio

3. Ho cinque fratelli (16, 19-31)

19 "C'era un uomo ricco, che portava dei vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti.

20 Un mendicante, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe,

21 bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto.

23 Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.

24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma.

25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ora, mentre lui è così consolato, tu sei in mezzo ai tormenti.

26 Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né alcuno, di laggiù, può giungere fino a noi.

27 E quello replicò: Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre,

28 perché ho cinque fratelli. Li metta in guardia, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento.

29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro.

30 E lui: No, padre Abramo, ma se fra i morti qualcuno andrà da loro, si ravvederanno.

31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgerà dai morti”.

 

3.

Signore Gesù, tu parli spesso dei ricchi e delle ricchezze. Spesso sei stato ospite di persone facoltose e hai rivolto loro gli inviti al Regno presente! I ricchi devono essere salvati, come i poveri, ma si trovano in una posizione sfavorevole, difficile. Essi, come tu hai già detto e come i Profeti spesso hanno insistito, dovrebbero usare le loro ricchezze per sollevare le sofferenze dei poveri; dovrebbero farsi carico di coloro che attendono da Dio il pane quotidiano. Essi lo possiedono per amministrarlo a suo nome secondo i suoi desideri.

Tu insisti, Gesù, con una nuova parabola. Sono molti infatti gli amici della ricchezza, molti coloro che servono mammona.

Un uomo ricco adopera le sue ricchezze per vestire e per mangiare. Nel vestire è vanitoso, nel mangiare è goloso. Per i vestiti segue la moda dei re e dei cortigiani privi di timor di Dio, per il mangiare le ricette complicate. È tutto preso dal vestire e dal mangiare. Non si accorge infatti che proprio davanti a casa sua Lazzaro muore di fame e non ha di che coprire le sue piaghe. Del ricco non conviene nemmeno ricordare il nome, perché Dio stesso ignora il nome di coloro che non si sono convertiti!

Lazzaro invece porta un bel nome: «Dio aiuta»! Egli attende da Dio il necessario, ma nessuno si fa alleato di Dio per lui. Non il ricco, che ne avrebbe la possibilità, ma non fa caso alle parole e alle sollecitazioni dei Profeti. Le piaghe del povero ricordano Giobbe, l’amico di Dio, ma inutilmente. Solo i cani immondi se n’accorgono e si avvicinano: nessuno li scaccia.

Tutt’e due muoiono, com’è ovvio. E tu, Gesù, con gioia fai intervenire gli angeli per portare Lazzaro accanto ad Abramo, affinché possa godere della benedizione promessa a lui e alla sua discendenza. Il ricco deve accontentarsi degli onori funebri degli uomini, ricchi come lui e vuoti di vita interiore, onori che non servono a colmare la distanza cui si era abituato, né a evitargli i tormenti dell’inferno che si è meritato.

Tu non dici, Signore Gesù, perché il ricco sia andato all’inferno. La ricchezza lo ha reso delinquente? Forse no. Tu ci lasci intuire solo questo: egli non ha ascoltato la Parola di Dio, non ha usato gli occhi per lui, non ha visto il povero, ha adoperato i doni di Dio solo per sé, non ha impiegato il denaro per farsi degli amici nelle dimore eterne!

Il povero gode l’amicizia di Dio e dei suoi santi, mentre il ricco ne è privato e soffre tremendamente senza speranza.

Tu, Signore Gesù, vuoi fare della tua parabola un invito pressante a conversione. Quel ricco non è l’unico. Molti sono come lui, molti continuano a vivere e godere dimenticandosi dei poveri e dell’amore che Dio ha per loro. Molti faranno la sua fine, se non cambiano strada, se non si convertono. Essi sono fratelli, e sono molti, tanti da occupare tutte le dita della mano.

Che cosa si deve fare per loro? Essi non pensano alla morte né all’eternità. Dicono che nessuno è tornato per dirci qualcosa, e ritengono veri gli spropositi senza fondamento e senza sapienza che vanno dicendo. Ecco, se uno almeno…, se anche solo uno ritornasse, se Lazzaro risuscitasse, crederanno!

Gesù, tu farai anche questo. Tu chiamerai dal sepolcro proprio uno che si chiama Lazzaro, ma dei ricchi nessuno ti darà ascolto, anzi…

Chi non dà attenzione alla Parola non ascolterà nemmeno chi risorge dai morti.

Tu stesso, Gesù, risorgerai, senza bisogno che alcuno ti chiami: ma i ricchi useranno il denaro per tentare persino di nascondere questo prodigio costringendo le guardie a mentire!

Tu ci rimandi alla Parola delle Scritture, al loro ascolto: da esse sapremo come usare le ricchezze, ma esse ci diranno pure come guardare i fratelli, e soprattutto come guardare te, per amarti, accoglierti, riconoscerti!

Signore Gesù, pietà di noi!

inizio

  

4. Siamo servi inutili (17, 1-10)

1 Disse ancora ai suoi discepoli: “E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per colpa del quale avvengono.

2 E' meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.

3 State attenti a voi stessi!

Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli.

4 E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai”.

5 Gli apostoli dissero al Signore:

6 “Accresci in noi la fede!”. Il Signore rispose: “Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sràdicati e vai a piantarti nel mare, ed esso vi ascolterebbe.

7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola?

8 Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu?

9 Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?

10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

 

4.

Ti ritrovi con i discepoli, Signore Gesù. Ad essi vuoi aprire il cuore, poiché sono essi quelli che ti faranno conoscere nel mondo!

Hai parlato dei ricchi e del pericolo in cui essi si trovano: possono essere d’inciampo ai deboli con il loro attaccamento al denaro, che “parla” sempre ingannando gli uomini, seducendoli e allontanandoli dal Padre! Ci sono anche altri comportamenti che fanno da ostacolo, che rendono difficile il credere in te. I discepoli stessi possono rendersi colpevoli di tale peccato. Peccato molto grave, al quale tu preferiresti la loro morte! La vigilanza quindi dev’essere costante e molto diligente!

Vigilanza alle proprie azioni e alle proprie parole, che non diventino per qualcuno occasione di distrazione o di allontanamento da te!

Tu continui, Gesù, a dire ai discepoli ciò che nessuno dice loro. Essi devono amarsi fino a vigilare sul comportamento gli uni degli altri. Il fratello deve aiutare il fratello ad accorgersi dei suoi errori e dei suoi peccati, che non diventino un ostacolo alla fede dei fratelli: deve aiutarlo anche col rimprovero, colmo di quell’amore che sa perdonare. E se la colpa del fratello fosse un torto contro di me, io devo essere disposto a ristabilire la comunione sette volte al giorno! Il peccato è peccato, ma il fratello è fratello, immagine di Dio, tuo discepolo, o Signore!

Ti ringrazio, Gesù, per questo tuo insegnamento. Quante volte sono stato io, e ancora lo sarò, il fratello che pecca! Grazie a queste tue parole trovo sempre colui che mi dice: ti perdono! E dentro questo amore del fratello è nascosto il tuo amore, amore efficace e meraviglioso!

Il compito di perdonare è grande, ed è dono tuo. Se tu non ce lo concedi, come faremo? È necessaria la fede in te, quella fede che fa conto sull’azione di quel Dio che ti ha mandato, quella fede che impegna il Padre stesso a intervenire.

Spostare le colpe e i peccati è come spostare il gelso nel mare. Perdonare è opera divina. Tu lo sai, Gesù, ma sai pure che la fede che ci è stata data accogliendo te è completa! Non occorre e non è possibile avere una fede più grande. La fede dei tuoi Apostoli è opera di Dio, è già grande, è meravigliosa. Basta adoperarla davvero!

La fede è dono grande, ma non deve essere occasione di orgoglio: tu aiuti gli apostoli a rimanere umili. Benché la loro fede e il loro compito siano importanti e necessari nel Regno, essi dovranno comportarsi come il servo buono e fedele.

Il servo buono lavora tutto il giorno, ma non pretende nulla, non vanta diritti, non si ritiene grande. Egli continua a voler servire, continua ad amare. Il servo che ubbidisce a te, Gesù, ubbidisce con amore ed è lieto di continuare ad amare, a ubbidire, ad ascoltarti. La sua gioia sta nel fare continuamente la tua opera, nel realizzare la tua Volontà, nel rimanere servo tuo nella tua Chiesa. Egli impara da te, che continui a fare la volontà di colui che ti ha mandato, e mai pretendi qualcosa per te stesso dal Padre! Quando hai compiuto tutto, tu hai detto: “A te consegno il mio spirito!”

Tu sei il servo che è sempre servo, Gesù!

Voglio imparare da te e dire ogni volta al Padre: ho fatto tutto, eccomi, sono ancora a tuo servizio. Eccomi, se mi vuoi adoperare come uno dei tuoi servi! Non sono importante, sono inutile, ma sono tuo!

Vigilanza, perdono, fede, umiltà!

Oggi mi hai arricchito di somiglianza a te, Signore Gesù! Ti ringrazio e ti supplico: abbi pietà di me!

inizio

 

5. Tornò indietro (17, 11-21)

11 Nell'andare verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samarìa e la Galilea.

12 Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza,

13 ad alta voce, dissero: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!”.

14 Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono purificati.

15 Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;

16 e si gettò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.

17 Ma Gesù osservò: “Non sono stati purificati tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?

18 Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?”. E gli disse:

19 “Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato!”.

20 I farisei gli domandarono: “Quando verrà il regno di Dio?”. Egli rispose:

21 “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: Eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!”.

 

5.

Continui il tuo cammino verso Gerusalemme, Gesù! La città santa è la tua meta, il tuo continuo riferimento. Là Dio manifesterà te come il suo Messia attraverso l’incomprensione e il rifiuto degli uomini. Gerusalemme è la meta, ma non disdegni le altre regioni: tu passi in mezzo ad esse con tutto il tuo amore per il Padre e per gli uomini. Essi devono vederlo, e goderne!

Tu non avevi avuto timore di toccare un lebbroso per guarirlo. Ora essi, i dieci lebbrosi che t’incontrano, si tengono lontani: ti ritengono un osservante della Legge, e ti amano. Non gridano “Immondo, immondo”, ma chiamano te per nome, usando il titolo udito sulla bocca dei tuoi discepoli, e rivolgono a te la preghiera che si rivolge a Dio nei salmi. La loro fede è forte: non hanno paura di gridare, di far sentire a tutti la fiducia riposta in te. Essi sono dieci, il numero necessario per costituire un popolo per l’ascolto di Dio e per la sua lode: essi rappresentano davanti a te tutto il popolo, e anche tutti i popoli, poiché tra essi c’è pure un samaritano!

Tu, Gesù, li vedi. Il tuo sguardo nota la loro situazione non solo di sofferenza, ma anche di maledizione, di popolo fuori del popolo! Tu vedi anche la loro attesa e la loro speranza, sorretta dalla fiducia data a te come maestro e come autorità! Tu vedi la fede riposta nella tua parola: essi, tenendosi a distanza, non attendono che una tua parola!

Il profeta Eliseo aveva inviato all’acqua del Giordano il pagano Naaman che chiedeva guarigione dalla lebbra. Tu non mandi questo piccolo popolo a compiere un gesto: esso è già puro per la fede in te e per l’ascolto della tua parola. Tu li mandi a verificare lo stato di purità già avvenuto. Ed essi non si indignano, come si è indignato Naaman, ma ti ubbidiscono con prontezza.

Si accorgono che l’incontro con te ha allontanato la lebbra! Sono preoccupati delle conseguenze sociali? Si avviano ad offrire il sacrificio rituale al tempio di Gerusalemme, dove anche tu sei incamminato?

Uno di loro ritorna per lodare Dio! Si inginocchia davanti a te e ti ringrazia! Egli riconosce che tu sei il luogo di Dio, il tempio della sua Presenza! Egli si è accorto che tu sei Dio, e ringrazia te per l’opera che Dio ha compiuto. Risanare e purificare un lebbroso, maledetto da Dio, solo lui lo può fare!

Egli è un Samaritano! È doppiamente lebbroso, doppiamente maledetto! Eppure egli torna indietro: ha saputo riconoscerti, ha visto chi tu sei.

Gli altri nove, non stranieri, appartenenti al popolo, non sanno riconoscerti. Essi non leggono i segni, non vedono, rimangono ciechi. Tu ti meravigli, Signore Gesù! La tua meraviglia è grande: solo uno straniero ti riconosce. Solo uno straniero riceve salvezza. Egli aprirà le porte del Regno ai popoli, ai pagani: uno straniero rende piena la propria fede! Egli ora può alzarsi, risorgere, andare. La sua vita è piena, la sua vita è nelle mani di Dio, poiché egli ti ha riconosciuto come il suo Messia e si è messo a tua disposizione gettandosi ai tuoi piedi!

Assistono a tutta la vicenda coloro che ancora non ti accolgono, i farisei. Ti odono parlare di salvezza e di fede e pensano subito al regno di Dio, il regno dei salvati, nel quale ritengono di poter entrare di diritto, anche senza di te, semplicemente perché appartengono al popolo.

Tu sai che il Regno non è come essi ritengono, non è un loro diritto, non è riservato a loro! Hai già lasciato capire che il samaritano vi è entrato, ma essi non intendono.

Il regno non è riconoscibile con metodi umani, non è oggetto di calcolo intelligente, non è riservato a chi lo vede come qualcosa di esteriore, né dobbiamo attendere che siano gli altri ad indicarcelo.

Il Regno di Dio, il luogo della nostra pace, sei tu, Gesù. Tu in mezzo a noi, tu in noi! Chi ti riconosce e ti accoglie come tempio della gloria di Dio, costui è entrato nel Regno! Chi viene a te per rendere grazie a Dio, costui è già guidato, protetto, amato dal Padre. Chi si mette ai tuoi piedi in ascolto, costui può alzarsi e andare e portare vita e gioia in tutto il mondo: non gli manca più nulla!

Grazie, Signore Gesù! Tu sei in mezzo a noi, mandato dal Padre per farci gustare il suo amore e la sua pace! Tu sei il Regno di Dio che ci avvolge silenziosamente! Gesù!

inizio

 

6. Nei giorni del Figlio dell’uomo 17, 22-37

22 Disse ancora ai discepoli: “Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo, ma non lo vedrete.

23 Vi diranno: Eccolo là, oppure: Eccolo qui; non andateci, non seguiteli.

24 Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all'altro del cielo, così sarà il Figlio dell'uomo nel suo giorno.

25 Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione.

26 Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo:

27 mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.

28 Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano;

29 ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti.

30 Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà.

31 In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro.

32 Ricordatevi della moglie di Lot.

33 Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi la perderà la conserverà viva.

34 Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l'uno verrà portato via e l'altro lasciato;

35 due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l'una verrà portata via e l'altra lasciata”. (36)

37 Allora i discepoli gli chiesero: “Dove, Signore?”. Ed egli disse loro: “Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi”.

 

6.

Signore Gesù, dopo aver risposto ai farisei e averli resi attenti alla tua Presenza, ora continui rivolto ai discepoli che ti amano e che sanno già chi sei. Anch’essi sono desiderosi di manifestazioni di potenza da parte tua. Anch’essi vorrebbero vederti venire “sulle nubi del cielo”. Essi stessi verranno cercati da chi ha pretesa di vedere segni straordinari e da chi vuole ingannare con le proprie trovate e le proprie false sicurezze.

La tua presenza e la tua opera non ha bisogno di indicazioni altrui: essa s’impone da sé, come la folgore, e tutti se ne accorgeranno! Come la folgore sarà pure improvvisa ed imprevista!

Gesù, tu stai pensando alla tua manifestazione ai cuori degli uomini dopo la risurrezione dai morti: la loro adesione a te, rifiutato e crocifisso, sarà imprevista, sarà improvvisa, come il passaggio di un fulmine che sconvolge. Così avvenne a Saulo di Tarso e a molti altri.

Gli uomini dovranno vigilare, rimanere in attesa. C’è il rischio che tu passi e qualcuno non s’accorga di te, che tu venga annunciato e la tua Parola sia ignorata, che il tuo Nome risuoni e chi lo ode lo copra con altri rumori. Le occupazioni della vita terrena possono confondere, possono distogliere l’attenzione dalla Parola che dona la vita eterna.

Tu paragoni il tuo passaggio per ogni uomo a ciò che avvenne durante la vita di Noè. Egli era attento a Dio, così poté seguirne l’invito ed essere salvato, mentre tutti gli altri, intenti nelle faccende quotidiane, non s‘accorsero del pericolo; la loro vita scomparve! Ricordi ancora l’episodio di Lot. Egli ascoltava la parola di Dio mentre tutti erano impegnati nelle occupazioni normali. Si distinse da loro uscendo dalla città, e tutti gli altri perirono nel fuoco.

Ci vuoi invitare ad ascoltare la tua voce, Gesù, e non quella degli uomini. Essi non danno salvezza!

Facendo come fanno tutti rimarremo senza vita. Seguendo te potremmo essere accusati di stranezza o d’originalità, ma saremo salvati, riceveremo la Vita!

Non dovremo rimpiangere nulla! Chi segue te, chi accoglie la tua Vita, non dovrà tornare indietro. Tutto ciò che uno avrà lasciato, quando la tua luce è brillata ai suoi occhi, non servirà più, anzi, potrà diventare inciampo, perditempo, inutile legame, che fa perdere la vita!

Dimentico del passato, benché in esso tutto sia stato tuo strumento provvidenziale, proteso verso di te, cerco di raggiungerti! Solo tu, solo la tua Parola, Signore Gesù! La moglie di Lot rimane a testimonianza della pericolosità mortale dell'interessarci di tutto ciò che abbiamo lasciato per seguire te!

Ci ricordi ciò che ci hai già detto, Gesù. Salvare la nostra vita? Se volessimo salvarla noi la sottrarremmo alla tua Parola e alla tua obbedienza, e la perderemmo per sempre!

Dobbiamo solo rafforzare il legame con te! Non possiamo cercar di mantenere i legami di parentela o di lavoro: questi non ci salvano.

Il proverbio, che tu adoperi per rispondere ai discepoli ancora curiosi di sapere, ci lascia pensierosi. Tu vuoi dire loro che tutto sarà evidente a tutti: tutti vedono dove si dirigono gli avvoltoi! Ma con esso ci lasci riflettere ancora sulla tua morte: darai la tua carne e il tuo sangue perché noi, peccatori, ci nutriamo e riceviamo vita! Come gli avvoltoi cercano il cadavere, noi cerchiamo te, che hai dato la vita per noi! Non ci sarà altro luogo verso il quale affrettarci che quello dove ci sarà il tuo Corpo e il tuo Sangue, cibo e bevanda che nutre e ristora la nostra vita!

inizio

 

7. Pregare senza stancarsi mai (18, 1-14)

1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:

2 “In una città viveva un giudice, che non aveva alcun timor di Dio e né riguardo per nessuno.

3 In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.

4 Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio né ho rispetto per nessuno,

5 poiché questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi”.

6 E il Signore soggiunse: “Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto.

7 E Dio non farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà aspettare a lungo ?

8 Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

9 Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di esser giusti e disprezzavano gli altri:

10 “Due uomini salirono al Tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano.

12 Digiuno due volte la settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo.

13 Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava alzare nemmeno gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.

14 Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua in pace con Dio, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.

 

7.

Tu verrai, Signore Gesù, nella gloria del Figlio dell’uomo! Tu verrai, ma ci sarà chi, come Noè e Lot, saranno vigilanti e attenti? Ci sarà chi ti attende con amore? I tuoi discepoli si lasceranno riempire il tempo dalle occupazioni del lavoro, del cibo e del vestito? Quale aiuto potrà esser loro dato perché non cessi la loro vigilanza?

Grazie, Gesù, per la parabola che racconti!

È necessario pregare sempre, e non stancarsi di pregare! Chi continua a domandare sa di non avere ancora tutto, sa di avere tuttora bisogno, di non farcela da solo, d’essere un povero, di non avere diritti.

Chi prega sempre è come la vedova che tu presenti nella parabola. Ella è oppressa; qualcuno la sfrutta, sapendo che lei non può difendersi. Ma ella sa che c’è qualcuno che, anche se non sembra a prima vista, può intervenire e risolvere il suo problema. Ella ha una sola arma, l'insistenza ostinata, e quindi chiede senza stancarsi, senza perdersi di coraggio.

Tu metti davanti a lei un giudice che non teme Dio, ricco quindi di peccati e di superbia. La vedova insiste ugualmente, sicura di ottenere!

Gesù, tu ci mostri che noi, tuoi discepoli, dobbiamo avere la stessa sicurezza della vedova, anzi, ancora maggiore, perché la nostra preghiera non è rivolta ad un giudice iniquo, ma al Dio vivente che ci riconosce suoi eletti! Noi siamo amati dal Padre, siamo chiamati da lui, persino stimati, perché abbiamo accolto suo Figlio! Egli farà giustizia, non ci farà attendere! Egli ci renderà giusti, gradisce la nostra vita di discepoli del suo Figlio, ci dona salvezza.

Ci raccomandi di rimanere sempre nell’atteggiamento di chi chiede, di chi è convinto di essere povero, di avere bisogno, e non di essere già a posto, come purtroppo molti sono tentati di ritenere.

Per aiutarci a vincere proprio questa tentazione racconti l’altra parabola. La tentazione di ritenersi degli arrivati è possibile ed è frequente. È una tentazione conosciuta e seguita nel popolo che ti circonda, ma è presente anche tra i tuoi discepoli, Signore Gesù!

Chi presume di essere giusto davanti a Dio grazie alle proprie forze, osserva gli altri con superiorità, li disprezza, non li guarda con quell’amore e quella misericordia con cui il Padre li desidera incontrare. L’atteggiamento di presunzione si manifesta persino nella preghiera.

E così, tu, Gesù, ci presenti ancora la preghiera, quella falsa e quella autentica.

La preghiera falsa non incontra il cuore misericordioso di Dio. Di falsità nella preghiera è tentato l’uomo giusto, colui che ritiene d’essere capace di piacere a Dio senza di te, perché capace di compiere alcune azioni buone. È vero che le compie, ma esse non salvano! Se chi le compie si mette davanti al Padre con autosufficienza, come non avesse più bisogno di nulla, come se il Padre non potesse essere Padre per lui, ma solo padrone che distribuisce la ricompensa che ci si è guadagnata, allora quell'uomo rimane com'è. Egli non riconosce Dio come colui che dà la vita e che la dona gratuitamente. Costui non sa più attendere nulla da Dio, non attende te, Gesù!

Il fariseo ringrazia: egli possiede tutto, non chiede nulla, non attende la tua venuta! Quando tu verrai egli non avrà fede da presentare! Egli non attenderà nessuno, e sarà quindi tutto preso dalle cose del mondo: sarà come gli uomini che vivevano attorno a Noè e Lot.

Tu scopri che la preghiera del peccatore è autentica. Il peccatore non è certamente modello da imitare per il suo peccato. Egli, cosciente del proprio peccato e del proprio bisogno di salvezza, si fa umile. All’umile Dio fa grazia! Nella sua umiltà il peccatore riconosce che solo Dio può salvarlo, e che lo può salvare non per meriti acquisiti, ma solo per la sua bontà, per amore del suo nome. Egli si rivolge a Dio con le parole di Davide, il re peccatore che ha ottenuto misericordia.

La preghiera del peccatore è quella vera, perché siamo peccatori, tutti bisognosi di salvezza e di misericordia, tutti bisognosi di te, Gesù, Salvatore del mondo.

Gesù, sono peccatore. Vieni tu a salvarmi. Attendo la tua venuta per poter dire a Dio: grazie per la tua salvezza! Già ora posso dire però: Grazie, Padre, per aver mandato il tuo Figlio ad incontrarmi, ad amarmi, a perdonarmi!

E gloria a te, Gesù, che guardi con amore e pazienza il peccatore!

inizio

 

8. Una cosa ancora (18, 15-23)

15 Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.

16 Allora Gesù li fece venire avanti e disse: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio.

17 In verità io vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come l'accoglie un bambino, non vi entrerà”.

18 Un notabile lo interrogò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.

19 Gesù gli rispose: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.

20 Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre ”.

21 Costui disse: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza”.

22 Udito ciò, Gesù gli disse: “Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!”.

23 Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.

 

8.

Signore Gesù, hai insegnato con le parabole quale spirito di povertà deve avere il discepolo e come deve sentire gli interventi di Dio nella propria vita, interventi di amore del tutto gratuito. Ora tu hai l’occasione di ribadire l’insegnamento con un gesto eloquente.

Le mamme portano davanti a te i loro piccoli: esse vogliono semplicemente che tu li tocchi. I bambini non hanno alcun merito, non hanno ancora fatto nulla nella loro vita né in bene né in male, non sono né giusti né peccatori.

I tuoi discepoli lo vedono come un perditempo? Oppure come una pretesa inutile e sconveniente?

Tu, invece, anche questa volta vedi le cose diversamente dai tuoi discepoli.

Venendo a te i bambini danno una lezione agli adulti. I piccoli ti accolgono con semplicità. Essi non hanno pretese: sanno ricevere tutto come dono. L’atteggiamento del bambino è esemplare, come quello del pubblicano che si batte il petto. Il Regno va accolto per potervi entrare! Il bambino non vanta diritti, non fa calcoli. Il Regno di Dio è un dono immeritato che deve suscitare un continuo grazie dal cuore che lo riceve! La vita di chi lo accoglie diventa una continua « eucaristia », cioè rendimento di grazie!

Sanno tutto ora i tuoi discepoli? Tu hai detto tutto, Gesù, ma noi dimentichiamo spesso ciò che è essenziale. Tu avevi detto la necessità di rinunziare a tutto per essere tuoi discepoli. Ora ti viene data occasione per ricordarci di nuovo questa necessità.

Uno dei capi ti ripete una domanda importante.

Bisogna fare qualcosa per avere la vita eterna? Può l’uomo, e come può, acquistarla o meritarla?

Tu lo sai, Gesù, perché sei Maestro e perché sei buono; tu porti in te la bontà di Dio! Il capo ti chiama buono, sarà pronto a ritenere «buona» la tua risposta alla sua richiesta? Tu glielo fai notare! È di Dio la bontà, anche la tua! Se egli per «buono» intendesse che fai favori gratuitamente per rendere facili i passi difficili, tu gli ricordi che tutto dipende dal Padre. Tu devi proporre la via di Dio, la proposta di Dio, che è appunto accogliere e seguire colui che egli ha mandato! Tu non puoi cambiare questi disegni del Padre!

Passo importante per chi guarda in alto, per chi cerca la vita di Dio, è partire dall’obbedienza comune a tutti, dall’umiltà di chi fa parte del popolo di Dio e cammina in mezzo ad esso: conoscere i comandamenti che manifestano l’amore del prossimo, e la cui osservanza può quindi essere verificata da tutti. Gesù, tu chiedi che chi cerca il Regno sia umile e compia i piccoli passi comuni a tutti.

Chi ti interroga è già su questa strada, compie già quanto è gradito al Padre! Ma egli desidera ancora qualcosa, quel qualcosa di cui si percepisce mancante, ma che non conosce ancora.

Sei tu, Gesù, la vita! Se quell’uomo vuole te deve lasciare tutto il resto, tutto ciò che di buono possiede, anche tutto ciò che gli permette di fare opere buone!

“Vendi tutto quello che hai”. La vita eterna non si confonde con la vita materiale.

“Distribuiscilo ai poveri”: senti fratelli quegli uomini che s’affidano a Dio!

“E vieni, seguimi!”, leggero, senza pesi, senza impedimenti, senza preoccupazioni, “segui me”!

Sei tu la vita, Signore Gesù! Tu sei la vita eterna e dai a noi la vita eterna, quando nel nostro cuore c’è spazio libero!

Quello era molto ricco e aveva il cuore legato alle ricchezze. Egli divenne triste perché non cercava la vita eterna per avere la vita, ma solo per una soddisfazione in più. Divenne triste perché le ricchezze non danno la vita.

Io canto di gioia, Gesù, perché ho consegnato tutto a te, tutto me stesso!

Tu sei il tesoro di Dio, tu mio tesoro!

inizio

 

9. Si compirà tutto (18, 24-34)

24 Quando Gesù lo vide così triste, disse: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio.

25 E' più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!”.

26 Quelli che ascoltavano dissero: “E chi può essere salvato?”.

27 Rispose: “Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”.

28 Pietro allora disse: “Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito”.

29 Ed egli rispose: “In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio,

30 che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà”.

31 Poi prese con sé i Dodici e disse loro: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo.

32 Infatti verrà consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi

33 e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà”.

34 Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.

 

9.

I tuoi occhi, Signore Gesù, sono aperti e costantemente attenti a vedere la gloria di Dio! Ora vedono la tristezza sul volto dell’uomo ricco, tristezza come segno che in lui non è entrato quel “sì” che rende piena la vita.

Preferendo le ricchezze a te egli si è privato della vita, della gioia, della libertà. Egli rimane sì una persona impegnata ad ubbidire ai comandamenti, ma purtroppo incapace di accogliere la pienezza che il Padre dona gratuitamente a chi gratuitamente l’accetta. L’impegno, da solo, non dà gioia: questa viene dall’amore: l’amore deve essere rivolto ad una persona che non delude, e non ad un dovere, per quanto questo possa essere utile e stimato!

Tu vedi la tristezza sul volto di colui che voleva la vita eterna, e ne dai la spiegazione. Chi possiede ricchezze ha molta difficoltà ad entrare nel Regno! Chi possiede ricchezze ama le ricchezze, vi rimane attaccato e non riesce ad accogliere te totalmente. Qualunque tipo di ricchezza pone ostacoli all’essere semplici e accoglienti come un bambino. Tu, Gesù, non pensi sicuramente soltanto alla ricchezza materiale, ma anche all’attaccamento ai propri meriti, agli affetti familiari, all’appartenenza al popolo eletto! Chiunque si vanti di qualcosa, chiunque si appesantisca e si arricchisca di bagagli, non potrà entrare per la porta stretta! Ci doni pure un’immagine che rende plastica e persino assurda e buffa questa impossibilità: il cammello dovrebbe entrare per la cruna d’un ago!

La domanda che ti pongono gli attoniti ascoltatori è anche nostra, Gesù. Anch’io ti chiedo: “ma allora nessuno sarà salvato?” Nessuno! È vero: nessuno ha la capacità e la forza di salvare se stesso! La salvezza è dono di Dio! Per tutti la salvezza è dono, o non è salvezza: è dono per i ricchi, è dono per i farisei, ugualmente come lo è per i peccatori!

Tutti devono ammettere di aver bisogno del Salvatore, di aver bisogno di te!

La salvezza viene da Dio, o non è salvezza. Dio vuole salvarci, e lo fa attraverso di te!

Pietro prende coraggio, e con lui i Dodici. Essi hanno fatto ciò che non è stato capace di fare quell’uomo ancora triste. Hanno lasciato le loro ricchezze e ti hanno seguito! Tu sei la loro ricchezza! Tu sei la speranza della loro vita.

La tua risposta, Gesù, dona pace e gioia non solo a Pietro, ma anche a me e a tutti coloro che hanno posto te al di sopra di tutto. La gioia che possono dare le cose possedute e addirittura le persone amate è molto poco al confronto di quella che troviamo nel Regno di Dio! Egli riempie la vita già ora e nell’eternità.

La tua parola è una promessa sicura, Gesù, come la benedizione di Dio ad Abramo! Noi riposiamo su queste tue parole, che vediamo già realizzate nella tua Chiesa e sentiamo già operanti nella nostra vita!

Ma tu sai che non dobbiamo guardare egoisticamente al Regno di Dio: esso non richiede solo la rinuncia alle cose, ma anche a se stessi, come avevi già detto. Ora, in segreto, lo ricordi ai tuoi Dodici, che sono in cammino con te verso Gerusalemme. La grande salita sta davanti a te come davanti a loro.

“Noi saliamo…”, noi! I discepoli condividono tutto con te. Essi condivideranno anche la realizzazione delle profezie, le sofferenze, il rifiuto e la morte. Essi lasceranno la loro stessa vita con te. Essi vedranno te, dopo tre giorni, risorto! Allora forse capiranno che la salvezza è gratuita, che è dono del Padre e viene dalla tua offerta, dal sacrificio della tua vita!

Tu non parli della tua passione e della tua morte come fosse opera degli uomini e nemmeno come fosse una sconfitta. Tu parli come di un disegno di Dio, il disegno dell’amore del Padre che si deve compiere perché gli uomini, poveri e ricchi, farisei e peccatori, possano essere salvati!

Tu parli, Gesù, ma come possono capire i tuoi? Benché essi abbiano lasciato tutto e tutti, non hanno ancora ricevuto la luce né l’intelligenza. C’è davvero bisogno che tutto si compia, altrimenti nemmeno i tuoi comprenderanno che tu sei il Figlio dell’uomo che porti nel mondo la gloria di Dio!

inizio

10. Cominciò a seguirlo (18, 35-43)

35 Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare.

36 Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse.

37 Gli risposero: “Passa Gesù, il Nazareno!”.

38 Allora gridò dicendo: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”.

39 Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano, perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”.

40 Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando fu vicino, gli domandò:

41 “Che vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose: “Signore, che io veda di nuovo”.

42 E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”.

43 Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

 

10.

Sei vicino a Gerico, Signore Gesù! È la città che incontri prima di salire nel deserto, verso Gerusalemme; è la città conquistata senza armi da Giosuè, donata gratuitamente da Dio al popolo che ha espresso la sua fede ubbidendo al suono delle trombe! Qui ti manifesti ancora come colui che è inviato dal Padre a donare salvezza. Qui manifesti quanto è gradita a Dio la fede in te!

A Nazaret avevi detto d’esser stato mandato per dare la vista ai ciechi. Ed ecco qui un cieco, costretto a vivere di elemosina, condizionato in tutto da tutti. Egli non ti può vedere, non può incrociare il suo sguardo col tuo. Alla sua domanda di curiosità – vuol sapere cosa sta succedendo – gli rispondono che sei tu che passi. Tu non fai tutto quel chiasso, ma attorno a te s’accalca la gente che t’accompagna. Ti chiamano il Nazireo: il consacrato, l'annunciatore, il germoglio! Tu sei davvero tutto quello che il nome dice o evoca! Il cieco capisce subito tutto. Che egli abbia saputo ciò che tu hai detto a Nazaret? Egli capisce che tu sei di passaggio, e non vuole perdere questa occasione: forse è l'unica della sua vita!

Egli ti chiama, benché non ti veda. Ti chiama per nome e aggiunge la sua fede: “Figlio di Davide”! Per lui tu sei il re d’Israele, colui che compie le promesse, l’atteso da tutti.

Il cieco ha “visto” con chiarezza e continua a gridare nonostante i rimproveri di coloro che gli avevano detto della tua presenza.

Perché lo sgridano?

Non vogliono che tu sia disturbato da un accattone e che tu ti fermi con lui? O pensano sia un’esagerazione chiamarti Figlio di Davide? O temono reazioni dei politici e dei romani che abitano o stazionano a Gerico? Ma egli non tace, anzi, continua da solo quel grido che da molti sarà ripetuto gioiosamente al tuo arrivo a Gerusalemme. Ancor più forte fa udire la sua fede: abbi pietà di me!

La preghiera del peccatore e del misero, la preghiera rivolta a Dio misericordioso, egli la rivolge a te, Gesù. Egli sa che tu compi le opere di Dio e che perciò Dio abita in te!

Tu ti fermi: questo grido è importante. Questa fede non può essere ignorata. Ti fermi sulla strada: non hai più fretta. Tu vuoi vedere colui che grida la sua fede in te, una fede autentica, che dev’essere imparata anche da coloro che ti seguono, dai tuoi discepoli, da tutti. Te lo conducono per mano, Gesù: sia lui che coloro che lo sgridavano devono fare dei passi, devono ubbidirti e avvicinarsi.

Vuoi ancora udire la voce del cieco perché esprima del tutto la sua fede. Egli non vuole elemosina, egli vuole vedere, vuole vederti. Venendo da te egli ha fatto un nuovo passo nella fede: per lui tu sei ora il Signore. Egli non ti ritiene soltanto il re d’Israele, ora per lui tu sei il Dio che ama i poveri! Egli vuole ubbidirti.

Tu non lo fai attendere.

Hai detto ai discepoli che Dio non fa attendere coloro che pregano con l’insistenza della vedova. Ora qui c’è uno che ha pregato con insistenza, e con la sua insistenza ha superato l’ostacolo di coloro che volevano farlo tacere: tu, che sei il Signore, tu che sei la Parola del Dio vivente, non fai attendere, fai subito giustizia. La tua giustizia è luce ai suoi occhi, la tua giustizia è salvezza.

Gli altri devono camminare ancora molto con te per essere salvati; anche i tuoi discepoli devono seguirti ancora con fatica prima di godere la salvezza. Il cieco invece è già salvato: il mondo non lo domina e non lo condiziona più. Egli ti segue, e glorifica Dio senza dover entrare nel tempio, perché sa che sei tu la presenza del Dio vivente!

Ora tutta la folla diviene il vero popolo di Dio perché ha visto te, aiutata dalla vista del cieco che vedeva prima di vedere! Il vedere te e il riconoscerti rende gli uomini popolo, li unisce, fa di essi uno solo, sotto la tua guida!

Gloria a te, Signore Gesù, figlio di Davide!

inizio

 

11. Scendi subito (19, 1-10)

1 Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando,

2 quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,

3 cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.

4 Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.

5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”.

6 Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.

7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: “E' andato in casa di un peccatore!”.

8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

9 Gesù gli rispose: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo;

10 il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

 

11.

Signore Gesù, ora ti sta seguendo uno che vede, un povero che non chiederà più elemosina agli uomini. Ti sta pure seguendo un popolo vero che dà gloria a Dio perché sa che egli opera in te. La città di Gerico accoglie il risuonare della lode come una città al passaggio del suo re! A questa lode si muove il capo di coloro che sostengono i nemici. È l’impuro Zaccheo, il cui nome significa « puro »! solo tu, Gesù, lo chiami per nome, realizzandolo. Sulla tua bocca il suo nome acquista il suo vero significato, perché tu lo incontri, lo ami, lo cambi!

Egli è impuro perché pubblicano e perché ricco. È tra coloro cui “è molto difficile entrare nel Regno”! Egli è il cammello: come entrerà nella cruna d’ago? Egli però desidera vedere te. Tu sei diventato importante per lui. Egli viene, ma non compra col suo denaro la possibilità di vederti, la compra rinnegando se stesso, rimettendoci la reputazione da parte della città: corre avanti e sale sul sicomoro! Tutti vedono lui, il ricco, il capo, compiere il gesto di un ragazzo. Piccolo di statura, per te si fa piccolo in tutti i sensi!

La folla che segnala la tua presenza, Gesù, ti nasconde allo sguardo del peccatore, del piccolo, di colui che ha bisogno di te. La folla che glorifica Dio impedisce a colui che ti cerca di vederti, come impediva al cieco di chiamarti!

Sei tu che vedi, Gesù! A te non sfugge la voce di chi ti supplica e a te non sfugge il desiderio silenzioso di chi vuole conoscerti. Tu alzi lo sguardo e vedi Zaccheo sull’albero, tra le fronde.

Alzando lo sguardo tu vedi soprattutto la volontà del Padre, vedi il suo amore posato sull’uomo che cerca te, suo Inviato, suo Figlio. Il Padre ama chi ama te, Gesù! E tu fai ciò che Dio ha fatto: egli ha chiamato Adamo, peccatore, nascosto tra le foglie. Così tu chiami Zaccheo, gli comandi di scendere perché a te è stato comandato di amarlo.

Tu obbedisci, comandando! Per questo il tuo comando dà gioia, rallegra, suscita vita nuova nel cuore del peccatore. Tu hai fretta, Gesù: subito, oggi, devo rimanere. È volontà del Padre che tu in fretta ti fermi!

Nella casa di Zaccheo non hai più fretta: là dimori, là trascorri la notte!

Coloro che glorificavano Dio per la vista del cieco sono rimasti ancora ciechi. Ora non vedono più in te il Messia promesso. Ora essi mormorano, come il popolo mormorava contro Dio e contro Mosè ad ogni passo verso la terra della promessa!

Gli uomini non comprendono la tua obbedienza, non vedono l’amore del Padre, non godono che il medico abbia raggiunto il malato. Essi non comprendono che a Dio tutto è possibile e che addirittura la città è persino salva dal peso dell’oppressione, se il capo degli oppressori ti accoglie e se tu lo ami! Non lo comprendono: come potrà comprenderlo Gerusalemme? Come potrà comprenderlo Caifa?

Il tuo amore, Gesù, non è sterile. Zaccheo, l’impuro, diventa davvero Zaccheo – Puro!

Egli si alza solennemente davanti a te, e pubblicamente rinuncia alla ricchezza e alla frode. Egli decide ciò che è già avvenuto: è divenuto « Puro » accogliendo te, ora abbandona ciò che aveva offuscato il suo nome, ciò che aveva rovinato la sua vita. Le sue ricchezze divengono un tesoro in cielo e il suo peccato viene riparato.

Il cammello è passato per la cruna! Ciò che agli uomini è impossibile non lo è per Dio! Il cieco vede, l’Impuro è diventato Puro, il ricco è diventato povero! Davvero a Dio tutto è possibile. Il medico rialza il malato, il pastore ritrova la pecora, il padre ricupera il figlio traviato.

Questo è il giorno della salvezza, il giorno di Dio, il giorno del Figlio dell’uomo! Godo con te, Gesù, che sai riconoscere come figli di Abramo, destinatari delle benedizioni, coloro che gli uomini vedono solo come peccatori e impuri. I tuoi occhi sono puri e luminosi: essi inondano di luce tutto ciò che vedono! Tu sei venuto a cercare, e trovi coloro che ti cercano!

Alza i tuoi occhi, Gesù, anche verso il mio albero! Eccomi, sono pronto a scendere appena tu mi chiami!

inizio

Nihil obstat: cens. eccl. P. Modesto Sartori, Arco, 16.08.2006