Le ICONE nella Cappella della Casa di Preghiera (scritto e audio)
Breve spiegazione delle icone e altri segni della Cappella
benedetta nel 1982, dipinta nel 1997 (1600° anniversario del martirio dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro, Sanzeno, 397)
Puoi ascoltare la spiegazione scorrendo le immagini
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1. Ingresso
Siamo nella Casa di preghiera Santa Maria Assunta di Tavodo.
Entriamo nella cappella dedicata alla Beata Vergine Maria Immacolata.
La cappella è stata benedetta dall’Arcivescovo di Trento Mons. Alessandro M. Gottardi, alla vigilia della solennità dell’Immacolata del 1982, due mesi dopo l’inaugurazione di questa Casa, da lui fondata.
2. Maria del segno
All’ingresso ci accoglie proprio lo sguardo dolce di Maria Ss.ma dall’icona, detta della “Madonna del Segno”.
Maria porta in sé la Presenza del Figlio benedicente, e così ci ricorda quanto egli stesso ha affermato: “Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto” (Gv 15,5). Sarà questo il dono che riceveremo nel tempo di sosta nella cappella, il dono di accogliere in noi Gesù e di essere accolti in lui, e così diventare benedizione per il mondo. Lui è il segno della salvezza di Dio datoci dai Profeti (Is 7,14).
3. Trasfigurazione
Sulla parete di fondo ci attira l’icona della Trasfigurazione, presente all’ingresso delle chiese più antiche, come al monastero di Santa Caterina sul Sinai.
Siamo arrivati nella cappella come sul monte dove Gesù è salito a pregare con tre discepoli (Lc 9,28). E qui parteciperemo alla sua preghiera, cioè alla offerta che lui ha fatto di se stesso al Padre.
Pregando egli è entrato nella vita di Dio, quella vita che fa risplendere il suo volto e le sue vesti.
La sua preghiera e quella dei tre discepoli è nutrita dall’ascolto di Mosè ed Elia, cioè delle Sacre Scritture che parlano di lui, del suo venire a vivere in mezzo agli uomini, del suo soffrire e morire per mano loro, quale Servo di quel Dio che li vuole salvare e che lo fa risorgere. La profezia della vita di Mosè e di Elia si compie alla perfezione nella passione, morte e risurrezione di Gesù. Di questi avvenimenti ora essi parlano, per lasciare poi che solo la sua voce risuoni, obbediente al comando del Padre, che dice: “Ascoltatelo”.
Se i discepoli lo devono ascoltare, lui deve parlare, e dirà la Parola di quel Dio che lo manda come agnello tra i lupi (Lc 10,3): gli uomini infatti non conoscono che violenza e ostinata durezza.
I tre discepoli sono felici dell’esperienza di questa preghiera,
benché con spavento si accorgano che seguire Gesù e ascoltarlo, comporta percorrere la via della passione e della morte (Mt 16,24).
Da lui hanno imparato infatti che pregare è diventare tutt’uno con l’amore del Padre per realizzare la sua volontà, la salvezza degli uomini peccatori (Gv 3,17).
Questo è il primo ‘gruppo’ di preghiera della Chiesa, modello e profezia di tutti i gruppi che si raduneranno nel mondo. Pregando, gli uomini ascolteranno le Sacre Scritture, Mosè ed Elia, li udranno parlare del Figlio di Dio, la cui voce rimarrà l’unica e l’ultima (Lc 9,36), voce che li raggiunge dal suo volto splendente!
4. Santi martiri: icona
Procedendo verso l’altare, ci accompagna l’icona dei tre martiri Anauniesi, Sisinio, Martirio e Alessandro. Essi, con la loro vita, hanno diffuso nelle nostre valli la conoscenza del Signore Gesù e del Padre. Noi siamo debitori a loro della nostra fede e del nostro amore reciproco. (Lettere di San Vigilio)
Vennero dalla Cappadocia, dove hanno imparato da grandi maestri, come Basilio Magno e Gregorio di Nazianzo, a vivere insieme nel nome di Gesù, dopo avergli offerto la propria vita nella verginità.
Attirati dalla fede di Ambrogio, arrivarono a Milano per mettersi a sua disposizione; egli li ha inviati a Trento, dove san Vigilio voleva iniziare l’evangelizzazione delle popolazioni rurali.
In Anaunia mai alcuno aveva annunciato il nome di Gesù, unico Salvatore; qui hanno vissuto il suo amore, attirando a lui coloro che venivano salvati.
Sopportando con pazienza molte provocazioni, insegnarono ad amare e a cantare le lodi di Dio, e a diffondere così la pace e la gioia, fino ad allora del tutto sconosciute.
Alessandro, il più giovane, custodiva le porte della chiesa ove accoglieva i neofiti per il loro primo incontro con Gesù! Li accompagnava ad ascoltare la Parola, che suo fratello Martirio, lettore, annunciava ed esemplarmente viveva. Questi poi, con il canto delle lodi di Dio, sosteneva la fede della piccola Chiesa.
La Parola annunciata e vissuta preparava ad accogliere i santi Doni, che il già anziano diacono Sisinio custodiva e porgeva ai fedeli.
All’ennesima provocazione, come sempre, non hanno ceduto, e i pagani li hanno sacrificati all’idolo della ricchezza, del piacere e dell’ignoranza violenta.
La loro testimonianza è stata divulgata dal loro vescovo San Vigilio, che ha raccolto le loro ossa bruciate per deporle nella chiesa che stava costruendo a Trento.
Come sempre avvenne, il loro sangue è stato seme di nuovi cristiani (Sant’Agostino).
Attorno all’icona, in varie lingue, proprio la Parola di Gesù che vale per tutti i popoli: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono” (Mt 18,20). Egli, misteriosamente, è presente e operante dove viene vissuta la sua obbedienza e umiltà.
La vita con Gesù è un bene che non può rimanere nascosto, ed è albero rigoglioso che non può rimanere senza frutto!
Essi erano uniti dall’amore e dalla fede nell’unico Dio, tanto che il loro stesso numero fu profetico e rivelatore. Erano tre, come le persone del nostro Dio, e come esse un cuor solo, uniti nella fiducia e nell’obbedienza reciproca.
5. Icona Trinità
Ed ecco, al posto d’onore, l’icona della Ss.ma Trinità (copia di quella scritta in Russia all’inizio del 1400 da sant’Andrej Rublev, in obbedienza a san Nikon).
I tre angeli accolti da Abramo (Gen 18), s’intrattengono per decidere quale nutrimento offrire all’umanità. L’angelo del Padre, che dà inizio a tutto, chiede: “Chi manderò e chi andrà per noi?” (Is 6,8).
L’angelo del Figlio, col capo inclinato, si offre: “Ecco io vengo, per fare, o Dio, la tua Volontà” (Is 6,8; Sal 39,8).
E con la mano chiede aiuto all’angelo dello Spirito che, inclinandosi, dà assenso pieno, e posando la mano sul tavolo/altare, si offre a portare a destinazione l’amore del Padre, che nutre gli uomini con il Pane quotidiano, il Corpo di Cristo. Questo comunicherà alla Chiesa l’energia necessaria per vivere l’amore sulla terra.
L’angelo del Figlio infatti, con la veste color rosso sangue, è già offerto nel grande calice, formato dalle linee interne delle figure dei due angeli laterali, per essere cibo e bevanda degli uomini.
La vita del Dio uno e trino è l’atmosfera in cui respirano e vivono i discepoli di Gesù. Essi, con la loro ubbidienza e fiducia reciproca, sono gloria di Dio, e lo manifestano rendendo presente il suo amore.
6. Icona Maria Maddalena e Gesù risorto
Sotto l’altare trova posto quest’altra icona.
I discepoli, testimoni della Trinità con la loro unione, hanno un nuovo sostegno nell’incontro che Gesù risorto ha donato a Maria di Magdala nel giorno dopo il sabato, quando l’ha chiamata per nome (Gv 20,16). Con gli occhi pieni di lacrime, ella ha vissuto la nuova gioia che avvolge l’intera creazione.
Questo fatto mi incita a distogliere la mia attenzione dalla morte, che fino ad ora ha fatto da padrona e ha diffuso il terrore ovunque. Ora è apparsa la vita vera, quella che non ha più il traguardo della morte. Gesù risorto è nella vita, quella che noi ancora non possediamo. Egli, con la mano, allontana Maria, dicendole: “Non mi toccare”. Come a dire: «Nel regno dei cieli non servono i tuoi buoni sentimenti, ma la tua pronta obbedienza, perciò» “va’ dai miei fratelli a dire che io salgo al Padre mio e Padre vostro”: ella rivelerà così la vittoria sulla morte, riferirà che lui e noi siamo uniti nel cuore del Padre, che Gesù, il nostro Signore, cui siamo uniti come tralci alla vite, è nel regno e nella luce divina, che lui e noi d’ora in poi saremo i testimoni della vera identità di Dio.
Il sepolcro profumato dagli olii di Nicodemo (Gv 19,39), sepolcro testimone della risurrezione dai morti, è ormai lontano.
Il piede di Gesù tocca la roccia su cui s’appoggia anche il mantello di Maria. È un frammento della roccia in cui Giuseppe d’Arimatea ha fatto scavare la grotta offerta a Gesù (Gv 19,38; Lc 23,50ss), luogo d’attesa da cui è uscito trionfante sul nemico, che con la sua invidia ha portato la morte nel mondo (Sap 2,24).
Questa pietra ci assicura che siamo testimoni di avvenimenti reali, non ripetitori di fantasie o di favole inventate.
7. Pietra del Getsemani
Un’altra roccia, dal giardino del Getsemani, fa memoria della grande ed eterna preghiera di Gesù: “Padre, non la mia, ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22,42). A questa sua preghiera, madre di tutte le preghiere, si unisce e si conforma il nostro pregare.
Pregare non è chiedere, se non proprio questo, di poter realizzare il desiderio e la volontà del Padre, che è di salvare tutti gli uomini. Lo fa attirando tutti al Figlio Gesù, Salvatore, perché imparino da lui ad amare fino alla fine con quell’amore che lo ha condotto sul Calvario.
5. Pietra del Calvario
Proprio dalla sommità del Golgota, dove si compì l’offerta di Gesù al Padre per la remissione dei nostri peccati, è stata staccata questa pietra. Essa è testimone costante di questo amore che ancora opera.
L’ha deposta qui una suora cattolica che l’ha ricevuta in dono da una monaca ortodossa. Questa, curva per i dolori, proprio sul Calvario, dove svolgeva il suo incarico, è stata curata dalla suora cattolica. Riconoscente, la monaca ha oltrepassato i divieti imposti dalle contese umane, e ha donato alla suora, che l’aveva curata, questa pietra preziosa.
Così questa è testimone dell’unità delle Chiese, unità operata dall’obbedienza di due donne a Gesù, pastore di un solo ovile formato da chi lo segue in verità, carità e umiltà! Una piccola pietra, testimonianza e profezia che l’unità delle Chiese è possibile, e realizzata da chi ama Gesù in semplicità.
9. Reliquie dei martiri
Testimoni dell’unità delle Chiese sono ancora i tre martiri Sisinio, Martirio e Alessandro. Le loro reliquie sono qui sul pilastro che unisce l’aula della preghiera comunitaria al luogo dell’adorazione personale.
Frammenti delle loro ossa bruciate sono al centro di una croce. La morte li ha uniti per sempre al sacrificio del loro Signore, che hanno imitato al punto da suscitare la santa invidia del loro pastore san Vigilio, delle cui ossa pure sono qui dei frammenti.
Sui bracci della croce, delle pietruzze, provenienti dalla roccia dell’agonia di Gesù, evocano ancora la sua preghiera nel Getsemani: ogni desiderio dei martiri è fisso nella buona volontà del Padre.
10. Pianta di fico
Possiamo conoscere la volontà del Padre tramite la vita dei santi e tramite le Scritture. Queste danno la sapienza, e manifestano le vie del bene e del male. Qui a sostenere la Bibbia è la pianta di fico, l’albero che, secondo l’insegnamento dei rabbini, è quello “della conoscenza del bene e del male” del paradiso terrestre (Gen 2,9.17; 3,22,).
Quando Gesù ha visto venire Natanaele, lo ha riconosciuto come uno “in cui non c’è falsità” (Gv 1,47): in lui non c’era la falsità del serpente che ha sedotto Eva. Egli, infatti, stava “sotto il fico” (Gv 1,48), era cioè in ascolto attento delle Scritture, scrutandole per conoscere i giudizi di Dio, rifiutandosi di formulare quelli della propria intelligenza ed esperienza, che sarebbero sempre impregnati di vanità, di impurità e di orgoglio. “Sotto il fico” ci metteremo anche noi ogni giorno, con attenzione e umiltà, l’umiltà che impedisce al maligno di avvicinarci per sedurci e ingannarci. Resteremo sulla strada che ci fa incontrare Gesù risorto con la sua sapienza!
vedi anche: Tempere della Cappella (1997) --- Il Crocifisso della cappella della Casa di preghiera
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