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NU

Parla, Signore

PARLA, SIGNORE

 

«La legge della Tua bocca mi è preziosa più di mille pezzi d'oro e d'argento» (Sal 119,72)

«Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8, 21).

 

Dalla parola di Dio ascoltata e vissuta proviene la « parentela » con Gesù, il legame più stretto con Lui, che è la Vita vera ed eterna. Per questo la Parola di Dio è cara al cristiano, che la venera e l'accoglie con devozione e riconoscenza.

Anch'io amo la Parola di Dio: è uno dei modi con cui dimostro al mio Signore di essere contento di Lui!

Don Vigilio Covi

 

INDICE

1. Parla, Signore

2. Togliere i sandali

3. Capirai dopo

4. Apro la bocca

5. I quattro “erre”

6. I frutti

7. Altri aspetti

 

1. PARLA, SIGNORE

La prima opera di Dio è la Parola. Egli « disse », e tutto fu fatto. Anzi, la Parola non è solo un'opera di Dio, la Parola «è presso Dio e la Parola è Dio» (Gv 1,1)!

La Parola di Dio è il mistero di Dio stesso! Parlare della sua Parola è parlare di Lui: per questo sento allo stesso tempo gioia e trepidazione. Sono contento di parlare del mio Dio, di pronunciare la sua Parola, di dire a tutti la bellezza e la necessità e la grandezza della sua Parola, ma allo stesso tempo mi rendo conto della mia incapacità ad avvicinarmi al mistero e temo di essere più d'ostacolo che di aiuto agli altri che lo vogliono adorare e amare. La gioia vince la trepidazione e l'obbedienza mi lascia sperare che il mio parlare dell'indicibile torni a vantaggio di qualcuno.

La Parola di Dio, per il fatto stesso della sua esistenza, mi lascia vedere un volto buono di Dio! Egli vuole comunicare, egli vuole aver l'uomo come interlocutore. Dio parla, perciò non tiene segreti, si dona. Ogni parola di Dio è un grande atto d'amore. «La bocca parla dalla pienezza del cuore» disse Gesù! Dalla pienezza del cuore di Dio escono le sue parole, che sono perciò veicoli dell'amore grande ed eterno di Dio.

Troppo poco però definire "parole" la pienezza del cuore di Dio: questa pienezza è «la Parola», «il Verbo», è tutto il dono d'amore del Padre che noi possiamo contemplare in Gesù, perché in Lui ha preso carne la Parola, è diventata cioè vicina all'uomo tanto da incorporarlo in sé.

La Parola di Dio trova la sua più perfetta e stabile espressione in Cristo Gesù. È lui la Parola.

E tutte le parole di Dio, le Sacre Scritture? Esse sono preparazione ed esplicitazione della Parola, fanno parte dello stesso mistero d'amore che ha portato Dio ad esprimersi in Gesù. Le Scritture fanno conoscere Gesù, lo presentano, gli danno voce, aiutano ad ascoltarlo e ad accoglierlo in tutte le dimensioni e le forme con cui egli vuole comunicarsi a noi. Lo Spirito Santo che ha dato corpo al Verbo eterno, che ha dato corpo umano alla Parola di Dio, lo stesso Spirito in varie forme e varie misure dà corpo alle intenzioni e alle spiegazioni e ai sentimenti di Dio attraverso le Sacre Scritture.

Chi legge e medita e conosce le Sacre Scritture si nutre di quel Pane che è Gesù Cristo, la Parola; chi ignora le Scritture ignora Cristo, ebbe a dire il grande Padre della Chiesa, S.Girolamo.

Lo stesso Spirito ha ispirato i profeti e gli apostoli a scrivere e ha adombrato la Vergine Maria. Per opera dello stesso Spirito è stato concepito il Figlio di Dio e sono fiorite sulle labbra degli uomini le parole delle Sacre Scritture.

Per opera dello stesso Spirito il Padre ha donato la sua Parola d'amore all'umanità, rendendola comprensibile a tutti quando ha mandato i profeti a parlare e il Figlio a morire per amore. Per opera dello stesso Spirito la Parola di Dio è oggi presente agli orecchi degli uomini quando viene proclamata e ai loro occhi quando viene vissuta dai cristiani che l'hanno fatta ragione e ispirazione delle proprie azioni.

In ogni epoca, in ogni età, in ogni situazione Dio è capace di esprimersi con l'uomo, di farsi capire, di aprirsi un varco. È suo desiderio e sua volontà entrare a contatto con gli uomini, con me! Egli vuole comunicarmi la Sua realtà, la bellezza della sua vita, la generosità del suo amore.

Dio mi parla. Conosco la sua Parola, ha il volto d'un uomo, è Gesù. Eppure il mio cuore deve ancora aprirsi del tutto, non si è ancora del tutto saziato. Proprio perché conosco Gesù lo voglio conoscere ancora più tramite quanto è stato scritto di Lui, voglio amarlo in tutte quelle forme con cui il Padre me lo presenta.

 

2. TOGLIERE I SANDALI

A chi è indirizzata la parola di Dio?

L'unico interlocutore di Dio può essere l'uomo. Tutte le creature ricevono la parola di Dio come creatrice del loro esistere. Anche l'uomo esiste perché Dio l'ha voluto, ma Egli l'ha voluto capace di colloquiare. L'uomo è libero, è libero di dire sì ed è libero di dire no. Anche a Dio l'uomo può dire sì o no. Proprio per questo all'uomo è indirizzata la Parola di Dio. L'uomo è il terreno adatto per ricevere la Parola di Dio.

Ma come può l'uomo, creatura così fragile, accogliere la proposta di essere interlocutore di Dio?

Tra i molti esempi riferitici dalle Sacre Scritture ne scegliamo due.

Anzitutto osserviamo Mosè. Quand'egli si accorse d'essere alla presenza del Dio invisibile, questi gli ordinò di togliersi i sandali dai piedi. A questo gesto Mosè spontaneamente aggiunse l'altro, velarsi il viso.

Togliersi i sandali: con i gesti del nostro corpo esprimiamo la nostra vita interiore. Togliermi i sandali davanti a Dio indica l'atteggiamento di volermi spogliare della più elementare difesa: voglio fermarmi sulla nuda terra, là dove Dio mi incontra, totalmente disponibile ad intraprendere un nuovo compito nella vita, se così lui vuole.

Davanti a Dio che parla è necessaria questa posizione del cuore; davanti alla parola di Dio non posso difendere nulla di me. Se avessi qualche precauzione o volessi salvare qualche mia posizione o convinzione, la Parola di Dio troverebbe ostacolo, non potrebbe esprimere tutta la sua ricchezza né tutta la sua misericordia, né tutta la sua novità e bellezza. Solo se sono libero la Parola può trovare in me terreno adatto a far crescere le realtà divine. Solo nel giovane libero da ricchezze terrene Gesù trova possibilità di far nascere la perfezione del Regno di Dio. Ma quel giovane che rimane legato alle sicurezze della terra deve andarsene triste voltando le spalle a Gesù, Parola del Padre.

Mosè aveva sì tolto i sandali dai piedi, ma nel cuore non si era arreso a Dio: fin che non è avvenuto questo passo Dio non ha potuto servirsi di Lui!

Davanti a Dio, che mi vuol parlare, mi tolgo i calzari, come se avessi terminato il mio viaggio, la mia missione, e mi disponessi ad iniziarne una nuova, quella che mi verrà consegnata. Dio è degno di questo atteggiamento, perché è degno di essere ascoltato e di essere ubbidito. Facile? Non credo. Il nostro cuore si attacca facilmente a persone, a cose, a luoghi, a modi di fare, a convinzioni, e crede di avere in queste realtà sicurezza e stabilità. E queste realtà, benché belle e buone, fanno talvolta da barriera al desiderio di Dio di comunicarsi a noi e di farci partecipi dei suoi programmi!

Potremmo riassumere così il significato del levarsi i calzari e restare a piedi nudi, come equivalesse a dire: «sono qui, Signore, non me ne andrò finché Tu non abbia finito di parlare e non mi abbia indicato in quale direzione muovere i miei passi».

Mosè non si limita a levarsi i sandali, ma aggiunge spontaneamente un altro gesto non ordinatogli da Dio: si copre il volto. Egli ha paura. Dio che parla gli fa paura. Si sente morire se dovesse incontrare Dio con i suoi occhi. Mosè intuisce che l'incontro con Dio gli fa cambiare la vita, che Dio gli può chiedere tutto. Ha ubbidito nel togliersi i sandali, ma la paura di rinunciare a se stesso, ai propri desideri e interessi, lo porta a velarsi il viso.

Quando l'uomo s'accosta al Dio che parla cerca automaticamente delle difese. Toglie i sandali, ma si copre gli occhi. Cerca di apparire ubbidiente, o di esserlo, ma a modo suo!

Per accostarsi alla Parola di Dio è proprio necessario un cuore da bambino, un cuore libero da programmi, un cuore disponibile.

Un altro esempio di incontro con Dio che parla ci presenta proprio un fanciullo, Samuele.

Questo fanciullo non ha ancora fatto progetti sulla propria vita, se non quello di servire il Signore.

Quando Dio nella notte gli fa udire la propria voce, Samuele è pronto, disponibile, aperto. Eccolo pronto a levarsi dal letto una e due tre volte! E la sua preghiera - propostagli dal sacerdote Eli - è modello per la nostra preghiera e per la nostra attenzione: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”!

Gesù con la parabola della casa costruita sulla roccia ha voluto far chiaramente capire l'importanza dell'ascolto ubbidiente. L'uomo può basare la propria vita sulla parola che viene da Dio attraverso Gesù: se lo fa, la sua vita è al sicuro, pur nelle violente tentazioni e tribolazioni in cui verrà a trovarsi.

 

3. CAPIRAI DOPO

Dio parla in una maniera adatta all'uomo. Già abbiamo visto che la Parola di Dio nella sua pienezza è Gesù, la persona di Gesù. Egli è veramente adatto ad incontrare l'uomo per raggiungere in profondità la totalità del suo essere.

Gesù tocca l'uomo in maniera veramente totale e benefica: lo guarisce interiormente, lo rende capace di amare (Zaccheo), lo libera dalla schiavitù dell'opinione pubblica (il cieco nato), lo solleva dall'oppressione del peccato (l'adultera), lo rende desideroso di incontrare il Padre.

Questo è ciò che la presenza di Gesù opera, è ciò che ogni Parola di Dio compie nella vita dell'uomo. L'uomo rinasce, riprende vita e gioia quando si lascia raggiungere dalla Parola di Dio.

Essa è veramente fatta per l'uomo peccatore, è fatta per portarlo ad essere ricreato secondo la sapienza di Dio, ad essere formato “a sua immagine e somiglianza”.

La Parola di Dio non è destinata soltanto all'intelligenza dell'uomo, ma a tutta la persona, proprio perché l'uomo non è solo né primariamente in grado di capire quello che Dio gli vuol dire, ma è capace di ricevere quello che Dio gli vuol dare attraverso la sua Parola! Dio vuol dare vita, amore, perdono, sapienza, e l'uomo perciò riceve ogni comunicazione di Dio, ogni sua «parola» con tutto se stesso, col cuore prima che con l'intelligenza. Perciò Gesù ebbe a dire che il Padre rivela i suoi misteri ai piccoli e ai poveri e li tiene nascosti ai sapienti: i piccoli si lasciano raggiungere nel cuore, mentre i dotti si lasciano raggiungere solo nell'intelligenza, non sono disponibili a lasciarsi cambiare la vita: perciò la Parola di Dio non riesce a diventare vita per loro, rimane estranea alla loro esistenza.

A proposito di questo c'illumina anche il dialogo di Gesù con Pietro durante l'ultima cena. Gesù voleva lavare i piedi al suo discepolo, e questi rifiutava l'atto di amore del Maestro. Un atto d'amore che voleva essere una parola, un messaggio importante sia per Pietro che per gli altri e per tutti i discepoli di tutti i tempi. Ma questa parola Pietro non la poteva capire con l'intelligenza fin che non l'avesse accettata col cuore. Gesù infatti gli rispose: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo» (Gv 13,7). Prima lasciarsi amare, poi comprendere. Prima obbedire, poi capire. Prima l'incontro cuore a cuore, poi arriva anche l'intelligenza.

La Parola di Dio è destinata a tutto l'uomo, ad incontrarlo nella sua pienezza interiore, nella sua esperienza di vita.

Commettiamo un grave errore quando vogliamo comprendere la Parola di Dio senza viverla, senza obbedirla, prima di realizzarla: la nostra intelligenza non arriva a capire nulla se non è appoggiata sull'esperienza! "Capirai dopo" continua a ripetermi Gesù. Prima fa quel che dico, capirai dopo quale significato esistenziale profondo hanno le mie parole. «Sulla tua parola getterò le reti» disse Pietro a Gesù: quell'atto di fiducia "cieca" gli ha permesso di incontrare Dio, di capire che Gesù era la Parola di Dio che trasforma la vita. In seguito a quell'obbedienza Pietro ha capito ciò che era importante capire!

La Parola di Dio non è troppo alta per l'uomo: «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. ... Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica» (Dt 30,11.14).

Ogni Parola di Dio è un dono da ricevere con riconoscenza, senza giudicarlo. Riceverlo vuol dire, eventualmente, lasciarsi giudicare dalla Parola. Non sono io ad aver ragione contro la Parola di Dio, è essa che ha ragione, nonostante le mie convinzioni vi si oppongano. Gli scritti profetici della S. Bibbia sono tutti interventi di Dio che si oppongono al normale ragionare dell'uomo. «Le mie vie non sono le vostre vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri» (Is 55,8)!

Eppure l'uomo crede d'aver esperienza sufficiente per poter giudicare la parola che viene dal Padre: non tiene conto che Dio è onnipotente, che la sua sapienza penetra tutti i misteri, che il suo occhio scruta il futuro senza fatica. Ogni Parola di Dio, per quanto "inaccessibile" possa sembrare, è un dono da accogliere con riconoscenza, perché arricchisce la nostra vita terrena d'eternità.

 

4. APRO LA BOCCA

Quando l'uomo ha rifiutato l'ascolto di Dio si è ritrovato nudo, si è reso conto della propria debolezza, della propria situazione di essere inerme e indifeso di fronte a tutto il creato. L'ascolto della Parola di Dio gli dava il senso di sicurezza, di fiducia, di armonia, di pienezza. L'assenza del dialogo con Dio lo getta in una situazione di solitudine, di paura, di nudità.

L'uomo è veramente un vuoto, un vuoto che attende di essere riempito, è terra assetata e arida che attende l'acqua per fiorire, è ossa aride che attendono un soffio vitale per poter rinascere, è tristezza che attende motivi di gioia per cambiare “la veste da lutto in abito di danza”. Donde può mai venire la vita a quest'uomo votato alla morte?

La vita di Gesù, la sua venuta nel mondo, la sua azione tra gli uomini è chiamata per l'appunto "vangelo", cioè notizia buona. Essa è la parola che Dio dona e che l'uomo da sempre e per sempre attende: è la Parola che mette nel cuore e nella carne e nelle ossa dell'uomo il fermento della gioia.

«Ecco, verranno giorni, - dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore» (Am 8,11)!

La vera fame dell'uomo è questa. L'uomo non è contento di essere uomo fin che non gli viene saziata questa fame. Quando egli può ricevere ancora la parola di Dio sente crescere in sè la figliolanza, la sua vera natura di cui era stato privato. Quando riceve comunicazione da parte di Dio l'uomo comincia a sentire d'essere in casa propria su questa terra, e nel suo cuore prendono vigore i sentimenti di bontà e ricevono coraggio le decisioni che lo trasformano in amore.

«Non di solo pane vivrà l'uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Dt 8,3; Mt 4,4).

Per vivere è necessaria la Parola di Dio, la sua comunicazione, la conoscenza dei suoi pensieri, il rapporto col suo cuore. Questo "nuovo pane" è Gesù, la Parola per eccellenza. Egli è la sazietà dell'uomo: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6,35).

La Parola di Dio è pienezza dell'uomo. Quella Parola che s'è fatta carne per poter incontrare l'uomo può riempirgli la vita.

Il profeta Ezechiele è stato invitato addirittura a mangiare la pergamena su cui era scritta la parola di Dio: «Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutri il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele» (Ez 3,2-3). Una maniera espressiva per far comprendere come la Parola deve essere assimilata dall'uomo, fatta propria: allora riempie di dolcezza. La Parola di Dio non è destinata a rimanere estranea, come parola di un altro, ma a diventare mia convinzione, mia esperienza, mia vita. Anche Gesù, Parola del Padre, ci fa partecipi di questo gesto di mangiare e bere il Suo Corpo ed il Suo Sangue: egli vuol diventare nostra carne, vuol compenetrare la nostra esistenza con la sua propria comunione con Lui, il nostro dialogo con Dio ci fa trasformare in Lui. La nostra presenza nel mondo diventa così parola di Dio al mondo, parola che consola, che illumina, che incoraggia, che rimprovera, che risana.

«Quanto son dolci al mio palato le tue parole:

più del miele per la mia bocca (Sal 119,103).

Dai tuoi decreti ricevo intelligenza

per questo odio ogni via di menzogna.

Lampada per i miei passi è la tua parola,

luce sul mio cammino (104-105).

Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti

sono essi la gioia del mio cuore (111).

La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici.

Apro anelante la bocca,

perché desidero i tuoi comandamenti!» (130-131).

 

5. I QUATTRO “ERRE”

Parlando degli scienziati, il libro della Sapienza (13,7-9) osserva che «occupandosi delle sue (di Dio) opere, compiono indagini, ma si lasciano sedurre dall'apparenza, perché le cose vedute sono tanto belle. ... Se tanto poterono sapere da scrutare l'universo, come mai non hanno trovato più presto il Creatore?».

Ci auguriamo che la stessa cosa non succeda a noi o a quanti si accingono a leggere e ad approfondire le Sacre Scritture. Anche la Parola di Dio può essere ascoltata con un metodo scientifico, in modo da scrutarla e scoprirne varie profondità. Di essa impariamo a discernere l'epoca in cui si è formata, il luogo, la situazione geografica, sociale e politica dei singoli scrittori, la loro psicologia, la loro mentalità. Notizie attraenti, scoperte che soddisfano la nostra mente, la nostra curiosità.

Non succeda che ci limitiamo a "scoprire" la parola di Dio senza incontrare Colui che parla, Colui che vuole interpellare il nostro cuore e trasformare la nostra vita. Questo pericolo esiste! La lettura esegetica della Bibbia (una lettura che cerca di capire come i vari brani si sono formati e quali significati sottostanno ad ogni frase o parola ecc.) è importante, ma non è tutto. È importante, ma non è la cosa più importante. L'ascolto "scientifico" è utile e necessario, ma non avvicina a Dio. È necessario accostarsi alla Parola di Dio con un ascolto spirituale: essere attenti allo Spirito Santo che mi vuol comunicare la vita di Dio attraverso la lettura delle Sacre Scritture.

Questo comporta una grande umiltà e totale disponibilità. E necessaria disponibilità a rivedere la propria situazione, a riformare la propria vita, ed è necessaria l'umiltà di lasciarsi aiutare dai fratelli, dalla Chiesa, che è il luogo-edificio dello Spirito Santo. Non posso legger la Sacra Scrittura ignorando la Chiesa e coloro che nella Chiesa hanno ricevuto il compito di guida: essi hanno il compito e perciò la grazia dell'annuncio della Parola di Dio anche per me.

La mia attenzione allo Spirito Santo mi fa ascoltare la Parola di Dio nell'unità con i fratelli, mi tiene impegnato a mantenere con loro i vincoli dell'amore e dell'obbedienza. È proprio chi ha autorità nella Chiesa a sollecitarmi oggi anche ad un ascolto personale, quotidiano, intenso della S. Scrittura. La Chiesa non vuole privare i singoli membri di un nutrimento così sostanzioso: li esorta anzi a cercarlo con assiduità.

Come fare?

Anzitutto cerchiamo un luogo silenzioso, senza distrazioni. La Parola di Dio è degna di esser accolta in maniera esclusiva, proprio perché essa mi fa incontrare Dio stesso.

Cominciamo a leggere un brano. Può essere un brano offertoci dalla Liturgia del giorno, o un brano progressivo di un Libro del Nuovo Testamento, il Vangelo ad esempio.

Prima di leggerlo invochiamo lo Spirito Santo che illumini e apra il nostro cuore.

Dopo una prima lettura lenta e senza preoccupazione alcuna, lo rileggiamo ancora più lentamente. Poi ancora.

Qualche frase ci colpisce, ci rimane maggiormente impressa, forse senza che ne comprendiamo il perché. Ebbene, la ripetiamo molte volte, come un ritornello, ancora senza preoccupazione. Questo ripetere - al dire dei Padri della Chiesa - è come il ruminare degli animali! È la Parola che dal cuore sale alla bocca, dalla bocca torna al cuore. E la Parola così carica di Spirito Santo spreme il suo contenuto di luce e amore, di armonia e di vita divina inondando il nostro intimo. Anche se quella Parola non la capiamo, o non la capiamo del tutto, è pur sempre un dono di Dio, un qualcosa uscito dalla bocca di Dio che occupa ora la nostra bocca: non passerà senza lasciarci qualcosa del sapore di Dio. La nostra vita, il nostro inconscio, il nostro cuore ne viene inondato.

Passeremo poi a ringraziare. Dio attraverso la sua Parola ci ha detto qualcosa, e noi abbiamo capito una parte del mistero della nostra vita e dell'amore eterno che la possiede: ringraziamolo. Dio con la sua Parola ci ha dato qualcosa di sè, ci ha rivelato i suoi progetti, ci ha indicato la via, ci ha riversato nel cuore la sua ricchezza spirituale di amore, di gioia, di luce, di pace, di bontà: ringraziamolo.

Rimane ancora un passo nel nostro incontro con la Parola di Dio: la risposta. Rispondiamo. Egli ci ha detto che ci ama? Rispondiamo donando il nostro amore. Egli ci ha chiesto qualche cosa di noi stessi o ci ha chiesto un cambiamento interiore? Rispondiamo decidendo l'offerta della nostra vita alle sue intenzioni, la nostra disponibilità al suo desiderio.

Così con i quattro “erre” completiamo l'incontro col Dio che parla: rileggere - ruminare - ringraziare - rispondere. Sono i miei passi per accogliere la parola di Dio, per ricevere la pienezza di grazia che questa Parola contiene.

 

6. I FRUTTI

Quando la Parola di Dio viene accolta con piena disponibilità e con amore, essa porta nel nostro cuore abbondanza di Spirito Santo. Accogliere la Parola di Dio è accogliere il Suo Figlio, il Suo Amore, è perciò venire riempiti della presenza di Dio.

La Parola perciò produce in noi quei frutti che produce la presenza dello Spirito Santo!

La Parola di Dio dà Vita: «Ascoltatemi, e vivrete» dice il Signore! Nella visione di Ezechiele (37) la Parola di Dio annunciata e ripetuta sulle ossa aride le fa pian piano rivivere, come nuova creazione, nuova umanità. Una visione significativa e piena di speranza! «La Tua parola mi fa vivere», prega il salmo 119,50 e ancora «Sostienimi secondo la Tua Parola e avrò la vita» (116). La lettera agli Ebrei afferma: «Questo Figlio... sostiene tutto con la potenza della sua parola» (1,3). Con la nostra esperienza possiamo senz'altro confermare che ogni Parola di Dio produce vita interiore profonda in noi e ci dà coscienza d'essere vivi nel mondo.

La Parola di Dio purifica il cuore dell'uomo: gli vuol togliere le incrostazioni di idolatria e d'incredulità rendendolo umile e docile; chi accoglie la Parola di Dio poco alla volta viene lavato dalla situazione di peccato. «Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato».

La Parola di Dio difende dai pericoli interiori. Gesù si è difeso dalle tentazioni con la Parola di Dio! «Non dovrò arrossire se avrò obbedito ai tuoi comandi» (119,6). La Parola di Dio è difesa dalla superbia, dalla vanità, dall'invidia e dalle gelosie, è difesa dalle paure degli uomini, del futuro, della morte. Ad esempio: se ho paura del futuro e mi ricordo che Gesù ha detto «Il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno», ritorna in me la pace e la sicurezza! «A chi mi insulta dirò una risposta, perché ho fiducia nella tua parola» (119,42). «Come può un giovane tener pura la sua via? Custodendo le tue parole!» (119,9)

La Parola di Dio nutre: «Apro anelante la bocca perché desidero i tuoi comandamenti» (119,131). L'uomo «vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»! Essa è cibo, alimento, sostegno, forza! «Quanto son dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca» (119,103)!

La Parola di Dio consola: «Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella tua parola» (119,114) «Ci consola in ogni nostra tribolazione» (2 Cor 1,4).

Non c'è tristezza o sconforto nell'uomo per il quale non possa esserci una parola di consolazione. «Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore, e ne sono consolato» (1 19,5"). «Sono canti per me i tuoi precetti, nella terra del mio pellegrinaggio» (54). Siamo oppressi dalla morte? Dalla violenza? Dall'ingiustizia? Dal nostro stesso peccato? La Parola di Dio ci lascia vedere l'amore del Padre in ogni situazione, e restiamo confortati. «Io piango nella tristezza: sollevami secondo la tua promessa» (28).

La Parola di Dio incoraggia! «Coraggio, sono Io» gridò Gesù ai suoi presi dalla paura. «Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia, più che in ogni altro bene» (14). «La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico la tua legge» (109).

La Parola di Dio corregge le inclinazioni dell'uomo: «Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia!» (2 Tm 3,16).

La Parola di Dio illumina, istruisce: «Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti» (99). «Ho più senno degli anziani perché osservo i tuoi precetti» (100). «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (105).

La Parola di Dio unisce e rappacifica. Chi medita a lungo e tiene nel cuore la parola del Signore trova la forza per unirsi agli altri e lasciar cadere pregiudizi o risentimenti o rivalità. I primi cristiani erano «assidui all'insegnamento degli apostoli» per poter godere «l'unione fraterna». È la Parola di Dio che trasmette alle menti e ai cuori che l'ascoltano con amore lo Spirito Santo di comunione, la grazia dell'unità di pensieri e di intenti.

La Parola di Dio accolta con costanza trasmette al cuore la capacità di amare con amore gratuito e fedele! Ho nel cuore odio o vendetta? Medito la parola del Signore, e questa pian piano trasforma il mio intimo. Sono indifferente? La Parola di Dio mi rende sensibile alle necessità spirituali e materiali del mio prossimo. La Parola di Dio viene dal Suo spirito di amore; è carica di amore, e questo viene comunicato al mio cuore quando l'ascolto!

La Parola di Dio genera in me il Figlio di Dio! Mano a mano che mi lascio investire dalla parola del Signore, questa dà forma alla mia vita, al mio intimo, e mi porta alla somiglianza, anzi all'identificazione col Figlio di Dio, Parola Sua! Siamo stati «rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna» (1 Pt 1,23).

La Parola di Dio ci trasforma in apostoli e testimoni del Signore. La parola che la Samaritana aveva colto dalla bocca di Gesù ha suscitato in lei la volontà di annunciare la sua Presenza e la sua Grandezza. Ma poi «molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito...». La donna era stata il primo stimolo perché i suoi concittadini s'accorgessero di Gesù (Gv 4,41 s)!

 

7. ALTRI ASPETTI

Grave peccato è il disprezzo della parola di Dio: «Perché hai disprezzato la parola del Signore facendo ciò che è male ai suoi, occhi?» (2 Sam 12,9). Disprezzare la parola di Dio è disprezzare Dio stesso. Ignorare la parola di Dio è ignorare Dio. Chi ama Dio ricerca ardentemente la sua parola, perché gli vuole obbedire: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15).

Maria, sorella di Marta, ha espresso proprio così il proprio amore per Gesù, ascoltando attentamente le sue parole. E Gesù si è sentito accolto da lei. Chi non cerca la parola di Dio non può dire di amarlo.

Un'attenzione si rende sempre necessaria. L'esperienza di Gesù nel deserto ci dice che il maligno stesso può usare la parola di Dio per indurre in tentazione l'uomo. Anche questo può succedere. Se ci teniamo nell'atteggiamento di figli fiduciosi e obbedienti al Padre sapremo anche noi discernere se la Parola di Dio è detta in un modo che ci porta ad amare Dio o ad opporci a Lui, a dipendere o a ribellarci, all'adesione a Lui o al sospetto su di Lui.

La Parola di Dio è sempre santa, ma può non essere santo lo spirito di colui che la ripete. È facile, soprattutto nei gruppi settari o anche nei gruppi cristiani che danno spazio e importanza alla critica, che la Parola di Dio venga pronunciata per condannare gli altri, non per salvarli, o per contrapporsi e non per cercare l'unità, per disobbedire e non per umiliarsi, per far valere se stessi e non per servire. In questi e simili casi lo spirito che s'appropria della parola di Dio non è lo Spirito Santo. Il cristiano accorto e «prudente come il serpente» non si lascerà ingannare dall'apparenza. Il maligno è nemico della Parola di Dio: la usa subdolamente distogliendola da suo contesto di amore!

Altro nemico della Parola di Dio sono le ricchezze. Nella spiegazione della parabola del seminatore Gesù afferma che «la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto» (Mt 13,22). Chi è ricco di denaro, o anche di cultura, di reputazione, di opere buone ecc., è sempre preoccupato di difendere questi "beni" raggiunti e non è più libero totalmente di accogliere ogni parola di Dio e lasciarla crescere in sè. Se cerco i beni di questo mondo e me ne preoccupo perdo il gusto della ricerca di Dio e dei beni spirituali.

«Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35). È una promessa che già possiamo verificare. Le vicende del mondo hanno cambiato più volte la faccia della terra e la vita dell'uomo: la parola che Gesù fa risuonare è sempre la stessa e conserva il suo valore immutato. «La tua parola, Signore, è stabile come il cielo» (Sal 119,89).

«La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Ebr 4,12).

Queste affermazioni sono avvalorate dalla nostra esperienza: la Parola di Dio ci fa andare in crisi, ci chiede decisioni che veramente toccano le radici della vita e sottomettono allo spirito le facoltà dell'anima, intelligenza, affettività e volontà. Ad esempio, quando abbiamo motivo di arrabbiarci con qualcuno o di avere dei risentimenti, la parola di Dio ci invita al perdono e all'amore: questa parola taglia in profondità, divide anima e spirito e sottomette l'una all'altro!

La Parola di Dio è un parola che si distingue nettamente dalla parola degli uomini: è una parola che al mondo sembra stoltezza, perché esprime la sapienza della croce, cioè dell'amore che giunge a donare se stesso fino alla morte.

«Cristo mi ha mandato a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio» (1Cor 1,18).

La Parola di Dio è una parola che porta sempre a Gesù, a credere in lui, a sceglierlo come Signore della nostra vita: «Non avete la sua parola che dimora in voi perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita» (Gv 5,38-40). Le Scritture sono a servizio di Gesù, attirano a Lui, ce lo fanno conoscere, ci permettono di ascoltarlo. In lui c'è la pienezza della vita, è Lui la verità e la grazia. Saremo attenti nel leggere le Scritture, ad approfondire il nostro rapporto con Gesù: egli è la mèta, egli è la pienezza e la conclusione del nostro cammino.

 

«Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto» (Gv 15,5).

 

Come infatti la pioggia e la neve

scendono dal cielo e non vi ritornano

senza aver irrigato la terra,

senza averla fecondata e fatta germogliare,

perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare

così sarà della parola

uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto,

senza aver operato ciò che desidero

e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata! (Is 55,10-11)

 

Nulla osta: don Iginio Rogger, cens eccl. - Trento, 5 dicembre 1987