ME
NU

Padre nostro - 2

PADRE NOSTRO 2

"Sia santificato il tuo Nome

Venga il tuo Regno

Sia fatta la tua Volontà, come in cielo, così in terra!"

 

Ti offro questo secondo quaderno di meditazioni sulla preghiera che Gesù continua a 'insegnarci', come piccolo contributo alla tua preghiera, al tuo amore al Padre, affinché Egli sia sempre più amato, Gesù sempre più servito, lo Spirito Santo più accolto.

Grazie per la tua preghiera e per il tuo offrirti al Padre!

don Vigilio Covi

 

4.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

A.

Gesù continua a rispondere ai suoi discepoli. Essi gli hanno chiesto che insegnasse loro a pregare. E il Signore, dopo averli introdotti alla contemplazione del Padre, li porta ora ad esprimere dei desideri!

I desideri, che coloro che pregheranno dovranno esprimere, non sono frutto di un ripiegamento su di sé, non sono attese egoistiche, ma sono nuovi, sono desideri sgorganti dall'amore di quel Padre che essi hanno contemplato.

Quel Padre, di cui hanno scoperto l'amore, ha un'identità, un progetto e una volontà ben precisi: i discepoli di Gesù desiderano che questi possano manifestarsi e compiersi.

I desideri non sono domande qualsiasi: sono proposte nelle quali si è disposti a lasciarsi trascinare, coinvolgere; anzi, è proprio ciò che si vuole, essere coinvolti.

La bambina che desidera fare una torta chiede alla mamma di mettersi all'opera: ella sa che verrà coinvolta nel lavoro!

Il bambino che desidera un gioco, chiede al papà di costruirglielo, sapendo che verrà richiesto anche della propria collaborazione.

Il figlio che conosce i progetti del proprio padre desidera che essi si realizzino, e per questo si offre, si mette a disposizione per collaborare, per faticare insieme.

Gesù suggerisce dei desideri a chi impara a pregare.

Suggerendo i desideri indica dei possibili campi di lavoro su cui orientare la propria fatica, le proprie scelte, la propria offerta di collaborazione, la vita.

La preghiera del cristiano diviene così un preciso orientamento della propria esistenza, diventa lasciarsi trascinare nello stesso movimento d'amore del Padre, diviene comunione sempre più completa con lui, col suo amore.

Il primo desiderio riguarda il Nome del Padre.

"Sia santificato il tuo Nome"!

Che cos'è il Nome?

Per noi il nome è semplicemente una parola, un suono delle labbra, spesso senza significato. Eppure il nome è sempre importante.

Col nome viene identificata una persona - grande o piccola, povera o ricca, intelligente o meno, non importa - col nome la persona viene contraddistinta, col nome viene manifestata la sua presenza oppure se ne richiama la memoria. Col nome una persona può venir chiamata oppure rifiutata. Il nome è la persona stessa che lo porta!

Ogni uomo ha un nome: quand'egli viene accolto nel mondo il primo atto d'amore che riceve è l'attribuzione di un nome!

E Dio ha un nome?

Anch'egli deve poter essere identificato, contraddistinto come il Dio vivente, per non essere confuso con una delle molteplici immagini divine costruite dall'uomo o suggerite all'uomo dal nemico stesso di Dio.

Dio, il vero e unico Dio che ha dato vita agli uomini e li ha amati, deve poter essere riconosciuto, richiamato alla memoria, interpellato con un 'suo' "nome" che lo distingua dagli idoli vuoti e vani, che non hanno altra relazione con gli uomini se non l'inganno.

Non troviamo perciò strana la domanda che Mosè rivolge a quel 'Dio' che lo chiama e lo vuol rimandare in Egitto dagli Israeliti: "Ecco, io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?"(1)

Gli uomini vogliono sapere donde viene la voce che li chiama, che li interpella.

Voglio sapere chi è colui che mi dà un compito o che mi chiede obbedienza, perché non voglio essere imbrogliato. Non ci si può fidare di uno sconosciuto. Voglio sapere almeno se egli è uno che ha dimostrato di amarmi o se è uno che mi sfrutta.

Chiedendo il nome, gli israeliti vogliono sapere se quel 'dio' è uno sconosciuto oppure uno con cui già esiste un rapporto o un'esperienza su cui poggiare la propria fiducia.

Conoscere il nome di Dio è perciò un'esigenza più che legittima, anzi doverosa.

Gesù stesso durante l'ultima Cena, nella preghiera rivolta al Padre, riassume così la propria opera in mezzo ai discepoli: "Ho fatto conoscere loro il tuo nome!"

Conoscere il "Nome" di Dio è necessario, il 'volerlo' conoscere però può nascondere una tentazione.

1) Es 3,13

 

4.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

B.

L'uomo che conosce il nome di Dio potrebbe abusarne, potrebbe voler evocare la potenza di Dio per motivi egoistici, per ambizione, o per farsi ubbidire dagli altri uomini. È antica la tentazione della magia: adoperare il nome di un "Dio" per interessi personali e per opprimere o sfruttare il prossimo; chi sa di possedere un nome di Dio corre altre grandi tentazioni, non ultima quella dell'orgoglio, di ritenersi migliore di altri che, nel loro repertorio di parole, non posseggono quel 'nome' speciale.

La risposta che il Dio vivente dà a Mosè, e tramite lui al popolo, vuole aiutarli ad evitare questa serie di tentazioni. Egli rivela un "nome" che li aiuti a riconoscerlo con un rapporto di fiducia totale, di abbandono pieno alla sua Sapienza, di amore e, quindi, di obbedienza. L'uomo non incontra Dio quando possiede una parola in più, ma quando sa mettersi davanti a Lui come un figlio, come un bambino.

Il "nome" consegnato a Mosè non è un suono particolare, una parola strana; quel "nome" è l'avvio di un rapporto di fiducia e d'amore.

"Io sono colui che è" sta a dire: "Non preoccuparti come chiamarmi, occupati invece di stare con me e di darmi fiducia. Io sono vivo, Io ci sono sempre, puoi fidarti. Io sono qui per te, ti amo, mi occupo di te, non sei solo, né orfano né abbandonato. "Io sono colui che sono": non è importante un nome sulle tue labbra, è importante la fiducia nel tuo cuore. Non ti do un nome da possedere, ti do la mia presenza sicura, stabile, fedele. Non aver più paura! "Io sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe": puoi trovarmi nella vita dei tuoi padri. Ho agito con fedeltà già alle radici della tua storia, sono già impegnato con te prima che tu nascessi, ho preparato io la tua esistenza con sapienza, con dimostrazione di provvidenza, con potenza d'amore, con umiltà. Ho guidato i passi ai tuoi antenati; la tua vita dipende già dal mio agire."

Il nome dato a Mosè non è una parola da pronunciare, ma l'avvio di un rapporto con cui rispondere all'amore già impegnato da Dio. Se entriamo a fondo in questo nome di Dio ci accorgiamo che esso è già una grande preparazione a vivere da figli con lui, il Padre!

L'evangelista Giovanni racconta più volte che Gesù ha applicato a sè questa espressione: "Io sono"!

"Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo allora saprete che Io sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre così io parlo."(1) Dio, il Dio dei Padri e di Mosè, il Dio fedele alle promesse, si fa identificare e si fa contraddistinguere tramite la persona di Gesù. Egli si manifesta nel Figlio innalzato, nel Figlio obbediente fino alla morte, nel Figlio che porta l'amore sulla croce, nella profondità stessa e nella tenebra della sua morte.

La fedeltà di Dio all'uomo, la Pienezza dell'Amore che ha creato l'uomo e lo continua ad assistere, si manifesta in Gesù. È Gesù l'"Io sono", l'amore con cui Dio ama il mondo.

È Gesù che mostra il vero volto di Dio, che lo mostra come colui che dà la vita, come Padre: "Chi vede me vede il Padre"! "Io e il Padre siamo uno"!

Nome di Dio, di quel Dio che è Padre per gli uomini, è la persona di Gesù: "Egli è immagine del Dio invisibile". (2) "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato." (3)

Possiamo vedere nella Persona di Gesù il Nome di Dio, perché è attraverso di Lui che il Dio dei Padri, il Padre che ama gli uomini e il mondo, si fa incontrare e amare.

Agli uomini piace conoscere un nome di Dio come parola da usare per distinguersi e ritenersi veri adoratori, giudicando gli altri o ignoranti o menzogneri. Ma questa è una delle tentazioni di Satana che vuole impedire all'uomo di conoscere il Padre, e quindi di conoscere se stesso come figlio di Dio e fratello di tutti.

Un nome, per quanto bello o strano possa apparire, può essere pronunciato "invano", può cioè esser pronunciato come qualcosa di vuoto, come non contenesse la pienezza dell'amore, può esser pronunciato come si pronuncia il nome di un idolo. Un nome di Dio potrebbe esser pronunciato senza impegno di amore e senza manifestare amore; sarebbe come un'espressione che non rivela alcuna relazione tra lui e noi, come il nome di una persona qualunque con cui non abbiamo nulla a che fare, o peggio, di cui noi possediamo i segreti e la 'potenza'.

Un nome potrebbe essere applicato persino a un'immagine di un dio formulata dall'uomo, dalla sua fantasia o dalla sua intelligenza, dai suoi interessi più o meno velati di ambizione, di potere o di piacere.

Ti ringraziamo, Padre, di non averci dato altro nome con cui chiamarti che la parola con cui i bambini chiamano il loro papà!

Ti ringraziamo che hai posto davanti al nostro sguardo il tuo figlio Gesù per conoscerti e per iniziare il nostro rapporto d'amore con te!

1) Gv 8,28

2) Col 1,15

3) Gv 1,18

 

4.

SIA SANTIFICATO

IL TUO NOME

C.

Gesù manifesta il volto di un Dio che è Amore, lo contraddistingue come Padre, lo identifica tra infinite immagini di 'Dio' e lo richiama alla nostra memoria senza tentennamenti.

La persona di Gesù con tutta la sua vita ci apre i cieli per vedere e incontrare il Dio vivo, Colui che ci ama, il Padre. Gesù è il "Nome" di Dio!

La persona di Gesù, che vive da figlio, ci richiama il Padre. E noi, amando il Figlio, diamo l'amore più gradito al Padre. Ascoltando il Figlio porgiamo attenzione al Padre, che lo ha mandato come sua Parola.

Quando Gesù adempie il suo ruolo di figlio, in lui noi incontriamo il Padre con tutto il suo amore. Quando Gesù dice: "Padre, non la mia, ma la tua Volontà sia fatta" e si offre nell'atto d'amore culminante sul Calvario a Gerusalemme, allora egli è "Nome di Dio"! "Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo saprete che "Io sono"", comprenderete veramente chi è Dio, lo conoscerete: è uno che ama, che vi ama, che non risparmia nulla per liberarvi dalle vostre schiavitù, è Padre.

Con l'espressione "Io sono" Gesù manifesta la propria divinità, ma nel senso che Egli è l'amore del Padre. Con questa espressione si offre a noi come "Nome" di Dio e manifesta in che cosa consista la divinità di Dio: è amore, dono gratuito di sè, amore che vuole salvezza e comunione con me!

"Io sono con voi fino alla fine del mondo", fino alla fine, fin dentro la morte, conseguenza ultima del peccato. Gesù è presenza divina, presenza dell'amore totale, l'amore del Padre che dà la vita.

"Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre". 1)

Poiché Gesù ha donato se stesso in un'obbedienza totale, Egli mostra l'intima natura di Dio, che è amore. Egli riceve il nome sublime, il Nome stesso di Dio.

"Davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua" 2): queste parole del profeta Isaia sono riferite a Dio e S.Paolo le usa per Gesù: Egli è il Nome di Dio!

Ora questo vero "Nome" di Dio è una Persona! È un nome che non è dato agli uomini da pronunciare, ma da amare. Non conosce il vero "Nome" di Dio chi non ama Gesù; lo conosce chi rimane unito a Lui!

Conosce e riconosce il Dio vero, - il Padre, Colui che ci ha dato la vita e ci attende, - solo chi s'avvicina a Gesù e si lascia amare da Lui! Questi fa esperienza della consolazione e della pienezza di vita e del ristoro che vengono da Dio. Questi conosce Dio veramente come Dio! Gesù è il nome divino che può esser "conosciuto" solo con l'amore, offrendosi a Lui, avvicinandosi e rimanendo con Lui.

Potremmo dire che il Nome di Dio non è pronunciato rettamente se non col seguire Gesù!

Io conosco il Nome di Dio Padre quando seguo Gesù!

Io pronunzio il Nome del Dio vivente in modo che gli altri conoscano qualcosa della sua identità, del suo Amore, quando seguo Gesù! E tanto più chiaramente lo do a conoscere, quanto più liberamente e profondamente seguo Gesù salendo con lui sulla croce.

Posso dire d'aver conosciuto Dio avvicinando persone che soffrivano e sopportavano croci e inimicizie per amore di Gesù, stavano o stanno con lui sul Calvario. Da questa loro sequela viene a me l'eco sempre più chiaro del vero "nome" di Dio, una eco che contiene la misericordia e la fedeltà, la sapienza e la previdenza, l'intelletto e la mitezza, l'umiltà e la fortezza di quel Dio che è vivo, e non può perciò esser racchiuso semplicemente in due o tre sillabe dell'uno o dell'altro linguaggio degli uomini.

La vita dei Santi, sempre presenti nella storia della Chiesa - Corpo di Cristo - è il risuonare continuo del vero Nome di Dio!

La memoria dei santi diviene memoria di Dio e aiuto per identificarlo con sempre maggior chiarezza: essi sono stati dentro l'amore di Gesù, trasformati dal suo esser Figlio, purificati dalla sua croce in tutti i loro sentimenti. Insieme con Lui essi, con la vita, fanno riecheggiare nel mondo, e soprattutto ai miei orecchi e al mio cuore, il Nome vero e santo dell'unico Dio vivo e vero, del mio e nostro Padre!

Grazie, Padre, che mi fai conoscere il tuo Nome attraverso l'amore di Gesù e la sua vicinanza a me! Grazie, Gesù, che mi fai conoscere il Padre!

1) Fil 2,9-11

2) Is 45,23

 

4.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

D.

Ci siamo soffermati lungamente a "udire" il Nome di Dio. Cerchiamo ora di entrare nel significato del desiderio che Gesù vuol metterci nel cuore e nella Volontà: "SIA SANTIFICATO IL TUO NOME"!

Sia santificato.

Questo termine non viene per nulla usato nel linguaggio corrente: deve perciò esser spiegato. So di non esserne capace, se non in maniera molto rudimentale: faccio quel che posso, il resto lo completerà lo Spirito Santo!

Santificare, fare santo, dovrebbe voler dire mettere nella condizione di non subire gli influssi della terra, portar fuori dalla stretta dipendenza di ciò che succede sulla terra. Sulla terra si muove l'egoismo e l'orgoglio dell'uomo, l'invidia di Satana, l'inganno dei vari interessi assurti a idoli, capaci di orientare le decisioni libere degli uomini.

Chi vien portato fuori da questa dipendenza vive sotto l'influsso di un'altra forza: l'amore del Padre. Viene santificato perciò chi assume, come unico movente dei propri sentimenti e delle proprie azioni, l'amore di Dio e lascia senza conseguenze le spinte interiori o esteriori provenienti da provocazioni di odio, di indifferenza, di invidia, di orgoglio, di piacere, di violenza ecc.

È santificato ciò che non esprime più necessità umane o materiali ed è fatto strumento dell'amore del Padre. Chi viene santificato diventa libero, veramente libero, perché agisce e vive solo portato dall'amore del Padre! Diventando santa, una persona viene purificata da qualunque desiderio terreno ed effimero, da qualunque scopo superficiale ed egoistico, per diventare espressione solo dell'Amore eterno del Padre.

Padre nostro, sia santificato il tuo Nome!

Padre, desidero ardentemente che Tu renda puro e libero da condizionamenti terreni Colui attraverso cui Tu ti manifesti e ti fai identificare e conoscere...

Di per sè il Nome di Dio non ha bisogno di esser santificato: "santo è il tuo nome"!

Gesù - Nome di Dio - è "il Santo di Dio", non ha bisogno di santificazione: già prima della nascita è stato dichiarato tale, e persino i demoni gli gridavano quest'appellativo. (1)

Gesù, "nome di Dio", è santo, e proprio per questo è Nome del Dio tre volte santo!

Le tentazioni che Gesù vince nel suo deserto fanno capire con chiarezza che Egli vuol dipendere solo dal Padre: egli, il Figlio, vuol rimanere figlio, vuol rimanere in dipendenza e in ascolto della Parola di Dio: non si lascia condizionare né dalla propria fame, né dalle attese che gli uomini avevano di vederlo Messia, né dal bisogno dei popoli di essere governati rettamente. Egli si lascia muovere solo dall'amore del Padre, quando egli vorrà. Gesù è il santo!

Il nostro modo di conoscere e avvicinare Gesù, invece, dev'essere purificato, liberato da interessi terreni, dalle nostre concupiscenze. Il nostro modo di amare Gesù, il Santo, dev'essere santificato.

Quante volte noi, proprio noi cristiani, guardiamo a Gesù come se Egli fosse colui che accontenta i nostri desideri o realizza i nostri sogni egoistici! Lo vediamo talora solo come Colui che può guarire le nostre malattie, che può toglierci dai problemi causati anche dai nostri peccati, lo vediamo solo come colui che deve realizzare i sogni di promozione, di ricerca di lavoro o di comodità varie... Vediamo Gesù come terapeuta o come mago che ci toglie il peso delle responsabilità e ci rende facile la vita.

Padre, sia santificato il tuo Nome!

Padre, fa che noi non guardiamo a Gesù come pagani che interpellano un idolo, come a chi debba realizzare le nostre volontà impure! Concedici di conoscere Gesù, tuo Nome Santo, come colui che ti ubbidisce e che può realizzare la tua Volontà in noi!

Concedici di accogliere e amare Gesù per imparare da Lui la tua Volontà e ricevere da Lui lo Spirito Santo per realizzare i tuoi disegni di Padre!

Libera da ogni impurità e da ogni scoria egoistica e superficiale la nostra conoscenza di Gesù, cosicché Egli possa farci vedere in tutta nitidezza e splendore il tuo Volto! Padre!

1) Mc 1,24

 

4.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

E.

Nel mondo ora siamo presenti noi che diciamo: "Padre nostro!". Ora nel mondo, privo della conoscenza di Dio, affondato nella tenebra, ci siamo noi. Attorno a noi si diffondono modi di pensare e di vivere che ignorano completamente il Padre. Spesso gli uomini fanno riferimento a Dio, ma non al Padre. Se sei attento scopri che il Dio, di cui parlano gli uomini, è spesso una loro immaginazione, un 'dio' che essi possono definire persino ingiusto o cattivo! Essi sono migliori di lui. Come può ancora risuonare nel mondo il tuo nome, Padre? Che cosa si può fare perché tu sia riconosciuto come il papà, come colui che ama, che dà la vita agli uomini e ne rispetta la libertà, come colui che usa pazienza e misericordia?

Nel mondo ci siamo noi, che siamo tuoi, acquistati dal tuo Figlio, che ha lasciato a noi il suo Nome e il suo Spirito! Di noi l'apostolo Paolo ha scritto: "Voi avete in lui parte alla sua pienezza" 1), e la 'sua pienezza' è "la pienezza della divinità"! 2)

Noi, quindi, membra del Corpo di Cristo, partecipiamo alla divinità, cioè all'amore, del nostro Signore.

Siamo noi ora investiti del compito di essere l'eco del Nome di Dio. Siamo noi che possiamo, con la nostra vita, essere d'aiuto ad identificare e contraddistinguere il Dio vivo e vero, il Dio che ama e salva.

Anche noi, con Geremia profeta, possiamo dire: "Siamo chiamati col tuo Nome!" 3)

E perciò ancora continuiamo la preghiera: per amore del tuo nome salvaci! per amore del tuo nome liberaci, per amore del tuo nome purificaci, per amore del tuo nome togli da noi le incrostazioni dell'egoismo! Per amore del tuo nome - poiché è la nostra vita che lo fa conoscere al mondo di oggi - santificaci!

Padre nostro, sia santificato il tuo nome!

Noi dobbiamo essere santificati da te, altrimenti siamo un nome storpiato, un nome incompleto, un nome che suona persino male agli orecchi dell'uomo. Noi dobbiamo essere liberati dalla concupiscenza e dall'ambizione, dalle vanità, dagli egoismi, dai peccati d'ogni genere, dall'avarizia e dalla gelosia, altrimenti Dio non può esser conosciuto come il Padre che ama sempre e tutti, e che nasconde il suo amore e la sua pazienza dentro ogni cosa e dentro ogni evento.

Gli uomini, abituati alle idee strane su Dio e convinti della verità delle sue immagini false, devono trovare nel mondo da loro conosciuto qualche novità attraente, che faccia loro vedere qualcosa del Padre. Questo è il compito dei discepoli di Gesù. Da Lui essi imparano a porgere l'altra guancia e a dare il mantello a chi li priva della tunica: essi imparano a non misurare la generosità sulle richieste dell'uomo, ma su quelle superiori del Padre, e imparano a reagire a ciò che avviene sulla terra con l'amore che essi attingono nei cieli. Da Gesù essi ricevono la forza quotidiana per essere 'diversi' da come ci si aspetterebbe.

Gli uomini abituati a lamentarsi sempre di tutto e di tutti, del caldo e del freddo, di chi serve e di chi comanda, devono incontrare chi non si lamenta di nulla per poter conoscere il Padre che si serve di tutto e di tutti per amare!

Il nome di Dio siamo noi, noi che viviamo all'ombra della croce di Gesù e alla luce della Risurrezione. Conoscendo la nostra debolezza, il nostro peccato e l'intermittenza del nostro amore dobbiamo dire sempre: santifica il tuo nome, Padre! Santifica noi poiché la nostra vita serve a rivelare la tua identità. Rendici puri, togli da noi i sentimenti di tristezza e anche quelli della gioia che dipende solo dalle cose terrene. Rendi il nostro sguardo limpido, perché possiamo godere solo di te e rattristarci di ciò di cui il tuo Spirito si rattrista!

Il profeta Ezechiele parlava anche e soprattutto di noi cristiani quando diceva:

"Santificherò il mio nome grande

disonorato fra le genti,

profanato da voi in mezzo a loro.

Allora le genti sapranno che io sono il Signore,

quando mostrerò la mia santità in voi

davanti ai loro occhi."

"...Io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo... Non per riguardo a voi, io agisco, dice il Signore Dio - sappiatelo bene!"

"Le genti sapranno che io sono il Signore che santifico Israele quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre!"

Il "santuario", che sta per sempre, è l'edificio spirituale costruito con le pietre vive che sono i credenti che si poggiano su Gesù, pietra angolare! Luogo d'incontro con Dio Padre è la Chiesa che egli offre al mondo come luogo pieno del suo amore.

Rendici santi, perché tu sei santo!

Santificaci, e il tuo nome risplenderà glorioso e sarà conosciuto e amato!

1) Col 2,10

2) Col 2,9

3) Ger 14,9

4) Ez 36,23s.28

 

4.

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

F.

Gesù ha fatto risplendere il Nome del Padre quando è stato innalzato sulla croce: in quel momento gli uomini d'allora e quelli di oggi vedono l'amore più disinteressato, l'amore puro e misericordioso, l'amore divino. Colui che manifesta il Padre dev'essere innalzato.

"Viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato". 1) Per far conoscere l'amore donato al Padre e l'amore con cui il Padre ama, Gesù deve e vuole accogliere l'opera del principe del mondo, l'umiliazione, le sofferenze, la morte.

Egli disse ancora: "E che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo Nome." 2)

Gesù si offre alla sua "ora", all'ora della sua morte, per glorificare il Nome del Padre. È nel momento della morte, vissuta come offerta di se stesso, che Gesù - figlio - mostra al mondo che il Padre suo è amore.

"Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" 3): non con la gloria umana, ma con la gloria dell'amore che si offre, Gesù attrae gli uomini e li convince che Dio è amore!

"E io ho fatto conoscere loro il tuo Nome, e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro." 4)

Quando l'uomo, discepolo di Gesù, conosce il Nome del Padre, non possiede un vocabolo in più, ma vive un amore più grande, l'amore pieno, l'amore con cui Dio ama il Figlio! Conoscere il Nome di Dio consiste nel condividerne l'amore, quell'amore che "consegna" il Figlio, e che gli dà tutta l'attenzione e tutta la fiducia.

Quando io conosco Dio e il suo Nome - cioè la sua vera identità - amo Gesù con amore totale, vivo per lui ed egli vive in me.

Se Gesù ci manifesta il Nome di Dio con la sua morte, anche noi, membra del Corpo di Cristo, manifesteremo il nome del Padre con la nostra "morte", col nostro esser uniti alle sue sofferenze e alla sua croce. Per questo anche noi con lui siamo "luce del mondo", 5) partecipiamo ad illuminare la presenza del Dio vero sulla terra!

A noi perciò il Signore non vuole risparmiare le persecuzioni. Ha detto ai suoi: "Se hanno odiato me odieranno anche voi" e "il mondo vi odia" 6); Gesù, pregando il Padre, non ha chiesto per i suoi "che li tolga dal mondo". 7)

Egli sa bene che le sofferenze e la croce sono doppiamente necessarie: da una parte esse purificano la fede e l'amore, lo vagliano e lo fortificano; d'altra parte innalzano: mettono in evidenza agli occhi di tutti - anche dei più distratti e degli scettici - la gloria dell'amore divino presente nell'uomo. Per questo S.Paolo poté scrivere: "Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati." 8)

La Chiesa è sempre sulla croce. I cristiani che amano il Signore più di se stessi non sono mai senza croci, né si meravigliano d'essere perseguitati. 9) La Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo sperimenta la croce. Talora sono i vescovi o i sacerdoti, talvolta sono i religiosi, talvolta sono i cristiani di qualche categoria sociale che soffrono ostilità o emarginazione, ma sempre è la Chiesa che dà la vita perché il nome del Padre sia glorificato e conosciuto! E dove la Chiesa rifiuta la croce e accetta compromessi col mondo, là Dio non viene conosciuto come Padre, ed è l'umanità a soffrire la mancanza di luce e sicurezza, la mancanza di vita.

Padre nostro, sia santificato il tuo nome!

Non rifiuto croci e sofferenze purché il tuo Nome risplenda! Anzi, santifica e purifica la mia vita e la vita di quella parte di Chiesa in cui vivo, perché il tuo amore sia conosciuto in tutto il suo splendore!

Non sono io che santifico il Nome del Padre! È Lui stesso che purifica la mia vita e quella della Chiesa da ogni egocentrismo e da ogni vanità e avarizia, perché chi ci vede e chi ci incontra possa vedere e sperimentare l'incontro con l'amore del Padre; chi ci vede capaci d'amare dentro la persecuzione e dentro la sofferenza e la morte, incontri quel Dio che dà la vita anche a chi è afflitto e disperato dalla paura del vuoto e della morte.

Il Padre ci santifica donandoci lo Spirito di Gesù, perché la nostra vita sia lo splendore del suo essere amore!

Sia santificato il tuo nome, Padre!

Gesù sia conosciuto come tuo inviato che ci manifesta i tuoi voleri, e non solo come un guaritore o un amico che riempie le nostre solitudini!

Gesù sia amato come Colui che ci può dare il tuo Spirito Santo che ci trasforma in amore!

Purifica, Padre, il nostro cuore e la nostra Chiesa, perché accogliamo il tuo Spirito per poter manifestare al mondo, con la nostra affabilità, che tu sei amore, che sei Padre cui affidarci e cui obbedire.

Tutti riconosceranno che i loro idoli, - denaro, ambizione, successo, grandezze, piaceri - sono inganno: li abbandoneranno per lasciarsi amare da Te e unirsi al tuo figlio nel suo Corpo, la Chiesa, edificio da Te costruito per far conoscere ancora a tutti, nei secoli, il Tuo Nome!

1) Gv 14,30

2) Gv 12,27-28

3) Gv 12,32

4) Gv 17,26

5) Mt 5,14

6) Gv 15,18

7) Gv 17,15

8) 2Tim 3,12

9) 1Pt 4,12

 

 

5.

VENGA IL TUO REGNO

A.

È il secondo desiderio che esprimiamo al nostro Padre. È il desiderio dei poveri, di coloro che attendono tutto da Dio, perché si sono accorti di non poter ricevere dagli uomini se non illusioni e delusioni. I regni umani, di cui fanno esperienza, sono solo capaci di far soffrire, di opprimere, di far nascere speranze e di smorzarle subito. I poveri perciò desiderano ardentemente un altro regno, il regno di quel Dio che ama e non può ingannare! Il loro desiderio è così forte, che diviene disponibilità a collaborare, a lasciarsi 'usare' da quell'amore con cui il Padre vorrebbe guidare le convivenze umane.

Venga il "tuo" regno, regno di Padre!

Nell'antichità, lungo la storia dei Patriarchi, Dio non è mai chiamato col titolo di re. Questo termine gli viene attribuito piuttosto tardi, quando il popolo d'Israele - sedotto dal modo di vivere degli altri popoli - vuole un re, per essere come gli altri! Il profeta Samuele 1) è costretto a concederlo, e consacra a questo scopo Saul, e più tardi Davide.

Dai popoli pagani il re era considerato divinità; la sua autorità era assoluta. Era lui, il re, che decideva ciò che doveva esser considerato bene e ciò che doveva esser considerato male. Il re non si sentiva in dovere di render conto a nessuno del proprio operato. Egli - come una divinità - godeva perciò di venerazione e adorazione. La sua immagine veniva adorata e adulata come quella di un 'dio'.

Il popolo d'Israele aveva voluto un re.

Dio lo concesse, ma non perché fosse considerato 'dio'. Anzi, a questo re sarà proibito farsi delle immagini! E dovrà anch'egli consultare il Signore attraverso i profeti e far riferimento continuo alla sua Parola. L'unico vero re, infatti, l'unico cui ispirarsi per emanare leggi o dare sentenze, è Dio. È da Lui che l'uomo chiamato col titolo di re, riceve il compito di governare. È da lui che dipende continuamente la missione del re a favore del popolo ed è a Lui che egli deve ricorrere per averne consiglio.

Il re sarà persino ripetutamente oggetto di correzione e di castigo da parte di Dio! L'operato di Saul e quello di Davide è spesso rimproverato da Dio attraverso i profeti! Sia Saul che Davide, che i re dopo di loro, sono puniti da Dio: essi non possono decidere il bene e il male, non possono erigersi ad autorità assoluta, devono obbedire ai comandi dell'unico vero ed eterno re del popolo d'Israele, che è Dio stesso. Il re può venire pure destituito da Dio: ciò è accaduto a Saul stesso!

L'unico vero re è il Dio vivente! Gli uomini, anche gli uomini cui è data responsabilità per gli altri, devono guardare sempre a lui e ubbidirgli. È Dio, il nostro Padre, l'unico che porta in prima persona il titolo e le prerogative di "re". I re terreni devono limitarsi a rappresentarlo, a portare sulla terra le sue parole e a render concreta e viva la sua autorità.

È tentazione ricorrente per gli uomini considerare separate l'autorità di Dio e quella del re. Siamo tentati di vedere le loro autorità come concorrenti l'una dell'altra. Le conseguenze sono disastrose: viene così costantemente ripresentato il peccato originale. L'uomo viene portato a ritenere che la sua vita in società sia esonerata dall'obbedienza a Dio: egli vive così una dicotomia, una doppia dimensione morale tra vita personale e vita sociale. Si può arrivare ad attribuire al re l'autorità di Dio: ciò fa anche comodo, perché il re è un uomo soggetto a debolezze e compromessi ed è capace, pur di compiacere la folla, di lasciarsi dirigere e influenzare dagli umori della gente.

È proprio ciò che è successo a Gerusalemme la vigilia della festa di Pasqua: Pilato è capace di ritenersi autorità assoluta, tanto da dichiarare a Gesù: "Non sai che ho potere di liberarti e ho il potere di metterti in croce?" Egli ritiene d'avere il potere di dichiarare "buona" l'ingiustizia di condannare l'innocente. Eppure, proprio lui è così debole da lasciarsi condizionare dai ricatti dei Giudei! E questi, con una frase lapidaria, ma espressiva, si allontanano decisamente da Dio: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare." Essi vogliono costringere Pilato e per questo rinnegano la regalità di Dio; si dichiarano senza dio! o meglio, proclamano la divinità del re umano, di Cesare, ricalcando in modo blasfemo la parola del Decalogo: "Non avrai altro Dio all'infuori di Me"! Giungono a tanto per imporre il loro volere, per essere essi stessi l'autorità assoluta del popolo.

I poveri continuano a pregare: Venga il tuo Regno, Padre! Venga il tuo Regno su questa terra divisa e smembrata tra i regni umani che sono tutti in balìa della violenza, della prepotenza, del ricatto reciproco, della sopraffazione, della lotta. Venga il tuo Regno, l'unico che allontana il dominio e la tirannia di Satana.

Venga il tuo Regno, regno di un padre, regno dove ci possiamo sentire amati e stimati, protetti e responsabilizzati.

Venga il TUO Regno!

1) 1Sam 8

 

5.

VENGA IL TUO REGNO

B.

La parola "regno" può significare due realtà diverse. Anzitutto con essa possiamo esprimere ciò che si dice pure col termine "regalità": la dignità, la natura, la maniera di essere del re, il tipo di relazioni che vengono instaurate da uno che sia "re"!

Con la parola "regno" possiamo inoltre intendere il "reame", il territorio cioè su cui vige l'autorità di un determinato re, i confini entro i quali è valida la sua parola e obbligatoria la sua legge.

Quando parliamo di regno di Dio si possono intendere tutt'e due i significati. Normalmente però prevale il primo.

Consideriamo la regalità del Padre!

Venga il tuo Regno, Padre!

Noi vogliamo che si manifesti come re il Padre, il nostro Padre!

Il regno che desideriamo è quello dove vige la paternità di Dio come rapporto determinante della società. Entro questo 'regno' gli uomini possono considerarsi figli, e come tali sentirsi amati, voluti, stimati, apprezzati.

Ciò che conta in questo regno non è il denaro, non è la potenza, e nemmeno la cultura. Ciò che conta è il modo di fare del Padre, quel modo di gestire la vita che è proprio del nostro Padre. Come egli si rapporta al Figlio in spirito d'amore, così i figli tra loro. Gesù si è espresso in questi termini: "L'amore col quale mi hai amato sia in essi". (1)

Venga il tuo regno:

siano evidenti ed espliciti tra di noi i tuoi modi di amare!

Risulti chiaro tra di noi il tuo amore che sa dare la vita, che sa prendere iniziative a favore degli altri, che non abbandona nessuno, che non esclude il cattivo e il perverso, che sa perdonare, che sa accogliere con gioia e senza rimprovero colui che ritorna con umiltà, che esce a convincere chi ha modi di pensare privi di misericordia, che non vuole la morte del peccatore, ma la sua guarigione!

Tra noi abbia vigore il tuo modo di apprezzare ogni realtà creata sottomettendola e usandola a favore dell'uomo! Tra noi prenda piede il tuo modo di non far differenze tra ricchi e poveri e mendicanti! Tra noi ci sia la capacità di mettere davanti a tutto e a tutti il Figlio tuo, venuto a cercare chi era perduto e a farti conoscere a noi come Padre!

Il regno del Padre è un modo di vivere insieme, noi col Padre, animato dallo Spirito Santo: "Il Regno di Dio non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia pace e gioia nello Spirito Santo". 2)

Il Regno di Dio non è regno materiale. Non si occupa anzitutto di ciò che riguarda il corpo, del progresso tecnico - economico - sociale. Nel Regno di Dio si bada alla volontà del Padre, a condividere tutto come fratelli, e in questo sta la gioia, la festa di tutti.

La gioia di tutti nasce nella pace, che non è solo assenza di conflitti, ma volontà e capacità di condividere i doni di Dio, sia spirituali che materiali. Questa pace nasce dalla Giustizia, dal cercare cioè di compiere la Volontà del Padre! Lo Spirito Santo è il segno distintivo di questo regno e il legame che ne unisce i membri.

Questa regalità stabilisce un 'reame' nuovo. I confini di questo regno non sono confini territoriali, né possono essere confini nazionali o linguistici o razziali! Non sono nemmeno confini culturali, né economici, né geografici.

I confini di questo regno passano dentro il cuore dell'uomo. Sono io stesso che mi posso mettere al di qua o al di là, dentro o fuori. Quando mi metto in posizione di figlio davanti al Padre, allora entro. La stabilità di questa posizione non è ancora in me, che sono infedele, ma nel Figlio, in Gesù.

Il mio accogliere Gesù è perciò decisivo.

Questo regno dentro di me può crescere, può occupare sempre più spazio, può conquistare sempre maggior consistenza e sicurezza. Per esistere deve rompere barriere interiori, quelle che il mio orgoglio e la mia ambizione e i miei 'ragionamenti' continuano a innalzare.

Il regno del Padre dentro la mia vita provoca dei notevoli cambiamenti e delle grandi rivoluzioni: tutte interiori, che poi si possono vedere sino all'esterno. Quando regna il Padre in me non cerco più il "mio", né metto in evidenza l'"io". Non esiste più permalosità, né si fa più viva la rabbia! Inoltre scompare l'invidia e l'unico sentimento che sostituisce l'antipatia sarà la compassione. I presunti nemici non vengono chiamati più con questo nome, ma risultano persone da salvare, persone cui vorrei giungesse quello stesso Regno che è penetrato nelle mie resistenze.

Quando regna il Padre in me l'unica persona veramente grande è Gesù! e soltanto lui!

Padre, regna su di me! Regna in me!

1) Gv 17,26 2) Rom 14,17

 

5.

VENGA IL TUO REGNO

C.

"Venga il tuo Regno."

Il regno del Padre è un regno che deve continuamente venire, non è mai del tutto instaurato. Dal momento che i suoi confini passano all'interno dei cuori, la lotta per la sua vittoria e il suo allargamento è sempre in atto! Chiunque voglia partecipare a questo Regno deve vincere dure battaglie contro il proprio egoismo e contro la propria sete di potere. Chi è dentro questo regno deve mantenere un cuore da figlio per godere del tutto la presenza del Padre e il suo modo di amare e di agire; egli deve perciò continuamente tornare "bambino", deve vincere quella naturale inclinazione a essere 'grande' che abbiamo dentro i nostri reconditi desideri. Chi vuol far parte di questo regno deve lottare contro la falsa concezione di libertà che ci sentiamo addosso: riteniamo d'esser liberi quando possiamo accontentare tutte le nostre passioni, e non ci accorgiamo che questa è invece una schiavitù che fa soffrire noi stessi e gli altri privandoci di quella comunione col Padre, che sola ci riempie il cuore di gioia e di festa!

S.Paolo insiste nell'esortarci ad affrontare con lucidità e decisione questa lotta: "Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale sì da sottomettervi ai suoi desideri. Offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. Il peccato non dominerà più su di voi, perché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia". 1)

Ciò che regna in noi, che trova spazio facile dentro i nostri desideri, è il peccato, cioè la distanza da Dio, un orientamento disposto a far senza di Lui, se non addirittura a mettersi contro la sua sapienza e il suo amore. Peccato è la strada che va in direzione opposta a quella che ci farebbe incontrare col Padre. Questo peccato regna nel nostro corpo mortale: i desideri della natura umana sono di comodità e piacere, di vanità e potenza, di superiorità e di ambizione: la nostra anima si sottomette e collabora con grande facilità a camminare in questa direzione.

"Offrite voi stessi a Dio": la vittoria inizia con un atto di obbedienza e di amore. Quando alziamo lo sguardo per incontrare quello di Dio, ci accorgiamo di incontrare l'amore di un papà, la gratuità del suo dono, l'attrazione della sua luce. Ed allora non facciamo più fatica a gettarci nelle sue braccia e ad offrirci a lui. Ci accorgiamo che la sua sapienza non è una legge che ci opprime, ma un dono d'amore che ci salva, una "grazia"!

Lasceremo che il suo amore ci pervada e ci renda suoi collaboratori tanto da "cercare" soltanto il suo Regno.

Già Gesù ci aveva detto: "Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia, e tutto il resto ve lo troverete dinanzi" 2). Questa è la via della vera figliolanza che permette a Dio di manifestare la sua paternità: cerchiamo il suo Regno. Lo cerco anzitutto in me, cerco di essere obbediente in tutto, di essere portatore di quell'amore che muove il cuore del Padre. Cerco il Regno del Padre dentro di me e attorno a me. Al resto Lui ha già pensato e al momento opportuno lo provvederà.

Il pieno e perfetto regno di Dio nel cuore dell'uomo si manifesta solo in Gesù! Egli è il figlio perfetto, in Lui il Padre è veramente "re". In Gesù ogni parola del Padre viene realizzata con amore, in Gesù il regno di Dio non trova ostacoli. Con la sua dipendenza e col suo amore obbediente Gesù fa risplendere l'amore paterno di Dio, la sua dignità regale! E la persona di Gesù, con tutto ciò che fa e dice, si manifesta come il vero ""reame" del Padre, il suo regno, dove non ci sono confini: Dio può chiedere qualunque cosa a Gesù, perfino di soffrire, di tacere e di morire, e Gesù realizza tutto con amore divino, puro, con un perfetto dono di se stesso senza tentennamenti e senza restrizioni.

Gesù è il "luogo" dove il Padre regna; e diventa così la persona che manifesta a noi anche la regalità del Padre. Quando Pilato lo ha interrogato a questo proposito: "Tu sei il Re dei Giudei?", Gesù ha potuto spiegarsi: "Per questo sono venuto... per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce." 3

Gesù è venuto per manifestare la verità, l'amore del Padre, che altrimenti non è riconosciuto dagli uomini. Gesù mostra il Padre, dona il suo amore, rappresenta la sua regalità per il popolo d'Israele e per tutti i popoli.

Ci sono altri che collaborano a questa manifestazione, e sono quelli che "ascoltano la sua voce"!

Voglio essere anch'io dentro i confini di questo regno: ascolto perciò la sua voce. Accolgo le sue parole e sono attento al tono con cui egli le pronuncia: è un grande amore a Dio che lo pervade, un amore dal quale anch'io mi sento amato! Le sue parole sono pronunciate senza violenza e senza pretesa; la sua voce risuona in modo da attirare l'attenzione e da risvegliare il desiderio di rispondere. Gesù stesso lo ha riconosciuto quando nella preghiera ha detto: "Tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano". 4 Ogni essere umano si sente benevolmente "soggiogato" dall'amore di Gesù e attratto verso di lui. E ciò senza che Gesù voglia dominare; anzi, egli attira a sè gli sguardi di tutti quando viene innalzato, quando rinuncia del tutto e per sempre ad avere qualunque desiderio per sè. È in quel momento che si realizza la profezia ripetuta dall'arcangelo Gabriele a Maria: Egli "regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". 5

Nel momento in cui Gesù entra totalmente nel Regno del Padre, comincia a regnare per sempre. E il primo a goderne è il ladrone, che - superando la tentazione del suo compagno e dei capi e dei soldati - si compromette a rispettarlo e amarlo pubblicamente.

1) Rom 6,12-14

2) Mt 6,33

3) Gv 18,37

4) Gv 17,2

5) Lc 1,33

 

5.

VENGA IL TUO REGNO

D.

Sulla terra ci sono i nemici del Regno di Dio, che sono chiamati da S.Paolo coi termini di Principati, Potestà e Potenze (1): questi termini evidenziano la sete di dominio e di comando che in essi si sviluppa. Essi vengono "ridotti al nulla" da Gesù. Egli infatti, accettando in sè l'opera del principe del mondo 2) e offrendo al Padre come propria dimostrazione d'amore la sofferenza, toglie ogni forza al suo nemico, che non riesce a far sì che il Figlio si ribelli al Padre, non riesce a introdurre sentimenti di violenza o di vendetta nel cuore di Gesù. Il principe del mondo non ha potere alcuno su di lui, che potrà così consegnare al Padre intatto il Regno!

La regalità che Gesù mostra al mondo incredulo "non è di quaggiù"! Pilato non deve temere di essere spodestato dal regno di Gesù! È a lui, timoroso, che Gesù ricorda "il mio regno non è di quaggiù". Il regno di cui egli è depositario non dipende dagli uomini: non viene creato da loro, né può esser ereditato per nascita e nemmeno può essere difeso o sostenuto con metodi umani. Il regno voluto dall'uomo e difeso dalla forza dell'uomo non manifesta il Regno del Padre: i metodi umani conoscono la violenza, comportano l'adozione dei suggerimenti di Satana. 3)

Gesù non accoglie le proposte sataniche 4) per avere un regno e una regalità sugli uomini. Egli accetta il regno solo dal Padre, un regno di amore dove la sua autorità regale è fondata sul dono di sè, sull'offerta del proprio servizio, anche se ciò comporta umiliazione, 5) sull'attesa paziente e sulla preghiera 6).

I discepoli di Gesù non comprendono subito. Essi sono disposti a usare le armi: Pietro estrae la spada dal fodero. Gesù stesso gliela fa riporre. Non vuole che i suoi combattano se non con l'unica arma che l'amore tiene sempre pronta: l'offerta di sè!

La regalità che Gesù manifesta in questo modo è tale che non gli viene offuscata nemmeno dalla corona di spine, né dal mantello di porpora, né dalla canna che gli vien posta in mano. Queste violenze, e le derisioni che ne conseguono, non fanno che evidenziare la sua più vera e profonda regalità: una regalità interiore che gli viene dall'alto, una dignità superiore a qualsiasi attesa.

I nemici del regno di Dio riescono solo a far risplendere tutta la sua purezza, a evidenziarne le caratteristiche più profonde e spirituali, a metterne in luce l'essenza, che è l'amore del Padre: così come l'oro messo nel fuoco viene separato da eventuali scorie e può risplendere in tutta la sua bellezza!

Gesù non considera il Regno di Dio come un tesoro di cui esser geloso. Egli ne indica le strade a tutti, cominciando già nel giorno del suo primo incontro con le folle, sul monte. Là egli proclama: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!"

La regalità di Dio è già presente nella vita dei poveri in spirito! Queste persone hanno deciso di vivere staccati dalle ricchezze, di non porre in esse la propria sicurezza e di non desiderarle, come se la salvezza dipendesse da quanto si possiede; queste persone, che scelgono la povertà come condizione normale, hanno lasciato l'idolatria e possiedono già il regno dei cieli: essi sono i poveri che danno fiducia solo al Padre!

Essi sono coloro che s'aspettano tutto, anche la propria santità e la propria salvezza, come dono dal Padre. Questi sono in grado di ricevere il Figlio, il Regno pieno di Dio! Anzi, proprio per la loro dipendenza dal Padre e conseguente povertà volontaria, essi hanno già ricevuto lo Spirito del Figlio e ne godono la pienezza e la gioia!

Chi sceglie la povertà sceglie Dio Padre come proprio Dio, come proprio Re!

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli!

Anche coloro che nel mondo sono fedeli a cercare la volontà del Padre e a realizzarla, anche costoro sono somiglianti al Figlio, portano in sè il suo Spirito e partecipano perciò alla sua regalità. La persecuzione è la loro condizione specifica, quella stessa che ha colpito Gesù, il Figlio di Dio. Come è avvenuto per Lui, la sofferenza procurata dall'odio del nemico di Dio non toglie loro la dignità regale, anzi, la evidenza e dà loro occasione di aggrapparsi con maggior decisione e costanza al Padre: essi sono il suo Regno!

Ad essi Gesù può dire: "Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù d'Israele". 7)

Gesù gode di poter condividere il regno del Padre con i suoi. I suoi sono quelli che non hanno fuggito la prova, non l'hanno evitata, ma vi hanno "perseverato": essi hanno sostenuto lo scandalo e la follia della croce. Sembra impossibile che Dio sia presente là dove è una croce, una morte vergognosa, il rifiuto da parte di quelli che contano. I discepoli di Gesù perseverano, gli restano fedeli, soffrono insieme. Regneranno insieme, perché la regalità di Dio risplende su di loro, ed essi sono il luogo dove il Padre manifesta realizzata la sua volontà.

"Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo"! 8)

"Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono." 9)

Con queste promesse solenni e ripetute, come non godere? Già siamo "beati", già la gioia regna nel nostro cuore. Perciò il cristiano è colui che non perde la speranza né la serenità pur in mezzo alle difficoltà e incomprensioni. In esse risplende il regno del Padre come fiaccola in luogo oscuro!

1) 1Cor 15,24

2) Gv 14,30

3) Mt 20,24.28

4) Mt 4,9s

5) Gv 13,3-5

6) Gv 6,15

7) Lc 22,28-30

8) 2 Tm 2,12

9) Ap 3,21

 

5.

VENGA IL TUO REGNO

E.

Quando io faccio parte del regno del Padre, quando sono dentro il suo "reame" posso cominciare a vivere nella pace interiore: egli stesso infatti si occupa del suo regno. Noi gli obbediamo per essere riconosciuti suoi, ed egli "si comporta" da padre nei nostri riguardi!

Come un padre verso i suoi figli, così il Padre verso di noi: con amore e attenzione non lascerà mancare nulla di ciò che è necessario e utile. Hanno vissuto quest'esperienza tutti i santi che si sono occupati del Regno di Dio sulla terra. L'hanno vissuta e la vivono i cristiani che danno fiducia a Dio anzitutto obbedendo alla parola di Gesù e non preoccupandosi di difendersi e di arrangiarsi!

Ci accorgeremo di essere governati da Dio stesso. Egli l'ha promesso:

"Se il mio popolo mi ascoltasse,

se Israele camminasse per le mie vie!

Subito piegherei i suoi nemici

e contro i suoi avversari porterei la mia mano". 1)

Non può far parte del regno di Dio chi si prostra "a un Dio straniero" 2): "nessun idolatra avrà parte del regno di Cristo e di Dio". Nessun idolatra, nessuno che presti obbedienza a se stesso e alle proprie concupiscenze, all'avarizia e alla sete di potere. Chi vive con questi "dei" nel cuore non gode la pace del Regno!

Il regno di Dio, proprio perché è esigente - forse si potrebbe dire totalitario, perché esige che nessun' altra parola se non quella di Gesù sia accolta - è un regno che deve continuamente essere "seminato", e viene seminato piccolo, in misura minima. Ma per quanto i suoi inizi in un determinato ambiente siano piccoli, ha in sè la forza per crescere e svilupparsi e divenire efficace 3) come il minuscolo seme di senapa.

È un regno sempre nascosto. Non ha confini né manifestazioni di grandezza che possano colpire lo sguardo. Chi vi fa parte è sempre umile, ma dovunque è presente agisce allargando a macchia d'olio l'amore e la compassione; dovunque è nascosto si fa sentire, trasformando i rapporti sociali e comunitari in rapporti fraterni e solidali. È un regno che ha la proprietà del lievito, che, nascosto nella farina, la amalgama e la prepara a divenir pane!

Il regno di Dio non appare, non è afferrabile con facilità: lo si deve cercare là dove nessuno lo sospetta presente: è un tesoro nascosto. È un tesoro che dà quella gioia e quella soddisfazione che non può esser trovata altrove. È nascosto: deve essere ricercato con cura. È nascosto nel campo: comporta fatica il dissotterrarlo, e comporta sopportare le derisioni di chi non sa apprezzare il campo - che non è diverso dagli altri campi! Il campo va comprato prima di possederne il tesoro che vi è nascosto: si diventa possessori del tesoro diventando possessori del campo!

Il regno di Dio è dentro situazioni normali, di fatica normale. Puoi goderne quando hai accettato come del tutto tua quella situazione di vita che all'esterno appare del tutto senza importanza e senza valore particolare!

La gioia del regno di Dio è quella del mercante di perle che riesce a venire in possesso della perla più bella e più grande. Egli, pur avendo già delle perle preziose, non è soddisfatto: rimane in ricerca. Trovata la migliore non fa fatica a privarsi di tutte le altre: di quelle deve privarsi per poter portare con sè l'unica più bella. Il Regno di Dio è tuo e tu vi sei dentro pienamente quando avrai consegnato tutti gli altri valori e terrai per te soltanto l'unico, il Figlio di Dio!

È proprio Lui che l'annuncia 4) e lo annuncia come una lotta, una fatica. Per entrarvi è necessario uno sforzo, perché la porta è stretta 5). Lo sforzo è quello del vendere tutto, del lasciare le altre perle finora considerate le più belle. La fatica è quella dell'obbedienza: "Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio entrerà..."6).

Ed è fatica anche il rimanervi. In esso - che lo si consideri nel proprio cuore o nella comunione con gli altri - si muovono ancora "scandali e operatori di iniquità". Nel mio cuore continuano a pullulare ostacoli all'obbedienza alla parola del Padre, ostacoli alla fede piena e cedimenti di azioni egoistiche. E così nel cuore di altri che - come me - già hanno fatto i primi passi di entrare nel Regno del Padre. È la zizzania, che rimane, che non può venire subito sradicata.

Il regno di Dio perciò non è solo godimento, solo star bene, come certi predicatori annunciano. Il regno di Dio non allontana la croce, perché di essa vive, con essa è apparso, di essa si gloria.

Il regno dei cieli porta sempre la croce: è sempre soggetto a persecuzione: "Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti lo rapiscono"7): c'è sempre chi odia i discepoli di Gesù "senza ragione"8). È sempre in atto la "tenebra" che vuole soffocare la luce. Il maligno trova sempre collaboratori per cercare di distruggere il regno dei cieli e farlo sparire dalla faccia della terra. Ma non ci riesce, anzi, riesce solo a evidenziarne la bellezza e lo splendore, perché coloro che sono oggetto del suo odio e della sua violenza rispondono con amore, continuano a reagire col bene, perseverano nell'amore a Gesù.

Noi stessi, tu ed io, membri del regno di Dio, non solo godremo d'esser protetti dal Padre, ma regneremo con Gesù! diverremo partecipi della sua regalità e della sua autorità, "non come i dominatori di questo mondo"9), ma a suo modo: "chi è il primo tra voi sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".

E questo avviene già. Questa è la prova più evidente che siamo già a pieno titolo dentro il Regno!

1) Sal 80,14s

2) Sal 80, 10

3) Mt 13, 31

4) Mc 1,15; Lc 16,16)

5) Mt 7,13

6) Mt 7,21

7) Mt 11,12

8) Gv 15,25

9) Mt 20,25-28

 

5.

VENGA IL TUO REGNO

F.

Il Regno è del Padre, ma il Padre ha dato il titolo regale a Gesù. Come Gesù ha manifestato agli occhi degli uomini la regalità del Padre, così ha iniziato tra di essi concretamente anche il suo reame!

C'è un luogo concreto dove si manifesta il Regno di Dio, quello che io desidero venga! Dove lo possiamo vedere, incontrare?

Ci riferiamo sempre a Gesù! Di chi è Egli il capo? Gesù è il capo del corpo che è la Chiesa! I suoi discepoli, uniti a Lui e tra loro dallo Spirito Santo, sono la Chiesa, il suo regno, il luogo dove egli è riconosciuto re e, come tale, ubbidito e glorificato.

Non ci vergogniamo della Chiesa, benchè essa riunisca solo peccatori, perché anche questa è opera sua: "Ha fatto di noi un regno"1). Ci dobbiamo vergognare del nostro peccato, delle nostre disubbidienze e dei nostri litigi, ma non della sua opera.

La Chiesa è il regno di Dio!

Purtroppo la Chiesa non lo realizza pienamente, a causa appunto del peccato ancora operante nei suoi membri. In essa ognuno deve ancora convertirsi. In essa c'è ancora qualche spazio dato all'"operatore di iniquità"; in essa vale l'invito: "il santo si santifichi ancora" 2).

Nella Chiesa c'è ancora chi tiene il proprio occhio, il proprio piede e la propria mano più importante 3) che non "l' entrare nella vita".

Eppure nella Chiesa, nonostante questi limiti posti dall'uomo, c'è la "pienezza": la pienezza del dono di Dio, la pienezza dell'amore del Padre, la pienezza della santità, la pienezza della gloria! Nella Chiesa il Regno del Padre si manifesta con la trasmissione della sua Parola e del suo perdono, con la consegna della sua Vita e della sua santità, con l'accoglienza del Corpo e Sangue del suo Figlio! I misteri dell'amore divino vissuti e accolti sacramentalmente sono la vita, l'ossatura della Chiesa. In essa vengo fatto partecipe concretamente dei benefici del Regno. A presiedere la Chiesa è stato posto colui che tiene in mano le chiavi del Regno!

Quando un uomo entra in essa con la celebrazione del S.Battesimo, viene fatto partecipe della regalità di Gesù Cristo: egli viene unto e consacrato in questa regalità. Le sue debolezze e i suoi peccati, la sua ignoranza e i suoi difetti potranno nascondere e rendere inoperosa questa regalità, ma non possono toglierla.

Il suo ascolto e la sua preghiera, la sua umiltà e il suo servizio, il suo amore per Gesù e la sua comunione con i fratelli porteranno invece questa regalità a divenire evidente e a manifestarsi nel suo splendore.

La Chiesa manifesta e offre un luogo concreto al Regno di Dio sulla terra, eppure non lo limita.

Anche fuori di essa lo Spirito Santo suscita adesione a Gesù! Il Regno di Dio comincia fuori della Chiesa dove qualcuno inizia a guardare con simpatia e amore al Figlio di Dio! "Chi non è contro di noi è per noi" 4) ha detto il Signore ai suoi a riguardo di certuni che pronunciavano con stima e amore il suo Nome. Del Regno del Padre non vediamo i confini, se non quelli che portiamo nel nostro cuore.

Possiamo gloriarci d'esser membri della Chiesa, ma senza vanto personale, perché siamo ancora da convertire. Possiamo gloriarci d'essere al centro della manifestazione del Regno del Padre, ma senza giudicare gli altri: possono precederci, anche se "pubblicani" o "prostitute"! Il ladrone ha preceduto tutti, proprio lui, l'omicida.

Il Regno di Dio è presente già qui sulla terra, ma continua e si fa più grande dopo, al di là della morte. È un dono del Padre ai discepoli di Gesù: "Al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno" 5)!

"Il regno dei cieli è in mezzo a voi" e "viene con potenza": lo si può accogliere con la disponibilità di un bambino 6), bisogna cercarlo 7) con tutto l'impegno e la decisione possibili, pronti persino a "cavarsi l'occhio" 7). Lo si può amare tanto da decidere per esso di "farsi eunuchi", da rinunciare cioè al matrimonio 8), ad uno dei diritti più sacri della vita.

Per il regno di Dio si può lavorare e impegnarsi, come attesta l'apostolo Paolo di se stesso e dei suoi collaboratori 9): lavorare per il Regno di Dio corrisponde perciò all'annuncio evangelico, alla predicazione della morte e risurrezione di Gesù, l'evento che ha portato sulla terra tutto l'amore del Padre e ha dato agli uomini il nuovo orientamento, la nuova luce e la nuova forza per vivere la comunione eterna nel tempo!

Il Regno presente sulla terra è già inizio d'eternità e continua al di là dell'esperienza terrena. Gesù dichiara: "Ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" 10), e dei servi di Dio è scritto: "Regneranno nei secoli dei secoli" 11). Proprio all'al di là è destinato: "Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre"12).

La preghiera che Gesù mette sulle nostre labbra: "Venga il tuo Regno", è un grande desiderio, il desiderio stesso di Dio!

Desideriamo che il Padre sia obbedito e amato da tutti! Desideriamo che venga meno il regno di Satana, principe di questo mondo, che rende gli uomini schiavi e incapaci di comunione, e il regno del peccato sostenuto dalla legge!

Desideriamo un rapporto di amore, di vera figliolanza con Dio, un rapporto di obbedienza sostenuta dall'amore e non dalla paura di sbagliare. Desideriamo che il Figlio, Gesù, sia l'unico ad essere obbedito, poiché è l'unico che porta la parola del Padre! Desideriamo e ci rendiamo disponibili a far sì che tra noi ci sia solo un rapporto da fratelli, rapporto fondato sulla paternità di Dio.

Venga il tuo Regno!

Venga il Regno del Figlio tuo, che ci consegnerà a Te!

Di lui è scritto:

"Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,

mio Dio e roccia della mia salvezza.

Io lo costituirò mio primogenito,

il più alto tra i re della terra". 13)

Venga il tuo Regno nel mio cuore, si manifesti sempre più luminoso nella tua chiesa e attiri a sè tutti i popoli!

Padre nostro, venga il tuo regno!

1) Ap 1,6

2) Ap 22,11

3) Mc 9,47

4) Mc 9,40

5) Lc 12,32

6) Mc 10,15

7) Mt 6,33

8) Mt 5,29

9) Mt 19,22

10) Col 4,11

11) Ap 1,18

12) Ap 22,5

13) 1Cor 15,24

14) Sal 88,27s

 

 

6.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'

COME IN CIELO COSI' IN TERRA

A.

"Fammi conoscere la strada da percorrere,

perché a te s'innalza l'anima mia.

Insegnami a compiere il tuo volere,

perché sei tu il mio Dio.

Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana." 1)

Anche il terzo desiderio che esprimo al Padre nasce dall'amore. So d'essere amato da lui e perciò desidero che si compia ciò che Lui vuole: sono sicuro che ciò che egli vuole è il meglio, è veramente necessario, è il bene mio e di tutti. Prima ancora di conoscere la sua Volontà, desidero che essa avvenga: Egli è il Padre. So che egli ama e perciò la sua Volontà è certamente amore! So che Egli dà la vita e perciò sono certo che la sua Volontà è mantenere e difendere e perfezionare la vita!

Sia fatta la tua Volontà!

Tutto ciò che esiste, esiste per Volere del Padre! Tutta la creazione è manifestazione e realizzazione della sua Volontà: egli ha voluto i cieli e la terra, e così è avvenuto. Tutto lo spazio della creazione visibile e invisibile è occupato dalla Volontà di Dio, dal suo amore di Padre. "Tutto ciò che vuole il Signore, egli lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi" 2). Tutto è già "pieno" della sua Volontà realizzata. Non accade nulla che non sia dentro il volere divino: "Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo." 3) "Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore" 4). "Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?" 5). "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!" 6).

Tutto è già nel volere divino, e io dico ancora: sia fatta la tua Volontà! Perché Gesù ci fa esprimere questo desiderio?

La Volontà del Padre non è ancora realizzata? Che dio è quel Dio che non fa ciò che vuole? Forse non è capace? Ha egli dei desideri più grandi delle sue possibilità? È un 'dio' troppo debole? È un 'dio' che non si fa valere? Dio non è 'dio' del tutto?

Questa preghiera potrebbe suonare incomprensibile, potrebbe far problema a chi vede Dio come una di quelle divinità immaginate dall'uomo. L'uomo immagina Dio come un padrone. Un padrone, anche a costo d'esser violento e inflessibile, raggiunge i suoi scopi, fa la propria volontà. Tutto deve accadere come lui ha pensato e voluto: non occorre ricordarglielo.

Ma il Dio che Gesù ci fa incontrare e conoscere non è così. Il Dio che Gesù ci pone davanti agli occhi e al cuore è un padre, è papà! Il papà non è padrone. Egli sa che i suoi figli godono di libertà, anzi egli vuole che essi siano liberi e rispetta la loro libertà. Un papà attende che i suoi figli crescano, attende che essi maturino le proprie decisioni, li vuole responsabilizzare perché li vuole collaboratori intelligenti e attenti nella sua opera.

Vedendo Dio come Padre possiamo comprendere e accettare che la sua Volontà sia ancora in via di realizzazione. Almeno quella volontà di cui l'uomo è realizzatore, quella volontà che impegna le mani e la mente e il cuore degli uomini, quella volontà divina non è ancora perfezionata. Dentro i suoi disegni il Padre ha previsto l'uomo anche come... architetto, come ideatore e programmatore. Là è impegnata anche tutta la pazienza di Dio!

Gli uomini, cui è consegnato il creato, si sono dispersi infatti su strade diverse, pericolose, tracciate dagli idoli della mente e del cuore: sono vie che si allontanano dal Padre e che distanziano sempre più i suoi figli tra di loro. Sono strade che creano falsi bisogni, strade sulle quali vengono sacrificati i figli e le figlie alle 'divinità' della vanagloria e dell'orgoglio, del successo e della salute. Sono strade sulle quali - dopo breve percorso - gli uomini si scontrano con i propri fratelli generando schiavitù, oppressioni, sofferenze.

Dai crocicchi di queste strade noi dobbiamo e vogliamo gridare: Padre, sia fatta la tua Volontà! Solo tu ci puoi salvare! Solo la tua Volontà può ristabilire l'armonia tra di noi, solo la tua decisa e forte Volontà d'amare può renderci accettabile e gioiosa la vita.

Il Padre, che è sempre padre e non accetterà mai d'essere padrone nemmeno se glielo chiediamo noi suoi figli - come il figlio prodigo l'ha chiesto a suo padre nella nota parabola 7) -, rispetta il dono grande della libertà che manifesta la nostra somiglianza a lui, e pazienta. Il male e il Maligno vogliono impedire il realizzarsi della Volontà del Padre, e continuano a porre ostacoli e a tramare insidie. E il Padre non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e torni a vivere: perciò egli attende!

La sua attesa diviene la nostra attesa, durante la quale teniamo il desiderio fisso su quella Volontà che è chiara, bella, santa, e lo esprimiamo senza posa:

"Sia fatta la tua Volontà": Tu sei il nostro Padre, non cambiare i tuoi progetti, non variare i tuoi modi di fare, continua a esserci Papà e ad esigere da noi di imitarti. Continua a proporci di cambiare noi i nostri falsi desideri con i tuoi. Insisti a volere ciò che hai programmato, perché i tuoi disegni sono disegni di un padre, sono opere e sentimenti che danno la vita e la alimentano in maniera piena, gioiosa, completa. Padre nostro, non lasciarti condizionare dai nostri errori, non reagire ai nostri sbagli e alle nostre disobbedienze e prepotenze nei tuoi riguardi: continui a compiersi la tua Volontà, quella che avevi prima della nostra defezione, prima del nostro peccato!

Padre nostro, sia fatta la tua Volontà!

1) Sal 143,8.10

2) Sal 135,6

3) Is 45,7

4) Sir 11,14

5) Gb 2,10

6) Gb 1,21

7) Lc 15,11

 

6.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'

COME IN CIELO COSI' IN TERRA

B.

Noi chiediamo al Padre: sia fatta la tua Volontà. Ma come facciamo a sapere che essa è bella e buona, dal momento che non la vediamo realizzata sulle nostre strade, tutte segnate dall'egoismo, dal peccato, dalla superbia, dalla sofferenza? Come possiamo desiderarla se non la conosciamo?

Anzitutto noi ci fidiamo. Noi vogliamo fidarci di Colui che ci ha dato la vita e che trova la sua gioia e la sua gloria nel mantenercela! Ci fidiamo del nostro Padre. La sua Volontà è volontà di padre: egli ci ama, egli ha solo amore verso di noi e perciò la sua Volontà non può che essere buona, oltre che sapiente e previdente. La sua Volontà è una volontà che dona pace alla terra: "Pace in terra agli uomini della volontà buona"! 1) La Volontà buona di Dio è che gli uomini abbiano pace, entrino in questa dimensione della vita per poter gustare tutto il suo amore anche nei loro rapporti reciproci.

E poi, la Volontà del Padre, benché non ancora realizzata sulla terra, è pienamente e completamente avvenuta "in cielo", e là essa continuamente avviene e si svolge! Noi possiamo perciò sempre contemplare la realizzazione della Volontà del Padre: basta che teniamo lo sguardo fisso in cielo!

Testa all'in su? No! ma occhi chiusi e mente aperta a quel luogo dove l'amore di Dio non trova gli ostacoli della volontà dell'uomo. Il cielo è il "luogo" non toccato dalle mani impure e grondanti sangue dell'uomo. Il cielo è quella parte di "creazione" non modificata dall'intervento dell'uomo, sempre peccatore. In cielo non c'è l'egoismo che blocca e intralcia l'amore. In cielo non si conosce ribellione né peccato. In cielo si esprime liberamente e in tutta pienezza l'amore del Padre, là esso viene accolto e ad esso si risponde adeguatamente. Là risplende la Volontà del Padre: là si può "vedere" che la sua Volontà è amore, è armonia che illumina tutto e rende tutto festa e gioia.

Ma dov'è questo "cielo" che noi possiamo contemplare e da cui lasciarci ispirare?

Dov'è quel luogo che noi non abbiamo ancora rovinato e chiuso al Volere del Padre? dov'è quel luogo dove Satana non ha avuto influsso e dove non può penetrare per sconvolgere e disperdere?

Questo luogo l'abbiamo trovato, finalmente è sotto i nostri occhi. Esso è il "cuore" del Figlio, è la vita terrena, umana, concreta del Figlio di Dio.

Su di lui "gli angeli salgono e scendono" 2), su di lui il cielo è aperto: nella sua vita gli angeli di Dio, suoi messaggeri, manifestano il volere del Padre e ne ricevono risposta in ritmo incessante. Essi non si stancano di salire e scendere, perché in lui l'amore del Padre non trova remore di sorta.

Il principe di questo mondo "non ha nessun potere su di me" 3) ha affermato Gesù: il suo cuore, la sua vita è il Regno del Padre, il "luogo" dove si compie la Volontà del Padre. Il Figlio di Dio è il punto di riferimento per "vedere" già realizzata la Volontà del Padre.

Dicendo "come in cielo così in terra" noi pensiamo volentieri agli angeli che sono "potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola" 4) "suoi ministri che fate il suo volere" 5). Agli angeli possiamo certamente pensare, ma noi non li vediamo. Essi sono ubbidienti, ma noi restiamo insoddisfatti perché li dobbiamo "immaginare", e facendoci delle immagini possiamo vagare ancora nell'incertezza delle nostre idee.

Il Figlio di Dio invece, divenendo uomo, ci permette di "vedere" come nella nostra situazione possa concretizzarsi quella Volontà divina che altrimenti rimarrebbe nascosta dal velo dell'eternità.

La vita di Gesù, da Betlemme al sepolcro di Gerusalemme, ci mostra pienamente quali sono i pensieri, i desideri e i progetti di Dio Padre. In questa vita così singolare, perché non toccata dal peccato, eppure così uguale alla nostra, noi vediamo la piena armonia dell'uomo con Dio, la piena confidenza del Figlio col Padre, una confidenza provata persino dalla croce. Da questa vita costatiamo che Volontà di Dio è che noi siamo figli per lui e nello stesso tempo che gli assomigliamo facendoci come "padri" gli uni per gli altri, divenendo capaci di amarci fino a dare la vita perché altri abbiano la vita!

Sia fatta la tua Volontà, come in cielo così in terra!

Sì, Padre, desidero e voglio che si realizzi il tuo amore anche nella mia vita come in quella del Figlio tuo! Che la tua parola si compia in me qui sulla terra, si compia pienamente secondo il tuo desiderio.

So che esso è vita per me, è gioia e pienezza. So che esso può costare il morire di quei desideri che io mi sono costruito, di quei sogni che ho coltivato, e anche di quelle opere che ho già realizzato pensando di rendermi utile al mondo. So che il tuo desiderio può contrastare quello delle persone che mi sono vicine e che perciò io ne riceverò odio, indifferenza, derisione o inimicizia.

Si compia in me il tuo volere, qualunque cosa esso mi costi. Sono lieto di potermi sapere tuo collaboratore!

1) cfr Lc 2,14

2) Gv 1,51

3) Gv 14,30

4) Sal 103,20

5) Sal 103, 21

 

6.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'

COME IN CIELO COSI' IN TERRA

C.

Che cosa intendiamo per "Volontà" del Padre? è qualcosa che Egli vuole imporre? È un suo capriccio che si deve compiere comunque?

Essa è Volontà del nostro Padre: è amore! Egli ci ha creati, ci ha voluti. La nostra esistenza è già sua Volontà. La sua Volontà è amore che ci comunica - quando lo accogliamo - il suo stesso donarsi, il suo movimento d'offrirsi gratuitamente.

L'amore di Dio è il movimento che dal Padre genera il Figlio e dal Figlio risponde al Padre offrendo se stesso: la Volontà di Dio è che questo suo amare continui sempre e dovunque, anche nel tempo in cui siamo posti e nel nostro spazio, che trovi espressione nel nostro cuore e nel nostro volere, nel mio pensare e nel mio operare.

Da questo movimento fatto d'amore su strade d'amore l'uomo è uscito fin dall'inizio, ed esce ancora. L'uomo è uscito dal "Paradiso" e continua a uscire dal rapporto di armonia con Dio, perché egli vuole una libertà e un'autonomia che cancellano l'amore - vera somiglianza col Creatore - col pretesto di guadagnarla con la propria ribellione.

L'amore del Padre vuole attrarre nuovamente l'uomo, lo vuole ancora amico, anzi, figlio. L'amore del Padre vuole perdonare, vuole rimediare all'errore dell'uomo, di ogni uomo. Ecco la Volontà del Padre: che ciascuno di noi ritorni nel movimento d'amore: questa è la salvezza dell'uomo.

Questo è il "beneplacito della sua Volontà" 1): "ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" 2). Tutte le cose cioè devono ritrovare come loro punto di riferimento e di unità "Cristo", che è da sempre nel movimento dell'amore divino.

Quando da studente lavoravo in fabbrica, in Germania, costatavo che la mia fatica mi faceva stare vicino agli operai emigrati: mi pareva che così - anche senza parole da parte mia - potevo servire Gesù, portandolo nel mio cuore accanto a loro. Gesù Cristo era il punto di riferimento nel mio lavoro, che in tal modo realizzava la Volontà del Padre. Di quella fatica non ebbi mai a pentirmi, anzi, mi dà tuttora gioia il ricordarla. Essa aveva come punto di riferimento Gesù Cristo, e mi rendeva - con lui - figlio per il Padre!

Il Padre "vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità!" 3) Queste sono parole che esprimono chiaramente qual è la Volontà del Padre, e tuttavia risultano ancora cariche di mistero. Che significa "che tutti gli uomini siano salvati"? e come possono "conoscere la verità"?

Gli uomini - tutti, come insiste S.Paolo nei primi capitoli della lettera ai Romani - non sono salvi!

Tutti gli uomini sono lontani da Dio, tutti si perdono su strade buie, tutti vagano nell'insicurezza e di quando in quando s'accorgono di essere ingannati persino dalle proprie "certezze". Tutti devono essere salvati, nessuno riesce a salvarsi da sè. Il Padre li vuole salvare facendo loro "conoscere la verità": egli vuol rendere se stesso visibile dai loro occhi, vuol far risplendere al loro sguardo il suo amore nascosto ovunque, perché essi possano - sapendo d'essere amati - rispondere con l'amore facendo di se stessi un dono. Egli realizza questo suo Volere-Amore mettendo davanti a loro il Figlio: "questa è la Volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna" 4).

Agli uomini, nati fuori del Paradiso, fuori del rapporto di fiducia e d'amore con sè, il Padre vuol far vedere il Figlio: così essi sapranno e vedranno qual è il modo di vivere gradito a lui, quel modo che è il più vero e pieno per essi stessi.

La nostra contemplazione dell'umanità di Gesù è volontà chiara di Dio. Gesù è stato posto in alto perché potesse esser visto, perché tutti potessero alzare lo sguardo e commuoversi, reagire con l'amore all'opera compiuta dal peccato. Il peccato di tutti, servendosi di quello di alcuni, ha innalzato Gesù sulla croce: chi guarda a lui in obbedienza a Dio incontra lo sguardo d'amore del Padre, sa d'essere amato a tal punto e non dispera più del proprio peccato: non deve cercare scusanti, come ha fatto Adamo, o attenuanti alle proprie colpe, come facciamo noi, perché vede già realizzata l'espiazione in maniera gratuita.

La Volontà divina di salvare l'uomo, di ricuperare la fiducia e quindi l'armonia, è già realizzata, là, sulla croce. Perciò guardo al Crocifisso: contemplo in esso non l'opera del male, ma il dono dell'amore. E quando vedo qualcuno che soffre e soffrendo offre, ne sono consolato: quell'amore innalzato è ancora presente nel mondo, è un amore che garantisce la salvezza mia e di molti.

E quando anch'io ho sofferto per un malore improvviso che mi ha costretto all'inoperosità con grandi dolori, il poter offrire a Gesù crocefisso quelle ore interminabili mi dava pace e gioia e consolazione. Ero sicuro che quei momenti erano preziosi per il compiersi del volere del Padre in me, perché mi davano l'occasione di amare in modo puro, di assomigliare quindi a Gesù nel suo amore gratuito.

Guardare a Gesù è salvezza, è ritorno all'amore di Dio, diventando simile a lui. Osservando la Volontà del Padre ne possiamo distinguere un duplice movimento: il primo è ciò che Egli stesso vuol operare nel mondo per ogni singola persona e per tutti gli uomini; il secondo è ciò che Egli vuole che noi facciamo per il bene e la gioia nostra e di tutti.

Questi due aspetti li vediamo uniti nella vita di Gesù: Egli, portando a compimento le Scritture, realizza la Volontà del Padre, e la realizza proprio come amore, unendo la sua compassione per gli uomini. L'amore del Padre diventa volontà del Figlio e l'amore del Figlio risalta come Volontà del Padre.

Ti ringraziamo, Signore, Gesù! Tu sei la luce che rivela al mondo quanto esso sia amato dal Padre che lo vuole salvare! Con le tue parole noi diciamo ancora:

Padre, sia fatta la tua Volontà come in cielo così in terra!

1) Ef 1,6

2) Ef 1,10

3) 1Tim 2,4

4) Gv 6,40

 

6.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'

COME IN CIELO COSI' IN TERRA

D.

Gli evangelisti continuano a farci notare che tutto ciò che faceva Gesù realizzava le S. Scritture. Talora ciò avveniva senza un intervento della volontà di Gesù stesso, come durante la sua infanzia 1). Altre volte Egli stesso agisce sapendo di compiere ciò che sta scritto 2). È bello e arricchente leggere tutti i Vangeli cercando di cogliere quest'aspetto dell'amore di Gesù.

L'autore della lettera agli Ebrei 3) ci presenta il nostro Salvatore così:

"... entrando nel mondo Cristo dice: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà." ... Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre."

Cristo Gesù vuole ciò che il Padre vuole: questa volontà egli la legge nel Salmo 40, citato nella lettera agli Ebrei.

Egli offre il proprio corpo, la propria vita d'uomo, perché noi possiamo essere santificati: la volontà del Padre diventa volontà del Figlio ed è da lui realizzata pienamente.

Com'è grande e buono Gesù! Quanta luce viene dal contemplare quest'unità del Figlio col Padre, un'unità d'amore che ci coinvolge tutti salvandoci dal nostro ripiegarci in noi stessi. Io non sono capace di ringraziare il Padre e il Figlio di questo loro amore e di avercelo fatto conoscere! Solo lo Spirito Santo che è in me può dare gioia al loro cuore, lo Spirito che essi stessi hanno effuso sui credenti.

Gesù continua a far notare ai suoi discepoli che egli vuole solo ciò che vuole il Padre, vuole essere "uno" con lui, tanto da mostrare a tutti con la propria volontà qual'è la volontà di Dio. Mentr'egli si trova seduto al pozzo di Giacobbe in Samaria prende l'occasione della fame dei suoi amici per dire loro: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" 4). Mio cibo!

Gesù, tu non desideri null'altro e trovi la tua sazietà nel realizzare l'amore che Dio ha per tutti gli uomini, anche per quelli che vivono nell'idolatria e nel peccato. Egli vuole incontrare anche i Samaritani, e tra loro la donna infedele che ha avuto e lasciato i cinque mariti! Tu, Gesù, conosci questa volontà del Padre dalla Scrittura del profeta Osea 5), che attesta il suo amore per Efraim, popolo di Samaria.

Ai Samaritani Gesù vuol rivelare il vero volto di Dio, lo vuol far conoscere 6) come Padre 7) che si lascia amare e che ama senza far paura.

Anche ai suoi discepoli Gesù ha rivelato il Padre, e si compiace d'averlo fatto. Questa è l'unica "opera" di cui egli si vanta - se così si può dire - davanti al Padre stesso: "Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini..." 8) ed è ciò che egli continua anche oggi: "e lo farò conoscere".

Possiamo assicurarci da questi passi evangelici che la volontà di Dio si realizza quando noi lo conosciamo come Padre, e come tale lo amiamo: allora ci è data comunione piena con lui, siamo quasi... divinizzati, cioè veniamo rivestiti e riempiti dell'amore più puro: "perché l'amore col quale mi hai amato sia in essi e io in loro " 9).

L'amore del Padre per il Figlio e il Figlio stesso sono in me, quando "conosco" Dio come Padre! Nulla è più grande e perfetto di questo!

Ti ringrazio, Gesù, perché con la potenza del tuo Spirito operi anche in me questa unione. La tua opera di salvezza è compiuta! Ma continua a inviare la tua potenza dall'Alto perché le tentazioni non mi facciano ripiombare nell'abisso del mio orgoglio, dove Dio è visto come Potere e non come Papà che ama: là vedrei la mia vita realizzarsi nella superbia e non nell'umile offerta di me stesso. So che è Volontà del Padre che tu, Gesù, non perda nulla di quanto egli ti ha dato (10), perciò voglio rimanere unito a te: questa è la volontà di Dio per me, l'unica, perché se faccio questa sarò poi unito a te e avrò quindi amore e forza per realizzare tutti i disegni di Dio. "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato": così Gesù ha risposto a quanti gli chiesero: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" (11)

Non si potrebbero nemmeno discernere gli insegnamenti di Dio da quelli puramente umani se non si volesse fare la Volontà di Dio (13). Il discernimento spirituale è un dono dato solo a chi vuole compiere la Volontà del Padre!

La vita di Gesù è tutta un'obbedienza d'amore. In Lui l'amore al Padre è tanto pieno e traboccante, che Egli non vede null'altro: "Non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato" (12). Egli non formula nemmeno a se stesso dei desideri propri: sarebbero un inciampo che gli impedirebbe d'esser figlio in pienezza.

Eppure anch'egli sperimenta la forza della volontà della carne dell'uomo, quella volontà di vivere che rifiuta istintivamente la morte e il fallimento umano. Nel Getsemani egli deve lottare fino al sudore di sangue per portare e trattenere la sua umanità dentro l'amore perfetto al Padre: "La mia anima è triste fino alla morte..." "E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu"."

"In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra" (15).

Gesù sente in sè una volontà che si opporrebbe a quella del Padre, e perciò non la "vuole": Egli sceglie di compiere il "beneplacito" del Padre: portare il suo amore fin dentro la morte, quella morte ci cui tutti gli uomini hanno paura, come già il profeta aveva annunciato:

"Quando offrirà se stesso in espiazione

si compirà per suo mezzo la volontà del Signore". (16)

1) Mt 2,22s; 2,5.15.15.23

2) Lc 4,17-21; Mt 4,12-16; 5,17

3) Ebr 10,7-9

4) Gv 4,34

5) Os 11,8

6) Os 6,3

7) Gv 4,21.23

8) Gv 17,6.26

9) Gv 17,26

10) Gv 6,39

11) Gv 6,28

12) Gv 5,30

13) Gv 7,16

14) Mc 14,36

15) Lc 22,44

16) Is 53,10

 

6.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'

COME IN CIELO COSI' IN TERRA

E.

Come posso io, che sono solo un uomo, e per di più peccatore, conoscere ciò che vuole Dio stesso? Come posso conoscere i suoi disegni?

Egli stesso vuole far conoscere agli uomini i suoi progetti!

"Il Signore diceva: "Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare...? Infatti io l'ho scelto perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia ad osservare la via del Signore..."" 1) Il Salmo 103 dice ancora: "Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d'Israele le sue opere" 2). Su questa linea continua Gesù con i suoi discepoli: "Tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" 3). È Gesù il Figlio che sa ciò che fa il Padre, e lo rivela ai suoi, e lo rivela gradatamente, perché anch'essi devono essere preparati a portarne il peso 4). Sarà lo Spirito Santo, Spirito di verità, che farà conoscere tutto l'amore e tutti i progetti dell'amore del Padre 5). "L'uomo naturale - dice S.Paolo - non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito." 6) Coloro cui Gesù ha dato lo Spirito Santo possono conoscere i "segreti di Dio" e quindi i disegni del suo amore: e qualcuno in particolare, qualcuno che è scelto da Dio stesso a parlare agli altri a suo nome. È tra questi Paolo. Anania infatti gli dice: "Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà..." 7).

Proprio l'Apostolo Paolo, quando scriverà ai Romani, dirà: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi, rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" 8). Anche a noi perciò può esser dato di conoscere la Volontà di Dio, ma alla condizione che prepariamo la nostra mente e il nostro cuore. Non è possibile conoscere la volontà di Dio per coloro che sono conformati alla mentalità del mondo, per coloro che rimangono schiavi dei modi di vedere e di pensare egoistici, edonistici e materialisti. Non è possibile nemmeno per coloro che tengono un cuore superbo, orgoglioso e saccente: in questo senso sono da leggere le parole di Gesù: "Ti benedico, o Padre, ... perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli" 9). Per conoscere la Volontà di Dio è necessaria una preparazione che consiste nella conversione interiore profonda, in un cambiamento della mente e del cuore. È necessario lasciar perdere tutti i desideri che noi ereditiamo dal mondo, i suoi modi di orientarsi nelle scelte quotidiane, i suoi costumi. Per mettere nella nostra mente i pensieri di Dio si rende necessario svuotarla di tutte le abitudini di pensare che ci sembrano logiche e che diamo per scontate.

Non riusciamo ad ascoltare la Voce del Padre se apparteniamo ancora al mondo. Gesù parlava proprio così ai Giudei ostili a Lui: "Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio" 10). E ancora a Pilato diceva: "Chi è dalla verità ascolta la mia voce" 11). Per poter ascoltare e quindi apprendere la Volontà del Padre è indispensabile un cammino ascetico di distacco effettivo dalla volontà del mondo. Se non si è liberi dal desiderio di far bella figura davanti agli uomini, dal cercare la gloria gli uni dagli altri, dall'apparire uguali a tutti, non ci può essere capacità ad accogliere la rivelazione della volontà di Dio. I pensieri di Dio infatti non sono quelli degli uomini, distano troppo, sono troppo diversi. Talvolta addirittura i pensieri degli uomini si confondono con quelli di Satana: Gesù dice proprio "Va' via, Satana" a Pietro, che accoglieva il modo di pensare degli uomini 12).

La volontà del Padre esprime tutto il suo amore: come potrò conoscerla e accoglierla ed eseguirla, se il mio cuore è ancora egoista, se i miei pensieri e desideri stanno ancora cercando soddisfazioni per me, ambizioni, ricchezze e onori?

Povero me!

Chiedo a Te, Gesù, di purificare il mio cuore. Se è necessario qualche scossone, o qualche malattia, o qualche delusione grande perché io impari a staccarmi dalla vanità del mondo, a liberarmi e scrollarmi di dosso il suo vano e vuoto modo di comportarsi, fallo pure, fallo presto. Desidero essere libero, non avere impedimenti per poter conoscere la Volontà del Padre mio e per poterla realizzare pienamente!

Così entro in un rapporto più stretto con te, in rapporto di "parentela". Tu stesso hai detto: "Chi fa la volontà del Padre mio, costui è mio fratello sorella e madre" 13). Non ti preme, Gesù, avere un nuovo fratello?

So che questo cammino di libertà dal mondo per entrare nei disegni di Dio è un cammino che costa caro. "Coloro che soffrono secondo il volere di Dio..." ha scritto l'apostolo Pietro 14). È possibile soffrire per compiere il volere di Dio; per amare veramente è possibile incontrare anche grandi e lunghe sofferenze. Queste sofferenze sono il prezzo che volentieri pago per potermi rendere utile al Regno di Dio, a tutti gli uomini, al mondo intero.

Sono le sofferenze derivanti dal diverso comportamento del cristiano in mezzo al mondo, comportamento che s'identifica con quello degli "agnelli in mezzo a lupi". "Questa è la Volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti" 15). "Questa è la Volontà di Dio, la vostra santificazione..." 16).

"Benedetto sei tu, Signore,

mostrami il tuo volere.

Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia

più che in ogni altro bene.

Nella tua volontà è la mia gioia,

mai dimenticherò la tua parola.

Aprimi gli occhi perché io veda

le meraviglie della tua legge.

Io sono tuo: salvami,

perché ho cercato il tuo volere." ...17)

1) Gen 18,17.19

2) Sal 103,7

3) Gv 15,15

4) Gv 16,12

5) Gv 16,13-15

6) 1Cor 2,14

7) Atti 22,14

8) Rom 12,2

9) Mt 11,25

10) Gv 8,47

11) Gv 18,37

12) cfr.Mt 16,23

13) Mc 3,35; Mt 12,50

14) 1Pt 4,19

15) 1Tess 4,3-8

16) 1Pt 2,15; 4,1-4

17) Sal 119,12.14.16.18.94

 

6.

SIA FATTA LA TUA VOLONTA'

COME IN CIELO COSI' IN TERRA

F.

Sia fatta la tua Volontà...

Normalmente noi abbiamo delle "volontà" che mettiamo davanti a Dio perché egli le approvi e le realizzi! Molte preghiere dei cristiani rientrano in questo modo di fare.

Ora Dio, essendo Padre, trova gioia nell'esaudire i suoi figli. Gesù stesso aveva detto: "Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!" 1) E perciò ha raccomandato di chiedere, cercare e bussare. Il Padre vuole donarci la gioia di accorgerci che egli è Padre! Naturalmente però le nostre domande o richieste devono rientrare nei suoi disegni d'amore, altrimenti come potrà Egli esaudirci? non può fare quello che risulterebbe un male per noi, anche se al momento noi non ci accorgiamo di ciò che ci nuoce.

Possiamo chiedere ciò che vogliamo al Padre, ma prima dobbiamo diventare discepoli del suo Figlio. E da discepoli veri, che stanno imparando da lui un nuovo modo di vivere e pensare, sorgeranno in noi desideri e richieste graditi al Padre stesso.

L'evangelista Giovanni, scrivendo la prima lettera, ci dice: "Qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta" 2). Qualunque cosa... secondo la sua volontà! Quant'è necessario quindi conoscere e amare la volontà del Padre! Egli non ci potrebbe altrimenti esaudire e noi non avremmo la gioia di accorgerci della sua vicinanza! Dovremmo lasciare ogni nostra domanda inespressa, come dice S.Paolo, perché l'esprima lo Spirito con gemiti inesprimibili 3). Il cieco nato - guarito da Gesù - esprime con semplicità queste verità così: "Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta" 4). Fare la Volontà del Padre è la condizione per essere in comunione reale e reciproca con lui. Egli obbedisce a chi gli obbedisce! Egli ascolta chi lo ascolta! E in chi lo ascolta mette i propri pensieri e il proprio amore, tanto da agire per mezzo di lui.

Il desiderio, anzi, la volontà più urgente e primaria di Dio Padre è che gli uomini siano salvi, che siano liberati dal Maligno e dal suo male, e possano godere la gioia della comunione piena con sè e con tutti.

Dio vuole la salvezza di tutti! Conoscendo questa Volontà del Padre mio, voglio anch'io la salvezza di tutti, che tutti conoscano lui e il Figlio, perché in questo sta la vita eterna, la gioia del vivere dell'uomo. Il Padre vuole... e perciò a me, che cerco la sua Volontà, egli chiede collaborazione per salvare, per far conoscere il suo Figlio e attraverso di lui far conoscere il proprio Volto a chi gli è ancora lontano.

Che cosa chiederà a me in concreto il Padre? cosa chiederà a te? Quale la sua Volontà per noi? e per voi?

A ognuno egli chiede di entrare in modi diversi nel suo disegno: ad Abramo ha chiesto un impegno diverso che a Mosè, ai Profeti diverso che agli Apostoli. A Maria Egli ha chiesto e dato un ruolo diverso che non agli evangelisti. Varie e diverse sono le chiamate - le vocazioni - nella Chiesa, perché diversi sono i servizi possibili in ordine alla salvezza del mondo.

A ciascuno poi sono date capacità diverse secondo il servizio che gli è richiesto. Non tutti devono "parlare" e quindi non occorre che tutti sappiano predicare. Non tutti devono essere pastori, e quindi non occorre che tutti sappiano guidare il gregge. Tutti però devono testimoniare l'amore del Padre e la vittoria di Gesù, e perciò a tutti è dato lo Spirito Santo perché possano amare, perdonare, donarsi, in modo da alimentare il fuoco di carità della Chiesa, che è il fuoco dell'amore di Dio!

Tutti conosciamo come volontà di Dio per tutti l'amore, e ognuno starà attento a scoprire i modi concreti del proprio amore, cioè la propria vocazione.

Ogni cristiano sta in contemplazione, in ascolto attento per conoscere la volontà particolare del Padre per sè. E si fa pure aiutare da chi avesse un dono di ascolto di Dio più accentuato ed esperimentato. Che cosa comporta per me l'amore che Dio ha per tutti? Se il mio cuore è libero e pronto a fare la Volontà del Padre, Egli non impiegherà molto a farmela conoscere. Nel frattempo... ascolto Gesù, lo ammiro, lo accolgo e con lui mi offro. Questa è Volontà certa di Dio Padre in ogni momento.

Padre, sia fatta la tua Volontà come in cielo così in terra!

Si realizzi il tuo amore per tutti gli uomini: come l'ha realizzato Gesù morendo "in alto" sulla croce, così anch'io mi offro ogni giorno a portare il tuo amore in tutte le situazioni degli uomini.

Padre, "nella tua volontà è la mia gioia" 5)

Egli "conceda a voi tutti volontà di adorarlo e di compiere i suoi desideri con cuore generoso e animo pronto" 6).

1) Mt 7,11

2) 1Gv 5,14

3) cfr Rom 8,26-27

4) Gv 9,31

5) Sal 119,33

6) 2Macc 1,3

 

 

Nulla Osta: P.Germano Pellegrini, 20 giugno 1994.