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Cercati un uomo di fiducia

Cercati un uomo di fiducia 

 

“Cercati, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida!” (Tb 5,3)

 

Ho preso dalla bocca di Tobi il titolo per queste pagine sulla paternità-figliolanza spirituale. Suo figlio Tobia doveva intraprendere un viaggio lungo e pericoloso, ma non aveva esperienza e non conosceva le strade. Le parole del padre di Tobia ben si adattano al nostro scopo. La nostra vita cristiana infatti è una via, un pellegrinaggio, un cammino che ci deve portare “sani” al nostro Padre che è nei cieli! La via è senz’altro Gesù, e noi, facilmente distratti o ingannati dalle parole e dalle situazioni più disparate o sedotti da creature affascinanti, abbiamo bisogno di una guida sicura. Siamo talora come ciechi, o perlomeno disorientati, e abbiamo bisogno che qualcuno ci tenga per mano, ci ricordi le parole del Signore, ci aiuti, con lo sguardo fisso su di lui, a correre verso la meta! E anche qualora avessimo imparato la strada e fossimo capaci di percorrerla speditamente tanto da poter essere guida per altri, è certamente più agevole, gioioso e sicuro percorrerla in compagnia per una maggior pace interiore e serenità spirituale.

 

«Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello.

Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi;

il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!». (Tb 5, 17)

 

don Vigilio Covi

 

  1. Mi chiamano padre!
  2. Due incontri
  3. Dio Padre
  4. La vita del Padre
  5. Parentele spirituali
  6. Maturare e guarire
  7. Libertà
  8. È necessario avere un padre spirituale?
  9. Che cosa si dice al padre spirituale?
  10. Dove due o tre
  11. Tre domande
  12. Benedizione!

APPENDICE: ANTOLOGIA di testi antichi e recenti, d’Oriente e d’Occidente

  1. CASSIANO IL ROMANO + 435
  2. TEODORO, vescovo di Edessa +848
  3. NICETA STETHATOS + 1080 ca.
  4. Filocalia III pg 439s
  5. NICEFORO MONACO sec XIII
  6. Filocalia IV pg 509
  7. Esperienza di S.FRANCESCO DI ASSISI
  8. GREGORIO PALAMAS + 1359
  9. GREGORIO SINAITA + 1346
  10. Filocalia III pg 607
  11. CALLISTO e IGNAZIO XANTHOPOULI - sec XIV
  12. Filocalia IV, 168
  13. ANONIMO INGLESE del XIV sec.
  14. S.TERESA DI GESÙ + 1582
  15. S.FRANCESCO DI SALES + 1622
  16. Teotimo I, Paoline, Alba, 1939, pg 118
  17. ANTONIO ROSMINI + 1855
  18. CHARLES DE FOUCAULD + 1916
  19. SILVANO DEL MONTE ATHOS + 1938
  20. JOSEMARIA ESCRIVÀ DE BALAGUER + 1975
  21. Cammino, Milano 1976 pg 58-59

 

Mi chiamano padre!

 

Ogni tanto qualcuno mi chiede: «Chi è il padre spirituale?» o «Posso chiederti di diventare mio padre spirituale?».

Queste domande mi fanno ricordare la parola di Gesù: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?» (Lc 6, 39). L’unico non cieco è proprio lui, Gesù Cristo! Il cieco che intende farsi guidare sulla via che porta al Padre deve farsi tenere saldamente per mano dal Signore, o da chi è ben preparato alla sua scuola. Chi viene richiesto di essere guida cercherà di conformarsi all’immagine di Gesù, di farsi guidare dal suo Spirito, di riflettere la sua luce, di assimilare la sua parola, per non trascinare nessuno “nella buca”!

Talora nella persona che chiede di essere “figlio” percepisco la volontà di crescere nella vita di fede, di offrire la propria vita a Dio e di essere guidato e orientato in tale offerta per non sbagliare, per non prendere per ispirazioni divine dei pensieri che potrebbero essere solo illusioni. Altre volte noto pure il desiderio profondo di non essere solo nel cammino spirituale, di godere una comunione santa con qualcuno che vive nella fede, perché la vita di unione con Dio Trinità sollecita l’esperienza dell’unità vissuta concretamente con qualche fratello!

Altre volte invece in queste domande percepisco un addensarsi di esigenze, di attese, e talora pure pretese, cui un vero fratello non potrebbe acconsentire per non diventare uno che domina… o addirittura che plagia!

Chi è allora il «padre spirituale»?

Riuscirò a rispondere a questa domanda che io stesso voglio pormi?

inizio 

 

Due incontri

 

Il giorno di Pentecoste vidi Fabio in compagnia di alcuni amici. Mentre mi avvicinavo per salutarlo egli mi indicò loro: “Vi presento il mio padre spirituale”! Rimasi sorpreso per il coraggio di Fabio nell’usare questo titolo con quei giovani, suoi amici, ma ancor più perché io non avevo mai usato quel termine parlando con lui. Che cos’era successo nell’incontro che avevamo avuto il giorno di Pasqua dell'anno precedente? Mi trovavo in chiesa, e, pochi minuti prima che iniziasse la Messa, fui avvicinato da un giovane alquanto baldanzoso. Mi chiese se potevo ascoltare la sua confessione. Dopo che egli m’ebbe confidato quelli che lui riteneva peccati, gli domandai: “Perché ti confessi? Vuoi eliminare i rimorsi dalla coscienza, o vuoi deciderti per Gesù?”. E gli proposi di rinnovare le promesse del Battesimo, giacché non aveva nemmeno partecipato alla Veglia Pasquale.

Quel momento fu decisivo. Iniziò in Fabio un nuovo rapporto con Dio, una nuova considerazione di Gesù, una nuova visione della Chiesa, una nuova vita. Dio è diventato suo «Padre», Gesù suo amico, la Chiesa sua madre. Ed egli – senza che alcuno glielo dicesse – ritenne me suo padre, padre spirituale. Mi ha sentito e visto come colui che gli ha trasmesso la Vita, la vita di Dio! Poi non lo rividi più, fino appunto a Pentecoste dell’anno seguente!

 

L’altro ieri ricevetti una telefonata da Maria Rosa: “Si ricorda, venticinque anni fa?”. Ormai la mia memoria non è più così pronta! “Venticinque anni fa ho affidato a lei la mia vita perché mi aiuti a camminare verso il Signore Gesù! Sono venticinque anni che sono sua figlia spirituale”! Difatti è vero: di quando in quando abbiamo avuto dei colloqui, qualche scambio epistolare, qualche telefonata. Nei primi tempi ciò avveniva di frequente, ora, da qualche anno, più raramente.

 

Questi due fatti mi aiutano nel rispondere alla domanda che mi è stata posta. Chi è il padre spirituale?

Il padre spirituale è colui che risveglia la vita spirituale di una persona dandole l’impulso a iniziare un rapporto vivo con Gesù.

Padre spirituale è chi indica il nutrimento per la vita di fede, la tiene desta, la richiama, aiuta a svilupparla e a viverla nelle varie situazioni che man mano si presentano.

 

In quanto trasmettitore della vita divina il padre spirituale non viene scelto: è dono di Dio, imprevisto, un dono gratuito, come è successo a Fabio.

Risvegliata la vita cristiana, in qualsiasi modo ciò possa essere avvenuto, il desiderio di continuarla e approfondirla fa cercare una persona che si ritiene capace di offrire la parola di Dio e la sua sapienza, di accompagnare a lui, di aiutare ad aprire a Gesù le porte del cuore, di insegnare a discernere i pericoli della vita interiore e della fede, e a riconoscere, quindi a vincere, gli spiriti del mondo per accogliere solo lo Spirito Santo! Questo è il caso di Maria Rosa.

San Paolo ci aiuta a comprendere. Ai Corinzi scrive: “Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo” (1Cor 4,15). E ai Galati: “Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!” (Gal 4, 19). Si rivolge ai Corinzi come a persone che hanno ricevuto da lui il primo annuncio del Vangelo e la vita divina, ai Galati invece come a coloro cui egli, soffrendo, continua a donare il nutrimento per la crescita della vita di fede! Per i primi si ritiene come un padre, per i secondi come una madre!

 

La pienezza della paternità (o maternità) appartiene alla Chiesa, cui spetta il ruolo di Madre della nostra vita divina! All’interno della Chiesa varie persone svolgono il servizio della sua maternità come carisma o come ministero. Fra queste ne possiamo scegliere una, seguendo un impulso dello Spirito Santo o qualche segno della bontà di Dio che, provvidenzialmente, ce la fa incontrare.

Dopo aver scelto il padre spirituale ed esserci presentati a lui con umiltà e fedeltà, ci lasciamo guidare dalla sua parola nel cammino della vita cristiana.

Ci sono dei momenti in cui il padre spirituale è guida o consigliere, altri in cui ci rimprovera o ci corregge, ci incoraggia o ci esorta. Potrà arrivare il giorno – ed egli certamente se lo augura – in cui egli diviene semplicemente un amico che appoggia e benedice le nostre scelte ormai esaminate da noi stessi alla luce di Dio e cristianamente mature, un compagno di viaggio che prega per noi e con noi!

inizio 

 

Dio Padre

 

La nostra fede, quella cristiana (e soltanto essa), ci abitua a considerare e contemplare Dio come Padre. Questo nome ci è divenuto così familiare, che normalmente non stiamo nemmeno a pensare ciò che esso significa.

Dio è Padre! Da lui siamo creati, da lui proveniamo, da lui è mantenuta viva la nostra vita, e quando essa va verso la conclusione, ancora lui apre le sue braccia per accogliere il figlio che arriva a casa definitivamente!

Non siamo capaci di esaminare tutti i molteplici significati che il termine “Padre” comprende ed esprime, le varie realtà che illumina e che riveste di armonie sempre nuove e sempre più profonde.

 

Adamo vede la paternità di Dio nell’esser creato da lui, e poi nel ricevere da lui il dono che gli permette di vivere in comunione, la donna; in seguito scopre che la paternità di Dio è anche materna, quando si accorge che Dio pensa al suo pudore e al freddo, e lo fornisce di una veste adeguata.

Per Noè Dio Padre è colui che premia la sua integrità morale, lo salva con tutta la famiglia, lo benedice e fa alleanza con lui!

Per Abramo il Padre è colui che lo chiama a dimostrargli una fiducia “cieca”, colui che promette un futuro meraviglioso e mantiene la promessa solo quando lo vede completamente disarmato, colui che lo prende per amico, nonostante la sua immensa superiorità, pur non avendone bisogno.

Per Isacco Dio è un Padre che rischia di farsi giudicare crudele, quando lo porta sull’orlo della morte, lo salva all’ultimo, e gli fa gustare poi la vita – tutta la vita – come suo dono gratuito!

Per Giacobbe Dio è un Padre che lotta fino a ferire e a lasciare il segno di questa ferita per tutto il resto dell’esistenza, un Padre che fa vivere l’essere padre con una sofferenza continua per le incomprensioni reciproche dei figli.

Per Mosè Dio è un Padre che chiama l’uomo a vivere la paternità spirituale per un popolo intero, un popolo ingrato e disobbediente, un popolo sempre bisognoso di grida, di minacce, di castighi, di promesse, di segni e di parole.

Per Davide Dio è un Padre che si mette a fianco dell’uomo e lo rende vittorioso sui nemici, e non si ritira quando questi cade nel peccato. È un padre capace di rimproverare duramente, ma anche di perdonare quando il peccatore si umilia. È un Padre che vuole che colui egli sceglie sia servo dei suoi fratelli, non padrone.

Anche il Dio di Elia e di tutti i profeti è così: un Padre che soffre per le sofferenze che l’uomo procura all’uomo. Dio è Padre di tutto il popolo, un Padre tenero e severo, un Padre che è anche Madre, volonteroso di far gustare la sua grande tenerezza e di far crescere l’uomo con la sua bontà! Dio è una Madre che copre di baci, accarezza, imbocca e insegna a camminare, a pronunciare le prime parole (Os 11,3-4), perché l’uomo possa poi parlare con lui e, bandita la vergogna, voglia parlare di lui senza incertezze, con grande amore e tenero entusiasmo!

 

Dio è Padre, e quando egli crea l’uomo, lo fa capace di essere padre a sua volta! Dio crea l’uomo a propria immagine e somiglianza! Lo rende capace di paternità, di paternità fisica e di paternità spirituale!

Guardiamo anche Gesù: è proprio lui a usare il termine “Padre” senza stancarsi, anzi egli dice “abbà”, “papà”! Lo usa sia quando parla con lui nella preghiera sia quando parla di lui! Egli adopera proprio questa parola, “Padre”! Gli altri personaggi ricordati sopra non l’avrebbero osato neppure, nemmeno Abramo. Gesù invece attribuisce il «nome» appropriato a tutte le esperienze di Dio che avevano fatto i grandi personaggi della storia della salvezza e a quelle che avrebbero fatto tutti gli umili suoi discepoli: erano esperienze della «paternità» di Dio!

Dove è andato Gesù a prendere questo termine? Lo ha preso dalla bocca dei bambini, quei bambini che stavano volentieri tra le sue braccia. Egli ha così trovato un termine comprensibile agli uomini per parlare loro di colui che essi non vedono e per aiutarli a scoprirlo vicino e amabile!

Dio è papà! Noi comprendiamo perché abbiamo esperienza di paternità sia fisica sia spirituale. Anzi, possiamo capire pienamente solo perché abbiamo questa duplice esperienza!

Ora siamo noi che chiamiamo Dio “papà”, perché conosciamo gli uomini “papà”, ma è lui che dà loro la capacità di esserlo! E la dà per manifestarsi, rivelarsi, incontrarci! Da lui “ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Ef 3,15)!

Dio è Padre, solo Dio è Padre! Questo nome appartiene pienamente solo a lui! Gli uomini ne ricevono da lui parziale partecipazione, così parziale che talora ci scandalizza! Quanti figli, purtroppo, non riescono ad amare Dio e non riescono a chiamarlo Padre perché il loro papà, con i suoi comportamenti, ne nasconde la bellezza, la bontà, la sicurezza e la fedeltà, invece che rivelarla!

Dio solo è Padre in pienezza! Da lui impariamo a vivere la nostra chiamata e la nostra vocazione ad essere padre, sia fisicamente sia spiritualmente. Dio solo è Padre, e quindi degno di portare questo nome, come ha detto Gesù ai suoi; eppure questo nome Gesù lo ha «rubato» ai bambini che lo gridano talora con gioia, talora piangendo, a volte con paura, spesso lo sussurrano con illimitata fiducia, con sorpresa, con speranza, con amore, mai con freddezza! Gesù vuole i suoi discepoli come bambini, capaci di rivolgere questa parola prima di tutto a Dio invece che all’uomo, pur avendolo appreso dai rapporti di vita vissuta tra gli uomini!

inizio 

 

La vita del Padre

 

Il Padre non ha abbandonato il Figlio alla morte, alla corruzione del sepolcro: egli lo ha risuscitato, il terzo giorno gli ha ridato vita. Perché il Padre ha voluto risuscitare Gesù? Perché non lo ha innalzato subito alla propria destra evitandogli di doversi ripresentare ai discepoli?

Con la risurrezione del Figlio il Padre ha messo il suo sigillo su Gesù, sulla sua opera e sulla sua morte in croce, ma il Figlio doveva ancora completare la propria missione, e questa la poteva compiere solo da risorto dai morti! Egli doveva alitare lo Spirito Santo sui suoi discepoli, su coloro che credevano in lui! Infatti, alla prima apparizione nel cenacolo egli soffiò su di loro lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, a causa dei quali era morto!

Gesù stesso ne aveva già parlato nell’intimità dell’Ultima Cena: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore” (Gv 14,16). “Quando verrà il Consolatore che io manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre…” (15,26).

Lo Spirito dato da Gesù risorto proviene dal Padre, è lo Spirito del Padre! I discepoli di Gesù sono riempiti e rivestiti dello Spirito che viene dal Padre! Essi devono vivere nel mondo portando il profumo della paternità di Dio!

È troppo ardito affermare che i cristiani sono i padri spirituali del mondo?

Quando essi sono davvero ciò che dovrebbero essere, essi sono coloro che danno vita al mondo, portano in esso il dono della vita divina, della vita eterna! Essi fanno vivere tutte le realtà morte del mondo, perché depositano in esse, con la propria presenza, il germe della santità e dell’eternità divine.

Il cristiano che riceve Spirito Santo riceve qualcosa della paternità di Dio! Il cristiano che vive nello Spirito Santo diffonde il dono e i segni dell’amore di Dio Padre.

La Chiesa, comunione dei credenti in Cristo Gesù, è chiamata Madre. Essa distribuisce, alimenta e fa crescere quella vita che ha origine dal Padre, e che, in quanto tale, continua a trasmettere la sua vita! Dalla Chiesa gli uomini sono accolti come figli, figli di Dio, e tramite essa, ricevono quello spirito che li rende a loro volta padri e madri.

Nella Chiesa i credenti sono gli uni per gli altri fratelli, sorelle, madri e padri. Essi, ripieni dello Spirito di Dio, vivono tra loro quei rapporti che noi individuiamo e chiamiamo con i termini delle nostre parentele fisiche, familiari.

Nella Chiesa viviamo l’esperienza di essere figli, figli amati; qualcuno vive pure, come missione o incarico divino, l’esperienza dell’amore materno e paterno nei nostri riguardi.

inizio 

 

Parentele spirituali

 

La Chiesa è paragonata a realtà diverse: si comprende e si esprime in tal modo quali siano e di quale natura siano i rapporti che viviamo tra i diversi membri di essa. La Chiesa è edificio, è albero, è corpo, è popolo, è città, è famiglia!

La Chiesa non è folla anonima, non è massa di gente, non è una piazza! Tra i vari membri della Chiesa c’è un rapporto vivo, un rapporto che li unisce perché li rende dono di Dio gli uni per gli altri. In particolare descriviamo i rapporti di vita che sussistono tra noi con termini desunti dall’esperienza familiare, perché sono questi i rapporti gratuiti, immutabili, che non sono nati per nostra scelta, ma sono donati e ricevuti indipendentemente dalla nostra volontà! Io non ho scelto i miei genitori, né ho scelto i miei fratelli e le mie sorelle o i cugini. Queste relazioni mi sono state donate, ed io non le posso rompere, nemmeno quando non sono capace di viverle pienamente in pace e in armonia!

I rapporti tra i vari membri della Chiesa assomigliano a queste relazioni: sono donati da Dio! Io sono stato consegnato agli altri cristiani per essere amato come un fratello e come un figlio. Ed io mi trovo accanto qualcuno che dovrò amare come amerei un fratello o una sorella o un figlio! La nostra parentela è spirituale, dipende dallo Spirito Santo che ci ha uniti a Gesù e al Padre! Sono essi la causa e il fondamento del nostro amore e del nostro servizio reciproco.

Noi non scegliamo i nostri rapporti reciproci, eppure li viviamo nella massima libertà. Liberamente abbiamo scelto di aderire a Gesù, di essere figli di Dio con lui e, fatte le debite distinzioni, come lui.

Chi non vuol vivere i rapporti di figliolanza, fraternità e paternità reciproche decide sostanzialmente di rompere la propria adesione a Gesù: lo rifiuta! E inoltre chi rifiuta lui rifiuta automaticamente la comunione che si vive nella Chiesa!

La libertà che noi viviamo nella Chiesa non è data dalla possibilità di scegliere chi vogliamo, chi ci piace, come nostri fratelli, di scegliere la parrocchia o il gruppo che vogliamo. Questa non è esperienza di libertà o perlomeno della libertà di cui stiamo parlando. La nostra libertà più bella è quella che sperimentiamo nel scegliere Gesù e nell’accogliere poi quelli che egli ci dà come padri, madri, fratelli e sorelle!

 

Quando veniamo battezzati, o – essendo battezzati da piccoli –, quando decidiamo di accogliere la vita di Dio nella Chiesa, siamo come bimbi appena nati. Abbiamo bisogno di essere nutriti, di essere presi per mano e guidati con cura nell’esperienza che diventa del tutto nuova!

Abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a fare i primi passi, a scegliere il nutrimento adatto, a riconoscere i pericoli. Abbiamo bisogno di un padre o di una madre! Anticamente il neobattezzato veniva affidato ad un padrino o ad una madrina: questi erano il padre spirituale o la madre spirituale del nuovo figlio di Dio.

Oggi è rimasta l’istituzione dei padrini e delle madrine, ma essi sono presenti soltanto come figure ornamentali: non conoscono, e spessissimo non vivono, un rapporto spirituale col loro figlioccio, in vista della crescita della sua fede in Gesù!

Eppure il bisogno di un padre «spirituale» è ancora presente in ognuno che nasca alla fede e che in essa voglia crescere: altrimenti questa regredirà fino a… scomparire del tutto, o perlomeno a impoverirsi talmente da non essere più efficace per nessuna scelta di vita.

inizio 

 

Maturare e guarire

 

Chi diventa cristiano, chi si fa battezzare, chi decide di cominciare o ricominciare la vita nella fede, non diventa per questo subito un uomo perfetto! Egli rimane un uomo con tutti i suoi limiti. Se questi è un ragazzo o un adolescente, porterà con sé nella vita di fede i limiti della sua età. Se è un giovane o un adulto porterà con sé le conseguenze di eventuali ferite psicologiche e spirituali derivanti da vari traumi della vita d’infanzia o dei propri peccati. In ogni caso possono pesare addosso anche possibili disordini, sofferenze e cadute dei propri nonni, dei genitori, della vita di famiglia vissuta talora in maniera imperfetta, se non addirittura disastrata. Ogni cristiano poi, come ogni altra persona di questo mondo, vive, nella propria esperienza personale, qualche handicap psicologico, qualche ritardo o carenza di maturazione umana, qualche blocco interiore di varia natura.

Colui che arriva alla fede e porta in sé qualche immaturità o inibizione o sofferenza, percepisce che nel nuovo ambiente in cui si viene a trovare, nella Chiesa, potrà ricevere aiuto anche per superare queste difficoltà. Egli sarà portato quindi quasi istintivamente a cercare un padre o una madre, qualcuno che gli dia quella parte di vita che gli è mancata o gli è stata rovinata.

Non si tratta ancora di padre o madre «spirituale»! Qui si tratta di paternità o maternità umana, psicologica, affettiva, benché vissuta in clima di fede!

Coloro che vengono avvicinati e richiesti di esercitare una paternità spirituale dovranno fare attenzione. Ci sono molti che chiamano spirituale un rapporto che è solo psicologico. Ci sono adulti che vivono una vita che porta ancora le caratteristiche dell’adolescente, che non sono quindi capaci di scelte libere, di assumere responsabilità adeguate all’età, non sono capaci di offrirsi, di amare! In tal caso non ci sono ancora tutti i requisiti necessari per stabilire un rapporto di figliolanza spirituale. Queste persone hanno bisogno di un accompagnatore, di una guida, di un fratello che li aiuti a maturare umanamente, li consigli nel fare scelte ponderate, li esorti ad assumersi responsabilità, a donarsi gratuitamente!

Chi fosse richiesto di assumere il ruolo di padre spirituale sa che in questi casi il rapporto spirituale non può essere ancora vissuto pienamente, ma deve essere preparato. Starà attento che dalla propria sicurezza o chiarezza di vedute non sia suggestionato o condizionato il possibile «figlio spirituale»! Lo aiuterà a ragionare, a discernere da solo, a crescere e maturare. Egli sa di essere soltanto un consigliere, forse uno fra tanti, una guida provvisoria.

Preparerà la strada per scelte di fede, che saranno possibili man mano che la maturità umana crescerà e renderà il «figlio» capace di decisioni libere, mature, alimentate da amore disinteressato.

inizio 

 

Libertà

 

Quando un cristiano raggiunge una discreta (perfetta non la presumiamo per nessuno) maturità umana e psicologica, non per questo avverte meno il bisogno di una paternità spirituale!

Anzi, quanto più cresce la vita spirituale e l’intensità di fede e di preghiera, tanto più viene avvertita l’utilità di un rapporto con un padre spirituale!

Il discepolo di Gesù che ha cominciato a “diventare come un bambino” vuole, come un bambino, condividere la propria fede, le proprie decisioni e il proprio vissuto con una persona «spirituale». Il discepolo di Gesù che ha cominciato a scoprire la bellezza della libertà spirituale cerca istintivamente e fortemente qualcuno che lo faccia progredire su questa strada.

La libertà spirituale è la libertà di agire e vivere secondo lo Spirito, di camminare nello Spirito Santo di Dio! È la libertà dall’attaccamento al proprio «io», ai propri gusti, alle proprie abitudini, ai propri ragionamenti, che spesso si fondano su forme nascoste di egoismo e di ambizione umana. È la libertà dagli spiriti che dominano il mondo e nel mondo, spiriti che con forza tentano di intralciare e ostacolare le scelte di fede e l’adesione piena a Gesù!

Quanto più un uomo è maturo umanamente e psicologicamente, tanto più si accorge della necessità della libertà spirituale, e l’apprezza, e desidera imparare il discernimento degli spiriti per esprimere sempre più pienamente l’amore a Gesù e divenire gloria del Padre!

Un padre spirituale si sente davvero padre spirituale quando si trova accanto (non di fronte!) qualcuno che sta crescendo verso la statura di Gesù, qualcuno che ha scelto Gesù come propria vita e vuol vivere la sua obbedienza come fonte di libertà interiore e spirituale! Di fronte al padre e di fronte al figlio spirituale sta Gesù: egli è la Vita, egli è la causa del rapporto di amicizia paterna e filiale, egli è l’unico che viene cercato, il modello cui cerchiamo di conformarci, la fonte da cui attingiamo per dissetare e dissetarci!

inizio 

 

È necessario avere un padre spirituale?

 

È necessario per un cristiano avere un padre spirituale? Necessario è che ogni cristiano sia “con-formato” (Fil 3,21) a Gesù Cristo! Gesù è il Figlio di Dio, ubbidiente, e “ubbidiente fino alla morte di croce” (Fil 2, 8)! Come posso io concretamente vivere da figlio di Dio, come posso vivere davvero l’ubbidienza a Dio senza illusioni, senza il pericolo di ubbidire ai miei sogni o alle mie fantasie e ambizioni, come posso essere sicuro di camminare in modo da “crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo” (Ef 4, 15)?

Se non mi pongo queste domande, se non cerco di approfondire la vita di fede e di crescere nel praticarla, non ha significato parlare di padre spirituale!

Se voglio coltivare la mia vita interiore e il rapporto con Gesù mi sento bisognoso di aiuto, mi sento incapace e cerco chi mi istruisca, chi mi doni gli impulsi necessari, chi mi solleciti e mi sostenga. Non penso, infatti, di farcela da solo: sarei presuntuoso e orgoglioso, e so che agli orgogliosi Dio non fa grazia!

 

Molte persone, nel loro cammino di fede, vengono aiutate dai rapporti spirituali che si stabiliscono all’interno di un gruppo o di una comunità di fede che essi frequentano, altri dal rapporto con qualche amico credente, altri dal riferimento costante alla carità del proprio Vescovo o del proprio parroco, ascoltati con serietà quando esercitano il ministero della Parola! Spesso però l’esigenza di intimità e segretezza, come pure la complessità delle situazioni in cui siamo chiamati a prendere posizione, o la grande importanza di qualche scelta fondamentale per la vita, richiedono un ascolto attento di Dio prolungato nel tempo: solo una persona con profonda fede ed esperienza spirituale, che ci conosca nell’intimo, può darci vero aiuto!

 

Nessuno fa obbligo ai cristiani di scegliere un padre spirituale. Di fatto, però, occasionalmente, quando si presentano problemi di vita, i cristiani ricorrono al «padre» della loro comunità cristiana o parrocchia per essere aiutati. La persona che cresce spiritualmente e vuole approfondire il proprio rapporto col Signore, spontaneamente cerca qualcuno che la segua sempre, con costanza, ed è molto riconoscente quando lo trova!

È difficile, infatti, trovarlo! Qualcuno rimane in attesa per mesi e per anni, finché la Provvidenza di Dio gli fa incontrare la persona adatta, persona cui si sente di dare grande fiducia!

 

La difficoltà di trovare un padre spirituale non è nuova! È sempre stato difficile!

Tale difficoltà può essere oggettiva: vicino a me non trovo nessuno così avanzato nella vita spirituale da potermi prendere per mano e farmi da guida, oppure non c’è nessuno che accetti questo ruolo verso di me!

La difficoltà potrebbe essere soggettiva: c’è chi cerca una persona speciale… un santo, senza difetti, sempre disponibile di giorno e di notte, che non guardi mai l’orologio, che capisca al volo le cose senza doverle esprimere… Chi cerca un padre spirituale con queste caratteristiche molto difficilmente lo troverà, e… sarebbe bene non lo trovasse. Egli cerca l’inesistente, non cerca di avanzare in un cammino di fede e di obbedienza al Signore, ma vuole soddisfare solo una certa ambizione e un bisogno di sicurezza psicologica!

inizio 

 

Che cosa si dice al padre spirituale?

 

Nelle vite dei santi antichi e recenti si ha più volte occasione di leggere come alcuni di essi, cui era dato il carisma della paternità spirituale, non avevano bisogno che fosse loro detto nulla: bastava la presenza o il nome di una persona, ed ecco, conoscevano tutto di essa! Avevano ricevuto un dono particolare, una conoscenza gratuita donata dall’amore del Padre, di vedere ciò che solo lui scorge. Questo dono speciale però non è la regola. Dio lo concede ai suoi piccoli, ai puri di cuore, a coloro – come disse uno di loro - cui il peccato perdonato non impedisce più di vedere ciò che Dio vede!

Io non pretendo che il mio padre spirituale abbia questo dono speciale, e nemmeno desidererei fosse dato a me! Se Dio me lo concedesse non saprei come adoperarlo: dovrei tenerlo nascosto, altrimenti qualche “figlio” potrebbe correre il rischio o di avvicinarmi come si avvicina un mago, facendosi quindi plagiare, o di non fare la fatica di manifestare le proprie colpe o i propri pensieri, distaccandosene. È dono grande e molto utile l’umiltà e la confidenza con cui il figlio spirituale manifesta se stesso, si apre, dice tutto: quello che ha fatto, peccati commessi, cosa desidera, quali rapporti vive con gli altri in famiglia, nella società, nella Chiesa, quali progetti accarezza, quali buone azioni si ripropone.

Il padre spirituale ascolta, ascoltando contemporaneamente lo Spirito di Dio. Egli confronta quanto ode dalla bocca del «figlio» con quanto ha udito dalla lettura e meditazione della Parola. Ascoltando i racconti o le domande del figlio si accorge pure da quali spiriti egli è animato, da quali è tentato, a quali ha ceduto. Egli può così consigliare, e soprattutto pregare, benedire, proporre la volontà di Dio.

La preghiera e la benedizione del padre spirituale, se ricevuta con fede, ha un grande peso nella vita. Il Signore cambia i cuori, rafforza i buoni propositi, dà buon esito ai desideri di conversione, guarisce malattie spirituali e psichiche, dà sollievo anche da malattie fisiche, tutto attraverso la benedizione del padre spirituale. Egli vuole raggiungerci col suo Regno, e i segni del suo Regno sono fatti che danno gioia, sollievo, novità di vita, novità di rapporti!

In particolare la benedizione del padre spirituale ci fa gustare la vicinanza di Gesù alla nostra vita!

 

Le orecchie del padre spirituale devono sembrarti come quelle di Dio: se non dici qualcosa fai danno non a lui, ma a te stesso! Se cerchi la volontà del Padre e la comunione con Gesù, se desideri la luce dello Spirito Santo, non cederai alla tentazione di tacere volutamente qualcosa della tua vita. Se vuoi conformarti a Gesù e vivere da figlio di Dio, se vuoi essere strumento della presenza del Signore nel mondo non ti lascerai frenare da nulla nell’aprirti a chi ha il dono e il compito di porgerti il cibo spirituale necessario alla tua crescita. Gli dirai peccati e difetti, ma gli dirai pure le tue intenzioni e progetti di opere buone: anche queste le intraprenderai dopo che saranno state benedette da lui. La sua fatica più grande non è riconoscere la malvagità delle tue azioni peccaminose, quanto piuttosto discernere se sono volontà di Dio le buone azioni che ti proponi. Talora queste vengono esaltate dal maligno per distogliere da vocazioni particolari o da compiti e servizi già manifestati come volontà del Padre!

Talora le indicazioni che il padre spirituale propone possono essere contrarie ai gusti e alle previsioni del figlio! Non c’è da meravigliarsi, poiché anche per noi è vera la parola “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55, 8)!

Per accoglierle e rimanere nell’unità con lui dovrai ricorrere a quell’atteggiamento che credevi fosse sparito dalla vita diventando adulto: l’obbedienza!

Questa parola, ormai sepolta e uscita dal vocabolario familiare e scolastico e anche ecclesiale con il diffondersi delle teorie indiane (propagate dal linguaggio “New Age” e dalla filosofia sottesa alle medicine alternative e purtroppo accolta anche da molti cristiani), pur non essendo prevista dall’uomo moderno, è necessaria per raccontare il vangelo e per “conoscere” Gesù, cioè per fare l’esperienza della sua vita! L’obbedienza è un atteggiamento interiore che ha conseguenze pratiche quotidiane. Prima di viverla essa sembra strumento di morte, un coltello che uccide, ma quando la si vive è fonte di grande pace e serenità interiore! Nel rapporto con il padre spirituale bisogna tener conto anche di questa parola.

Crescere “verso la statura di Gesù”, accettare che lui “viva in noi”, essere “a lui conformati” comporta vivere nell’obbedienza. Il padre spirituale non è un despota, non obbliga, non comanda. È il figlio spirituale che vuole compiere non una propria volontà, ma cerca la volontà di Dio, e si dispone quindi ad abbandonare proprie idee e propri progetti per inserirsi in quelli più grandi e a volte misteriosi del Padre!

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Dove due o tre

 

Quando un cristiano, dopo anni di cammino con un buon padre spirituale, si è fatto dei criteri di discernimento sicuri ed è progredito nella fede e nella preghiera, si sente spinto a continuare ancora il rapporto di figliolanza spirituale! Ai motivi normali che ve lo spingono, poiché è sempre possibile un ritorno di momenti di incertezza, dubbio e sofferenza, egli ne aggiunge un altro.

Gesù ha detto: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono” (Mt 18, 20).

Un cristiano che ama il suo Signore non può ignorare le sue parole, e questa Parola è particolarmente preziosa: essa rivela dove lui, il “Signore e Maestro”, il Risorto, “Via Verità e Vita”, è presente! Egli è presente, e certamente quindi anche benedicente e operante, “dove due o tre” persone si trovano “riunite nel suo nome”! Queste parole non si riferiscono direttamente alla paternità spirituale, ma nemmeno la escludono. Queste parole conferiscono un’ulteriore benedizione all’unità padre-figlio spirituali con l’assicurazione della presenza del Signore stesso in questo rapporto!

 

Padre e figlio spirituali, infatti, sono tra loro uniti solo a motivo di Gesù Cristo, per la sua gloria! Se il figlio spirituale si confida, si fa aiutare e chiede consigli o parole di esortazione o di conforto, lo fa unicamente perché nella propria vita sia riprodotta l’immagine del Figlio. Se egli chiede di vivere nell’ubbidienza, lo fa non perché incapace di gestirsi o incapace di scelte, ma perché vuole essere partecipe della vita obbediente di Gesù! E se il padre spirituale accetta di essere chiamato con questo titolo e di dare consigli e suggerimenti, lo fa a motivo di Gesù, che ha dato ai suoi discepoli l’incarico di far discepole tutte le genti e di amarsi gli uni gli altri come egli stesso li ha amati.

Nella mia esperienza di figlio spirituale il momento più bello e la novità più serena è stata proprio questa: scegliere di continuare il rapporto col padre spirituale come luogo da offrire a Gesù per la sua presenza.

Ho ancora bisogno di consiglio, ho ancora bisogno di aiuto per discernere le vie di Dio, ho sempre più bisogno del perdono del Padre, ma questa ulteriore motivazione mi fa perdere e superare la tendenza o tentazione di egoismo nel rapportarmi col mio padre spirituale. Non sono io il centro di questo rapporto, è Gesù! Non è importante il mio perfezionamento spirituale, è importante Gesù! Oggetto della mia ricerca non è il non sbagliare o il voler essere a posto, ma la presenza di Gesù nel mondo!

Io devo diminuire, lui deve crescere!

Io non voglio essere importante ai miei occhi e agli occhi del mio padre spirituale, ma solo voglio sia importante Gesù!

Per questo cercherò sempre l’unità con un padre spirituale, per essere costantemente, e nella misura più profonda, uno dei tanti luoghi nel quale Gesù possa essere presente e dal quale possa benedire la Chiesa e il mondo!

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Tre domande

 

Il padre spirituale deve essere prete?

Colui che scegli come padre spirituale deve essere in grado di… trasmettere Vita, e vita spirituale, la vita di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo! Deve essere in grado di alimentare questa Vita con il suo esempio e con la sua parola.

Ho trovato poco giovamento per la mia vita, e quindi ho sentito poco “padre”, quei sacerdoti che hanno cercato di aiutarmi con le cosiddette scienze psicologiche. Se un cristiano (o una cristiana, non sacerdote quindi!), nella piena comunione della Chiesa cattolica, sa dare cibo “spirituale”, sa condurre a Gesù, sa amarlo, se sa discernere ciò che ostacola e ciò che giova alla fede, gli sta a cuore l’edificazione della Chiesa, può essere scelto come padre o madre spirituale!

In questo caso ovviamente la confessione sacramentale sarà celebrata in altro momento con un sacerdote. Onde evitare interferenze che creino confusione gli dovrai far presente che ricevi già consigli da un padre spirituale! Anche questi comunque è bene sia a conoscenza dei peccati che confessi.

 

Con quale frequenza bisogna incontrare il padre spirituale?

Se sei appena nato, se hai appena iniziato a vivere coscientemente da cristiano, allora cercalo spesso, anche ogni due o tre settimane. Egli stesso poi, eventualmente, ti diraderà gli incontri.

E che dire di chi lo vuol vedere tutti i giorni o, comunque, molto spesso? Si dovrà porre attenzione a quale sia il motivo della ricerca, se la fede o il bisogno di una sicurezza umana, psicologica!

Il padre desidera che il figlio impari a camminare da solo: gli insegna, gli dà indicazioni e poi gli lascia il tempo di esercitarsi e di provare. Senza dubbio lo segue con la benedizione della sua preghiera!

 

Quando non mi trovo più in sintonia col mio padre spirituale come mi devo comportare?

Può capitare di non avere più totale confidenza o fiducia nel proprio padre spirituale. Valuterai con attenzione: non ti trovi più bene con lui perché non vuoi più obbedire, perché lui ti pare troppo esigente, perché non ti approva sempre? Continua, e vinci le tue resistenze e il tuo orgoglio con l’obbedienza.

Non ti trovi più in sintonia perché non sei sicuro della sua ortodossia o perché egli è troppo facilone, o perché non ha più tempo da dedicare a te? Chiedi al Signore che te ne indichi un altro. Non devi rimanere legato per forza ad un uomo. È la Chiesa la tua Madre spirituale, ed essa ti offre varie possibilità; in essa il carisma della paternità spirituale non è monopolio di una sola persona!

In ogni caso però non giudicare e non ritenerti superiore a nessuno. Se scopri difetti o peccati del tuo padre spirituale prega per lui, e sappi che Dio si serve sempre di uomini peccatori per manifestare la sua gloria e costruire il suo Regno! 

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Benedizione!

 

Già nella Bibbia sta scritto:

“Figlio, se ti presenti per servire il Signore,

preparati alla tentazione” (Sir 2,1).

Saremo perciò attenti: colui che si è presentato persino al Signore Gesù nel deserto per tentarlo e sedurlo con proposte «buone» e immagini allettanti non starà certo con le mani in mano, se ci vede iniziare decisamente la strada della nostra conversione e del nostro servizio al Regno di Dio! Il Nemico è invidioso della nostra contemplazione di Dio, del nostro amore al Padre, della nostra unità con i fratelli! Egli farà di tutto per ostacolarci, per rovinarci, per distoglierci dal cammino della salvezza e dell’aiuto dei fratelli. Egli è astuto e imprevedibile come il serpente, e noi dobbiamo essere prudenti e preparati, dobbiamo essere sostenuti da chi ha già qualche esperienza di vittoria nella battaglia quotidiana! Dobbiamo farci aiutare a riconoscere le seduzioni, le tentazioni, gli inganni e i trabocchetti che il Nemico può seminare sul nostro cammino! Egli non potrà nulla contro chi non gli lascia appigli nascosti nel proprio cuore, contro chi mette in luce, con un fratello di fede, con un amico del Signore, tutto ciò che si muove interiormente nel proprio animo.

 

Sii riconoscente al tuo padre spirituale per la sua presenza, per i suoi consigli, per la sua preghiera e la sua benedizione. Questa non ti manchi mai.

Non intraprenderai nulla senza la sua preghiera e la sua benedizione! E quando questa ti è stata data, sarai sereno e fiducioso: Dio stesso ti benedice, premia la tua umiltà e obbedienza, si fa garante della tua pace e della tua salvezza. 

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APPENDICE: ANTOLOGIA di testi antichi e recenti, d’Oriente e d’Occidente

 

I brani che propongo sono di autori di Oriente e di Occidente che hanno la dote, rara per la nostra mentalità pragmatica, di un fine discernimento spirituale: essi lo mettono a nostra disposizione perché possiamo correre spediti incontro al Signore Gesù.

I Padri d'Oriente si riferiscono con preferenza alla paternità spirituale esercitata all'interno di un monastero: di qui gli aspetti di un'obbedienza nei minimi particolari che sarebbe impossibile vivere fuori dell’ambiente monastico. Certamente non vivrai alla lettera quanto scrivono per i loro monaci, ma non ne disprezzerai lo spirito: desiderio e volontà decisa di vivere come il Figlio di Dio nella Trinità Santissima!

Essi, con la loro santità, ci aiutano a vivere oggi, nei modi accettabili al nostro ambiente spirituale, un’unità che renda gloria al Dio uno e trino.

 

CASSIANO IL ROMANO + 435

 

Ecco dunque, impariamo dalle parole del padre Serapione che noi diveniamo degni del carisma del discernimento quando non ci affidiamo al criterio della nostra mente, ma alla dottrina e alla regola dei padri. Infatti, non c'è altro difetto che più serva al diavolo per gettare giù per precipizi il monaco, come il fatto che egli confidi in se stesso, disprezzi gli ammonimenti dei padri e segua invece il proprio giudizio e la volontà propria.

Filocalia I, Gribaudi Torino 1982 (pg 165)

 

E disse il padre Mosè: «È bene, come ho detto prima, non nascondere i propri pensieri ai padri. Non bisogna però dirli a chiunque, ma manifestarli agli anziani spirituali e capaci di discernimento, non a quelli che di anziano hanno solo la canizie che viene con gli anni. Certo molti, guardando all'età, hanno espresso i propri pensieri, ma anziché riceverne una cura, sono caduti nella disperazione per l'inesperienza di chi li aveva ascoltati.» (id. pg 166)

 

Quanto a Paolo, il Cristo, che lo aveva chiamato personalmente e al quale aveva parlato, pur potendo aprirgli subito gli occhi e fargli conoscere la via della perfezione, lo manda invece da Anania e gli ordina di imparare da lui la via della salvezza, dicendo: Alzati, entra nella città e là ti sarà detto che cosa devi fare. Ci insegna con questo a seguire la guida di chi ci ha preceduti nella via…

(id. pg 168)

TEODORO, vescovo di Edessa +848

 

42. Non essere giudice delle opere del tuo padre spirituale, ma esecutore dei suoi comandi. È infatti abitudine dei demoni mostrarti i suoi difetti perché le tue orecchie diventino sorde ai suoi discorsi o per distoglierti dalla palestra come soldato vile e pauroso, oppure per aprirti soltanto a pensieri di incredulità e renderti molle nei confronti di qualsiasi forma di virtù.

Filocalia I, Gribaudi Torino 1982 (pg 445)

 

NICETA STETHATOS + 1080 ca.

 

53. È bello morire al mondo e vivere per Cristo, perché uno non può altrimenti nascere dall'alto, secondo la parola del Signore: Se uno non rinasce dall'alto non può neppure entrare nel regno dei cieli. Ma questa nascita avviene naturalmente dalla sottomissione ai padri spirituali, giacché, se prima non siamo concepiti dal seme della parola mediante il loro insegnamento, e non siamo fatti figli di Dio attraverso di loro, non possiamo rinascere dall'alto. Così infatti i dodici sono stati generati da uno solo, Cristo; e i settanta sono nati dai dodici e fatti figli di Dio e Padre, secondo ciò che disse il Signore: Voi siete figli del Padre mio che è nei cieli. Perciò anche a noi Paolo dice: Anche se avete migliaia di maestri, non avete però molti padri; io vi ho generato, divenite miei imitatori.

 

54. Non essere sottomesso al padre spirituale a imitazione del Figlio sottomesso al Padre fino alla morte e alla croce è non rinascere dall'alto. Colui che non è divenuto figlio diletto di un padre buono e non è nato da parola e da Spirito, come potrà a sua volta divenire padre di figli buoni e lui stesso padre buono? Come genererà figli buoni conformi alla bontà del padre? E se non è così, come l'albero sarà assolutamente anche il suo frutto.

Filocalia III pg 439s

NICEFORO MONACO sec XIII

 

Se non c'è la guida, bisogna cercarla faticosamente. (Filocalia III pg 525)

 

Chi consegna tutto se stesso e la sua preoccupazione a Dio e al padre spirituale e, con un'ubbidienza vera, non vive ormai più una propria vita così da fare la propria volontà, ma è morto a ogni attaccamento al mondo e al proprio corpo, costui da quale cosa effimera può essere vinto e reso schiavo?

Filocalia IV pg 509

Esperienza di S.FRANCESCO DI ASSISI

 

Raccontano poi i benefici ricevuti dal misericordioso Signore e chiedono e ottengono umilmente la correzione e la penitenza dal beato padre per le eventuali colpe di negligenza o di ingratitudine. E così solevano fare sempre quando si recavano da lui; non gli nascondevano neppure il minimo pensiero e i moti involontari dell'anima, e dopo aver compiuto tutto ciò che era stato loro comandato si ritenevano ancora servi inutili.

(Vita prima di Tommaso da Celano in Fonti Francescane, Padova 1982 pg . 435 

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GREGORIO PALAMAS + 1359

 

Dunque, tu devi ogni onore e amore ai padri spirituali, poiché l'amore portato ad essi è per il Cristo e lo Spirito santissimo nel quale hai ricevuto l'adozione, e per il Padre celeste dal quale ogni paternità in cielo e sulla terra prende nome".

Avrai cura per tutta la vita di avere un padre spirituale e di fargli conoscere ogni peccato e ogni pensiero e ricevere da lui cura e remissione. Ad essi, infatti, è stato dato di sciogliere e di legare le anime, e quanto legheranno sulla terra sarà legato nel cielo e quanto scioglieranno sulla terra sarà sciolto in cielo poiché questa grazia e questa potenza l'hanno ricevuta da Cristo. Perciò obbedirai e non contraddirai loro per non procurare perdizione alla tua anima. Infatti, se chi contraddice ai genitori secondo la carne nelle cose che non sono proibite dalla legge divina è messo a morte, secondo la legge, colui che contraddice ai padri secondo lo spirito, come non scaccerà da sé lo Spirito di Dio e non perderà la sua anima?

Filocalia IV pg 45

GREGORIO SINAITA + 1346

 

Se anche qualcuno è andato fuori strada e ha perso il senno, vedrai che ha subìto questo per il suo autogestirsi e il suo orgoglio. Perché chi cerca Dio nella sottomissione, interrogando i più sperimentati e umiliandosi, non avrà mai alcun danno, per la grazia di Cristo che vuole che tutti gli uomini siano salvi.

Filocalia III pg 607

CALLISTO e IGNAZIO XANTHOPOULI - sec XIV

 

È detto anche da uno dei sapienti che le avversità sono la cura degli avversari. Causa dunque di tutte le tristezze sono l'insubordinazione e l'arroganza; di tutte le gioie, la sottomissione e la contrizione. Per questo chi desidera vivere senza colpa, deve vivere sottomesso a un padre provato e sicuro, che rechi in sé la forza proveniente da un'esperienza prolungata e dalla scienza delle cose divine, e la cui vita sia adorna di tutta la corona delle virtù. E l'ordine e il consiglio di un tale padre lo deve considerare come voce e consiglio di Dio. Infatti la salvezza sta nel molto consiglio e: L'uomo che non prende consiglio è nemico di se stesso.

Filocalia IV, 168

ANONIMO INGLESE del XIV sec.

 

Infatti, come afferma S.Bernardo, l'umiltà perfetta non conosce limiti. 'I'u poni dei limiti alla tua umiltà quando ti rifiuti di seguire i consigli del tuo direttore spirituale perché non collimano con le tue vedute.

Ecco, avrai capito che io ho la pretesa di essere il tuo direttore spirituale! Faccio sul serio, e intendo esserlo appieno. È l’amore che mi spinge a tanto, ne sono convinto.

(La nube della non conoscenza, Ancora, Milano, 1981, pg 354)

 

S.TERESA DI GESÙ + 1582

 

Le anime che per bontà di Dio sono giunte a questo stato - favore non piccolo, per essere vicinissime a salire più in alto - approfitteranno molto, secondo me, se cercheranno di esercitarsi attentamente nella prontezza all'obbedienza. Pur non trattandosi di persone religiose, sarebbe assai utile, come molti già fanno, avere una guida da cui dipendere per rinnegare in tutto la propria volontà, causa ordinaria di ogni nostra rovina: perciò, non una guida che abbia le stesse nostre vedute e agisca con troppi riguardi, ma che sia staccata da tutto, non essendovi nulla che più ci aiuti a ben conoscerci quanto il trattare con persone che apprezzino il mondo per quello che vale.

Opere, 3M2,12 Postulazione Generale OCD Roma 1977 pg 798-799

S.FRANCESCO DI SALES + 1622

 

Quando vi è l'ubbidienza, vi è anche la bontà, ma quando si è restii ad ubbidire non si è veramente virtuosi.

Generalmente la prima ispirazione di Dio ad un'anima è di obbedire. Ricordiamo S. Paolo: fu ispirato di andare in cerca di Anania, il quale secondo S. Doroteo, era un uomo molto celebre, vescovo di Damasco per chiedergli quel che avrebbe dovuto fare. Chi dice di essere ispirato e rifiuta di obbedire ai Superiori, è un impostore.

Teotimo I, Paoline, Alba, 1939, pg 118

 

Noi chiamiamo ubbidienza volontaria quella, alla quale noi ci obblighiamo per nostra propria elezione, e la quale non ci è imposta da altri. Per ordinario uno non si elegge il suo Principe, il suo Vescovo, suo Padre e sua Madre, e molte volte ne anco il suo Marito; ma ciascuno si elegge bene il suo Confessore, la sua guida Spirituale. …

Fatevi ordinare le azioni di pietà, che voi dovete osservare, dal vostro Padre spirituale perché esse saranno migliori, ed avranno doppia grazia, e bontà, una per se stesse, poiché sono pie; e l’altra per ubbidienza, che le averà ordinate, ed in virtù della quale saranno fatte. Beati sono gli ubbidienti, perché Dio non permetterà mai, che si perdano.

Introduzione alla vita devota (Venezia 1792, pg 168)

ANTONIO ROSMINI + 1855

La strada più sicura della virtù è quella dell’obbedienza al proprio direttore! …

Epistolario Ascetico IV Torino 1914 pg 342

CHARLES DE FOUCAULD + 1916

Il 26 marzo 1900 il p.de Foucauld scrive al rev. Huvelin:

Mio beneamato padre,

da qualche giorno mi compare un pensiero in modo abbastanza forte: ora mi sembra una tentazione, ora una buona ispirazione ... Non posso essere illuminato che da voi: rimetto la mia anima nelle vostre mani, pronto a cacciare questo pensiero come una tentazione o a seguirlo con tutto il cuore come la volontà del buon Dio secondo quanto mi direte; prima di ricevere la vostra risposta non farò altro che restare ai piedi di Gesù ...

 

"Ma, con la vostra obbedienza, la mia sicurezza sarà perfetta, e qualunque cosa voi mi comandiate, lo farò con tutto il cuore...

"Farò quel che mi direte: "Chi ascolta voi, ascolta me"..."Rimetto la mia anima nelle vostre mani".

"Che fare dunque? Vi sottopongo tutto, caro padre, “rimetto la mia anima nelle vostre mani" ... farò ciò che vorrete.

Qualunque cosa mi rispondiate, qualunque cosa mi diciate, spero, con la grazia di Dio, di provarne una grande gioia, io glielo chiedo poiché voglio sempre rallegrarmi del compimento della sua volontà..."

(Scritti Spirituali 9/IIº Città Nuova, Roma 1974 pg l48)

SILVANO DEL MONTE ATHOS + 1938

Chi è veramente sottomesso odia la propria volontà ed ama il suo padre spirituale, e a questo motivo riceve la libertà di pregare Dio con spirito puro, e l'anima sua contempla e riposa in Dio libera da ogni pensiero. Un tale uomo non tarderà a giungere all'amore di Dio, tramite la sua umiltà e l'intercedere nella preghiera del suo padre spirituale.

Perché i santi Padri hanno collocato l'obbedienza al di sopra del digiuno e della preghiera? Perché dalle pratiche ascetiche senza l'obbedienza nasce la vanità, mentre chi agisce in ogni cosa secondo il comando ricevuto non ha pretesti per inorgoglirsi. A parte ciò, l'obbediente ha rinunciato in tutto alla sua volontà e perciò l'anima sua è libera da ogni affanno e preoccupazione e prega con spirito puro. La mente di colui che osserva l'obbedienza è occupata solo da Dio e dal consiglio del suo Staretz, mentre la mente del disobbediente è occupata da diversi pensieri e dalla critica allo Staretz e perciò non è mai pura .

Con l'obbedienza l'uomo si protegge dall'orgoglio. A causa dell'obbedienza si riceve il dono della preghiera; a causa dell'obbedienza ci è donata anche la grazia dello Spirito Santo. Ecco perché l'obbedienza è superiore al digiuno e alla preghiera.

Silvano del monte Athos Torino 1978 Gribaudi, pg 377ss

JOSEMARIA ESCRIVÀ DE BALAGUER + 1975

62 Un direttore. Ne hai bisogno: per abbandonarti, per darti... nell'obbedienza. E un direttore che conosca il tuo apostolato, che sappia ciò che Dio vuole. Potrà allora secondare efficacemente il lavoro dello Spirito Santo nella tua anima, senza farti cambiare di posto.... riempiendoti di pace e insegnandoti a rendere fecondo il tuo lavoro.

 

63 Ti rendi conto di avere molta personalità: i tuoi studi, le tue ricerche, le tue pubblicazioni; la tua posizione sociale, il tuo nome, le tue attività politiche, le tue cariche, il tuo patrimonio... la tua età: non sei più un bambino!

Proprio per tutto ciò hai bisogno, più degli altri, di un direttore della tua anima.

Cammino, Milano 1976 pg 58-59

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Nihil Obstat: Cens. eccl. P. Modesto Sartori o.f.m.cap., Trento, 06.07.2001