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Lettera di don Vigilio per il 50° di Sacerdozio

VasioRidott2138

Carissimi tutti di Tavodo,

il 26 giugno ricorre il 50.mo della mia ordinazione sacerdotale. Da una parte sarebbe stato mio desiderio passare in silenzio questo anniversario: invece che far festa dovrei vergognarmi perché in cinquant’anni sono avanzato proprio poco sulla strada della conversione. D’altra parte ogni giorno devo dir grazie al Padre, ed è bello approfittare di questa circostanza per farlo insieme a voi. In questi giorni ho letto che la Bibbia raccomanda di raccontare le opere del Signore per lodarlo adeguatamente, e racconta che gli apostoli “riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro”. È la Parola di Dio perciò che mi sprona a raccontarvi un po’ di quanto, per sua grazia, è successo in questi cinquant’anni.

Tutto è cominciato quando un giovane del mio paesino, don Augusto, ha celebrato la Prima Messa. Oltre a fare il chierichetto, ho dovuto imparare alcune poesie da recitargli, come si usava. Passata la festa, alcune settimane dopo, un pomeriggio camminavo su una stradina e pensavo alla mia vita: non avevo ancora dodici anni. Proprio in quei giorni qualcuno, benevolmente, mi aveva preso in giro, come succedeva tra ragazzini. Questo mi ha spinto a riflettere: ‘Che sarà di me?’. E subito m’è parso che nei miei pensieri s’intrufolasse la Madonna a dirmi: «Potresti dare la tua vita a Gesù». Di botto m’è venuto un ‘no’ deciso. Per fortuna c’era silenzio tutt’attorno. Ci ho ripensato, e ho detto il mio primo ‘sì’, stabile per sempre. In qualche modo ho riferito la cosa a casa, poi al curato, mentre con la fune suonava la campana per la Messa: “Voglio diventare come don Augusto”, gli ho detto. Quindici giorni dopo ero già in Seminario a Trento per l’esame di ammissione alla scuola media. Nel 1970, il 26 giugno, l’Ordinazione sacerdotale, e domenica 28 la prima Messa a Vasio, su di un prato, perché la chiesa è troppo piccola.

Gli ultimi due anni li avevo passati a Verona, al Seminario per l’America Latina. Mi attiravano le Missioni lontane. Per questo ho anche frequentato il corso di infermiere all’ospedale di Borgo Trento. Prima ancora, tra il 1967 e 68, avevo trascorso un anno in Germania a lavorare in fabbrica, aiutando la domenica i missionari degli emigranti italiani. Pensavo di dover conoscere un po’ il mondo, che è diverso e più grande di Vasio e Seminario messi insieme. Là ho conosciuto una comunità di giovani cristiani, che mi ha aiutato molto a rafforzare la fede, benché fossero protestanti.

Sono stato mandato come cappellano a Mezzocorona. Dopo tre anni l’Arcivescovo Gottardi mi ha concesso di tornare in Germania per vivere un anno in quella comunità e imparare la vita comune. Tornato, dopo alcuni mesi di servizio in una casa per ritiri spirituali a Trento, eccomi parroco di due paesini nel Vanoi. Nel frattempo coltivavo il desiderio, condiviso con don Fiorenzo, di vivere insieme per dare concretezza alla Parola di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, là io sono”. Due anni dopo il Vescovo ci ha concesso di iniziare la vita comune, abitando a Canal San Bovo. Altri, allora giovani, hanno desiderato vivere come noi due preti, ed è nata così la comunità che, dal 2000, data in cui è stata approvata da Mons. Bressan, porta il nome di ‘Fraternità Gesù Risorto’. Il Vescovo Alessandro M. desiderava seminare in Diocesi case di preghiera: ci ha chiesto di animarne una. Per questo dal 1982 mi trovo a Tavodo. Una vita nuova, da inventare, o meglio, da accogliere dal Signore, per dargli gloria. Da allora la mia vita la conoscete bene. Infatti abbiamo trascorso insieme trentotto anni. Ai trentotto, per fare quaranta, direbbe S. Agostino, ne mancano due: l’amore di Dio e l’amore del prossimo!!! E mi mancano davvero: trovo spesso motivo per umiliarmi e chiedere perdono, e lo chiedo anche a voi.

Sollecitato dal Vescovo Gottardi ho iniziato a pubblicare quaderni su argomenti spirituali e di catechesi. Ora hanno superato il centinaio. Nel 1991 un sacerdote ci ha ‘costretti’ a scrivere il calendario “Cinque pani d’orzo”. La benedizione dell’Arcivescovo Giovanni M. ha indotto il Signore a benedire anche questa iniziativa. Il calendario vive ancora, ed è tradotto e stampato in varie lingue. In Cina hanno imparato a scriverselo loro stessi!

Nel 1994 ci è arrivata una richiesta inaspettata, ma gradita. Stavamo pensando, infatti, come celebrare degnamente il 1600.mo del martirio dei nostri Martiri di Sanzeno. Proprio dalla loro terra, la Turchia, un Vescovo ci chiamava per custodire una chiesa. Per ringraziare i nostri martiri potevamo andare a vivere la fede, che essi ci hanno trasmesso, nella loro terra, abitata oggi da un popolo di altra religione. Il vescovo Sartori, a febbraio del 1995, è venuto a benedirci e darci il mandato. Così da ventisei anni vado là a trovare le due sorelle che prestano un prezioso servizio, non solo per la chiesa di pietra: aiutano spiritualmente e spesso materialmente profughi e studenti cristiani che passano qualche anno in quella città, curano la traduzione e la stampa del calendario e di opuscoli in turco, rispondono alle domande dei musulmani riguardo alla nostra fede. Quest’ultimo servizio mi ha portato, quasi ogni anno, e anche due volte l’anno, alla facoltà di teologia islamica per intrattenere classi intere di studenti universitari, desiderosi di sentir raccontare dal vivo la nostra vita di fede e la nostra preghiera.

Primo impegno, per il quale sono stato mandato qui è la Casa che rimane “di preghiera”, grazie all’impegno quotidiano mio e della Fraternità. Ogni giorno è tenuta a disposizione di uomini e donne, giovani e anziani, bisognosi di silenzio, per esercitarsi nel pregare, per confrontarsi per le scelte della vita, per ricevere consolazione e coraggio o conversione. Molti riconoscono che Gesù è veramente presente qui, dove alcuni vivono insieme nel suo Nome!

Molte volte, in questi cinquant’anni, sono stato anche chiamato in vari luoghi a predicare Esercizi Spirituali a preti, laici e soprattutto a suore.

Dal 1997 il vescovo mi ha incaricato anche del ‘ministero della consolazione’, per ascoltare e benedire persone che soffrono per i più svariati motivi, anche spirituali. Per questo spesso mi reco a Trento.

Chi naviga in Internet, come si dice, può imbattersi anche nel sito cinquepani.it, su cui da vent’anni metto a disposizione omelie scritte o audio, opuscoli da leggere e meditazioni da ascoltare, e altre cose utili alla vita spirituale e alla fede.

Tre anni fa, passati da qualche giorno, ormai nella mia vecchiaia, sono stato richiesto, e benedetto, per presentarmi tutti i santi giorni sullo schermo televisivo. Così, proprio io, che non ho mai posseduto un apparecchio TV, mi ritrovo anche lì, come avrete visto. Anche se è un servizio impegnativo, lo faccio volentieri, perché molti mi esortano a continuare, e perché so che conoscere Gesù e la sua Parola è vita vera.

Vi ringrazio di aver letto, ma soprattutto – ne sono sicuro – di avermi sostenuto con il vostro pregare, e anche di avermi sopportato. Dio Padre, che ha ascoltato Orlandina e le due Celestine, che per dieci anni tutti i giorni hanno pregato insieme perché arrivasse un parroco in paese, è capace di ascoltare ancora.

Invecchiando mi viene da pensare che anche per me la festa più bella sarà nel posto più bello, in Paradiso. Già molti, vostri nonni o genitori e fratelli, - una novantina da quando sono arrivato, - insieme con i nostri due, 

Enrico e don Fiorenzo, sono là che ci aspettano con i patroni e la Madre, Maria. Di lei ho cara l’immagine che da bambino mi vedevo davanti quando entravo in chiesa: la vedete su questo foglio, e qui sotto ve ne offro anche una mia lettura.; Maria mi ha accompagnato e sostenuto, come del resto sperimentate anche voi.

Di tutto questo ringrazio il Signore Gesù, come lo ringrazio per ciascuno di voi, tutti cari a lui e a me. Vi benedico.

 

Tavodo, 26 giugno 2020

Vostro don Vigilio

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 spiegazione dell’immagine          (Mattia Lampi, 1742)

Maria non guarda il Bambino, e il Bambino non guarda lei: tutt’e due invece si interessano di noi. Lei ce lo mostra e lo custodisce, lasciandolo libero di benedirci e indicarci, con la mano destra, la via al Padre; con la sinistra si tiene aggrappato a lei, mentre si appoggia sulle sue ginocchia per stare in piedi. Le sue braccia sono già aperte a forma di croce. Ella gode di farci vedere che lui è uomo vero in carne ed ossa come noi: non si preoccupa di mostrarci con quali bei ricami riusciva a vestirlo! Lei è avvolta di azzurro, colore del cielo: questo dice che è una madre donata dal Padre! Il rosso del vestito più aderente alla sua persona è il colore che sarà del Figlio, colore dell’amore che dà la vita fino al sangue e della sapienza dello Spirito Santo. Il color oro dello scialle dice ancora che in lei si manifesta la bellezza e la ricchezza di Dio. Il servizio degli angeli che ci presentano il quadro ci fa capire che il tutto è un mistero: contemplandolo siamo già in Paradiso. 
(Per riuscire a ritrarre il volto di Maria e quello di Gesù con tanta dolcezza e tenerezza, certamente il pittore si è confessato bene prima di cominciare...)