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Don Fiorenzo racconta e ringrazia - 12/2012

Don Fiorenzo racconta e ringrazia

 

Ringrazio tanto coloro che nella mia malattia hanno pregato per me. So che non pochi lo hanno fatto, sia personalmente sia insieme. Sono stato tanto aiutato dal Signore a confidare in lui, a offrire a lui le mie tribolazioni, ad abbandonare la mia vita e il mio avvenire nelle sue mani. Alle volte non riuscivo con tanto amore a portare per lui le mie sofferenze, altre volte, crescendo le sofferenze, gridavo al Signore Gesù che venisse in mio aiuto.
Devo riconoscere che mai egli mi ha lasciato cadere nella disperazione o nello sconforto. Per questo voglio ringraziare tanto coloro che nella mia vita mi hanno aiutato e insegnato a pregare.
Non pensavo, quand’ero in piena salute, di poter anch’io essere colpito da una malattia tanto grave, “curabile, ma non guaribile”. Godevo buona salute, mai ero stato malato seriamente ed ero nemico delle medicine.
Per tutto il mese di marzo sono stato curato al reparto di ematologia di S.Chiara a Trento. Tornato a casa, dopo pochi giorni, mancando le difese immunitarie, sono stato ricoverato per una forte polmonite a Tione e in Rianimazione a Rovereto. Mentre molti nelle mie condizioni muoiono, sono uscito vivo e quindi trasferito nel reparto di medicina. Ero ridotto a pelle ed ossa. Debbo ringraziare la competenza di tutto il personale di questo ospedale. Sono inoltre riconoscente ad alcune donne di Rovereto e dintorni per avermi assistito giorno e notte: avevano accolto amore da Gesù frequentando incontri di preghiera a Tavodo. Mi curavano come una mamma cura il proprio bambino ammalato. Stavo infatti molto male. I fratelli della Casa di preghiera di Tavodo erano già tanto occupati con Enrico, anch’egli tanto bisognoso. Sono stato poi portato al S.Camillo di Trento per altri due mesi. Qui ho potuto recuperare pian piano le forze fino a rendermi autosufficiente. Il Signore mi donava nella preghiera la sua pace, liberandomi da ogni preoccupazione per la mia vita. Sono molto riconoscente anche alle suore e al personale di questo ospedale, nonché ad una coppia di sposi che ogni giorno venivano, lui a farmi la barba, lei a recitare per me i salmi.
Ripensando la mia vita davanti al Signore, mi pareva di aver perso tanto tempo e di aver portato maggior frutto nei periodi in cui, nelle mie occupazioni giornaliere, stavo con lui. Gli ho chiesto allora: “Dammi nella tua misericordia ancora un po’ di tempo: cercherò di curare maggiormente il mio rapporto di servizio e di amore a te”.
Mi ha esaudito. Così dal 22 luglio sono di nuovo qui a Tavodo, dove posso alzarmi ogni giorno insieme con i fratelli per lodare e benedire colui che ci ama. Non so quanto tempo ho ancora a mia disposizione, ma godo della luce di ogni giorno.
La lettura degli scritti dei Santi mi dà tanta gioia, perché descrivono bene cosa è successo a loro incontrando Gesù e stando con lui. In mezzo a tante sofferenze della vita, illuminati dallo Spirito Santo, raccontano il volto meraviglioso di Dio, descrivono con semplicità il significato delle parole: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo per la vita del mondo” (Gv 6,33-35).
In quest’anno della fede avremo occasione di portarci gli uni gli altri davanti a Gesù. Colui che vede la nostra fede ci guarisce e ci mette in comunione molto più di tante parole tra di noi.