10. Si prostrarono davanti a lui Lc 22,24–24,52
Si prostrarono davanti a lui
Luca 22,24 – 24,52
Traduzione CEI 1997
10/10
1. Io ho pregato per te (22,24-34)
2. Chi non ha spada ne compri una (22,35-46)
3. Fissò lo sguardo su Pietro (22,47-62)
4. Il Figlio dell’uomo seduto alla destra (22,63-23,1)
6. Da portare dietro a Gesù (23,13-26)
7. Oggi con me sarai nel Paradiso (23,27-43)
8. Padre, nelle tue mani (23,44-56)
9. Si ricordarono delle sue parole (24,1-12)
11. Si prostrarono davanti a lui (24,36-53)
1. Io ho pregato per te (22,24-34)
24 E nacque tra di loro una discussione: chi di essi fosse da considerare più grande.
25 Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse sono chiamati benefattori.
26 Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa, come colui che serve.
27 Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28 Voi siete tra quelli che sono rimasti con me nelle mie prove,
29 e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,
30 perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E sederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
31 Simone, Simone, ecco: satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;
32 ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”.
33 E Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte”.
34 Gli rispose: “Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi”.
1.
Signore Gesù, hai appena fatto dono del tuo Corpo e del tuo Sangue, come nuova Alleanza, ai tuoi discepoli, ma essi non sono in grado di capire. Hanno mangiato e bevuto di te, pane del cielo, ma vivono ancora sotto l’influsso della terra e del peccato degli uomini. Fanno confronti tra di loro, lasciando crescere in se stessi invidia e gelosia, ambizione e vanagloria. Ignorano il tuo esempio e la volontà del Padre, che ci considera suoi figli, e, quindi, tra noi fratelli: i fratelli più grandi dovrebbero aiutare i piccoli, servirli, non considerarsi loro padroni!
Grazie, Gesù, che correggi le tendenze umane consolidate nei tuoi: essi sono uomini come gli altri, hanno il cuore di pietra e non sanno ancora usare il cuore nuovo, di carne, il tuo, che hai donato loro!
Nel mondo, colui che viene insignito di regalità, la esercita come dominio e potere che fa soffrire gli uomini; si impone e inganna: infatti si fa chiamare benefattore, ma soddisfa invece solo la propria ambizione e la propria sete di ricchezza. Questa è l’unica regalità conosciuta, l’unico modo di regnare presente nel mondo.
I tuoi discepoli, quelli che ora devono occuparsi dei loro fratelli e delle comunità che sorgono attorno a loro, sono tentati di imparare dagli uomini invece che da te! Tu, che sei il primo e il più grande, sei stato in mezzo ai tuoi compiendo i gesti del servitore. Tu hai compiuto i gesti umili e semplici, quelli che di solito vengono affidati ai più giovani, li hai compiuti con un grande amore, con l’amore di Dio! Coloro che hanno il dovere di guidare e governare tra noi, saranno sempre pronti a servire, ad ascoltare, ad imparare.
Come diventa bella la tua Chiesa, Gesù! Tutti saranno impegnati nella gara dell’amore! Tu sei l’esempio costante e trascinante, Gesù, mio Signore!
Hai rimproverato i tuoi e li hai messi in guardia dalle future tentazioni, ma essi sono anche esemplari nella loro fedeltà. I vari episodi di inimicizia delle persone più influenti e le fatiche affrontate non sono riusciti a far allontanare i discepoli. Essi sono ancora accanto a te. Ci saranno nuovamente situazioni difficili, anzi, sta per arrivare il momento che maggiormente metterà alla prova il loro amore per te: essi ti saranno ancora fedeli e tu li premierai. Il tuo premio sarà quello stesso che tu hai ricevuto: lo lasci loro in eredità.
Tu hai ricevuto una regalità nuova, meravigliosa: hai ricevuto una regalità che supera quella del re Davide, perché durerà per sempre. La tua regalità renderà i discepoli famiglia radunata che gode la comunione perfetta! Essi staranno a mensa e continueranno la cena che hai già cominciato a godere con loro. Tu sarai la realizzazione della loro esistenza, li riempirai di vita, di pace, di gioia. Avranno compiti importanti, ed essi li svolgeranno come servitori, avranno il compito di giudicare con la tua sapienza e di governare con il tuo amore. Il loro servizio raggiungerà tutti, tutte le tribù di Israele, popolo posto come luce delle nazioni: tutte le genti infatti godranno del servizio e della gioia dei tuoi apostoli, Gesù.
Essi continueranno ad affrontare prove e tentazioni che li faranno soffrire e che riusciranno a scuoterli e sconcertarli. Anche Pietro sarà scosso, come il buon grano è scosso dal vaglio.
Ti rivolgi a lui e lo chiami con il nome con cui era chiamato quando lo hai incontrato sul lago. Egli, pur avendo ricevuto da te il compito più importante, cadrà nella tentazione. Con molta delicatezza tu gli annunci il suo ravvedimento, e gli annunci pure la tua fedeltà: non ritirerai la tua parola, non darai ad altri il suo incarico, continuerai a fidarti di lui, peccatore pentito. Egli si riprenderà dalla sua sconfitta, dallo scuotimento terribile di Satana. Si riprenderà, ma non grazie alla sua forza né alla sua convinzione, e nemmeno in forza delle sue promesse decise, ma solamente grazie alla tua preghiera.
Tu hai pregato il Padre per Simone, e continui a pregarlo. Simone farà esperienza della propria debolezza e della inconsistenza della fiducia in se stesso, fonte di orgoglio, ma farà esperienza anche della forza della tua preghiera, che lo sosterrà nel compito di essere sostegno alla fede dei fratelli.
Gesù, tu continui a pregare, ed io sono sicuro che la tua preghiera per Pietro ottiene anche a me la grazia del ravvedimento!
Io sono fragile, sono incapace di vincere le tentazioni.
Tu hai pregato, Gesù. Grazie: il Padre ti ascolta, e mi riveste di forza!
2. Chi non ha spada ne compri una (22,35-46)
35 Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?”. Risposero: “Nulla”.
36 Ed egli soggiunse: “Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.
37 Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine”.
38 Ed essi dissero: “Signore, ecco qui due spade”. Ma egli rispose “Basta!”.
39 Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.
40 Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”.
41 Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:
42 “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”.
43 Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo.
44 Preso dall'angoscia, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.
45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.
46 E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”.
2.
Signore Gesù, ti intrattieni ancora con i discepoli, che a parole sono pronti a seguirti, ma di fatto sono troppo deboli per affrontare la tentazione. Non saranno capaci di stare con te quando verrai considerato malfattore e scomunicato dal tuo popolo.
Ora chiedi loro di ricordare l’esperienza che hanno fatto obbedendo a te: sono andati a predicare la buona notizia del tuo regno e dell’amore del Padre, e il Padre è stato sempre presente per colmare ogni loro necessità. Non presero con sé borsa né sacca né sandali, non per imprevidenza, ma fiduciosi nella provvidenza di Dio, concreta, continua, meravigliosa! Per coloro che obbediscono a te Dio impegna la sua onnipotenza! Adesso però è un momento diverso di grande ostilità da parte degli uomini: non potrà Dio manifestare la sua paternità in altri modi?
I discepoli devono obbedirti ancora, rifornendosi invece di tutto: saranno considerati nemici dagli uomini, perciò dovranno arrangiarsi e inoltre difendersi. Dovranno affrontare pericoli, ma per questo non rinunceranno ad ubbidirti e ad andare! Tu li hai mandati: andranno, anche se le circostanze cambieranno e nessuno li aiuterà.
In questa notte non servirà loro il mantello per difendersi dal freddo e per dormire. Dovranno invece difendersi dagli uomini: siano quindi piuttosto armati, come malfattori, come fuorilegge: così si compirà la Scrittura che dice che tu sarai annoverato tra quelli che disubbidiscono.
Gesù, sai che questo è il momento culminante della tua esistenza, l’ora in cui il tuo amore ti porta a donare la vita; sai che il Padre ti sta chiedendo il sacrificio supremo. I discepoli hanno frainteso? Ci sono due spade, e tu dici “basta!”. Non serve che l’abbiano tutti una spada? No, tu non vuoi lottare contro gli uomini, ma contro il maligno. Contro di lui bisogna sfoderare la preghiera e la vigilanza, tenendo lo sguardo rivolto al Padre per accogliere tutto dalle sue mani!
Esci dalla sala dei tappeti, e dalla città. Dove vai nella notte? I discepoli ti seguono preoccupati per la necessità delle spade, e perché ne bastano solo due.
Essi conoscono la strada anche se è notte: è la stessa strada che molte volte hai percorso con loro. Nonostante il pericolo non cambi tragitto nè meta.
Vai sul monte; il monte è sempre luogo di preghiera, luogo del tuo incontro con il Padre. Pregherai anche questa notte, Gesù? Anzitutto esorti i discepoli: devono pregare anch’essi da soli; sono in pericolo, possono cedere alla tentazione di abbandonarti e di andarsene senza di te. La preghiera è l’unica arma che li può difendere, che li può tenere uniti a te: la preghiera tua e la loro.
Anche tu preghi da solo: la tua preghiera è diversa dalla loro. La tua preghiera è l’offerta della vita! L’evangelista Luca, che ha voluto includere tutto il suo vangelo tra la preghiera del popolo d’Israele e quella della Chiesa, ora include la tua preghiera al Padre, con la quale ti offri a lui, tra due raccomandazioni, anzi, tra due comandi: pregate per non entrare in tentazione. Pregate per non allontanarvi da me, che vi do la vita! La tua preghiera è il contenuto, il valore e l’importanza nel cuore del Padre, il centro, della preghiera della tua Chiesa!
Tu preghi, distante, ma abbastanza vicino in modo che ti possano udire e possano imparare a pregare da te. Ti poni in ginocchio come chi non vuole opporre resistenza: non vuoi resistere al volere del Padre. Egli vuole che tu porti l’amore dentro la morte, frutto del peccato degli uomini. Egli ti ha dato un corpo d’uomo perché tu lo offra in sacrificio di espiazione e di comunione per loro: tu accetti, e preghi. Ti rimetti in tutto al disegno del Padre. Sai che il calice che devi bere è molto amaro, ma non lo rifiuti, anzi, vuoi che si compia ciò che il Padre ha previsto: sei venuto per questo!
Un angelo ti conforta: il Padre ha udito la tua preghiera e accettato la tua offerta, benché tu, Figlio dell’Uomo, sia debole come gli uomini; egli non ti abbandona nemmeno mentre soffri.
Accettare il rifiuto e la morte dagli uomini da te beneficati è doloroso, e tu ne senti tutto il peso e l’angoscia. Anche il tuo corpo soffre per la tensione di questa lotta interiore. È una fatica che ti fa sudare, così da donare in anticipo il tuo sangue.
Non dimentichi i discepoli: hai comandato loro di pregare. Essi, invece di pregare, dormono. Non ti aiutano nella lotta, non adoperano le due spade della veglia e della preghiera, che necessitano di umiltà e capacità di offrirsi. I discepoli hanno ceduto alla tristezza. Pur avendo mangiato e bevuto di te sono ripiegati su di sé. Dormono, non sono presenti al mistero della tua offerta, e dimenticheranno di seguirti. Il loro sonno è fonte di tristezza per te!
Tu li esorti ancora, li risvegli: “Alzatevi e pregate”. Il vostro sonno è come una morte da cui è necessario risorgere. La preghiera, l’esser protesi al Padre, è vita, è luce, è pace vera!
3. Fissò lo sguardo su Pietro (22,47-62)
47 Mentre egli ancora parlava, ecco giungere molta gente; colui che era chiamato Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo.
48 Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell'uomo?”.
49 Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?”.
50 E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.
51 Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate, basta così!”. E toccandogli l'orecchio, lo guarì.
52 Poi Gesù disse a coloro che gli erano venuti contro, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del Tempio e anziani: “Siete venuti con spade e bastoni, come se fossi un bandito.
53 Ogni giorno ero con voi nel Tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l'ora vostra, è il potere delle tenebre”.
54 Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.
55 Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro.
56 Una serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: “Anche quest'uomo era con lui”.
57 Ma egli negò dicendo: “O donna, non lo conosco!”.
58 Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro!”. Ma Pietro rispose: “O uomo, non lo sono!”.
59 Passata circa un'ora, un altro insisteva: “In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo”.
60 Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.
61 Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”.
62 E, uscito fuori, pianse amaramente.
3.
Gesù, sul monte ti raggiunge “molta gente”. Ma questa volta è buio, è notte, e coloro che ti raggiungono non ti cercano per ascoltarti.
Davanti a loro c’è Giuda: egli non è più “dietro” a te, ma “davanti” a loro. Si è stancato di venire dietro, ma davanti può stare solo a coloro che ti rifiutano e ti odiano. Egli ricorda ancora la tua abitudine di dare il bacio, segno di comunione, di rispetto e di amicizia. Tu sai che egli per questa occasione ha cambiato il significato a questo segno, ed esprimi la tua meraviglia e il tuo dolore: il gesto dell’amore divino diventa menzogna e peccato, non puoi approvarlo! Glielo fai notare, sperando che si risvegli dall’illusione in cui lo ha tratto il Maligno.
I tuoi discepoli vogliono difenderti e ti chiedono se davvero bisogna usare le armi. Ma non attendono la tua risposta. Hanno compreso in modo del tutto materiale la tua parola riguardo alla spada.
La ferita provocata al servo del tuo nemico è lieve, e persino simbolica: al momento della consacrazione del sommo sacerdote veniva bagnato col sangue del sacrificio il suo orecchio destro. “Il servo” è il luogotenente che rappresenta il sommo sacerdote: da questo momento egli è destituito dal suo incarico e sei tu invece il vero ed unico sacerdote, tu che stai offrendo te stesso al Padre come sacrificio! Da questo momento i sacrifici offerti nel tempio sono senza valore, e così il sacerdozio di chi li presenta al Padre: egli ormai guarda a te!
Gesù, tu trattieni i discepoli dal continuare a difenderti con le armi. Vuoi bere fino in fondo il calice del Padre: questo calice è solo amore, amore a tutti gli uomini, amore ai nemici. Perciò guardi con compassione anche colui che è stato danneggiato e ferito dai tuoi: lo avvicini, lo tocchi con il tuo amore, lo risani. Il male compiuto dai tuoi tu lo ripari. L’uomo, tuo nemico, ora sa che tu non vuoi il suo male, che tu non vuoi vendetta, ma che vuoi solo beneficare. Anche i tuoi discepoli ora comprendono che tu vuoi solo il bene dell’uomo, e non vuoi opporti al Maligno usando le sue stesse armi nè compiendo le sue opere.
Non rifiuti la tua parola nemmeno ai capi, ai responsabili dell’odio da cui vieni circondato. Vuoi aiutarli a comprendere che il loro gesto è suggerito dal Maligno, da colui che si nasconde nella tenebra per agire. È lui che ha messo alla loro guida persino uno dei tuoi Dodici (22,3), impossessandosene.
Rimani solo, nelle loro mani. Dei discepoli soltanto Pietro viene, mosso più da curiosità che da amore. Egli sta lontano. Ha paura. Viene perché con orgoglio l’aveva promesso, ma ora vince in lui la paura, e segue da lontano.
Attorno al fuoco si siede anche lui. Così non si distingue e non si distanzia da coloro che ti hanno catturato. Anzi, si trova “in mezzo” ad essi, pensa a riscaldarsi con il loro fuoco sedendosi con loro e partecipando ai loro discorsi.
Il bagliore incerto delle fiamme lo mettono in evidenza allo sguardo attento di una serva. Ella non tace, e Pietro, invece d’esser fiero di venire riconosciuto come uno dei tuoi, afferma di non conoscerti nemmeno. Proprio lui aveva detto che tu sei il Cristo! Purtroppo è vero che ora, dato che non partecipa al tuo calice, non ti conosce: non vive con te l’offerta di se stesso.
Un uomo poi lo addita come “uno di loro”, uno del gruppo dei tuoi. Pietro ti rinnega anche in questo modo, negando di essere membro della tua Chiesa.
Finalmente, quando egli ripete ancora una volta la sua sconfitta al potere delle tenebre, si compie la tua parola, e canta il gallo: la notte è terminata, e termina anche nel suo cuore.
Il tuo sguardo risveglia il discepolo: egli scopre di essere visto da te, scopre che tu lo custodisci con i tuoi occhi vigilanti, pieni di amore. Il tuo sguardo fa ricordare le tue parole, e queste illuminano il peccato commesso e fanno nascere il pentimento.
Signore Gesù, volgi il tuo sguardo per incontrare i miei occhi, per ricordarmi la tua Parola, per darmi la certezza che sono tuo nonostante i miei rifiuti, le mie debolezze, i miei atti di orgoglio e le mie paure. Il tuo sguardo, colmo di dolcezza, mi rafforza, mi rende umile, mi riconquista a te. Possa anch’io, come Pietro, allontanarmi dal pericolo di ricadere, lasciare la compagnia dei tuoi nemici, uscire, non nel buio e nella solitudine, ma nell’intimità luminosa con te, per piangere e ricominciare a vivere come tuo amico!
Gesù, abbi pietà di me!
4. Il Figlio dell’uomo seduto alla destra (22,63-23,1)
63 E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano,
64 gli bendavano gli occhi e gli dicevano: “Profetizza! Chi è che ti ha colpito?”.
65 E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.
66 Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:
67 “Se tu sei il Cristo, dillo a noi”. Gesù rispose: “Anche se ve lo dico, non mi crederete;
68 se vi interrogo, non mi risponderete.
69 Ma d'ora in poi il Figlio dell'uomo sederà alla destra della potenza di Dio”.
70 Allora tutti esclamarono: “Tu dunque sei il Figlio di Dio?”. Ed egli disse loro: “Voi stessi lo dite: io lo sono”.
71 Risposero: “Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca”.
23,1 Tutta l'assemblea si alzò; lo condussero da Pilato
4.
Signore Gesù, mentre Pietro piange per averti rinnegato e per non averti dato testimonianza, tu soffri maltrattamenti e derisioni da parte degli uomini incaricati di custodirti: essi ti trattano come trattano i delinquenti, e si divertono a farti soffrire. Tu soffri in silenzio. Il tuo silenzio è quello dell’agnello condotto al macello, di cui parla Isaia: non aprì la sua bocca! Tu sei davvero il Servo di Dio, il suo Eletto!
Ti bendano gli occhi, a te che hai aperto gli occhi ai ciechi.
A te, che sai cosa c’è nel cuore dell’uomo, chiedono di rivelare ciò che essi conoscono bene, lo stesso loro peccato. Davvero grande il loro peccato: essi non credono in te, non ti ascoltano, non riconoscono te come vero profeta che doni la Parola del Padre. Ti insultano bestemmiando: tu conosci il loro peccato, e soffri in silenzio perché esso sia perdonato. Chi parla contro di te bestemmia, perché tu sei il dono di Dio, il suo Figlio prediletto.
Gesù, questi uomini, che non attendono il processo per maltrattarti, chi sono, se non noi, sempre pronti a rifiutare la Parola del Padre, pronti a esigere da te quanto non hai promesso? Abbi pietà di noi, abbi pietà e salvaci!
Al sorgere della luce si compie davvero la tua profezia (9,22): vieni portato davanti al Sinedrio, che si riunisce per te: i suoi membri avevano già deliberato di toglierti di mezzo (22,2). Ora vogliono solo prepararsi ad eseguire quella loro decisione. Ti interrogano: vogliono udire dalla tua bocca quanto hanno potuto dedurre essi stessi dalle tue opere, senza l’umiltà di riconoscerle di Dio! Quanto tu hai fatto testimonia che tu sei colui che realizza le profezie. Essi vogliono che tu pronunci qualche parola che possa essere fraintesa e messa a contrasto con le loro convinzioni: in tal modo potranno sostenere e avvalorare di fronte ai romani la decisione già presa di eliminarti: “Se tu sei il Cristo, dillo a noi”!
Tu hai capito l’insidia, Gesù. Tu sei davvero il consacrato di Dio: lo aveva compreso anche Pietro. Essi ti stanno interrogando con malizia e non ascolteranno le tue spiegazioni, come già il re Sedecìa non diede ascolto a Geremia, il profeta perseguitato (Ger 38,15). Tu ripeti le sue parole: anche se ve lo dico non mi crederete…, e in tal modo li avverti del grande castigo che li attende, come quello annunciato da quel profeta. Gli uomini che si ritengono potenti ti giudicano, ma tu sai e affermi che il loro giudizio si volgerà contro loro stessi. Citando Geremia vuoi risvegliarli dal sonno in cui sono immersi, semmai desiderino la propria salvezza.
Quanto alla tua identità, che essi vogliono indagare, tu parli come il profeta Daniele (7,13) e il Salmo (110,1), come avevi già detto al popolo che ti ascoltava nel tempio. Tu sei il Figlio dell’uomo, glorificato dopo essere stato avversato e perseguitato molto dai re potenti; sei figlio di Dio, come i re discendenti di Davide (2Sam 7,14), quindi sei pure re, ma non solo come si è soliti intendere. In te si realizza la parola che ti innalza alla destra di Dio; sei manifestazione della Potenza di Dio, quindi Figlio di Dio in modo nuovo: sei Dio. Essi ti hanno capito, benché non lo vogliano ammettere. Pronunciano questa affermazione che vogliono udire da te per condannarti.
Tu ripeti il nome di Dio: “Io Sono”! Non ti nascondi, Gesù! Non nascondi la tua natura, il tuo essere profondo. Tu pronunci la tua testimonianza. Noi godiamo di essa e ti ringraziamo, e prendiamo coraggio per donare la nostra testimonianza quando ne avremo l’occasione. Tu sei il vero martire di Dio, testimone del suo amore e della sua verità. Quando noi saremo chiamati davanti ai tribunali degli uomini riceveremo forza dal tuo esempio!
Nessuno ti condanna, Gesù. Nessuno osa pronunciare contro di te la parola della morte: essi ti avevano già condannato molto tempo prima (20,20; 22,1). Ora eseguono quanto allora avevano deciso e si dirigono verso Pilato. In tal modo si realizza quanto tu stesso, Gesù, avevi detto ai discepoli (20,20). Nessuna delle tue parole cade a vuoto. Ti presenterai al rappresentante di tutti i popoli, tu che sei stato chiamato “luce per illuminare le genti” (2,32)!
Ti benediciamo e ti osserviamo per amarti e adorarti!
5. Tu lo dici (23,2-12)
2 e cominciarono ad accusarlo: “Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re”.
3 Pilato lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei?”. Ed egli rispose: “Tu lo dici”.
4 Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: “Non trovo in quest'uomo alcun motivo di condanna”.
5 Ma essi insistevano: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a qui”.
6 Udito ciò, Pilato domandò se quell'uomo era Galileo
7 e, saputo che stava sotto il potere di Erode, lo rinviò a Erode che in quei giorni si trovava anch'egli a Gerusalemme.
8 Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.
9 Lo interrogò, facendogli molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla.
10 Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell'accusarlo.
11 Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato.
12 In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti fra loro vi era stata inimicizia.
5.
Signore Gesù, ora ascoltiamo le accuse che i capi Giudei muovono contro di te davanti a Pilato. Egli non sa nulla di te e perciò può credere a tutto quanto gli viene detto, anche se falso.
Noi sappiamo che tu non hai messo in agitazione il popolo. Il popolo ti seguiva perché tu facevi ciò che nessuna autorità faceva: lo istruivi e lo sfamavi, gli davi senso di sicurezza e certezza d’essere amato, eri per loro vero pastore!
Non impedivi a nessuno di pagare le tasse, ma esortavi a obbedire seriamente a Dio (20,20-26).
Hai affermato di essere il Cristo, ma il Cristo che soffre, che serve, che vive la regalità dell’amore, non quella del potere e del dominio.
Gesù, le realtà più belle della tua vita diventano motivo di accusa sulle labbra di chi è mosso da invidia e sente minacciate dal tuo amore le sue pretese di superiorità e di potere, di ambizione e di ricchezza.
L’autorità romana ti interroga riguardo ad una sola accusa. Le altre sono secondarie, sono conseguenza di questa. Ti proclami davvero re, un re che sobilla le folle, un re che poi si farà pagare le tasse distogliendole dalle casse dell’impero? Sei un re in contrasto con Erode, e anche con l’imperatore?
Pilato non conosce una regalità che si ponga al servizio, che cerchi di portare gli uomini ad obbedire a Dio. Tu, Gesù, dovresti spiegargli a lungo la fede di Israele e la sua attesa del discendente di Davide, che sarà chiamato alla destra del trono dell’Altissimo, per governare con il suo amore e la sua sapienza!
La tua risposta è un invito a discernere con i propri criteri, a rendersi conto personalmente del tipo di regalità che tu rivesti, a considerare la tua regalità come occasione di libertà interiore. Tu sei re per chi ti vuole obbedire, per chi liberamente ti accetta come suo re!
Pilato, che non è prevenuto nei tuoi riguardi, riconosce l’inconsistenza delle accuse, frutto di invidia e di false paure. Con solennità egli dichiara che tu non sei un disobbediente, né un ribelle. I ribelli non si comportano come ti comporti tu.
I capi non accettano il giudizio di Pilato: ripropongono con insistenza la prima accusa facendo riferimento all’estensione geografica del pericolo del tuo insegnamento.
Ti ringraziamo, Gesù, perché la tua Parola è risuonata ovunque, l’hai portata a tutti, donandola a poveri e a ricchi, a buoni e a cattivi, senza ritenere nessuno incapace di udirla e di metterla in pratica! Pilato così scopre che vieni dalla Galilea. Là domina Erode, che ora si trova proprio a Gerusalemme. Questi è suo nemico, ma questa occasione per riconoscergli autorità su di un problema così limitato è per lui molto conveniente e favorevole.
Erode finalmente può soddisfare il suo sogno (9,9): da molto tempo desidera vederti. Non è suo desiderio ascoltare la tua parola. Egli ha paura delle tue parole: potrebbero ricordargli quelle di Giovanni. E non pensa nemmeno di chiederti perdono per averlo imprigionato e ucciso! Vuole vederti per curiosità, perché non ha mai visto i miracoli di Dio, non ha mai assistito ad una guarigione, lui che non ha mai amato se non se stesso e i propri vizi. Egli ti interroga a lungo, ma non ti chiede aiuto per la sua salvezza, né ti dà occasione di annunciargli l’amore del Padre. È più eloquente il silenzio, che ti manifesta come “l’agnello condotto al macello”, come “il Servo di Dio” davanti al quale anche “i re si chiuderanno la bocca”, come il giusto Servo che giustificherà molti (Is 53).
Le domande di Erode non sono le domande di un discepolo né assomigliano a quelle di un cercatore della verità. Sono domande di uno che non vuole cambiare vita: non sono domande di un uomo, ma di una volpe (13,32) alla ricerca di preda. Questo è il momento in cui tu hai finito di scacciare demoni e di compiere guarigioni (13,32).
Erode ti può vedere, secondo il suo desiderio, ma non può udire la tua voce, perché non vuole la tua Parola. Egli ti vede a Gerusalemme, perché tu sei il profeta che deve morire a Gerusalemme. Per lui il tuo silenzio è parola che lo giudica. Egli però rifiuta il tuo giudizio, e coinvolge i suoi soldati nel burlarsi di te: si burla pure dei tuoi accusatori; non li ascolta nemmeno.
La veste bianca splendente che ti mette addosso è il riconoscimento della tua non colpevolezza e – malgrado le sue intenzioni – della tua superiorità, della tua divinità, della luce che irradia dal tuo volto, riflesso dell’amore di Dio!
Erode ti rimanda a Pilato: non vuole prendere decisioni riguardo a te, e così anch’egli riconosce valida l’autorità del suo nemico.
Con la tua passione, Gesù, con la tua regalità nascosta nel rifiuto degli uomini, tu doni pace al mondo: i nemici diventano amici quando ti vedono e si occupano di te! Un anticipo del frutto della tua morte, anche per coloro che ti disprezzano!
6. Da portare dietro a Gesù (23,13-26)
13 Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo,
14 disse: “Mi avete portato quest'uomo come agitatore del popolo; ecco, io l'ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna delle colpe di cui lo accusate;
15 e neanche Erode: infatti ce l'ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.
16 Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà”. 17 .
18 Ma essi si misero a gridare tutti insieme: “Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!”.
19 Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.
20 Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù.
21 Ma essi urlavano: “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”.
22 Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà”.
23 Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano.
24 Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita.
25 Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
26 Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.
6.
Signore Gesù, sei al centro dell’attenzione degli uomini. Per te Pilato chiama di nuovo i capi, che ti vogliono condannare, e il popolo che ti ha sempre amato e ascoltato volentieri. Forse il governatore spera che il popolo alzi la voce a tuo favore contro le decisioni dei capi e che si metta dalla sua parte. Al popolo, e quindi a tutto il mondo, egli ricorda quanto è avvenuto finora: le accuse di sobillatore portate contro di te, il confronto diretto tra te e lui con il riconoscimento che non sei colpevole di nulla, il giudizio di Erode, che pure, benché superficiale e insensibile, non ha trovato motivo per condannarti. Sono due dunque i testimoni autorevoli e ufficiali della tua non colpevolezza: tu non sei pericoloso per la società civile né per l’autorità statale!
Per la seconda volta, davanti a tutti, Pilato dichiara che tu non hai commesso nessun delitto per meritare la morte. Tuttavia egli commette l’errore di parlare di “punizione” e usa il termine “rimettere in libertà”, come se, comunque, tu fossi colpevole. Egli non vuole trarre le conseguenze dalla verità, ma vuole solo accontentare gli uomini; comincia perciò a cedere alle pressioni dei tuoi nemici, preoccupato di non inimicarli a sé!
Tu, Gesù, sei nelle mani del Padre; non godi dei giudizi favorevoli di Pilato, così come non soffri dell’avversità degli uomini, perché sai che il tuo vero avversario è il diavolo (4,12). Gli uomini ubbidiscono a lui.
E il diavolo riesce a far dimenticare al popolo i tuoi prodigi, i tuoi benefici, la tua sapienza. Egli riesce a sottomettere tutti alla sua inimicizia. Tutti gridano contro di te, proclamano la tua estraneità alla loro vita. Avviene quanto dice la Scrittura, che tutti s’avventano contro il Giusto (Sap 2,12) che è d’imbarazzo per la sua giustizia. Al tuo posto vogliono libero Barabba, vero sobillatore, omicida, figlio del diavolo, che è l’omicida, nemico dell’uomo fin dal principio.
Essi dimostrano così quant’erano menzogneri quando t’accusavano d’essere sobillatore. Adesso vogliono libero proprio il vero sobillatore del popolo!
Signore Gesù, abbi pietà di noi! Quel popolo che grida obbedendo al nemico è la folla in cui anche noi ci troviamo coinvolti.
Le parole favorevoli pronunciate da Pilato a tuo riguardo ottengono l’effetto contrario. Pilato non è mosso da Spirito Santo per parlare bene di te, ma dal suo tornaconto. Egli è persino propenso, anzi, deciso a castigarti, benché affermi che non sei macchiato da alcuna colpa!
Chi grida vuole imporre addirittura anche la modalità del supplizio, la croce. Tu stesso, Gesù, avevi accennato a questa morte terribile. Avevi usato questa parola per indicare le condizioni necessarie per essere tuoi discepoli, perché sapevi che prima di tutto essa sarebbe appartenuta a te.
Di nuovo Pilato, sempre più indeciso, scopre di non avere autorità, di non essere ascoltato quando parla a tuo favore; scopre di non saper far altro che il burattino nelle mani di chi grida più forte. Egli vorrebbe liberarti, ma non rinuncia a voler piacere al popolo, a voler salvare se stesso.
Per la terza volta egli proclama che tu non meriti la morte, ma questo è ciò che vogliono coloro che gridano, e lo gridano con sempre maggior forza e crudeltà.
Gesù, tu hai già consegnato il tuo sangue, l’hai offerto come sacrificio dell’alleanza nuova tra Dio e tutta l’umanità. Perciò non ti spaventi, ma continui ad offrirti al Padre per bere il calice che egli ti porge.
Odi le grida dei capi, che trascinano quelle del popolo, come indicazione di come si realizzerà la volontà del Padre. Il Padre ora è il vignaiolo che pota, il contadino che getta nella terra il seme perché muoia per portare frutto!
Pilato non ti ha condannato, ma ha ceduto. Gli uomini, anche quelli che non ti odiano né ti disprezzano, sono tutti peccatori, sono tutti d’accordo che tu devi morire.
Barabba viene liberato, primizia di tutti noi, peccatori, che, grazie alla tua morte, ritroviamo la vita. Noi, peccatori, rimanendo peccatori, gustiamo la gioia della vita, della pace e della comunione, grazie alla tua morte. Gesù, ti ringraziamo.
Lungo il cammino verso il luogo della tua morte, ecco, qualcuno porta la tua croce. È Simone di Cirene, non il tuo discepolo. Egli porta la tua croce, anche se non con amore.
La sua presenza mi fa immaginare la gioia che devi aver provato nel vedere che qualcuno porta la croce dietro a te, come vero discepolo. Quella presenza fa sorgere in me il desiderio di venire, di seguirti, di portare la croce che tu porti per la tua Chiesa e per tutta l’umanità.
Gesù, accetta le mie piccole fatiche come hai accettato quella di Simone di Cirene. Tu non mi escludi dalla tua grande fatica, dalla offerta di te stesso al Padre!
7. Oggi con me sarai nel Paradiso (23,27-43)
27 Lo seguiva una grande folla, e molte donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
28 Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
29 Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30 Allora cominceranno a dire ai monti :
Cadete su di noi!
e alle colline: Copriteci!
31 Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?”.
32 Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
33 Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.
34 Gesù diceva: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Dopo essersi spartiti i suoi vestiti, li tirarono a sorte .
35 Il popolo stava a vedere;
i capi invece lo deridevano dicendo: “Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”.
36 Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: 37 “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”.
38 Sopra di lui c'era anche una scritta: “Costui è il re dei Giudei”.
39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!”.
40 Ma l'altro lo rimproverava dicendo: “Non hai neanche timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?
41 Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male”.
42 E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
43 Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.
7.
Mentre dietro a te, Gesù, viene il Cireneo con la tua croce, anche il popolo ti segue. Ti segue: come? Con amore? Con disprezzo? Con curiosità? Il popolo viene dietro a te, mettendosi così sulla via della vera salvezza, di cui è bisognoso e che tu doni a chi ti segue.
I lamenti delle donne interpretano i sentimenti che sorgeranno nel popolo: tu sei il profeta che muore, il primogenito di tutti (Zc 12,10-14). Ma per quale sofferenza devono piangere le donne? Tu lo riveli loro: motivo di lamento e di pianto sarà la sorte di chi ti rifiuta, di coloro che ti vogliono escludere dalla vita.
Tu hai già pianto su Gerusalemme quando sei entrato nella città (21,23). Ora associ alle tue lacrime quelle di queste donne: la città che ti butta fuori della vigna sarà data ad altri; sarebbe meglio non esserci, per non vedere, per non sapere nemmeno. Se colui che ha in sé la vita viene dichiarato maledetto, che cosa può aspettarsi chi non ha la vita in sé? Se l’albero che dà frutto viene tagliato, cosa succederà a quello che non produce nulla?
Gesù, le tue parole sono triste avvertimento, annuncio che continua a risuonare, come riecheggiano le parole dei profeti mandati a sollecitare conversione, ravvedimento, attenzione a te.
Se tu non vieni accolto cambieranno tutti i riferimenti sicuri: sarà preferita la morte alla vita! La morte non sarà evitata, ma invocata!
Tu sei davvero annoverato tra i malfattori (Is 53,12): eccoli, due di essi ti accompagnano. Tu partecipi della loro vergogna e del loro disonore.
Il luogo dove stai arrivando ha un nome triste, che ricorda la morte. Quanti malfattori e peccatori sono stati uccisi in quel luogo!
Sei innalzato sulla croce. Luca non dice chi ha piantato i chiodi nelle tue mani e nei tuoi piedi. Non è importante sapere chi ti ha messo sulla croce, perché tu vi sei salito per me, per noi, a causa mia, a causa nostra. È importante sapere cosa fai tu, dove sei tu, che cosa dici tu.
La prima parola che pronunci sulla croce è il nome che occupa da sempre il tuo cuore. Tu sei sempre rivolto al Padre, e anche ora questo nome risuona pronunciato con amore dalle tue labbra. E al Padre chiedi non qualcosa per te, ma che egli faccia quello che ha sempre desiderato: perdonare! Tu, come ci hai insegnato, ami i tuoi nemici, e così risplendi come Figlio dell’Altissimo (Is 53,12; Lc 6,35).
Ora sappiamo che non c’è odio nel tuo cuore, perché tu muori intercedendo per i peccatori (Is 53,12). Coloro che ti hanno voluto uccidere e ti stanno uccidendo non sanno di uccidere l’autore della vita, il vero benefattore, l’Eletto di Dio. Non sanno che tu stai compiendo il sacrificio per loro e per tutti (Is 53,8.11.12). Non sanno nemmeno di compiere le Scritture quando si dividono le tue vesti e le tirano a sorte (Sal 22,19).
Signore Gesù, mentre tu, soffrendo indicibilmente, preghi con fiducia, il popolo ti osserva: qualcuno si deciderà per te? Qualcuno comincerà ad amarti e a credere in te?
Per loro offri il dolore, la nudità, la preghiera. Così sei pronto ad affrontare nuovamente il tentatore, che ritorna. L’hai vinto nel deserto (4,3). Con forza egli ti ripropone le tre menzogne usando la voce di coloro per cui tu ti offri e preghi. La tua preghiera verrà esaudita?
I capi si sentono vincitori, essi che ritenevano d’essere minacciati dalla tua santità. Arricciando il naso ti deridono con le parole della fede dei tuoi discepoli: Se tu sei il Cristo di Dio! Non hai voluto buttarti dal pinnacolo del tempio? Non vuoi farlo ora?
I soldati, leggendo la scritta sopra il tuo capo, ti scherniscono, come se il tuo amore fosse atteggiamento puerile: non hai accettato di regnare su tutti i regni della terra? Bastava prostrarti davanti a lui, a Satana!
Il malfattore ripete la prima delle tentazioni: pensa a te stesso! E invoca aiuto e attenzione, come già molti avevano fatto, ma senza nemmeno pentirsi e ravvedersi.
Le sue parole però non sono dettate dal timor di Dio. Se ne accorge l’altro malfattore, che – come il pubblicano della parabola – riconosce il proprio peccato, riconosce di meritare la pena. Egli soprattutto riconosce che tu sei il vero Re, colui che, fedele all’alleanza, sa ricordare il proprio amore, come Dio se ne ricorda e salva!
Gesù, la tua preghiera inizia ad essere esaudita! Tutti gli uomini sono peccatori, ma possono essere raggiunti dalla luce e dalla misericordia del Padre. Questo malfattore ti chiama per nome, benché non sappia usare lo stesso tono di voce di tua madre, Maria. Dal tuo nome viene sempre salvezza, perché il tuo nome è «Dio che salva»!
La tua risposta è quella che vorrei ricevere anch’io da te, e che ti chiedo. Sono anch’io peccatore, ma so che il tuo amore non ha limiti: tu oggi puoi farmi partecipe del tuo amore, farmi godere della comunione con te. La gioia finale, quella dell’eternità, tu me la anticipi ora: tu sei l’albero della vita del giardino, sei il centro del Paradiso. Sì, Gesù, ricordati di me nella tua regalità eterna!
8. Padre, nelle tue mani (23,44-56)
44 Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato.
45 Il velo del Tempio si squarciò a metà.
46 Gesù, gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo spirò.
47 Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio: “Veramente quest'uomo era un giusto”.
48 Così pure tutta la gente che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto.
49 Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano a guardare da lontano quanto accadeva.
50 C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.
51 Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio.
52 Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
53 Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto.
54 Era il giorno della Preparazione e già splendevano le luci del sabato.
55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù,
56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
8.
Signore Gesù, anche se il sole splende, gli uomini non vedono più nulla quando tu te ne vai, non c’è la luce che accompagna la loro vita. Chi non segue te cammina nelle tenebre, e non sa dove va.
Ora tutta l’umanità rimane al buio. Nessun sapiente della terra può sostituirti. Il tuo morire apre una nuova via, finora chiusa: la tua morte squarcia quel velo che, nel tempio, custodisce nel segreto la presenza di Dio. Tu muori pregando (Sal 31,6). Chiami il Padre, colui che sa ciò di cui abbiamo bisogno (c. 12).
Consegnando te stesso al Padre ci apri la strada perché anche noi lo possiamo raggiungere. Offrendo la tua stessa vita tu diventi il sacerdote unico che offre il sacrificio definitivo. Il velo che tu hai aperto per presentarti al Padre rimane aperto anche per noi, così che possiamo godere della sua presenza nel mondo!
Tu fin da ragazzo volevi essere tutto del Padre, volevi essere nelle sue mani. Ora finalmente ti consegni a lui. La tua morte non è il chiudersi della tua vita, ma il giungere ad una meta desiderata da molto tempo. Le mani di Dio si aprono per accoglierti, per sostenerti, per compiere il frutto del tuo e del suo amore. Il tuo spirito ora è nelle mani del Padre, che lo potrà riversare sui tuoi fratelli! Egli ha ascoltato la preghiera che gli hai rivolto molte volte:
“Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele…
Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria” (Sal 31,6-9).
Il frutto della tua offerta è immediato: il centurione romano, pagano, uno di quelli per cui hai chiesto perdono, apre la bocca per attestare la tua giustizia. Lo Spirito del Padre è sceso su di lui e lo ha reso testimone. La sua bocca dà gloria a Dio, come la voce degli angeli e quella dei pastori alla tua nascita a Betlemme (2,20). Da allora fino ad oggi tu hai manifestato la giustizia di Dio e sei stato sua gloria!
Così tutto il popolo, che all’inizio accorreva per ascoltarti e poi ha dato retta ai capi per costringere Pilato a metterti in croce, ora riconosce che tu sei giusto, che sei amato dal Padre, che fai la sua volontà. Come conseguenza ognuno riconosce il proprio errore pubblicamente, battendosi il petto. Ognuno riconosce il proprio peccato per non aver creduto in te, e si pente.
I tuoi discepoli e conoscenti, e le donne che ti hanno amato, continuano ad osservarti in silenzio: essi dovranno portare la loro testimonianza in tutto il mondo. Sono sbalorditi, spaventati, distanti, ma stanno osservando tutto ciò che tu fai e ascoltano ciò che tu dici.
C’è ancora una sorpresa. Giuseppe di Arimatea, membro del Sinedrio, che non ti aveva condannato, ora si occupa di te. Anche tra i capi c’è chi ti ama. Nel suo cuore c’è l’attesa, come in quello del ladrone, e come in quello dell’anziano Simeone che, allora, ti sollevò e ti strinse tra le sue braccia prendendoti da quelle di tua Madre (2,25.38). Egli attende il Regno di Dio, e ora sa che sei tu che lo inauguri. Egli compie tutto ciò che può dettare l’amore per te: va da Pilato a chiedere il tuo corpo perché non resti sulla croce giorni e giorni. Lo depone, lo avvolge in un lenzuolo perché non ci sono più le tue vesti, lo mette nel sepolcro.
Il sepolcro è nuovo, adatto per un re, quindi adatto a te, che sei il Re. Forse qualcuno interpreta questo fatto come un non voler contaminare i cadaveri già sepolti dei giusti d’Israele introducendo accanto a loro il corpo di un condannato, ma noi sappiamo invece che tu non puoi essere deposto con altri cadaveri, perché sei lo sposo che entra nella stanza nuziale che non ha odore di morte. Là tu attendi i profumi che ti porterà la Chiesa, la sposa ubbidiente, che ti raggiungerà al sorger della luce del terzo giorno. Intanto sono accese le luci del sabato, il riposo e la gioia di Dio.
Le donne che ti hanno seguito preparano gli aromi per evidenziare la tua morte e il loro lutto; non sanno che diventeranno invece profumi di gioia, di vita e di amore! Questa loro ignoranza è preziosa, segno che la tua risurrezione non può essere stata invenzione degli uomini o loro menzogna!
La tua morte, Gesù, è la mia salvezza. Ti adoro, ti ringrazio, ti amo. Voglio imparare a gridare con te la fiducia nel Padre, che non abbandona il figlio suo nel sepolcro.
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito!”.
“Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione” (Sal 16,9-11).
9. Si ricordarono delle sue parole (24,1-12)
1 Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
2 Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro
3 ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
4 Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante.
5 Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma i due dissero loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?
6 Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva:
7 Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”.
8 Ed esse si ricordarono delle sue parole
9 e, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.
10 Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
11 Quelle parole parvero ad essi come un vaneggiamento e non credevano loro.
12 Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto.
9.
Signore Gesù, la tua morte ha disorientato i tuoi, che però non ti possono dimenticare. Le donne in particolare, quelle che ti hanno seguito in silenzio e ti hanno servito, quelle che hanno fatto tesoro delle tue parole, hanno osservato attentamente dove sei stato deposto.
Appena possibile, nel buio del mattino, arrivano al tuo sepolcro. Esse vogliono spargere su di te i profumi, dimostrandoti così che vogliono vivere per te e continuare a tenerti al centro della loro vita. È il primo giorno della settimana, il giorno della luce. E infatti una luce nuova sta per sorgere su di loro. Ciò che potrebbe turbare o impedire il loro servizio al tuo corpo non è più di ostacolo: la pietra è rimossa! Esse possono entrare liberamente senza chiedere aiuto ad alcuno. La pesantezza e durezza della morte sta sgretolandosi!
Il tuo corpo però non è qui. Come possono servirti? Quale onore possono darti?
Lo stupore e la perplessità diventano timore, anzi paura, al vedere l’abito sfolgorante di due uomini che fa presagire qualche intervento divino, inimmaginabile. La loro veste somiglia alla tua, quella con cui ti hanno visto i tre discepoli accompagnati da te sul monte. Le donne, per lo splendore delle vesti e la paura, chinano il volto a terra, come Abramo alla vista dei tre angeli di Dio! Ma ora odono parole di gioia: il Vivente non si trova tra i morti! Colui che esse cercano è il Vivente! Il Vivente è Dio, è colui che ha parlato a Mosè e ai profeti. Ora Vivente è Gesù, che esse hanno visto calare esanime dalla croce!
Il Vivente non può essere trattenuto da un corpo morto, da bende testimoni di morte. I due uomini parlano ancora e fanno ricordare le tue parole. Le tue parole sono parola divina, e la parola di Dio avviene, si compie. I fatti cui le donne hanno assistito tu li avevi annunciati in Galilea, quando erano ancora lontani e imprevedibili.
Tu, Figlio dell’uomo, come amavi chiamarti, sei stato consegnato a peccatori, sei stato messo a morte dai capi e dai pagani, sulla croce. Avevi detto che il terzo giorno saresti risorto. Ecco, oggi è il terzo giorno, e il tuo corpo non è più nel sepolcro, non c’è più!
Le donne, che ti amano, ricordano ora le tue parole e non dubitano di esse. Tu hai parlato, così è. Esse si fanno gioiose annunciatrici della tua parola e del suo compimento. Nessuno le ha incaricate di farlo, ma come si può tacere quando la tua parola si realizza? Tu sei il Vivente che vivi una nuova vita dopo il rifiuto da parte degli uomini. In te si manifesta la Presenza di Dio stesso!
Con chiarezza, con decisione, come vere testimoni parlano di te anzitutto tre donne autorevoli, non facili all’illusione. Dopo di loro tutte le altre, quelle che ti hanno amato e che mai vorrebbero mentire. Anche per loro è stata una grande sorpresa sia il non aver trovato il tuo corpo sia la presenza dei due uomini dalle vesti luminose, ma ancora più le tue parole che essi hanno fatto ricordare.
Gli Undici e gli altri ascoltano. Essi ascoltano, ma non riescono a comprendere. Essi non hanno visto né hanno udito nulla: quanto dicono le donne è troppo distante, troppo nuovo, troppo bello. Essi rimangono nella loro tristezza, nella loro incredulità, nel buio della loro delusione. Signore Gesù, questa fatica dei tuoi apostoli per arrivare alla fede è provvidenziale. Essi testimonieranno non solo quanto raccontato dalle donne, ma quanto essi stessi avranno visto e toccato! Sulla loro esperienza si fonda anche la mia fede, tanto più sicura perché anch’essi sono passati in quell’incredulità che ci è comune.
Se le donne, conosciute e degne di tutta la fiducia, dicono queste cose, qualcosa di particolare deve essere successo. Pietro non crede, ma può dubitare della propria sicurezza. Egli vuole rendersi conto di persona di ciò che è accaduto: non rimane impassibile, si alza, e corre. Un forte desiderio lo muove, un’attesa inconscia e nuova non gli permette di attendere. Egli corre, e si china con l’umiltà di chi non esclude del tutto che il racconto inverosimile delle donne possa nascondere un fatto meraviglioso.
Ora, chino, vede: vede i teli senza di te. Il suo vedere gli fa intuire “l’accaduto”.
Lo stupore di Pietro accresce la sua attesa, e la mia. L’attesa diviene desiderio di incontrarti, Gesù, di incontrarti per adorarti come Signore, il Vivente, il mio Dio!
Gloria a te, Gesù, risorto veramente dai morti!
10. Lo riconobbero (24,13-35)
13 Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa sette miglia da Gerusalemme,
14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
15 Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma ai loro occhi era impedito di riconoscerlo.
17 Ed egli disse loro: “Che discorsi state facendo tra voi lungo il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”.
19 Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi lo hanno crocifisso.
21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui, non l'hanno visto”.
25 Ed egli disse loro: “Voi non capite e siete lenti a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo subisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.
29 Ma essi insistettero: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro.
30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l'un l'altro: “Non ardeva forse il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”.
33 Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”.
35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avessero riconosciuto nello spezzare il pane.
10.
L’annuncio delle donne, la loro fede e lo stupore di Pietro non riescono a trattenere i due che hanno deciso di allontanarsi da Gerusalemme. Tu però, Gesù, sei attento all’amore che essi hanno nutrito e ancora nutrono per te. Tu sei sempre al centro della loro attenzione, dei loro discorsi, dei loro desideri. Sei al centro della loro vita, nonostante la tua morte in croce continui a vestire il significato di maledizione divina. Il disprezzo e il rifiuto dei capi non li contagia. Essi non vogliono rassegnarsi al fatto che tutto sia finito. Ti fanno rivivere nella loro animata conversazione.
La tua presenza accanto a loro è vera, reale, benché essi non se ne accorgano. Sei vicino a loro con comprensione e pazienza, come lo sei oggi a noi. La tua domanda fa sì che essi si rivolgano a te come ad un estraneo, ad uno che non sa nulla, cui si deve spiegare e raccontare tutto, proprio come ai bambini e ai ragazzi cui tutto dev’essere narrato da capo. Spesso facciamo proprio così: raccontiamo a te tutto quello che ci succede e ci fa soffrire, come se tu non sapessi nulla!
La tristezza li accomuna e li accompagna; con tristezza raccontano il tuo amore al Padre e a tutti gli uomini, la tua vita donata per manifestare la presenza e la potenza di Dio, le tue parole che avvicinano la nostra mente e il nostro cuore al cuore del Padre. Essi raccontano le grandi speranze che, fraintendendoti, sono rimaste deste nel popolo, e poi la fine di tutto per opera di persone che si devono stimare e rispettare, perché agiscono a nome di Dio.
Gesù, tu ascolti con pazienza, e con impazienza.
Con pazienza lasci che i due raccontino, ma fremi di impazienza, perché tutto ciò deve essere proclamato con gioia, non con tristezza! Anche quanto raccontato dalle donne e da coloro che nel sepolcro hanno trovato solo le bende deve dar gioia e fiducia!
Ed ora parli tu, parli come parlano coloro che nella Chiesa leggono le Sacre Scritture. Esse si riferiscono a te, che soffri e muori per salvare i peccatori, a te che devi offrire te stesso affinché noi riceviamo la tua vita, a te che devi passare per la morte per poter essere innalzato, per manifestare la pienezza della presenza in te dell’amore del Padre!
Tu parli di cose antiche, ma in modo nuovo. Mosè non è più l’antico condottiero di un popolo, ma l’immagine che preannuncia te, Capo e Salvatore! E pure i profeti hanno descritto proprio quella sofferenza che tu hai vissuto!
Tu sei il viandante, colui che s’avvicina senza imporsi, che non sei qui soltanto per loro, sei colui che deve andare ancora lontano per raggiungere molti, tutti. Eppure ascolti e accogli l’invito, un invito che finge di voler essere utile a te.
Cleopa e l’altro desiderano ancora ascoltare le tue spiegazioni e godere della luce delle Scritture per rivedere tutta la tua vita e la tua morte! Le Scritture sono sempre il dono più grande perché annunciano l’amore del Padre che si compie e ci incontra attraverso di te!
Signore Gesù, tu accogli l’invito e rimani. Il tuo rimanere è un dono, è grazia nuova. Prendi il pane, benedici, lo spezzi, lo offri. Così fai ogni volta che ci raduniamo, dopo che abbiamo ascoltato le Scritture. Anche allora noi non ti vediamo, ma ti riconosciamo presente. Tu ci sei, sei proprio tu che doni consolazione e certezza, tu che ti manifesti come il Vivente, benché i nostri occhi non ti vedano nell’assemblea riunita.
La tua presenza nascosta ci fa riconoscere che sei tu stesso ad aprire il nostro cuore per comprendere le Parole di Dio, per renderci sicuri dell’amore del Padre, che ci segue da sempre!
E ancora, tu fai sparire la stanchezza e ci fai alzare per ritornare là dove sono gli altri, là dove tu hai donato la vita, là dove nasce e cresce la comunione e la pace.
I due discepoli, confortati dall’incontro con te, incontrano gli altri. La loro esperienza non farà da fondamento alla fede della Chiesa, perché il fondamento è la fede degli Undici, sostenuta da quella di Simone! Simone ti ha visto: egli ti annuncia, e perciò noi crediamo che sei il Vivente!
La nostra esperienza d’aver compreso le Scritture e d’aver ricevuto il Pane spezzato da te si aggiunge all’annuncio di Simon Pietro, che risuona senza interruzione! Questa esperienza, sostenuta dalla fede di Simone, noi la possiamo ripetere spesso, perché tu sei il Vivente, sei il Viandante che continui a raggiungerci e accompagnarci nel cammino della nostra vita. Allo spezzare il pane dopo averti ascoltato ti riconosciamo, ci rialziamo, anche se all’imbrunire, e con gioia raccontiamo di te! Grazie, Signore Gesù!
11. Si prostrarono davanti a lui (24,36-53)
36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.
37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
38 Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”.
40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”.
42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;
43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44 Poi disse: “Sono queste le parole che vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”.
45 Allora aprì loro la mente alla comprensione delle Scritture e disse loro:
46 “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risorgere dai morti il terzo giorno,
47 e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.
48 Di questo voi siete testimoni.
49 E io manderò su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto”.
50 Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.
51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.
52 Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia,
53 e stavano sempre nel Tempio lodando Dio.
11.
Signore Gesù, i tuoi apostoli ricevono in diversi modi l’annuncio che tu sei vivo: ma dove sei? Ecco, finalmente ti fai vedere a tutti, ti fai vedere “in mezzo”: così Dio stesso aveva promesso che si sarebbe fatto presente al suo popolo! Fai udire poi la tua voce con la parola più attesa: “Pace”! Con questa parola gli angeli ti avevano annunciato ai pastori. Ora, ai pastori del tuo popolo nuovo consegni proprio la Pace, la comunione alla tua vita gloriosa!
Siccome i tuoi non ti attendono, il vederti li sconvolge, tanto che dubitano dell’evidenza. È sempre difficile credere nella tua presenza “in mezzo a noi”! È sempre più facile ritenerti lontano, al di là, nel dopo, “davanti” a noi. E invece sei qui, pronto a rimproverarci i dubbi: a te non sfugge la nostra incredulità, sai che essa è espressione di mancanza di umiltà!
Agli Undici (con umiltà si ricorderanno sempre che possono cadere, come Giuda!) ti mostri in modo del tutto particolare. Essi dovranno essere il fondamento della Chiesa, sostegno alla fede di tutti i tuoi futuri discepoli. Ad essi mostri non il tuo volto, ma le mani e i piedi: la realtà della tua morte dovrà essere sempre presente, perché i tuoi ti seguano portando la croce. Le piaghe restano visibili, continueranno a provocare sofferenza, perché tu sei presente “in carne ed ossa”: in questo mondo sei una presenza che attrae sempre su di sé l’inimicizia.
I tuoi discepoli vedono e gioiscono: la gioia di vedere proprio te vivo è grande, ma come credere? Non sei morto? Che cosa significa che sei qui ora? Non sanno credere, non sanno consegnarti la propria vita, non riescono ad abbandonarsi a te.
Ti fai donare qualcosa da mangiare, del pesce, come molte altre volte. Se tu mangi sei salvato del tutto, anima e corpo! Se tu mangi sei vivo! Chi mangia adopera questo mondo, è in relazione con il creato di Dio, è presente a noi che ci svegliamo ogni mattino dopo il sonno che tanto somiglia a quello della morte. Sei proprio tu, Gesù, qui nella nostra vita quotidiana, tu che hai compiuto l’amore di Dio annunciato e descritto nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Tutte le Scritture sono tue, tua luce, tua vita. Da esse sappiamo che dovevi morire e poi risorgere.
Ora dalle Scritture sappiamo perché sei morto e che sei davvero risorto, perché ora esse sono aperte alla mente dei tuoi: essi ce le leggeranno e ce le spiegheranno, e noi conosceremo te, il Vivente. Sei il Vivente nel cuore e nella mente del Padre prima di esserlo qui davanti e in mezzo a noi! Tu hai sofferto la morte: non dobbiamo piangere per questo disegno di Dio. Tu sei risorto: non ci dobbiamo fermare alla gioia, perché la vita degli uomini è in attesa. Tu, risorto dai morti, mandi la tua Chiesa a tutto il mondo per annunciare il ritorno a Dio che perdona, e perché essa sia strumento dello Spirito che rinnova la faccia della terra. La terra, da luogo d’egoismo, sottomesso al nemico che agisce attraverso il peccato, deve diventare luogo di quella pace che tu hai portato dal cielo.
Costituisci gli apostoli testimoni, non solo con le parole, ma con la vita, che sarà nuova quando su di essa si poserà lo Spirito creatore, la potenza di Dio. Il Padre l’ha promesso, le Scritture lo affermano, e tu, Gesù, lo mandi su coloro che riconosci tuoi. Essi completeranno quanto le Scritture dicono di te. Tu in loro continui ad agire, tu, il Vivente! L’amore del Padre continua a coprire il mondo con la predicazione, che avviene nel tuo nome, grazie a te, Salvatore di tutti!
I tuoi resteranno in città, ma prima li porti fuori, verso quel monte dove hai consegnato la tua volontà al Padre. Là, sul monte da cui deve venire la gloria di Dio, alzi le mani. Compi questo gesto sacerdotale, fuori del tempio: sei sacerdote infatti secondo l’ordine di Melchisedek! La benedizione, taciuta da Zaccaria divenuto muto, finalmente scende sul tuo nuovo popolo. Scende mentre i tuoi sono sul monte, perché tu vuoi che continuino a contemplare la tua gloria. La tua benedizione sostituisce la tua presenza visibile: Dio ti porta accanto a sé. Là ti troveremo sempre, e ti troveremo sempre benedicente, perché sei salito con le mani alzate! Ora che il cielo è stato aperto, ti troveremo sempre, sempre insieme al Padre, che continua a donarci i segni del suo amore e della sua Presenza! Ti stacchi dai discepoli, Gesù, per amarli in modo nuovo, per trasformarli affinché siano segno e dono della tua Presenza per tutti i popoli.
Essi ti adorano: finalmente non sono più increduli. La fede è ora visibile in quel loro prostrarsi. Ti riconoscono Signore, ti riconoscono Dio, un solo Dio col Padre che ti ha accolto e con lo Spirito che egli ha promesso e che tu manderai su di loro. Ora la fede comincia a riempire la terra!
A Gerusalemme i tuoi vivono di gioia e di preghiera, lodano Dio in quel tempio dove sei stato annunciato come Signore dall’angelo a Zaccaria, dove sei stato cercato da Maria e Giuseppe, tempio che hai chiamato “casa di preghiera”, tempio in cui hai istruito il popolo, tempio che ha udito risuonare ogni giorno la tua voce. Qui la Chiesa, obbediente a te e benedetta da te, si raccoglie per lodare il Padre tuo, che la rende benedizione per tutti i popoli, come è stato promesso ad Abramo e alla sua discendenza!
Nihil obstat: P.Modesto Sartori, ofm capp., Cens. Eccl., Trento, 15.08.2007
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