Raccontarono
"Raccontarono
tutto quello che Dio aveva compiuto". (Atti 14,26)
Piccoli flash di piccoli particolari di vita cristiana.
In occasione del decimo anniversario dall'inaugurazione della Casa di Preghiera in cui serviamo il Signore (10/10/1982), vogliamo farti dono di un briciolo della nostra intimità. Sono piccole cose, e quasi segrete: le raccontiamo perché possano dar gloria al Signore Gesù, sperando che anche tu le legga con animo da "piccolo"!
Ricorderemo il X° Anniversario il giorno 25 ottobre 1992, domenica.
Alle ore 14.30 celebreremo la S.Messa, presieduta da Mons. Alessandro M. Gottardi, Arcivescovo emerito, che ha 'fondato' la Casa.
Premessa.
Cose piccole possono avere risonanze grandi. Nel Vangelo di Giovanni è narrato l'incontro di Natanaele con Gesù. Per il giovane di Cana è stato importante, anzi determinante, il fatto semplicissimo che Gesù gli avesse detto: "Ti ho visto quand'eri sotto il fico."! Un particolare così 'insignificante' ha suscitato nell'animo dell'amico di Filippo una fede grande e bella, di cui Gesù stesso ebbe a meravigliarsi.
Questo episodio ci fa prendere coraggio per vincere la nostra naturale riluttanza, o pudore, a raccontare piccole vicende... Ma quando c'entra il Signore e gli si può dar gloria, nulla è piccolo!
Quando ci comunichiamo qualcuna di queste esperienze, in cui abbiamo intravisto la tenerezza del Padre o la presenza di Gesù o l'assistenza dello Spirito Santo, riceviamo un aiuto a continuare con perseveranza e fedeltà il nostro abbandono fiducioso al Suo Amore.
Abbiamo pensato di... allargare fino a te la cerchia di coloro che le ascoltano. Forse anche tu riceverai gioia e sarai rafforzato nella tua fede e nel tuo amore per il nostro Dio. Potrai anche esser aiutato ad accorgerti che tanti piccoli fatti non sono casuali o semplicemente risultato del tuo agire, bensì dono e segno del grande amore con cui siamo amati. Se poi anche tu racconterai quelli che vivi, darai gloria a Dio e crescerà la comunione e la gioia tra i cristiani.
Insieme con te ringraziamo il Signore!
I fratelli e le sorelle della "Fraternità Gesù Risorto" che vivono nella Casa di Preghiera S. Maria Assunta.
Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te." (Mt 11, 25-26)
1.
Quando venni per la prima volta a visitare la Casa di Preghiera, mi colpì molto vedere che due fratelli, con tanto di grembiule, stavano lavando i piatti. Pensavo che quello fosse un lavoro riservato alle sorelle.
Questo fatto mi diede una gioia particolare, perché vi scorsi la bellezza della vita fraterna, una vita donata al Signore e vissuta insieme nell'amore e nell'umiltà.
2.
Da poco tempo vivevo in comunità; un giorno venni incaricato di fare il bucato.
Mi misi all'opera, ma avevo tanta ribellione e umiliazione pensando che quello era un mestiere 'da donne', non 'da uomini'. Poi però compresi che era Gesù, attraverso i fratelli, che mi chiedeva quel servizio, e così la gioia di fare quel lavoro in obbedienza a Lui prese il posto di tutti i sentimenti negativi.
Capii inoltre che quel che conta non è tanto ciò che si fa, ma compiere in ogni cosa la volontà di Dio; è questo che rende prezioso per il suo Regno ogni lavoro, anche quello così faticoso e impegnativo di tante mamme.
3.
Ero di turno con un fratello per preparare la cena; c'erano nel forno delle pietanze che io dovevo controllare. Lo avevo appena fatto, quando il fratello, pensando me ne fossi dimenticata, me lo ricordò. Stavo per rispondere che lo avevo già fatto, ma mi venne un attimo di esitazione: mi sembrava che quella non fosse la risposta 'giusta', anche se vera; decisi invece di ringraziarlo. Sperimentai che era proprio quella la risposta che piaceva al Signore, perché sentii subito nascere pace e gioia in me e unità col fratello, come invece non succedeva quando, pur dicendo la 'verità', non ero umile.
4.
Stavamo parlando insieme di come fidarci maggiormente della Provvidenza del Padre; volevamo aggiungere alcuni generi alimentari alla lista di quelli da non comperare per vivere più concretamente la povertà come dipendenza dal Padre. Quando i fratelli hanno proposto di inserire nella lista la farina da polenta, mi son detto: "Questo è il cibo dei poveri; se rinunciamo a comprare anche questo, poveri noi!". Vedendo però come i fratelli erano pieni di fede, nonostante un po' di difficoltà, ho detto: "Sulla vostra fede, mi voglio abbandonare al Padre anche per la farina da polenta".
Poco dopo ho fatto visita ai miei genitori. Al momento della partenza mia mamma ha ritirato dalla dispensa un sacco di sette chili di farina gialla dicendomi: "Prendila tu, perché noi siamo troppo anziani e di polenta non ne faremo più". Era la prima volta che ricevevo in dono da mia mamma della farina da polenta! Nei giorni successivi inoltre il 'tavolo della Provvidenza' si riempì di una gran quantità di farina da polenta di tutti i tipi; da allora non è mai mancata nella nostra dispensa... a mia confusione e a lode del Padre!
5.
Avevo bisogno di un berretto invernale; la sorella incaricata del guardaroba me ne ha presentato alcuni tra cui scegliere. Uno di essi portava una scritta tutto intorno; ho pensato subito: "Per cominciare, questo no!" Mentre guardavo gli altri per scegliere quello che più mi piaceva, m'è venuto in mente Gesù: quando è venuto sulla terra, non ha scelto quello che gli piaceva... e ho preso il berretto che avevo scartato.
Quando poi l'ho indossato per una passeggiata, un fratello ha detto: "Che bel berretto, proprio intonato alla tua giaccavento"! Ed era vero: se avessi scelto secondo i miei gusti non avrei ottenuto un risultato migliore!
6.
Una sera la sorella di turno in cucina mi ha chiesto se si dovevano usare le ultime due uova che avevamo o se fosse stato meglio conservarle. Le ho risposto di usarle pure: ero certa che il Padre vedeva la nostra unità e la gradiva; avrebbe pensato Lui al domani.
Il mattino seguente, sul tavolo dove poniamo i doni della Provvidenza, tra le altre cose, c'erano molte uova.
E' stato per me un segno che siamo sempre presenti agli occhi del Padre.
7.
Ero andata fuori casa per un servizio di alcuni giorni. Prima di partire, durante la benedizione, mi era stato detto di tenere nel cuore il Nome di Gesù, per avere salvezza e perché la ricevessero quanti avrei incontrato. Nei primi giorni trovai delle difficoltà con una persona: facevo molta fatica a stare insieme e non riuscivo ad avere comprensione e serenità. Non potevo fare altro che tenere nel cuore il Nome di Gesù, obbedendo alla Parola: "Chiunque invocherà il Nome di Gesù sarà salvo". Verso la fine del servizio, quella persona, tutt'ad un tratto, mi comunicò un suo cruccio interiore che la faceva soffrire; mi venne allora spontaneo annunciarle ciò che io avevo sperimentato: "E' Gesù il nostro vero aiuto; dobbiamo solo andare da Lui con fiducia e amore". Ho visto tornare serenità in lei, e anche in me; le difficoltà sono scomparse e abbiamo potuto godere dei bei momenti di comunione.
8.
Avevo molti pensieri di lamentela verso i fratelli: ero triste nel vedermi così incapace di obbedire al Signore. Volsi lo sguardo all'icona di "Gesù Maestro di Unità" che c'era sul tavolino e lessi la traduzione di quanto è scritto sul libro che Gesù tiene in mano: "Questo vi comando, amatevi gli uni gli altri" ... Proprio quello che non riuscivo a fare! Lessi anche la spiegazione-preghiera: "Gesù, sai che siamo incapaci di amare e perciò aliti senza misura il tuo Soffio su di noi, per rafforzarci e trasformarci interiormente".
Allora gli dissi: "Sì, Gesù, se non fai tu..."
Qualcosa si sciolse in me, e mi vennero dolcezza e serenità.
9.
C'erano alcune difficoltà nella mia famiglia: anch'io ne portavo un po' il peso, perché non riuscivo a scorgere in esse l'amore del Padre. Un giorno parlai di questa situazione con i fratelli. Essi, ricordando la Parola: "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà", invocarono insieme il Nome di Gesù.
Non passò molto tempo e tutto si risolse: anzi, le cose cominciarono ad andare meglio di quanto avessi potuto sperare; mi pareva che il Regno di Dio fosse venuto di più tra i miei parenti.
10.
Due fratelli si sono recati a fare delle compere in un negozio. Dovevano, tra il resto, comperare due scope e una paletta per raccogliere la spazzatura; visto che le scope costavano più del previsto, ne acquistarono una sola, e si dimenticarono della paletta.
Arrivati a casa, con stupore, trovarono sul tavolo 'della Provvidenza' una scopa e una paletta!
11.
Mentre mi mettevo le scarpe vidi che erano rotte e consumate. Pensai: dirlo ai fratelli o affidare la cosa al Padre?
Poco dopo entrai nella nostra stanza e trovai sul mio letto una scatola con un paio di scarpe nuove, proprio del mio numero: i fratelli le avevano appena ricevute in dono e avevano pensato di darle a me. Pieno di meraviglia riconobbi che il Padre vede ogni bisogno e previene ogni desiderio.
12.
Un giorno presi dall'armadio una maglia e mi accorsi che era infeltrita; subito ebbi una reazione di rabbia verso il fratello o la sorella che aveva fatto il bucato. Poi mi venne in mente la Parola: "Si son divise tra loro le mie vesti, sulla mia tunica hanno gettato la sorte". Se Gesù si era lasciato spogliare anche delle vesti, come potevo io arrabbiarmi per una maglia un po' rovinata e avere rancore verso un fratello per uno sbaglio certo involontario? E subito sono tornate in me la pace e l'amore.
13.
Ha trascorso con noi alcuni giorni un bambino di circa 10 anni, con sua zia. Ha partecipato, nei tempi e nei modi adatti alla sua età, sia alla nostra preghiera che al lavoro.
L'ultimo giorno della sua permanenza con noi, è venuto per un ritiro un gruppetto di ragazzi poco più grandi di lui; a pranzo, egli ha raccontato ciò che gli era piaciuto nei giorni trascorsi qui e alcuni propositi che gli erano nati nel cuore: per esempio, quello di prepararsi, nella sua camera, vicino ai poster di calcio, un angolino per la preghiera, e inoltre, di invitare anche il fratello a pregare.
Ho visto quest'incontro come guidato dal Signore: quel bambino, senza saperlo, aveva dato testimonianza a Gesù alla presenza di altri ragazzi come lui.
14.
Da quando l'Arcivescovo ci ha affidato il compito di pregare perché le famiglie abbiano disponibilità e gioia a donare la vita, abbiamo visto che il Signore ci ha resi punto di riferimento e di sostegno spirituale per molte famiglie. Parecchie, più che in passato, sono venute in casa per condividere con noi alcuni giorni di preghiera, trovando incoraggiamento per introdurre nella loro vita familiare qualche aiuto per camminare cristianamente.
Molte poi ci hanno resi partecipi dell'arrivo del primo o secondo o terzo o quarto figlio, chiedendoci di accompagnare con la nostra preghiera la loro attesa; con gioia e sollecitudine ce ne hanno poi comunicato la nascita ringraziando anche noi, insieme al Signore.
Abbiamo visto anche dei "miracoli": coppie giovani che da vari anni avevano deciso di non avere altri figli, hanno sentito nascere in loro il desiderio e la gioia di donare ancora la vita.
15.
Mi fu affidato il compito della spedizione dei calendari che avevamo fatto stampare.
Spediti quelli che erano stati prenotati, ne rimase in deposito ancora una montagna, tanto che mi prese un po' di timore: mi sembrava impossibile distribuirli tutti. Ricordai, però, che la decisione di stampare quella quantità l'avevamo presa nell'unità: certamente il Signore aveva benedetto quella decisione, anche se, ora, a me sembrava esagerata.
Ed è successo che nel giro di un mese... quella montagna di calendari è sparita!
16.
Ero preoccupata per tre ospiti, che mi pareva non approfittassero bene del tempo da dedicare all'ascolto di Dio e alla preghiera. Avrei voluto aiutarli, ma non sapevo come. Mi rivolsi al Signore, e subito ebbi luce. Mi ricordai che Egli ascolta la preghiera, soprattutto se fatta in unità. Cercai una sorella ed insieme affidammo a Gesù quelle persone.
Poco dopo mi accorsi che il Signore ci aveva ascoltato ed era intervenuto ad aiutarle: non chiacchieravano più tra loro e s'erano messe a fare sul serio!
17.
Quest'anno per alcuni mesi ho accolto e ripetuto una preghiera che prima non gustavo: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore". Anche il libro che stavo leggendo in quel tempo, "Racconti di un pellegrino russo", contribuiva a farmi prediligere quella forma di preghiera. In quegli stessi mesi c'è stata la malattia e la morte della mamma; durante i viaggi e la permanenza a casa per l'assistenza, quella preghiera poteva continuare nel mio cuore, mentre non sempre avrei potuto seguire la liturgia o fare meditazione. Quando confidai queste cose al mio padre spirituale, egli m'invitò a non essere legata nemmeno a quella forma di preghiera, perché non diventasse un idolo!
Adesso mi sembra di ricevere dal Signore un altro modo ancora di pregare.
In questa esperienza vedo come anche la preghiera è dono del Signore: è opera del suo Spirito in noi poveri.
18.
Due di noi siamo stati mandati in Africa per un servizio con un gruppo di volontari, che eseguiva lavori di costruzione di una piccola diga. Noi volevamo far tutto in unità, perché Gesù potesse essere vivo fra noi.
Prima di tornare, abbiamo soggiornato un paio di giorni al mare, in un luogo distante una ventina di chilometri dalla capitale.
I nostri compagni avevano pensato di andare in città ad acquistare dei ricordi. Io pensavo che noi due potevamo approfittarne per fare una mattinata di preghiera, mentre il fratello era dell'idea che sarebbe stato bene rimanere assieme a tutto il gruppo anche in quella circostanza. Io ho pensato di cedere. E così ci siamo avviati con gli altri verso la jeep che avevamo a disposizione. Questa però non voleva mettersi in moto: l'autista, e altri che se ne intendevano di motori, hanno provato tutto il possibile, ma dopo mezz'ora eravamo ancora fermi ed alcuni cominciavano ad innervosirsi.
Allora noi due ci siamo appartati un po' ed abbiamo pregato Gesù che ci aiutasse a far partire la macchina. Dopo parecchi tentativi, la jeep ancora non andava e la situazione era piuttosto critica: qualcuno era demoralizzato, qualcun altro si stava arrabbiando. Ci dispiaceva: perché il Signore non ci ascoltava? Allora io mi sono accorto che avevo sì accolto il parere dell'altro, ma non di cuore: continuavo a pensare, infatti, che la proposta migliore fosse la mia. Ho chiesto perdono al fratello nel Nome di Gesù per tale divisione e poi insieme abbiamo pregato di nuovo il Signore che facesse funzionare la macchina: senza nuove soluzioni tecniche, dopo un minuto essa è partita, con grande sorpresa e gioia di tutti.
19.
Durante un giorno di silenzio cominciai a sentirmi incapace di stare con Gesù, di aprirmi alla sua presenza; ero consapevole del suo grande amore per me, ma non riuscivo ad accoglierlo. Mi sentivo come un sassolino che, pur immerso nel mare, dentro è asciutto, perché chiuso: questo mi dava una grande tristezza e sofferenza.
Cominciai a leggere il brano che avevo fissato per la meditazione e trovai queste parole: "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza... Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili".
Ritornò in me la pace: lo Spirito Santo, presente in me, mi teneva unita a Gesù nel modo più vero, più profondo e più sicuro, nonostante io non lo sentissi affatto.
20.
Prima di venire a vivere in questa Casa, ho trascorso un periodo in cui avevo dei dubbi sulla presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. Un pomeriggio stavo pregando in una chiesa e mi confidai col Signore dicendogli: "Se tu sei là, aiutami. Donami un segno: che il papà, ammalato, guarisca presto".
La sera, arrivato a casa, entrai a far visita al papà. Egli mi disse: "Tu hai pregato per me!" Stava già meglio e guarì presto. Così Gesù ha guarito me dal mio dubbio.
21.
Una sera, durante la cena, mi venne la tentazione di correggere subito un fratello per un atteggiamento che mi pareva sbagliato. Ebbi però l'ispirazione di attendere. Decisi di aspettare qualche giorno. Poco dopo, con sorpresa, vidi quel fratello correggersi da solo.
Il Signore aveva adoperato la mia pazienza invece che mie parole. Ed io ho imparato a fidarmi di Lui!
22.
Durante un viaggio in macchina, mi colse un attimo di sonno. Sarebbe potuto accadere un grosso incidente. E invece mi trovai sul prato a lato dell'autostrada senza essermi fatto alcun male. La macchina però non ripartiva: aveva subito gravi danni. Allora mi prese una grande agitazione.
Due persone si fermarono per aiutarmi e mi portarono a destinazione. Qui, durante la preghiera di Compieta, sentii come un dono la Parola: "Non dorme il custode d'Israele, egli veglia sempre su di te" . Ma quella notte ero pieno di tensione e di incubi. Il giorno e la notte seguenti, nonostante la preghiera e il silenzio del luogo, non ritornava in me la pace. Finalmente mi venne l'ispirazione di andare a confessarmi! Altre volte avevo ricevuto dal Signore, insieme col perdono, anche guarigione interiore, liberazione dall'oppressione, serenità. Ma cosa avrei detto? Che peccati confessare? Pensai e ripensai, finché compresi che la preoccupazione e l'agitazione che mi avevano preso dopo l'incidente erano segno che non davo fiducia al Padre, che vivevo come se Lui non esistesse, come se fossi orfano. Avevo dimenticato che ogni cosa, anche quell'avvenimento, come tutta la mia vita, era nelle mani del Padre, perché suo è il cielo e la terra. Confessai questo nel Sacramento della Riconciliazione e subito ricevetti pace e distensione, e ogni incubo scomparve.
23.
Mentre ero in adorazione 'ruminando' la Parola: "Venite e vedrete", seguivo un cattivo pensiero. Mi dicevo che io, pur avendo seguito Gesù, avevo visto ben poco. Aprii la Bibbia con queste considerazioni nel cuore, e mi trovai sotto gli occhi le parole del libro di Malachia: "Avete affermato: "E' inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti?". Se in quel momento mi fosse apparso Gesù in carne ed ossa, non credo lo avrei 'visto' più presente che attraverso quelle parole; mi sono sentita 'tirare le orecchie' come Tommaso. Ma soprattutto 'ho visto' la presenza amorosa del Padre in ogni momento e la sua grande compassione verso di me.
24.
Non avevo presente la maternità della Madonna verso di noi e la mia devozione per lei era debole. Un giorno, guardando una sua immagine, mi venne spontaneo chiederle un segno della sua maternità; le affidai un amico che mi stava molto a cuore.
Il giorno dopo proprio quell'amico chiese di venire qui per qualche ora a pregare. Continuai ad affidarlo a Maria ed egli decise di trascorrere le sue ferie nella nostra casa. Partecipò anche a buona parte degli Esercizi Spirituali che tenevamo in quei giorni: durante quel tempo Gesù operò nel suo cuore in modo evidente. Sperimentai così che Maria Santissima è veramente madre per noi e che il suo cuore è pieno di misericordia.
25.
In occasione del collegamento degli scarichi delle acque bianche alla rete comunale, abbiamo visto che per un tratto le fondamenta della casa non erano solide. S'è dovuto perciò andare più in profondità, adoperando parecchi metri cubi di cemento e molte ore di lavoro degli operai, più del previsto. Il Signore mi concesse di non preoccuparmi di come avremmo trovato il denaro per pagare: ricordavo la Parola: "il Padre vostro sa..."
Qualche giorno prima di iniziare i lavori, abbiamo trovato un'offerta di un milione e settecentomila lire. Mentre i lavori procedevano, una persona è venuta da lontano con un' altra offerta di un milione; e il giorno seguente arrivò per posta ancora un assegno della stessa cifra. Il Signore aveva provveduto prima che ci fosse venuto in mente di chiederglielo: infatti, quando è arrivata la fattura, alcune settimane dopo, abbiamo visto che quelle tre offerte erano sufficienti, anzi esatte, per coprire tutte le spese del lavoro eseguito.
Il Padre è un vero papà: sa prima di noi quanto occorre!
26.
Stavo facendo il bucato e, poiché il lavoro era molto, e io non ero tanto esperta, m'impegnavo a lavorare con premura e con energia. Ad un tratto mi sono sentita stanca. Ho invocato allora il Nome di Gesù chiedendogli forza per continuare. Quasi contemporaneamente, non so come, ho rovesciato un secchio d'acqua... e così un nuovo lavoro s'è aggiunto a quello che già c'era.
La cosa bella fu la mia reazione: anziché scoraggiarmi ancora di più o pensare che Gesù non mi ascoltava, mi è venuto da pensare che, nonostante tutto, Egli mi voleva bene e mi era vicino, e che la mia fatica era a Lui gradita e utile al suo Regno.
27.
Un giorno mi giunse all'orecchio che delle persone che non erano mai state nella nostra casa, parlavano male di noi e del nostro modo di vivere. Ero qui da poco tempo e questa notizia mi fece nascere confusione e tanti dubbi. Mi chiedevo se davvero la nostra vita fosse secondo la volontà di Dio o se fosse un'illusione.
Per alcuni giorni tenni nel cuore questa preghiera: "Gesù, fammi capire se la nostra vita ti dà gloria. Dammi un segno".
Qualche tempo dopo venne una persona chiedendo di essere ospitata per qualche giorno: desiderava un po' di quiete, poiché si trovava in un momento di grave difficoltà. Prima di ripartire, ci ringraziò per la consolazione e l'aiuto che la nostra testimonianza gli avevano dato e ci "confessò": aveva spesso criticato, anche pubblicamente, il nostro modo di vivere, non riusciva a capirlo, lo riteneva assurdo, esagerato e inutile. Quando venne a trovarsi nella difficoltà però, non gli era venuto in mente nessun altro luogo se non la nostra Casa, dove cercare un po' di pace, di luce e di forza. Ora, dopo essere stato con noi qualche giorno, ringraziava il Signore per la nostra esistenza.
Questo fatto fu per me un segno: mi parve che Gesù avesse voluto confermarmi che la nostra vita era voluta e guidata da Lui per il suo Regno.
28.
Durante un giorno di silenzio, mentre stavo per leggere i salmi dell'Ora Media, mi accorsi che nella mattinata avevo vissuto i vari momenti, anche l'ascolto del brano di Vangelo scelto per la meditazione, senza alcuna luce o consolazione.
Subito m'è venuto da pensare a Gesù nel deserto: certo avrà avuto momenti di silenzio da parte del Padre, ma rimaneva là ugualmente, stando semplicemente sotto i Suoi occhi senza aspettarsi nulla in cambio.
29.
Un giorno i fratelli decisero di passare a far visita a una nostra conoscente ammalata degente in ospedale. Era una cosa che desideravo molto: sapevo che sarebbe stato un grande regalo per quella persona. Successe però un contrattempo e la visita dei fratelli non fu possibile. Quando lo seppi, provai un grande dispiacere, un dispiacere che si rinnovava ogni volta che il fatto mi tornava alla mente. Sentivo che tale sofferenza si sarebbe ripetuta ancora: l'accettai e mi proposi di offrirla a Gesù nei momenti in cui sarebbe tornata.
Quasi come se Egli avesse accolto 'in anticipo' questa piccola offerta, non provai più quel dispiacere.
30.
Prima ancora che il Signore mi chiamasse a seguirlo, un uomo mi chiese di accompagnarlo in macchina al paese vicino.
Ero impegnato in un lavoro che mi premeva tanto, ma decisi di fargli questo favore, anche se non era urgente, e interruppi il mio impegno.
Durante il viaggio, ad un certo punto, egli cominciò a parlare male di me e a insultarmi. Per qualche minuto riuscii a sopportarlo e a comprenderlo, ma poi non seppi più dominarmi: gli risposi per le rime, fermai la macchina e, con tono minaccioso, lo feci scendere; lo lasciai sulla strada e me ne tornai a casa al mio lavoro. Già nel ritorno però qualcosa nel cuore mi rimproverava e così per parecchio tempo di quel pomeriggio. La sera, recandomi alla S. Messa, mentre mi avvicinavo alla chiesa, mi vennero in mente queste parole: "Quando porti la tua offerta all'altare e ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì la tua offerta e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello, poi ritorna a presentare la tua offerta". Guardare l'orologio, (mancavano pochi minuti all'inizio della S. Messa), decidere di andare a chiedere perdono e dirigermi di corsa verso la casa di quell'uomo, fu un attimo.
Arrivato là, gli chiesi perdono per la cattiva reazione del pomeriggio. Subito mi entrò nel cuore una grande gioia; lo ringraziai del suo perdono e, ancora di corsa, saltando dalla gioia, tanto da sembrarmi di volare, ritornai verso la chiesa.
La S. Messa era già iniziata, ma quello che importava era essere in pace con i fratelli per poter accogliere Gesù, che nella S. Messa mi aveva chiamato ad incontrarlo.
31.
Una sera mi ero lasciato prendere da pensieri di critica e di pretesa verso i fratelli; accortomene, volevo respingerli, ma non ci riuscivo. A letto ho cercato di rivolgermi al Signore per chiedergli aiuto e m'è venuto in mente il Vangelo che avevamo appena letto: "... e Dio non farà giustizia ai suoi figli che gridano a lui giorno e notte? Vi dico che farà loro giustizia prontamente!".
Allora ho supplicato: "Sei tu, Gesù, che hai detto questo, fallo!" e ho continuato a pregarlo con parole di salmi ed altre invocazioni.
Dopo alcuni minuti, improvvisamente, in me è tornata la pace e mi è rimasto come un senso di silenzio. Fui sorpreso e contento di vedere il Signore Gesù così vicino.
32.
Mi stavo recando a celebrare la S. Messa. Mi avrebbe poi atteso un altro impegno, ma io non ne avevo nessuna voglia, nessuna attrattiva. Mi ricordai la Parola che avevamo scelto da tenere particolarmente presente durante quella settimana: "Sarai pescatore di uomini".
Allora ho detto a Gesù: "Voglio assolvere a questi impegni solo perché sei tu che mi chiami e li vuoi. Chissà che tu non abbia intenzione di salvare qualcuno?".
Proprio quel giorno due persone mi hanno cercato, due persone che in maniera diversa avevano bisogno del Signore.
33.
Stavo guidando un momento di preghiera; durante il canto una voce non era in armonia con le altre; cercavo di richiamare, con qualche gesto, l'interessato, ma egli persisteva nel suo sbaglio. Affidai allora la cosa a Gesù: subito quella persona si corresse.
34.
Stavo tornando a casa in corriera. Per l'ultimo breve tratto del viaggio non avrei trovato la coincidenza; chiesi perciò all'autista il favore di lasciarmi scendere in un punto da dove avrei raggiunto la nostra casa per una via più breve, a piedi. Egli mi rispose che quel luogo non era adatto per una fermata; non ribattei, mi sedetti ed aspettai.
Quando scesi alla fermata normale, vidi arrivare la nostra macchina: un fratello era venuto a prendermi. Se fossi scesa prima non mi avrebbe trovata e io sarei arrivata a casa più tardi e con maggior fatica.
Con gioia m'è parso di vedere la bontà del Padre, la sua cura e la sua guida anche in queste 'piccole situazioni pratiche'.
35.
Un giorno siamo andate a trovare due persone. Per circa mezz'ora abbiamo parlato del più e del meno, della loro famiglia, della salute.
Prima di andar via, abbiamo proposto di pregare un po' insieme: in poco tempo è nata con loro una grande unità, che in mezz'ora di 'chiacchiere' non si era saputo instaurare. Alla partenza ci hanno salutate con una gioia e una gratitudine tale che ci sorprendeva.
Quella preghiera aveva suscitato una comunione nuova, non solamente umana: la comunione dello Spirito Santo. In essa queste persone si sono sentite accolte ed aiutate, non superficialmente, ma nelle loro esigenze più profonde.
36.
La nostra permanenza in Africa, di cui s'è già parlato, stava per concludersi. Prima del ritorno, avevamo a disposizione alcuni giorni di riposo; uno di questi era domenica. Desideravamo partecipare alla S. Messa, ma la chiesa si trovava a 20 Km di distanza e noi eravamo appiedati. Sarebbe stata un'avventura temeraria metterci in viaggio? Eppure sentivamo che il Signore era degno della nostra fatica ed avevamo fiducia nel suo aiuto. Pensammo di chiedere a Lui consiglio e lo facemmo in modo semplice: tirammo a sorte. La 'sua' risposta fu di andare. Proprio in quel momento era in partenza il bus che serviva il personale dell'albergo di cui eravamo ospiti; lo raggiungemmo, e l'autista, pur non essendogli consentito, ci diede un passaggio; non solo,ma allungando il tragitto, ci portò fino alla cattedrale della città.
Finita la S. Messa, eccoci di nuovo in difficoltà per il ritorno. Non avevamo neppure iniziato a chiedere informazioni, quando un furgone ci passò davanti: due volontari italiani incontrati alla Missione dove avevamo lavorato, stavano 'casualmente' passando di là proprio in quel momento! Ci salutarono con gioia e ci accompagnarono all'albergo.
Gesù aveva provveduto a mandare i suoi "angeli": tutta la nostra 'avventura' s'era svolta nelle sue mani.
37.
Sentivo una grande delusione e risentimento verso un fratello che non aveva fatto quello che gli avevo chiesto e mi veniva da esser sgarbato con lui, pur riconoscendo che era stato il Signore a disporre così. Mi sono accorto di non essere nello Spirito di Gesù e mi sono ricordato della Parola: "Non lasciarti vincere dal male ma vinci con il bene il male" ! Ho voluto rimediare con un gesto d'amore: il primo che mi è venuto in mente è stato di offrirgli una caramella.
Con questa piccola obbedienza alla Parola di Dio, la mia tristezza e il mio risentimento sono spariti.
38.
Durante il periodo in cui avevo il compito di distribuire il lavoro ai fratelli, un giorno mi accorsi che li facevo un po' correre. Dissi a uno di loro: "Mi accorgo che ti faccio lavorare sodo". Ed ebbi questa risposta, che mi colpì: "Non sei tu, è Gesù che mi fa lavorare".
Provai gioia nel vedere quella fede e quello sguardo puro, che restava fedele al suo Signore.
39.
"Cosa giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?"
Questa Parola mi è stata fonte di pace, di forza per perdonare e di libertà dalle cose in occasione di 'un'ingiustizia' ricevuta.
Una persona alla quale avevo prestato - dando fiducia alla sua parola - parecchi milioni, un giorno mi disse che non aveva intenzione di restituirmeli. La notte seguente la passai in bianco per la rabbia. Poi mi venne in mente quella Parola del Vangelo e compresi che quei soldi non erano importanti; vedevo che quella persona, anche se aveva tutti i miei soldi, era molto più 'povera' di me: le mancava il tesoro vero che io avevo trovato: Gesù, salvezza del mondo.
40.
Una persona mi chiese di insegnarle a pregare.
Mi resi conto che neppure io sapevo pregare, pur vivendo in una Casa di Preghiera: non sapevo cosa dire, temevo d'ingannarmi e d'ingannare. Mi venne allora in mente che è lo Spirito Santo che prega in noi.Lo Spirito Santo prega bene; io cerco solo di lasciarmi abitare da Lui amando Gesù e il Padre.
Senza timore ed esitazione potei dire a quella persona qualcosa che l'ha aiutata a scoprire la bellezza della preghiera.
41.
Ho ricevuto l'incarico di suonare la campanella per i momenti di preghiera. Mi sembrava un compito 'da chierichetto', non necessario in una casa dove tutti hanno l'orologio. Cercavo tuttavia di essere fedele a questo servizio.
Un giorno, mentre stavo suonando, un fratello mi ha chiesto: "Suoni con amore?".
Queste parole mi ritornano alla mente anche adesso, quando tiro la cordicella della campana: ora cerco di trasformare questo impegno in un piccolo gesto d'amore per il Signore.
42.
Sabato sera sono stata visitata da una prova: mi sono affidata al Signore, nell'attesa che quella 'nube' passasse.
Il giorno seguente, per di più, ho avuto la compagnia di un disturbo fisico, che però non mi ha impedito di svolgere in pace i miei compiti. Proprio quel giorno due di noi annunciavano l'amore del Padre a un grosso gruppo di preghiera a Verona: mi è venuto da pensare che il Signore lasciava partecipare anche me alla fatica che i nostri fratelli stavano facendo per il suo Regno.
43.
Un pomeriggio dovevo tagliare dei tronchi di melo secco. Andai a prendere la sega e vidi che era piuttosto mal ridotta: mi sembrava fosse da cambiare, o - almeno - da affilare. Chiesi comunque a un fratello come dovessi regolarmi, disponendomi interiormente a prendere come espressione della volontà di Dio la sua risposta.
Egli mi disse di affilarla. Io non l'avevo mai fatto. Continuai a fidarmi del Signore cercando di non brontolare.
Proprio in quel momento arrivò un ospite che se ne intendeva; egli mi diede le indicazioni necessarie.
Il lavoro procedette veloce ed io fui contento d'essermi fidato del Signore.
44.
Mi trovavo fuori casa, per un servizio che durava già da qualche settimana.
Un giorno, dopo una mattinata piuttosto faticosa, mi sembrava di non farcela proprio più; mi ritirai allora per la preghiera dell'Ora Media. Furono soltanto pochi minuti, ma bastarono per farmi riacquistare forza e pace.
In quell'occasione ho visto quanto la preghiera sia un sostegno importante per vivere come testimoni della pace e della salvezza di Gesù.
45.
Tutte le mattine facciamo un momento di meditazione sul Vangelo della S. Messa.
Un giorno c'era un passo che mi aveva sempre detto poco. Prima di iniziare la meditazione ho chiesto a Gesù di aiutarmi non tanto a comprendere quella Parola, quanto ad amarla, perché era sua, ad amarla, benché io non l'avessi capita.
Egli ha ascoltato la mia preghiera e mi ha dato di sperimentare la verità delle sue parole: "A chi mi ama mi manifesterò".
Infatti quel passo, che alla mia intelligenza sembrava così povero di significato, l'ho scoperto tanto pieno di luce per la mia vita.
Ho compreso che la Parola di Dio può illuminare la mente solo se prima trova amore nel cuore; e compresi pure che essa non deve essere 'posseduta', ma amata.
46.
Stavo attendendo un fratello per andare insieme ad un incontro fuori paese. E il fratello non arrivava.
Cominciavo a perdere la pazienza, quando mi è venuto in mente: "Ma io devo attendere Gesù, è Lui " Colui che viene. "! E ho cominciato a pensare a Gesù che viene.
Quando il fratello è arrivato, mi ha trovato in pace, senza giudizi e lamentele nei suoi confronti, mi ha trovato vero fratello per lui.
47.
Era il primo giorno di una settimana di ritiro; mi trovavo da solo, in una casetta di campagna, isolata, vicino al bosco.
Verso sera cominciai ad avere un po' di paura sapendo di essere lì tutto solo. Man mano che imbruniva cresceva in me l'apprensione. Scesa la notte, dopo Compieta, andai a dormire. Il letto era nel sottotetto.
Appena spenta la luce, un ghiro si mise a girare sulle travi del soffitto e ogni tanto faceva cadere sul mio letto dei sassolini. Sentivo altri rumori, qualche fruscio... Tutto intorno era un buio profondo: la paura cresceva sempre di più. Cominciai a pregare, ma la paura rimaneva, anzi diventava angoscia. "L'unica mia salvezza, - pensai -, in questa situazione sei Tu, Gesù". Allora cominciai a invocare il Suo Nome. Una grande pace, come quella che solo il Signore può dare, mi scese nel cuore, mi addormentai pieno di gioia e dormii tranquillo fino al mattino.
Quella gioia e quella pace mi accompagnarono per tutto il tempo che rimasi in quel luogo.
48.
Mentre stavo facendo adorazione nella chiesa parrocchiale, è arrivata una signora per fare la pulizia settimanale.
Prima di iniziare il suo lavoro, si è inginocchiata davanti all'altare, restando in adorazione per un po' di tempo.
Questo gesto di amore a Gesù, e soprattutto il fatto di esprimerlo liberamente senza lasciarsi condizionare dalla mia presenza, mi è stato di testimonianza e di lezione e mi ha dato inoltre tanta libertà per continuare la mia preghiera.
49.
Durante un momento di attesa sentii l'invito interiore ad offrirmi a Gesù per qualche servizio. Gli dissi: "Se vuoi, sono pronto".
Subito un fratello mi chiamò per indicarmi un lavoro.
50.
Secondo il mio modo di vedere, un fratello aveva peccato contro di me. Allora ho cominciato a giudicarlo. Pensavo: "Ora deve chiedermi perdono".
Siccome non lo faceva, lo giudicavo con crescente severità.
Ma io intanto perdevo la pace del cuore e la capacità di amare.
Finalmente il Signore mi ha fatto capire: "Sono io il peccatore, io che giudico, io che pretendo, io che interpreto male le intenzioni altrui".
Allora ho compreso che ero io quello che doveva chiedere perdono al fratello. L'ho fatto, e ho ritrovato pace e libertà di amare.
51.
Ricevetti diversi compiti da svolgere nella mattinata: ritenevo di non riuscire a fare tutto ed ero preoccupata ed inquieta.
Anzitutto dovevo fare l'ora di adorazione: ne approfittai per consegnare tutto a Gesù; ripetei più volte la Parola: "Non la mia, ma la tua volontà".
Andai poi a far visita a un ammalato con una sorella: era la prima occupazione, per la quale prevedevo fosse necessario parecchio tempo. I familiari ci invitarono a tornare nel pomeriggio, perché l'infermo s'era assopito.
Ebbi così il tempo di svolgere gli altri lavori con molta pace.
Gesù, che aveva in mano la mia giornata, non mi chiedeva cose superiori alle mie forze; desiderava solo sentire il mio "eccomi"!
52.
Una volta mi si è avvicinato un fratello chiedendo aiuto per una sofferenza che lo rendeva triste.
Dopo averlo ascoltato, gli ho proposto di presentare a Gesù quella situazione. Mi sono ricordato della sua promessa: "Se due di voi sulla terra si accorderanno per chiedere qualunque cosa, Io la farò".
Abbiamo pregato un attimo insieme. Durante la preghiera, avvertivo un senso di pace e di sollievo, come se il Signore l'avesse già accolta. Anche il fratello mi disse che il Signore lo stava già liberando e gli donava pace.
53.
Da poco avevo conosciuto Gesù come amico e avevo iniziato una vita nuova con Lui; una vita diversa, anche se continuavano le occupazioni di prima. Mi sembrava che tutto fosse nuovo: la fiducia nel Padre, il rapporto con Gesù, una familiarità prima sconosciuta con lo Spirito Santo. Anche il mio modo di vivere in parrocchia è maturato. Non avevo mai avuto, ad esempio, il coraggio di leggere in chiesa; il sacerdote mi chiese di fare questo servizio alla S. Messa dei giorni feriali. Lo feci, senza nessuna obiezione e difficoltà: non avevo più timore degli altri, come prima, e sentivo la Parola di Dio come una parola che toccava la mia vita, parola piena di sapienza, meravigliosa.
54.
Pensavo che una persona avesse verso di me dei rancori, a mio parere ingiustificati.
Questo pensiero mi rendeva inquieto e incapace di amare.
Ho affidato la preoccupazione a Maria SS.ma. Ella è una Madre cui preme il Regno di Dio.
In me è venuta pace, e dopo poco tempo ho potuto accorgermi, incontrando quella persona, che i miei pensieri erano solo tentazioni.
55.
Prima d'essere chiamato in comunità ero impegnato nel gruppo missionario parrocchiale.
Una delle attività del Gruppo consisteva nella raccolta di carta, stracci e ferro. Di solito io guidavo il motocarro e sul cassone stavano i ragazzi che mi aiutavano a caricare scatoloni e rottami.
Un giorno dovevamo passare davanti al mio posto di lavoro e io mi vergognavo: senza dubbio qualcuno dei colleghi mi avrebbe visto, e ne immaginavo i commenti.
In quel momento però ho sentito come una voce che mi diceva: "Ma tu lo fai per Me!" Allora ho preso coraggio, ho superato la vergogna e non avevo più timore di lasciar vedere che mi occupavo del Regno di Dio. Così ho continuato il mio servizio in pace e con tanta gioia.
56.
In occasione del ricovero in ospedale di una mia parente, avevo il desiderio di andarla a trovare; i fratelli, però, essendo molto impegnati, non si ricordarono di mandarmi.
Qualche tempo dopo quella persona mi telefonò; sentendo la sua voce, mi preparai a ricevere un bel rimprovero. Con mia grande sorpresa invece ella mi ringraziò, piena di gioia, per le mie preghiere, dicendomi che le aveva proprio avvertite, e che le erano state di grande sostegno.
Ho così toccato con mano quanto il Signore benedica l'ubbidienza, soprattutto quella che costa e magari sembra 'sbagliata'.
57.
Alla stazione stavo aspettando di fare il biglietto.
C'erano diverse persone prima di me. A un tratto lo sportello è stato chiuso, e noi abbiamo dovuto metterci di nuovo in coda dietro ad un'altra fila di persone. In me sorgeva impazienza, ma mi sono venute in mente le parole di un santo, che avevo letto più volte: "Se provi dispiacere per qualche cosa, è segno che non ti sei abbandonato alla volontà di Dio".
Quel fatto mi ha aiutata ad accorgermi come dipendo ancora da tante cose secondarie e che il Signore non è del tutto "Signore" per me.
58.
Quando ho saputo di avere un tumore maligno, mi veniva da pensare: tra due o tre mesi sarò morto! E avevo timore. Poi cercavo di contemplare il Padre e mi dicevo: "Ogni papà cerca e prepara solo il bene per i propri figli, per loro desidera il meglio; quanto più il Padre dei cieli, che è solo buono, provvederà il bene per me! E non potrà neppure sbagliare, come invece accade ai padri della terra. La mia situazione, dunque, è la migliore per me, in questo momento!".
Così mi sono venute pace e serenità nel cuore.
Ancora, al pensiero che mi restava poco tempo da vivere, mi dispiaceva di aver sprecato del tempo in cose da nulla, anziché averlo consacrato solo a Gesù.
Ho confidato a un fratello questi pensieri; egli mi ha risposto che noi non aspettiamo la morte, ma Gesù, momento per momento, fin quando vorrà venire a noi anche in quel modo.
Con queste considerazioni quei pensieri se ne sono andati.
59.
Per un certo periodo ho fatto una cura di vitamine.
Quando stava per finire la scatola prescrittami dal medico, ero tentata di chiedere ai fratelli di procurarne ancora; non lo feci, fidandomi del Padre.
Poco tempo dopo, tra i doni che una persona ha portato c'era proprio una scatola di vitamine!
Ho provato una grande gioia: ho visto com'è vera la Parola: "Non preoccupatevi per la vostra vita... Il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno".
60.
Poco prima di un incontro di catechesi ai ragazzi, ho avuto occasione di sentire la mia miseria e debolezza; a ciò s'è aggiunta l'assenza di uno di loro, altro fatto che mi dava tristezza.
Quando sono arrivati i ragazzi, ho voluto accoglierli serenamente, perché Gesù merita che gli diamo testimonianza con la gioia.
In quell'incontro c'è stato un dialogo sereno e profondo, ho potuto annunciare Gesù e la sua salvezza, e sono stata largamente consolata delle sconfitte che poco prima avevo vissuto. Mi sono accorta che solo il Signore conta, al di sopra del mio pianto, al di sopra della mia gioia!
61.
Durante la preghiera del Rosario, dovevo annunciare uno dei misteri.
Stavo per pensare con preoccupazione come formularlo, ma sentivo pure l'invito interiore a fidarmi dello Spirito Santo che mi avrebbe suggerito al momento opportuno cosa dire. Accolsi quest'ispirazione.
Quando annunciai il mistero, le parole mi sgorgarono spontanee; provai gioia e pace: era proprio come se fosse stato lo Spirito Santo a suggerirmele.
62.
Un giorno avevo una grande sofferenza: mi vedevo del tutto incapace di vivere come piace a Gesù, sentivo che dai miei sforzi non avrei ottenuto nulla.
Nel pomeriggio andai, come al solito, alla mezz'ora di adorazione e mi inginocchiai davanti all'Eucarestia. Subito mi venne una grande tranquillità; mentre stava per finire il tempo dell'adorazione, mi parve che il Signore mi visitasse con la sua Parola, nuova e viva: "Confida in me".
Accettai con pace la mia debolezza; e più tardi ebbi gioia pensando che Gesù 'era venuto' da me proprio in quella situazione di povertà spirituale. Egli stesso ha detto: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".
63.
Dovevo rispondere ad una lettera; questa risposta era importante, perché avrebbe potuto portare frutto per il Regno di Dio.
Erano giorni e giorni che ci pensavo, ma non riuscivo a trovare le parole adatte, tanto che, alla fine, avevo deciso di lasciar perdere.
Qualche giorno dopo, mentre ero in adorazione, senza nemmeno pensarci, ecco venirmi parola per parola tutta la risposta, semplice e serena.
Ho visto come il portare frutto nel Regno di Dio non viene dai miei sforzi o dalle mie capacità, ma dal lasciar fare a Gesù: Egli sa che senza di Lui non posso far nulla e non manca d'intervenire, quando ciò che facciamo dà gloria al Padre.
64.
Durante i Vespri, chissà perché, m'è venuto timore al pensiero di dover proclamare una lettura. Ho cercato di confidare nello Spirito Santo, come mi era stato indicato dal padre spirituale per situazioni simili.
Quando è arrivato il mio turno di lettura, m'è venuta in mente questa Parola: "La spada per il Signore e per Gedeone!" Ho avuto coraggio e decisione, e anche un po' di... ilarità per l'accostamento di questa parola di Dio alla mia piccola difficoltà!
65.
Non riuscivo a perdonare una persona che mi aveva umiliato. Forti risentimenti me lo impedivano.
Allora ho detto: "Gesù, io non riesco a perdonare a quel tale: Tu però salvalo e fatti conoscere da lui".
Il mio cuore si è riaperto e i risentimenti sono scomparsi!
66.
Prima di consegnare la mia vita a Gesù, venni qui per un mese.
Durante quel tempo potei partecipare ad un corso di Esercizi Spirituali. L'ultimo giorno ci fu presentata la chiamata di Matteo. Sentii come rivolte a me le parole: "Lasciò tutto e lo seguì" ; le tenevo nel cuore, ma non sapevo cosa fare; avrei voluto parlarne con i fratelli, ma non ne avevo il coraggio. Quanta gioia provai quando proprio uno di loro mi propose di vivere un anno in comunità! Mi venne in mente il lavoro, che amavo; mi ricordai dei miei familiari, che forse avrebbero sofferto per la mia decisione, ma sentivo che il Signore mi avrebbe aiutata.
Compii nella pace ogni passo che quella chiamata comportava: rinunciai al lavoro per quell'anno, avvisai i familiari, poi partii.
Il Signore mi ha fatto conoscere quanto sia grande e forte il suo amore: più prezioso di ogni affetto e di ogni sicurezza umana!
67.
In occasione di un viaggio in corriera, stavo cercando di recitare il santo rosario. Ero piuttosto stanca e faceva caldo; mi accadeva di iniziare un'Ave Maria, ma non la finivo, perché mi veniva sonno; allora, senza volerlo, mi nasceva nel cuore la preghiera: "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore". Ritornavo al mio rosario e, nuovamente, lo interrompevo; e ancora nasceva la preghiera "Signore Gesù Cristo,..."
Mi sembrava che Egli fosse vicino e venisse in aiuto alla mia debolezza.
68.
Un mattino si decise che nel pomeriggio sarei andato con alcuni fratelli ad un incontro: ci era stato richiesto di comunicare qualche esperienza sul tema dell'obbedienza.
Incominciai a pensare cosa avrei potuto raccontare, ma non mi veniva in mente niente. Pensai allora di non preoccuparmi e di fidarmi del Signore che, al momento opportuno, se era sua volontà che gli avessi dato testimonianza, mi avrebbe fatto ricordare qualche cosa. Ed infatti così è stato: appena iniziato il dialogo, m'è venuta in mente un'esperienza che ho raccontato con pace e con la gioia di dar gloria a Gesù.
69.
Ero in compagnia di una sorella, quando incontrammo una persona che ci rimproverò, con parole offensive, di non aver riferito una telefonata ad un fratello.
Noi ascoltammo in silenzio, anche se io avrei voluto difendermi e protestare. Ma ricordai che Gesù taceva, non apriva bocca, e questo mi aiutò a fare come Lui.
Poi la sorella chiese scusa e in tutti ritornò la serenità.
70.
Quando ho conosciuto Gesù in modo nuovo, nello Spirito Santo, ho vissuto una grande trasformazione interiore. Ricordo che un giorno, mentre viaggiavo in corriera, sentivo di non aver più paura della morte, come invece avevo prima: Gesù era più grande, Lui e il suo amore non dipendevano dalla morte o dalla vita su questa terra.
Un altro giorno, lavorando nel campo a raccogliere le patate, mi accorgevo che Egli mi dava tanta gioia da poter trattare bene e perdonare anche quelli che in qualche modo mi offendevano.
71.
Un giorno a pranzo mi ha preso un senso di rifiuto verso un fratello; ero addolorato per questa mia debolezza e pensavo di non prendere vino, ma solo acqua per fare un po' di penitenza.
Senza chiedermi nulla, una sorella mi ha riempito di vino il bicchiere. Mi è parso di scorgere, in questo semplice gesto, l'amore e la compassione del Padre: Egli ci consola quando ci vede nella lotta e nella sofferenza e lo fa con piccole cose. Io ho accolto quella delicatezza come segno del suo amore grande!
72.
Avevo appena iniziato a preparare il pranzo quando arrivò un Marocchino: voleva a tutti i costi che gli comprassi qualche cosa o almeno che gli dessi del denaro.
In obbedienza al fratello che in quei giorni aveva il servizio della guida - obbedienza che mi diede pace - non acconsentii a quelle richieste; gli offrii invece del cibo e dei vestiti ed egli, dopo aver accettato qualche cosa, se ne andò in pace.
Intanto era passato parecchio tempo ed ero un po' in ritardo nel lavoro. Mi misi subito a preparare l'insalata, ma, con stupore, vidi che era già lavata: ci era stata donata così!
Gesù aveva voluto che quel giorno donassi il mio tempo a quell'ospite ed aveva provveduto ad aiutarmi nel mio compito.
73.
Un giorno, nel periodo in cui ero addetto all'orto, un fratello mi disse che sarebbe stato il tempo di piantare i pomodori; mi preoccupai un po', perché non avevamo le piantine.
Dapprima mi sembrò fosse il caso di comprarle; poi, consigliatomi col fratello, decidemmo di affidare al Signore quella cosa e di lasciar fare a Lui.
Qualche ora dopo arrivò un ospite con due cassettine di pomodori già belli maturi!
Vidi come il Padre è capace di superare tutte le nostre attese: ci aveva mandato i pomodori anche senza le piantine!
"Non preoccupatevi di quel che mangerete..." : l'orto del Padre è più grande del vostro!
74.
Una notte ho sognato un grosso cane nero, con due occhi che sembravano fiamme; mi veniva incontro e mi faceva molta paura. Ho capito che era il diavolo e gli ho detto: "Vattene!", ma quello continuava a venire avanti. Ho gridato più forte: "Vattene!", ma mi era ormai addosso. Allora, pieno di spavento, mi è venuto d'invocare: "Gesù!" e il cane si è bloccato; "Gesù!" e il cane è indietreggiato come se avesse preso un colpo sul muso; "Gesù!" e il cane è sparito.
Mi sono svegliato. Era il giorno in cui la Chiesa ricorda il S. Nome di Gesù.
75.
Un gruppo di famiglie s'incontra di quando in quando nella nostra casa per una giornata di preghiera, di ascolto, di condivisione dell'opera che il Signore compie in loro. Noi ci occupiamo anche dei loro bambini.
Nel pomeriggio di una di queste giornate, dopo aver giocato a nascondino, a palla e con alcuni giochi da tavolo, essi erano un po' stanchi e noi non sapevamo più cosa inventare per intrattenerli. Proprio in quel momento è arrivata una signora con un grosso uovo di Pasqua.
Ho visto in questo fatto l'aiuto concreto del Padre: grande gioia per noi, e più ancora per i piccoli che con libertà si sono gustati il cioccolato.
76.
Dovevo preparare per cena del tonno col limone; limoni, però, non ne trovai. Mi venne da pensare che, se in quel momento fosse arrivato qualcuno con un sacchetto di limoni, sarebbe stato proprio un segno grande della Provvidenza del Padre, tanto grande, però, da sembrarmi impossibile.
Mentre facevo questi pensieri, passai accanto al 'tavolo della Provvidenza' e cosa vidi? Tre bottiglie di succo di limone! Non potevo crederci. Pensai si trattasse di succo dolce per bibita; lessi la scritta del contenuto: succo di limone 'per condimento'.
Davvero il Padre è grande!
77.
Un lunedì stavo facendo il bucato con una sorella; finito il lavoro, siamo rimaste con una scheggia di sapone.
Di solito, quando finiscono le cose che non sono nella lista di quelle che non vogliamo comprare, facciamo una preghiera e attendiamo qualche giorno prima di andare al negozio; così anche quel giorno abbiamo presentato al Padre la nostra necessità.
Due giorni dopo ci trovavamo ospiti di una piccola comunità; le sorelle che ci ospitavano insistettero tanto perché dicessimo se avevamo bisogno di qualcosa. Ci venne allora in mente il sapone: ci fu grande gioia, perché esse ne avevano in grande abbondanza; ce ne diedero molti pezzi, e noi, ancora una volta, vedemmo la bontà del Padre e la sua Presenza nella nostra vita quotidiana.
78.
Quando capii, con l'aiuto del padre spirituale, che Gesù mi chiamava a seguirlo lasciando tutto, - casa, denaro, amici, - cominciai col lasciare il denaro.
Da tre anni lavoravo, e, dato che i miei genitori non avevano bisogno del mio aiuto, avevo potuto mettere da parte un bel gruzzoletto.
Appena feci il passo concreto di donare quei soldi, avvertii nel cuore come una voce che mi diceva: "Ora sei figlio di Dio". Potevo chiamare Dio "Padre" in modo del tutto nuovo.
Provai una gioia immensa e m'invase un grande senso di libertà interiore.
79.
Durante un colloquio con una persona che mi parlava di soldi e di altri beni terreni sentivo il desiderio e l'urgenza di dire che quelle cose non erano importanti. Capii però che, parlando così, avrei mancato d'amore verso quella persona; allora rimasi in silenzio, tenendo nel cuore il Nome di Gesù.
Mi parve che la conversazione cambiasse: come se la carità prendesse il posto dei soldi. Cambiando il mio ascolto e orientandolo a Gesù, si era fatto presente lo Spirito Santo.
80.
Eravamo all'inizio di un ritiro. Senza saperne il motivo, mi sono trovata sofferente e chiusa in me stessa. La Parola di Dio che ci veniva presentata diventava alimento per la preghiera, ma non mi portava luce, non mi faceva incontrare Gesù.
Poi, attraverso il Sacramento della Riconciliazione, senza che facessi niente di particolare (non ne sarei stata capace), Gesù mi ha risollevata.
E' stata un'esperienza bella, di cui ringrazio il Signore: ho potuto trascorrere gli altri giorni del ritiro con una libertà nuova; sentivo la Parola che meditavo come vita, verità, pane.
81.
Stavo preparando il pranzo. A mezzogiorno ero incerta se fermarmi per la preghiera dell'Angelus o se recitarla lavorando, così da riuscire a concludere in tempo. Nell'indecisione, ho pensato di fermarmi. Mentre recitavo la preghiera, d'un tratto, mi sono ricordata che nel forno c'erano dei crostini che avrebbero potuto esser pronti: era proprio così; sono riuscita a toglierli in tempo prima che bruciassero.
Se non mi fossi fermata a pregare, me ne sarei completamente dimenticata!
82.
Sono in guardaroba; ho il compito di cucire una gonna per una sorella.
Non riesco a mettere a posto la tasca, penso di aver sbagliato; ho fretta e inquietudine. Mi vien voglia di disfare tutto! Mi sembra però che il Signore mi dica: "Va' avanti e sta in pace". Accolgo quest'invito; subito mi accorgo che il mio sbaglio non era nel lavoro, ma nel cuore: non stavo alla presenza di Gesù.
83.
Un giorno mi sono accorto che stavo giudicando una persona; con quel giudizio nel cuore non riuscivo più ad amarla liberamente come vuole il Signore.
Allora ho pensato: "Mi conviene sempre pensare bene degli altri. Se penso bene, gli altri si sentono amati e capiscono da soli il proprio errore oppure hanno la forza e l'umiltà di ammetterlo". Mi è venuto in mente anche ciò che dice l'apostolo Paolo: "Non parlar male di nessuno" : deve aver fatto anche lui l'esperienza che al Regno di Dio servono solo i pensieri e le parole buone e benevole.
Con queste considerazioni sono riuscito a ricominciare a dar fiducia a quella persona con libertà e gioia.
84.
Ero venuto a conoscenza di una situazione molto difficile di una famiglia: si trattava della mancanza d'amore tra moglie e marito.
Assistendo ad un loro violento scambio di parole, mi è parso evidente che quella situazione, che faceva soffrire tutti e due gli sposi, fosse opera del maligno; ho promesso loro che avrei pregato: mi sembrava l'unico modo efficace per amarli ed aiutarli.
Quando poi ho riferito questa cosa al mio padre spirituale, egli ha pregato insieme a me per loro e mi ha dato delle indicazioni di aiuto concreto.
Poco tempo dopo quegli sposi mi hanno ringraziato, perché le cose andavano meglio.
Ho visto che Gesù è vivo e potente e ascolta la preghiera.
85.
Ero incaricato di scrivere il menù dei pasti. Durante la preghiera mi ricordai che sarebbe stato bene consumare del prosciutto che c'era in frigorifero, ma mi ero dimenticato di dirlo ai fratelli cui toccava il turno di preparare la cena; essi stavano già lavorando.
Avrei voluto andare a comunicar loro il mio pensiero, ma sentivo un invito interiore a continuare la preghiera e ad affidare la mia preoccupazione al Signore. Così ho fatto. Recatomi poi alla cena, ho visto il prosciutto già in tavola, ben disposto sui piatti.
Un po' alla volta imparo che il Padre prende le nostre preoccupazioni e realizza anche i nostri piccoli desideri, proprio come ha promesso: "Cercate anzitutto il Regno di Dio: e tutto il resto ve lo troverete davanti" .
86.
Si era annunciata per farci visita una persona di riguardo. M'era stato dato motivo di pensare che qualcuno le avesse parlato male di noi, soprattutto di uno dei fratelli. Per questo soffrivo di molte tentazioni e preoccupazioni: "Come farò? cosa dirò? Questa persona crederà più a me o a chi gli ha parlato male?"
Ho pregato con un fratello manifestandogli la mia preoccupazione e poi ho consegnato la cosa a Maria Santissima, dicendole: "Questa Casa porta il tuo Nome. Sono sicuro che anche Tu farai qualcosa".
Durante il pranzo, cui partecipava anche quella persona, un altro ospite, che aveva trascorso in Casa tre giorni e - ovviamente - non sapeva nulla delle mie preoccupazioni, ha voluto raccontare qualcosa del tempo che aveva vissuto con noi. Ebbene, con mia enorme sorpresa egli ha fatto un elogio entusiasta e sperticato proprio di quel fratello di cui temevo si fosse parlato male. E l'elogio era così ben fatto da fugare ogni perplessità proprio su quei punti che mi avevano tenuto tanto preoccupato!
87.
Mentre celebravo la S. Messa, un fatto imprevisto mi fece soffrire. Mi venne da arrabbiarmi, sicuro d'avere ragione.
Avvicinandosi il momento dell'omelia, temevo di non riuscire a parlare senza trasmettere ai fedeli la tristezza e pesantezza del mio risentimento.
E' intervenuto lo Spirito Santo. Vedendo nei banchi alcuni giovani, mi è stata donata questa luce: "Li ha mandati il Padre per ricevere la sua Parola ed essere illuminati dallo Spirito Santo".
A questo pensiero subito è entrata in me capacità di superare il motivo della rabbia e ho ricevuto serenità per donare parole che aiutassero tutti a mettere al centro dell'attenzione Gesù, gioia dei cuori!
88.
Trascorsi la giornata di silenzio settimanale durante la festa della Trasfigurazione.
Feci una passeggiata, avviandomi come al solito, per una strada che si perde nei prati. Quando vi giunsi, li trovai tutti falciati. Non era mai successo. Potei così continuare a camminare. Attorno a me risplendeva la bellezza della natura: l'azzurro del cielo, il verde dell'erba, la maestosità delle montagne, il cinguettio degli uccelli. Contemplare tutto questo mi riempiva di gioia, perché vedevo come un dono del Signore quella passeggiata "inaspettatamente" bella! Ad un certo punto però mi venne da pensare: "Ma è comodo seguire Gesù così, andando a spasso! Cos'ho fatto per meritarmelo?" Già tutta la mia gioia e serenità stavano per sparire, quando, ricordando che quel giorno era la festa della Trasfigurazione, pensai che Gesù non aveva fatto fare quella bella esperienza ai discepoli dopo che avevano passato la prova della croce, bensì prima; non come un premio, ma come una preparazione, un aiuto, affinché lo seguissero poi anche là. Questo pensiero mi diede luce e pace. Vidi come Gesù veniva incontro anche alla mia debolezza: Egli mi donava di godere di quel momento di gioia, affinché poi divenisse per me forza a seguirlo e servirlo, dove, come e quando Egli mi avrebbe indicato.
89.
All'inizio del mio cammino di conversione, mi nacque un grande desiderio: che la mia vita non servisse solo per me, ma anche per gli altri, e sentivo che, finché non lo avessi realizzato, non avrei trovato quella pienezza di vita che mi mancava. Incominciai quindi ad informarmi dovunque ci fossero servizi caritativi per offrirmi a parteciparvi. Dopo aver cercato qua e là trovai un centro di accoglienza; presi i primi contatti per prestare qualche ora di servizio volontario. "Finalmente", pensai.
Ma, già il primo giorno, avvertii che quel vuoto, che credevo si fosse colmato nel fare qualcosa per gli altri, rimaneva.
Mi fermai, e compresi come quella pienezza non poteva venirmi dal fare io qualcosa per il Signore, ma poteva essermi donata solo da Lui. Incominciai allora, con l'aiuto di un padre spirituale, a cercare dei momenti di incontro col Signore nella preghiera, nel silenzio, nell'ascolto della sua Parola. E ho sperimentato che la "pienezza" è proprio il rapporto vivo e profondo con Gesù: è questa la parte migliore, l'unica cosa necessaria.
Gesù però non mi ha lasciata senza far niente; ha preso sul serio quel mio desiderio di offrire la vita per gli altri, ed Egli stesso me ne ha indicato il modo, chiamandomi a vivere in questa Casa di Preghiera. E' un modo diverso da come l'avevo immaginato io, ma certamente nessuno sa meglio del Signore Lui cosa porta più frutto per il suo Regno!
90.
Già da un paio di mattine, al momento dell'alzata, vedevo dalla finestra un uomo che, a quell'ora, stava dirigendosi verso il bosco per andare a raccogliere funghi. Mi stupiva vedere come qualcuno, che avrebbe potuto dormire fin che voleva, si alzava invece così presto. Il mio desiderio di rimanere a letto infatti era grande, ed inoltre diventava causa di malcontento e di lamentela.
Una mattina, però, il vedere quella persona mi fece interrogare: "Ma tu ami Gesù meno di quanto egli ama andare a funghi? Dov'è la tua gioia di alzarti per amore di Gesù?" Mi risvegliai di colpo. In un istante sonno e malavoglia sparirono, lasciando il posto alla gioia di iniziare quella nuova giornata con Gesù e per Gesù.
Anche adesso, ogni mattina quella piccola esperienza mi aiuta a... svegliare il cuore.
Grazie al Padre di Gesù nostro Signore e Fratello.
I fratelli e sorelle della Casa di Preghiera S.Maria Assunta di Tavodo.
Nihil obstat: Mons.Iginio Rogger, Trento, 28.8.92
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- Einleitung
- Übriggebliebene Stücke
- AbbÃ
- Befreiungsgebet
- Vater unser - Band 1
- Vater unser - Band 2
- Vater unser - Band 3
- Wie der Tau
- Die Psalmen
- Siebzig mal sieben mal
- Die Hingabe
- Notizen von Vigilius, dem heiligen Bischof von Trient
- Ich gehe zur Messe
- Glaube und Leben
- Du bist mein Sohn
- Er nannte sie Apostel
- Sie fordern Zeichen, sie suchen Weisheit
- Kalender 2008-2011