Restate in città
RESTATE IN CITTÀ
«…finché non siate rivestiti
di potenza dall'alto».
(Lc 24,49)
Introduzione
Ti offro alcuni brevi spunti di riflessione per conoscere lo Spirito Santo. Non basterà certamente conoscerlo, ma conoscendolo ci sarà più facile lasciarlo agire, discernere tra i nostri pensieri e le nostre sensazioni quali sono sue ispirazioni e quali invece suggestioni del mondo, se non addirittura dello spirito maligno. Noi vogliamo infatti seguire soltanto le sollecitazioni che provengono dall’Alto.
Sappiamo poi - e sono gli Apostoli a dircelo - che proprio lo Spirito Santo ci permette di incontrare Gesù come vero Signore della nostra vita, e non solo come uomo eccezionale (1Cor 12,3). E ancora è Lui che ci fa stare davanti a Dio con la confidenza di un bambino verso il suo papà. “Egli grida nei nostri cuori: Abbà, papà”(Rom 8,15).
Con questa certezza nel cuore continuiamo con fiducia il nostro cammino nel mondo, nel quale porteremo, attraverso lo Spirito di Dio presente in noi, il sapore dell’umiltà e della verità, della gioia e della sapienza del Padre.
1. Hai ricevuto lo Spirito Santo?
Quando S.Paolo nel suo terzo viaggio missionario giunge nella grande e ricca città di Efeso cerca anzitutto di incontrare chi già abbia conosciuto Gesù. Trova, infatti, una dozzina di uomini che ne sanno qualcosa. L’apostolo si permette di far loro una domanda: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?” (Atti 19,1 ss)
Molti anni fa una persona ha fatto a me la stessa domanda: hai ricevuto lo Spirito Santo?
Io non sapevo cosa rispondere. Sapevo di essere stato cresimato, sapevo che con la Cresima il Signore dona lo Spirito Santo; ma se io l’avevo ricevuto davvero, non sapevo proprio da che parte cominciare a pensarlo. Credevo addirittura che si potesse solo supporre, ma che non si potesse verificare se l’avevo ricevuto o no, se era ancora in me, se occupava ancora la mia anima.
Quella domanda mi è rimasta dentro come una spina. A quel Tizio che me l’ha posta non ho saputo rispondere; devo rispondere però almeno a me stesso, perché ora quella domanda continua a tornarmi alla mente.
Ho ricevuto io lo Spirito Santo? Quel Tizio mi aveva anche detto: “Quando sei in macchina t’accorgi se essa si muove o se sta ferma, così devi accorgerti se in te c’è il “Vento” di Dio”.
2. Accorgersi
I dodici uomini di Efeso se la cavano in fretta rispondendo alla domanda di Paolo: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo”.
Del Vangelo hanno saputo solo una parte. Paolo allora dubita che essi non siano nemmeno cristiani; scopre infatti che erano stati battezzati soltanto nel battesimo predicato da Giovanni Battista: solo purificazione dai peccati. Il Battesimo cristiano è invece unione vitale con Gesù, accolto come Signore della propria vita, è immersione nel mistero della sua morte e risurrezione, per divenire figli di Dio Padre e membri della Chiesa. Quegli uomini, dopo l’annuncio più chiaro sul Signore Gesù ascoltato dalla bocca di Paolo, si fanno battezzare, e l’apostolo impone loro le mani: gesto che indica l’invocazione e la comunicazione dello Spirito Santo. Difatti lo ricevono, e se n’accorgono subito.
Come? “Parlavano in lingue e profetavano”.
Due segni per loro inconfondibili, segni che escono dalla bocca. Parlare in lingue e profetare: due termini che indicano atteggiamenti interiori, ma che non vengono tenuti nascosti: non aver più paura di far brutta figura a riconoscersi raggiunti da Dio e dichiararsi suoi, a parlare di Gesù come di un amico, e più che amico, vivo e presente.
Da giovane io ero timido, avevo paura di tutti, non avevo mai nulla da dire, ero sempre silenzioso. Un giorno ho cominciato però ad amare Gesù senza vergogna. Qualche tempo dopo un anziano mi disse: “Ma come ti trovo cambiato! Parli senza difficoltà”. Era vero; avevo trovato l’occasione di parlare di Gesù, e lo facevo senza alcuna paura.
Avevo ricevuto Spirito Santo! La sua presenza in me, iniziata con il santo Battesimo e riconfermata con la santa Cresima, cominciava a manifestarsi.
3. Potenza e forza d’amore
Se ascolto anch’io le parole che l’arcangelo Gabriele ha rivolto a Maria, sento che, in risposta alla domanda trasecolata e timorosa della Vergine, dice: “Lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1,35). Maria aveva chiesto: “Com’è possibile?”. Come a dire: che cosa devo fare? Che iniziative devo intraprendere per realizzare quelle promesse di Dio che tu mi prospetti?
E l’angelo risponde: tu non far nulla, non preoccuparti. Tu dì solo il tuo sì a Dio, e poi lo Spirito Santo farà tutto lui. Lui farà di più di quel che potresti fare tu. Se tu facessi qualcosa, nascerebbe solo un uomo, se lasci fare allo Spirito Santo “nascerà il figlio dell’Altissimo, il Santo di Dio”.
Lo Spirito Santo non è un qualcosa di aereo, di impalpabile come un’idea. Egli è davvero potenza e forza d’amore, di quell’amore che dona e genera vita.
Gesù c’è nel mondo perché lo Spirito Santo ha potuto agire nell’anima e nel corpo di una giovane donna silenziosa e timorosa.
Ma chi è questo Spirito Santo, così potente, cosi reale, così concreto? Chi è?
4. Chi è, o cosa fa?
Chi è lo Spirito Santo?
Chi può rispondere a quest’interrogativo? Possiamo interrogare Dio stesso, cioè la sua Parola, offertaci dai vari libri della Bibbia.
Interroghiamo i Santi e, con loro, la Chiesa che, come Corpo di Cristo, è nata dall’azione dello Spirito Santo stesso.
Interrogando la Bibbia troveremo parole di Gesù e dei suoi apostoli, come pure parole di profeti e di altre persone ispirate da Dio.
Interrogando i Santi e la loro Chiesa troveremo risposte che spiegano quelle della Scrittura: le Scritture non danno una risposta diretta alla nostra domanda. Esse non ci dicono una definizione dello Spirito Santo, ma ci dicono più volentieri cosa fa, come agisce in noi, come lo si riconosce presente nella vita personale e nella vita della Chiesa.
Parlare dello Spirito Santo è come parlare della fiamma di una candela. Chi ti vorrebbe dire cos’è la fiamma, svia il discorso, e ti dice invece cosa essa fa, come illumina e come riscalda. Ciò che importa infatti non è sapere com’è fatta la fiamma, ma lasciarsi illuminare e riscaldare da essa.
Per rispondere alla nostra domanda quindi diremo poco. Ci sarà più facile dire che cosa fa e come agisce lo Spirito Santo. Proveremo tuttavia a comprendere almeno il significato dei termini usati, spirito e santo.
5. ‘Spirito’ e ‘santo’
Che cosa significa la parola ‘spirito’? Andiamo a cercarla nel Nuovo Testamento.
Quando gli evangelisti e gli apostoli hanno scritto in greco i Vangeli e le lettere, che termine hanno usato? Essi hanno scritto ‘pneuma’, traducendo così l’espressione che usava anche Gesù quando pregava i Salmi: “Rinnova in me uno spirito saldo” e “il tuo Spirito buono mi guidi in terra piana” (Sal 51,12; 143,10). Gesù diceva in ebraico ‘ruah’.
Sia il termine ebraico che quello greco venivano adoperati per dire respiro, soffio, e anche vento leggero e tonificante come la brezza.
Lo spirito d’un uomo è il soffio interiore dell’uomo, ciò che muove i suoi pensieri, la sua volontà, i suoi ricordi, ciò che muove i suoi occhi e dà il tono alle sue parole: tono dolce o arrabbiato, tono orgoglioso o umile, tono di bontà o di pretesa, di critica e giudizio o di misericordia.
Lo spirito dell’uomo è quel soffio impercettibile che, quando incontri qualcuno, ti dà l’idea di essere da lui amato e accolto oppure rifiutato e odiato. È quel “non so che” che muove l’anima e il corpo a creare un clima, un’atmosfera di accoglienza, o quella irrespirabile di rifiuto.
La parola “santo” vuol rendere l’idea di qualcosa o qualcuno che sta sopra le realtà terrestri, al di fuori della nostra portata. Santo significa che non dipende da ciò che avviene sulla terra, ma ha la sua origine al di fuori, nel cuore di Dio. Ad esempio, io non sono santo se reagisco ad un’offesa arrabbiandomi o impermalosendomi, ma se reagisco invece benedicendo e amando. Se restituisco le offese significa che dipendo da ciò che avviene sulla terra. Se continuo ad amare dipendo dal Padre, che vuol bene ai buoni e ai cattivi!
6. Soffio interiore
Potremmo descrivere lo Spirito di Dio come quel soffio interiore che muove il cuore di Dio. Usiamo espressioni umane. Spero di non fare confusione e di non banalizzare la grandezza e la bellezza del mistero.
Lo Spirito di Dio è il respiro del Padre. Egli è amore. Il Padre ama sempre poiché “Dio è amore” (1 Gv 4,8). Il suo amore è vita quando è rivolto ad un morto o ad uno che ancora non conosce il respiro, è accoglienza, protezione, misericordia quando è rivolto al peccatore.
Lo Spirito di Dio è il Soffio che muove il Padre ad amare per primo. E quest’amore assoluto, facendogli donare vita alla maniera divina, gli fa esprimere, - meglio “generare” -, il Dono d’amore che noi chiamiamo Figlio: anch’egli Dio “Amore”, avvolto e sospinto dallo stesso Soffio.
Lo Spirito di Dio è quindi l’amore del Padre che dà vita al Figlio e lo ama, è l’amore del Figlio che offre se stesso e con amore risponde al Padre obbedendogli, compiendo i suoi desideri.
Spirito di Dio è amore paterno e amore filiale, e poi ancora è amore che unisce il Padre e il Figlio in un unico amore per noi, per gli uomini.
Che cos’è l’amore? Impossibile dirlo. O meglio, lo diciamo narrandone l’agire.
7. Pregarlo!
Mia mamma non si poneva il problema di sapere chi è lo Spirito di Dio, e nemmeno di definirlo, invece semplicemente lo pregava.
Gli diceva: Vieni.
Gli diceva: entra nel cuore dei miei figli e dì loro quel che io non posso dire.
Gli diceva: porta via, Tu che sei il Vento di Dio, le arie di confusione e di incredulità che avvolgono il mondo.
Mia mamma, facendo così, sapeva chi è lo Spirito Santo: Persona divina cui si può parlare, che può ascoltare, che può intervenire nell’intimo dei cuori degli uomini.
Sapeva che lo Spirito di Dio è la potenza di Dio, potenza d’amore, che può arrivare là dove l’uomo con tutte le sue capacità non potrebbe giungere.
Ella sapeva che anche allo Spirito di Dio si può dar gloria come al Padre e al Figlio, cioè gli si può dare spazio e peso nella nostra vita affinché vi possa regnare e in essa si possa esprimere trasformando i sentimenti che gironzolano nel nostro intimo, sostituendo quelli poco rassicuranti e per nulla piacevoli con quelli che possono essere definiti amore, pace e comunione.
8. Paraclito
Uno dei nostri canti ci fa pronunciare una parola strana: Paraclito. Spirito Paraclito.
Che cosa pensi tu quando t’imbatti in questa parola?
È anch’essa un termine della lingua greca. Nessuno si è azzardato a tradurlo in italiano. Per tradurlo ci vorrebbero un’infinità di parole. Meglio imparare il greco.
Paraclito è colui che è chiamato a starmi vicino, ad assistermi. Se sono triste, egli mi consola, se sono accusato mi difende, se sono depresso mi tira su, se sono smemorato mi ricorda, se sono senza parole me le suggerisce, se sono pigro mi esorta, se sono tentato mi risveglia l’amore del Padre, se sono confuso mi schiarisce le idee, se ho pensieri impuri mi lava il cervello, se sono distratto e sbadato mi rende attento, se sono impigliato dalle cose materiali che passano mi ricorda la vita eterna, se mi dimentico di Dio mi dà uno scossone, se sono malato mi fa pronunciare il mio “eccomi, mi offro a te, Padre”, se sono vicino a chi soffre mi dà un cuore compassionevole e generoso.
Dovrei continuare ancora.
Fallo tu. Io ho capito “quasi abbastanza” che lo Spirito di Dio è necessario, indispensabile, continuamente.
Come mia mamma anch’io perciò gli dico: vieni!
9. Spirito di verità
Quando Gesù parlava dello Spirito Santo ai suoi discepoli - e lo ha fatto varie volte - lo chiamava anche “Spirito di verità” (Gv 15,26).
Ho cercato di capire cosa intendesse dire Gesù con quest’espressione: Spirito di verità.
A Pilato, che chiedeva cos’è la verità, egli ha risposto col silenzio: un silenzio che comunicava più di molte parole (Gv 18,38).
La verità era lui, proprio lui, Gesù, mentre si offriva, innocente, per i peccatori e portava su di sé il peccato del mondo, mentre cioè amava con l’amore più grande.
Perché egli aveva detto ai suoi discepoli: “Io sono la verità” (Gv 14,6)?
Gesù sapeva che nella sua vita vissuta senza alcuna diffidenza né disobbedienza verso il Padre si esprimeva in pienezza l’amore di Dio. La sua vita manifestava quella realtà nascosta che nessuno aveva ancora mai visto, mai contemplato: il volto vero del Padre misericordioso.
Gli uomini che vogliono conoscere la vera realtà e i pensieri più profondi che guidano l’universo e la storia e le vicende di ognuno e il loro significato più autentico devono guardare a Gesù mentre porta su di sé il peccato del mondo: Egli è la verità. Egli mostra a noi il Volto di Dio.
Lo Spirito Santo è Spirito di verità. Quando egli viene in noi trasformandoci, la nostra vita diviene verità, cioè manifestazione dell’amore del Padre, luce su colui che nessuno ha mai visto, rivelazione del vero volto di Dio.
Lo Spirito di verità, quando lo accolgo, mi rende un po’ come Gesù, uguale al Padre. Allora chi incontrerà me incontrerà qualcosa della luce di Dio, chi mi vedrà sarà illuminato e riceverà un po’ della forza d’amare che viene dall’Alto.
10. Vi insegnerà
“Egli vi insegnerà ogni cosa” (Gv 14,26).
Gesù sta parlando durante l’ultima Cena e sta rispondendo ad una domanda di Giuda Taddeo.
Egli parla di un Maestro che continuerà ad ammaestrare i suoi discepoli dopo la propria morte. I discepoli dovranno rimanere sempre discepoli, sempre attenti ad imparare: ci sarà lo Spirito Santo che insegnerà. Non dovranno aver paura né della propria ignoranza né della propria dimenticanza: lo Spirito Santo insegnerà e ricorderà tutto ciò che lui, Gesù, ha detto.
È una promessa formidabile, senza limiti di tempo.
A formare la Chiesa lungo i secoli ci sono solo uomini, solo peccatori, solo persone fragili e persino smemorate. Ma la Chiesa non è dimenticata da Dio, anzi, è assistita dal suo Spirito che suscita intelligenza e memoria. Memoria per ricordare al momento adatto ciò che Gesù ha detto, intelligenza per comprendere il suo insegnamento e applicarlo alle svariate situazioni, anche nuove, in cui gli uomini verranno a trovarsi.
Questa memoria e intelligenza le vediamo davvero all’opera lungo i secoli: lo Spirito Santo ha suscitato da chi men ci s’aspettava persone che hanno illuminato e guidato la Chiesa e la storia nell’ubbidienza a Dio e nella cura dei poveri.
Posso pensare al soldato Martino, al settario Agostino, al prigioniero Francesco d’Assisi, alla piccola ventiseiesima figlia di Messer Benincasa, Caterina da Siena, al violento Camillo de’ Lellis, all’ignorante Giovanni M. Vianney, al ragazzo Giovanni Bosco, alla poverissima e malaticcia Bernadette Soubirous.
Lo Spirito Santo ha insegnato la vera sapienza.
11. Lo Spirito dà origine alla Chiesa.
Alla morte di Gesù cos’è rimasto? Una dozzina di uomini paurosi, capaci solo di chiudersi in casa, nonostante avessero visto e toccato il loro Maestro risorto.
Da dove nasce allora la Chiesa? Gli uomini non sanno realizzare nulla di divino.
È intervenuto lo Spirito Santo, che s’è fatto vedere e sentire con rumore e fuoco, è venuto e ha sostituito - si può dirlo? - lo spirito pauroso e ripiegato su di sé di quel manipolo di uomini.
È lo Spirito Santo che, entrato in quei cuori, ha fatto sì che la Chiesa venisse partorita, data alla luce, perché tutto il mondo ne potesse godere.
Lo Spirito Santo ha fatto uscire i Dodici e li ha spinti in tutte le direzioni della terra; ha fatto loro aprir bocca per donare al mondo quei fatti che hanno portato Dio sulla terra, in mezzo agli uomini, l’Incarnazione, la gloriosa Passione e Morte di Gesù e la sua Risurrezione (Atti 2,4ss).
Lo Spirito Santo non è sparito dalla circolazione.
Egli è il vero protagonista nella storia della Chiesa. Egli continua a farla nascere, a farla crescere, a guidarla, illuminarla, addirittura a santificarla.
Oggi lo Spirito Santo ha la stessa forza di allora. Non mi perdo d’animo.
12. Lingue e rombo
“Lingue come di fuoco e rombo improvviso” (Atti 2,2).
Ce n’è per gli occhi e per gli orecchi. Segni che scuotono, svegliano, meravigliano e lasciano una grande curiosità.
Che significa tutto ciò? Cosa succede? Capitano ancora cose del genere?
Dio ha abbastanza fantasia e sapienza da non ripetersi, eppure continua ad intervenire.
Oggi sono altri i segni che scuotono, svegliano, meravigliano e interrogano. I primi segni però restano importanti per riuscire a comprendere anche i successivi interventi.
“Rombo improvviso”: l’ingresso dello Spirito Santo non è nascosto o senza conseguenze. Tutti si accorgono dei cambiamenti che sopravvengono, non come provocati o prodotti dall’azione dell’uomo, ma dalla Presenza di un Dio che ama gli uomini.
“Lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro”: quelli che amano Gesù dopo la sconfitta della sua morte e non se ne vergognano, o smettono di vergognarsene, sono segnati. Essi portano una luce sopra di sé, una luce che serve anche ad altri. È una luce che uscirà dalle loro parole, dalla loro lingua, che non è ormai più lingua d’uomo, ma lingua che viene dall’alto e pronuncia e fa risuonare la Parola di Dio, l’amore di Dio, il suo perdono, racchiusi nel nome di Gesù, quel Nome di cui Pietro dirà subito: “in nessun altro c’è salvezza” (1Pt 4,12).
Le lingue come di fuoco continuano a segnare gli apostoli nella Chiesa meravigliosa di Dio.
13. Ricevete lo Spirito Santo!
Gli Apostoli su cui cinquanta giorni dopo la Pasqua si posano le lingue di fuoco sono gli stessi su cui Gesù, nel giorno della sua Risurrezione, aveva alitato e aveva detto: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22).
Quante volte lo deve dare Gesù? Non basta una volta? Chi l’ha già ricevuto lo deve ricevere ancora?
Lo Spirito non è come un portachiavi che uno può appendersi alla cintura o affondare in tasca e tenere sempre con sé.
Lo Spirito è come il vento (Gv 3,8): è continuo movimento. O lo ricevi continuamente sempre di nuovo, oppure gli rimani estraneo. Dalla tua finestra aperta lasci entrare il vento nella tua stanza: esso non vi rimane quando la richiudi.
Lo Spirito Santo entra in te quando il tuo cuore è aperto alla confidenza e alla fiducia verso il Padre, all’amore e obbedienza verso Gesù, all’accoglienza e ascolto dei fratelli.
Non appena però ti ripieghi o per congratularti con te stesso, o per rimpiangere ciò che ti manca, o per desiderare d’essere diverso, o per lamentarti, o addirittura per condannare gli altri, è come se tu chiudessi la finestra: ti ritrovi senza Spirito Santo, immerso nel tuo orgoglio o nella compiacenza di te stesso oppure nella depressione e nello scoraggiamento.
Lo Spirito Santo va ricevuto con-ti-nua-men-te. Ed è necessario quindi continuare a rimanere alla presenza di Gesù, perché egli lo possa alitare su di noi. Preziose per questo sono le ore che trascorri, anche in silenzio, davanti al Tabernacolo o davanti ad un Crocefisso.
14. Ricevete!
“Ricevete lo Spirito Santo”. Queste parole di Gesù accompagnano il suo soffio su quegli undici uomini che non sanno ancora se gioire o se essere increduli. Essi non sanno ancora se Gesù li vuol rimproverare o se li sta perdonando del loro improvviso abbandono seguito al bacio di Giuda.
Gesù non rimprovera: Egli vuol donare loro ciò che essi ancora non hanno.
La loro fuga ha dimostrato che essi non hanno Spirito Santo: essi si lasciano ancora influenzare dalla paura, non sanno ancora perseverare nell’amore né offrirsi a sopportare il disprezzo dei grandi o la persecuzione del mondo.
Gesù vuol dar loro ciò che non hanno.
“Ricevete...”: è come dicesse: ora io vi porgo un Dono; c’è Qualcuno che potete accogliere in voi stessi ed io ve lo offro. Dalla mia bocca, insieme alle mie parole, esce incontro a voi Colui che vi fa veri discepoli, capaci di resistere come ho resistito io alla derisione e alla persecuzione.
“Ricevete...”. Questa parola è anche un comando: apritevi, allargate il cuore, fate posto in voi allo Spirito che io vi do.
La mano che porge il Dono deve incontrare la mano che lo riceve. Lo Spirito Santo è un Dono, ma tu, per riceverlo, presenta la tua mano vuota e il tuo cuore libero!
15. Rimettere i peccati
Quando nel giorno di Pasqua Gesù dona lo Spirito Santo ai suoi non si limita a offrire. Egli da’ contemporaneamente un compito, una missione molto importante e impegnativa: “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi” (Gv 20,23).
Lo Spirito Santo è dato direttamente in riferimento al perdono.
Lo Spirito Santo vuole diffondere nel mondo il perdono di Dio per bocca degli apostoli, che dovranno discernere se gli uomini sono in grado o meno di riceverlo. Coloro che avranno verso Gesù un rapporto d’amore, come il ladrone sulla croce, anche se saranno stati dei delinquenti, potranno ricevere la parola che li accoglie nella beatitudine eterna, nella gioia del Padre.
Coloro che avranno un rapporto d’amore verso Gesù con l’umiltà di accogliere la sua Parola dalla sua Chiesa, potranno udire coi loro propri orecchi la voce che li chiama figli di Dio: saranno perdonati.
Lo Spirito Santo dà agli apostoli, e a coloro che essi si associano come collaboratori (i presbiteri), la grazia di discernere il pentimento e l’amore per Gesù dei peccatori, e di pronunciare quindi la parola che perdona.
Questa parola è necessaria per ciascuno di noi: siamo tutti bisognosi di ricevere misericordia e perdono.
È gioia di Dio poterci perdonare: è il modo con cui Egli ci trasmette la profondità del suo amore.
L’umiltà con cui ci riconosciamo peccatori e chiediamo perdono ci rende poi invulnerabili al nostro nemico, il diavolo, che è capace solo d’essere superbo. Grazie allo Spirito Santo possiamo conoscere la gioia del perdono e, quindi, della piena comunione con Dio e con gli uomini.
16. Acqua zampillante
Gesù ha parlato di un’acqua viva, acqua zampillante (Gv 14,14; 7,38).
Per noi, che viviamo in mezzo a montagne, ricche di boschi e di sorgenti, non fa grande emozione il ricordo dell’acqua che scorre fresca e gorgogliante. Ma per persone abituate ad attingere a cisterne o a pozzi, dove l’acqua ristagna a lungo, il ricordo dell’acqua zampillante risveglia un desiderio di vita e di gioia davvero grandi.
Ebbene, l’acqua desiderata è lo Spirito Santo: così si è espresso il Signore.
E la fonte dov’è? È il suo stesso seno, l’intimo di lui, Figlio di Dio, e l’intimo di coloro che credono in lui.
Chi desidera freschezza di vita, chi desidera le gioie più pure e durevoli, chi vuole la pace interiore - e chi non vuole tutto ciò? - può andare alla sorgente, quella che dona lo Spirito di Dio.
Per questo anch’io desidero star sempre vicino a Gesù, e godo della presenza di coloro che lo amano. Anche se essi non lo sanno, o se non ci pensano, io ricevo dal loro intimo ciò che mi disseta, ciò che mi fa godere di ogni momento come di un pezzo d’eternità: ricevo lo Spirito Consolatore!
17. Colomba
Gli evangelisti ci ricordano che lo Spirito Santo è sceso su Gesù in forma corporea, come di colomba (Lc 4,22).
Perché mai lo Spirito di Dio si è voluto far notare in quella forma sopra le acque del Giordano?
Presentandosi a quel modo, come colomba che scende su Gesù, lo Spirito vuol evocare alle nostre menti alcune pagine bibliche.
È lui che, aleggiando sulle acque, ha messo ordine alla creazione (Gen 1,2). Ora egli si muove verso Gesù, che esce dal Giordano: in tal modo ce lo indica come l’uomo vero, l’uomo che realizza pienamente il progetto che il Padre aveva nel creare l’uomo. Noi quel progetto lo abbiamo rovinato col peccato. Se vuoi vedere l’uomo, come dovrebbe essere secondo i progetti del Padre, guarda Gesù.
La colomba è tornata a Noè annunciandogli, col ramoscello d’olivo, che sulla terra si può vivere, che c’è ancora la benedizione di Dio (Gen 8,11). Lo Spirito Santo ci indica Gesù come il luogo dove gli uomini trovano vera vita. E infatti noi stessi ci accorgiamo che nelle famiglie dove lui è assente, è assente pure ogni comunione, manca la gioia, manca la vita, e così nei paesi e nelle nazioni. Lo Spirito Santo, a chi cerca una terra dove regni la vita, indica Gesù.
La colomba è stata usata dai profeti e dai poeti come immagine per rappresentare il popolo d’Israele, popolo che risplende di bellezza quando è fedele a Dio (Sal 68,14). Vero popolo che dà gloria a Dio è quello iniziato da Gesù, la sua Chiesa, popolo di santi.
Lo Spirito Santo come colomba è lo Spirito che tiene il nostro spirito e il nostro desiderio sempre orientati a Gesù!
18. Olio
Qualcuno ha pensato anche all’olio come ad immagine dello Spirito Santo. Infatti è proprio l’olio che viene usato per la consacrazione delle cose e delle persone; e Gesù è chiamato “il Cristo”, cioè l’Unto di Dio, per significare il fatto che è consacrato in Spirito Santo dal Padre (Lc 4,18).
L’olio, oltre ad essere un valido nutrimento, è anche medicina per le ferite e cosmetico che fa brillare il volto.
Olio è lo Spirito Santo, olio che vivifica, risana, fa rifiorire la pace e la gioia. Olio che consacra, e olio che protegge dalla violenza dei raggi del sole e del gelo pungente.
Animati e mossi dallo Spirito Santo non ci tocca la violenza dei modi di pensare e di agire del mondo: né i suoi biasimi né i suoi elogi. Lo Spirito di Dio è la nostra protezione continua.
Lo Spirito Santo, quando entra nella nostra anima, la rende tutta di Dio: sua proprietà e sua manifestazione.
Quando lui viene in noi ci fa desiderare di non appartenere a nessun altro che al Padre, che ci ha dato e continua a donarci la vita. Egli inoltre ci trasforma, cosicché, nei nostri modi di agire e di pensare, assomigliamo davvero a lui.
19. Nube
Gli ebrei condotti da Mosè nel deserto seguivano gli spostamenti di una nube: questa faceva da guida in un cammino altrimenti troppo incerto e insicuro (Es 13,1).
Di giorno la nube dava ombra con la sua oscurità, di notte si faceva notare per il suo bagliore infocato. Come quella nube agisce lo Spirito Santo. Egli è Presenza di Dio che conduce il popolo nel suo cammino di obbedienza, cammino che si concluderà raggiungendo le Promesse già pronunciate.
Lo Spirito Santo agisce mettendoci davanti allo sguardo una “nube”: qualcosa di oscuro durante il giorno, che diventa luce non appena scende la notte. Sono le guide del Popolo.
Carismi dello Spirito Santo sono i ministeri di coloro che ci guidano: essi stessi sono poveri peccatori, oscuri come la nube di giorno; della loro presenza non attraente però si serve il Signore per orientare e guidare a sé tutti coloro che vogliono appartenere al suo popolo. Quando questo popolo cade nelle tenebre e non vede null’altro, allora i ministri peccatori del Dio di misericordia divengono fari di sicurezza e di speranza.
20. Terremoto
S. Luca ci racconta (Atti 4,31) la preghiera di ringraziamento di Pietro elevata insieme alla comunità di Gerusalemme dopo la liberazione sua e di Giovanni dal carcere. Egli annota che, concludendo la preghiera “il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la Parola con franchezza”.
La venuta dello Spirito Santo è accompagnata o segnalata dal terremoto: non è un terremoto che impaurisce o che fa fuggire. È solo un segno che evidenzia l’avvenuto cambiamento. La Chiesa è radunata, trepidante per la sorte dei suoi apostoli, impaurita per il pericolo che la sovrasta. Lo Spirito di Dio infonde nuovo coraggio: tutti annunziavano la Parola di Dio con franchezza.
Mentre normalmente, in caso di pericolo, stiamo volentieri in casa, luogo protetto e caro, il terremoto invece fa uscire di casa chiunque, così lo Spirito Santo fa uscire da se stesso l’uomo che lo riceve, lo rende coraggioso, maturo nella fede, libero da paure e da turbamenti, libero dai giudizi e dalle critiche di coloro che rifiutano il Signore.
L’uomo che riceve lo Spirito Santo non è più chiuso in sé; non avendo più timore della morte egli non ha più paura nemmeno di manifestarsi come amico di colui che è stato crocifisso. La fede nella risurrezione, che lo Spirito suscita in lui, lo libera da ogni condizionamento che prima lo teneva schiavo, legato, incapace di pronunciare parole di fede o di fare passi che manifestano la fede.
Lo Spirito Santo è come un terremoto che cambia le nostre normali reazioni.
21. L’insegnamento e la memoria
Parlando ai discepoli durante la sua ultima Cena pasquale, Gesù li stupisce e li addolora: accenna, infatti, alla propria morte imminente. Egli non vuole farsi compatire, vuole piuttosto rassicurare i suoi che non resteranno soli, come orfani, incapaci di continuare la loro nuova vita.
Promette che verrà in loro soccorso il Paraclito, lo Spirito Santo, che dall’interno dei loro cuori li illuminerà e li guiderà. Gesù lo chiama loro Maestro, perché insegnerà ogni cosa, insegnerà la vera comprensione delle parole del Salvatore, insegnerà la “verità tutta intera” (Gv 16,12), darà cioè il discernimento per scorgere l’amore di Dio negli eventi della vita e la luce per riconoscere il da farsi in modo che il suo amore rimanga operante nella Chiesa, a favore della pace e della pienezza di vita di ogni suo membro.
Il Paraclito ricorderà pure, al momento giusto, ciò che Gesù ha detto ai suoi. Gesù garantisce ai suoi l’insegnamento e la memoria, necessari per la Chiesa di tutti i tempi, donando lo Spirito che viene dal Padre.
È una grazia grande per noi avere la certezza che la Chiesa è stata, è e sarà illuminata dallo Spirito Santo, e perciò vero sicuro e infallibile strumento dell’amore veritiero e misericordioso del Padre!
22. Dimenticarsi di sé
A più riprese Gesù, durante l’ultima Cena, parla dello Spirito Santo. Egli vuole farlo conoscere ai suoi, perché sarà in loro, vera guida interiore per tutte le circostanze. Egli verrà quando Gesù stesso se ne sarà andato. “Quando me ne sarò andato ve lo manderò” (Gv 16,7).
Ci sembra strana questa Parola del Signore. La dobbiamo però comprendere. Fintanto che Gesù è presente in carne ed ossa, egli attira lo sguardo e l’attenzione dei suoi amici, ed essi godono, sono contenti e gratificati da questa sua presenza e vicinanza fisica. Essi sono attenti a non perderlo di vista, sono attenti a sentirlo, a vivere sotto il suo sguardo: sono sì attenti a lui, ma per se stessi, per un proprio compiacimento. Lo Spirito Santo invece è spirito di amore puro, di puro dono di sé, è spirito che non ci fa pensare a noi stessi, ma ci butta ad amare gli altri per essere obbedienti a Gesù.
Gesù “deve” perciò “andarsene”.
I discepoli devono rimanere senza la visione di lui, senza la percezione della sua presenza, così potranno dimenticarsi di sé e donarsi, portati dal soffio dello Spirito.
Gesù sarà non lontano, anzi, sarà dentro di loro, ed essi membra del suo Corpo, sua stessa presenza nel mondo.
Quando i discepoli non pensano più a se stessi, nemmeno per godere di Gesù, allora lo Spirito Santo li avvolge e li compenetra tanto da renderli quasi, o senza quasi, parte del Corpo di Cristo.
Vieni, Spirito Santo! Non cerco più di sentire Gesù, ma voglio essere - per tuo intervento - sua presenza in questo mondo.
23. Il mondo non crede
Lo Spirito Santo “convince il mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio” (Gv 16,8-11).
Quest’iniziativa dello Spirito Santo di Dio è quell’azione interiore che mira a difenderci dalle seduzioni e tensioni menzognere del Maligno. Questi, direbbe S.Pietro, è come leone che si aggira ruggendo e cercando di strapparci dalle mani del Padre (1Pt 5,8).
Lo Spirito Santo convince, ci rende cioè coscienti e sicuri che il mondo è nel peccato. Il mondo ci presenta molti valori e molte onestà, molte cose belle e buone, molte cose positive e religiosità ragionevoli e convincenti. Il mondo però non crede in Gesù, non sa che farsene della sua morte in croce né della sua risurrezione, non si rivolge a lui per conoscere Dio e nemmeno per amarlo.
Questo mondo è fuori strada, fuori dell’unica Via che conduce ad incontrare Dio come Padre, amante degli uomini. Non per i valori, ma per l’assenza del Figlio di Dio il mondo non è affidabile.
Quelle persone intelligenti e istruite, capaci e famose, che vivono senza fede in Gesù, non sono affidabili per la mia vita: se seguissi i loro modi di pensare e di fare sarei ingannato.
È lo Spirito Santo che mi convince di ciò, che mi rende vigilante e attento e capace di discernere: di scoprire chi mi porta lontano da Dio e chi mi guida a lui come ad un Papà buono e sicuro.
24. La vera giustizia
Gesù ha continuato la frase dicendo che lo Spirito Santo ci illumina “riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più”. Suona piuttosto misteriosa per noi quest’affermazione, ma non è impossibile comprenderne il significato principale.
Gesù era stato accusato di essere indemoniato e bestemmiatore, nemico di Dio, proprio quando parlava di lui come di suo Padre.
Lo Spirito Santo ci apre gli occhi perché vediamo invece che Gesù è il Giusto, colui che compie pienamente la Volontà di Dio. Egli la compie tanto fedelmente da essere accolto dal Padre nella sua Gloria.
“Non mi vedrete più” significa appunto che il Padre non lo rifiuta, non lo rimanda indietro, ma lo accoglie e lo ‘nasconde’ nel suo ‘seno’. Illuminati dallo Spirito Santo noi possiamo così vincere le varie seduzioni del mondo che ci vorrebbero attirare ad una ‘giustizia’ appunto mondana, senza la misericordia e senza l’amore tipici della giustizia divina.
La giustizia vera, quella che ci rende ‘giusti’ agli occhi del Padre, è quell’amore che si dona senza cercare nulla per sé, quell’amore che soffre per le sofferenze altrui, quell’amore che prende su di sé il peso dell’altro, anche del suo peccato.
Proprio così ha fatto Gesù, e per questo Egli è il Giusto che non può esser giudicato da nessuno, e da cui noi tutti dobbiamo imparare.
Lo Spirito Santo ci apre il cuore a riconoscere la vera giustizia.
25. Dio ha condannato solo il Principe
di questo mondo
Lo Spirito Santo ci dà i veri criteri per giudicare secondo Dio, poiché “il principe di questo mondo (cioè il diavolo) è stato giudicato”. Gesù vuole che i suoi siano sempre illuminati e ispirati soltanto dallo Spirito di Dio, che è il Dio della misericordia e del perdono, che ama i peccatori e li vuol portare a salvezza. Egli non si diverte a castigare, non vuole che il peccatore muoia, ma che si converta e viva (Ez 33,11).
I cristiani, che si trovano in un mondo a loro sempre ostile, sono tentati, come tutti gli uomini, di condannare e di accusare le persone che causano loro sofferenza e quelle che rovinano l’armonia dei popoli e del creato con la violenza, con l’egoismo, con l’avarizia e la cupidigia.
Lo Spirito Santo ci illumina perché abbiamo sempre presente che Dio vuol salvare il peccatore dal Maligno: questi è l’unico colpevole che rende gli uomini strumento della sua malvagità.
Dio ha condannato solo il Serpente, ha giudicato “Satana”, “l’accusatore dei fratelli”, il vero colpevole di ogni divisione e di ogni sofferenza (Gen 3,14; Ap 12,10).
Il cristiano sarà capace quindi di amare tutti, anche i nemici, e di pregare per loro e desiderare che siano liberati dagli artigli del Leone, che li ha già resi suoi schiavi.
Il cristiano, illuminato dallo Spirito Santo, non condanna nessun uomo. Egli prega invece per tutti, per tutti dice al Padre: “Liberaci dal Maligno” (Mt 6,13).
26. Guardando Gesù
vediamo lo Spirito Santo
Quando Gesù è tornato a Nazaret dopo i primi segni miracolosi compiuti a Cafarnao, è intervenuto alla liturgia sinagogale del sabato.
Là egli si è fatto conoscere ai suoi paesani. Essi già lo riconobbero, ma solo superficialmente: era il figlio del carpentiere di cui avevano presente tutta la parentela. Nessuno però sapeva quale fosse il suo rapporto con Dio: nessuno cioè conosceva davvero Gesù.
Quando non conosco in quale rapporto uno si trova con Dio Padre, non so nulla di quella persona e non so fino a qual punto posso fidarmi di lei.
Gesù non vuole rimanere sconosciuto. Per farsi conoscere pronuncia le parole del profeta Isaia (che si erano attuate qualche tempo prima sulle rive del fiume Giordano): “Lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare il Vangelo ai poveri, per proclamare ai prigionieri la liberazione…” (Lc 4,18).
Gesù porta su di sé lo Spirito del Signore, e ne è consapevole.
Amando Gesù noi amiamo pure lo Spirito Santo, guardando a Gesù noi vediamo lo Spirito Santo, la sua azione, il frutto della sua presenza nella vita dell’uomo. Tutto quello che Gesù fa è dono e riflesso dello Spirito di Dio: la sua vita diventa amore di Dio per gli uomini, per tutti gli uomini che soffrono a causa del nemico dell’umanità.
27. Frutto dello Spirito Santo è la Chiesa
Frutto dello Spirito Santo è la vita di Gesù: per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio è nato dalla Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo egli ha proclamato la buona notizia dell’amore del Padre con le parole e con le opere, per opera dello Spirito Santo egli ha iniziato la Chiesa.
Lo Spirito Santo ha trasformato i discepoli di Gesù, li ha resi testimoni della sua croce e risurrezione, e strumento della misericordia e fedeltà di Dio verso tutti gli uomini.
Frutto dello Spirito Santo è la vita della Chiesa e la sua esistenza lungo i secoli come luogo dove gli uomini trovano sempre a disposizione il perdono di Dio e la sua grazia, il pane nuovo, nutrimento per la loro consolazione e per la loro fraternità, il vino della gioia pura, semplice e duratura.
Frutto dello Spirito Santo è la trasformazione dei singoli credenti, che da peccatori diventano amici di Dio, da violenti e vendicatori divengono colmi di tenerezza, da impuri e infedeli si cambiano in donatori di attenzione e di amore ai piccoli e ai sofferenti, da avari e avidi si trasformano in gioiosi e liberi amici dei poveri.
Frutto dello Spirito Santo è la grazia che trabocca santità e coraggio dall’assemblea celeste dei fratelli e delle sorelle che, nella perseveranza, hanno salvato le proprie anime e cantano la misericordia eterna di Dio.
28. Frutto dello Spirito: amore e gioia
Frutto dello Spirito Santo è un lungo elenco di colori diversi della stessa bellezza delle anime dei credenti. “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).
È S.Paolo che inizia così la descrizione dei benefici della presenza dello Spirito di Dio nel cuore dell’uomo e nella comunità dei credenti.
Dove c’è lo Spirito Santo c’è amore, quell’amore vero - uguale all’amore che Dio nutre per noi - che non diventa mai egoistico. Noi conosciamo infatti un amore, tra parenti e tra amici, che dopo un po’ di fatica pretende contraccambio, pretende cambiamenti, pretende riconoscenza.
L’amore che lo Spirito di Dio produce in noi non pretende nulla: si offre e continua ad offrirsi, appagato dal suo stesso esistere come amore divino nel cuore umano.
Dove c’è lo Spirito Santo c’è gioia, quella gioia che non dipende dalle cose che passano, dai beni della terra, dalle consolazioni dell’efficienza. È quella gioia del Figlio di Dio contento del Padre suo, è la gioia del Padre contento dell’obbedienza del Figlio. È la gioia che mi raggiunge quando guardo Gesù e quando mi ricordo che il Padre sa già tutto di me e conosce anche i miei bisogni: una gioia che fa svanire la paura del futuro, una gioia che mi riempie di serenità, resistendo a tutte le prove e a tutte le sofferenze.
29. Pace, pazienza, benevolenza e bontà
Dove c’è lo Spirito di Dio c’è la vera pace. La pace vera non è frutto di accordi e contratti o compromessi tra di noi. Essa è capacità di comunione, è capacità di lasciarsi amare da Dio e dagli uomini, è partecipare i doni sia spirituali che materiali con i fratelli. Vera pace è il condividere Gesù, ricchezza di Dio, con gli altri uomini.
Frutto dello Spirito è la pazienza. Inutili tutti i miei sforzi per sopportare il peso dei difetti e dei peccati di chi mi vive accanto. Devo solo accogliere in me lo Spirito di Dio, e allora riesco a perseverare nell’amore difficile, quando viene provato dalle contrarietà degli uomini o delle cose.
Benevolenza e bontà sono ancora segni della presenza dello Spirito Santo: esso porta nel nostro cuore e nella nostra mente pensieri e atteggiamenti “buoni”, cioè divini.
Con la benevolenza riusciamo ad accostare misericordiosamente il peccatore e ad amarlo portando per lui giustificazioni davanti a Dio, come Gesù, che è riuscito a dire al Padre: “perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34).
E con la bontà doniamo a chiunque - non importa se buono o cattivo - i segni dell’amore del Padre, che “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni” (Mt 5,45).
30. Mitezza, fedeltà e dominio di sé
Quando qualcuno fa l’elogio della mia mitezza mi pare quasi una bestemmia: la mitezza è frutto dello Spirito, che è impegnato a formare in noi l’immagine del Figlio di Dio, di Gesù. Gesù è mite e umile di cuore (Mt 11,29): egli è lo stampo su cui lo Spirito Santo cerca di plasmare anche il mio cuore, i miei pensieri, i miei modi di fare. Lodiamo e benediciamo lo Spirito Santo quando incontriamo una persona mite.
E altrettanto se conosciamo un cristiano fedele. La fedeltà all’amore, la fedeltà agli impegni assunti, la fedeltà ai compiti ricevuti è un riflesso della fedeltà del Figlio, di Gesù. Egli è l’amore di Dio, il segno della fedeltà di Dio al suo giuramento a favore dell’uomo peccatore (2Cor 1,19-20). Non c’è fedeltà né nel matrimonio né nel celibato, né nella paternità né nella maternità fisica o spirituale, né negli impegni sociali e comunitari, se non c’è Spirito Santo. Ai sacerdoti, ai coniugi, ai genitori, ai politici, ai volontari, a chiunque ha un impegno bisogna dire: Ricevi lo Spirito Santo (Gv 20,22). Vuoi essere fedele? Ricevi lo Spirito Santo.
San Paolo ha lasciato ultimo nell’elenco il frutto del dominio di sé: temperanza, custodia degli occhi e del pensiero, custodia della lingua e della gola, purezza sessuale e prevenzione dalle arrabbiature, calma e tranquillità nell’andare in macchina e in qualsiasi lavoro, sono frutto dello Spirito Santo.
Starò con Gesù, starò alla sua presenza perché il soffio con cui egli ha cominciato ad alitare lo Spirito sui suoi nel Cenacolo giunga anche a me.
31. I sette doni
Il Vescovo prega imponendo le mani sui cresimandi. Egli chiede per loro al Padre lo Spirito Santo con i suoi sette doni. I sette doni sono la pienezza dello Spirito di Dio così come il profeta Isaia è stato illuminato a descrivercelo.
Spirito di sapienza, di scienza, di intelletto, di fortezza, di consiglio, di pietà e di timor di Dio (Is 11,2).
Lo Spirito Santo completa la nostra vita, la rende vera immagine del Dio creatore, che ha fatto tutto con amore. Egli ci infonde il vero significato di tutte le cose e di tutti gli avvenimenti, il significato che solo l’amore eterno può comprendere.
Egli ci fa gustare tutto come frutto del suo amore e dà anche alla nostra vita il sapore di pienezza che hanno i suoi doni.
Egli ci rende benedizione per gli altri uomini con la possibilità di consigliarli in vista del cielo,
ci rende forti nelle avversità, capaci di resistere alle correnti di umore e di pensiero che allontanano dal Padre.
Egli ci fa capaci di stare con confidenza e senza paura alla sua presenza, come figli docili, attenti a non contristarlo, desiderosi piuttosto di accrescere la sua gloria tra gli uomini: in mezzo ad essi viviamo senza paura di dichiararci suoi amici e suoi figli.
L’unico timore che ci resta è di non essere sufficientemente capaci di fargli fare bella figura.
32. Carismi e ministeri
Oltre ai doni e ai frutti dello Spirito conosciamo ancora i carismi e i ministeri come sua opera a favore della Chiesa, per la sua edificazione e per il suo buon andamento (Rom 12; 1Cor 12-14).
Carismi sono grazie speciali e capacità d’amore che lo Spirito Santo distribuisce a tutti i singoli fedeli.
S.Paolo conosce carismi di apostolato, di scienza, di insegnamento, di profezia, di guarigione, del parlare in lingue sconosciute e dell’interpretarle, ma soprattutto quello della carità, l’amore stesso di Dio che rende l’uomo santo e divino.
Ministeri sono alcuni carismi di servizio riconosciuti da parte della Chiesa. Il carisma di governo, quelli dell’apostolato e dell’insegnamento e altri, riconosciuti come carismi dall’autorità della Chiesa, possono venire affidati come ministero, servizio stabile alla vita e all’opera di ogni piccola comunità di cristiani o della Chiesa diocesana o della Chiesa universale.
Nella vita del cristiano animato dallo Spirito Santo non c’è più soltanto il proprio io. Egli non è più capace e non vuole più pensare solo a se stesso. Egli vive per la gloria di Dio, di quel Dio che si fa conoscere in Gesù, e perciò diviene “missionario”, portatore nei modi più svariati dell’amore e del Nome del Salvatore a tutti. Egli diviene membro attivo e partecipe della vita della Chiesa, gioioso membro del Corpo di Cristo e operaio attento del Regno di Dio.
Il cristiano che riceve Spirito Santo non si appartiene più: egli diviene strumento della benedizione del Padre per tutti gli uomini.
33. Restate in città
“E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”(Lc 24,49).
Mi ha colpito questa promessa di Gesù per il modo con cui l’ha rivolta ai suoi Dodici: “Ma voi restate in città, finché…”. È come se avesse detto: restate fermi finché non avete ricevuto Spirito Santo. Dove volete andare senza lo Spirito Santo? La vostra vita, senza lo Spirito Santo, non serve a nessuno, non cambia il mondo, non lo converte, non è benedizione divina. Se non ricevete lo Spirito Santo non andate a predicare, non pronunciate il mio nome, non mettetevi nemmeno a consolare o a istruire alcuno. Finché non avete Spirito Santo non potete svolgere dei ruoli all’interno della Chiesa né rappresentarla di fronte al mondo.
Gesù, pur avendo istruito i suoi in pubblico e in privato, pur avendoli incaricati della sua stessa missione, sa che la possono svolgere con frutto solo se anch’essi, come lui, sono rivestiti della luce e della forza dello Spirito Santo.
Per questo ogni missione nella Chiesa primitiva era preceduta dalla preghiera e dal digiuno di tutta la comunità.
Per questo oggi e sempre vengono raccomandati ai cristiani momenti di ritiro, di preghiera prolungata, di vero e proprio deserto, perché è in questi momenti, in cui tutto tace, che lo Spirito Santo trova la via per entrare e trasformare il cuore del discepolo di Gesù e renderlo simile a quello del Maestro.
Ma voi restate in città… Non fate nulla se non sotto l’azione dello Spirito Santo.
Gli apostoli sono rimasti “in città” pregando tutti uniti. E lo Spirito Santo li ha raggiunti nel giorno di Pentecoste.
Noi rimaniamo “in città” ritrovandoci insieme spesso, con ritmo settimanale, a celebrare l’Eucarestia: lo Spirito Santo invocato trasforma il pane e il vino e coloro che se ne nutrono in Corpo e Sangue del Signore.
È questo il momento più prezioso della settimana sia del nuovo popolo di Dio che di ogni suo membro, di colui cioè che vuol essere Figlio di Dio e discepolo di Gesù: il momento in cui viene trasformato dallo Spirito del Signore, che dà luce a tutta la sua esistenza, al suo lavoro, alla sua presenza nel mondo.
Il mio restare in città, in obbedienza a Gesù e nella comunione della Chiesa, dà pienezza di valore e di significato e frutto generoso alla mia presenza nel mondo, perché è il momento in cui la mia vita si riempie dello Spirito Santo.
* * *
Maria, Vergine purissima, sei stata rivestita della Potenza dall’Alto che ha dato vita in te al Figlio di Dio. Ti sei lasciata riempire la tua umiltà della ricchezza e della forza dello Spirito di Dio, che ti ha reso Madre del Figlio dell’Altissimo.
Tu hai aperto la mente ed il cuore a ricevere la luce e l’Amore della Fiamma celeste.
Lo Spirito di Dio agisce in te, da quando hai detto il tuo sì, lo Spirito Santo fa di te una continua benedizione, un dono di grazia, una presenza consolante. Dovunque tu sia, dovunque tu entri, di giorno o di notte, nella mente che veglia o nel sonno di chi dorme, tu sei presenza che porta frutto per il Regno di Dio: perché tu hai accolto lo Spirito Santo, lo hai lasciato agire in te e lo hai atteso di nuovo con i discepoli del tuo Figlio. Ora tu lo porti e la tua Presenza lo diffonde e lo effonde ovunque tu ti fai presente nel ricordo dei semplici, nella preghiera dei poveri, nel gemito dei sofferenti. La tua presenza edifica la Chiesa; e la tua presenza è silenziosa, presenza di Madre.
Sei Madre di Gesù, e perciò anche mia, e anche Dio vuol chiamarti Madre, perché in te rimane e agisce il suo Santo Spirito.
Ti tengo nella mia casa, come il discepolo che con te stava sotto la croce di Gesù.
Ti tengo nella mia casa, perché attraverso di te lo Spirito di Dio effonda la sua luce e il suo calore tutt’attorno, e ne godano piccoli e grandi.
Ti tengo nel mio cuore, perché la tua presenza ricolma di Spirito Santo rende viva la Presenza di Gesù.
Maria, madre Tuttasanta di Dio e dimora dello Spirito Santo, grazie!
Nulla osta: Mons. Iginio Rogger, Trento, 5 settembre 1998
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