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2. Ascoltate!

Marco

Ascoltate!

 

Marco (2,18 – 4,41) Traduzione CEI 1997

Questo è il secondo della serie di sei opuscoli, aiuto alla lettura del Vangelo secondo Marco. Al testo evangelico (traduzione CEI del 1997) viene affiancata una meditazione in forma di preghiera rivolta a Gesù, il Signore risorto che ci rivela se stesso, termine e compimento delle Sacre Scritture, pienezza ed eternità della nostra vita.

Le undici meditazioni potrebbero accompagnarti in un cammino di esercizi spirituali con metodo simile alla Lectio Divina.

Puoi leggere e rileggere adagio il brano del Vangelo, con pace e tranquillità. Una prima lettura della meditazione può aiutarti a fissare l’attenzione sull’una o sull’altra frase del Testo evangelico. Queste frasi le puoi ripetere una ad una molte volte, con calma, al ritmo del tuo respiro. Gli antichi Padri paragonavano questa ripetizione al ruminare degli animali, passaggio necessario al cibo per diventare energia vitale.

La Parola, passando e ripassando dalla nostra mente al nostro cuore, continuamente “rimasticata”, ci allieta e ci nutre con ciò che essa contiene. Essa è piena e pregna d’amore, anzi, di Spirito Santo, quello Spirito che fa risplendere sul tuo volto l’immagine e la gloria del Figlio!

Come la spugna, pregna d’acqua, passando sul tavolo, lo bagna e lo pulisce, così la Parola, passando e ripassando, purifica la nostra mente da ogni pensiero mondano, e riempie il nostro cuore dello Spirito del Dio vivente!

 

 

1. LO SPOSO CON LORO (Mc 2,18-22)

2. SIGNORE ANCHE DEL SABATO (Mc 2,23-28)

3. TENDI LA MANO (Mc 3,1-6)

4. PRONTA UNA BARCA (Mc 3,7-12)

5. SUL MONTE (Mc 3,13-19)

6. SEDUTI ATTORNO A LUI (Mc 3,20-35)

7. ASCOLTATE (Mc 4,1-9)

8. IL SEMINATORE SEMINA LA PAROLA (Mc 4,10-20)

9. SUL CANDELIERE (Mc 4,21-25)

10. CRESCE (Mc 4,26-34)

11. NON AVETE ANCORA FEDE? (Mc 4,35-41) 

 

 

1. LO SPOSO CON LORO (Mc 2,18-22)

 

18 I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”.

19 Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.

20 Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quel giorno digiuneranno.

21 Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo tira sul vecchio e lo strappo diventa peggiore.

22 E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi”.

1.

Signore Gesù, stai vivendo un momento di comunione con i peccatori, seduto al banchetto organizzato da Levi per celebrare la gioia di esser stato chiamato da te. Egli ha visto il tuo amore, come di medico per i malati, e ne partecipa l’esultanza a molti! I farisei hanno interrogato i tuoi discepoli su questo tuo comportamento, criticandoti, e ora rimproverano direttamente te, accusandoti d’essere incapace di insegnare loro a digiunare. Essi sì che digiunano, e digiunano anche i discepoli del tuo Precursore, ormai in prigione. Perché essi si mortificano mentre i tuoi discepoli non praticano questa ascesi?

I farisei vogliono acquistare l’amore di Dio, vogliono assicurarsi con le proprie opere il diritto di entrare nel regno dei cieli! Essi, così facendo, pensano che Dio sia capace di accogliere e amare solo chi ha dei meriti, di distribuire i suoi beni a chi riesce a «pagarlo» con preghiere e digiuni appunto; compiono queste opere di devozione e di mortificazione, sicuri di acquistare la salvezza, obbligando Dio a sentirsi debitore verso di loro.

Giovanni soffre nella prigione di Erode e i suoi discepoli partecipano alla sua tribolazione (1,14) con il digiuno. Con esso si stanno inoltre preparando alla venuta dell’Agnello di Dio! Ma Giovanni non l’aveva forse indicato come già presente? Non hanno udito che egli diceva di essere l’amico dello sposo che esultava di gioia per la sua venuta? E che questi doveva crescere, mentre egli, per volere di Dio, doveva diminuire (3,28-30)?

Nonostante l’insegnamento del loro maestro, i discepoli di Giovanni rimangono ancora in attesa. Tu vuoi che i tuoi discepoli invece siano un segno della tua presenza: essi devono annunciare con la loro gioia che tu non sei solo il Maestro, ma l’amico, anzi, lo Sposo! Qui, ora, ti riveli proprio così, come lo Sposo! Tu sei lo Sposo di cui ha parlato Isaia, il profeta (62,5; 61,10), e poi Osea (2), e quindi ancora tutto il Cantico! Tu sei colui che porta a noi l’amore fedele del Padre, colui che lo rende concreto, visibile, sensibile! Tu sei lo Sposo che riempie di gioia la sposa con il suo amore sicuro e vero, stabile e forte! Tu stai preparando le nozze, anzi, stai cominciando la festa: i tuoi discepoli non possono digiunare. Se essi digiunassero tu non potresti manifestare agli uomini la tua identità, il tuo amore, il compito che hai ricevuto dal Padre.

Gesù, continua a far gioire i tuoi discepoli! Essi, gioiosi e contenti, sono il segno che tu sei l’inviato dal Padre, che sei già venuto e non dobbiamo attendere altri, che la Pienezza della vita è giunta, ci è stata donata!

Tu sei lo Sposo: la sposa deve essere la tua gioia, destinata a diventare una sola carne con te: “Chi mangia la mia carne… dimora in me e io in lui”! Eccomi Gesù, anch'io pronto a gioire con te e per te. Non devo acquistare l'amore di Dio, perché sei tu l'amore che mi è già stato donato; non devo attenderti, perché sei già qui, nè devo soffrire per la privazione di uomini santi, come Giovanni, perché sei tu colui che essi mi hanno indicato.

Solo quando tu sarai “tolto” (Is 53,8), allora digiunerò! Quando il mio peccato mi farà soffrire la tua assenza, allora digiunerò. Quando il peccato del mondo mi farà sentire la tua mancanza, allora digiunerò. Digiunerò per celebrare il tuo rifiuto da parte degli uomini, perché anch'io ne sono partecipe e colpevole. Gesù, abbi pietà di me! Per digiunare e per far festa non guarderò nessun altro, ma solo te. Tu sei la regola della mia vita: sei tu il centro, il perno di ogni interiore movimento, il principio e la fine, l’Alfa e l’Omega di tutto!

Ora, Gesù, ci vuoi far comprendere quale grande novità tu sei per tutto il mondo. Per celebrare le tue nozze è necessario un vestito nuovo ed è necessario il vino della gioia definitiva (Is 25,6), un vino davvero nuovo! La tua venuta è una stoffa grezza ed è un vino nuovo! Chi accoglie te nella propria vita non può introdurre la tua novità in schemi preesistenti, in forme religiose costruite dall'intelligenza o dalla fantasia dell’uomo, in regole o devozioni previste per il tempo della tua attesa! Chi accoglie te diventa tutto nuovo, dentro e fuori, perché tu sei il vestito di cui noi veniamo ricoperti (Rm 13,14; Gal 3,27)! Chi accoglie te è come uno che indossa un vestito nuovo, e il suo vino ha bisogno di recipienti nuovi, capaci di adattarsi ai tuoi desideri!

Tu sei la stoffa grezza con cui può essere confezionato un vestito nuovo sulla misura di chi lo indosserà per le tue nozze, un vestito che ogni giorno deve essere nuovo, perché ogni giorno il tuo amore crea nuove tutte le cose! Tu sei il vino nuovo che deve trovare otri nuovi per essere presentato al tuo banchetto. Tu non puoi essere imprigionato dentro modi di vivere che, pur fondati sull’esperienza o sull’intelligenza o sull’abitudine, sono incapaci di accogliere e di comunicare la tua novità.

Ogni religione vuole esprimere la volontà e la forza dell'uomo di avvicinarsi a Dio, con l’intento di guadagnarsi il suo amore e la sua presenza. Tu invece sei il dono del Padre che ci cerca e ci trova e ci copre del suo amore, prima ancora che noi ci accorgiamo di lui. Tu sei lo Sposo che non è cercato e trovato dalla sposa, ma tu stesso vieni a cercarla per prenderla con te nella tua pienezza di vita!

Gesù, grazie! Grazie che sei venuto, grazie che mi hai amato, grazie che mi accogli per donarmi un vestito nuovo e una gioia nuova! Davvero con te “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove!” (2Cor 5,17).

Grazie, mio Signore Gesù! Gioisco per te, e soffro quando il mio peccato ti nasconde, ma solo per poco, perché la tua misericordia mi raggiunge ancora! Gesù!

 

 

2. SIGNORE ANCHE DEL SABATO (Mc 2,23-28)

23 In giorno di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.

24 I farisei gli dicevano: “Guarda! Perché essi fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”.

25 Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame?

26 Entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai soli sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni”.

27 E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!

28 Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato”.

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2.

Signore Gesù, tu continui a cercare gli uomini per dire loro che sono figli di Dio! Sono passati i sei giorni dell’uomo ed è giunto il Giorno di Dio, il Giorno a lui consacrato perché sia il giorno della libertà e della gioia per tutti. Questo è il Giorno sacro, il tempo che dà significato e bellezza a tutto il tempo, giorno atteso da tutti i giorni, perché pieno della Presenza e dell’amore di Dio, del Padre.

Gli uomini hanno preso sul serio questo Giorno, ma non sono riusciti a conservarlo come tempo di gioia nel servizio di lode a Dio, bensì ne hanno fatto una legge, assolutizzandola. La legge del Sabato è diventata idolo, tanto che questo giorno non è più una gioia, un sollievo, un momento di libertà, ma un peso, tanto è grave la schiavitù di interminabili proibizioni.

Eccoti in mezzo ai campi con i tuoi discepoli.

Grazie, Gesù, che sei intervenuto a difenderli, anzi, a difendere la volontà d’amore del Padre, che gli uomini ignoravano o dimenticavano, e scambiavano con la volontà dell’uomo.

Ecco appunto i farisei che vedono i tuoi discepoli e li giudicano. Questi passano insieme a te tra le messi e colgono le spighe di grano, quelle dei bordi dei campi destinate ai poveri (Dt 23,26; Rut 2,16). I tuoi discepoli sono davvero i poveri che si affidano alla bontà di Dio, i poveri che ricevono tutto dalle mani generose del Padre. I tuoi discepoli sono sempre i poveri di Dio, che provvede loro il cibo, e perciò non si preoccupano per esso, perché egli non smette di amare e di dare la vita.

Oggi è il Giorno sacro a Dio! I farisei giudicano i poveri che mangiano il dono di Dio, tu invece esulti perché il Padre tuo concede e offre loro il suo pane, affinché questo Giorno sia davvero giorno di festa, di gioia e di pace, Giorno di gloria di quel Dio che ama gli uomini come figli!

“Non è lecito”, insistono quei devoti farisei rifacendosi alle leggi dei loro scribi. «È suggerito da Dio», sostieni invece tu, Gesù! E porti l’autorità delle Scritture. Se le Scritture concedono di interpretare la legge a favore dell’uomo, questo è ciò che Dio vuole.

Proprio il santo re Davide, consacrato da Dio, trovandosi affamato con i suoi compagni, mangiò i pani sacri destinati soltanto ai sacerdoti (1Sam 21,2ss)! Ciò che è sacro è di Dio, e Dio, che ama gli uomini, gode di offrire le sue cose ai suoi poveri, provvedendo anche il cibo a coloro che non ne dispongono! Egli provvede il cibo persino ai piccoli del corvo, uccello immondo; quanto più è lieto di affidare le sue cose «sacre», pane o giorno che sia, ai suoi figli bisognosi! Essi devono godere di Dio e delle sue leggi, devono benedirlo, non solo con le parole, ma con tutto il loro essere, perché sperimentano di avere un posto al centro del suo cuore. Al centro del cuore di Dio ci sono i figli degli uomini, ci sono i piccoli e i poveri, non le sue leggi; queste egli le ha date per proteggere piccoli e poveri, umili e sofferenti, dalle angherie degli egoismi e dalle insidie delle bramosie degli orgogliosi. La legge del sabato l’aveva data per proteggere anche gli schiavi e i forestieri dall’avidità dei loro padroni. Tutti dovevano conoscere e riconoscere che il Dio d’Israele è un Dio misericordioso, amante degli uomini, desideroso di essere in comunione con lui!

Davide chiese del pane. E il sacerdote, che conosceva la Legge, ma ancor più l’amore di Dio, gli porse con gioia il Pane sacro, l’unico di cui disponeva!

Gesù, perché hai rammentato questo episodio? Per quel gesto il sommo sacerdote Achimelek, padre di Abiatàr, è stato ucciso dal re Saul (1Sam 22,6ss). Volevi forse alludere a quanto succederà a te, che concedi ai tuoi discepoli di raccogliere e strappare le spighe in questo giorno santo? A te che interpreti la Legge a favore dell’uomo, creatura di Dio?

Tu ora concludi con una parola chiara e ferma: Dio ha dato le sue leggi, anche quelle più sacre, per il nostro bene, cioè per la nostra crescita nell’amore, perché si sviluppi in noi la somiglianza a lui, vero Padre! E noi, che ubbidiamo, a lui dobbiamo ubbidire per crescere nell’amore, per somigliare a lui, Padre di tutti, per godere con lui della sua gioia!

Grazie, Gesù, d’averci ricordato pure che tu hai ogni potere dal Padre anche nel giorno di Sabato. Tu sei davvero il Signore, il Dio con noi. La tua volontà è volontà di Dio, la tua parola è Parola di Dio. Il Sabato è stato fatto per abituarci alla libertà che tu ci hai donato, la libertà dei figli nella casa del proprio Padre! È stato fatto per te, perché tu ti possa manifestare! Sei tu infatti il Figlio dell’uomo, cui è stato dato ogni potere da Dio (Dn 7,13), da quel Dio che ha posto tutto nelle tue mani (Gv 13,3). Il Sabato è stato fatto per rendere gioiosa e continua la nostra attesa della tua venuta: ma ora tu sei con noi, tu, il « Dio con noi »: perciò adesso ogni giorno è «Sabato», ogni giorno è santo, santificato dalla tua Presenza! Con te è giunta la “pienezza del tempo” (Gal 4,4), che sarà segnato dalla tua presenza di risorto per sempre!

Gesù, Signore «di sabato» e Signore “del Sabato”, noi godiamo di te! Ogni giorno, ogni ora e ogni minuto infatti sono santi, sono di Dio, perché sono «pieni» di te!

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3. TENDI LA MANO (Mc 3,1-6)

1 Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata,

2 e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.

3 Egli disse all'uomo che aveva la mano paralizzata: “Alzati, vieni qui in mezzo!”.

4 Poi domandò loro: “E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”.

5 Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all'uomo: “Tendi la mano!”. Egli la tese e la sua mano fu guarita.

6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui, in che modo farlo morire.

 

3.

Signore Gesù, ritorni nella sinagoga. Qui avviene l’incontro dell’uomo con Dio, che gli rivolge la propria Parola sempre creatrice e che ascolta la sua lode e la sua preghiera. Qui avviene pure l’incontro dell’uomo con gli uomini alla luce della presenza di Dio. Qui essi imparano a conoscerlo, a cogliere i segni della sua presenza e del suo amore, a convertirsi ai suoi pensieri. Qui Dio ha l’occasione di manifestarsi rivelando la sua misericordia per l’uomo, che è sempre bisognoso, fin da quando s’è accorto di essere nudo. Da allora infatti ogni uomo è privo di libertà e di gioia, fintanto che non viene raggiunto dalla Parola che gli manifesta ancora l’amore del Padre e lo fa rivivere come figlio.

Tu, Gesù, hai già rivolto la parola all’uomo posseduto da spirito immondo e a quello paralizzato nel corpo e triste per i suoi peccati, ed essi si sono rialzati con la forza e la gioia di una vita nuova. Ora, qui, proprio nella sinagoga, è presente un uomo con la mano rattrappita. Egli non può usare quella mano nè per salutare, nè per accarezzare, nè per lavorare: non può comunicare con essa i segni e i doni dell’amore, nè compierne le opere. Perché quell’uomo è così menomato? È Dio che non ha voluto per lui la pienezza?

Ma oggi è Sabato, proprio il giorno in cui Dio completa la vita dell’uomo col dono della sua comunione! Oggi è il giorno della gioia di tutta la creazione per la vita dell’uomo, oggi è il giorno della libertà, giorno di festa! Questo giorno è il primo dono dato da Dio all’uomo, perché possa godere, nella libertà da ogni impegno, la comunione con lui! Purtroppo molti lo hanno dimenticato. Tu hai il compito di rivelare la bellezza e la bontà del cuore del Padre: per questo sei venuto. E lo fai conoscere non come fosse un estraneo, lontano, - allora non lo si conoscerebbe - ma come è veramente, Padre per te e Padre per noi! In tal modo manifesti ancora te stesso come il suo Figlio, il Messia!

Tu ti accorgi certamente dell’atmosfera ostile che ti circonda. Nella sinagoga ci sono persone - quelle che contano - già decise a farti morire. Essi non hanno voluto vedere l’amore di Dio nelle guarigioni compiute dalla tua parola. Ti stanno spiando. Forse hanno fatto venire apposta quell’uomo promettendogli la guarigione da parte tua! Essi si ritengono custodi della legge, e non custodi dei tuoi figli e loro fratelli! Non hanno compreso che la legge è donata da Dio per custodire la libertà dell’uomo e favorire la sua crescita come figlio, fino alla piena confidenza con lui, fino che egli diventi capace di compiere le opere dell’amore!

Sembra che essi adorino la Legge e non Dio: non ascoltano più lui, perché osservare una legge è più comodo, non richiede di impegnare amore! La legge li ha fatti padroni, sicuri di sè e giudici degli altri. Non ascoltano più Dio, e difatti, invece di collaborare con lui nel dare la vita, hanno già deciso di toglierla a te. Tu non badi a queste cattiverie, anzi, li vuoi aiutare ad iniziare una conversione. Chiami l’uomo impedito alla mano perché “risorga”. Lo poni al centro della sinagoga, e al centro della loro attenzione. Egli è già al centro delle attenzioni del Padre, come tutti i poveri e i bisognosi, come gli orfani e le vedove, di cui egli si è fatto difensore. Tu non vuoi guarire soltanto lui. Hai posto in mezzo l’infermità fisica dell’uomo, ma così poni nel mezzo anche l’infermità spirituale di coloro che ti stanno osservando con malvagità. Ora il loro cuore indurito e il loro rifiuto ad osservare e imitare l’amore e la misericordia di Dio stanno là in mezzo, e sono molto più pesanti e più pericolosi di quella mano paralizzata. Essa non può far del male a nessuno, mentre l’indurimento del cuore diventa capace di uccidere quella vita che Dio ha dato e di cui egli gode proprio nel giorno di sabato!

La domanda che tu fai risuonare nel silenzio della sinagoga mette in luce la tua intenzione e il loro progetto. Tu vuoi collaborare con l’amore di Dio a dare vita, essi collaborano con il nemico di Dio a togliere la vita. Adorando la legge al posto di Dio essi sono diventati idolatri, e l’idolatria è nemica dell’uomo, soprattutto dell’uomo di Dio.

La tua domanda non ha bisogno di risposta. In giorno di sabato si può fare il bene e si può salvare una vita, perché di queste azioni Dio si compiace! Il giorno di Sabato è il giorno della sua gioia, e l’uomo che compie il bene aumenta la gioia di Dio! Ed è chiaro che il male non lo si può fare mai, nemmeno di sabato.

Ti rispondono con il silenzio. È una risposta malvagia. Vogliono nascondere le loro intenzioni palesi. Sei tu che rispondi alla loro malvagità con il tuo sguardo penetrante. E con indignazione rispondi allo spirito di menzogna che li avvolge come un manto sporco. La loro situazione, di persone incapaci di reagire con la gioia alle opere di Dio, ti rattrista. Nulla è più triste d’un uomo che rifiuta l’amore del Padre. Ma, nonostante la tristezza, tu ora non dimentichi l’uomo che ti ha obbedito e sta là nel mezzo come triste spettacolo. Al tuo comando egli muove la mano immobile, la mano che ora ha e dà vita, comunica gioia, lascia vedere l’amore di Dio e ne può diventare strumento! Egli tende la mano, come Dio tende la sua per difendere gli oppressi e come Mosè l’ha tesa sul mare finché il popolo l’avesse attraversato (Sal 138,7; Es 14,26)!

Tu hai parlato: la tua parola è parola nuova che fa ciò che dice. La tua parola è parola di Dio, del Dio creatore dell’uomo! Grazie alla tua parola l’uomo diventa capace di comunione, di generosità, di amore! La tua parola completa la vita dell’uomo: anche la mia vita è completata dalla tua Parola, e così la vita di ogni uomo! Che cosa sarebbe l’uomo senza la tua Parola?

Coloro che tacevano, ora manifestano la loro inimicizia a te, e si consultano per riuscire a toglierti la vita. È sabato, ed essi fanno ciò che ogni giorno è proibito dalla Legge: come mai non si accorgono della loro disobbedienza? L’odio acceca davvero. Essi ti odiano perché tu conosci il Padre e lo ami e sei da lui amato. Essi non lo sanno amare, e t’invidiano. Si alleano con i loro nemici contro di te, così come dice il salmo: “Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia” (2,2)!

Signore Gesù, abbi pietà!

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4. PRONTA UNA BARCA (Mc 3,7-12)

7 Gesù intanto con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea.

8 Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.

9 Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero.

10 Infatti, aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.

11 Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: “Tu sei il Figlio di Dio!”.

12 Ma egli impose loro severamente di non manifestare chi egli fosse.

 

4.

Signore Gesù, coloro che si ritengono custodi della Legge e padroni del popolo stanno decidendo la tua morte. Tu perciò ti allontani, anzi, cerchi un luogo sicuro nella solitudine, come già quando tutti ti cercavano. Così, più che fuggire il pericolo, cerchi l’amore del Padre. E il Padre ti dà consolazione. I potenti e i ricchi ti rifiutano, invece i poveri e i deboli con i sofferenti non possono e non vogliono abbandonarti. Essi ti seguono. Non sei tu che rincorri la gente, ma è la folla, una grande folla, che ti cerca. Non tutti sanno chi sei, anzi, nessuno lo sa con certezza. Ma tutti sanno che tu ami coloro che nessuno ama, che tu ti chini su chi soffre e su chi viene allontanato e abbandonato. Di te molti hanno parlato, infatti ora molti vengono da tutti i punti cardinali, dalle regioni abitate dal popolo d’Israele e da altrove, dove abitano i pagani: anche questi cercano te. Anch’essi hanno udito di te e accorrono. Anch’essi hanno bisogno di vedere il tuo volto e di udire la tua voce.

Che cosa desiderano? Desiderano te o quello che tu fai? Cercano solo i tuoi miracoli, solo la propria salute e la soddisfazione della propria curiosità? Tutti costoro possono comunque vederti e ascoltarti, possono ricevere da te la luce e la pace: non importa se la loro motivazione è interessata e finalizzata al benessere terreno. Tu ti puoi rivelare a loro, e in loro la fede può crescere, fino a divenire fede in te, Figlio di Dio!

La folla è tanto pressante che tu stesso chiedi aiuto ai discepoli. Questi finalmente ricevono un compito importante da te. Essi devono tenere pronta una piccola barca, sulla quale tu ti possa all’occorrenza rifugiare! I tuoi discepoli, che avevano lasciato per sempre le loro barche, ora ne preparano una per te. Gesù, vuoi abituare i tuoi a divenire essi stessi il luogo della tua presenza. La piccola barca, guidata da loro, è il luogo da cui puoi parlare alle folle senza essere da esse strumentalizzato o condizionato: essa prefigura e prepara con chiarezza e precisione la tua Chiesa futura!

La piccola «Chiesa» ti permette di parlare alle folle, senza pericolo che esse ti facciano tacere. La piccola Chiesa ti fa essere vicino a tutti e nello stesso tempo separato da loro. Tu devi essere sempre cercato, ma mai posseduto. Devi essere trovato, persino toccato, ma sempre irraggiungibile da chi vuole servirsi di te. Per questo è utile la piccola barca, debole e fragile, ma necessaria. La Chiesa sarà il luogo che ti manifesta a tutti, ti avvicina a tutti, e nello stesso tempo ti salva dall’essere schiacciato, dal perdere la luce e il sapore che attirano piccoli e poveri ad ascoltare la tua voce e a toccare te e la tua veste!

Chi ha qualche male ti cerca con decisione: le malattie sono occasioni che favoriscono l’incontro con te, diventando strumento di salvezza!

Il contatto con te guarisce molti, e molti ti possono toccare, benché tu salga sulla barca. Che cos’è questo toccarti mentre sei sulla barca? Non è questa un’allusione ai sacramenti della tua Chiesa? È essa che, vicina e distante, ti permette d’essere “toccato” da chi ha bisogno di te e a te viene con fede, con quella fede fatta di fiducia e di amore che non dubita di te!

Anch’io ti ho toccato, Gesù! Anch’io, perduto in quella folla sono arrivato a te! La mia mano ha raggiunto il tuo Corpo benedetto e santo, e io sono stato risanato: ero peccatore e tu mi hai giustificato, ero terreno e mi hai santificato, ero perduto tra le cose della terra e mi hai dato un cuore che cerca le cose del cielo.

Grazie, Signore Gesù, per la tua barca che ti tiene sempre pronto e disponibile, e impedisce a me di trattarti come se tu fossi servo dei miei egoismi. Grazie pure perché concedi anche a me di stare su quella barca a remare, affinché tu sia raggiungibile da tutti quelli che ti vogliono ascoltare e toccare!

Gesù, Signore, tra la folla ci sono ancora quelli che soffrono schiavitù del tuo nemico. Egli in essi si nasconde e in essi si rivela. Si rivela in modo strano: padre della menzogna com’è, vuol farsi conoscere come uno che pronuncia la verità. Egli sa chi tu sei, pur non amandoti. Si accontenta di sapere, senza fare un passo per obbedirti e darti gloria. Egli grida la verità, grida il tuo nome, grida quella parola che può essere pronunciata soltanto adorando umilmente e amando. Egli grida con orgoglio quello che sa di te, cercando di distogliere l’attenzione da te perché sia rivolta a lui, che sa!

Gesù, tu non vuoi questo gridare. Gli uomini ti devono conoscere e riconoscere attraverso il tuo Spirito, che annunciandoti non forza e non costringe la mente di nessuno, che ti manifesta sì, ma gradualmente, che testimoniandoti comunica la forza di testimoniarti. Tu sei davvero il Figlio di Dio, ma non è importante saperlo: questo potrebbe non aggiungere nulla alla nostra vita. Questo potrebbe farci credere che Dio è solo onnipotente, mentre invece è soprattutto il Dio dell’amore, di quell’amore che sa soffrire e morire per gli uomini! Importante è vivere con te, amarti, ascoltare la tua sapienza, compiere la tua parola, condividere il tuo cammino e soffrire con te il rifiuto che hai già iniziato a soffrire. Questa è la nostra salvezza!

Sarai tu stesso, Gesù, a manifestarci e rivelarci che sei il Figlio di quel Dio che ama gli uomini fino a darti a noi! Quando saliremo con te sul Calvario e con te porteremo la croce, allora potremo anche dire che sei il Figlio di Dio, il Figlio da lui amato e prediletto, il Figlio dato per noi! Allora sapere che tu sei il Figlio di Dio sarà importante, perché ci aiuterà a restare aggrappati a te e a imparare da te la fedeltà e l’amore!

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5. SUL MONTE (Mc 3,13-19)

13 Salì poi sul monte, chiamò vicino a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.

14 Ne costituì Dodici, perché stessero con lui e per mandarli a predicare

15 e avessero il potere di scacciare i demoni;

16 e diede a Simone il nome di Pietro,

17 poi Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè "figli del tuono";

18 e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo

19 e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.

 

5.

Signore Gesù, sei lontano da coloro che ti vogliono uccidere, circondato da quelli che ti cercano con impulsività, certi di ottenere guarigione. Tu non desideri la popolarità, non vuoi la gloria degli uomini, vuoi invece realizzare la volontà del Padre.

Il Padre si è manifestato sul monte a Mosè e ad Elia (Es 19,3; 1Re 19,8): anche tu quindi sali sul monte. Vuoi comprendere e realizzare il disegno di Dio per il suo popolo. Coloro che lo dovrebbero radunare ed esserne la guida non ascoltano il Padre, nè vogliono vedere la sua opera nei tuoi meravigliosi prodigi; essi non ammettono che tu sia il suo Messia. Ed allora ecco che ti accingi a realizzare senza di loro quanto i profeti hanno annunciato: “A Non-mio-popolo dirò: Popolo mio” (Os 2,25)!

Tu sali sul monte per iniziare là, nel luogo della manifestazione di Dio, l’opera che Dio vuol dare agli uomini come frutto del suo beneplacito. Ti segue chi è disposto a faticare per te, a portare la croce, chi è disponibile alla tua volontà. Sul monte tu apri la bocca e pronunci ad uno ad uno i nomi di coloro che hai visto e amato, e di cui hai percepito che potrebbero collaborare con te. E questi, che tu chiami, ti obbediscono. Essi si discostano dalla folla e si pongono accanto a te, davanti a te, pronti ad ascoltarti, protesi a compiere la tua volontà. Eccoli, attendono la tua parola: ne chiami dodici, dodici come le tribù del popolo d’Israele disperso tra le nazioni. Di questi Dodici tu fai un gruppo, un’unità, una comunità stabile, il primo nucleo di un popolo nuovo. Qui, sul monte, dalla parola che esce dalla tua bocca nasce il nuovo Popolo. Qui Dio sta manifestando il suo amore: egli riunisce attorno a te un Popolo destinato ad andare dappertutto nel mondo, senza per questo disperdersi.

I Dodici dovranno stare con te, vivere con te, mangiare con te, pregare con te, camminare con te, assimilare da te pensieri e desideri, cosicché tu possa mandarli a compiere le tue opere, a continuare ciò che tu hai iniziato, il Regno di Dio! Tu hai iniziato a predicare l’amore del Padre, che si manifesta in te e comincia con il fuggire dal maligno per giungere alla tua presenza. Essi dovranno rimanere sempre con te, perché la loro parola abbia la forza della tua Parola, sia per riunire i figli di Dio, sia per allontanare da loro i demoni. La comunità dei Dodici starà sempre con te, separata dagli altri, ma per servire gli altri col dono della tua Parola, piena di luce, e con la tua potenza che fa fuggire il nemico. Essa, comunità, sarà così il centro del Regno che viene con la tua venuta e sconfigge e sostituisce quello del male.

Tu sali sul monte, lontano dalla città e lontano dal mare, i luoghi dove l’agire degli uomini e le forze della natura divengono tentazione. Sul monte tu prepari quella piccola « barca » che dovrà poi affrontare i venti e le onde contrari, per raggiungere altre città e villaggi che devono accogliere te per trovare comunione, pace e salvezza.

Sul monte poni le basi del vero e definitivo Popolo di Dio, e gli doni la nuova Legge per la sua vita e per il nuovo compito nel mondo. La nuova Legge sei tu: senza di te non sarebbe Popolo di Dio! La tua presenza è garanzia, è forza di unità, è scopo di vita. Suo compito sarà portare te con la parola e con le opere dell’amore. E questo, a partire dal monte, da quel monte dove tu starai definitivamente, inchiodato dall’amore del Padre. Su quel monte, dove si rivela del tutto l’amore di Dio, avrà le sue radici il tuo popolo, unito a te attraverso i Dodici!

Di essi il primo, e sempre il primo, è Simone, cui tu dai un nome nuovo che ne indica la nuova missione: Pietro! Tu agisci come Dio, che ha dato un nuovo nome ad Abramo e a Giacobbe: tu hai autorità divina su di lui: e se hai autorità sul primo, ce l’hai su tutti gli altri, anche su di me. Lo darai anche a me un nuovo nome? Certamente, tu l’hai promesso: esso sarà scritto sulla pietruzza bianca che consegnerai ad ogni vincitore del maligno! E me lo consegnerai alla fine della mia fedeltà a te (Ap 2,17)! Simone Pietro sarà la roccia cui si aggrappa l’edificio che inizi a costruire. Egli non è un uomo eccezionale, ma la tua parola e la tua misericordia, con la tua preghiera, lo rendono importante e gli danno sicurezza.

Vicino a lui i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni: anche a loro tu dai un nome nuovo. Essi avranno una parola forte che illumina e scuote, come il tuono e dovranno dar voce alla tua parola perché arrivi ovunque superando ogni altra voce. Tra i Dodici c’è anche uno che adopererà per il tuo Regno lo zelo che aveva per le scelte umane! Hai scelto anche due con un nome greco: vengono da famiglie compromesse con la cultura pagana? A te non fa difficoltà ciò che l’uomo è, né ciò che ha ricevuto, perché con te cambierà del tutto! E perché hai scelto Giuda? Tu lo conoscevi. Tu vuoi dare possibilità e fiducia anche a chi è segnato dall’avidità e dai sogni terreni. Egli non si convertirà, ti consegnerà invece a coloro che gli daranno del denaro, quel denaro con cui s’illude di aiutare i poveri (Gv 12,5). Degli altri ci fai conoscere solo il nome: ma il loro nome è pronunciato da te. Ognuno è qualcuno, ognuno è importante per te, e perciò anche per me. Sono tutti uomini con pregi e limiti, ma ciò che importa è che sono nel tuo cuore: tu li hai scelti. Li amo anch’io!

Siamo sul monte: la teofania è avvenuta, Dio ha manifestato il suo amore attraverso di te, Gesù: la tua chiamata ha dato inizio al suo nuovo popolo. La Chiesa, che ora qui comincia il suo cammino, è la manifestazione di Dio, del suo amore pieno e perfetto per tutti gli uomini!

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6. SEDUTI ATTORNO A LUI (Mc 3,20-35)

20 Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.

21 Allora i suoi familiari, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: “E' fuori di sé”.

22 Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni”.

23 Ma egli, chiamatili, diceva loro con parabole: “Come può satana scacciare satana? 24 Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; 25 se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi.

26 Anche satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.

27 Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.

28 In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno;

29 ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”.

30 Poiché dicevano: “E' posseduto da uno spirito impuro”.

31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.

32 Attorno a lui era seduta la folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”.

33 Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”.

34 Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli!

35 Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”.

 

6.

Signore Gesù, ritorni dal monte, e ancora cerchi rifugio in casa. Ma la casa si riempie: è la folla che ti cerca, e ancora per toccarti. Qui non c’è la barca che ti protegge! Non riesci nemmeno a trovare il tempo e lo spazio per mangiare il pane con i tuoi discepoli: ti viene a mancare l’intimità con loro! A questa fatica s’aggiunge ora una sofferenza nuova. I tuoi familiari devono aver udito la sentenza dei farisei e degli erodiani emessa contro di te, e vengono a prelevarti. Forse vogliono solo difenderti da quelli che hanno deciso la tua morte, portando una scusante: ti fanno ritenere un invasato, uno che ha perso il lume della ragione. Il profeta Geremia ti ha predetto: “Perfino i tuoi fratelli e la casa di tuo padre, perfino loro sono sleali con te; anch'essi ti gridano dietro a piena voce; non fidarti di loro quando ti dicono buone parole” (12,6). Potrebbero invece essere tentati di invidia o di gelosia: hanno udito che hai scelto e formato un nuovo Gruppo che sta sempre con te: temono che questo d’ora in poi sostituisca il loro posto nel tuo cuore? Stai rinnegando o abbandonando i tuoi parenti?

Non bastasse, si sta ora avverando pure quanto è scritto nel libro della Sapienza (5,42): “Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;... Perché ora è considerato tra i figli di Dio e condivide la sorte dei santi?”.

Arrivano dei personaggi da Gerusalemme, decisi a parlar male di te. I tuoi discepoli, e i Dodici tra loro, ne rimarranno scandalizzati? Non saranno tentati di abbandonarti? Essi sono ancora deboli e incerti. Che cosa dicono quegli scribi? Essi si pronunciano contro di te nel peggior modo che si possa pensare; e sono autorevoli: tutti potrebbero dar loro fiducia.

Ai familiari tu non rispondi, ma a questi devi dare una risposta, Gesù, altrimenti i discepoli si scandalizzeranno di te!

Tu scacci i demoni in combutta con Beelzebul? I demoni tu li scacci davvero, come tutti hanno visto anche nella sinagoga. Tu impedisci loro di parlare quando, nella loro presunzione, vogliono rivelare la tua identità divina! I denigratori venuti da Gerusalemme parlano alle tue spalle, ma tu li fai venire alla tua presenza. Anch’essi, devono udire la tua difesa. La loro insinuazione è sicuramente menzognera: nessuno si mette contro se stesso, nemmeno Satana. Comunque, anche fosse così, con la loro calunnia essi stessi ammettono che alla tua presenza il suo regno è finito. La vera lettura dei fatti, cioè dei tuoi esorcismi, può essere solo che tu sei il più forte, “il forte di Giacobbe” (Is 49,24s)! Tu sei entrato nella casa in cui regna sovrano Satana, e lo leghi. Tu lo incateni e ricuperi la sua preda liberando gli uomini dal suo giogo.

Signore Gesù, vieni, tu, il liberatore e il salvatore. Vieni, tu, il più Forte, che leghi colui che imprigiona gli uomini. Vieni, tu che stabilisci nell’unità la tua Chiesa! Essa deve essere un regno e una casa mai divisa, anzi, in essa deve essere sempre attivo il legame del tuo amore!

Ora le tue parole solenni danno speranza a tutti i peccatori, ma mettono in guardia i menzogneri. Dio è capace di perdonare tutto, anche i peccati più gravi: tu offrirai te stesso per questo! Ma come potrà essere perdonato chi ti rifiuta? Chi ti accusa di essere un demonio non riuscirà a rivolgersi a te per chiedere perdono e salvezza! A chi si rivolgerà? Ci sarà mai un altro salvatore? Tu sei l’unico! Accusarti di essere un posseduto e di lavorare per Satana è peccato che non avrà perdono: è contro lo Spirito Santo!

Guardiamo ora insieme con te i tuoi parenti: con loro è pure tua Madre. Condivide anche lei il loro giudizio? Ella condivide la preoccupazione e il desiderio di vederti, ma di certo è esempio a coloro che, seduti attorno a te, dentro la casa, condividono la tua vita! Ella è “fuori” a intercedere. Ma è la prima di quelli che sono «dentro», in ascolto della tua parola!

La tua risposta alla notizia che ti viene recata è nuova, è bella, è sorprendente. Il tuo sguardo aiuta a comprendere le tue parole, anzi, è quasi più eloquente di esse. Tu guardi con compiacenza e con amore quanti sono rimasti seduti attorno a te, nonostante le accuse e le malvagità giunte ai loro orecchi contro di te. Sono rimasti con te, sono saliti con te sul monte, sono discesi, hanno sopportato le accuse che ti avrebbero voluto annientare e hanno accettato di essere a loro volta annientati per la loro fedeltà a te. Tu ora li premi, elevandoli, riconoscendoli tuoi intimi, tuoi “fratelli” e persino tua “madre”! A loro doni e da loro accetti affetto, amore, condivisione di tutto.

Essi, ascoltandoti, fanno la volontà di Dio. Questo è ciò che Dio può volere dall’uomo: che rimanga con te, pronto ad ubbidirti! Rimanere con te sul monte di Dio e nella casa dell’uomo, là dove c’è croce e fatica!

Tu, Gesù, sai che queste parole sono udite anche da tua Madre: ella ne gode, perché ora diventa madre di una famiglia sempre più grande, anzi, di un popolo che è già iniziato e che continuerà a crescere. In quel popolo nuovo ella vuol portare anche gli altri tuoi fratelli, anche quelli che ora vengono a te mossi solamente da gelosie o dalla paura del giudizio degli uomini. Tu vedi tua Madre, e con gioia la puoi indicare come modello a tutti, a chi è già con te e a chi non lo è ancora! Ed ella riuscirà a trascinare anche questi tuoi parenti, che ora ti giudicano esaltato, a pregare e ad attendere con gli altri il tuo Spirito (At 1,14; cf Rm 8,29 e Eb 2,11)!

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7. ASCOLTATE (Mc 4,1-9)

1 Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.

2 Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento:

3 “Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare.”

4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.

5 Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò.

7 Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto.

8 Altri semi caddero sul terreno buono e diedero frutto, spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno”.

9 E diceva: “Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.

 

7.

Le difficoltà dovute alle incomprensioni e alle accuse non riescono a fermarti, Signore Gesù! Tu continui ad obbedire al Padre, che ti ha mandato a radunare i figli di Dio dispersi! Se non si aprono le porte della sinagoga, sono tuttavia aperte per te le porte di molti cuori. Essi non sono rimasti scandalizzati dalle pretese e dal giudizio dei tuoi familiari, e nemmeno dalla perversa calunnia degli scribi venuti dalla città santa.

Lungo il mare, là dove vive e cammina la gente, questa si raduna attorno a te, e tu continui ad adoperare la piccola barca che ti era stata preparata. Quella diventa la tua cattedra! Accanto a te stanno i discepoli che la tengono ferma, rimanendo continuamente sotto gli sguardi di coloro che prestano attenzione a te. Seduto sulla barca ondeggiante, ti fidi di loro: anch’essi partecipano alla tua fatica.

Tutta la folla è a terra, separata, staccata da te. Nessuno ti può toccare, nessuno ti può possedere, invece tutti possono udire la tua voce, accogliere la tua Parola. È una bella immagine questa di ciò che continua ad avvenire. La gente si raduna per ascoltare la tua parola che arriva dalla barca, la Chiesa abitata da te! Ti trovi all’aperto, in mezzo alla natura dove gli uomini lavorano in obbedienza a Dio che ha detto ad Adamo: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane” (Gen 3,19). Ora da quel sudore tu trai pure il pane della Parola! Quel sudore ti offre le immagini che alzano il velo sul lavoro di Dio, sul suo dono agli uomini, e soprattutto sul tuo impegno fedele e sicuro!

La tua prima parola, “Ascoltate”, è la parola dell’amore di Dio agli uomini, la parola che afferma il suo impegno di voler comunicare con noi, la sua presenza vigile, la sua cura premurosa e quotidiana per tutto il popolo e per ciascuno. Coloro che ti ascoltano sulla riva del lago sono il nuovo Israele che vuole aprire gli orecchi alla voce di Dio: tu la offri! Sei tu la Parola che viene dall’Alto! Ora si può realizzare in pienezza l’invito rivolto ogni giorno da secoli a tutto il popolo!

Ascoltate! Che cosa ascoltare? Come ascoltare? Ascoltare è soprattutto ubbidire: a chi ubbidire? Ora tu racconti una parabola. Dobbiamo ascoltare quella? O con quella ci dici solo con quale amore dobbiamo ascoltare l’annuncio che tu hai già dato e continui a diffondere: “Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino”? Parla, Signore Gesù.

Noi ti osserviamo, rivolti verso il mare, verso il luogo che dà il cibo all’uomo grazie alla sua fatica e al coraggio con cui ne affronta il pericolo. Ora dal mare arriva un altro cibo, il cibo che nutre la nostra fame di vita eterna! Parlaci, Gesù!

“Ecco”: tu cominci così. È una sorpresa ciò che vuoi comunicare! “Uscì il seminatore a seminare”! Di chi stai parlando, Gesù? È un avvenimento già accaduto. Dov’è quel seminatore che compie un lavoro così bello, pur se colmo di incertezza? Gli ritornerà il suo seme come pane per la sua famiglia? Seminare è un rischio: si “semina nelle lacrime” per “mietere con giubilo” (Sal 126/125)! Il seminatore di cui tu parli ha seminato con decisione, senza timore, senza rimpianto. Egli non ha risparmiato il seme, che è caduto ovunque. Il suo seme è buono, è speranza di vita, è certezza di gioia, promessa di pane! Dapprima il tuo racconto desta delusione, preoccupazione e sofferenza: il seme cade sulla strada, tra le pietre, e anche là dove cresceranno solo i rovi. Quel seme sembra buttato via. Infatti, ecco gli uccelli che lo beccano subito, ecco il sole che secca le radici tra i sassi, ecco il rigoglio dei rovi che soffoca quello che riesce a spuntare. Quanta delusione e tristezza, quante lacrime da questo lavoro del seminatore! Con i tuoi ascoltatori anch’io mi chiedo che cosa tu voglia dirci con queste immagini. Già il profeta Geremia aveva avvertito: “Non seminate tra le spine… circoncidetevi il cuore…” (4,3). Le spine sono allora i desideri che il cuore dell’uomo oppone alla volontà di Dio! Ascoltate! Risuona ancora questo tuo invito, anzi, comando! Il tuo annuncio importante è il seme che trova molti ostacoli. Li abbiamo già visti: sei stato accusato di bestemmia, e così la tua proposta è volata via senza lasciar traccia! Sei stato calunniato come indemoniato, e così la speranza di accoglierti come salvatore si è seccata! Sono venuti a dire che sei un esaltato, uno che non sa quel che dice e fa, e così la preoccupazione della propria reputazione ha reso vana ogni fatica e ha bloccato la gioia del regno che viene!

Gesù, stai parlando del tuo fallimento? Ma guarda, vedi quelli che ora sono attenti davanti a te sulla riva! Alcuni sono persino seduti con te sulla barca! Certo: tu l’hai già visto, ed ora parli dei semi caduti nel terreno buono, dove il frutto abbonda! Benché pochi, il loro frutto abbonda tanto da poter dire che qui è arrivata la stessa benedizione data da Dio ad Isacco quand’era tra i Filistei (Gen 26,12): produce persino il centuplo! C’è dunque chi ti ascolta davvero, e chi ti ascolta diviene benedizione per tutti! Il lavoro del seminatore ha avuto grande successo, là dove non è stato messo nulla accanto o al di sopra del seme.

Ascoltate! Chi ha preso sul serio il tuo invito: “Convertitevi e credete alla buona notizia”, produrrà frutto, e molti potranno vivere, perché ci sarà abbondanza di pane!

Ancora ci solleciti all’ascolto: “Chi ha orecchi… ascolti”! Sì, Gesù, ti obbedisco: vengo a te e credo alla buona notizia che tu sei l’amore del Padre per me e per tutti gli uomini! Vengo e credo! Nonostante ostacoli, difficoltà e tentazioni, il tuo Regno verrà e raggiungerà i confini della terra! “Chi ha orecchi…”: non sono le folle che accolgono te, Parola di Dio, ma le singole persone. E queste dovranno continuare ad ascoltare, perché la tua parola rimane come un messaggero che ogni giorno continua a trasmettere vita e comunione, gioia e santità! Voglio ascoltarti, Gesù: la tua Parola è ogni giorno nuova, perché essa vuole illuminare ogni passo della mia vita! Parla, Gesù: voglio ubbidirti!

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8. IL SEMINATORE SEMINA LA PAROLA (Mc 4,10-20)

10 Quando poi fu solo, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro:

11 “A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; a quelli che sono fuori invece tutto viene detto con parabole, 12 affinché

guardino, sì, ma non vedano,

ascoltino, sì, ma non comprendano,

perché non si convertano

e venga loro perdonato ”.

13 E disse loro: “Non comprendete questa parabola, e come potrete capire tutte le parabole?

14 Il seminatore semina la Parola.

15 I semi caduti lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola ma, quando l'ascoltano, subito viene satana e porta via la Parola seminata in loro.

16 I semi caduti sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l'accolgono con gioia,

17 ma non hanno radici in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito cedono.

18 Altri sono i semi caduti tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola,

19 ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto.

20 Altri ancora sono i semi caduti su un terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno”.

 

8.

I tuoi discepoli, i Dodici compresi, hanno ascoltato attentamente. Essi hanno capito che tu non raccontavi soltanto un fatto, ma volevi parlare al loro cuore per anticipare ciò che li riguarda. Hanno compreso inoltre che solo la tua vita può donare spiegazione alla tua parabola!

Signore Gesù, il tuo sguardo verso i discepoli è colmo di tenerezza. Tu vedi che, dal momento che stanno con te, essi sono particolarmente amati dal Padre, che dona loro il “mistero” del suo Regno, quel Regno di cui tu sei il re! Essi ricevono il Regno, che rimane comunque “mistero” incomprensibile agli uomini: è il progetto di Dio, nascosto, il progetto che ti ha portato nel mondo! Essi lo ricevono, pur continuando a porsi domande, o, meglio, ad attendere da te luce e verità: e la riceveranno nel cenacolo, prima e dopo il tuo Calvario, fino a quella Pentecoste in cui la lingua di fuoco si poserà su di loro. Agli altri, a chi è fuori, a chi non vuole impegnarsi con te, tu non puoi manifestarti (Gv 14,22), perché solo l’amore permette all’uomo di raggiungere te e il cuore del Padre. Il tuo Regno rimarrà nascosto a chi ti guarda, a chi si limita ad ascoltarti senza interrogarsi, “a meno che” non si converta: “Convertitevi”, continuavi a ripetere (1,15). Ascoltarti senza ubbidirti è peccato, dice il profeta: quando si convertiranno riceveranno il perdono, si ritroveranno vicini a Dio!

Ora rispondi alla domanda dei tuoi, e anzitutto li previeni: la spiegazione di questa parabola è importante, perché servirà quale chiave per comprendere tutte le altre parabole. Ci inviti così delicatamente a porre molta attenzione!

Signore Gesù, la spiegazione sarà sempre la stessa? Oppure tiene conto di particolari circostanze storiche? Vale per i discepoli che non ti hanno ancora abbandonato, o per quelli che hanno già iniziato ad essere perseguitati, oppure vale per noi oggi? Gesù, so che mi vuoi risvegliare: la tua parola è la medesima pioggia (Is 55,10s) che irriga tutte le piante, benché queste poi portino frutti diversi, anche molto diversi!

Grazie per l’amore con cui circondi e copri i tuoi discepoli mentre rispondi alla loro richiesta! “Il seminatore semina la Parola”. Il seme che copre tutta la terra è la tua Parola, il tuo Vangelo, che rivela l’amore del Padre con la tua morte e risurrezione! Ed è tua Parola anche la vita di chi ti ascolta e ti ama, e la vita dei tuoi discepoli. Anch’essi sono seminati e la loro presenza nel mondo può essere accolta o rifiutata.

E il seminatore? Il seminatore sei solo tu, o tutti coloro che porteranno la tua Parola? Chi ascolta la tua parola ascolta sempre te, qualunque sia la voce che la annuncia!

Ed ecco anzitutto le delusioni e i pericoli. La tua parola può venire ascoltata in modo da non suscitare nemmeno un abbozzo di risposta. Satana è all’opera, il nemico di Dio. Quando troviamo scuse, spiegazioni, ragionamenti che sottomettono la Parola al nostro umano discernimento, è satana che lavora: il nostro cuore non si lascia toccare, non fa posto nemmeno alle prime radici di quel seme che Dio vorrebbe entri in noi. Signore Gesù, abbi pietà!

Abbi pietà, Signore Gesù, anche perché alcune tue parole hanno suscitato in me gioia e desiderio di te, ma poi qualche fatica o incomprensione o sollecitazione contraria, o il timore del giudizio e della derisione mi hanno distolto dal continuare ad obbedirti!

Signore Gesù, è vero: quando accolgo te, Parola di Dio, non devo lasciar crescere null’altro, nessun altro desiderio. Il desiderio di far bella figura, di affermarmi, di essere qualcuno che conta anche per i tuoi nemici, il desiderio di possedere ricchezze, anche solo per far del bene o per darle a te, il desiderio di altri piaceri, sia del corpo che dell’anima, sono tutti rovi che impediscono a te di crescere in me, alla tua Parola di trovare spazio per manifestarsi, alla tua luce di diffondersi e di illuminare i miei passi e quelli di chi cammina con me, alla tua morte di divenire attuale nella mia vita.

Signore Gesù, abbi pietà di me! Abbi pietà della tua Chiesa, che sempre deve ricominciare ad udire la tua Parola con attenzione e con decisione di lasciare a te tutto lo spazio delle mente e del cuore e dei desideri!

Finalmente, Gesù, ecco il terreno buono, dove Satana non fa in tempo e dove le pietre non ostacolano e i rovi non trovano spazio. Vorrei essere io oggi quel seme che cade nel terreno buono; vorrei esserlo anche domani, e sempre! Ascolto e accolgo: ubbidisco con gioia, con amore e perseveranza!

E il frutto? Il frutto arriva, di sicuro: non importa quale frutto: lo vedi e lo discerni tu, mio Signore Gesù! Tu pure, e solo tu, saprai se sarà il trenta o il sessanta o il cento per uno!

Io continuerò ad ascoltarti e ad accoglierti: tu godrai del frutto, insieme al Padre che ti ha “seminato”, e mandato a seminare! Con te ne godrà il mondo, che vedrà crescere il tuo Regno come luogo di pace, di amore e di fedeltà!

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9. SUL CANDELIERE (Mc 4,21-25)

21 Diceva loro: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per metterla sul candeliere?

22 Non vi è infatti nulla di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.

23 Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.

24 Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la stessa misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più.

25 Poiché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

 

9.

Signore Gesù, hai parlato del seminatore e del suo lavoro rimasto in gran parte inutile. Solo “altri semi” gettati hanno dato frutto, e lo hanno dato in misura così abbondante da meravigliare il seminatore stesso! Quante cose ci hai detto con quella parabola! Essa non finisce mai di stupirci e di istruirci. Il Padre ha seminato nel mondo la Parola, “in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti” (Eb 1,2), ma solo da ultimo, quando ha mandato te, il Figlio, si è visto il frutto, si è compiuta la sua speranza e il suo disegno, si è compiuto il suo progetto nascosto nei secoli, il “mistero”! Sei tu il seme che porta frutto dove il trenta, dove il sessanta, dove il cento per uno!

Il Padre ha inviato te, e tu sei venuto e continui a venire come lampada, luce che illumina i passi dei fedeli, come fuoco che guida il popolo nella notte (cf Sal 119,105)! Il Padre di certo non fa cose inutili: non accende una luce perché rimanga nascosta. Se la nascondesse sotto il moggio si spegnerebbe! Tu che sei la luce, perché sei la Parola, devi esser posto in alto perché tutto sia illuminato e tutte le cose e le persone siano viste dagli uomini, così come il Padre stesso vede la realtà con il suo vero significato e la sua destinazione alla gloria! Ma anch’io, in cui tu hai seminato la Parola, e solo perché la tua Parola dimora in me, sono lampada che il Padre vuole porre in alto, sul candeliere. Da lì, e soltanto dall’alto, la lampada che porta la luce può essere utile a tutti. Gesù, tu sai cosa vuoi dire ai tuoi discepoli: saranno capaci di comprendere che il candeliere posto in alto è la tua croce? Ma ora questo è ancora mistero nascosto. Il Padre rivela gradualmente la sua volontà, il progetto del suo amore, man mano che si realizza e man mano che riceviamo il suo Spirito, perché non siamo capaci di portarne il peso (Gv 16,12). Tu ora ci assicuri che tutto il mistero, “taciuto per secoli eterni” (Rm 16,25; 1Cor 4,5; Ef 3,5; Col 1,26…) deve apparire in tutto il suo splendore. Chi lo manifesterà se non la luce posta sul lucerniere? Tu, che sei la parola-lampada, quando sarai innalzato rivelerai a tutto il mondo, anche ai pagani (15,39), la tua bellezza, la tua figliolanza divina, la tua forza di salvezza! Allora il disegno del Padre risplenderà e noi potremo unirci a te, portare la tua croce, soffrire con te, per dare alla tua luce un nuovo lucerniere su cui splendere e continuare ad illuminare!

Ora molte realtà restano segrete: perché i capi ti rifiutano e tramano la tua uccisione? Perché il popolo di Dio, Israele, non crede in te e non accoglie la tua rivelazione (Rm 11,25-32)? Perché essi ti sono nemici? “Inaccessibili sono le vie” di Dio, e profonda la sua scienza, ma dovrà esser messa in luce! La tua parola, o, meglio, tu, Parola del Padre, rivelerai tutto ai tuoi amici (Gv 15,15), a coloro che ti amano (Gv 14,23)!

Gesù, com’è preziosa la parola che esce dalla tua bocca! Essa deve essere continuamente ascoltata, accolta con amore, riascoltata dopo ogni nuovo passo dei nostri piedi. Ogni giorno essa ha qualche cosa da rivelarci, perché ogni giorno il mistero di Dio deve esser messo in luce. Tu stesso ci raccomandi un’attenzione sempre nuova, perché ogni volta che si manifesta il mistero nascosto, esso cresce, diventa più grande, e la nostra mente e il nostro cuore si aprono a nuova rivelazione. Quello che ascoltiamo è un dono grande che ci elargisci: il mistero del Regno! Se lo misuriamo come cosa da nulla, o come cosa che può stare accanto a desideri e a preoccupazioni terrene, esso non ci darà nulla, non cambierà la nostra vita. Se calcoliamo povero il dono di Dio, Dio non potrà rivestirci della sua gloria e renderci partecipi della sua pienezza di vita.

Dobbiamo misurare il dono con la misura della fede: allora il mistero del Regno ci avvolgerà e ci riempirà in modo sorprendente! Anche se la nostra fede è sempre piccola, il Padre ci darà luce grande, anzi riverserà in noi lo Spirito senza misura (Gv 3,34)!

Ti ringrazio, nostro Gesù, per le tue esortazioni e le tue promesse. Ti ascolterò con attenzione, perché ogni tua parola ci cambia la vita, ce la arricchisce, ci comunica forza e sapienza, ravviva il rapporto con te e con i tuoi fratelli!

“A chi ha sarà dato”! Quante cose ci lasci capire, Gesù!

A chi ha molta attenzione alla tua parola, sarà data molta luce per comprendere il mistero!

A chi ha il mistero del Regno, sarà dato di appartenervi in maniera stabile.

A chi ha la tua parola, sarà dato di essere luce per molti!

E a chi non ha attenzione alla tua voce, perderà anche quelle parole che ha udite e sarà inutile la sua intelligenza.

A chi non ha il dono del regno, non valgono nulla i meriti che ritiene d’aver accumulato con i suoi sforzi.

Chi non ha la tua parola, si ritrova a mani vuote, a cuore vuoto, privo di ogni motivazione per le sue fatiche, privo di luce per i suoi passi.

Gesù, ti amo: riversa in me la tua ricchezza!

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10. CRESCE (Mc 4,26-34)

26 Diceva: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme nella terra;

27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

28 La terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.

29 Quando il frutto è maturo, subito si mette mano alla falce, perché è arrivata la mietitura”.

30 Diceva: “A che cosa potremmo paragonare il regno di Dio o con quale parabola potremmo descriverlo?

31 È come un granellino di senapa che, quando viene seminato nella terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono nella terra;

32 ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”.

33 Con molte parabole dello stesso genere annunziava loro la Parola, come potevano intendere.

34 Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

 

10.

Signore Gesù, sei il Maestro che parla ai discepoli che comprendono sì qualcosa, ma non tutto. Coloro che comprendono il tuo insegnamento dovranno di nuovo ascoltarlo, perché esso deve rivelare cose ancora nascoste. Coloro che non comprendono, comprenderanno quando ti accoglieranno come l’unico Signore della loro vita e di tutta la storia.

Ora offri le tue spiegazioni con due parabole. Vuoi parlare ancora di quel Regno di Dio che viene dato, come mistero, proprio ai tuoi discepoli. È importante che essi non si facciano un’idea errata e fasulla di quel regno, come quella menzognera che si sono fatta i farisei, gli zeloti e altri ancora. Essi pensano che la venuta del Regno di Dio dipenda da loro, dai loro digiuni e osservanze, oppure dall’impiego della loro astuzia, forza e violenza. Tu invece sai che esso dipende unicamente da Dio (1Cor 3,6-7)! È lui che ha gettato il seme nella terra! Tu sei il seme gettato dal Padre nella terra, seme che vi scomparirà, e poi germoglierà nella risurrezione. È il Padre, che ora sembra dormire, ma che “non prende sonno” (Sal 121,4), è lui, a cui appartiene il giorno e la notte, che attende con sicurezza e con gioia la tua manifestazione e il tuo frutto (Sal 127,2). È lui che alla fine “metterà mano alla falce” (Gl 4,13) e raccoglierà il grano nel granaio.

E ancora, sei tu che semini la tua Parola nel cuore degli uomini. Ed essa, la tua Parola, non ha bisogno che alcuno la sorvegli. Essa stessa ha la forza di germogliare e di crescere! Essa, dalle vicende della terra, riceve quanto le occorre per tutte le fasi del suo sviluppo: le domina tutte e tutte le adopera, grazie alla forza ricevuta da te, che l’hai pronunciata. Il frutto della tua parola poi non va mai perduto, perché il seminatore stesso ne è il gioioso mietitore: egli conosce il valore del frutto della Parola, perché ha pianto quando l’ha seminata (Sal 126/125,5-6)!

Forse i tuoi discepoli, Gesù, pensano il Regno di Dio come un regno umano che deve affermarsi con la forza e manifestarsi con la grandezza e la magnificenza per far paura o invidia agli altri regni. Tu devi correggere e prevenire anche questo pericolo. Ecco il granellino di senapa. A mala pena lo si vede, tant’è piccolo! Caduto nella terra non lo si distingue più. Può sembrare perduto per sempre. E invece sorprende tutti, perché per sua capacità cresce superando in altezza tutte le piante dell’orto!

Gesù, i tuoi discepoli forse ti chiederanno la spiegazione anche di questa parabola. Sei tu il seme seminato nella terra, così piccolo che nessuno ci spera nulla, nè i capi, nè gli scribi, nè i farisei. Eppure il frutto della tua morte sarà sorprendente, crescerà come albero tanto grande da raccogliere gli uccelli del cielo, cioè tutti i popoli del mondo: sarà per loro riparo e ristoro. “Nessun albero nel giardino di Dio lo pareggiava in magnificenza” (Ez 31,8; cfr. Dn 4,8ss)!

Sei tu, Gesù, “l’albero basso” innalzato su tutti gli alberi della foresta: ma è necessario che all’inizio tu sia insignificante, come un “ramoscello” (Ez 17,22). Dio ha davvero “scelto ciò che nel mondo è stolto… debole… ignobile e disprezzato” (1Cor 1,27-28).

Granellino di senape siamo anche noi: tu, Gesù, vuoi dirci anche questo. Non devono scoraggiarsi i tuoi discepoli, nè quelli che stavano con te davanti alla barca o in casa, nè quelli che ricevono oggi la tua parola. Essi sono una realtà piccolissima, molto più piccola delle molteplici organizzazioni e strutture che sembrano dominare il mondo. In modo misterioso, da quel poco che essi sono, grazie alla tua presenza in loro e tra loro, potranno consolare e rallegrare molti piccoli e indifesi. Il Regno di Dio è sempre piccolo e forse insignificante agli occhi del mondo e degli stessi tuoi discepoli: pur nella sua piccolezza, per la forza di Dio, riesce a sorreggere, aiutare e proteggere molti!

Il tuo evangelista ha scelto solo queste parabole tra le “molte” che tu hai raccontato per annunziare la Parola. La tua Parola era “la parola della croce” (1Cor 1,18), quella che poi dirai apertamente (8,31) quando ti avvicinerai a quel momento che non ci deve scandalizzare (14,27). “In privato”, Gesù, spiegavi ai discepoli i vari particolari del mistero del Regno! In privato: permetterai anche a me, Signore Gesù, di ritrovarmi con te in disparte, da soli, perché tu sciolga ogni dubbio?

I dubbi sul tuo Regno sono molti, perché le opinioni degli uomini non tengono conto del pensiero di Dio, non si rifanno alla sua legge e ai suoi decreti, non cercano soltanto la sua lode! E io ogni giorno sono sotto l’influsso di pensieri umani e corro il rischio di opporre questi alle tue parole, come Pietro (Mt 16,22s). Accoglimi “in privato”, Gesù, con quei tuoi veri amici che hanno messo te al di sopra di tutto, e illuminami con la luce della tua risurrezione dai morti!

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11. NON AVETE ANCORA FEDE? (Mc 4,35-41)

35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: “Passiamo all'altra riva”.

36 E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.

37 Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.

38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t'importa che siamo perduti?”.

39 Destatosi, minacciò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.

40 Poi disse loro: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.

41 E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”.

 

11.

Signore Gesù, hai raccontato molte parabole alla folla e le hai spiegate ai discepoli in disparte. Con questo tuo insegnamento volevi far conoscere loro il “mistero del Regno” che è loro donato, volevi che sapessero chi sei tu e in che modo la tua vita avrebbe portato frutto!

Che cosa hanno compreso? Forse con i fatti comprenderanno meglio che con le parole. Così, dato che la barca è pronta, ordini ai discepoli di andare “all'altra riva”: vuoi rimanere tu da solo con loro? Vuoi annunciare la Parola anche ai pagani che vivono “all'altra riva”? Vuoi lasciare che la gente mediti su ciò che hai annunciato?

I discepoli ti obbediscono: quando sanno che anche tu sei con loro, partono. Tu sali nella barca, così come sei, con semplicità, senza attenzioni particolari: stai con i tuoi, ti fidi di loro. Non sali su un’altra barca, ma rimani con quelli che hai chiamato. Essi devono conoscerti, vedere come ti comporti, approfondire il loro rapporto con te.

Gesù, quella barca è una bella immagine della tua Chiesa, che si muove nel mondo insieme a te, portandoti con sè ovunque, con semplicità.

Il vento che alza e rialza le onde sembra alleato di quello spirito che nella sinagoga accusava te di voler rovinare il popolo: ora egli tenta di rovinare e distruggere tutta la barca! La difficoltà che viene dalla furia del vento e di ciò che esso scuote, è una minaccia seria e paurosa. Non fa meraviglia che i tuoi si spaventino temendo per la loro stessa vita! E tu? Tu, Gesù, perché dormi? Anche Giona dormiva in mezzo al mare in burrasca: egli però scappava per non predicare (Gio 1,6), mentre tu tutto il giorno hai invitato alla conversione e alla fede nella buona notizia! Che cos’è, Gesù, il tuo sonno in questo momento difficile? Hai annunciato che il seminatore può dormire dopo il suo lavoro. Ora tu dormi, sapendo che è in azione la potenza di Dio! Tu sai che non è questa l’ora di esser gettato nel mare, come Giona, per salvare la nave con quanti essa ospita. Tu sarai posto in alto, sul candeliere, e verrai gettato nella terra, come il seme! Il tuo sonno è attesa colma di fede e di fiducia nel Padre, che non teme i flutti e il mare! Con la fede, non con i mezzi e le sicurezze umane, tu continui il tuo viaggio!

La barca intanto non è solo minacciata: le onde vi sono entrate, essa stessa porta in sè il pericolo, il malessere, la fatica. Tu, sul cuscino del timoniere, dormi, tranquillo e sereno, perché sai d’aver compiuto la volontà del Padre! Così tu entrerai nel sonno della morte, sicuro d’aver compiuto tutto, tutto quello che il Padre vorrà da te quando ti offrirà il calice amaro. Come reagiranno allora i tuoi discepoli? Ora tu li vuoi preparare a quel momento, che arriverà di certo, e che si ripeterà nella storia e nella vita di ogni tuo futuro discepolo.

Essi ti svegliano e ti rimproverano. Ti svegliano: a loro non basta che tu sia presente! Ti rimproverano: tu hai risolto situazioni difficili, hai tolto dai guai varie persone, e ora non fai nulla per essi? Come mai quelli che sono tuoi sono in difficoltà? È mai possibile che proprio la tua barca, la tua Chiesa, sia in pericolo nelle difficoltà e debba soccombere sotto l’imperversare delle tentazioni e delle minacce del maligno?

Ti svegliano: forse hanno fede in una tua parola, ma non nella tua presenza! Potrebbero imitarti, dormire come fai tu, riposare tranquilli e sereni senza “temere alcun male, perché tu sei con me”! (Sal 23,4). Ti chiamano “Maestro”, perché finora ti hanno sentito tanto parlare, ma non hanno capito i segni e i prodigi. Forse pensano che puoi compiere ancora un miracolo facendoli arrivare incolumi attraverso le onde?

Ti svegliano: solo in te, risvegliato, « risorto », possono aver fiducia. Il tuo sonno, la tua morte, non dà sicurezza, aumenta il disagio e la paura.

Gesù, la tua Chiesa, spaventata, vuole un segno della tua potenza e non riposa sulla sicurezza della tua presenza silenziosa in mezzo ad essa!

Ti rimproverano: ti fanno capire che li hai delusi. Con te s’aspettavano di non avere difficoltà alcuna!

Grazie, Gesù. Hai udito il grido dei tuoi e rispondi. Non c’è bisogno che alcuno ti spieghi quali sono i pericoli: li conosci già.

Hai individuato meglio dei discepoli il nemico nascosto che vuole impedire alla Chiesa di portarti con sè e di andare “all'altra riva”! Tu gli comandi, come gli hai comandato a Cafarnao: “Taci”! Allora gridava “sei venuto a rovinarci”. Oggi vuole nascondersi nel rombare del vento e nei flutti, e vuole lui stesso rovinarci davvero. È ancora e sempre lui che vuol zittire la nostra fede in te. “Calmati”! E i discepoli non odono più nulla e non vedono più i flutti minacciosi. Li avevano sognati? Erano essi che dormivano? La tua parola! La tua parola non è solo insegnamento e spiegazione, la tua parola è potenza, è la potenza di Dio che “domina l’orgoglio del mare e placa il tumulto dei suoi flutti” (Sal 89,10). Come non ricordare che “nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare” (Sal 107,28s)?

Ora sei tu, Gesù, che giustamente rimproveri i discepoli. Essi ti hanno deluso. Se avessero creduto che tu sei il Signore, non avrebbero ceduto alla paura. Dentro di loro uno spirito, come un vento rabbioso, ha spazzato via la fede e ha alzato i flutti della paura! Avrebbero dovuto tener salda la fede, e allora non avrebbero avuto paura, anzi, avrebbero dormito insieme a te!

Un altro timore ora li prende, il timore della presenza di Dio: sì, davvero tu, Gesù, sei il “Dio con noi”, perché il vento e il mare, che ubbidiscono solo a Dio, ubbidiscono a te! Tu ci sorprendi, sei sempre più grande di quanto siamo capaci di pensare di te, Gesù Signore, nostro Dio!

Gesù, credo! Dovessi “camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me”! Tu sei sicuro e tranquillo nella tua Chiesa: essa continua ad attraversare il mare agitato dai venti delle ideologie, delle ambizioni e delle pretese prepotenti degli uomini che sono sotto il potere del diavolo. Tu passi all'altra riva, per raggiungere, con la tua Chiesa, tutti i popoli che attendono di essere salvati!

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Nihil obstat: P.Modesto Sartori, ofm capp., Cens. Eccl., Trento, 26/12 /2008