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Panchine parlanti

Per riposare, per dialogare, per godere comunione. Opera di Dio e desiderio dell’uomo collaborano.

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Panchine parlanti

Lungo una passeggiata panoramica di un paese turistico ti invitano al riposo una serie di panchine. Su ognuna attira lo sguardo una targhetta con una frase che dei cuori impareggiabili hanno scelto per te.

Sulla prima panchina le strane domande di un certo fra Tito: “Da dove vengo? Chi sono io? Qual è il traguardo del mio camminare?”.

Sulle altre panchine continuano ad interrogarti le stesse domande, ripetute da poeti o scrittori famosi, ognuna in una lingua diversa, con sfumature e toni differenti, dall’amaro al faceto, dal disincantato al profondo.

Sull’ultima panchina? Mi sarei aspettato la risposta. E invece no, la risposta non c’è. Ognuno deve continuare a tenere nel proprio cuore quelle domande.

Alla fine della prima passeggiata mi dicevo: sull’ultima panchina io scriverei la risposta. Ma poi ho apprezzato che non ne sia data nessuna, perché ognuno deve far la fatica di trovarla, oppure continuare a ruminare la domanda finché qualcuno, dentro di sé o fuori, non l’aiuti.

Io continuo a cercare. Ho scoperto che sarebbe più facile trovare risposte cambiando un pochino il primo interrogativo. Invece che “Da dove vengo?” chiedere: “Chi mi ha creato?”. Se fosse così troverei risposte a tutt’e tre le domande.

Vuoi saperle?

Ecco: mi ha creato qualcuno che deve avermi amato prima ancora di finire di impastarmi, o di scolpirmi.

Chi sono io? Io sono suo, sua creatura, vaso pieno, o perlomeno impiastricciato di qualcosa che somiglia al suo amore.

Il traguardo? Quello di oggi e quello di domani e quello di tutta la vita sarà lo stesso: conoscere colui che mi ha voluto e incontrarlo sulle sue strade, quelle dell’amore!