ME
NU

OMELIE / Omelie IT

07 feb 2016
07/02/2016 - 5ª domenica del T.O. - C

07/02/2016 - 5ª domenica del T.O. - C

 
1ª lettura Is 6,1-2a.3-8 * dal Salmo 137 * 2ª lettura 1Cor 15,1-11 * Vangelo Lc 5,1-11

Custodire il vangelo come è stato annunciato! San Paolo scrive con decisione e chiarezza. Il vangelo, cioè l’annuncio dell’amore del Padre realizzato da Gesù, non va discusso, ragionato, reso comprensibile o accettabile…: va semplicemente annunciato e creduto, lasciandolo come ci è stato donato. Allora esso porta frutto: è infatti opera di Dio, dono dell’amore misericordioso del Padre, che agisce anche dove e quando l’uomo non s’immagina! L’apostolo stesso non ha inventato nulla, non ha pensato – data la debolezza dell’uomo - di rendere la fede più facile, di adattarla alle comodità o alle abitudini di coloro che udivano la sua predicazione. “A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto”: prima di tutto ubbidienza. L’apostolo ubbidisce a chi ha annunciato a lui l’amore di Dio incarnatosi in Cristo Gesù. La sua intelligenza l’ha messa a servizio della diffusione del vangelo e non al suo edulcoramento. Egli sapeva di non aver alcun merito, essendo stato addirittura persecutore della Chiesa di Dio. Ora si fa suo servo, perché essa si diffonda, in modo da raggiungere gli uomini di tutti i popoli.

È questo lo stesso desiderio espresso da Gesù, quando chiama Simone, detto poi Pietro. “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”, gli dice. Era pescatore di pesci, lavoro che procura il cibo per gli uomini. Essi però non si nutrono solo di cibo, tutti hanno bisogno, estremo bisogno, della Parola di Dio, cioè dell’amore che la sua Parola porta con sè. Il lavoro di Simone è importante, dignitoso, degno di rispetto. E Gesù ama Simone, che gli ha messo a disposizione la barca per insegnare alle folle. Lo ama ancora più ora, che gli chiede di mettere a disposizione non solo la barca, ma la sua vita per raggiungere altre folle, tutte le folle di uomini presenti sulla terra. “Sarai pescatore di uomini”, metterai in salvo gli uomini, tirandoli fuori dal mare, luogo di pericolo e di morte. Se non sono raggiunti dalla Parola di Dio, gli uomini sono in balia della parola dell’egoismo, in balia di tutti i vizi prodotti dall’egoismo proprio e altrui. È la Parola che li sveglia, li rende consapevoli d’essere amati e perciò anche d’essere in grado di amare. È la Parola che ci dona Gesù stesso, lui che è Parola del Padre, dono che trasmette vita vera, piena, libera, gioiosa. Come ha potuto Gesù pensare di chiamare Simone a questo compito? Egli era soltanto pescatore! Sì, ma Gesù lo aveva osservato. Aveva notato che nel suo lavoro si impegnava, quindi era un uomo che poteva godere di una normale stima da parte degli altri uomini. Era anche generoso: gli ha messo a disposizione la barca. Era pure un uomo ubbidiente: ha accolto la sua richiesta e si è scostato da terra, e poi ha accolto l’ordine di riprendere la pesca appena terminata, consapevole di farlo solo per obbedienza a Gesù. Era quindi umile, e la sua umiltà è diventata ancor più evidente quando, vista la pesca imprevista, si è gettato “alle ginocchia di Gesù”, dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore”. Se Simone fosse stato un egoista, pigro, disobbediente e superbo, certamente Gesù non lo avrebbe chiamato per annunciare il suo vangelo. Non era perfetto, Simone, certamente no. La Parola che avrebbe annunciato lo avrebbe maturato ancora e lo avrebbe aiutato a crescere, a rafforzarsi, fino a diventare stabile e sicuro come la roccia. Gesù stesso gli darà il nome “Pietro”, indicando così il cambiamento che sarebbe avvenuto in lui.

Anche lui aveva bisogno, come Isaia, dell’intervento di Dio, per divenire capace di pronunciare la Parola, che è sempre santa e santificante. Isaia anzitutto si rende conto, grazie al canto dei Serafini, della grandezza e diversità di Dio: egli è santo, anzi tre volte santo. La sua santità è infinita e lo manifesta del tutto diverso da noi. Per stare davanti a lui e per lasciarci adoperare da lui perciò dobbiamo essere pronti a cambiare, e non a difenderci sempre, conservando le nostre abitudini e convinzioni e certezze. Queste possono essere frutto del nostro peccato: questo deve scomparire, altrimenti come potrà il Dio dell’amore affidarci la sua Parola da pronunciare?

L’amore coraggioso di Pietro e l’umiltà ubbidiente e ferma di Paolo ci aiutano oggi a imitare il profeta, che, purificato dall’intervento dell’angelo, ha il coraggio di rispondere e dire: “Eccomi, manda me!”. Ognuno di noi, accolto già dal battesimo nella vita di Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, è chiamato non a nascondere, ma a donare a chiunque incontra la Parola di Dio, quella Parola divenuta carne in Gesù. Ognuno di noi, io e anche tu, diciamo a Dio: eccomi, manda me a portare il tuo amore fatto carne ai fratelli che soffrono, eccomi, manda me a portare il tuo amore divenuto Parola ai fratelli che non ti conoscono e non sanno che tu li ami. La porteremo come ci è stata consegnata, senza renderla più facile mescolandola con l’egoismo: non sarebbe più Parola di Dio! “Eccomi, manda me!”.

Documenti allegati