ME
NU

Post 2020-3

Non piace solo alle farfalle. I suoi colori parlano anche a me!

Post del 2020-3       

Da Lunedì dopo Pentecoste 1/6 

(precedente: 2020-1  e Sentinella vigile  - 2020-2)

1/06 Lunedì di Pentecoste - Maria, madre della Chiesa

Alla fine, quando non è più nemmeno capace di parlare, Gesù dalla croce volge lo sguardo a sua Madre, che con coraggio rimane là per assicurarlo del suo amore. Egli sa che lei ora termina il so compito: non potrà più servirlo, non dovrà più fare fatiche per lui. Che farà da ora in poi la madre? Continuerà a piangere e lamentarsi? Gesù si occupa del suo futuro: le affida un nuovo compito che la impegnerà ogni giorno, tutti i giorni, per sempre. Non avrà tempo di piangere. Si occuperà dell’altro discepolo, e degli altri discepoli quando si saranno di nuovo riuniti. Sarà lei a tenerli insieme, come fa una madre con tutti i suoi figli. La casa dove lei abiterà sarà la loro casa, la sua tenerezza li attirerà a vivere in accordo tra loro per amore di suo Figlio. E così proprio qui sul Calvario Maria diventa la madre della Chiesa. Lei darà alla Chiesa tutto il calore e il colore della famiglia. La sua presenza nella Chiesa sarà fontana di gioia e serenità. La sua voce e i suoi silenzi prolungati daranno pace e volontà di concordia a tutti, apostoli compresi. E anch’io sono unito a te a chiamare la madre, a osservarla, a condividere la sua gioia che continua a cantare: alleluia!

  

02/06 Fine o inizio?

San Pietro prevede che tutto finirà, tutto il mondo con tutte le sue ricchezze brucerà, come puoi prevedere anche tu. Allora ci saranno “cieli nuovi e una terra nuova”, diversi da quelli che conosciamo. Noi però non svaniremo nel nulla, ma vivremo realtà diverse, che ora non conosciamo. Noi desideriamo queste realtà, molto più belle di quelle attuali. Perciò egli ci esorta a vivere adesso in modo santo e degno, per riuscire ad abitare e a godere la novità che Dio ci prepara. Cominciamo a rendere a Dio quello che è suo, a cominciare dall’amore del nostro cuore.

 

03/06 Vergognarsi?

Meno male che San Paolo ha un bravo discepolo a cui può rivolgersi con fiducia dal carcere in cui si trova. Di questa condizione non si vergogna, anzi, si vanta di soffrire per essere legato al buio. Il motivo del suo soffrire non sono delitti commessi, ma il fatto che ha parlato di colui di cui non permettono di parlare. Non può pentirsi di questo, anzi, raccomanda a Timoteo di non vergognarsi neppure lui e di non tacere il bell’annuncio, cioè il vangelo: Dio ha mandato Gesù per far vedere e donare il suo amore, cioè se stesso, agli uomini affamati e assetati. E Gesù ci assicura, proprio oggi, che la nostra vita è di Dio per sempre, che noi siamo un amore più bello e più grande persino di quello che ci pare di conoscere in famiglia.

  

04/06 Senza catene

Pensando alla propria situazione in carcere, Paolo dice una bella verità: io sono incatenato, sì, ma la Parola di Dio no! Nessuno la può trattenere. Le opinioni umane fanno discutere, ma sono perditempo. La Parola di Dio diventi la tua stabile occupazione e sia il dono che tu porgi a chi ami!

La Parola di Dio è il doppio amore: amore a Dio quando l’ascolti con tutto il cuore e con tutta l’attenzione, e amore al prossimo quando gliela fai udire, o, meglio, gliela fai vedere vissuta da te.

 

05/06 Da secoli previsto

Viviamo in un mondo dedito a perversioni, un mondo che non vuole la nostra presenza perché non vuole Gesù: ci disprezza, ci emargina e ci ostacola. È dentro questa situazione che portiamo la luce della verità, cioè l’amore del Padre. Noi non vogliamo odiare quelli che ci rifiutano: è proprio ad essi che è destinato l’amore che è stato seminato, piantato, irrigato nel nostro cuore. È per la loro salvezza che Gesù è stato profetizzato ai suoi antenati, e ora è venuto ed è qui per incassare il loro rifiuto e così offrirsi per loro. Lo riconosceranno?

 

06/06 Controcorrente

Si circonderanno di maestri secondo le loro voglie”, cioè di maestri che insegneranno che è bene ciò che la nostra coscienza tenta di rimproverarci. Così era il mondo e così è. Paolo raccomanda a Timoteo di vigilare. La sua vita sarà sempre un andar contro corrente. Ad esempio: Gesù svaluta i grandi, i maestri stimati, e valuta invece il semplice e povero gesto di una vecchietta: questo gesto è un atto di amore vero, radicato e cresciuto in una fede certa. I suoi pochi centesimi di rame divengono un dono gradito a quel Dio che viene riconosciuto Padre e che non ha bisogno né del poco né del molto, ma solo del cuore.

 

07/06 Trinità

Pesavano le due lastre di pietra portate da Mosè su, sul monte! E come pesavano! Lo sa anche Dio che pesano, perciò ricompensa quell’uomo che, nonostante tutto, amava il suo popolo perché era di Dio. Ora ha il coraggio di chiedere che proprio lui, Dio, venga ad essere uno del popolo: “Cammina in mezzo a noi”. San Paolo sa che quella preghiera è stata esaudita, e lo conferma: “Il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”. E Gesù? Gesù è qui, è già con noi, è lui Dio con noi. È l’esaudimento della preghiera di Mosè. Se t’accorgi di lui sei già salvato. Il Padre ci manda il Figlio che soffia in noi lo Spirito. Così respiriamo la vita del Figlio per amare il Padre e amare come il Padre.

 

08/06  Ubbidienti

Chi è Elia da poter dire: “Non ci sarà pioggia se non quando lo dirò io”? È profeta, incaricato da Dio a parlare, e perciò la sua parola diventa azione, pioggia o siccità, vita o morte, tutto secondo le decisioni di Dio. Questo perché è obbediente: come gli vien detto egli va a nascondersi presso il torrente e attende pane e carne dai corvi. Il segreto del valore della sua parola è l’obbedienza. E chi è Gesù da poter dire: “Beati i poveri in spirito”? È l’obbediente. Sono davvero beati, cioè vicini a Dio Padre, i poveri in spirito, cioè quelli che decidono di vivere poveri: riescono ad essere ubbidienti! Lo sapevi? Lo credi? Provalo, e vedrai!

  

09/06 La focaccia

Una focaccia preparata e cotta obbedendo. Un’obbedienza fatta tutta di fede e di umiltà, come la focaccia, fatta tutta di farina e di olio. Elia aveva fede, e ha trasmesso la sua fede alla donna pagana di Zarepta. Questa ha ubbidito, ha fatto la focaccia per Elia, e Dio l’ha premiata: infatti la farina e l’olio dei suoi recipienti non finiva mai, per tutto il tempo della carestia. Così Gesù vuole che i suoi ubbidiscano, perché siano sale della terra e luce del mondo. Ubbidire… parola antipatica, non ti pare? Ma diventa sinonimo di benedizione, quando esprime fede. I discepoli devono accogliere le sue parole ubbidendo, senza sostituirle con i pensieri del mondo privo di Dio. Che meraviglia! Discepoli poveri, mansueti, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, decisi a fare la volontà del Padre pur se perseguitati, sono una meraviglia e un prodigio più grande della farina e dell’olio che, invece di calare, crescono nei recipienti della vedova povera. Una vera benedizione per il mondo, e benedetti essi stessi! Proviamo a ubbidire?

 

10/06 Due giovenchi

È nientemeno che il profeta Elia che propone la sfida. È rimasto lui solo, e dall’altra parte sono quattrocentocinquanta. Questi sono profeti del re e della regina: profeti che consacrano i vizi dei regnanti con motivazioni religiose. Essi rappresentano la schiacciante maggioranza. Elia, da solo, in minoranza assoluta, continua nonostante tutto ad essere profeta del Dio Altissimo, quello dei dieci comandamenti dati a Mosè. Un giovenco a lui e uno a loro. Devono sacrificarlo e poi, ciascuno dei due gruppi, chiedere al proprio Dio di appiccare il fuoco alla legna sul suo altare. Elia è sicuro che un dio inesistente non lo farà mai, e perciò si permette di canzonarlo, dicendo ai suoi profeti: “Strano che non vi ascolti, gridate più forte, forse dorme, forse è in viaggio!”. Verso sera tocca a lui: al suo Dio nemmeno chiede di appiccare il fuoco sul suo altare, sul quale per di più fa versare dodici brocche d’acqua, ma gli chiede di farsi conoscere per quel che è. E il fuoco divampa. Tutto il popolo adesso sa che il vero Dio è quello di Elia, quello dei dieci comandamenti. Gesù continua la missione di Elia: è venuto a realizzare i desideri del Dio dell’amore e della vita. Li realizzerà appiccando il fuoco che brucia i vizi e scalda i cuori perché si amino gli uni gli altri. Vieni, Signore Gesù!

11/06 La paga

Oggi dobbiamo far festa per un ‘apostolo’ particolare. Non è uno dei Dodici, ma li ha aiutati parecchio. Sono stati essi a sceglierlo per una missione delicata in una grande città pagana. Forse essi non si sentivano preparati ad affrontare la città, abituati com’erano alla semplicità della Galilea e del lago. Così Barnaba arriva ad Antiochia, grande metropoli, e gioisce al vedere cristiani dappertutto. Non si chiamavano cristiani, ma fratelli, oppure santi, perché stavano seguendo il Santo, il Figlio di Dio. Da dove saltavano fuori quei fratelli? alcuni prima erano ebrei, ma molti erano pagani. Chi aveva annunciato loro Gesù? Erano stati dei profughi, gente scappata da una persecuzione. Barnaba, ‘figlio dell’esortazione’, capisce che c’è molto lavoro: quei nuovi credenti in Gesù bisogna istruirli e abituarli ad una vita diversa da quella che hanno sempre vissuto. Corre perciò a Tarso a cercare Saulo, perché lo aiuti in questo servizio ecclesiale. Lo fanno insieme, senza essere pagati, perché la Chiesa di Gerusalemme non ha entrate. Volontariato? No, per carità: sia Barnaba che Paolo vi picchierebbero. Per loro è una gioia annunciare Gesù, e lo fanno come un dovere. Sanno che la paga la riceveranno sicuramente: riceveranno da vivere direttamente dal Padre che sta nei cieli. Riceveranno quella paga di cui parla oggi Gesù. Per questo mestiere non possono adoperare nulla: non libri, non macchine, nemmeno fucili per difendersi, e nessun bagaglio. Il Padre, abituato a pensare alle necessità dei passeri, userà la stessa perspicacia perché questi ‘apostoli’ abbiano da mangiare e da vestire, purché, naturalmente, annuncino Gesù e la sua Parola che diffonde la vera pace.

 

12/06 Ancora sul monte.

Elia è arrivato in cima, dove ci sono delle grotte. Era pieno di paura, perché era ricercato a morte dagli sbirri di Gezabele, la regina che adorava il cosiddetto dio Baal, i cui profeti proprio lui aveva canzonato e poi fatto uccidere per la loro menzogna. Qui, sul monte, lo spaventano alcuni particolari: vento impetuoso, terremoto, fuoco spaventoso. Egli è sicuro siano manifestazioni di Dio. Ma non è vero. Dio invece lo vuole sì incontrare, ma nel silenzio di un soffio leggero. Dio non è quello che ci visita con catastrofi, ma invece ci incontra nel silenzio, con dolcezza. E così, nel silenzio Dio gli parla e lo rimanda al suo compito di profeta nel popolo. Non tutto quello che viene in mente al profeta è messaggio di Dio. Poi oggi ascoltiamo Gesù. Anche lui vuol dire una cosa speciale, perché non tutto quello che viene in mente all’uomo è Parola di Dio. Se gli viene in mente di abbandonare la moglie e rifarsi la vita, questa non è Parola del Dio vivente: è piuttosto parola del dio Baal. La Parola di Dio lo aiuterebbe a sopportare e portare la croce, invece di scatenare cataclismi nella famiglia e tra i parenti. Dio è pronto ad aiutarlo a dominare il proprio occhio e la propria mano, perché con l’occhio osservi quel che il Dio dell’amore vede, e con la mano accarezzi solo la persona che lui gli ha messo al fianco.

 

13/06 Il mantello

Anche oggi nelle letture incontriamo Elia e Gesù. Elia pensa al proprio successore. Si sentiva vicino al traguardo della vita? Probabilmente. Ebbene, vede un giovane ben impegnato nel suo lavoro, un lavoro che lo soddisfa, un lavoro produttivo. Strano: il profeta gli getta addosso il proprio mantello! Che significa? Quel giovane capisce il messaggio: corre a salutare i genitori, usa i suoi buoi e il loro giogo, per preparare una festa cui invitare tutti gli amici e i parenti, e segue Elia. Si chiama Eliseo, cioè “Dio è salvezza”. D’ora in poi sarà fedele alla missione che Elia gli ha messo addosso, e lo segue per imparare ad essere profeta di Dio. La sua vita e il suo agire corrisponderanno al suo nome. Non ci sarà più doppiezza, come prima, quando il nome era per Dio e il lavoro per sé, il nome era nei cieli e il lavoro sulla terra, il nome in alto e la vita in basso. Gesù, il cui nome significa pure “Dio è salvezza”, ha imparato, e ce lo dice. Vuole che anche noi impariamo: “Si, si”, “No, no”. Hai il nome di cristiano? E la tua vita è cristiana? Corrisponde al nome? E, se sei battezzato, le tue azioni dicono che sei immerso nell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? E i tuoi pensieri? E le tue parole? Esaminati, e, caso mai, corri ai ripari. Sappi che si deve poter vedere da te che il tuo Dio è Padre che ama e Figlio che ubbidisce!

  

che si deve poter vedere da te che il tuo Dio è Padre che ama e Figlio che ubbidisce!

 

14/06 Vero

Che vuol dire “vero cibo” e “vera bevanda”? Io so cos’è il cibo e cos’è la bevanda, ma il “vero cibo” e la “vera bevanda” a cosa si riferiscono? Con la parola Vero, cosa vuoi dire? Di certo affermi che l’altro cibo non è vero, cioè non tocca la verità della vita. Infatti il pane e il formaggio, la polenta e i funghi del pranzo di oggi sono stati cibo, ma non lo sono più. Hanno dato energia ai miei muscoli, ma mi hanno lasciato addosso la stanchezza e la tristezza, e anche il vuoto o la noia di prima. Non hanno nutrito la mia speranza e nemmeno la mia carità. Non hanno cambiato le mie relazioni con i vicini di casa, non mi hanno dato capacità di amare. Caro mio, sia io che tu, abbiamo bisogno di nutrire realtà più profonde di quelle raggiunte dal formaggio. Per questo qualche volta sarebbe bene, veramente bene, rinunciare al formaggio per dar peso ad altre dimensioni della vita, quelle che chiamiamo spirituali. Ora capisci che vero cibo è Gesù. È lui il vero cibo, e lui ce lo dice porgendoci un pane che viene dalle sue mani e dalla Parola della sua bocca. È quel pane che oggi, se si potesse, porteremmo in processione lungo le strade. Vorremmo dire anche ai distratti che anch’essi hanno bisogno del vero Pane, cibo che nutre di amore i desideri del cuore, il rapporto con il Padre nei cieli, le relazioni con le persone che ci passano accanto. Oggi non puoi andare in processione: dillo lo stesso in qualche modo, per esempio facendo un’ora di adorazione in chiesa in ginocchio davanti a quel Pane.

  

15/06 ‘Dio’ inesistente

Oggi siamo messi davanti ad una palese ingiustizia, ma di quelle mastodontiche, di quelle che capitano di frequente. Ci vanno di mezzo i poveri e i buoni, come Nabot. Era onesto Nabot, e con onestà continuava a coltivare la vigna che gli aveva lasciato suo padre. Questa vigna piaceva ad uno che, purtroppo, faceva il re, Acab. Il re aveva una moglie, la regina, spudorata, sfacciata e senza cuore come i suoi dei. Anzi ne aveva uno solo di dei, che si chiamava Baal, cioè dio delle mosche, oppure del letamaio, che è il regno delle mosche. Proprio così: un dio inesistente, quindi puoi fare quel che vuoi, che lui non ti contraddice mai. La regina vuol piacere al re. Dal re si fa dare il permesso di fargli un regalo, senza dirgli come. E allora lei, per la quale tutti i titoli infamanti andrebbero bene, paga qualcuno per mentire e così riesce a far uccidere Nabot. Eccoti la vigna, dice poi al re, suo marito! Un regalo per l’anniversario di quel disgraziato matrimonio! Meno male che Gesù ha detto: “Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello”, altrimenti andrei io a dare una lezione a Gezabele, la regina.

   

16/06 Castigo?

Io non ce l’ho fatta ad andare da Gezabele e da Acab per dar loro una lezione. È andato il profeta, il nostro Elia, e ha annunciato un castigo da parte di quel Dio vero che si è visto ignorato da loro. A dire il vero non era un castigo, ma le conseguenze del male fatto: fai il male, ti ritorna male. Quel che chiameresti castigo quei due se lo sono comprato. Dio lo vede come metodo educativo, l’unico possibile per certa gente. Per farti capire cos’è male e cos’è bene e abituarti a fare solo ciò che è bene ci vuole una lezione, e una lezione comprensibile a gente violenta e menzognera. Anche Gesù vuole educare a fare ciò che è bene agli occhi del Signore e a non fare ciò che è male agli occhi del Signore. Gesù ha completato perciò l’insegnamento di Elia. Egli sa che gli uomini si lasciano conquistare più facilmente dalla bontà. E allora ci dice: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Non ha cambiato la volontà di sostituire il cuore dell’uomo, cioè un cuore di pietra con un cuore di carne, ma ha migliorato sensibilmente il metodo per eseguire l’operazione.

  

17/06 Tu mistero

Questa volta Elia ed Eliseo ci sorprendono. Le acque del fiume si dividono e li lasciano passare al tocco del mantello; Elia annuncia al discepolo la propria partenza, che sarà misteriosa, ed Eliseo gli chiede due terzi del suo spirito: questo viene concesso a condizione, cioè solo se Eliseo lo vede partire, poi il carro infuocato si porta via Elia, e finalmente Eliseo torna indietro aprendosi le acque del fiume ancora con un colpo del mantello. Misteri, quasi da favola. Non proprio favola, ma profezia di Gesù. È lui che salirà al cielo mentre lo vedono, e poco dopo, non un uomo solo, ma Dodici uomini ricevono il suo Spirito, proprio tutto, non solo due terzi. Ebbene oggi ascoltiamo proprio Gesù che ci dà una parola come guida sicura. Vuoi arrivare al cielo, cioè nel cuore del Padre? Cambia il motivo per cui fai le tue opere buone. Falle pure, ma non per essere buono, né per diventare perfetto, nemmeno per far del bene. Tutto quello che fai sia ubbidienza al Padre, e manifesterai i vari aspetti del suo amore. Amerai i fratelli di nascosto, in modo che ti veda solo il Padre, pregherai in modo che lui solo si accorga, perché con la preghiera entri nel suo cuore, dominerai i tuoi desideri e sentimenti, e anche il tuo corpo, sempre con gioia, senza dirlo a nessuno. Ti vede colui i cui occhi penetrano le tenebre più fitte. Diventerai tu un mistero per gli altri, un mistero più sorprendente di Elia e di Eliseo.

  

18/06 Sostituire

Oggi assistiamo alla canonizzazione di Elia e di Eliseo, profeti di Dio. Di loro non si dice che abbiano pregato, ma che hanno ascoltato sì. Elia ha ascoltato parole di rimprovero. È stato umile e perciò Dio ha dato valore alle sue parole e le ha realizzate. Grandi, i profeti di Dio! Ma nessuno più di Gesù. Le parole dei profeti sono nulla rispetto a quelle di Gesù, il Figlio. Proprio lui oggi ci insegna a pregare, cioè a cambiare il nostro modo di stare con Dio. Chi non lo conosce si pone davanti a lui come davanti a uno sconosciuto, anche se lo chiama Dio. È tutto intento a presentargli i problemi e a convincerlo ad intervenire. Gesù rovescia questo modo di fare, perché ha il coraggio di dirci che Dio non è Dio, ma Padre che ci conosce, ci ama, ci desidera. Noi non lo vediamo perché è nascosto nei cieli, ma lui è sempre presente a noi proprio perché è nei cieli. Lui vede le nostre sofferenze e sa come alleviarle. Per questo Gesù ci fa sostituire i nostri desideri con quelli del Padre: santificare il suo nome, attendere il suo regno, volere la sua volontà! Questi saranno i nostri nuovi desideri. La volontà di un Padre è più completa e previdente della mia, il suo regno non è paragonabile ai regni di questo mondo, qualunque sia il governo che li regge, il suo nome è fatto tutto di amore per noi: un amore che ci vuole uniti, purificati, santificati. La conosci la preghiera di Gesù? Se non la conosci bene, dimmelo, che ti mando qualcosa da leggere o da ascoltare.

   

19/06 Sacro Cuore

Perché mai Giovanni è così sicuro di poter dire che “Dio è amore”, da ripeterlo più volte e in diversi modi? Lo sapeva già dalle Scritture. Persino Mosè diceva che Dio ha scelto e accompagnato il popolo di Abramo non perché era numeroso, nemmeno perché era amabile o intelligente, ma semplicemente perché lui voleva amarlo! E continuava ad amarlo nonostante il popolo si dimenticasse di lui e si ribellasse, perché lui, Dio, voleva essere fedele alle proprie decisioni. E poi Giovanni aveva visto Gesù e lo aveva ascoltato quando diceva: siete oppressi? Siete stanchi perché il peccato vi sfinisce e vi strazia il cuore e vi distrugge parentele e amicizie? Allora venite a me. Ci sono io. Vi metterò sotto il mio giogo, quel giogo che poggia sulle mie spalle. Il peso del carro lo tirerò io, così voi farete poca fatica. Fate solo la fatica di venire. Venite!

  

20/06 Cuore immacolato

Gioia oggi, perché condividiamo quella della madre di Gesù, Maria. Il profeta annuncia gioia, perché “mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli”. Maria gioisce perché Dio, il Padre, l’ha resa partecipe dell’amore pieno e perfetto del Figlio suo, un amore tenero come quello della sposa e forte come quello dello sposo messi insieme. È vestita di salvezza Maria, cioè non ha conosciuto la miseria del peccato: per questo chiamiamo Immacolato il suo cuore. Non ha conosciuto il peccato, ma ha conosciuto la sofferenza, proprio per il Figlio suo. È scomparso tre giorni dalla sua vista, senza avvisarla. Ti rendi conto che spavento, che paura, che angoscia? Meno male che Giuseppe era con lei a condividere il dolore. Dopo tre giorni finalmente, ecco il ragazzo. Non aveva fatto niente di male, anzi, voleva essere istruito sulle Scritture. Pensava che i suoi genitori non fossero capaci di farlo, ma poi capisce che il Padre vuole che stia con loro: deve accontentarsi del loro insegnamento. Ubbidendo a loro, imparerà di più qual è la volontà del Padre che non partecipando alle lezioni e conferenze dei grandi rabbini del Tempio. Adesso la gioia di Maria è ancora più grande di prima: il Figlio ubbidisce a loro per ubbidire a Dio!

  

21/06 Il peccato, c’è o non c’è?

Non so proprio come fa qualcuno a dire che il peccato non esiste. Mi è dispiaciuto tanto quando l’ha detto anche un prete come me. ho pensato: ma lui, che viva su Marte? Come si può esser così ignorante? Di sicuro non ha mai preso sul serio le parole della consacrazione e non ha mai letto le paginette che ascoltiamo oggi alla Messa. Se non ci fosse nessuno che uccide, nessuno che calunnia, nessuno che perseguita, se non ci fosse nessuno che tradisce il coniuge, e nessuno che ammazza i bambini dentro il grembo della madre, allora forse potresti dirlo. Ma fin che qualcuno non riconosce Gesù come suo Signore, fin che qualcuno lo rinnega, fin che anche uno solo non lo ascolta, il peccato c’è, e porta frutto. Produce un frutto il peccato? Certo che sì. San Paolo l’ha visto, e lo vedi anche tu. Il frutto maturo è la morte, ma prima di maturare del tutto è gelosia, impurità, avarizia, odio, ira, calunnia, violenza, egoismo, pigrizia, pretesa, e… continua pure tu. Il peccato allora c’è, eccome! Che fare? Meno male che è venuto Gesù. Lui può perdonare chi si pente (ci sono persino alcuni incaricati da lui a farlo a nome suo) e può dare luce e forza per non peccare più: basta star vicino a lui, senza perderlo di vista.

  

22/06 L’occhio

C’è differenza di dimensioni e di peso tra una trave e una pagliuzza. Se poi si trovano sull’occhio, la differenza è ancora più marcata! La trave acceca del tutto l’occhio, ne oscura completamente la vista, mentre la pagliuzza la disturba soltanto. Se sul tuo occhio c’è una trave, come farai ad aiutare un altro a togliersi la pagliuzza? Combinerai solo guai. Allora prima sposterai la tua trave, così ci vedrai per completare il tuo atto d’amore. Il che vuol dire che prima di fare una correzione ‘fraterna’ a qualcuno, dovrai dare a te stesso qualche energico sculaccione. Quante persone sono state accecate da chi voleva togliere dal loro occhio la pagliuzza!

  

23/06 Cose sante

Cose sante e perle preziose vanno date in mano a chi le sa apprezzare. Nessuno le darebbe a chi non sa che farsene. Le cose sante non sono fatte per i porci, le perle preziose non sono per i cani: sarebbe un’assurdità. Cosa posso dare a te? Sai custodire le cose sante? Sai valorizzare le perle? Vieni, te ne darò alcune. Sappi però che la porta è sempre stretta. Se hai dei bagagli, anche preziosi, dovrai disfartene. Se sei a braccetto con qualcuno, parente o amico, dovrai staccarti da lui.

  

24/06 Nome nuovo

È nato! Chi se l’aspettava? Lei è vecchia, e lui potrebbe essere suo nonno! Come mai? Errore della natura o prodigio di Dio? E il nome? Gliene hanno dato uno che non c’è in famiglia. Lo chiameranno Giovanni. Un bel nome, decisamente: dà pace e speranza, fiducia e gioia, perché vuol dire: “Dio è clemente”, ossia “Dio è amore”! E sì che io pensavo invece che Dio fosse esigente, sempre pronto a castigare, a guardare i peccati e a farli pagare. E invece… quel bambino porterà ovunque una nuova bella notizia.

  

25/06 Sulla sabbia

Fece ciò che è male agli occhi del Signore”. E sì che lui pensava di far bene! Le conseguenze di quel che faceva Ioiachìn furono nefaste per lui, anzi, per tutto il popolo. Proprio così: assedio della città da parte dell’esercito nemico e poi deportazione di tutti gli uomini di valore e, naturalmente, delle donne. Aveva questo ricordo Gesù quando parlava delle due case? Una è rovinata su se stessa e non è rimasto nulla: era stata costruita sulla sabbia. Chi fa “ciò che è male agli occhi di Dio” costruisce sulla sabbia, non ha futuro, non resiste, non è stabile, di lui non ti puoi fidare. Ciò che è detto per la casa, vale anche per chi l’abita, per la famiglia, e, perché no?, per la nazione.

  

26/06 San Vigilio

Cinquant’anni fa, a Trento, grande festa: quattordici nuovi sacerdoti, dono della Chiesa a San Vigilio, oppure di San Vigilio alla sua Chiesa. Tra essi don Fiorenzo, che oggi festeggia in cielo con tre condiscepoli. Siccome lui è nostro fratello, vissuto con noi giusto giusto quarant’anni come quelli di Mosè, è nostra anche la sua gioia, e non ce la lasciamo rubare. La sua gioia accompagna ogni celebrazione eucaristica: egli ora la vive in modo pieno, tanto da non essere più distratto né dall’esterno né dall’interno. Il sacrificio di Gesù lo occupa totalmente, come ha riempito il martirio di san Vigilio, pastore che ha dato la vita per le pecore del Signore. Don Fiorenzo, siccome ha troppo da ringraziare, non conta più il passare degli anni, anzi, nemmeno se n’accorge. Nemmeno io quasi me ne accorgo, perché Gesù non se ne va.

  

27/06 Fede che piace

Un centurione, certamente pagano, - infatti sa che Gesù non può entrare in casa sua per le norme insegnate dagli scribi -, si rivolge a Gesù come a nessun altro. Nemmeno al suo capitano può chiedere ciò che chiede a Gesù: nientemeno che la guarigione di un servo, a lui caro, che soffre terribilmente. E insiste: Gesù conta di più dei suoi superiori, davanti ai quali si inchina sempre e si mette sull’attenti. A Gesù chiede che, dato che non può invitarlo in casa, faccia entrare almeno la sua Parola! La parola è importante: è importante quella degli uomini, che viene realizzata dai soldati e dai servi, figurarsi se non è importante la Parola di Dio! Quella di Gesù è certamente Parola di Dio. Le parole del centurione sono come le preghiere di cui parla Geremia nelle sue Lamentazioni. A Dio piacciono, perché esprimono fiducia. Così a Gesù piacciono quelle del centurione, e lo dice a voce alta ai discepoli. Quell’uomo pagano ha fede, quella fede che lui vorrebbe trovare quando tornerà sulla terra. A questo proposito, perché Gesù non s’accontenta di trovare amore sulla terra? Perché desidera trovare fede? Te lo sei chiesto? Tu cosa penseresti? Io so cosa pensare, ma non te lo dico.

 

27/06 Fede che piace

Un centurione, certamente pagano, - infatti sa che Gesù non può entrare in casa sua per le norme insegnate dagli scribi -, si rivolge a Gesù come a nessun altro. Nemmeno al suo capitano può chiedere ciò che chiede a Gesù: nientemeno che la guarigione di un servo, a lui caro, che soffre terribilmente. E insiste: Gesù conta di più dei suoi superiori, davanti ai quali si inchina sempre e si mette sull’attenti. A Gesù chiede che, dato che non può invitarlo in casa, faccia entrare almeno la sua Parola! La parola è importante: è importante quella degli uomini, che viene realizzata dai soldati e dai servi, figurarsi se non è importante la Parola di Dio! Quella di Gesù è certamente Parola di Dio. Le parole del centurione sono come le preghiere di cui parla Geremia nelle sue Lamentazioni. A Dio piacciono, perché esprimono fiducia. Così a Gesù piacciono quelle del centurione, e lo dice a voce alta ai discepoli. Quell’uomo pagano ha fede, quella fede che lui vorrebbe trovare quando tornerà sulla terra. A questo proposito, perché Gesù non s’accontenta di trovare amore sulla terra? Perché desidera trovare fede? Te lo sei chiesto? Tu cosa penseresti? Io so cosa pensare, ma non te lo dico.

  

28/06 Un bicchier d’acqua fresca

Si accontenta di poco Gesù per dare molto. Chi ama riceverà la ricompensa di chi crede. Completo la frase: chi ama il credente riceverà la ricompensa del credente. Mi fa pensare molto questa conclusione di Gesù. L’amore è importante, tanto che viene ricompensato, ma nulla supera la fede. Il discepolo deve credere, ed è la sua fede che ottiene la ricompensa per chi ama il credente, anche se non crede. Sembrano giochi di parole, eppure… Il bicchiere di acqua fresca viene dato da un non credente ad un discepolo di Gesù, perché è suo discepolo. Quel bicchiere donato è equiparato alla fede vissuta. Mistero bello e grande.

  

29/06 Prigione e premio

Pietro in prigione all’inizio della sua missione e Paolo verso la fine del suo pellegrinare: così le letture della festa di oggi. La prigione di Pietro si apre di sorpresa. Nemmeno lui se ne rende conto. Chissà come fanno gli angeli ad aprire lucchetti e serrature! Fatto sta che Pietro può tornare nella comunità riunita a pregare per lui e poi potrà continuare ad annunciare Gesù. Paolo pure è in prigione e prevede prossima la sua condanna a morte. Ha annunciato a molti popoli la novità del regno dei cieli e ha diffuso la gioia della conoscenza del Signore. Ora può dire con sicurezza: “Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno”. È quella la meta anche del nostro cammino, il premio delle nostre fatiche, la gioia che ci tiene in piedi e ci fa seguire il Signore Gesù giorno dopo giorno. Ringraziamo i due apostoli e continuiamo con fiducia. Gesù conta su di noi, su di me e soprattutto su di te! Lo sapevi?  

 

30/06 Paura e fede

Qualunque cosa succeda, succede come reazione a qualcos’altro. Scende una valanga? Qualcosa s’è mosso in alto. Tutta la città si agita e si terrorizza? È suonato l’allarme. Il profeta Amos si diverte, o meglio, attira l’attenzione per dirci che, se il popolo si allontana da Dio, arriveranno le conseguenze, e saranno disastrose. E Gesù nel Vangelo aggiunge: avete paura perché il vento alza le onde che riempiono d’acqua la barca? No, invece, la causa vera della vostra paura è perché non avete fiducia in me. Ma Io ci sono, anche se dormo, cioè anche se non intervengo subito. E se Io ci sono, che motivo hai per temere? Se Io ci sono, imita me e abbi fiducia!

Vedi le chiese svuotarsi? Vedi i giovani vuoti? Vedi genitori disorientati? Porta tutti a me: Io ci sono.

ritorna