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OMELIE / Omelie IT

17 apr 2016
17/04/2016 - 4ª Domenica di Pasqua - C

17/04/2016 - 4ª Domenica di Pasqua - C

del Bel Pastore – preghiera per le vocazioni nella Chiesa

1ª lettura At 13,14.43-52 * dal Salmo 99 * 2ª lettura Ap 7,9.14-17 * Vangelo Gv 10,27-30


Prima i consensi e i successi, poi il rifiuto fino alla persecuzione: così sono stati accolti Paolo e Barnaba ad Antiochia di Pisidia, la prima città del continente europeo in cui si sono fermati ad annunciare Gesù. Così è avvenuto per Gesù stesso, così avverrà ovunque. Oggi le cose non sono cambiate. Gli uomini si accorgono della verità e della pace che l’annuncio di Gesù porta, ma il nemico si serve di coloro che possono avere interessi economici o d’ambizione per contrastarlo con tutti i suoi mezzi. I due apostoli son dovuti fuggire in un’altra città, dove è successa la stessa cosa. Non mi meraviglierei se adesso molti di coloro che hanno inneggiato a papa Francesco si mettessero a deriderlo e ostacolarlo e denigrarlo per il suo amore a Gesù e per la sua fedeltà alla Chiesa di Dio.

Coloro che “stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide” sono appunto quelli che sono stati fedeli al Signore, lo hanno amato come l’unico della loro vita, non hanno ceduto alle lusinghe del mondo né alle seduzioni del maligno. Portano nelle loro mani le palme del martirio, segno della loro fedeltà. Essi sono i discepoli che hanno seguito il pastore, sono le pecore che hanno ascoltato la voce dell’Agnello Pastore. Gesù parla così dei suoi fedeli, assicurandoli dell’amore del Padre che non li lascia perdere, non se li lascia strappare dalla mano. La mano di Gesù e la mano del Padre è una sola mano: queste parole ci danno sicurezza. E ci orientano nella preghiera che oggi gli rivolgiamo per le vocazioni nella Chiesa.

Le vocazioni nella Chiesa sono il mistero con cui Dio accompagna il nostro cammino: egli ci chiama, ci chiama tutti a vivere con lui e a collaborare con lui, chi in un modo chi in un altro. Lo fa con la voce di Gesù, il pastore che chiama per nome tutte le sue pecore. Non le chiama per nome per lasciarle dove sono, per lasciarle come sono, non le chiama per dire loro «fa’ quello che vuoi». Egli le chiama per guidarle, e non permettere così che le redini della loro vita siano prese dal diavolo. Egli le chiama appunto anzitutto per custodirle, perché il pericolo è sempre presente. Egli le chiama per affidare loro un ruolo e un servizio nel suo regno. Il suo regno non è materiale, perciò tutti i ruoli e servizi che egli affida fanno parte del mistero dell’amore del Padre. Le vocazioni, cioè le persone chiamate, manifestano tutte quindi un grande mistero. Queste vocazioni sono diverse le une dalle altre, per cui noi, che le vediamo e le godiamo tutte nella Chiesa, cerchiamo anche di catalogarle in base a criteri diversi. Un criterio è dato dalla diversità dei carismi, cioè doni spirituali, che esse esplicano. Un altro criterio è dato dal modo di vivere: chi vive da solo, chi vive in comunione con un coniuge per formare famiglia, chi vive insieme ad altri per formare una comunità di fede. Così si parla di vocazione al matrimonio e vocazioni al celibato, al sacerdozio o alla vita religiosa.

Preghiamo ovviamente per tutte le vocazioni, cioè perché i cristiani vivano la vita ascoltando la voce di Gesù che li chiama e rispondendo a lui con generosità e fedeltà. È importante, molto importante che chi si sposa lo faccia nel modo che Gesù stesso ha consacrato e reso manifestazione dell’amore del Padre per il suo popolo e del suo amore per la Chiesa. In questa giornata però, contemplando Gesù pastore, offriamo il nostro pregare soprattutto per coloro che sono chiamati a vivere questo aspetto del suo ministero. Dio non smette mai di chiamare operai per la sua messe. Preghiamo perché coloro che egli chiama a questo compito così fondamentale per il mondo, rispondano senza timore, si lascino formare, seguano passo passo le orme di Gesù. La Chiesa ha bisogno costantemente di pastori, e non di pastori qualsiasi, ma di pastori santi, illuminati, sapienti, sicuri. Io ne ho bisogno, tu ne hai bisogno per la saldezza della nostra vita interiore e per il sostegno della nostra comunione. Non smettiamo quindi di pregare. Il nostro pregare è vita per noi e per il mondo. Se il mondo è così oscuro e triste, se è così pericoloso per le nostre anime e per quelle dei piccoli e dei giovani, è perché pochi pregano, e chi prega, prega poco. I santi dicevano, dicono e diranno: chi prega si salva, chi non prega si danna. Che significa? Chi prega si avvia verso il paradiso, chi non prega si avvia verso l’inferno. Chi non prega esce dall’influsso dello Spirito Santo e quindi non ha discernimento né forza per vincere le tentazioni del male, e consegna le redini della sua vita al diavolo. Accogliamo quindi l’invito a pregare, a pregare meglio e a pregare di più, a pregare insieme. Otterremo dal Signore santi pastori che ci aiuteranno e ci insegneranno anche a continuare a pregare! E con loro staremo “in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello”!

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