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OMELIE / Omelie IT

26 giu 2016
26/06/2016 - 13ª domenica del T.O. - C

26/06/2016 - 13ª domenica del T.O. - C

Arcidiocesi di Trento: solennità di S.Vigilio, patrono della Città e della Diocesi
[Ez 34,11-16; Sal 39; Ef 2,11-22; Gv 10,11-16]

Giornata per la carità del papa.

1ª lettura 1Re 19,16.19-21 * dal Salmo 15 * 2ª lettura Gal 5,1.13-18 * Vangelo Lc 9,51-62


Cristo ci ha liberati per la libertà”! Un’affermazione sorprendente, che moltiplica le nostre domande. Da che cosa o da chi ci ha liberati Gesù Cristo? Per quale motivo e in vista di che cosa ci ha liberati? Che tipo di libertà è quella che ci ha ottenuto e che dovremmo conservare?

Sarò io in grado di dare una risposta a queste domande? San Paolo stava parlando delle varie regole rituali vissute dagli ebrei, che egli stesso aveva osservato nella sua vita fino all’incontro con Gesù sulla strada per Damasco. Erano regole, alcune di tipo alimentare, altre igieniche o di comportamento, altre ancora riguardavano riti religiosi; la loro precisa osservanza rendeva davvero schiavi: molti non sapevano il perché si dovessero adempiere, e nessuno riusciva ad osservarle del tutto. Bisognava essere attenti a non deviare né volontariamente né involontariamente, e, caso mai, purificarsi ogni giorno, attenendosi ad altre regole dettagliate. Nonostante questo, nessuno arrivava a godere con serenità la gioia d’essere amato da Dio. Con un gran sospiro di sollievo l’apostolo poteva affermare: “Cristo ci ha liberati”. Ora è lui il centro della nostra attenzione, ed è lui il motivo del nostro vivere, è lui che ci purifica, non tanto da errori nell’osservare regole, ma dalle nostre mancanze di amore, cioè dai nostri peccati. In poche parole è lui la nostra regola di vita. Lo si può dire con sicurezza, perché è lui la Parola di Dio, è lui mandato dal Padre come via per arrivare a incontrarlo. Egli ci invita e ci dà quella forza di amare necessaria per essere graditi al Padre e realizzare la sua volontà. L’amore supera sempre tutte le regole. Amare Gesù e seguirlo nei suoi passi ci libera dalla schiavitù alle regole. Quelle non servono più, perché c’è lui, il nostro Dio. Le regole antiche servivano a prepararci alla sua venuta, a essere pronti ad accoglierlo.

State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. San Paolo raccomanda ai cristiani della Galazia, e oggi a noi, di non abbandonare il nostro riferimento a Gesù. La tentazione esiste: esiste la tentazione di fissarsi ancora su alcuni riti o su alcune preghiere da recitarsi in un certo modo o in una certa lingua invece che in un altro modo, come se Dio avesse smesso di guardare il cuore e badasse come noi alle apparenze. Gesù è sempre libertà, non libertà come pretesto per fare quel che ci piace, ma libertà per essere somiglianti al Padre. Stare con Gesù ci fa desiderosi e capaci di amare, perché lui è amore misericordioso come il Padre. Stare con Gesù ci rende ricchi di Spirito Santo, lo Spirito che ci porta sempre ad amare Dio in primo luogo, e ad amare i fratelli come conseguenza e dimostrazione della verità dell’amore al Dio dell’amore e della pace.

Avere Gesù come unico riferimento: è il significato dell’espressione “seguire Gesù”. Il brano evangelico ci ha mostrato quattro modi, tutti imperfetti, di seguirlo. Il primo modo, del tutto errato, è quello dei suoi discepoli Giacomo e Giovanni: essi seguono Gesù, ma conservano nel cuore il giudizio e la condanna per gli altri. Vorrebbero persino invocare il fuoco dal cielo, un solenne castigo per chi non è ancora pronto ad accogliere il loro Signore! No, non seguono Gesù che esteriormente: il loro cuore è ancora lontano dal suo! C’è poi chi lo vuol seguire, ma s’aspetta qualche ricompensa, un certo benessere materiale. Sperano di ottenere un lavoro, una sistemazione matrimoniale, una soluzione per il mutuo della casa. È un seguire esteriore, interessato: una persona così non aiuta l’edificazione della Chiesa. C’è chi lo vuole seguire, ma soltanto alla morte dei genitori. Ma se l’amore dei genitori supera l’amore a Gesù, quel tale non gioverà nemmeno ai propri genitori, non darà nemmeno a loro la gioia di vedere e di godere del Regno di Dio. Infine c’è ancora chi sposta al futuro la propria decisione, all’arrivo della pensione, oppure quando riceverà il consenso dai parenti e dai conoscenti. Vuol essere di Gesù, ma senza dispiacere al mondo. Nessuna meraviglia che Gesù non abbia alcun desiderio di essere circondato da persone del genere.

L’esempio per tutti, anche per i discepoli, è quello di Eliseo, che, non appena ebbe la certezza di essere chiamato da Elia a condividere la sua missione, salutò i suoi, abbandonò il lavoro e la proprietà e corse con gioia a servire il profeta. Mostrò a tutti la sua gioia offrendo il banchetto di festa. Egli così ci preannuncia che seguire Gesù è la gioia della vita, e che non c’è nulla di più bello, nulla di più appagante. “Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro!”.

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