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OMELIE / Omelie IT

05 giu 2016
05/06/2016 - 10ª domenica del T.O. - C

05/06/2016 - 10ª domenica del T.O. - C

1ª lettura 1Re 17,17-24 * dal Salmo 29 * 2ª lettura Gal 1,11-19 * Vangelo Lc 7,11-17


San Paolo ci fa un’efficace confessione: ci rivela chi egli era e chi è diventato. In questa sua confessione appare molto chiaramente che il protagonista della sua conversione è Dio, che ha voluto manifestargli il Figlio suo. E glielo ha manifestato perché potesse annunciarlo a tutti, soprattutto ai non ebrei. Lui che era ebreo più che convinto, avrebbe dovuto avvicinare coloro che dagli ebrei erano esclusi, se non addirittura odiati, comunque tenuti distanti. Perché Dio ha adocchiato e scelto proprio lui per questa missione? Egli era il meno indicato. Era non solo distante, persino accanito e feroce persecutore della Chiesa di Dio. Come ha fatto Dio a cambiarlo? Sembra strano: non gli ha fatto vedere il male che combinava, perché per lui era bene; non lo ha convinto che la sua ferocia non era volontà di Dio, e nemmeno che uccidere era comunque sempre peccato, perché lui credeva di render culto a Dio uccidendo i credenti in Gesù; non lo ha condotto al pentimento, non sarebbe stato pensabile. Dio invece gli ha fatto grazia, lo ha arricchito di un dono inaspettato, gli ha rivelato il Figlio. Come sono belli e inspiegabili i modi di agire di Dio! Tutti e sempre positivi! Conosciuto Gesù, Paolo lo ha amato e gli ha consegnato la vita e ha cominciato senza indugio a impegnarsi per lui, per farlo conoscere, per ubbidirgli. Saputo che c’erano già i suoi discepoli e apostoli, con umiltà li ha cercati, li ha avvicinati per ascoltarli, si è messo alla loro scuola. E così Gesù è diventato ancor più suo, suo maestro e sua guida, traguardo del suo cammino e forza del suo agire, luce ai suoi passi e meta e scopo delle sue fatiche. Da persecutore di Gesù è diventato perseguitato per causa di Gesù: di questo non si lamenta, anzi, se ne vanta. Dai suoi connazionali viene accusato di essere un danno per l’umanità, ma lui sa di esserne invece il benefattore. Coloro che saranno toccati, come lui, dalla grazia del Signore, se ne convinceranno. Per ora non serve obbedire né cercare di piacere agli uomini, piuttosto bisogna obbedire alla spinta interiore che viene dall’Alto!

Come mai Gesù opera una svolta così sconvolgente? La risposta ci viene data dall’episodio narratoci oggi da san Luca. Gesù cammina con “i suoi discepoli e una grande folla”. La città dove stanno per arrivare è sconvolta da un lutto che commuove tutti: “molta gente della città era” in cammino con una vedova piangente che accompagna il figlio alla tomba. Nessuno interpella Gesù. Nessuno gli dice nulla. Ma i suoi occhi sono aperti, e soprattutto è aperto il suo cuore. Che cosa potrà mai fare un uomo in una circostanza simile? Se fosse ricco potrebbe promettere un vitalizio alla donna. Se fosse povero potrebbe piangere con lei e così provare a consolarla. Gesù non è né ricco né povero. Egli non può essere definito in base al denaro o alle cose possedute o meno. Egli è Gesù. È il dono di Dio. È la ricchezza del Padre. Egli usa la sua parola e la sua mano, e poi ancora la sua parola. Anzitutto alla donna dice “Non piangere”: è come dirle che la morte non è motivo di lutto, non è disperazione, e lei non deve lasciarsi influenzare da essa. Poi tocca la bara: i portatori la posano a terra. Il cammino verso la tomba è interrotto. Il morto che incontra Gesù cosa può ricevere da lui? È morto, quindi cieco e sordo, muto e paralizzato. Ma no, Gesù fa udire al sordo una Parola e comanda al paralizzato di ubbidire e di muoversi. Ma è morto, non te ne accorgi Gesù?!

Coloro che accompagnavano Gesù ricordavano che il grande Elia si era chinato sul corpo esanime del figlio della vedova a Sarepta. Si distese tre volte sul bambino pregando insistentemente il Signore, che lo ha esaudito. Così Elia poté riconsegnare il figlio vivo alla donna affranta. Ed essa comprese che Elia era un “uomo di Dio”, e quindi lei poteva dar peso alla sua parola, perché “la parola del Signore nella tua bocca è verità”. Gesù non si stende sul corpo del ragazzo, e nemmeno prega Dio. Gesù apre la propria bocca, e la sua parola è verità: il ragazzo si muove, si siede e parla. “Un grande profeta è sorto tra noi” e “Dio ha visitato il suo popolo”, esclamano tutti, i discepoli, la folla e gli abitanti della città di Nain.

Noi cosa diciamo? Ecco, ora comprendiamo perché Dio ha rivelato suo Figlio al persecutore della Chiesa. Questi era morto, era senza vita. Gesù è la Parola che dà vita, Gesù è la Parola che apre la bocca ad annunciare la verità, Gesù è la verità che dà significato e scopo al vivere dell’uomo. Paolo era morto e fonte e causa di morte. Arrivando Gesù in lui, egli ha cominciato a vivere e a portare la Vita nel mondo.

Conoscete qualcuno che è morto? Qualcuno che perseguita la Chiesa di Dio? Qualcuno che vive in modo indegno dell’uomo? Conoscete qualcuno che non ascolta, che non comunica, che non sa stare in piedi da solo? Fate quello che fa Dio: rivelategli Gesù! È il miracolo che potete compiere.

Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,

mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa ...

Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre”.

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