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OMELIE / Omelie IT

23 ago 2015
23/08/2015 - 21ª Domenica del T.O. - B

23/08/2015 - 21ª Domenica del T.O. - B

1ª lettura Gs 24,1-2.15-17.18 * dal Salmo 33 * 2ª lettura Ef 5,21-32 * Vangelo Gv 6,60-69

La situazione in cui s’è trovato Giosuè si è ripetuta e si ripete ancora. Il popolo si trova in una situazione del tutto nuova: non è più nel deserto, ma è attorniato da altri popoli con culture molto diverse. In queste culture hanno molta forza e importanza le credenze religiose. Gli altri popoli, non avendo avuto nella propria storia la fede di Abramo, e nemmeno l’incontro con il Dio della misericordia come lo ebbe Mosè, conoscono soltanto divinità che sacralizzano le abitudini e i vizi degli uomini. Giosuè vede il pericolo imminente e grave: anche gli israeliti possono dimenticarsi e di Abramo e di Mosè con i comandamenti che Dio gli ha trasmesso, e innamorarsi, o perlomeno lasciarsi influenzare, dai culti degli altri popoli. I loro dèi sono molto consenzienti ai vizi che, tutto sommato, attirano sempre l’uomo: questi infatti non smette mai di avere un sottofondo egoistico e perciò spesso non ha né discernimento né forza per resistere alle forti tentazioni, soprattutto se c’è qualcuno che le giustifica con una religione. Giosuè raduna il popolo e lo interroga, anzi, propone di prendere una decisione una volta per tutte. La sua domanda è chiara: chi volete servire? Decidete se volete continuare ad essere fedeli al nostro Dio, oppure se vi volete adattare alle nuove divinità attraenti di questi popoli con cui ora abbiamo a che fare. Egli non si limita a interrogarli, ma propone loro già il proprio esempio: “Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore”. Tutto il popolo risponde con forza: decidono di riconoscere il Dio che li ha beneficati finora e di essergli fedeli. Sappiamo che l’uomo è fragile e debole e che le tentazioni sono e saranno sempre presenti e forti. Ma non basterà decidere una volta per tutte: sarebbe un’illusione. Questa decisione dev’essere giornaliera, anzi, ripetuta durante la giornata: per questo avevano imparato a ripeterla tre volte al giorno, facendola diventare preghiera incessante.
Il brano evangelico ci ha proposto un altro momento simile, ma con esiti opposti. Gesù viene lasciato solo da molti discepoli che l’avevano attorniato e applaudito fino a quel giorno. Perché lo abbandonano? Essi preferiscono continuare la loro vita pensando di essere a posto con Dio, di essere esemplari a mettere Dio in stato di inferiorità davanti a loro: sì, Dio doveva ricompensarli per le loro buone opere. Gesù non glielo permetteva: si sono accorti che per stare con Gesù bisognava diventare umili e obbedienti, lasciare le preoccupazioni materiali e dar fiducia al Padre, mettersi ancora ad imparare fino a vivere persino l’amore dei nemici. Gesù si ritrova così solo con i Dodici. Ed essi, non erano anch’essi tentati di fare come tutti? Gesù lo sa e, come Giosuè, glielo chiede esplicitamente: “Volete andarvene anche voi?”. Essi capiscono che il loro Maestro è deciso e persino disposto a rimanere solo, senza di loro, piuttosto che addolcire il suo insegnamento, piuttosto che tirarsi indietro dal continuare la sua obbedienza al Padre. Abbiamo udito la risposta con cui Pietro, a nome di tutti, ha realizzato il suo distacco dal resto del mondo per stare con Gesù. È la stessa risposta che anche noi oggi vogliamo pronunciare: “Signore, da chi andremo?”. Sì, anche noi lo ripetiamo, perché non basta, nemmeno alla Chiesa, formulare una decisione una volta per tutte. Noi diamo oggi la risposta che hanno ripetuto i martiri lungo i secoli e ancora ripetono. Oggi questa risposta è nostra, e domani la confermeremo, perché ci troveremo di fronte a nuove tentazioni e a nuove tensioni e a nuove seduzioni forti delle nuove mentalità del mondo.
La Chiesa ci aiuta ogni anno a ripetere le promesse e le dichiarazioni fatte nel giorno del battesimo, ma è troppo poco, perché ogni giorno attorno a noi ci sono proposte e provocazioni che ci attraggono, ci affascinano. Dove e come trovare la luce e la forza per rimanere invece saldamente ancorati alla Parola del nostro Signore?
Oggi ringraziamo San Paolo, che ci esorta: “Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri”. Questa è una ricetta fondamentale. Se vogliamo continuare la nostra fedeltà a Dio stiamo uniti, non presumiamo di farcela da soli. E per stare uniti è necessario dare importanza agli altri, sempre comunque “nel timore di Cristo”, per amor suo. L’apostolo ci fa un esempio tratto dalla situazione che anche oggi è molto tormentata, quella dei coniugi. Essi subiscono l’assalto delle tentazioni del Divisore, che vuol disperdere l’opera di Dio, cioè l’unità della famiglia. Gli sposi devono opporsi alla distruzione della missione che hanno ricevuto da Dio, anzi, la devono compiere con fedeltà e perseveranza. Riusciranno dando concretezza al loro amore, trasformandolo in atti reali di umiltà, che si manifesta con la sottomissione, col dominio di sè e col servizio generoso. In tal modo diventano un forte sostegno alla Chiesa tutta, che continua a rispondere alla domanda: “Volete andarvene anche voi?”. Con le loro piccole e grandi vittorie i coniugi diranno ai loro figli e a noi tutti: “Lontano da noi abbandonare il Signore!”.

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