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OMELIE / Omelie IT

22 nov 2015
22/11/2015 - 34ª Dom. del T.O. - Cristo Re - B

22/11/2015 - 34ª Dom. del T.O. - Cristo Re - B 

1ª lettura Dn 7,13-14 * dal Salmo 92 * 2ª lettura Ap 1,5-8 * Vangelo Gv 18,33-37 

Oggi ogni lettura parla di regno. Il profeta Daniele annuncia un regno che viene dato ad un “figlio d’uomo” che “viene con le nubi del cielo”. San Giovanni nell’Apocalisse riprende l’immagine e aggiunge che il regno ci riguarda da vicino, perché esso è formato da noi credenti: “Ha fatto di noi un regno”! E nel passo evangelico ascoltiamo Gesù che discorre con Pilato: questi è preoccupato per il titolo di re e per la regalità che quell’uomo insanguinato, in piedi davanti a lui, vanta di possedere. Gesù lo rassicura affermando che il significato di re e di regalità è molto diverso da quello usuale. Possono rischiare di ritenersi nemici l’uno dell’altro se il significato fosse lo stesso. Gesù intende le parole col significato dato dalle Scritture, mentre Pilato le prende dall’ambizione, dalla superbia, dalle pretese degli uomini. Noi, come è successo più volte ai discepoli del Signore, rischiamo di andar d’accordo con Pilato sull’uso dei termini. Ma Gesù stesso aveva fatto osservare ai discepoli che i re delle nazioni le dominano, le opprimono e le fanno soffrire. ‘Voi non dovete far soffrire nessuno’, intendeva dire Gesù, ‘perciò non dovete dominare, ma piuttosto servire, per diffondere pace e comunione e fraternità tra gli uomini’. Questo è il regno di cui lui parla, un regno dove il re è un agnello, non un lupo né un leone, nemmeno una volpe. Questione d’intendersi, o meglio, di amare. Chi ama se stesso serve un regno terreno, dove s’impone la violenza e domina il sopruso. Chi ama Dio e le sue creature, invece, dà origine ad un regno celeste, dove tutti possono benedire e gioire gli uni degli altri. Questo regno lo ha iniziato Gesù. Gesù, il Figlio di Dio, è venuto davvero “con le nubi del cielo”: è venuto e continua a venire non da un ambiente dominato dall’egoismo, ma da quello impregnato dall’amore del Padre, e viene in modo impercettibile, così da metterti a contatto con la realtà di Dio, di quel Dio che sa soltanto amare.

Ha fatto di noi un regno”! Il regno è sempre e comunque un insieme di persone che convivono guardando e ascoltando un re. Noi guardiamo e ascoltiamo il Figlio, Gesù. Se una famiglia vive così, quella famiglia è il Regno di Gesù. Se una parrocchia, o un gruppo di parrocchiani vive così, là è il regno di Dio! È un regno quindi sempre visibile, pur rimanendo sempre nascosto. Vi fai parte solo se non distogli lo sguardo e l’ascolto dal Re. Quindi può succedere che, pur essendo membro del regno, qualche volta o in qualche momento o in qualche periodo, ne diventi nemico. Nessuno di noi può presumere di essere sempre e comunque al sicuro: fai parte del Regno e contribuisci alla sua crescita solo quando sei di fatto aggrappato alla Parola del Re, unito ai suoi desideri, portatore dei suoi pensieri. Non è il fatto che sei qui in chiesa oggi che ti garantisce l’appartenenza al Regno di Gesù. Sei qui, ma se pensi di uscire e occuparti tutta la settimana di arricchire, di divertirti, di star lontano da chi soffre, se il tuo programma è di non adoperare nemmeno un quarto d’ora al giorno per ascoltare la Parola del Signore e di ignorare gli incontri di istruzione e di preghiera, allora nel Regno sei di peso, se non di disturbo. Se non sei attivo nel promuovere comunione e pace, unità e fede, carità e servizio, la tua presenza nel regno è solo apparente: la si può paragonare a quel sale che ha perduto il suo sapore e non serve più a nulla e a nessuno. Lo ha detto Gesù ai suoi discepoli.

Ha fatto di noi un regno”! Il re del regno è sempre Gesù: e lui dice di essere venuto per fare in modo che per tutti venga alla luce la “verità”. La “verità” non l’ha capita e l’ha nemmeno voluta sapere Pilato. E noi? Gesù deve “dare testimonianza alla verità”: mentre egli viene flagellato dà testimonianza alla verità, mentre sale il Calvario dà testimonianza alla verità, mentre muore sulla croce tra i ladroni dà testimonianza alla verità. La verità è il volto di Dio, accogliente e serio come quello del Padre, la verità è l’amore del Padre. Gesù ne dà testimonianza, ce lo fa vedere, ce lo fa gustare, anche a costo di lasciarsi disprezzare e di accettare di essere messo a morte. Per questa sua testimonianza vogliamo oggi lodarlo, benedirlo, adorarlo, ma soprattutto ascoltarlo, come egli stesso desidera. E lo ascoltiamo perché il Padre così ha detto ai tre discepoli sul monte: “Ascoltatelo!”. Oggi egli afferma di essere sì re, ma di un regno che “non è di questo mondo”. Egli stesso non viene dalla terra, ma viene “con le nubi del cielo”. Se egli ha fatto di noi il suo regno, ciò significa che non ci considera più “di questo mondo”! Da questo mondo infatti ci siamo distanziati, distaccati, separati, quando siamo entrati nel fonte battesimale rinunciando a Satana e alle sue opere. Allora ci siamo consegnati all’abbraccio del Padre, abbiamo accolto in noi lo Spirito del Figlio, siamo stati rinnovati. Per lui siamo preziosi: egli ci stima e ci affida compiti grandi. Staremo uniti a lui ad ogni costo, non solo per non deludere lui, ma anche per non essere privati della nostra preziosità.

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