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OMELIE / Omelie IT

10 gen 2016
10/01/2016 - Battesimo del Signore - C

10/01/2016 - Battesimo del Signore - C 

1ª lettura Is 40,1-5.9-11 * dal Salmo 103 * 2ª lettura Tt 2,11-14;3, 4-7 * Vangelo Lc 3,15-16.21-22

 

Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!»”. Così il profeta Isaia. Un annuncio di fiducia, di speranza, di consolazione: sono terminate le sofferenze e possiamo iniziare una vita nuova. La parola più bella, che può consolarci davvero, è quella che ci assicura che non siamo più soli, che noi non dobbiamo più far conto di essere soli, soli tra uomini pieni di orgoglio e di egoismo, ma «Ecco il vostro Dio!». Abbiamo celebrato la sua venuta e la sua presenza nel tempo del Natale, ora continuiamo a goderne e ci applichiamo a conoscerlo. È Dio stesso, il Padre, che ora, per primo, ce lo presenta. Noi siamo capaci di vederlo soltanto come un uomo, mite e umile, tanto umile che si nasconde tra i peccatori. Egli si dispone alla preghiera, come ogni uomo bisognoso di Dio. Ed è proprio in questo momento che scende “sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba”. Lo Spirito Santo è mandato dal Padre: in tal modo il Padre ci presenta l’uomo Gesù come colui che porta nel mondo la bellezza e la tenerezza e la pienezza dell’amore divino. Lo Spirito Santo è il soffio di Dio, il suo respiro, la sua interiorità. Ora questo Soffio è qui, posato su quell’uomo che Giovanni ha battezzato. Viene manifestandosi con l’immagine della colomba. È lo stesso Spirito presente come uccello che muoveva le ali sul mondo creato, lo Spirito che poi ha rallegrato Noè annunciandogli che il diluvio era finito. La colomba è tornata a lui portando un ramoscello d’ulivo, certezza che la vita ricomincia: la vita ricomincia davvero con Gesù, una vita piena, senza più l’ombra del peccato che porta alla morte.

Mentre gli occhi seguono il posarsi della colomba, ecco risuonare dall’alto una voce: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Pochissime parole, ma molto preziose, che richiamano, rievocano e riassumono la rivelazione di tutte le Sacre Scritture.

Tu sei il Figlio mio”: Dio non ha potuto rivolgere questa parola ad Adamo, non ha fatto in tempo, perché Adamo ha subito rovinato la sua somiglianza. L’ha invece rivolta al Messia, profeticamente, in particolare nel salmo secondo. Il progetto di Dio nel creare l’uomo era questo, renderlo sua somiglianza, sua immagine, portatore della pienezza del suo amore e della sua santità. Il progetto è riuscito pienamente grazie al Figlio di Maria, Gesù: a lui perciò, come dice ancora il salmo, Dio ha potuto consegnare tutti i popoli, perché li guidi a vivere la comunione e la pace.

“L’amato”: dentro questa parola è la vita, il desiderio, il sogno di Abramo. È la parola con cui egli ha chiamato suo figlio Isacco, portatore della promessa e della benedizione per tutte le famiglie della terra. E anche il nome del grande re Davide è presente in quest’espressione. Tutta la storia e tutte le vicende del popolo ebraico sono riassunte da questa voce. È l’amore che ha guidato la mano di Dio a chiamare, condurre, proteggere, correggere e redimere il popolo, un amore ricco di misericordia e di compassione. Ora tutto l’amore di Dio si concentra e si manifesta in quest’uomo che risale dall’acqua del fiume Giordano, portando su di sè il peccato di coloro che hanno creduto a Giovanni.

“In te ho posto il mio compiacimento”: la voce che viene dall’alto usa quest’espressione dei profeti per farci osservare con attenzione e farci amare con decisione Gesù. Egli è la gioia del Padre, perché realizza sempre e soltanto il suo buon volere, realizza i suoi progetti portandoli a compimento. Se Dio gode di lui, noi cosa faremo? Anche noi ci rallegreremo di lui, di Gesù, anche noi cercheremo di somigliargli e di unirci a lui per essere la soddisfazione del Padre.

Proprio Gesù viene a battezzarci “in Spirito Santo e fuoco”, dice Giovanni. Non si limiterà a purificarci, ma ci cambierà dal di dentro, immergendoci nel suo Spirito. Grazie a lui saremo mossi dalle sue stesse motivazioni, dai suoi stessi desideri, dalle sue aspirazioni, per realizzare i suoi progetti. Saremo liberi dall’egoismo, saremo orientati ad ascoltare il Padre e a portare il suo amore in ogni momento. Porteremo il suo fuoco sulla terra, cioè la sua luce e il suo calore. Il mondo con i suoi desideri, come ci dice San Paolo, non avrà più peso. Saremo sobri, giusti e occupati a pregare. La preghiera di lode e di adorazione non ci peserà più, perché con gioia rinnegheremo “l’empietà e i desideri mondani”. Non avremo più paura di Dio, anzi, come ci dice Isaia profeta, gareggeremo nell’alzare la voce a parlare di lui, a farlo conoscere e dare in tal modo consolazione e gioia a chi ancora soffre per il peccato commesso o per le conseguenze di quello del mondo.

Con la festa di oggi concludiamo il tempo natalizio: continueremo a incontrare Gesù, ogni domenica, ma per conoscerlo davvero terremo conto di questa presentazione di lui che ci è venuta, senza nemmeno chiederla, dall’alto.